REGIONE LIGURIA - Giunta Regionale Dipartimento Ambiente Assetto del Territorio - Settore

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1 Specifiche tecniche relative ai criteri e linee guida regionali, ai sensi dell'art.1, comma 1 della l.r. 29/83, per l'approfondimento degli studi geologico-tecnici e sismici a corredo della strumentazione urbanistica comunale, ad integrazione della DGR n. 471/2010. Premessa La legge regionale n. 29 del 21 luglio 1983, come modificata dal successivo dispositivo normativo del 20 ottobre 2006 n.29, prevede che la Giunta regionale definisca criteri e linee guida in merito agli approfondimenti delle indagini e degli studi geologico - tecnici a corredo degli strumenti urbanistici generali ed attuativi, in ragione delle differenti classi di pericolosità sismica attribuite al territorio regionale. In ottemperanza alla succitata normativa regionale sono stati, così, approvati, con DGR n.471 del 22/03/2010, pubblicata BURL n.15, parte II, del , i Criteri e linee guida regionali, ai sensi dell'art.1, comma 1 della l.r. 29/83, per l'approfondimento degli studi geologico-tecnici e sismici a corredo della strumentazione urbanistica comunale. Tali criteri sono finalizzati a rendere uniforme il processo di adeguamento degli strumenti urbanistici, generali ed attuativi, fornendo, agli Enti locali, indirizzi tecnici per la stesura degli elaborati a corredo degli stessi che, per tenere conto della componente sismica, devono svilupparsi sulla base di studi di microzonazione sismica. Vengono quindi fornite ulteriori indicazioni e istruzioni circa i contenuti degli studi di microzonazione sismica a corredo dei piani urbanistici e viene precisato il contesto di applicazione della DGR 471/2010 nell ambito del procedimento di formazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici. 1. GLI STUDI DI MICROZONAZIONE SIMICA ED I RAPPORTI CON LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE La microzonazione sismica (MS) ha lo scopo di riconoscere ad una scala sufficientemente grande (comunale o sub comunale) le condizioni locali che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico di riferimento ovvero le aree ove possono generarsi fenomeni di instabilità del terreno come liquefazioni, rotture di faglie in superficie, frane sismoindotte, cedimenti differenziali, distinguendole dalle zone stabili. In altri termini uno studio di microzonazione restituisce una mappa del territorio nella quale vengono indicate le zone suscettibili di instabilità o per le quali il moto sismico atteso è passibile di fenomeni di amplificazione sismica (rispetto a condizioni ideali di sito in roccia e morfologia pianeggiante) a causa delle peculiari caratteristiche morfologiche e litostratigrafiche locali. La MS assume quindi rilevanza nell'ambito della pianificazione urbanistica, relativamente alla scelta delle aree potenzialmente insediabili, in quanto individua quelle zone nelle quali può verificarsi un maggior onere economico in fase di realizzazione delle strutture previste, senza che ciò debba necessariamente rappresentare una condizione ostativa alla fruibilità edificatoria delle stesse. Da quanto sopra indicato deriva che gli studi di MS devono inserirsi in maniera coerente con i livelli di analisi di carattere geologico-tecnico a supporto della formazione dello strumento urbanistico comunale, di livello generale ed attuativo (PRG, PUC, SUA, PUO). Livelli di approfondimento degli studi di microzonazione sismica Pag. 2

2 Gli studi di microzonazione si sviluppano secondo tre livelli crescenti di approfondimento: i livelli 1 e 2 attengono alla pianificazione territoriale mentre il terzo livello, previsto per fornire indicazioni di risposta sismica locale, trova riscontro nella componente attuativa-esecutiva dei piani urbanistici per la definizione dell azione sismica di progetto ai fini della progettazione delle opere. Quest ultimo trova, pertanto, applicazione nell ambito delle analisi previste dalle Norme Tecniche sulle Costruzioni, di cui al DM 14/01/2008, ogni qualvolta non possono essere adottate le procedure semplificate e comunque quando le categorie di sottosuolo di riferimento non riescano a rappresentare in maniera adeguata e sufficiente le caratteristiche lito-tecniche dei terreni per i quali viene richiesta l analisi di risposta simica ai fini delle opere edificatorie. In particolare nell'ambito della predisposizione di strumenti di pianificazione urbanistica a scala comunale risulta che: il livello 1 presenta un carattere qualitativo, propedeutico a tutti gli studi di MS, e consiste nel raccogliere i dati geologici, geomorfologici, litotecnici di base al fine di suddividere il territorio in "microzone qualitativamente omogenee in termini di prospettiva sismica", discriminando le aree in cui sono attesi fenomeni di amplificazione sismica e/o suscettibili di instabilità rispetto a quelle dove non si prevedono modifiche dello scuotimento sismico. Tale livello di studio, per le sue proprie peculiarità, si inserisce, quindi, nell'ambito della stesura dello strumento urbanistico generale (PRG, PUC). A riguardo, richiamando le disposizioni relative agli standard d'indagine per gli studi di carattere geologico applicati alla pianificazione territoriale emanate dal Servizio Difesa del Suolo e Servizio Strumenti Urbanistici Generali: circolare n 4307 del 27/09/1984 prescrive, per i comuni liguri classificati sismici, la redazione di una "cartografia di zonazione di massima in prospettiva sismica" derivata dai tematismi di base di carattere geologico, geomorfologico, ed idrogeologico; circolare n 2077 del 27 aprile 1988 prescrive la redazione di una "Carta di Sintesi", derivata dalla sovrapposizione dei dati di base (geologia, geomorfologia, idrogeologia), nella quale definire una zonizzazione del territorio in termini di "suscettività d'uso" in rapporto alla fruizione urbanistica ed alla quale associare specifiche Norme Geologiche di Attuazione; ne deriva che, a seguito dell aggiornamento della classificazione sismica del territorio regionale e del rinnovato contesto normativo, lo Strumento Urbanistico Generale debba dotarsi di un'analisi del territorio in prospettiva sismica affiancando alla cartografia di base (geologica, geomorfologica, ) anche una "Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica", derivata dall indagine di MS di I livello. A tal scopo, come meglio specificato nel prosieguo, risulta necessario disporre dei dati derivanti da nuovi tematismi, come la carta litotecnica, la carta delle indagini (conseguente alla predisposizione di una banca dati geologica) e quella di pericolosità geomorfologica. Inoltre, i contenuti della carta delle Microzone Omogenee concorrono, insieme a quelli delle altre cartografie tematiche già previste dalle vigenti circolari, alla definizione della Carta finale di sintesi (o dei regimi normativi) dello strumento urbanistico (S.U.), per produrre, così, un elaborato di sintesi coerente con i criteri tecnici di prevenzione sismica e di utilizzo degli studi di MS. Relativamente alla Normativa Geologica d Attuazione a corredo dello strumento generale, la stessa, pertanto, dovrà contenere specifici indirizzi normativi, di carattere prescrittivo, volti alla corretta applicazione delle norme antisismiche e degli studi di MS, con l indicazione della tipologia di indagini da svolgere in funzione delle categorie di intervento diretto previste e delle specifiche problematiche di sito individuate nella Carta delle Microzone omogenee. Occorre, altresì, che siano definite le aree, o le categorie di aree, per le quali, sulla base delle condizioni di pericolosità sismica locale indicate dagli studi di I livello (Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica), risulti necessario disporre di approfondimenti di MS di dettaglio (livello 2 o livello 3). il livello 2 produce la Carta di Microzonazione Sismica ed introduce nelle zone omogenee, individuate nel I livello, l elemento quantitativo. In pratica, per ciascuna zona soggetta ad amplificazione vengono definiti i rispettivi fattori di amplificazione (FA e FV) ottenuti come rapporti tra parametri di accelerazione o velocità. Occorre precisare che i fattori di amplificazione definiti nel 2 livello si limitano a discriminare le diverse zone di amplificazione in Pag. 3

