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1 Organo ufficiale delle Federazioni ticinesi FTAP e FCTI - Spedizione in abbonamento - Segnalare cambiamenti di indirizzo - GAB 6962 Viganello Numero unificato FCTI / FTAP - Agosto 2010 Per sparare meglio e in sicurezza Risultati della caccia al cinghiale Inaugurata la nuova sede del Museo della pesca a Caslano 5 sp&ciale 3 Rinaturazione della foce del fiume Ticino: un delta per la natura e per l uomo

2 La Pesca Organo ufficiale della Federazione ticinese per l acquicoltura e la pesca Numero 3 - agosto 2010 Anno CV Periodico con 4 pubblicazioni annuali di cui 2 abbinate al periodico della FCTI (Federazione cacciatori ticinesi) Corsi per nuovi pescatori (possibilità di iscrizione online) ftap@bluewin.ch Cassiere Gianni Gnesa telefono ufficio fax gnesa@gruppomulti.ch Redattore responsabile Raimondo Locatelli via Massagno 7 CH-6952 Canobbio telefono e fax raimondo.locatelli@ticino.com Cambiamenti di indirizzo Manuela Patà via Locarno 42 CH-6616 Losone telefono manuela.pata@bluewin.ch Pubblicità Graficomp SA Servizio di prestampa via Ligaino 44 CH-6963 Pregassona telefono fax graficomp@ticino.com Grafica e impaginazione Graficomp SA Servizio di prestampa via Ligaino 44 CH-6963 Pregassona telefono fax graficomp@ticino.com Stampa TBS, La Buona Stampa SA via Fola CH-6963 Pregassona telefono fax info@tbssa.ch Sommario L editoriale Tullio Righinetti: irrinunciabile la moratoria sulle microcentrali Gravi inadempienze della Confederazione per i deflussi minimi «No» secco ad una nuova diga in Val d Ambra Sempre a proposito di cormorani Un delta per la natura e per l uomo Urgono misure a protezione del gardon nel lago di Lugano Evitare le semine nei siti di riproduzione degli anfibi Corsi di introduzione alla pesca per il Inaugurato a Caslano il nuovo Museo della pesca Nel guadino dei più fortunati Torna la trota marmorata Immissione di alborelle nel Ceresio Salmonidi autoctoni: proteggere le popolazioni a livello locale 62 Tagliati gli alberi lungo il Vedeggio In copertina: Inaugurazione della nuova sede del Museo della pesca a Caslano. Fotografia: Graficomp SA, servizio di prestampa

3 L editoriale di Urs Luechinger presidente della FTAP Il gardon Qualche mese fa, la Commissione internazionale italo-svizzera per la pesca aveva deciso di sperimentare una nuova rete per la cattura del gardon nei periodi di protezione del pesce persico e del lucioperca (dunque, nei mesi di aprile e maggio), al fine di proporre condizioni migliori ai pescatori con reti, in quanto limitati in quel periodo nell impiego di molti tipi di rete. I pescatori dilettanti del lago Ceresio sono però insorti contro questa proposta della citata Commissione. Vediamone, in dettaglio, il perché. Va premesso che gli amici del Verbano avevano aderito a questa sperimentazione in quanto il gardon è in netta espansione e, dunque, vi sono le condizioni per provare se questa rete, la famigerata «gardonera», è in grado di selezionare le catture, evitando di catturare tutte le altre specie. E poi va tentato di tutto per salvare l aborella, in netta discesa nel Verbano. Tutto ciò avviene nel tardo autunno 2009, quando improvvisamente oltre 2000 cormorani, presenti sul lago, se ne vanno. I pescatori già da tempo insofferenti di fronte all annuale prelievo di circa 200 tonnellate di pesce (secondo studi specifici, nella misura del 90% si tratta di gardon) e già, peraltro, da qualche tempo in presenza della netta percezione di una diminuzione della popolazione di gardon si erano preparati a tenere una manifestazione pubblica con lo scopo di sensibilizzare la popolazione su questo problema. E ciò considerando che grazie alle leggi di allora (mentre qualcosa è cambiato nei tempi più recenti ) non sembrava esserci una soluzione soddisfacente se non lungo i corsi d acqua (vedi la caccia dissuasiva del cormorano lungo i fiumi). La manifestazione, pertanto, è stata sospesa e sono seguite le più di - sparate ipotesi sulla fuga di 2000 cormorani sul lago Ceresio. Queste le due ipotesi che, alla fine, hanno prevalso: 1) i cormorani se ne sono andati poiché la popolazione di gardon è calata al punto da non rappresentare più una sufficiente disponibilità alimentare per loro; 2) il grande freddo di quel periodo ha costretto i gardon a scendere a quote, verso il fondo del lago, tali da non permettere più ai cormorani di predarli. L assemblea dei delegati della FTAP, nel mese di marzo di quest anno, ha registrato fra i vari argomenti dibattuti la richiesta della Federpesca al Dipartimento del territorio di sospendere la sperimentazione delle rete gardonera sul Ceresio. Il direttore del dipartimento Marco Borradori, in quell occasione, si è consultato con i funzionari dell Ufficio della caccia e della pesca, decidendo di dar seguito alla richiesta della FTAP e motivando tale scelta con l attesa di scoprire se davvero la popolazione di gardon sia diminuita o meno. Lasciamo perdere alcuni tentativi falliti del commissario svizzero Erich Staub di forzare la mano a Marco Borradori, spingendo affinché avvenisse un cambiamento di rotta nella decisione presa in assemblea: un modo di fare, questo, che la FTAP non può accettare. Fortunatamente, il consigliere di Stato ha tenuto duro e oggi i fatti danno ragione a lui e a noi. Saggia e felice, in effetti, è la scelta presa da Borradori e dai suoi funzionari dell UCP. Qualche giorno fa, la Commissione della FTAP Verbano-Ceresio è stata informata dal dr. Bruno Polli sul gardon catturato nel 2008 e nel 2009 dai pescatori con reti. Orbene, i sospetti dei pescatori dilettanti (ed anche di quelli con reti) si sono rivelati corretti: il pescato è diminuito di circa il 35% nel 2009 rispetto al Va inoltre aggiunto che nel corso dell assemblea (un paio di mesi fa) di Assoreti, associazione alla quale aderisce la maggior parte dei pescatori con reti è stato dichiarato che il pescato di gardon è ulteriormente diminuito di 2/3 rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. Morale: IL GARDON È IN CRISI. Ma perché, noi pescatori dilettanti, ci preoccupiamo tanto di un pesce che fino a 3 anni fa veniva visto come «invasore» e causa della sparizione dell alborella nel Ceresio (fenomeno, questo, che potrebbe avvenire in maniera del tutto simile anche nei prossimi anni nel lago Verbano)? Si è compreso sin da subito che i predatori (lucioperca, persico, trota, luccio, bottatrice, e tutte le altre specie che si nutrono anche solo sporadicamente di pesce, come il cavedano, l anguilla, ecc ), in mancanza delle alborelle, hanno imparato a nutrirsi dei gardon dei primi due anni dalla nascita. Tanti gardon e tanti predatori: questa era l equazione semplice che piaceva, ad un certo punto, a molti. Ora, però, sembra che l equazione diventi la seguente: pochi gardon e i predatori incominciano a mangiarsi tra di loro. Ahimè, che lugubre aspettativa che ci si presenta davanti! Da parte di taluni i quali, finalmente, hanno preso atto che i pescatori dilettanti rappresentano, talora, degli interlocutori maggiormente obiettivi rispetto a certi pescatori con reti è stato detto che questo calo potrebbe rappresenta- 35

