Melontha ippocastani Melontha melontha; Melontha pectoralis.

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1 IL MAGGIOLINO (Melontha( melontha) Il maggiolino è un tipico rappresentante della famiglia degli Scarabeidi. Il suo nome comune fa riferimento al mese dell anno che, nelle medie latitudini, vede l esplosione delle forme adulte. In Inghilterra lo chiamano May-bug e in Germania Maikafer. In Italia ne esistono tre specie: Melontha ippocastani Melontha melontha; diffusa al nord fino alle Marche Melontha pectoralis. diffusa unicamente al Sud

2 Dotati di apparato boccale masticatore, con mandibole e mascelle robustissime, i maggiolini sono in grado di divorare le foglie di molti alberi da frutta e forestali, nonché arbusti e piante da orto. Gli alberi, anche invasi dalle fameliche orde di maggiolini, non muoiono e ripristinano la loro chioma tuttavia, i danni arrecati sono, quasi sempre, ingenti. Molti libri riportano notizia di invasioni epiche dovute a maggiolini e, in alcuni casi, il fatto raccontato fa addirittura sorridere.

3 Nel 1479 ad esempio, le Melonte adulte furono citate in giudizio davanti al tribunale ecclesiastico di Losanna per essere messe al bando. Ancora nel 1574 in Inghilterra le Melonte comparvero così numerose da bloccare i mulini, fermare il lavoro dei contadini e defogliare tutte le piante. Nel 1688 in Irlanda una nuvola di maggiolini oscurò il cielo e lasciò tutta l isola senza raccolto. Sembra che gli irlandesi si videro costretti a mangiarsi gli scomodi invasori. In Italia, fino alla seconda guerra mondiale, era uso comune recuperare le Melonte per bollirle e darle in pasto ai polli. Adesso tutto questo sembra assurdo perché è almeno da quarant anni che i maggiolini vanno calando. Sembra che la colpa di tale fenomeno sia da ricercarsi in parte nell uso sproporzionato di insetticidi e, in parte, sia imputabile al degrado dell ambiente boschivo.

4 La vita delle forme adulte è effimera perché la morte sopraggiunge a poche settimane dalla metamorfosi. Non si può dire la stessa cosa della vita larvale che, a seconda dei climi, può durare da tre a cinque anni. Tutto ha inizio quando una femmina fecondata abbandona la vita all aria aperta per isolarsi nel terreno a trenta centimetri dalla superficie. La deposizione delle uova non avviene in un unico atto ma si realizza in più riprese. Ognuna di esse produce venti uova che la madre provvede a distanziare. Durante il primo mese di incubazione l uovo triplica il volume iniziale.

5 Le pallide larve che ne schiudono, piegate a C come quelle degli altri Scarabeidi, si cibano di radici. Esse si spostano continuamente nel suolo arrecando gravi danni alle colture. Da noi in Pianura,lo sviluppo si completa all estate del terzo anno di vita. La larva si approfondisce nel terreno per oltre un metro e mezzo, scava una cameretta ovale, ed entra in ninfosi. L ultimo atto della metamorfosi si compie in autunno quando l adulto si spoglia dell abito ninfale ed inizia a risalire verso la superficie che viene raggiunta in febbraio. A maggio i maschi e le femmine escono dalla superficie del terreno per accoppiarsi e dare inizio ad un nuovo ciclo.

6 IL DITISCO (Dityscus marginalis)

7 Il Ditisco è un Insetto perfettamente adattato alla vita acquatica ed è questa caratteristica a renderlo davvero particolare. Le zampe posteriori sono lunghe e appiattite e funzionano come veri e propri remi. La loro superficie è aumentata dalla presenza di lamelle e peluzzi che contribuiscono a spostare un ingente massa d acqua. Le zampe mediane, pur in minor entità, partecipano al nuoto. Il primo paio di zampe invece, svolge un ruolo completamente diverso e per questo risulta morfologicamente diverso dalle zampe adatte al nuoto. Si tratta di arti tozzi e robusti in grado di trattenere la preda. Nei maschi, all estremità delle zampe raptatorie, è presente una ventosa che serve a trattenere la femmina durante l accoppiamento. Essa impedisce spiacevoli slittamenti ed evita che tutta l energia investita nell atto riproduttivo non vada vanificata.

8 Il Ditisco non possiede delle branchie e quindi non può utilizzare l ossigeno disciolto in acqua ma è costretto ad averne una riserva come i sommozzatori. Per far questo è obbligato a portarsi sul pelo dell acqua, a mettersi in posizione obliqua e a lasciare che l aria penetri in un apposita camera sita tra il dorso e le elitre. Il Ditisco ha una dieta carnivora e svolge, all interno delle raccolte di acqua stagnante, un importantissimo ruolo di spazzino. Questo Insetto si ciba sia di animali vivi che di animali morti impedendo la putrefazione dell acqua. Nonostante la sua utilità, il Ditisco, è spesso paragonato ad uno squalo o a un orca, infatti è un vorace predatore di altri insetti, di larve di pesci, di anfibi e persino di alcune forme adulte, come rane e tritoni.

9 La temutissima arma del Ditisco è costituita da un potente paio di mandibole. Pensate che esse sono così taglienti da aprire ferite di media grandezza anche nell uomo. Anche le larve sono cacciatrici voraci che, non di rado, arrivano al cannibalismo. A differenza dell adulto, le larve sono slanciate e appiattite in direzione dorso ventrale. Nell immagine qui a lato, è mostrata una larva di Ditisco durante una battuta di caccia:in particolare si tratta di un esempio di cannibalismo.

10 L habitat elettivo dei Ditischi è lo stagno meglio se assai ricco di piante tuttavia, non mancano casi di adattamenti ad altri tipi di ambiente: il Bidessus Thermalis ad esempio, vive nelle sorgenti termali dove l acqua raggiunge i quaranta gradi mentre, all opposto, il genere Agabus predilige le fredde acque di montagna. Alcuni appartenenti alla famiglia dei Dytiscidae poi vivono solo in grandi raccolte d acqua, ed è il caso del D. latissimus, mentre altri riescono a vivere in pozze d acqua piovana come il genere tropicale Copelatus. Non è da sottovalutare nemmeno la capacità di alzarsi in volo. Tutti i Ditischi sono buoni volatori ed è questa prerogativa che consente loro di abbandonare un corso d acqua in disseccamento o sovraffollato. Un ultima curiosità riguarda la deposizione delle uova. Le femmine del Ditisco sono dotate di un ovopositore simile all ago di una siringa. Questo organo consente loro di deporre le uova all interno dei tessuti delle piante acquatiche in modo che le giovani larve possano disporre dell ossigeno prodotto dalla pianta per vivere.