3 termini di valore relativo e, pertanto, non rivestono alcun significato ai fini della progettazione strutturale delle opere, per le quali occorre fare esclusivo riferimento ai criteri di calcolo definiti dalle norme tecniche vigenti. Questo livello di approfondimento quantitativo basato su metodi semplificati, risulta quindi di interesse ai fini della stesura di uno strumento urbanistico attuativo (SUA, PUO) per il quale gli standard d'indagine degli studi di carattere geologico sono stati definiti dalla circolare regionale n 4551 del 12/12/1989 e prevedono la realizzazione di rilevamenti geologici s.l., la raccolta di dati pregressi e l esecuzione di indagini (dirette ed indirette), il tutto finalizzato alla redazione di una Carta di Analisi (e degli accertamenti geognostici e geotenici), di una Carta di Sintesi e di specifiche Norme di Attuazione. Affinché gli studi di microzonazione di II livello possano condurre alla quantificazione numerica dell amplificazione del moto sismico in superficie risulta pertanto necessario che le indagini da svolgersi in fase di redazione del progetto di strumento attuativo consentano la definizione del modello litostratigrafico del sottosuolo e dei relativi parametri sismici (quantificazione della velocità equivalente delle onde di taglio, V SH, e profilo di velocità dei terreni). La Carta di Analisi, che prevede la zonizzazione "geologico-tecnica dei terreni" relativa ad ambiti a comportamento omogeneo, dovrà tenere conto della suddivisione del territorio in ambiti omogenei in funzione del livello di amplificazione sismica (in termini di FA e FV), così come rappresentati nella Carta di microzonazione. La Carta di Sintesi, invece, dovrà considerare le problematiche sismiche connesse agli effetti di sito (sempre rappresentate nella Carta di microzonazione) riguardanti le zone suscettibili di amplificazione sismica locale e quelle suscettibili di instabilità (instabilità di versante, liquefazione, cedimenti differenziali, faglie capaci e sovrapposizione degli effetti). Anche in ragione di queste, dovrà individuare il programma delle eventuali ulteriori indagini necessarie in relazione alle problematiche individuate. Circa le Norme di Attuazione, poiché le stesse devono guidare l'intervento geologico in tutte le successive fasi di progettazione e realizzazione del SUA, relativamente alle problematiche sismiche, dovranno essere esplicitate le modalità, densità e tipologia delle eventuali prove e indagini integrative da effettuarsi negli ambiti omogenei ed i criteri generali di intervento (indirizzi metodologici e tecnico-esecutivi). E bene evidenziare che l'analisi delle problematiche sismiche dovrà essere coerente con l'impostazione generale delle indagini previste dalla Circolare 4551/1989 che, come noto, considera in maniera differente gli strumenti attuativi svolti per ambiti collinari, dove prevalgono problemi geomorfologici, idrogeologici e geomeccanici, dagli ambiti di pianura dove le criticità sono sostanzialmente di natura geotecnica. Ambiti di applicazione della DGR471/10 Per quanto attiene i contenuti degli studi di microzonazione nella definizione degli strumenti urbanistici generali ed attuativi si richiama quanto previsto dalla deliberazione della Giunta Regionale n. 471/2010 che, con gli aggiornamenti conseguenti alla DGR n. 1362/2010 1, prevede il seguente schema: per tutti i Comuni, obbligo di studio di microzonazione sismica di livello 1; per i Comuni di fascia 3, obbligo di approfondimenti di livello 2 sulle aree oggetto di strumento urbanistico attuativo che risultino e soggette, sulla base degli sudi di 1*livello, ad amplificazione sismica e/o suscettibili di instabilità 2. Per Comuni di fascia 3S, l obbligo di approfondimenti di livello 2 riguarda tutte le su aree oggetto di strumento urbanistico attuativo. In tale senso, ai fini di una migliore definizione degli elementi funzionali all applicazione della DGR 471/2010, si specifica che: 1 Con la DGR 1362/2010 è stata aggiornata la classificazione sismica del territorio della Regione Liguria ridefinendo la zonizzazione sismica del territorio regionale accorpando le zone 3A e 3B in un'unica zona 3 e suddividendo il territorio del Comune di Genova tra zona 4 e zona 3. 2 In assenza delle informazioni di livello 1, deve essere previsto il completamento delle indagini prima di procedere agli approfondimenti di livello 2 previsti per lo strumento attuativo Pag. 4