4 re una svolta affinché possa ritornare l alborella. Dal lato scientifico, l ipotesi potrebbe reggere e diviene dunque oltremodo necessario incrementare la produttività dell alborella presso lo stabilimento a Brusino Arsizio, in maniera da continuare nell esperimento di reintrodurre l alborella. La quale, però, malgrado i tentativi profusi per quasi 5 anni, finora non ha dato alcun risultato significativo (solamente qualche sporadica apparizione). Parallelamente, il gardon deve essere protetto da ulteriori minacce che ne insidierebbero l esistenza. Se durante la crisi del gardon dovesse manifestarsi una significativa ripresa dell alborella, allora sì che si potrà allentare un auspicata maggiore ed attuale protezione del gardon (scusate il gioco di parole). In sostanza, oggi vi sono tutte le premesse per inibire un aumento di pressione di pesca sul gardon ed osservare se l attuale crisi prosegue; nel medesimo tempo, è necessario aumentare l immissione di alborelle nel Ceresio per vedere se, nell ambito dello spazio della crisi del gardon, si siano create le condizioni per una ripresa significativa dell alborella. Come si inibisce sul Ceresio l aumento di pressione sul gardon? Semplice: 1) si limita la predazione del cormorano, e qui si spera nel lavoro del Gruppo cantonale uccelli ittiofagi, che farà senz altro tesoro della recentissima sentenza del Tribunale federale, istanza la quale indica come legali alcune pratiche atte a contenere la crescita delle popolazioni di cormorani; 2) si vieta l introduzione di nuovi attrezzi (tipo la gardonera), atti a catturare gardon; 3) si introduce un periodo di protezione del fregolo del gardon. La FTAP chiederà al Dipartimento del territorio di inserire l argomento all ordine del giorno della prossima riunione della Commissione consultiva per la pesca, prevista nel mese di settembre di quest anno. Urs Luechinger presidente della FTAP In attesa che il Governo presenti una pi Tullio Righinetti: irrinunciabi La mozione «Moratoria microcentrali elettriche» è stata presentata il 7 maggio Primi firmatari Tullio Righinetti, Rodolfo Pantani e Fabio Regazzi, con altri 31 deputati, quindi in totale 34 deputati hanno sottoscritto l atto parlamentare. La mozione aveva, e tuttora mantiene, tutta la sua importanza ed attualità. L atto parlamentare ha però trovato l opposizione del Governo, il quale con il messaggio 6085 è lapidario: «Il PD e in particolare la scheda Energia (V3) e la scheda Acqua (P6) sono concretamente sufficienti». La FTAP ha reagito prontamente, ricordando che è al corrente del fatto che diversi servizi amministrativi tra i quali l UCP (Ufficio caccia e pesca) ma anche altri, come l Ufficio natura e paesaggio hanno rassegnato, all attenzione dell Esecutivo, pareri favorevoli (scientificamente favorevoli) all accettazione della proposta di moratoria. Ma il Governo come ha avuto modo di evidenziare Tullio Righinetti, nella seduta della Commissione energia il 18 maggio scorso, in qualità di primo firmatario non ne ha tenuto minimamente conto, addirittura non ne parla neppure nel messaggio in oggetto. È ben vero, rileva Righinetti, che «la cosa rientra nelle sue facoltà, tuttavia fa nascere più di una perplessità». Contrariamente alle sue abitudini, «l Esecutivo ha disatteso i pareri scientifici dei suoi specialisti. La cosa meraviglia perché, di solito, il Governo si basa sul parere degli Uffici competenti, considerandolo determinante per le scelte. Questa volta ha preso una decisione politica, in contrasto con il sistema che applica generalmente. Il che è perlomeno strano». È opportuno rilevare, precisa Tullio Righinetti, che tutti i firmatari della mozione non sono avversari preconcetti delle microcentrali elettriche; anzi, le considerano opportune ed interessanti laddove sfruttano acque senza stravolgere gli equilibri idrici e, più in generale, ambientali della zona. Soprattutto quando sono combinate con acquedotti e prendono due piccioni con una sola fava. Si tratta in fondo, senza essere per nulla fanatici del protezionismo ad oltranza, di evitare di rovinare per sempre tratti di fiumi e di torrenti con vocazione piscicola, situati nel contempo in zone ambientali eccezionali, con evidente e importante valore turistico, oltre che di conservazione di ambienti incontaminati. Dal momento della presentazione della mozione (due anni or sono), ha sottolineato Righinetti dinanzi alla Commissione energia, «la pressione dello sfruttamento a scopo energetico dei corsi d acqua, anche di portata limitata, è drasticamente aumentato». La causa è ben nota: la rimunerazione dell energia rinnovabile in base all art. 7 a della Legge federale sull energia. La retribuzione dei costi di produzione da nuove centrali idroelettriche fino ad una potenza media di 10 MW viene calcolata in base a uno schema fisso stabilito dall Ordinanza federale sull energia (appendice 1.1). Quella minima è di 8,5 cent./kwh, quella massima di 36 cent./kwh. Il computo non considera la durata della concessione e si basa su un ammortamento di soli 25 anni, per cui la retribuzione versata supera quasi sempre di molto nientemeno che i costi reali di produzione. «La cosa provoca una sproporzionata ed artificiosa corsa alla costruzione di nuove centrali idroelettriche, con obiettivo il guadagno assicurato 36

5 anificazione le la moratoria sulle microcentrali dalla normativa federale, spesso ahimè a scapito della salvaguardia di beni importanti quali l acqua, la fauna ittica e tutto quanto cresce e vive nella valli prese di mira. Il costo dell energia, retribuito in base alle leggi citate, viene coperto con un prelievo di 0,6 cent/kwh operato dalla società che gestisce la rete ad alta tensione (la Swissgrid), che alimenta un apposito fondo con circa 300 milioni di franchi all anno. Essa serve a ritirare la corrente rinnovabile al prezzo citato». Tullio Righinetti osserva altresì che non ci sono statistiche aggiornate sul numero degli impianti che hanno fatto richiesta della retribuzione a prezzo di costo. Esse vanno inoltrate a Swissgrid prima della procedura di autorizzazione. Circa una anno fa, erano state inoltrate domande per 620 impianti idroelettrici: più della metà (345) concernevano centrali elettriche su corsi d acqua ancora incontaminati, e una piccola parte costituiva ampliamenti di centrali esistenti. Una buona parte, meno della metà comunque, costituiva centrali su acquedotti, quelle microcentrali alle quali tutti danno il benvenuto. Secondo una valutazione attendibile delle nuove microcentrali su corsi d acqua non ancora utilizzati, circa settanta inciderebbero su ambienti e paesaggi particolarmente sensibili perché protetti o degni di protezione. Mancano purtroppo le statistiche per il Ticino! Gli ultimi dati disponibili per il nostro Cantone, infatti, risalgono al novembre Erano annunciate 17 nuove centrali, tra le quali quella contestata di Brione Verzasca e quella in Lavizzara. «Delle altre 15 domande presentate in Ticino si sa poco o nulla, e la cosa a dir poco