LA TRASPARENZA INFORMATIVA NELLE SOCIETÀ ITALIANE NON QUOTATE Come migliorare il merito di credito nell attuale contesto di mercato
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1 LA TRASPARENZA INFORMATIVA NELLE SOCIETÀ ITALIANE NON QUOTATE Come migliorare il merito di credito nell attuale contesto di mercato I edizione Analisi dei risultati di una survey condotta da IR Top su un campione di PMI italiane
2 Rappresentatività del campione e modalità d indagine L indagine condotta dall Ufficio Studi e Ricerche di IR Top, nel periodo compreso tra maggio 2011 e luglio 2012 è stata finalizzata a inquadrare le practice di trasparenza informativa nelle società non quotate nel contesto italiano e ha l obiettivo di valutare la modalità e la frequenza dell informativa societaria e del reporting finanziario interno, focalizzandosi anche sull accessibilità delle informazioni economico-finanziarie da parte degli stakeholder. Il database di analisi comprende circa aziende appartenenti a diversi settori e distribuite sul territorio nazionale. All interno di tale universo, aziende presentano le seguenti caratteristiche: 1.società con un fatturato superiore a 15 milioni ed inferiore a 300 milioni che presentano i seguenti livelli di marginalità, crescita di redditività e indebitamento : EBITDA margin 2010 > 10%, EBITDA growth 2010/2009> 10% Net Financial Position/EBITDA 2010 < 4 2.società con fatturato superiore a 300 milioni che presentano i seguenti livelli di marginalità e indebitamento: EBITDA margin 2010 positivo Net Financial Position/EBITDA 2010 < 4 La metodologia di ricerca utilizzata per l analisi si è servita di un questionario strutturato, con domande elaborate in forma chiusa e risposte a scelta multipla, in maniera tale da limitare il margine di autonomia nelle risposte al fine di facilitare la compilazione, la raccolta e la confrontabilità dei dati. Il questionario è composto di 23 domande suddivise per macro aree tematiche: relazioni finanziarie, prospettive future, responsabile area finanza, dialogo con gli azionisti, dialogo con le banche, la comunicazione on-line, l operatività all estero. Il numero dei questionari pervenuti ammonta a 130 e costituiscono un campione con una elevata rappresentatività sia territoriale che settoriale. Il 46% delle aziende sono situate al Nord Ovest con una spiccata preponderanza della regione Lombardia (39%), il invece ha la propria sede produttiva al Nord Est, di cui il 19% in Emilia Romagna. A livello settoriale, le società analizzate sono distribuite in maniera eterogenea nei vari macrosettori, concentrandosi soprattutto nei settori Prodotti e servizi industriali (31%), Tecnologia (13%) e Prodotti per la casa, persone e moda (15%). Grafico 1 Rappresentatività territoriale del campione Grafico 2 Rappresentatività settoriale del campione Prodotti e servizi industriali 31% 12% Prodotti per la casa, persone e moda 15% 1 46% Tecnologia Alimentari Salute 7% 5% 13% Petrolio e Gas naturale 5% Edilizia e Materiali Commercio Chimica Automobili e Componentistica 3% NORD OVEST NORD EST CENTRO SUD Servizi pubblici 2% Media 2% Beni Immobili 2% Viaggi e tempo libero 2% Servizi finanziari 2% Telecomunicazioni 1%
3 Il campione presenta una elevata rappresentatività dimensionale e apertura al mercato estero Grafico 3 Rappresentatività dimensionale del campione Grafico 4 Apertura al mercato estero > 350 mln 10% < 350 mln 9% 23% < 200 mln 13% < 100 mln 19% < 50 mln 11% SI NO 77% < 30 mln 26% < 10 mln 12% Dal punto di vista dimensionale, il campione risulta essere rappresentativo delle varie fasce di fatturato: il 26% delle 130 società intervistate si colloca nella classe di fatturato inferiore a 30 milioni di euro. Il 77% delle PMI analizzate opera all estero; le relazioni commerciali internazionali non sono direttamente correlate alla variabile dimensionale di ciascuna azienda. L operatività all estero è più concentrata per le società il cui fatturato è compreso tra 50 mln e 200 mln di euro. Grafico 5 - Relazione tra dimensione e operatività all'estero > 350 mln 77% < 350 mln 6 < 200 mln 9 < 100 mln 88% < 50 mln < 30 mln 71% < 10 mln 47%
4 Analisi dei risultati RELAZIONI FINANZIARIE Grafico 6 Società che certificano il bilancio 26% 7 SI NO Grafico 7 - La % di certificazione del bilancio aumenta al crescere della dimensione della società in termini di fatturato Grafico 8 - La % di certificazione del bilancio aumenta in relazione alla operatività all estero > 350 mln < 350 mln 92% Italia/Estero < 200 mln 73% < 100 mln 87% < 50 mln 6 < 30 mln 4 Italia 9 < 10 mln 36% Il 7 delle società intervistate certifica il proprio bilancio; la percentuale di certificazione del bilancio aumenta al crescere della dimensione della società in termini di fatturato e in relazione alla operatività all estero. Dai risultati dell analisi emerge che l 87% delle società con un fatturato compreso tra 50mln e 100mln di euro ricorre alla certificazione, practice consolidata nelle aziende più grandi (> di 350mln); per quanto riguarda le società con attività a livello internazionale il adotta la certificazione.