4 gli approfondimenti di I livello non devono necessariamente interessare l intera estensione del territorio comunale ma comprendere quelle aree per le quali le condizioni contestuali o normative consentono e/o prevedono la possibilità di attuare le trasformazioni insediative o infrastrutturali. Pertanto, con riferimento al profilo dell assetto insediativo del PTCP regionale, possono essere esentate dagli studi di MS le Aree non Insediate sottoposte a regime di Conservazione e Mantenimento per i singoli ambiti territoriali; gli approfondimenti di II livello, a corredo degli strumenti urbanistici attuativi (SUA o PUO), trovano piena applicazione unicamente nella definizione di scenari semi-qualitativi di aree suscettibili di amplificazioni sismiche di carattere morfologico e litologico o di potenziale dissesto sismoindotto. Pertanto, tali approfondimenti devono essere svolti unicamente negli areali caratterizzati da oggettiva disomogeneità locale in termini litologici o morfologici ovvero su progetti attuativi che riguardino estensioni territoriali rilevanti, comunque superiori ai 5 ha. La MS, infatti, deve necessariamente operare su scala territoriale e fornire una sintesi di dati relativi ad aree estese per offrire una conoscenza diffusa e di interesse per la pianificazione urbanistica (ed, anche, per la pianificazione di emergenza); ai fini della realizzazione degli interventi previsti dagli strumenti di pianificazione territoriale, si applicano, in ogni caso, le Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 14/01/2008) le quali prevedono il calcolo delle azioni sismiche di progetto 3 considerando i fenomeni amplificativi dovuti alle caratteristiche stratigrafiche, geotecniche e topografiche di sito. La scala di riferimento delle NTC risulta quella del "manufatto", rispetto al quale le nuove norme offrono al progettista indicazioni sulle modalità di valutazione degli effetti locali. In genere, per i casi ordinari, le indagini e lo studio a supporto della progettazione forniscono informazioni puntuali e più specifiche di quelle ottenibili dagli studi areali di MS. Richiamando, inoltre, quanto indicato nella nota regionale di chiarimenti applicativi, prot. PG/2010/ del 09/12/2010, per ciò che attiene i processi di formazione ed aggiornamento degli atti di pianificazione generale ed attuativa, non risultano soggetti ad obbligo di adeguamento in base alla DGR 471/2010: gli strumenti urbanistici generali vigenti (PRG, PdF o PUC) e le varianti o aggiornamenti di detti strumenti urbanistici generali il cui iter approvativo risulti concluso in epoca precedente al 14/04/2010, data di entrata in vigore della DGR 471/2010; i nuovi strumenti urbanistici attuativi (SUA o PUO) di cui alla l.r. n.36/97 e ss.mm.ii e loro varianti il cui iter approvativo risulti concluso in epoca precedente alla data del 14/04/2010; gli strumenti urbanistici attuativi (SUA o PUO) adottati in epoca precedente al 14/04/2010 il cui iter formativo era, a tale, data ancora in corso e purché tali strumenti non prevedessero varianti al vigente strumento urbanistico generale; tutte le varianti a strumenti urbanistici che non incidono direttamente sulla componente sismica che comportino, quindi, la modifica di parametri urbanistici non sostanziali quali modifiche di distanze dei confini o dei fabbricati ovvero rettifichino parzialmente un perimetro della zona di Piano. Si osserva, altresì, che relativamente ai progetti edilizi comportanti adeguamenti o varianti allo S.U. vigente ovvero a strumenti urbanistici attuativi i cui procedimenti conducono al rilascio del titolo edilizio, gli stessi risultano soggetti alla normativa sulle costruzioni (DM 14/01/2008) che prevede la progettazione alle azioni simiche definite a livello puntuale (sito-dipendente), pertanto il livello di approfondimento risulta più completo di quanto previsto dalla DGR 471/ A riguardo la recente DGR n.1362 del 19/11/2010 avente ad oggetto D.M Norme Tecniche per le Costruzioni. Aggiornamento classificazione sismica del territorio della Regione Liguria, modificando la classificazione sismica regionale di cui alla DGR 1308/2008, indica che, a seguito dell aggiornamento dei criteri generali di classificazione sismica definiti nelle Norme tecniche per le costruzioni, di cui al DM 14/01/2008, il progettista deve utilizzare i valori di accelerazione orizzontale massima attesa nel periodo di riferimento definiti nell allegato B e, pertanto, che non è più necessario definire i valori di accelerazione di ancoraggio delle zone sismiche così come è stato disposto nella DGR 1308/2008. Pag. 5

5 E evidente, invece, che qualora il procedimento amministrativo, connesso alle fattispecie suindicate, determina unicamente una variante di tipo urbanistico allo S.U., e non risultano pertanto svolti gli approfondimenti di risposta sismica locale, ricorre l obbligo di adeguamento ai disposti della DGR 471/2010. Pag. 6