meraviglia, per cui ben venga la Legge sulla trasparenza in gestazione nella Legislativa in seguito ad una iniziativa popolare. Sembra che Swissgrid non sia tenuta a notificare le richieste ai Cantoni, malgrado lo scopo sia quello di sfruttare le acque pubbliche: ciò, comunque, non giustifica il Cantone, che potrebbe farsi parte attiva e documentarsi in merito». Di fronte alla valanga di progetti in arrivo e a quelli in elaborazione, precisa sempre Tullio Righinetti, diversi Cantoni hanno deciso di sottoporre le domande ad un primo filtro pianificatorio. Si tratta, in poche parole, di scartare già in fase preliminare le domande più conflittuali. Si tratta anche di ridurre i costi, che aumenteranno nella misura in cui gli esami si protraggono inutilmente. Si tratta, ed è diventata una regola d oro, di richiedere un dettagliato esame di impatto ambientale per le centrali con più di 3 MW di potenza istallata. Ci sono casi particolari in Vallese e in Grigioni, confrontati con la sovranità comunale delle acque e quindi soggette al rispetto dell autonomia locale. Tutti gli altri Cantoni, nei quali l acqua appartiene al Cantone stesso, hanno messo in cantiere una pianificazione cantonale, con lo scopo di suddividere il territorio per quanto concerne lo sfruttamento idroelettrico in tre grandi categorie: corsi d acqua sfruttabili secondo i parametri di legge; corsi d acqua sfruttabili in modo limitato con misure di compensazione o protezione supplementare; corsi d acqua protetti e, quindi, non sfruttabili. Si tratta altresì di ridurre lo sforzo amministrativo dell esame delle domande e di aumentare la sicurezza giuridica. Si tratta, ancora, di accelerare in maniera razionale le procedure, a vantaggio di tutti. Il più avanzato, attualmente, è il Canton Berna che ha in consultazione una «proposta di pianificazione». Il Cantone è stato suddiviso in tre parti secondo il concetto citato prima ed è stata decretata una MORA- TORIA su tutte le nuove domande in attesa della prevista pianificazione. Foto: Tullio Righinetti sottolinea: «La pressione dello sfruttamento a scopo energetico dei corsi d acqua, anche di portata limitata, è drasticamente aumentata». Questa soluzione, che prevede una soluzione pianificatoria seria e consapevole al posto dell esame caso per caso, appare giudiziosa. Essa permette di vedere la situazione nel suo assieme e non solo settorialmente. È intuitivo, sottolinea il primo firmatario della mozione, che si tratta della soluzione migliore e più scientifica. Essa, inoltre, favorirebbe sia la protezione delle acque e dei paesaggi più sensibili, sia la produzione di energie rinnovabili in quanto abbrevierebbe l iter procedurale oggi molto lungo. Infatti, permetterebbe di concentrarsi sui casi validi, dopo avere scartato in fase preliminare le richieste con scarse o nessuna possibilità di avere successo. Ma il Governo ticinese si oppone alla moratoria, affermando che la procedura pianificatoria sarebbe sproporzionata ed inefficiente. Vero, invece, è il contrario, come dimostrato in altri Cantoni. Il Governo richiama l esperienza dell ultimo decennio. Ma l Esecutivo, rileva Tullio Righinetti, dimentica che non è questo periodo che fa stato: i motivi dell esplosione di domande sono molto più recenti e risalgono soprattutto a due anni or sono e, meglio, alla messa in vigore il 1 maggio 2008 (proprio una settimana prima della presentazione della mozione, e non a caso!) dell art. 7 a della Legge federale sull energia. 37

6 Sul dossier Ritom-FFS gravi inadempienze della Confederazione per i deflussi minimi In una lettera del presidente F no secco ad una nuova diga in Quest anno, rileva il leghista Norman Gobbi in un interrogazione presentata contemporaneamente al Consiglio nazionale e al Gran Consiglio ticinese, scade definitivamente ogni proroga alla concessione per l utilizzo delle acque del Ritom, scaduta formalmente il Dal 1995 sono in atto le trattative per il rinnovo, riattivate poi nel 2005, già fuori tempo. Da allora però nulla si è più mosso; problemi di personale presso gli uffici preposti di FFS, hanno fatto sì che oggi le FFS e quindi la Confederazione, non rispettino più l articolo 58a della LUFI. Il citato articolo 58a recita testualmente: 1 Il rinnovo può avvenire alla scadenza della concessione o prima. 2 La domanda di rinnovo della concessione deve essere presentata almeno 15 anni prima della scadenza della stessa. Le autorità competenti decidono, almeno dieci anni prima della scadenza della concessione, se sono disposte in linea di principio ad accordare il rinnovo. 3 Le nuove disposizioni sui deflussi residuali si applicano senza restrizione al più tardi 5 anni dopo la data fissata per la scadenza della concessione. 4 La durata massima di una concessione rinnovata anticipatamente si calcola a partire dal giorno dell entrata in vigore convenuto con il concessionario. La concessione deve tuttavia entrare in vigore al più tardi 25 anni dopo la decisione di rilascio. In particolare, osserva il parlamentare, i deflussi minimi non sono rispettati (lettera c dell articolo 58a) e nel 2011 entreranno in vigore le nuove disposizioni in materia di deflussi minimi, mentre il regime transitorio del Ritom scadrà il L attendismo e l empasse per la regolazione dei deflussi minimi e della riduzione dell impatto ambientale per l usufrutto delle acque del Ritom, da parte di FFS, sono incomprensibili. Infatti, le stesse FFS ad Amsteg hanno realizzato una demodulazione dei flussi con un opera in caverna (galleria sotto roccia), mentre in Ticino non si applica lo stesso metro per un opera di minor impatto economico per l azienda. In aggiunta, va sottolineato come il giusto indennizzo alla comunità locale per l usufrutto del corso d acqua e del salto non è riconosciuto. Due situazioni intollerabili per un azienda pubblica che dipende direttamente dal DATEC, responsabile per il rispetto delle norme ambientali; le FFS denotano, in questa situazione, una chiara mancanza di responsabilità ambientale e sociale. Con l interrogazione, pertanto, Norman Gobbi chiede al Consiglio federale: a) è intenzione del DATEC di attivarsi affinché le trattative tra FFS, Cantone Ticino e Comuni vengano condotte al fine di concludere la procedura di rinnovo entro la fine del 2010 (con voto del Gran Consiglio) e di riconoscimento del giusto indennizzo alle comunità locali da parte del DATEC? b) è stato verificato se le FFS attualmente rispettano le attuali norme relative ai deflussi minimi nello sfruttamento delle acque del Ritom? c) le normative ambientali saranno rispettate dalle FFS nell usufrutto delle acque del Ritom, già a decorrere dal ? I quesiti posti al Consiglio di Stato sono i seguenti: a) le FFS rispettano attualmente le normative riguardo i deflussi minimi e altre leggi di protezione dell ambiente (LPAmb, Lalia, ) nello sfruttamento delle acque del Ritom? b) occorre chiedere al Consiglio federale, e per esso al DATEC, che: le trattative per il rinnovo del Ritom siano condotte affinché entro fine 2010 possa il Gran Consiglio decidere in merito al rinnovo; le