5 Grafico 10 - Relazioni finanziarie redatte oltre al bilancio Relazione Semestrale qualitativa 25% Prospetti contabili Semestrali 18% Relazione Trimestrale qualitativa 43% Prospetti contabili Trimestrali 42% 26% L 87% del campione adotta un sistema di reporting. Dal grafico emerge una scarsa propensione delle società non quotate all elaborazione di report infrannuali, in particolare relazioni finanziarie semestrali e trimestrali. La percentuale delle società che elaborano la relazione semestrale qualitativa è pari al 25%; nel 18% dei casi il documento è corredato dei relativi prospetti contabili. La percentuale delle società che elaborano la relazione trimestrale qualitativa è pari al 43%; nel 42% dei casi il documento è corredato dei relativi prospetti contabili. Nel 26% dei casi le società elaborano un altra tipologia di reportistica infrannuale e in particolare: interim mensili, prospetti contabili mensili, PFN settimanale, report affidamenti mensili, group reporting package trimestrali, stato avanzamento progetti, previsione tesoreria, analisi redditività.
6 INFORMAZIONE PREVISIONALE Dal grafico emerge che la quasi totalità delle società intervistate (92%) elabora piani per lo sviluppo futuro dell azienda. Grafico 12 Elaborazione di piani per lo sviluppo futuro dell azienda 8% SI NO 92% Tuttavia, nella maggior parte dei casi si tratta di una pianificazione a breve termine (budget), mentre la predisposizione di un piano strategico supera il 75% dei casi solo nella società con fatturato superiore ai 200 milioni di euro. L analisi di previsione riguarda solo il fatturato (81% dei casi), mentre per le altre grandezze economicopatrimoniali-finanziarie la percentuale si riduce notevolmente. Grafico 14 - Relazione tra dimensione della società e strumenti utilizzati Grafico 15 - Principali grandezze oggetto di previsione e analisi > 350 mln 78% Ricavi EBITDA 81% 68% < 350 mln < 200 mln < 100 mln < 50 mln < 30 mln < 10 mln 25% 75% 88% 77% 85% 62% 55% 82% 61% 86% Piano Strategico Budget Debito / cassa CCN Indicatori operativi di business Costi Posizione finanziaria netta EBIT Utile ante imposte Indici di redditività Indici di bilancio Free cash flow 62% 55% 45% 3 22% 21% 18% 16% 10% L 82% delle società redige il budget per aree di business programmando lo sviluppo dell attività a breve termine dell azienda grazie a una visione più specifica della propria crescita. Seguono l utilizzo del budget per cliente (32%) e per Paese (21%). La stessa tendenza risulta confermata per le società che optano per il piano strategico con previsioni di business a medio/lungo termine. Infatti nel 7 dei casi esso viene redatto per business seguito anche in questo caso dal piano strategico per paese e cliente (2). Grafico 16 - Tipologia di budget Grafico 17 - Tipologia di piano strategico 18% 11% 11% 32% 2 82% 7 21% Budget per Business Budget per Cliente Budget per Paese Budget per Commessa 2 Piano strategico per Business Piano strategico per Paese Piano strategico per Cliente Piano strategico per Commessa Piano strategico per scenari alternativi
7 IL RESPONSABILE FINANZIARIO Nell 83% delle società del campione è presente la figura del Direttore AFC. Questa presenza sta crescendo molto anche nella realtà delle PMI non quotate; come emerge dai grafici l importanza di questo ruolo aziendale cresce in relazione alla dimensione della società (con una percentuale superiore al 90% nelle società con fatturato superiore al 100 milioni di euro) e alla sua operatività all estero (86%). Grafico 19 Relazione tra la presenza del Direttore AFC e la dimensione dell azienda Grafico 20 Relazione tra la presenza del Direttore AFC e l operatività all estero dell azienda > 350 mln 0% < 350 mln 0% Italia/Estero 86% < 200 mln 8% 92% < 100 mln 8% 92% SI NO < 50 mln 27% 73% < 30 mln 29% 71% Italia 72% < 10 mln 38% 63% Il Direttore AFC ha un ruolo fondamentale nella produzione dell informazione economico-finanziaria (55%) e nella presentazione della stessa all interno dell azienda (47%). Grafico 21 Responsabile della produzione dell informazione Grafico 22 Chi rende disponibili le informazioni all interno Direttore AFC 55% Direttore AFC 47% Responsabile Controllo di Gestione Direttore Amministrativo (specificare) Responsabile di Bilancio 9% 26% 32% Responsabile Controllo di Gestione Direttore Amministrativo (specificare) Responsabile di Bilancio 2% 6% 21% Grafico 23 Chi comunica le informazioni all esterno Amministratore Delegato 43% Con riferimento alla comunicazione dell informazione economico-finanziaria verso l esterno, il soggetto principalmente deputato è l Amministratore Delegato (43%); segue la figura del direttore AFC con il 38%. Direttore AFC Presidente Direttore Generale 13% 30% 38%