6 ASPETTI TECNICO-APPLICATIVI RIGUARDANTI LA MICROZONAZIONE SISMICA di I e II LIVELLO Nel presente paragrafo vengono fornire ulteriori indicazioni metodologiche per la redazione della cartografia e degli studi di I e II livello a supporto della pianificazione urbanistica comunale, sulla base dei contenuti del documento di indirizzo nazionale 4 Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS), approvato in data 13 novembre 2008 da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (tavolo dei Presidenti), che costituisce un riferimento tecnico-scientifico di consolidato valore. La microzonazione sismica di I Livello Per la realizzazione della "carta delle microzone omogenee" occorre in primo luogo definire l'area di studio che, come già anticipato, non deve necessariamente comprendere l intera estensione del territorio comunale e dalla quale devono escludersi le zone dove non si prevedono, o possano prevedersi, trasformazioni territoriali di natura urbanisticoedilizia. La delimitazione dell area dovrà comunque comprendere la zona d influenza dei fenomeni geologici che possono interessare l area da microzonare. Inoltre, dovranno accorparsi opportunamente le aree per evitare la formazione di "buchi" all'interno dell'area di studio e limitare la formazione di "isole" all'esterno di essa. Visto che nella carta di MS di I livello sono individuate delle microzone a comportamento sismico omogeneo, nell'area di studio dovranno essere distinte le seguenti zone: zone stabili (zone A), sono quelle aree ove non si ipotizzano effetti locali di alcun tipo ovvero dove il substrato geologico è affiorante o sub-affiorante, con coperture aventi potenza fino a circa 3 m o 5 metri, stando alle più recenti norme tecniche 5, con morfologia pianeggiante o poco inclinata (pendii con inclinazione inferiore a circa 15 ). Le zone stabili 6 saranno differenziate in base alla tipologia, alla stratificazione e al grado di fratturazione; zone stabili suscettibili di amplificazioni locali (zone B), sono quelle attese aree passibili di amplificazioni del moto sismico, come effetto della situazione litostratigrafica e/o della morfologica locale. In tali zone sono compresi i terreni di copertura, le coltri di alterazione del substrato e le zone del substrato roccioso che presentano condizioni di elevata fratturazione e disarticolazione 7 ; gli spessori di questi terreni devono essere superiori a 3 m, ovvero a 5 metri, secondo prescrizioni più recenti 8. Sono altresì comprese le aree che presentano pendenza inclinazione superiore a 15, a cui possono essere associati fenomeni amplificativi di carattere topografico; zone suscettibili di instabilità (zone C), sono quelle aree nelle quali gli effetti sismici attesi e predominanti sono riconducibili a deformazioni permanenti del territorio, senza escludere fenomeni di amplificazione del moto sismico. In queste zone possono essere identificate quattro categorie principali di effetti deformativi: i) instabilità di versante, ii) liquefazione; iii) faglia attiva e capace; iv) cedimenti differenziali. Relativamente al contesto ligure, l effetto più significativo associato a zone "suscettibili di instabilità" è quello della instabilità di versante, per la quale occorre distinguere le frane per tipologia e per grado di attività. La liquefazione risulta, invece, un fenomeno probabile ma relativamente circoscritto in quanto necessità di particolari condizioni lito-stratigrafiche e sismiche. Richiamando quanto contenuto nel DM 14/01/2008, tale fenomeno può verificarsi in aree con terreni sabbiosi, sabbioso-limosi o sabbioso-ghiaiosi, con superficie della falda freatica ed eventuali falde in pressione inferiore a 15 m dal piano campagna. Inoltre, è pressoché condizione 4 La documentazione è scaricabile dal sito web nazionale 5 Secondo quanto indicato negli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione sismica nazionali, con il supporto di recenti studi e ricerche maturate anche a seguito degli eventi sismici che hanno colpito l'italia centrale, nella zona A possono essere collocate anche le coperture con potenza fino a 5 metri. 6 Ai fini delle caratterizzazione sismica, i terreni compresi in zona stabile presentano una Vs 800 m/s (categoria A di sottosuolo come da DM 14/01/2008). 7 Per le zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, i terreni presentano basse velocità di propagazione delle onde di taglio (Vs < 800 m/s) e sono sovrapposti ad un substrato più rigido (bedrock) con velocità delle onde di taglio Vs > 800 m/s. 8 A parità di potenza delle coperture, tanto maggiore sarà il contrasto di velocità tra substrato e coperture tanto maggiore risulterà l effetto di amplificazione. Pag. 7

7 necessaria che nell'areale di studio si verifichino terremoti (o si siano verificati storicamente) con una magnitudo approssimativamente superiore a 5. Per la valutazione della suscettibilità di liquefazione, fatta salva la necessità di verifica puntuale delle condizioni stratigrafiche predisponenti il fenomeno, si può fare riferimento alla mappa pubblicata nel documento Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS), mappa che rappresenta la distribuzione dei valori medi di Magnitudo per comune ottenuti a seguito della disaggregazione della pericolosità 9 sismica con periodo di ritorno di 475 anni (elaborazione su dati elaborati da Spallarossa e Barani, 2007). Da questa si deduce che, ai fini di una valutazione preliminare della potenzialità di accadimento del fenomeno, devono essere prese in debita considerazione le zone costiere del ponente ligure, dall Imperiese fino al genovesato, e le zone dello spezzino prossime al confine tosco-emiliano. Relativamente alle categorie cedimenti differenziali e fagliazione attiva e capace, si osserva che queste non hanno la medesima importanza degli altri effetti deformativi prima trattati (Stabilità versante e liquefazione) in regimi di medio-bassa sismicità come in Liguria. Poiché comunque i cedimenti differenziali hanno maggiore probabilità di verificarsi nelle zone adiacenti ai contatti fra formazioni/terreni con caratteristiche litologiche e meccaniche molto diverse tra loro, è opportuno che tali zone di contrasto geo-meccanico vengano evidenziate nella cartografia di I livello con l'inserimento di una zona di rispetto di circa m a cavallo della linea di contatto o in una fascia posta nell'area maggior deformabilità potenziale. Per quanto riguardo la fagliazione, si osserva che tale condizione deve scaturire da studi aventi una specifica valenza tecnico-scientifica che riportanti per il territorio ligure i casi in cui sia riconosciuta la presenza di una faglia "capace" 10. Per queste situazioni, in analogia al caso precedente, occorre evidenziare la fascia di debolezza tettonica potenzialmente attiva indicando una zona di rispetto (o set back) con una spessore indicativamente di m per parte dalla linea. Si evidenzia che qualora si verifichi la sovrapposizione di due zone suscettibili di instabilità (FA/FR, vedi voce di legenda ICMS), occorre che la stessa venga opportunamente segnalata e rappresentata con uno specifico tematismo (retinatura), indicando entrambi i codici; ciò al fine di consentire una corretta individuazione dei fenomeni che dovranno essere quantificati nell ambito degli approfondimenti di II livello. Nella cartografia sismica di I livello è inoltre necessario individuare le forme morfologiche e geomorfologiche che possono essere responsabili di fenomeni secondari di amplificazione/focalizzazione delle onde sismiche, nello specifico: - le zone di cresta di versante ed i picchi isolati; - le selle morfologiche, che divengono potenziali elementi di amplificazione laddove si verifichi un degrado delle qualità litotecniche dei terreni; - le falde detritiche; - le scarpate morfologiche; - le cavità sepolte, che possono dare luogo ad effetti di direzionalità delle onde - le conoidi e le valli (a differente coefficiente di forma. Indicazioni per la realizzazione della carta delle microzone omogenee 9 La disaggregazione (o deaggregazione) della pericolosità sismica (McGuire, 1995; Bazzurro and Cornell, 1999) è un operazione che consente di valutare i contributi di diverse sorgenti sismiche alla pericolosità di un sito. La forma più comune di disaggregazione è quella bidimensionale in magnitudo e distanza (M-R) che permette di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R capaci di generare terremoti di magnitudo M. Espresso in altri termini il processo di disaggregazione in M-R fornisce il terremoto che domina lo scenario di pericolosità (terremoto di scenario) inteso come l evento di magnitudo M a distanza R dal sito oggetto di studio che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica del sito stesso. 10 Facendo riferimento alle risultanze degli studi CARG relativi al foglio San Remo (Foglio ) una situazione che merita interesse è rappresentata dalla fascia di trascorrenza Taggia-Saorge che interessa, con una orientazione NW-SE, i comuni imperiesi delle valli Armea e Nervia. Pag. 8

