PROGETTO: Cani di altri territori: aiutiamolì Gemellaggi e condivisione buone pratiche

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1 AREA SVILUPPO SOCIALE PROGETTO: Cani di altri territori: aiutiamolì Gemellaggi e condivisione buone pratiche

2 CONTESTO Il fenomeno del trasferimento, verso il nostro territorio, di cani provenienti da altre regioni, prevalentemente del Sud Italia, è noto da anni 1 : alcune Associazioni animaliste che operano nell'italia meridionale, o, spesso, singoli volontari, hanno attivato una movimentazione di cani (ma anche di gatti), con lo scopo di aiutare gli animali che vivono in situazioni di estrema criticità. Oltre ad organizzare delle staffette per trasportare dei cani in base ad adozioni pianificate, molto spesso, però, anche diversi cani, per i quali l'adozione non è ancora stata trovata, vengono trasportati e, di fatto, vengono fatti ritrovare sul nostro territorio, e quindi entrano nei canili presenti nell'area metropolitana, con conseguenti oneri economici a carico delle amministrazioni e delle associazioni che gestiscono le strutture, nonché con un aumento del potenziale rischio sanitario. Va però evidenziato che il flusso di cani dal sud è alimentato, anche, da convenzioni onerose che alcuni Comuni del sud hanno stipulato con ditte private, per trasferire i cani in canili della nostra regione, quale soluzione al sovraffollamento delle loro strutture. Anche le Associazioni animaliste che fanno parte del Comitato tutela animali d'affezione sono consapevoli che, senza il giusto controllo dei flussi, si rischierebbe di portare nelle nostre strutture un sovraffollamento, che ne provocherebbe il collasso, e chiedono la sinergia di tutte le componenti coinvolte per garantire delle condizioni di vita migliori anche ai cani del sud, senza pregiudicare i livelli di salute e benessere che nei nostri canili sono stati raggiunti in anni di lavoro condiviso, e senza aggravare i bilanci degli enti locali del nostro territorio. OBIETTIVO L'obiettivo del tavolo, istituito nell'ambito del Comitato tutela animali d'affezione, è quello di cercare possibili modi per governare i flussi di cani provenienti da altre regioni, per far sì che si svolgano nel rispetto del benessere degli animali e delle norme sanitarie 2, anche a tutela della salute pubblica, ed al tempo stesso ragionare su cosa può essere fatto per migliorare le condizioni di vita dei cani nei loro luoghi di origine: è evidente che, per affrontare questi 1lo stesso Comitato tutela animali d'affezione se ne era occupato in passato, istituendo un gruppo di lavoro ad hoc, tra la fine del 2009 e l'inizio del vedi Linee Guida del Ministero della Salute 03/07/2014, relative alla movimentazione e registrazione nell anagrafe degli animali d'affezione ai sensi dell Accordo 24 gennaio 2013 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le province, i comuni e le comunità montane in materia di identificazione e registrazione degli animali d affezione

3 problemi, occorra cercare di agire su quelle che ne sono le cause. È un dato di fatto che non sia possibile assorbire, sul nostro territorio, un numero maggiore di animali, rispetto a quelli che già arrivano, ma - nella consapevolezza che sono molti quelli che, nelle aree di provenienza dei flussi, sono ospitati in strutture nelle quali non vengono praticate a sufficienza sterilizzazioni ed adozioni - è necessario ricercare delle soluzioni per prevenire un'eccessiva concentrazione di animali in quei canili e per migliorare contestualmente il benessere di quegli animali. Le ipotesi e le proposte di intervento dovranno essere sottoposte ed approvate da parte di tutti i diversi soggetti pubblici e no profit coinvolti. PROPOSTA PROGETTUALE Analizzando la realtà del nostro territorio, risulta che sono presenti 14 canili, in provincia di Bologna, ma, quello che i gestori dei canili segnalano, è che, essendo la pratica delle sterilizzazioni consolidata da anni, chi cerca un cucciolo, nei nostri canili non lo trova, quindi finisce, molto spesso, per prenderlo dal sud, il più delle volte, stringendo contatti su internet. Per un corretto abbinamento cane-padrone sarebbe, invece, opportuno che, cuccioli o cani adulti, venissero dati in adozione attraverso i canili: questo garantirebbe le dovute tutele, anche dal punto di vista sanitario, oltre che la possibilità di essere seguiti durante l'adozione, e di ricevere assistenza, se richiesta, nel post-adozione. Questa modalità avrebbe anche il fine di limitare, attraverso una scelta assistita e consapevole, il rischio di rinunce dopo l'adozione. Obiettivo del progetto è cercare di individuare delle soluzioni per risolvere le diverse problematiche, agendo, contestualmente, su due linee di intervento: Una prima linea di intervento, potrebbe essere quella di verificare l'interesse e la possibilità da parte dei Comuni/canili del nord e Comuni/canili del sud di promuovere dei gemellaggi, attraverso i quali avere la possibilità di gestire i flussi, prevedendo il coinvolgimento dei Comuni, delle Aziende USL, del canile di provenienza e di quello di destinazione, nonché delle Associazioni animaliste. Dal punto di vista pratico, attraverso la collaborazione fra associazioni, si potrebbero segnalare i cani che potrebbero essere trasferiti nelle nostre strutture per l'adozione, dando la precedenza ai cani con alto indice di adottabilità, in modo che i cani accolti nei canili del Nord vi debbano sostare il più breve