norme ambientali vengano rispettate da subito. Il 15 aprile scorso, il presidente della Federazione ticinese acquicoltura e pesca dr. Urs Luechinger ha inviato una lettera «Ai deputati del Gran Consiglio ticinese» con una opportuna, anzi una necessaria puntualizzazione sul delicato e controverso tema di un eventuale nuova diga in Val d Ambra. Questo il testo integrale della comunicazione ai membri del Parlamento cantonale: «La Federazione ticinese per l acquicoltura e la pesca (FTAP) desidera informarvi su una inesattezza contenuta nel messaggio 6329 del Consiglio di Stato licenziato al Gran Consiglio. A pagina 52 del citato messaggio e al capitolo 3.12 inerente la scheda di PD V3 (Energia), il Consiglio di Stato prende posizione sul ricorso del Comune di Lavizzara che propone di sostituire la disposizione realizzare il potenziamento degli impianti idroelettrici AET della Val d Ambra mediante l allestimento e l adozione di un Piano d utilizzazione cantonale con attuare una politica coordinata in merito alle possibilità del pompaggio-turbinaggio, privilegiando quelle economicamente ed ecologicamente più vantaggiose e tenendo conto degli aspetti di politica regionale. La FTAP condivide totalmente la proposta succitata. L inesattezza sul ruolo svolto dalla FTAP è contenuta nella pagina successiva, dove si scrive: Il progetto Val d Ambra non è tuttavia sorto dal nulla. In effetti, sin dal 2003 il suo sviluppo è stato esaminato e condiviso all interno di un gruppo d accompagnamento composto da rappresentanti degli ambienti interessati (Comune di Personico, Associazioni ambientali, Federazione dei pescatori e Servizi dell Amministrazione cantonale). Che il progetto sia stato esaminato ci sta, ma che sia poi anche stato infine condiviso questo non è corretto, ed è giusto che lo sappiate. Agli inizi i pescatori erano entrati in materia per uno scambio rappresentato da una parte dal sacrificio di una nuova diga in Val d Ambra, compensato però dal risanamento dei gravi danni lungo il fiume Ticino (che sta morendo!) prodotti dalle variazioni di portata indotte dalla regimazione idroelettrica (AET, OFIBLE, FFS in primis sul territorio ticinese). Vi ricorderete che, ad un certo punto, i pescatori svizzeri, aiutati dalle associazioni ambientalistiche, hanno prodotto la celeberrima iniziativa Acqua Viva che raccolse firme. Questa iniziativa fece paura 38

7 TAP ai deputati Val d Ambra alla lobby idroelettrica ed allora nacque un controprogetto, che verso la fine del 2009 venne approvato dalle Camere federali. Questo controprogetto modificò la Legge federale sulla protezione delle acque (LPAc), obbligando di fatto e per legge il risanamento delle situazioni ecologiche compromesse da queste oscillazioni artificiali di portata. Va ribadito che il fiume Ticino è il corso d acqua che presenta, da questo punto di vista, la peggiore condizione di tutta la Svizzera, e l attenzione del Dipartimento del territorio ticinese (per bocca del suo direttore Marco Borradori in occasione dell ultima assemblea della FTAP del 6 marzo 2010) è massima, al punto da aver già preso contatto con gli Uffici federali per procedere a ritmi serrati nel progetto di risanamento. Occorre pure informare che questi risanamenti potranno beneficiare di sussidi federali anche fino al 100% e, dunque, la cosa non è solo necessaria dal punto di vista ambientale ma molto interessante anche da quello economico, in quanto le opere che vengono previste per risanare queste situazioni costano decine di milioni di franchi. Nel momento in cui il controprogetto stava prendendo forma, il compenso che si voleva dare al sacrificio della valle d Ambra è improvvisamente sparito. Il successivo direttore Reto Brunett ha tentato maldestramente di mettere sull altare altre opere (rampe di risalita per pesci nei tre punti dove AET, lungo il fiume Ticino, interrompe illegalmente la libera migrazione dei pesci) quale compenso. Sta di fatto che anche queste opere sono oggi dovute e non possono rappresentare merce di scambio per una diga, che invece distruggerebbe una valle impervia e bellissima. Dunque, la morale è, come avrete ben compreso, assai semplice: oggi, i pescatori ticinesi non vogliono una nuova diga in Val d Ambra. È anche piuttosto fastidioso essere strumentalizzati solo per aver accompagnato un progetto. Viene voglia in futuro di non partecipare più a queste potenziali trappole. Infine, ci si chiede come mai il Consiglio di Stato non abbia mai spiegato, né nel presente messaggio, né in altri documenti, il motivo che l ha spinto adottando la scheda V3 poi contestata dal Comune di Lavizzara a sopprimere il vincolo di protezione sulla Val d Ambra che era stato inserito nella versione precedente del Piano direttore». Da uno studio proposte per prevenire i gravi danni procurati dai cormorani alla pesca professionale Il numero crescente di siti di riproduzione dei cormorani crea sempre maggiori conflitti con i pescatori professionisti. Infatti, i cormorani prelevano i pesci dalle reti, danneggiando le stesse e parte del pescato. Ciò può causare importanti perdite economiche per i pescatori. La maggior parte delle colonie si sono formate negli ultimi anni nelle zone protette lungo le rive dei principali laghi. Con la modifica approvata il 13 maggio 2009 dell Ordinanza sulle riserve di importanza internazionale e nazionale di uccelli acquatici e migratori (ORUAM), il Consiglio federale ha autorizzato i Cantoni ad adottare misure di regolazione anche nelle zone protette allorquando i cormorani causano danni insostenibili. Questa strategia di protezione pragmatica è voluta anche dalla maggioranza in Parlamento. Gli interventi dovranno tuttavia avvenire soltanto dopo aver adottato tutte le misure di prevenzione dei danni possibili e ragionevoli. Le possibilità a disposizione dei pescatori per prevenire i danni non sono ancora state studiate in dettaglio finora. Su mandato dell Ufficio federale dell ambiente (UFAM), la Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo ha effettuato al riguardo un indagine scientifica di base sul lago di Neuchâtel. Il rapporto finale sui danni alle reti da pesca causate dai cormorani contiene diverse raccomandazioni: adattamento delle procedure di lavoro e dell attrezzatura di pesca: per la cattura dei coregoni in autunno, gli autori raccomandano di ritirare le reti al mattino prima che i cormorani si attivino. In tal modo, è possibile ridurre il rischio di danni a pesci e reti. I pescatori devono inoltre verificare se l utilizzo di nasse rinforzate per la cattura del pesce persico contribuisce a ridurre i danni provocati dai cormorani; dissuasori sulle reti: fra tutti i metodi di dissuasione sulle reti analizzati, gli «spaventapasseri» sono risultati particolarmente efficaci. Sono tuttavia costosi e difficili da utilizzare e non sono quindi adatti per un impiego diffuso; sviluppo di metodi per accertare i danni a reti e nasse: è stato constatato che la raccolta dei dati relativi all accertamento dei danni avviene sulla base di un sistema metodico insufficiente. Urge, pertanto, sviluppare tale sistema. I metodi per l accertamento dei danni saranno sviluppati dalla Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo nel corso di un progetto successivo, che verrà realizzato in collaborazione con i Cantoni di Neuchâtel, Vaud, Friborgo e Berna. Le basi create in tale ambito sono necessarie per decidere se l autorizzazione di interventi regolatori nelle zone protette è appropriata. Nel corso di quest anno si verificherà inoltre l efficacia dell abbattimento di singoli uccelli in prossimità delle reti o l utilizzo di petardi per di sperdere gli uccelli piscivori: due metodi che secondo diversi studi effettuati all estero risultano molto efficaci. 39