8 La carta di zonizzazione sismica di I livello scaturisce dalla sovrapposizione logica delle informazioni contenute in diverse carte tematiche di contenuto geologico tecnico, ovvero dei livelli informativi di banche dati a carattere geologico-ambientale esistenti a livello di sistema informativo regionale, e delle risultanze di approfondimenti e studi appositamente condotti. A riguardo, si richiama la legenda tipo della carta delle microzone omogenee ( degli ICMS, Parte I e II) contenuta nel documento nazionale Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS), la quale, opportunamente implementata sulla base delle casistiche proprie del territorio regionale, è da utilizzarsi come riferimento per la stesura del relativo elaborato cartografico. Con riferimento a quanto indicato nella DGR 471/2008, i "livelli informativi" di base da utilizzarsi per giungere alla redazione della Carta delle Microzone Omogenee in prospettiva sismica (Carta delle MOPS) vengono estrapolati dalle seguenti carte tematiche/banche dati: a. carta geologica; b. carta geomorfologica; c. carta del dissesto idrogeologico ovvero della franosità reale; d. carta litotecnica (o geologico-tecnica); e. carta dell'acclività f. carta delle indagini e logs litostratigrafici, dedotti da dati di sondaggio. Si forniscono, nel seguito, alcune precisazioni circa le cartografie tematiche richiamate nei criteri generali di microzonazione sismica, indicandone il riferimento e le modalità di utilizzo, ovvero i dati da ricercarsi nelle stesse, proponendo, poi, uno schema concettuale di lavoro che permetta di aggregare le informazioni contenute nelle diverse cartografie al fine di ottenere il prodotto cartografico finale, cioè la Carta delle MOPS. Inoltre, si osserva che, poichè la carta delle MOPS costituisce parte della strumentazione urbanistica, alcune delle summenzionate carte di base devono intendersi con riferimento a quelle che già concorrono alla formazione del piano urbanistico generale, ai sensi della l.r. 36/97, secondo le specifiche tecniche della circolare della Regione Liguria n.2077 del 27/04/1988 e sue successive modifiche ed integrazioni. Le carte geologiche e geomorfologiche a corredo degli strumenti urbanistici comunali costituiscono gli elaborati geologici fondanti e sono determinate facendo riferimento ai dati geologici ufficiali rappresentati nelle cartografie dei Piani di Bacino Stralcio sull assetto Idrogeologico vigenti, opportunamente integrate dalle nuove carte geologiche del Progetto CARG, laddove disponibili. Da esse occorre quindi estrarre le informazioni riguardanti la distribuzione delle zone di roccia affiorante o di ridotta copertura che, almeno in un primo momento, vanno inserite tout-court nella zona omogenea A, zone stabili senza fenomeni di amplificazione. Le coperture detritiche potenti, i riporti antropici ed i depositi alluvionali vanno, invece, inseriti nella zona omogenea B, zone stabili suscettibili di amplificazioni locali. La carta del dissesto idrogeologico, o della franosità reale, trova corrispondenza nell'analoga cartografia dei Piani di Bacino Stralcio sull assetto Idrogeologico vigenti sul territorio compresi quelli relativi ai bacini del Fiume Po e del Fiume Magra. Inoltre, al fine di una migliore definizione del quadro della franosità del territorio comunale occorre, come nel caso precedente, tenere conto dei nuovi dati contenuti nelle carte del Progetto CARG. Nell'ambito della cartografia dello strumento urbanistico, la carta del dissesto idrogeologico costituisce quindi un "livello informativo" compreso nelle carte geologiche s.l. sopra citate che, ovviamente, trova coerenza con il Piano territoriale sovraordinato. Dal livello informativo rappresentante il quadro dei dissesti a scala comunale occorre estrarre le aree di frana che vanno inserite nella microzona omogenea C, zone instabili suscettibili di amplificazioni locali, da suddividersi in diverse subclassi per tipologia e stato di attività. La carta litotecnica (o geologico-tecnica) viene intesa come un elaborazione intermedia (da realizzarsi ad hoc per gli studi di microzonazione) derivante da alcuni tematismi geologici di base (Carta Geologica e Carta Geomorfologica) da cui ricavare un livello informativo superiore per la microzona A attraverso cui, per esempio, discretizzare in subclassi le zone stabili associate a substrato geologico affiorante o sub affiorante. Pag. 9

