CONSORZIO REGIONALE PER LA TUTELA, L INCREMENTO E L ESERCIZIO DELLA PESCA VALLE D AOSTA VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Transcript

1 CONSORZIO REGIONALE PER LA TUTELA, L INCREMENTO E L ESERCIZIO DELLA PESCA -VALLE D AOSTA COMITÉ RÉGIONAL POUR LA PROTECTION, L EXPANSION ET LA PRATIQUE DE LA PÊCHE -VALLÉE D AOSTE Prot. N. Pos. I^ - 1/1 in data CONSORZIO REGIONALE PER LA TUTELA, L INCREMENTO E L ESERCIZIO DELLA PESCA VALLE D AOSTA VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE L anno duemilaquindici addì 22 del mese di dicembre alle ore 9,00, in Aosta, presso la sede del Consorzio Reg.le Pesca, sita in C.so Lancieri di Aosta n. 15/d, si è riunito, regolarmente convocato con lettera raccomandata R.R. n in data 02/12/15 il Consiglio di Amministrazione nelle persone dei Signori: 1. CREA ANTONIO - PRESIDENTE 2. VALENTINO GIAMPIERO VICEPRESIDENTE 3. OREILLER PAOLO SEGRETARIO DEL CONSIGLIO 4. LAZIER MARIO 5. FERRARO PIETRO 6. TEGGI GIANFRANCO 7. DOMENIGHINI GIACOMO 8. MADDALENA ROBERTO 9. MAMMOLITI MOCHET ANDREA 10. REJ GIOVANNI Per il Collegio dei revisori dei conti sono presenti i signori DE MARTINO GENNARO e NEGRETTO ALESSANDRO. Assenti i signori: BLONDIN MARCO, BALAGNA ROSSANO, TINARELLI MIRKO, che giustificano l assenza. Funge da Segretario verbalizzante il signor STELLIN DANIELE. Il Vicepresidente, constatata la validità dell adunanza, essendo presenti n. 10 Consiglieri su 13 componenti il Consiglio di Amministrazione, dichiara aperta la seduta. IL CONSIGLIO PROCEDE AI SEGUENTI ATTI: OGGETTO N. 19/A Approvazione della Convenzione tra la COMPAGNIA VALDOSTANA DELLE ACQUE (C.V.A. S.p.A. a.s.u.) e il Consorzio regionale per la tutela, l'incremento e l'esercizio della pesca in Valle d'aosta Aosta Aoste info@consorziopesca.vda.it Corso Lancieri 15/d 15/d Avenue des Lancier info@pec.consorziopesca.vda.it Telefono Téléphone Fax Télécopie CF

2 IL CONSIGLIO - richiamata la lr. 2/1952 Provvedimenti in materia di pesca e istituzione del Consorzio regionale per la tutela, l'incremento e l'esercizio della pesca in Valle d'aosta con la quale si istituisce Il Consorzio regionale pesca, Ente di diritto pubblico che svolge la sua attività su tutte le acque della Valle d'aosta; - richiamata la lr 34/1976 e s.m.i., Nuovi provvedimenti in materia di pesca e nel funzionamento del Consorzio regionale per la tutela, l'incremento e l'esercizio della pesca in Valle che definisce il funzionamento e le finalità del Consorzio regionale pesca, che sono rivolte alla gestione e alla tutela del patrimonio ittico e dei suoi ambienti di vita, anche al fine di permettere e valorizzare l attività di pesca; - fatta propria la seguente relazione, nella quale si ripercorrono i principali aspetti legati ad una corretta programmazione ed esecuzione delle attività di gestione alieutica e i relativi costi collegati. Per lo svolgimento della propria attività il Consorzio regionale pesca si finanzia prevalentemente mediante le quote. Tale contributo, in particolare, si è reso necessario considerato che la gestione del patrimonio ittico non è solo attività di gestione faunistica a sostegno della pesca ma anche attività finalizzata alla tutela dell ambiente, come meglio esplicitato nel seguito. I costi che il Consorzio regionale pesca sostiene per la propria attività sono infatti destinati a mettere in atto azioni che permettano l esercizio della pesca e contemporaneamente la tutela delle popolazioni ittiche, quindi che sono rivolte sia alla fruizione che alla tutela dell ambiente. Inoltre tali costi risultano gravati dalle alterazioni antropiche cui gli ambienti di acqua dolce sono stati soggetti nel corso degli anni. Da sempre, infatti, i corpi idrici sono soggetti a marcate alterazioni antropiche, legate soprattutto all uso della risorsa acqua. In Valle d Aosta, nell ambito della perdita di naturalità dei corpi idrici, un ruolo primario l ha avuto l uso sempre più massiccio della