8 La presenza di cormorani nei laghi motivo di crescente preoccupazione Il Tribunale federale ritiene che i Cantoni di Neuchâtel, Vaud e Friborgo hanno preso misure adeguate per regolamentare la popolazione di cormorani. Conseguentemente, la massima istanza di Losanna ha respinto il ricordo dell organizzazione Helvetia Nostra (Fondazione Franz Weber). Come noto, l Ufficio federale dell ambiente aveva autorizzato a marzo questi tre Cantoni ad adottare provvedimenti contro questi uccelli ittiofagi, nell intento di proteggere gli interessi dei pescatori. In concreto, le autorità erano legittimate a limitare la riproduzione di cormorani nella riserva di Fanel, considerando come ormai il fenomeno vada assumendo proporzioni sempre più inquietanti. Anche a livello federale, finalmente, si è preso coscienza di questo grosso problema che da anni assilla ad esempio il Ticino, parlandone sempre più frequentemente e con toni di motivata inquietudine: non a caso il Consiglio federale è stato incaricato, a seguito della mozione Urek, di ridurre il periodo di protezione del cormorano a livello nazionale, concedendo fra altro la possibilità di autodifesa ai pescatori professionisti nei confronti dei cormorani quando questi uccelli ittiofagi dovessero dimostrarsi fonte di danni alle loro reti o al pescato. Pertanto, ora tocca ai Cantoni, in particolare al Dipartimento del territorio per quanto riguarda il Ticino, provvedere ad elaborare un regolamento d applicazione ad hoc. È innegabile che da noi i cormorani stanno depredando il patrimonio ittico, mettendo a repentaglio persino la consistenza del pesce bianco e del gardon, in particolare sul lago Ceresio. Di questo delicato dossier è tornato ad occuparsi il Gruppo di lavoro uccelli ittiofagi in una recente riunione a Bellinzona sotto la presidenza di Marcello Bernardi. Fra le novità emerse in questo «summit» è da registrare, in primo luogo, che è stata messa a punto la collaborazione per i censimenti, coinvolgendo il Canton Ticino, la provincia di Como e quella di Varese, come pure l Uni-Insubria. Un intesa, dunque, ad ampio raggio e di spiccato significato insubrico, con il prof. Roberto Lardelli nelle funzioni di coordinatore generale. In concreto, l Uni-Insubria dovrebbe presentare quanto prima una planimetria di riferimento, indicando tutti gli specchi d acqua oggetto dei censimenti coordinati del cormorano; inoltre, viene allestito un programma di censimento, indicativamente uno per ogni mese da settembre a maggio, oltre possibilmente a un censimento in luglio per il numero degli estivanti, facendo in modo che nell indagine vengano coinvolte anche le province di Lecco e Verbano- Cusio- Ossola. Sarà inoltre utile, laddove possibile, procedere alla lettura degli anelli di marcatura. Come ha indicato da parte sua il capo dell Ufficio cantonale caccia e pesca dott. Giorgio Leoni, durante il mese di maggio non è stato possibile procedere al censimento previsto a causa del forte vento. I dati di aprile mostrano per il lago Ceresio, presso Gandria, la presenza di circa 150 esemplari e di una decina di nidi, ossia la metà rispetto allo scorso anno (23 nidi). Presso le Bolle di Magadino la presenza è da considerarsi stabile rispetto al 2009, con 58 nidi attualmente censiti rispetto ai 62 dello scorso anno; da notare che pure nella zona del Fanel (lago di Neuchâtel) è stata riscontrata una riduzione del numero dei nidificanti. Per contro, sul posatoio di Caslano non vi sono più cormorani. C è però da essere fortemente preoccupati come ha tenuto a precisare Ezio Merlo a proposito del lago Ceresio per la situazione che potrà crearsi con il ritorno dei cormorani a fine autunno, nonché per l evidente calo del pescato riscontrato in questi ultimi mesi (si parla di una diminuzione dell ordine di due terzi!). Da qui la necessità, come auspicato da Franca Malaguerra (presidente dei pescatori di Biasca), di estendere le tratte autorizzate e i tempi per gli abbattimenti dissuasivi dei cormorani durante i mesi invernali, in particolare lungo i fiumi Ticino, Brenno, Maggia e Verzasca per la sempre maggiore presenza di questi uccelli che ormai si spingono in predazione anche nelle alte valli. 40

9 Grazie alla rinaturazione della foce del fiume Ticino nella riserva naturale delle Bolle di Magadino Un delta per la natura e per l uomo di Raimondo Locatelli C erano tutte le... sante buone ragioni, mercoledì 5 maggio, per far festa a Magadino, in occasione della cerimonia voluta per evidenziare la felice conclusione del progetto «Delta vivo», che ha consentito di rinaturare la foce del fiume Ticino nella riserva naturale delle Bolle. La soddisfazione era palpabile sia perché la foce del Ticino ritrova la sua dinamica naturale grazie ad un importante e qualificato intervento con scopi di conservazione della natura, didattica ambientale e recupero paesaggistico, sia anche alla luce della circostanza per certi aspetti paradossale che ci sono voluti anni ed... annorum (una quarantina!) di scontri e di vero e proprio braccio di ferro tra ambientalisti e Silos Ferrari perché si riuscisse a togliere di mezzo questo ingombro, peraltro abusivo. Una vertenza che si è protratta (inspiegabilmente) tra ricorsi, perizie, controperizie, decisioni a livello di autorità cantonale, ecc. Finché, un bel giorno (meglio tardi che mai!) si è riusciti a smantellare il Silos Ferrari e procedere così alla rinaturazione di questo delicato, straordinario comparto ambientale. 42