9 Ciascuna formazione, espressa in termini litologici, deve essere suddivisa in funzione della classe di qualità della roccia, da intendersi non in termini rigorosi secondo le classificazioni geomeccaniche di uso comune bensì ai fini della risposta sismica del materiale roccioso. Così, in ragione delle caratteristiche del substrato roccioso, si prevedono tre principali macroclassi: lapideo, granulare cementato e coesivo sovra consolidato. Queste sono, poi, differenziate a secondo che si presentino stratificate o non stratificate ed, anche, in funzione del grado di fatturazione definito sulla base del parametro Jv (che definisce la frequenza delle discontinuità presenti nell ammasso roccioso, ovvero il numero di discontinuità al m 3, da Palmstrom ). La Zona A viene così suddivisa in diverse subclassi, che rappresentano aree per le quali non si ipotizzano effetti di amplificazione dello scuotimento indotto da un possibile evento sismico, differenziabili sulla base delle caratteristiche litologiche e litotecniche e corrispondenti ad altrettante microzone omogenee in prospettiva sismica. Di seguito si riporta una tabella esplicativa delle voci afferenti alla Zona stabile (A): Campo Dominio/Subclasse Descrizione CLASSE A Zone stabili, indistinte Zona1 Substrato lapideo, stratificato Zona1a Substrato lapideo, stratificato con jv<13 Zona1b Substrato lapideo, stratificato con 14<jv>23 Zona1c Substrato lapideo, stratificato con 24<jv>31 Zona2 Substrato lapideo, non stratificato Zona2a Substrato lapideo, non stratificato con jv<13 Zona2b Substrato lapideo, non stratificato con 14<jv>23 Zona2c Substrato lapideo, non stratificato con 24<jv>31 Zona3 Substrato granulare, cementato Zona4 Substrato coesivo, sovraconsolidato In pratica, occorre associare le diverse formazioni geologiche riscontrabili nelle aree di indagine alle subclassi afferenti alle zone stabili (A): a titolo esemplificativo, per alcune formazioni i riscontrabili nella Provincia di Imperia e dello Spezzino, si propone quanto segue: SUBCLASSE DESCRIZIONE Formazionale DESCRIZIONE litotecnica Zona1a Zona1b Zona1c Zona2b Arenarie di Bordighera (arbor), Calcari di Val Tanarello (ctar) Flysch di Sanremo in facies calcareo-marnosa (cmelm) Calcari del Groppo del Vescovo, Arenarie del Macigno Calcari di Rocca Livernà (cliv), Dolomie di S.Pietro dei Monti (dospm) Flysch di Sanremo in facies marnoso-arenacea (maelm) Arenarie del M.te Gottero-Zatta, Arenarie e Conglomerati del Canetolo Olistostromi (olsab), Flysch di Ventimiglia (arfyv) Peliti di Ranzo (agran), Flysch di Ventimiglia (asfyv), Argilliti del Canetolo, Argilliti del Monte Veri Brecce di M.te Galero (bcmgl) Substrato Lapideo, Stratificato con jv<13 Substrato Lapideo, Stratificato con 14<jv<23 Substrato Lapideo, Stratificato con 24<jv<31 Substrato lapideo non stratificato con 14<jv<23 Zona3 Conglomerati di Monte Villa (cgcmv) Substrato granulare, cementato Zona3 Brecce di Taggia (bctag) Substrato granulare, cementato Zona4 Argille di Ortovero (aorv) Substrato coesivo, sovraconsolidato Con riferimento alla tabella precedente, occorre evidenziare che nella stesura della stessa è stato necessario operare con diverse semplificazioni. Pertanto tale tabella va utilizzata considerando che le informazioni contenute sono riferite alle caratteristiche medie delle unità litostratigrafiche considerate o a quelle della sua litofacies dominante, prescindendo, quindi, dalla posizione assunta nella pila tettonica o dai suoi rapporti con essa. Ai fini di un utilizzo nell ambito della cartografia definitiva, si fa osservare l esigenza di condurre analisi geologiche e geomeccaniche specifiche, almeno su affioramenti-tipo per ogni ambito amministrativo, così da poter confermare il valore ipotizzato in questa sede o da correggerlo in funzione del reale stato degli ammassi rocciosi considerati, facendo Pag. 10

10 anche riferimento al indagini bibliografiche condotte sul territorio comunale 11. Con riferimento al parametro Jv, si precisa che lo stesso viene utilizzato in maniera "semplificata" rispetto alla sua definizione rigorosa. Nel presente documento, Jv è inteso quale parametro indicativo del raffittimento della stratificazione e della frequenza delle discontinuità che mediamente caratterizzano le formazioni presenti nell'areale di studio, per costituire una discriminante di qualità litotecnica tra le stesse. Per quanto riguarda, poi, la questione dei substrati granulari cementati e di quelli coesivi-sovraconsolidati, sempre riferiti alla legenda degli Indirizzi e Criteri di MS Nazionali, è stato necessario accettare nella redazione alcune semplificazioni e/o approssimazioni, intendendo i primi (i substrati granulari cementati) rappresentativi dei litotipi conglomeratici in senso lato e facendo prevalere, per tali rocce sedimentarie, la caratteristica clastica e cementata degli stessi, prescindendo, così, dalla loro natura lapidea o dalla presenza di eventuali piani di stratificazione o discontinuità. Con riferimento al contesto ligure, i substrati coesivi-sovraconsolidati, sono stati considerati rappresentativi delle argilliti sovraconsolidate plioceniche appartenenti alla Formazione di Ortovero, in questo caso facendo prevalere il carattere coesivo delle stesse. Infine, si evidenzia che in questa tabulazione non vengono considerate le zone di affioramento di ammassi rocciosi che presentano elevati livelli di fatturazione o, più in generale, che sono caratterizzati da discontinuità frequenti e persistenti (esempio zone di cerniera, fasce milonitiche, ). Questo perché tali condizioni determinano il passaggio alla microzona B in quanto, in generale, un ammasso roccioso fratturato, ai fini della risposta sismica locale, può comportare fenomeni di amplificazione sismica paragonabili a quelli riscontrabili in una massa detritica. La carta dell acclività, attraverso tale carta è possibile individuate le zone del territorio di indagine che presentano una pendenza maggiore di 15 e rappresenta anch essa un prodotto derivato, disponibile per parti del territorio regionale direttamente dal Repertorio Cartografico regionale. Si può realizzare una carta ad hoc, derivata dal modello digitale del terreno, ovvero utilizzare il prodotto regionale, ed attraverso il filtro con la classe di pendenza di 15 (acclività circa del 25%), vengono individuati gli areali che possono essere suscettibili di fenomeni di amplificazione topografica. La carta delle indagini costituisce un prodotto specifico da realizzarsi ad hoc per gli studi di microzonazione. Questa deriva dall aggregazione dei logs litostratigrafici, dedotti da dati di sondaggio e dalle risultanze delle altre indagini, anche, di carattere sismico (sismica a rifrazione, down-hole, MASW, SAWS, ) condotte sul territorio comunale. E' evidente che tale operazione necessita lo svolgimento di un lavoro preliminare di raccolta dati presso gli archivi degli Enti Locali finalizzato alla costituzione di un apposita banca dati di sondaggi e indagini. A riguardo, si evidenzia che in ambito regionale (vedi sito regionale alla pagina Geologia - Banche dati: sondaggi) è stata predisposta un'apposita banca dati che può essere implementa e consultata dai soggetti aderenti al Progetto Liguria In Rete. La carta delle indagini è un documento di estrema rilevanza che consente di svolgere la "taratura" della carta delle zone omogenee ottenuta da una aggregazione "automatica" dei dati di base. La carta delle Microzone omogenee si presenta come un elaborato piuttosto articolato nel quale le tre principali zone omogenee (Zona A, B e C) vengono suddivise in sottoclassi in ragione della variabilità litologico-litotecnica, dei caratteri geomorfologici e del gradiente di acclività dei territori indagati. Tale carta rappresenta il quadro conoscitivo di riferimento per lo studio di pericolosità sismica a scala locale ed è il documento propedeutico ai successivi studi di microzonazione di livello superiore. Tale carta individua le zone dove sono attesi fenomeni di amplificazione locale e fornisce indicazioni circa le aree che, in funzione della particolare complessità o a causa di carenze conoscitive, sono contraddistinte da livelli di incertezza per i quali è necessario svolgere gli approfondimenti del livello successivo e, conseguentemente, programmare nuove indagini funzionali ad essi. 11 A riguardo, si ricorda che all interno di una stessa unità litostratigrafica, in funzione della posizione assunta nel sistema di catena o dei suoi rapporti stratigrafici con essa, potrà variare anche sensibilmente lo stato di fratturazione e più in generale la frequenza e persistenza dei sistemi di discontinuità. Pag. 11