4 tempo possibile. Parallelamente a ciò, attraverso le associazioni, si potrebbe anche cercare di promuovere le adozioni tramite diffusione di foto, video e descrizioni sintetiche dei cani (sesso, età, carattere) via internet, facebook ecc. e, una volta individuati i possibili futuri proprietari degli animali, si potrebbe attivare la procedura per il trasferimento del cani. Una volta individuati i cani da trasferire da canile a canile, il Comune e l'azienda USL e l'associazione locale dovrebbero comunicare al Comune e all'associazione e all'azienda USL di Bologna la data e la persona che si occuperà del trasferimento dei cani, certificando che sono stati effettuati i controlli sanitari necessari, che il cane è stato microchippato, sverminato, vaccinato, e se possibile, compatibilmente con l'età, sterilizzato. L'adozione di tali cani, attraverso il canile, veloce nel primo caso o addirittura immediata nel secondo caso, non comporterebbe spese, o le ridurrebbe notevolmente per il Comune accogliente, (tolte le spese veterinarie per controlli sanitari, eventualmente ritenuti necessari, e se non già comprese nella convenzione con il gestore), ed al tempo stesso, sarebbe garantito il benessere degli animali. La gestione dei flussi, infatti, porterebbe una riduzione delle spese, considerando che, attualmente, il trasferimento dei cani dal sud avviene già, ma in modo incontrollato, e comporta l'obbligo, per il Comune sul cui territorio viene fatto ritrovare l'animale, di accoglierlo e l'onere di accollarsi le spese di mantenimento e quelle sanitarie (vedi L.R. 27/2000, art. 2 comma 1 lett. a); art. 16 comma 1 lett. c); art. 20 commi 2 e 4), che comprendono tutti i controlli sanitari previsti ed anche le vaccinazioni, non avendo modo di sapere se siano già state eseguite. Un flusso controllato servirebbe proprio ad evitare i tanti ingressi nei canili di cuccioli ritrovati sul territorio : allo stato attuale, l'escamotage di chi vuole fare entrare dei cani nei canili è quello di segnalare, con una telefonata, il ritrovamento degli animali, che vengono quindi recuperati ed accolti dal canile competente per territorio. Viene sottolineato, inoltre, che questi ingressi per finti ritrovamenti sul territorio, di cani che in realtà sono stati portati dal Sud, fanno emergere un apparente fenomeno di randagismo al Nord: attualmente, infatti, i cani fatti trovare sul territorio sono, quasi sempre, cuccioli privi di microchip, e per questo sfuggono ad ogni controllo sulla provenienza, andando ad incidere sul numero dei randagi sul nostro territorio. Al contrario, governando i flussi attraverso i canili, ci sarebbe un movimento di cani