10 Area umida di importanza internazionale In effetti, le Bolle di Magadino sono una tra le nove zone alluvionali di pianura in Svizzera di importanza internazionale e dal 1982 sono anzi iscritte nella Convenzione di Ramsar dell UNESCO per la tutela delle aree umide di importanza internazionale. Lo statuto di protezione delle Bolle è dovuto alla rarità degli ambienti, alla grande diversità botanica e faunistica riscontrata e, in particolare, all importanza del perimetro quale sito di nidificazione e sosta per uccelli migratori. A scala europea le Bolle costituiscono pertanto un vero e proprio serbatoio di biodiversità (biodiversity hotspot), un luogo ad elevata diversità biologica, meritevole di essere tutelato. A questo proposito, è utile menzionare come la salvaguardia di luoghi simili costituisca uno dei tasselli fondamentali di una moderna politica di protezione dell ambiente. Riqualifica ambientale su una superficie di 8 ettari Il progetto denominato Delta vivo è da annoverare tra le misure più incisive di risanamento, conservazione e promozione di ecosistemi umidi intraprese negli ultimi dieci anni in Ticino. Con l allontanamento delle attività di lavorazione di materiali inerti dal perimetro centrale (zona nucleo) della riserva naturale delle Bolle, si sono create le premesse per un intervento di rinaturazione della sponda destra nel tratto finale del fiume Ticino prima dell immissione nel lago Maggiore. Lo scopo dell intervento alla foce del Ticino è il recupero di una dinamica deltizia attiva con la formazione di strutture emergenti, isolotti e banchi di sabbia. L intervento si prefigge di recuperare la dinamicità spazio-temporale tipica degli ambienti fluviali-deltizi, conservando i parametri di sicurezza idraulica esistenti. La riqualifica ambientale interessa una superficie di 8 ha. Dopo lo smantellamento di 800 m di diga interna (ricostruita ai bordi della nuova area di esondazione), l intero sedime è stato abbassato di livello, creando un canale laterale e una nuova isola. La quota dell isola è stata definita considerando le peculiarità caratterizzanti le superfici palustri della riserva, in modo da poter emergere nei mesi primaverili ed estivi rispetto alle quote del lago ed essere interessata da eventi di piena con tempi di ritorno dell ordine di grandezza di 2-5 anni. L isola sarà pertanto soggetta alla naturale dinamica fluviale, la quale ne determinerà in futuro forma e grandezza. Nel quadro della modellazione morfologica della foce sono stati spostati e rimodellati metri cubi di materiale. Tutto il materiale è stato conservato in situ. In sintesi, l intervento ricostituisce le condizioni ideali per permettere la formazione di un hotspot di biodiversità tipico di un delta. Le specie bersaglio dell intervento tra le quali annoveriamo la tifa (Typha minima) e il Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos) rendono il potenziale del nuovo delta importante a scala sovra-regionale e nazionale. 1,6 milioni di franchi e in vari alla cassa I lavori di rinaturazione sono durati un anno (novembre 2008-novembre 2009). Il costo di questa fase del progetto Delta vivo è risultato di 1,6 milioni di franchi. Il progetto, commissionato dalla Fondazione Bolle di Magadino, ha visto la stretta collaborazione degli uffici federali e cantonali, attraverso il Gruppo per il recupero degli ecosistemi acquatici compromessi (GREAC) del Dipartimento del Territorio, e del Consorzio correzione fiume Ticino (CCFT) proprietario dei fondi. La Confederazione è il finanziatore principale. Il resto del costo è stato assunto dal Cantone, dal Fondo svizzero del paesaggio con la Fondazione Binding, dalle associazioni per la Natura Ficedula-Birdlife Svizzera / ProNatura Ticino/ WWF Svizzera italiana, dalla Fondazione Beugger (Premio Elisabeth e Oscar Beugger 2008 assegnato da Pro Natura per progetti di protezione della natura meritevoli per la loro esemplarità) e infine dalla Fondazione Ormella. Per il progetto Delta vivo è stato promosso un programma di monitoraggio e di verifica della riuscita degli interventi. Lo scopo è quello di sviluppare uno strumento che permetta di verificare, nel tempo, l efficacia delle misure messe in atto e il raggiungimento degli obiettivi di progetto. Lo strumento si compone di indicatori socio-economici (ad esempio numero di visitatori), di indicatori biologici (ad esempio specie vegetali e animali tipicamente golenali) e di indicatori i - draulico-morfologici (lunghezza della linea di sponda che separa ambiente acquatico e terrestre). L attuazione del programma di monitoraggio darà un contributo fondamentale alla raccolta dei dati scientifici necessari ai futuri nuovi 43

11 progetti di rinaturazione e andrà ad alimentare con conoscenze nuove le attività di educazione e protezione dell ambiente promosse da Confederazione, Cantone, associazioni ambientaliste e dalla Fondazione Bolle di Magadino. Si guarda alla tratta da Bellinzona al lago Maggiore Anche l Uomo, non solo il corriere piccolo, il topino o la tifa minore e altre specie animali e vegetali che nei paesaggi fluviali naturali trovano il loro ambiente di vita, trae profitto da questo intervento in termini di appagamento ed emozioni. Nell area protetta delle Bolle di Magadino, infatti saranno realizzati un sentiero didattico e un centro d accoglienza. Oltre a ciò, la rinaturazione del delta del Ticino terrà conto di un moderno sistema di protezione dalle piene. Tutela delle specie, svago e rilassamento, sicurezza dalle piene: tre vantaggi per tutti grazie alla rinaturazione delle acque. Il progetto Delta vivo si inserisce nella pianificazione cantonale per interventi di recupero di ecosistemi acquatici compromessi, avviata nel 2002 e consolidata con la Legge sul finanziamento della rinaturazione dei corsi d acqua e delle rive lacustri del Questo intervento è parte del programma di riqualificazione del fiume Ticino sulla tratta da Bellinzona al lago Maggiore, che prevede di promuovere altri interventi di sistemazione fluviale integrata, coniugando aspetti di sicurezza idraulica a una riqualificazione ambientale e sociale del territorio. Il progetto Delta vivo si inserisce inoltre nella pianificazione della Fondazione, che quale prossimo e necessario passo progetta il consolidamento delle sue attività di valorizzazione didattica. La valorizzazione sociale del comparto sarà affiancata da un collegamento pedonale tra la sponda di Magadino e la passeggiata sul lungolago di Rivapiana, progetto previsto dal Piano direttore cantonale. «Ripristino di un tesoro della biodiversità» Nel corso della cerimonia inaugurale, largo spazio è stato riservato alle allocuzioni. Così, il consigliere federale Moritz Leuenberger con parole a tratti ironiche ed incivive ma anche con riferimenti allegorici ha parlato del «gorgoglio delle Bolle», per evidenziare che oggigiorno si festeggia «il ripristino di un tesoro della biodiversità, un paesaggio naturale intatto, di importanza nazionale ed europea». Certo, le misure di protezione dell ambiente sono spesso precedute come in questo caso da lunghe discussioni. Lo dimostra anche la «storia movimentata» di questo paesaggio. In effetti, la protezione dell ambiente, gli interessi dell economia e le esigenze di mobilità portano necessariamente a conflitti, come è stato anche nel 2007 con le accese discussioni attorno alla variante 95 del collegamento stradale Bellinzona- Locarno. Per Leuenberger «la sostenibilità non è solo una semplice formula magica. È una dimensione da riconquistare di volta in volta, con ogni nuovo progetto... Finché le Bolle di Magadino continueranno a gorgogliare e finché gli uccelli migratori si fermeranno qui, noi saremo in grado di risolvere i problemi di questo mondo. Se ci lasceremo cullare dal loro tranquillo e perenne gorgoglio e sapremo ascoltare il lieve canto dei grilli e degli uccelli, troveremo sempre una risposta». Parco del Piano, prossimo traguardo Quello raggiunto nel 2010 ha asserito il direttore del Dipartimento cantonale