11 Più avanti si riporta lo schema logico-concettuale del processo analitico che conduce alla formazione della Carta delle MOPS attraverso un analisi sequenziale, nonché di aggregazione, dei dati geologici di base precedentemente illustrati 12. Al riguardo si richiama che, a livello nazionale, a sono stati proposti degli Standard di rappresentazione ed archiviazione informatica" (Ver. 1.3, del 07 aprile 2011), per la rappresentazione degli elaborati cartografici previsti negli studi di MS di cui all'ordinanza PCM n.3907/2010, analogamente a livello regionale è stata definita una struttura informatica dei dati di MS coerente con le banche dati regionali esistenti e l architettura del sistema informativo in uso. Si precisa, inoltre, che per quanto indicato dai criteri nazionali, poi ripresi dalla DGR 471/2010, lo studio di MS di I livello deve essere anche corredato da opportune sezioni geolitologiche rappresentative dell assetto geologicostrutturale e dei rapporti tra depositi di copertura e substrato delle aree in studio. Tali sezioni devono supportare le considerazioni di primo livello sulla pericolosità sismica locale evidenziando le situazioni che possono rappresentare una potenziale causa di amplificazione sismica e/o di effetti di instabilità; per queste, occorrerà svolgere approfondimenti di maggior livello in relazione alle destinazioni d uso. Gli studi si completano, poi, con la redazione di relazioni tecniche illustrative in cui dovranno essere descritti i risultati delle indagini, le elaborazioni condotte e le indicazioni in riferimento a quanto contenuto al par degli ICMS nazionali. Richiamato, infine, che la carta delle MOPS deve inserirsi nel processo di costruzione della Carta di Sintesi dello strumento urbanistico, così che la zonizzazione d uso del territorio derivante tenga in adeguato conto la componente sismica, si osserva la necessità di prevedere un prodotto semplificato della carta delle Microzone Omogenee da utilizzarsi per la definizione della carta di sintesi. In particolare, risulta opportuno predisporre un livello informativo che contenga solo alcuni dei tematismi della carta delle MOPS, accorpando ed aggregando opportunamente le diverse subclassi. Pertanto, deve prevedersi: la microzona omogenea B, semplificata in tre macroareali: i) zone stabili soggette ad amplificazione per effetti litostratigrafici B1, ii) zone stabili soggette ad amplificazione per effetti topografici B2, iii) zone stabili soggette ad amplificazione per sovrapposizione degli effetti litostratigrafici e topografici B1+B2; per la microzona omogenea C, zone instabili soggette ad amplificazione, devono essere evidenziati tutti i fenomeni cosismici riscontrati, afferenti alle classi FR (instabilità di versante), LI (liquefazione), CD (cedimenti differenziali), FA (faglia attiva capace), le zone di sovrapposizione di due zone (FA/FR) e le zone suscettibili di instabilità di versante soggette a fenomeni di amplificazione topografica; devono essere riportate le forme di superficie relative a i) crinali, ii) sella morfologica, iii) scarpate morfologiche. 12 Tale schema logico può costituire la base di una procedura informatica, opportunamente implementata in un ambiente GIS, che gestisce i dati di base informatizzati ed ingegnerizza tutte le procedure che portano alla definizione della carta di sintesi. Pag. 12

12 Pag. 13

13 La microzonazione sismica di II Livello Secondo quanto indicato negli indirizzi nazionali, il livello 2 si pone due obiettivi da raggiungere in sequenza: compensare alcune incertezze del livello 1 con approfondimenti conoscitivi; fornire quantificazioni numeriche, con metodi semplificati, della modificazione locale del moto sismico in superficie (zone stabili suscettibili di amplificazioni locali) e dei fenomeni di deformazione permanente (zone suscettibili di instabilità). Il raggiungimento di tali obiettivi potrà comportare la modifica della geometria delle zone individuate precedentemente nella Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (livello 1). Il risultato degli approfondimenti di II livello è una carta denominata Carta di microzonazione sismica, ottenuta associando una quantificazione numerica degli effetti alle zone, o a parti di esse, rappresentate nella Carta delle microzone omogenee di I livello. In prima analisi, le quantificazioni numeriche possono anche essere rappresentate in carte distinte ed intermedie tali da riprodurre separatamente gli effetti considerati; si possono così distinguere le seguenti carte: Carta delle zone stabili e delle zone stabili suscettibili di amplificazioni locali caratterizzate da fattori di amplificazione; Carta delle zone di deformazione permanente, caratterizzate da parametri quantitativi. Ai fini della predisposizione della Carta di Microzonazione si richiama la legenda tipo presentata nel documento nazionale Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS), da utilizzarsi quale riferimento per la stesura del relativo elaborato cartografico (. 2.4 degli ICMS, Parte I e II). Evidentemente, sono rappresentate le stesse tipologie di microzone sismiche individuate nel I livello a cui viene associato il valore rappresentativo del fattore di amplificazione che differenzia le stesse; le diverse zone sono quindi: a. Zone stabili, le zone di questa categoria saranno caratterizzate dal colore blu (non è previsto alcun valore in quanto non si ipotizzano effetti di alcuna natura). b. Zone stabili suscettibili di amplificazione come effetto della situazione litostratigrafia e morfologica locale. L identificazione grafica della zona avverrà con colore dal giallo al rosso, corrispondente a valori del fattore di amplificazione (Fa o FV) via via più elevati. c. Zone suscettibili di instabilità, l identificazione grafica della zona avverrà con il colore verde; le zone identificano quattro categorie di effetti deformativi: instabilità di versante, queste zone saranno contraddistinte dalla sigla FRT se l instabilità interessa i terreni e FRR se l instabilità interessa la roccia. Ogni zona sarà identificata da un numero da 1 a n. In legenda sarà costruita una tabella con l identificativo della zona (es. FRT3 oppure FRR4) e il relativo parametro quantitativo; liquefazione, queste zone saranno contraddistinte dalla sigla LI e da un numero progressivo da 1 a n. In legenda sarà presentata una tabella con l identificativo della zona (es. LI3) e il parametro quantitativo; cedimenti differenziali, queste zone saranno contraddistinte dalla sigla CD e da un numero progressivo da 1 a n. Non sono previsti, per questo livello di approfondimento, parametri quantitativi; faglie attive e capaci, queste zone saranno contraddistinte dalla sigla FA e da un numero progressivo da 1 a n. Non sono previsti, per questo livello, parametri quantitativi. Nel caso di sovrapposizione di zone suscettibili di instabilità a zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, è previsto questo standard di rappresentazione: il colore di fondo indicherà la zona stabile suscettibile di amplificazione locale (da giallo a rosso) mentre la zona suscettibile di instabilità sarà indicata da un tratteggio sovrapposto di colore verde ad andamento obliquo, da sinistra a destra e dal basso verso l alto, dalla sigla e dal numero progressivo. Pag. 14