8 DIALOGO CON GLI AZIONISTI L analisi evidenzia che il dialogo con gli azionisti si focalizza sulle informazioni storiche: lo strumento maggiormente utilizzato è il bilancio annuale (8). Alla scarsa propensione alla redazione di report infrannuali, semestrali e trimestrali, si accompagna lo scarso utilizzo degli stessi nel confronto con gli azionisti (52% per le relazioni semestrali e 49% per le relazioni trimestrali). L attitudine al confronto sui dati previsionali è ancora più limitata, infatti il ricorso allo strumento di budget è pari al 46%, mentre per il piano strategico è pari al 32%. Grafico 28 Strumenti utilizzati dagli azionisti per accedere alle informazioni della società Bilancio 8 Report semestrali 52% Reporto trimestrali 49% Budget 46% Piano Strategico 32% 11% Il dialogo con gli azionisti avviene principalmente con cadenza mensile (38%) ovvero trimestrale (27%) e nell ambito dei consigli di amministrazione (79%), oppure attraverso meeting ad hoc con il management (59%). Il confronto avviene in occasione delle assemblee degli azionisti solo nel 29% dei casi. Grafico 29 Modalità con cui avviene il dialogo con gli azionisti Grafico 30 Frequenza con cui avviene il dialogo con gli azionisti 3% 7% Dialogo via mail/telefono con il management 47% Annuale 1 Meeting con il management 59% Semestrale 15% Consigli di amministrazione 79% Trimestrale 27% Assemblee degli azionisti 29% Mensile 38% Grafico 26 Presenza di un investitore istituzionale nel capitale Il 23% delle società presenta un Investitore Istituzionale nel capitale. 23% 77% SI NO
9 Nelle società non quotate caratterizzate dalla presenza di un investitore istituzionale nel capitale si assiste ad un maggiore livello di trasparenza informativa sulle informazioni di natura previsionale; infatti, come emerge dal grafico, si riduce la percentuale di utilizzo di report storici (bilanci, relazioni semestrali e relazioni trimestrali) a favore di budget (5) e piani strategici (57%). Grafico 31 - Relazione tra presenza di un investitore istituzionale nel capitale e gli strumenti utilizzati 89% Bilancio 5 Investitore Istituzionale 50% 5 Report Semetrali 57% Report Trimestrali 7% Budget 92% 60% Piano Strategico No Investitore Istituzionale 51% 57% 30% 1 La presenza di un investitore istituzionale porta ad un miglioramento nella trasparenza informativa verso l esterno e nel sistema di reportistica interna, richiedendo una maggiore standardizzazione dei processi operativi e di comunicazione. Infatti, come emerge dai grafici, nelle società partecipate da un investitore istituzionale il dialogo diventa più frequente (mensile nel dei casi, trimestrale nel 38% dei casi) e avviene principalmente nell ambito di consigli di amministrazione (93%) ovvero di meeting con il management (79%). Grafico 33 - Relazione tra presenza di un investitore istituzionale nel capitale e frequenza della comunicazione Grafico 32 - Relazione tra presenza di un investitore istituzionale nel capitale e modalità di comunicazione 2 43% 7% 93% Investitore Istituzionale 38% Annuale Investitore Istituzionale 79% Assemblea degli azionisti Semestrale 71% 3% 0% Consiglio di Amministrazione Trimestrale 49% Mensile 30% Meeting con il management 85% No Investitore Istituzionale 20% No Investitore Istituzionale 63% Dialogo con il management (mail/telefono) 1 45% 9% 5%
10 DIALOGO CON LE BANCHE Grafico 38 Frequenza del dialogo con le banche Al massimo annuale Al massimo semestrale Al massimo trimestrale 9% 1 16% 29% 36% Come evidenzia il grafico la comunicazione con gli istituti di credito a breve termine avviene al massimo mensilmente (4) mentre con i finanziatori a mediolungo termine avviene al massimo trimestralmente (36%). Al massimo mensile 23% 4 11% 13% Breve termine Medio/Lungo termine Grafico 38 Strumenti di dialogo con le banche Bilancio Relazioni semestrali Relazioni trimestrali Piano Strategico Budget 38% 26% 19% 32% 32% 32% 51% 83% 79% Il dialogo con i finanziatori a breve termine avviene principalmente con l utilizzo, oltre che del bilancio annuale, delle relazioni trimestrali e del budget (32%), mentre il confronto con gli istituti di credito a medio-lungo termine si basa sull utilizzo delle relazioni semestrali (38%) e del piano strategico (51%). Indicatori di bilancio selezionati 13% 6% 9% Breve termine Medio/Lungo termine Grafico 38 Modalità di dialogo con le banche Incontri periodici con tutti gli istituti di credito Incontri con il singolo istituto di credito Invio periodico di documentazione 17% 15% 23% 3 60% 72% In entrambi i casi è preferita la modalità dell incontro con il singolo istituto di credito (72% e 60%) ovvero dell invio periodico di documentazione (23% e 3), mentre raramente di assiste a incontri allargati con tutti gli istituti finanziatori (15% e 17%). Invio di report periodici 13% 9% 6% 6% Breve termine Medio/Lungo termine
