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1 Università degli Studi di Bologna Facoltà di Lettere e Filosofia L'Islam a Bologna: uno studio sulla funzione identitaria del ramadan di Giovanni Ruggeri Relatore: Cristiana Facchini 2010/2011

2 1 INTRODUZIONE L'Islām è una religione estremamente ramificata e differenziata al suo interno: al di là della principale divisione tra sunniti e sciiti, sono moltissime le scuole giuridiche e interpretative che costituiscono il ventaglio di possibilità tra le quali può scegliere il musulmano. Ciononostante (quasi) nessuna di queste correnti è considerata eretica, sono tutte legittime e "ortodosse"; questo perché in realtà la pluralità è considerata un valore, come sancisce lo stesso Corano 1, e perché nella religione musulmana, mancando quasi completamente nella teologia veri e propri dogmi, è più corretto parlare di ortoprassi che di ortodossia 2. In pratica l'unico modo per essere tacciato di apostasia è negare la shahāda 3, il primo dei "pilastri della religione" (arkān al-dīn 4 ), i cinque doveri fondamentali dell'uomo nei confronti di Dio, detti anche 'ibādāt. La shahāda consiste nel recitare ad alta voce, possibilmente in presenza di testimoni, la frase "Non vi è altro dio all'infuori di Dio e Muḥammad è l'inviato di Dio", ovviamente in arabo coranico. Questa proposizione contiene quello che potremmo chiamare il dogma essenziale dell'islām, ovvero l'unicità di Dio (tawfīd): il monoteismo assoluto e intransigente è la caratteristica basilare della religione musulmana. La seconda ibādāt è la preghiera obbligatoria (ṣalat), da compiere cinque volte al giorno. Essa consiste in una serie di movimenti precisi da ripetersi almeno due volte per la preghiera dell'alba, almeno tre per quella del tramonto e almeno quattro per quelle di mezzogiorno, del pomeriggio e della sera; va sempre preceduta, come tutti gli atti sacri, dalla purificazione rituale. Il terzo pilastro della fede è la zakāt, l'elemosina rituale: è questa una sorta di tassa annua, regolata dalla legge e imponibile su alcuni tipi di possedimenti e di guadagni, che veniva poi ridistribuita dal potere centrale a favore di determinate categorie poveri, ammalati, pellegrini, schiavi desiderosi di affrancarsi, debitori per motivi 1 Cor. IL, A. Bausani (1999), L'Islam, Milano: Garzanti, pp Per la trascrizione dall'arabo mi sono basato sulle norme adottate nel libro di Bausani di cui alla nota 2. 4 Per quel che riguarda la trattazione degli arkān al-dīn si faccia riferimento a Bausani, L'Islam, op. cit., pp , e a G. Vercellin (1996), Istituzioni del mondo musulmano, Torino: Einaudi, pp

3 onorevoli... La zakāt è ormai caduta in desuetudine quasi ovunque, salvo nei paesi in cui la legge coranica è seguita rigorosamente (Iran, Arabia Saudita, Pakistan eccetera) 5. Troviamo quindi il pellegrinaggio (ḥajj), da compiere almeno una volta nella vita se le condizioni economiche del fedele lo permettono. Alla fine del pellegrinaggio, che si dovrebbe compiere nel dodicesimo e ultimo mese del calendario lunare musulmano (dhū l-ḥijja), si celebra una delle due grandi feste del mondo islamico, ʿīd al-kabīr ("la grande festa"), in memoria del sacrificio di Isacco. La seconda, ʿīd al-ṣaghīr ("la piccola festa"), si celebra alla fine del ṣawm (o ṣiyām), il digiuno rituale nel mese di ramaḍān, che costituisce anche il quinto pilastro dell'islām. Proprio sul complesso rituale legato a questo mese sacro mi concentrerò nel corso di questo elaborato. Oltre ad un'introduzione agli aspetti strettamente normativi e dottrinari, che verranno trattati nel primo capitolo, parlerò più specificamente della situazione dell'islām italiano: la sua storia recente, i dati delle presenze e delle provenienze dei musulmani in Italia, le forme associative tipiche di questo ambiente ed una breve storia delle trattative tra queste associazioni e lo Stato. Infine, nell'ultimo capitolo, entrerò ancora più nel dettaglio con la situazione generale dell'islām nella provincia di Bologna, basandomi sia su ricerche altrui in particolare sui dossiers dell'osservatorio Provinciale per l'immigrazione, organo costituito nel 2002 che collabora con la Prefettura e il Comune sia sulle interviste da me realizzate nel mese di febbraio Le prime due, non registrate, hanno visto come protagonisti prima un impiegato della moschea di Bologna di via Pallavicini (incontrato il 2 febbraio) e quindi l'imam Said Mahdy Nasr (venerdì 4 febbraio), e mi sono servite più che altro ad inquadrare la moschea e le sue attività. La terza, registrata domenica 20 febbraio, ha visto come protagonista Mustapha Benkouhail, marocchino presidente dell'associazione Culturale Islamica per l'integrazione di Marzabotto, che ho incontrato in una saletta che il Comune di Marzabotto mette a disposizione dell'associazione per i suoi corsi domenicali di arabo per bambini. Lo stesso giorno ho poi registrato il mio incontro con Arafat, un ragazzo quattordicenne di famiglia bengalese residente a Sasso Marconi; purtroppo è l'unica persona appartenente alla cosiddetta "seconda generazione" di 5 Bausani, L'Islam, op. cit., pp