del territorio Marco Borradori «è un traguardo veramente straordinario, raggiunto grazie alla collaborazione di tanti enti e di molte persone che, nel tempo, si sono impegnate per concretizzare ciò che oggi è realtà, continuando a battersi per un ideale di bellezza e armonia anche quando sembrava irraggiungibile». Non a caso, l intervento mira a recuperare una dinamica deltizia attiva, con la formazione di strutture emergenti, isolotti e banchi di sabbia. L obiettivo naturalistico è stato ovviamente perseguito, conservando i parametri di sicurezza idraulica esistenti. Il Cantone continuerà il proprio impegno non solo alle Bolle, ma su tutto il Piano di Magadino, in particolare attraverso quello che è il prossimo traguardo da raggiungere: la creazione del Parco del Piano, il cui progetto è in fase di allestimento e che sarà posto in consultazione nel corso dell autunno. Toccherà al fiume Ticino plasmare il territorio Luca Vetterli in rappresentanza delle associazioni ASPU-Birdlife/Ficedula, Pro Natura e WWF ha ripercorso tutta la problematica di quarant anni di battaglie per arrivare al progetto Delta vivo, sottolineando che «Confederazione e Cantone consegnano oggi alle acque del fiume Ticino uno spazio che spetterà a lui plasmare a proprio piacimento. Non c è dubbio che lo saprà fare. La sua piena centenaria è di 1800 metri cubi al secondo, poco meno di quella del Reno che si riversa nel lago di Costanza (2600). Sta dentro queste cifre il dinamismo delle aree fluviali che ci è così prezioso: basta una bella piena e la foce cambia volto. Come e quando, non lo sa nessuno: può essere settimana prossima o fra vent anni e a seconda se la piena si riversa nel lago alto o basso l esito cambia 44

12 totalmente. Stando alla statistica quella del Poli il delta dovrebbe avanzare di 60 metri fino al 2033». «Rimettere al centro l anima delle Bolle» Da ultimo, in qualità di presidente della Fondazione Bolle di Magadino, ha parlato Willy Geiger, che ha posto l accento sull originalità del progetto, il quale tiene conto sia della sicurezza idraulica (sono stati smantellati 800 metri della diga interna, ricostruita ai bordi della nuova area di esondazione), sia delle esigenze naturalistiche. La situazione che vediamo oggi è peraltro soltanto una tappa intermedia, un tocco iniziale per poi permettere il lavoro del fiume. In questo modo, si sono potuti coniugare ricerche di soluzioni per ricreare ambienti pregiati e delicati con esigenze di contenimento dei costi. «È il compimento di un grosso sforzo, ma soprattutto l inizio di un nuovo periodo e di nuove responsabilità per la gestione dell area protetta. Il vero grande lavoro di questi anni è consistito nel rimettere al centro l anima delle Bolle: il fiume Ticino. Il nuovo delta lascia agire il fiume e le sue forze vive. Questa operazione è un gran passo avanti nella nuova filosofia della gestione dei corsi d acqua: lasciamo spazio all acqua, sempre ovviamente nei limiti imposti dalla sicurezza e il fiume riprenderà possesso del suo alveo». Urgono misure a protezione del gardon nel lago di Lugano Alla Commissione Verbano-Ceresio e all Ufficio cantonale caccia e pesca è stata trasmessa, il 29 maggio scorso, una lettera firmata da Urs Luechinger nella quale si chiedono provvedimenti a protezione del gardon nel lago di Lugano. La presa di posizione è il risultato di una riunione congiunta (tenuta il 25 maggio) dei comitati delle società per l acquicoltura e la pesca «La Ceresiana» e «Pescatori del Mendrisiotto» per esaminare la problematica relativa al forte calo della presenza di gardon nel Ceresio. Tutti i presenti si evidenzia in primo luogo hanno concordato che i dubbi manifestati negli ultimi mesi si stanno rivelando sempre di più come certezze: il gardon si cattura con sempre maggiore difficoltà. Si è concordato che i motivi di questa riduzione della popolazione della specie possono ricondursi a diversi fattori, tra i quali: la predazione da parte dei cormorani in primis e la pressione di pesca con le reti sulle classi riproduttrici in secondo luogo. Senza peraltro escludere la possibilità di una malattia, magari trasportata dagli uccelli ittiofagi. Le prime due ipotesi principali si basano sui dati a disposizione che indicano questi due «pressori» come i principali prelevatori di gardon. Si nutre la convinzione che la pesca con reti del gardon sulle classi di età in facoltà di riprodursi abbia inciso in modo significativo su questo calo, pur tenendo conto di un danno (di molto superiore) da parte dei cormorani. D altra parte, è risaputo che in occasione dell ultima assemblea di Assoreti è stata indicata in 2/3 la diminuzione delle catture nei primi mesi di quest anno. I rilievi subacquei professionali quasi quindicinali eseguiti nell ambito delle verifiche sulla funzionalità nel tempo delle opere di riqualifica ecologica del fondale lacustre nel golfo di Lugano non hanno indicato, fino al 31 maggio 2010, rilievi di riproduzione di questa specie, il che è molto preoccupante. Sono inoltre quasi due anni che, nelle usuali postazioni di colonie di innumerevoli esemplari di questa specie, non compare più l ombra di un gardon, e ciò nemmeno da altre parti. Anche coloro che pescano i coregoni con larve finte di chironomo non catturano, più da un paio di anni, alcun gardon e ciò a qualsiasi profondità (fino ad oltre 45 metri), quando prima su 5 catture 3-4 erano di Rutilus rutilus. Si hanno peraltro anche indicazioni da Tiziano Putelli (UCP) sulla mancanza, in questi mesi di migrazione, di gardon presso la camera di osservazione sulla Tresa, cosa finora mai accaduta. Le due società sono dunque assai preoccupate in quanto dopo l improduttivo, fino ad ora, tentativo di inserimento dell alborella (ma la speranza deve permanere e così anche il lavoro encomiabile che si svolge presso lo stabilimento piscicolo di Brusino Arsizio) abbiamo tutti compreso che il gardon, nei suoi primi due anni di vita, rappresenta la principale fonte alimentare per le specie ittiche predatrici. Questo ha condotto i pescatori dilettanti alla consapevolezza dell importanza che questa specie oggi veste per l equilibrio ittico del lago Ceresio, equilibrio che ora viene forse messo in crisi dalla diminuzione del popolamento di gardon. Pertanto, i comitati de «La Ceresiana» e dei «Pescatori del Mendrisiotto» ritengono sia giunto il momento di essere propositivi, chiedendo all autorità competente di approfondire il tema e, se necessario, di valutare l introduzione di misure protettive del gardon applicando le usuali strategie (contenimento delle catture, misura minima, protezione del periodo di protezione). Da parte delle due società, si è disponibili a discutere ogni rinuncia necessaria per non andare incontro ad un serio problema qualora esso non fosse forse già purtroppo in corso (come detto, se ne ha la quasi certezza). Si resta pertanto a disposizione per intraprendere da subito i passi necessari, così da arrivare se possibile entro l autunno 2010 (in occasione della seduta della Commissione consultiva per la pesca) a trovare quelle soluzioni, che dovranno rendersi necessarie per salvare l equilibrio ittico-ecologico del Ceresio. 45