14 Indicazioni per la realizzazione della carta di microzonazione sismica Di seguito vengono specificate le modalità operative per giungere alla quantificazione numerica degli effetti relativi alle "zone stabili suscettibili di amplificazione locale" e quelle "suscettibili di instabilità". Come già evidenziato per le "zone stabili" non sono attesi effetti di amplificazione e per questo motivo, sono escluse da analisi ed approfondimenti di secondo livello. Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali Come già detto in precedenza le "zone stabili suscettibili di amplificazione locale sono quelle aree in cui è atteso un effetto di amplificazione del moto sismico per effetto sia della litologia sia della morfologia locale. 1. Fattori di amplificazione litostratigrafica: vengono determinati tramite lo studio delle funzioni di trasferimento che rappresentano le modifiche (in frequenza ed ampiezza) subite dal segnale sismico a causa dell'attraversamento di materiali più soffici sovrapposti ad un substrato rigido. Il prodotto di convoluzione fra la funzione di trasferimento e l'input sismico previsto al substrato determinerà il moto in superficie. Il rapporto tra lo spettro del moto in superficie e quello del moto al bedrock permetterà di determinare il fattore di amplificazione per tutto il range spettrale o per bande di frequenze. Il fattore di amplificazione può essere derivato da rapporti spettrali espressi in termini di accelerazione (FA) o come rapporto tra spettri di velocità del moto del suolo (FV). Per il calcolo della funzione di trasferimento e dei fattori di amplificazione possono essere seguiti diversi approcci che comportano gradi di complessità crescente con conseguenti incrementi dei costi di esecuzione 13. Si ricordi infine che il calcolo del fattore di amplificazione può essere realizzato come rapporto tra parametri di scuotimento integrali (intensità di Housner) o di picco (PGA o PGV). La quantificazione numerica degli effetti di amplificazione litostratigrafica può avvenire anche attraverso una metodologia semplificata che prevede l utilizzo di abachi specifici, i quali restituiscono i valori richiesti in funzione di dati di ingresso quantitativi rappresentativi del modello litostratigrafico del sottosuolo e dei relativi parametri sismici (quantificazione della velocità equivalente delle onde di taglio, V SH, e profilo di velocità dei terreni) da ricavarsi attraverso opportune indagini ed approfondimenti. Nel documento nazionale ICMS, Volume 2, Parte III e 3.3, sono stati proposti abachi di riferimento che definiscono i fattori di amplificazione degli spettri elastici in superficie per differenti condizioni litostratigrafiche, considerando i due fattori di amplificazione FA e FV da applicare alle ordinate spettrali a basso periodo (FA) e ad alto periodo (FV). Con riferimento alla recente deliberazione regionale n.1362/2010, nella quale il territorio ligure risulta suddivido in zone 3s, 3 e 4, rispettivamente a molto bassa (zona 4) e bassa sismicità (zone 3s e 3), risulta che nell ambito regionale il valore di input sismico massimo atteso è pari a 0.15 g, per le zone 3s e 3, e 0.05 g, per la zone 4, conseguentemente è possibile utilizzare gli abachi nazionali riferiti al livello energetico di 0.18 g, per le zone 3s e 3 e quelli riferiti al livello energetico di 0.06 g per le zone 4 (vedi degli ICMS, Parte III). Si osserva che gli abachi sono rappresentati in forma tabellare, ordinati per litotipo e, rispetto a ciascun litotipo, diversificati per tipo di profilo di velocità delle onde di taglio. Occorre quindi individuare tra i modelli litologici disponibili quello che meglio si adatta al caso di studio, riconducendo la granulometria dei terreni di copertura ai tre possibili casi, a) argille, b) sabbie, c) ghiaie, necessariamente semplificando la colonna stratigrafica e considerando la classe granulometrica prevalente, o più rappresentativa ai fini sismici. Allo stesso modo, anche per l andamento della velocità dele onde di taglio con la profondità è prevista una semplificazione, scegliendo tra tre possibili profili: i) a velocità costante, ii) variabile linearmente con la massima pendenza compatibile con il valore di V SH, iii) variabile linearmente con pendenza intermedia fra costante e massima. Da quanto sopra indicato consegue che le indagini dirette ed indirette previste in fase di redazione del progetto di strumento attuativo devono consentire la definizione del modello litostratigrafico del sottosuolo, la 13 I fattori di amplificazione possono essere calcolati direttamente per via sperimentale (nel caso di forti terremoti registrati da reti accelerometriche), predisponendo di registrazioni accelerometriche o velocimetriche su roccia di base e in superficie, o mediante processi analitici basati sull applicazione di modelli numerici 1D, 2D o 3D che richiedono la conoscenza di una serie di parametri di input legati alle caratteristiche stratigrafiche e litotecniche dei suoli. Pag. 15

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