risorsa idrica a fini idroelettrici. Lo sfruttamento idroelettrico dei corsi d acqua, infatti, se da un lato permette la produzione di energia da una fonte rinnovabile e senza emissioni di gas in atmosfera, dall altro lato comporta un notevole grado di artificializzazione del sistema idrografico naturale, a causa della sottrazione dell acqua, della realizzazione di sbarramenti e altre opere di artificializzazione dell alveo, delle operazioni di manutenzione degli impianti e della gestione dei sedimenti, del manifestarsi di picchi artificiali di portata ecc. La realizzazione ed esercizio di impianti idroelettrici, comportando una riduzione del grado di naturalità e funzionalità dei corpi idrici, comporta una loro minor capacità di sostenere una comunità ittica ricca e diversificata. Per far fronte a tale minore capacità risulta necessario mettere in atto, da parte del Consorzio regionale pesca, politiche gestionali specifiche che si aggiungono alla gestione che sarebbe richiesta in contesti più naturali. Una seconda rilevante fonte di impatto è costituita dall esecuzioni di interventi e opere in alveo nei corsi d acqua della regione. Interventi che nella maggior parte dei casi, per esigenze logistiche e operative, vengono programmati ed eseguiti durante la 2

3 magra idrologica, che corrisponde al periodo di maggior vulnerabilità della fauna ittica e dell ambiente fluviale nel suo insieme. Nell insieme risulta evidente che il complesso dei costi necessari ad una corretta gestione del patrimonio ittico, non possono ricadere unicamente sugli introiti derivanti dall attività di pesca sportiva né dal finanziamento a carico delle istituzioni pubbliche. Questa linea di principio è peraltro già presente nel regio decreto 1604 del 8 ottobre 1931, che introduce l obbligo per i concessionari di derivazioni ad uso idroelettrico, di compensare le ridotte capacità del corso d acqua ad ospitare popolazioni ittiche procedendo a immissioni di fauna ittica o pagando per la realizzazione delle stesse. Anticipando pertanto, nella sostanza, il principio di responsabilità ambientale chi inquina paga introdotto molto più recentemente dalla normativa europea. Sulle disposizioni fissate dal regio decreto, va evidenziato tuttavia che l applicazione di tali principi risulta oggi estremamente disomogenea. Fino al recente passato veniva infatti mantenuta come prassi consolidata l onere, da parte dei gestori di derivazioni idroelettriche, di farsi carico degli obblighi ittiogenici. In principio tali obblighi venivano assolti direttamente dal concessionario, il quale comperava presso piscicolture commerciali i pesci, che venivano immessi nel tratto derivato. Questo senza tenere conto di aspetti essenziali quali l autoctonia delle specie impiegate o la funzionalità ecologica dei ceppi. Infatti le piscicolture commerciali operano secondo pratiche di allevamento intensivo, utilizzano perlopiù specie esotiche, e producono animali destinati principalmente alla vendita per uso alimentare, non per il ripopolamento in natura. Questi animali, una volta introdotti in natura mostrano scarsissime capacità di adattamento e danno pertanto un contributo pressoché nullo al sostegno alla pesca. Peraltro, anche qualora tali animali riuscissero ad adattarsi al contesto naturale, il danno sarebbe ancora maggiore in quanto contribuirebbero all inquinamento genetico delle popolazioni ittiche selvatiche. Gli scarsi benefici nel breve periodo di tale modalità gestionale, nonché i danni evidenti nel medio periodo, ha indotto, nel giro di poco tempo, a ricondurre tutte le pratiche di ripopolamento a un solo soggetto, operante sul territorio regionale. Le attività di ripopolamento nei tratti derivati e i relativi costi sono pertanto via via ricaduti sul Consorzio regionale pesca, al quale veniva riconosciuto un indennizzo economico. L importo dell indennizzo veniva tuttavia sempre calcolato in base al costo del pesce