11 COMUNICAZIONE FINANZIARIA ON-LINE Grafico 39 Pubblicazione sul sito Internet di informazione di natura finanziaria 15% 85% SI NO Il sito web aziendale ricopre un ruolo centrale per la trasparenza poiché è il punto di incontro virtuale tra la società non quotata e gli stakeholder. Il grafico evidenzia che soltanto il 15% delle società pubblica informazioni di natura finanziaria sul proprio sito, nonostante la continua espansione di Internet come canale di comunicazione, mostrando una scarsa propensione ad implementare un processo di comunicazione finanziaria via internet. Piccole e grandi imprese continuano ad essere restie nel diffondere sui propri siti web informazioni ulteriori rispetto alle informazioni di marketing: infatti l 85% delle aziende intervistate si limita a fornire notizie relative alla mission e al business aziendale, soffermandosi solo sull aspetto qualitativo.
12 PRINCIPALI TENDENZE RISCONTRATE OSSERVAZIONI IR TOP Le società non quotate manifestano una scarsa propensione all elaborazione di reportistica infrannuale, sia qualitativa che quantitativa È opportuno adottare un approccio continuativo nell elaborazione della reportistica semestrale e trimestrale a beneficio sia interno, per un miglior monitoraggio del business, che esterno, aiutando gli stakeholder nel processo interpretativo e decisionale Inoltre, la reportistica quantitativa deve essere accompagnato da un efficace reportistica qualitativa che approfondisca gli scostamenti più significativi, i fatti rilevanti, le strategie e le previsioni. Le società non quotate manifestano una scarsa propensione alla pianificazione a medio-lungo termine del business Il business plan e il piano strategico sono strumenti di disclosure che, in base a determinati criteri di redazione, creano: maggiore trasparenza vantaggi competitivi maggiore accessibilità al credito possibilità di relazionarsi con azionisti e stakeholder Le variabili oggetto di previsione si riferiscono principalmente al fatturato Il monitoraggio delle altre grandezze economiche, patrimoniali e finanziarie è fondamentale per una migliore comprensione dell evoluzione del business Mancanza di informativa su «fatti rilevanti» attinenti al business Al fine di accrescere l interesse nei confronti dell azienda, è opportuno estendere l analisi, normalmente basata sui tradizionali KPI, ad altri fatti rilevanti che riguardano la sfera del business (investimenti, lancio di nuovi prodotti, ingresso in nuovi mercati, strategie, JV, R&D, ecc) Il Direttore AFC è il principale responsabile della produzione dell informazione; l AD è colui che la comunica verso l esterno Il processo di costruzione della credibilità aziendale richiede un dialogo costante con gli stakeholder; per questo, occorre professionalizzare l approccio e valorizzare i key message attraverso il linguaggio della comunicazione finanziaria
13 PRINCIPALI TENDENZE RISCONTRATE OSSERVAZIONI Assenza di un approccio strutturato nel DIALOGO CON LE BANCHE In un contesto di mercato che vede una sempre maggiore difficoltà di acceso al credito, è utile ampliare l approccio alla disclosure creando flussi di informativa periodica strutturata nei confronti degli istituti di credito trasmettendo, oltre agli elementi quantitativi, anche gli ulteriori elementi di valore da considerare nellla valutazione complessiva della capacità di affidamento creditizio, a supporto di un miglior rating. Siti web poco strutturati, prevalentemente marketing e privi di informazioni di natura economico-finanziaria È opportuno passare da un sito prodotto ad un sito istituzionale che approfondisca e dia informazioni sempre aggiornate sulle tematiche relative al modello di business, al mercato di riferimento e alla corporate governance. È inoltre utile dedicare un area ad hoc ad una selezione di informazioni economicofinanziarie utili per una migliore valutazione della performance della società.
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