4 immigrati che sono riuscito a contattare, anche se sarebbe stato molto utile avere a disposizione un bacino più ampio nel quadro dello studio del ruolo del ramaḍān nei processi di costituzione identitaria dei giovani musulmani italiani. La quinta intervista è stata registrata domenica 27 febbraio nella sala di preghiera della sopracitata Associazione per l'integrazione: hanno partecipato, assieme a Benhouhail, altri quattro uomini marocchini appartenenti all'associazione. In seguito a questa seduta ho assistito alla preghiera di mezzogiorno svolta dai cinque nella sala. Infine, il giorno seguente, ho avuto un incontro con il gestore bengalese anch'egli di un negozio ortofrutticolo e di generi alimentari di vario tipo (salvo alcolici e carne di maiale) all'interno del suo esercizio commerciale. 3

5 2 TEORIA E FONTI: ASPETTI GIURIDICI E TRADIZIONALI DEL RAMAḌĀN 1 - IL CALENDARIO ISLAMICO In epoca preislamica, nel Vicino Oriente erano in vigore due calendari principali: il primo, solare, era adottato principalmente dalle popolazioni di agricoltori stanziali per motivi di praticità legati al ciclo delle stagioni; il secondo, lunare, era in uso soprattutto tra i beduini nomadi che popolavano l'hijaz, la regione culla dell'islām. A partire dal IV secolo, però, probabilmente sotto l'influenza della numerosa minoranza ebraica che abitava nella zona, essi optarono per un calendario misto lunisolare. 6 Una rivelazione coranica 7, avuta dal Profeta poco prima della morte, sancì però l'abbandono di questo sistema di datazione in quanto "empio", e ripristinò l'antico calendario lunare. Essendo l'anno lunare composto di 12 mesi alternati di 30 e 29 giorni per un totale di 354 giorni, esso è più corto di circa 11 giorni rispetto all'anno solare: le festività islamiche risultano quindi ogni anno anticipate di tale lasso di tempo rispetto al corso delle stagioni, e cadono nella stessa data ogni 32 anni solari 8. Il ramaḍān è il nono di questi dodici mesi lunari: l'etimologia del termine significa grosso modo "mese torrido", la qual cosa fa pensare che, al tempo del calendario misto lunisolare, esso fosse un mese estivo. La sua durata è di 30 giorni si noti che per i musulmani, così come per gli ebrei, il giorno inizia al tramonto e non all'alba, e il suo inizio non è calcolato astrattamente, in base a formule calendariali, ma conformemente allo spirito fortemente pratico e concreto dell'islām è decretato dalla testimonianza visiva dell'ingresso della nuova luna 9. La tradizione ha infatti tramandato un ḥadīṯ, ovvero un aneddoto sui detti e la vita del Profeta e dei suoi Compagni (che costituiscono i modelli ai quali ogni musulmano deve ispirarsi), che recita: 6 Vercellin, Istituzioni, op. cit., pp Cfr. Cor. IX, 36 sgg. 8 Vercellin, Istituzioni, op. cit., pp Bausani, L'Islam, op. cit., pp

6 Digiunate alla vista della luna e rompete il digiuno alla sua vista; se essa vi risulterà nascosta, contate trenta giorni interi dalla luna nuova di Sa'bân [il mese che precede il ramaḍān nel calendario islamico] IL ṢAWM NEL CORANO Secondo la consuetudine, il ramaḍān trae la sua importanza dal fatto che fu in una notte di questo mese, la laylat al-qadr ("Notte del Destino"), che l'arcangelo Gabriele (Jibril) fece discendere nella sua interezza il Corano su Muḥammad; secondo la credenza popolare, inoltre, questa è la notte in cui ogni anno si decide il corso degli eventi del mondo 11. Sull'esatta posizione della Laylat al-qadr non v'è certezza, ma la maggioranza dei dottori dell'islām è unanime nell'individuarla in una tra le ultime cinque notti dispari del mese, ed è per questo che negli ultimi dieci giorni i credenti pongono particolare fervore nelle preghiere. Anche sulle origini dell'importanza accordata all'intero mese non c'è concordia tra gli studiosi, ma l'ipotesi che pare più probabile fa riferimento alla particolare sacralità di cui esso era investito già in epoca preislamica 12. Occorre ora delineare un quadro delle menzioni del ṣawm nel Corano, fonte unica (assieme alla Sunnah, "tradizione", l'insieme degli ḥadīṯ) e santissima del sapere e della dottrina musulmani. Il riferimento principale è senza dubbio il seguente: [183] O voi che credete! V'è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio, [184] per un numero determinato di giorni; ma chi di voi è malato o si trovi in viaggio, digiunerà in seguito per altrettanti giorni. Quanto agli abili che lo rompano, lo riscatteranno col nutrire un povero. Ma chi fa spontaneamente del bene, meglio sarà per lui; il digiuno è un'opera buona per voi, se ben lo sapeste! [185] E il mese di Ramaḍān, il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvazione, non appena ne vedete la luna nuova, digiunate per tutto quel mese, e chi è malato o in 10 Citato in G. Soravia, I pilasti dell'islam, in M. B. Gnani Montelatici (a cura di) (1998), La Cultura dell'islamismo, "Il valore della pluralità delle culture", Quaderno n. 3, Faenza: Provveditorato agli Studi di Ravenna - Provincia di Ravenna, Assessorato Istruzione, p G. Soravia, Il corano, in M. B. Gnani Montelatici (a cura di), La Cultura, op. cit., p Vedi voce 'ṣawm' in C. E. Bosworth et al. (a cura di) (1998), Encyclopédie de l'islam, Leiden: E. J. Brill, vol. IX: San-Sze, p

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