commerciale. Tuttavia, nel corso degli anni, i sempre maggiori approfondimenti degli studi scientifici e l evoluzione della normativa, anche accompagnati e sospinti da una sempre maggiore attenzione e sensibilità alle tematiche ambientali da parte della società civile, hanno profondamente mutato le modalità e gli obiettivi secondo cui portare avanti la gestione della fauna ittica. Le pratiche di gestione della pesca si sono quindi sempre più specializzate e affinate, sia per essere più efficaci, che per ottemperare agli obblighi introdotti dalle norme sulla tutela dell ambiente. Ciò ha richiesto conoscenze e livelli di specializzazione sempre più elevati da parte del personale chiamato a pianificare e mettere in atto le pratiche di gestione alieutica. Ha richiesto inoltre di innovare continuamente tali conoscenze e capacità. Tutto questo comporta profonde ricadute a livello operativo, dove non solo è necessario dotarsi di mezzi e 3

4 strumentazione tecnicamente e tecnologicamente avanzate, ma è soprattutto fondamentale fare ricorso alle pratiche gestionali più all avanguardia. Basti, a tal proposito, pensare alla notevole complessità delle azioni richieste oggi nella pratica di allevamento di pesci destinati al ripopolamento in natura, rispetto anche solo a pochi anni fa. L attuale livello di conoscenze sulla distribuzione e composizione delle specie autoctone, unito alla consapevolezza del danno ambientale arrecato dalla diffusione delle specie esotiche, ha richiesto infatti di introdurre con sistematicità la selezione degli animali su base genetica. È necessario pertanto collaborare costantemente con istituti di ricerca per la certificazione genetica del parco riproduttori, i cui individui devono essere marcati e riconoscibili univocamente. Le linee produttive presenti presso uno stabilimento vanno poi tenute fisicamente separate durante tutti i processi di allevamento e crescita. Inoltre, è necessario procedere periodicamente alla sostituzione dei riproduttori integrandoli con individui selvatici, per limitare il rischio di introgressione genetica e di perdita delle caratteristiche di selvaticità. Questo peraltro, oltre alle difficoltà operative, richiede di mantenere un continuo monitoraggio sul pool genetico degli animali ospitati presso lo stabilimento ittico. Da quanto sommariamente descritto su uno solo degli aspetti collegati alle pratiche di allevamento, risulta evidente la complessità raggiunta dalle pratiche necessarie alla corretta gestione del patrimonio ittico. Se poi si pensa che la genetica è solo uno dei molti aspetti delle pratiche allevative, e che queste costituiscono uno dei molti tasselli necessari a comporre la gestione alieutica, si può avere un quadro degli ingenti sforzi e dei relativi costi, necessari per la migliore gestione del patrimonio ittico naturale. Parallelamente a questa rivoluzione nelle pratiche di gestione e tutela del patrimonio ittico, nel corso degli anni si è tuttavia assistito, come già detto, ad un intenso degrado del reticolo idrografico naturale che ha progressivamente perso gran parte della propria naturalità. Questo nell insieme si è riflesso nella perdita di capacità, da parte dei corpi idrici, di sostenere popolazioni ittiche naturali, pertanto abbondanti, forti e ben strutturate. Aspetto che ha comportato la rarefazione o addirittura la scomparsa di importanti specie ed endemismi. Ma, più in generale, ha fatto si che le comunità ittiche siano caratterizzate, oggi, da una vulnerabilità e fragilità sempre maggiore, che ne compromette la persistenza anche qualora gli animali non siano interessati da alcun tipo di pressione di pesca. Ciò è peraltro vero in un contesto ambientale particolarmente severo e selettivo quale quello valdostano. Da tutto ciò risulta pertanto evidente come la gestione del patrimonio ittico non sia semplice gestione faunistica finalizzata a permettere e supportare l esercizio della pesca sportiva, ma