5 microchippati e sarebbe chiara la loro provenienza, ed inoltre, con i dovuti controlli, sarebbero anche monitorate le condizioni di salute degli animali. - Una seconda linea di intervento, da attivare contestualmente, prevede la possibilità di trasferire in altri contesti le buone pratiche poste in atto sul nostro territorio, attivando collaborazioni tra le Associazioni del nostro territorio metropolitano e le Associazioni locali. A tale scopo, le associazioni del nostro territorio prenderanno contatti con quelle associazioni locali che conoscono le realtà dei loro territori ed hanno già contatti con i Comuni, partendo da quelle che già oggi si adoperano per far eseguire delle sterilizzazioni. Per quanto riguarda le sterilizzazioni, sarebbe utile, ad esempio, attivare delle collaborazioni tra le associazioni locali, l'ordine dei Medici Veterinari, ed i Medici Veterinari AUSL, per individuare le forme più opportune per promuovere il volontariato dei professionisti, o l'introduzione di prezzi calmierati. Va infatti evidenziato che, attualmente, alcuni Comuni del sud spendono rilevanti somme di denaro, ad esempio, per convenzionarsi con strutture private del nord, per il trasporto e la custodia degli animali, o per il mantenimento nelle varie strutture pubbliche e private di cani il cui numero, senza che vengano praticate le sterilizzazioni, è inevitabilmente destinato ad aumentare: quegli stessi Comuni potrebbero, in alternativa, utilizzare gli stessi fondi per sterilizzare i cani e per migliorare, gradualmente, le proprie strutture. Riepilogando, si propone di attivare gemellaggi tra Comuni che comprendano i due filoni di intervento strettamente interrelati da promuovere e realizzare contestualmente: il governo dei flussi, attraverso convenzioni tra Comuni/canili di nord e sud, e collaborazione con Associazioni e ASL delle zone interessate, per cercare di bloccare i flussi "incontrollati"; la trasmissione agli altri territori, con i quali si realizzano i gemellaggi, di buone pratiche, già consolidate sul nostro territorio: sterilizzazioni, campagne di sensibilizzazione, apertura dei Canili ai volontari ed ai visitatori in orari e giorni adeguati, con l obiettivo finale di promuovere le adozioni.

6 CONCLUSIONI Preso atto che il flusso dei cani dal sud non si è ridotto nel tempo e che la soluzione al problema dei tanti cani nei canili di altre regioni non possa esser quella di un trasferimento incontrollato degli animali nei nostri canili, con il rischio di portare le strutture del nord al collasso, si propone di sperimentare l'ipotesi della collaborazione interistituzionale e interassociativa mediate l'attivazione di gemellaggi. Quello proposto potrebbe essere, dunque, un "progetto pilota" che coinvolga, inizialmente, solo qualche canile e qualche Comune interessato, in attesa di estenderlo ad altri, se i risultati saranno positivi. È chiaro che, se verranno realizzati dei gemellaggi tra canili, le associazioni che gestiscono i canili dovranno impegnarsi a non accettare cani da altre staffette, al di fuori delle convenzioni, per non saturare le strutture, e collaborare con le associazioni del sud per promuovere quei mutamenti che possano incidere positivamente nelle realtà di provenienza dei cani. Un percorso di questo tipo richiede, ovviamente, la attivazione di rapporti fra le associazioni (che in alcuni casi già esistono) e fra le istituzioni. Probabilmente, il progetto potrebbe meglio decollare in quelle realtà con cui già oggi collaborano le associazioni del Comitato per la tutela degli animali d'affezione della Città metropolitana. Un ulteriore aiuto potrebbe derivare dal coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna che potrebbe promuovere, anche a livello nazionale, il progetto. E' infatti evidente che il fenomeno in questione non riguarda solo ed esclusivamente il nostro territorio, ma diverse parti d'italia. Importante, per la tutela del benessere animale, è anche il ruolo delle Polizie Municipali, della Polizia provinciale della Città metropolitana e degli organi di polizia preposti, nel raccogliere e dare seguito alle segnalazioni ricevute dai cittadini, al fine di verificare se si configurano dei reati che vanno oltre le irregolarità nel trasporto, legate a violazioni del Codice della strada, delle norme sanitarie e sull'anagrafe Canina. Quello che va assolutamente contrastato è che qualcuno possa speculare, sfruttando, dal punto di vista economico, il trasferimento dal sud al nord di cani che poi restano nei canili, o di cui si perdono le tracce. Gruppo di Lavoro cani provenienti da altre regioni Hanno preso parte agli incontri propedeutici alla stesura del progetto:

7 Gianfranco Kolletzek (Bolognazoofila), Maria Rosa Gironi (Un animale per amico), Maurizio Pianazzi (Cruelty free), Lilia Casali (Animal Liberation), Olivia Melloni (Medico Veterinario AUSL di Bologna), Stefano Bussolari (Polizia provinciale della Città metropolitana), Renato Borri (Animal Liberation), Rita Paone (Comune di Castello D'Argile), Valeria Paselli (Il Rifugio del cane di Ponte Ronca), Silvia Masetti (Il Rifugio del cane di Ponte Ronca), Federica Ravaioli (Il Rifugio del cane di Ponte Ronca), Annalisa Amadori (LAV), Marianna Masolini (Canile Il Giovanetto ) Antonella Lazzari (Città metropolitana di Bologna) e Daniela Tralongo (Città metropolitana di Bologna). (Per la realizzazione grafica del logo del progetto hanno collaborato Daniela Tralongo e Paola Galloro, della Città metropolitana di Bologna)

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