si configuri come azione necessaria alla tutela e alla conservazione dell ambiente. Risulta anche evidente come tale gestione richieda di essere pianificata con rigore e eseguita con metodo scientifico, per poter essere attuata in chiave naturalistica e che l insieme di tali operazioni sono rese ancora più complesse dal dover operare in contesti ambientali profondamente alterati. Riportando l attenzione sul tema dei costi, è pertanto manifesto che il principio ambientale chi inquina paga, oggi più che mai valido, non può essere considerato esaurito dalla messa in pratica degli obblighi ittiogenici così come finora applicati. Prevedere che i concessionari di derivazioni idroelettriche risarciscano i maggiori oneri derivanti dalla loro attività, semplicemente acquistando la quota parte di materiale ittico necessario a rimpinguare provvisoriamente di pesci un tratto di corso 4

5 d acqua, non può permettere di mantenere una corretta gestione delle popolazioni ittiche. Tuttavia, non solo il principio ancora oggi adottato per la quantificazione degli oneri da riconoscere è rimasto immutato, ma gli importi sono, come visto, calcolati a partire dalle somme necessarie a metà del 1900 per acquistare detti quantitativi di pesce presso le piscicolture commerciali. Risulta pertanto necessario e urgente rivedere, in chiave attuale, l applicazione del principio alla base degli obblighi ittiogenici, obblighi peraltro ancora ad oggi validi sotto gli aspetti dei vincoli di legge. - preso atto che il Presidente e il Vice Presidente del Consorzio regionale pesca, anche al fine di dare parziale attuazione a quanto sopra, hanno concordato con la Compagnia Valdostana delle Acque (Compagnie Valdotaine des Eaux) S.p.A. siglabile C.V.A. S.p.A., di rinnovare la Convenzione, gia da tempo scaduta, con la quale CVA riconosce al Consorzio regionale pesca un contributo annuo; - preso atto che tale contributo si intende a titolo di corrispettivo per le attività che il Consorzio regionale pesca svolge per la conservazione e incremento del patrimonio ittico e le azioni a tutela dei torrenti sottesi dalle opere di presa degli impianti CVA; - acquisito da parte del segretario-economo il parere di regolarità contabile in merito al presente atto; - acquisito, da parte del Segretario del Consiglio, il parere di legittimità, in merito al presente atto; - ad unanimità di voti favorevoli espressi in forma palese; DELIBERA 1. di approvare la Convenzione tra la COMPAGNIA VALDOSTANA DELLE ACQUE (C.V.A. S.p.A. a.s.u.) e il Consorzio regionale per la tutela, l'incremento e l'esercizio della pesca in Valle d'aosta, e relativa lettera di intenti, che si allegano alla presente dichiarazione di cui forma parte integrante; 2. di ritenere che, per dare attuazione alla relazione in premessa, lo strumento più corretto è l istituzione di un obbligo ittiogenico a livello regionale, in capo a concessionari di derivazioni a scopo idroelettrico e ai titolari di autorizzazione a movimentare e/o estrarre materiale inerte dagli alvei, a compensazione del complesso degli impatti determinati dalla derivazione e dalla realizzazione dei lavori, sull ittiofauna e relativi ambiente di vita; 3. di dare mandato al Comitato esecutivo di sottoporre all'amministrazione regionale un protocollo per il la quantificazione economica e le modalità di applicazione degli obblighi ittiogenici come sopra definiti. IL SEGRETARIO IL PRESIDENTE IL RESPONSABILE DEI SERVIZI - f.to Paolo Oreiller - - f.to Antonio Crea - -f.to Daniele Stellin - 5

6 RELAZIONE DI PUBBLICAZIONE La presente deliberazione composta di n. 5 pagine esclusa la presente è stata posta in pubblicazione all Albo Pretorio di questo Consorzio regionale pesca il 23/12/15 ai sensi della l.r. 3/2003. Aosta, il 23/12/15 IL RESPONSABILE DEI SERVIZI f.to Daniele STELLIN Per copia conforme all originale per uso amministrativo. Aosta, il 23/12/15 IL RESPONSABILE DEI SERVIZI f.to Daniele STELLIN 6