13 Per i siti di riproduzione di anfibi occorre evitare le semine di pesci L anno scorso, nell ambito di un azione di ripopolamento ittico nel Mendrisiotto, alcuni pescatori della locale società di pesca, impegnati nell immissione lungo il torrente Gaggiolo ad Arzo, erano stati informati da una guardia volontaria della natura e del paesaggio che le semine in quel tratto di corso d acqua erano inopportune in quanto si tratta di una zona soggetta a protezione nei confronti di anfibi e, pertanto, in contrasto con le normative in atto circa la loro tutela. In effetti, l immissione di fauna ittica può creare in questi siti degli scompensi dal profilo ecologico e, soprattutto, i pesci possono far razzia di uova di rane, rospi, salamandre, ecc. Preso atto di questa fondata problematica, la Federazione ticinese di acquicoltura e pesca con il coinvolgimento diretto di Ezio Merlo ha avviato i contatti con l Ufficio della natura e del paesaggio come pure con il dr. Bruno Polli dell Ufficio cantonale caccia e pesca per valutare quanto s ha da fare. Ci si è trovati attorno ad un tavolo per le trattative e, sistematicamente, sono state prese in considerazione tutte le schede già di sponibili e riguardanti appunto i siti di riproduzione anfibi di importanza nazionale o cantonale che sono presenti nel nostro Cantone. Si è cercato, appunto, di determinare quelle zone che chiaramente sono in contrasto con le semine di materiale ittico. In un secondo tempo, i diversi siti con inconciliabilità fra anfibi ed immissioni di pesci sono stati determinati a seconda del rispettivo comprensorio, stabilendo le società di pesca che dovevano esserne informate per evitare in futuro altre campagne di ripopolamento. Questo elenco riguardante oltre una ventina di siti posizionati su alcuni laghetti alpini, corsi d acqua, bolle sorgive, ecc. considera, più precisamente, oggetti inventariati di valore nazionale (16) e siti invece di valore cantonale (8). Fra i primi, sono chiamate in causa la Bellinzonese (in un caso), la Gambarognese (1), la Ceresiana (2), la Mendrisiense (6), la Biaschese (2), la Valmaggese (3); fra i secondi, due siti concernono l Alta Leventina, due la Verzaschese, uno la Gambarognese, sempre uno rispettivamente la Valmaggese, la Ceresiana e la Bellinzonese. Recentemente, in occasione della seduta del Comitato delle società in seno alla FTAP, il dossier è stato illustrato ai presidenti dei vari sodalizi, invitandoli a collaborare per dare concretezza a quanto previsto. Le varie società hanno accolto di buon grado questo invito, tanto è vero che come ci conferma Ezio Merlo già alcuni sodalizi si sono rivolti all Ufficio cantonale della natura e del paesaggio per avere nuovi ragguagli su quanto precisamente occorra fare. Si tratta di un importante, significativo passo a favore di una migliore ed accresciuta protezione dell ambiente nell ottica di una cooperazione a largo raggio e per considerare in modo più appropriato le singole esigenze, così da operare in stretta e positiva sinergia. In concreto, come detto, in questi siti si eviterà d ora innanzi di effettuare semine di materiale ittico per evitare inutili e dannosi conflitti. Firmati due «Patti per la sicurezza» che concernono i laghi italo-svizzeri Il presidente del Consiglio di Stato Luigi Pedrazzini e il cancelliere Giampiero Gianella hanno preso parte, a Varese, alla sottoscrizione di due «Patti per la sicurezza» promossi dalle autorità italiane e che interessano le realtà del Verbano e del Ceresio. Il coinvolgimento del nostro Cantone si spiega appunto per la condivisione con l Italia di questi bacini. I «Patti per la sicurezza», promossi dal Ministero italiano degli interni, hanno quale principale scopo quello di coordinare l azione delle forze di sicurezza presenti in un determinato territorio. Tenuto conto che il territorio dei laghi Maggiore e di Lugano interessa anche il nostro Cantone, il Consiglio di Stato ha accolto la proposta italiana di partecipare alla cerimonia della sottoscrizione e di condividere così le finalità dell operazione. Va precisato che per il Canton Ticino non emergono dai due Patti concrete e immediate responsabilità operative, ma un impegno nel rispetto della legislazione cantonale e di quella della Confederazione a promuovere adeguate forme di collaborazione, anche tramite la realizzazione di progetti e iniziative specifiche che toccano in particolare la gestione della sicurezza dei bacini lacuali (dove, peraltro, già oggi esistono adeguate modalità di cooperazione e di aiuto reciproco fra le forze di sicurezza). La sottoscrizione dei due «Patti per la sicurezza» rientra, in termini più generali, nell intensificazione dei rapporti di collaborazione fra le polizie per migliorare la lotta alla criminalità nelle regioni di confine. 46

14 Corsi di introduzione alla pesca Con l entrata in vigore delle nuove disposizioni federali in materia di protezione degli animali e di pesca, esiste l obbligo a livello nazionale per chi intende andare a pesca di frequentare uno specifico corso di introduzione. Lo scopo prefisso è quello di garantire che i pescatori abbiano acquisito le conoscenze di base necessarie per una pratica consapevole della pesca, nel pieno rispetto delle norme e dell etica, oltre che in funzione della pesca, anche in merito alle esigenze di tutela degli animali. Il Cantone Ticino ha delegato tale compito alla Federazione ticinese per l acquicoltura e la pesca (FTAP), che da diversi anni in stretta collaborazione con l Ufficio cantonale della caccia e della pesca (UCP) organizza i corsi di introduzione alla pesca. Il successo di iscrizioni è crescente, a riprova del largo e consolidato interesse che questo piacevole passatempo in mezzo alla natura suscita in ogni fascia d età, compresi i giovanissimi. Questo comunicato intende richiamare l attenzione degli interessati, alfine di garantire un ottimizzazione dell organizzazione dei corsi ed evitare che, per carenza di informazione, vi siano ancora dei pescatori che a stagione inoltrata o, peggio ancora, quando non saranno più previsti dei corsi si rendono conto di non poter staccare la patente di pesca perché non in regola con la partecipazione al corso. Chi è tenuto a frequentare il corso: coloro che intendono staccare per la prima volta una patente annuale di pesca in Ticino; coloro che non hanno staccato una patente di pesca annuale a partire dal 1992; per i ragazzi dopo il compimento del 14 anno di età: per i corsi 2010, nati nel 1996 per i corsi 2011, nati nel 1997 La frequenza al corso per il Cantone Ticino ha validità illimitata, nel senso che chi non dovesse staccare la patente per diversi anni, a differenza di quanto avviene per la caccia, non è obbligato alla ripetizione della prassi. Il numero massimo di partecipanti, per ciascun corso, è fissato a 55. L iscrizione dovrà avvenire tramite un formulario ottenibile presso le cancellerie comunali, nei negozi di pesca. Potete anche scaricarlo dal sito della FTAP o utilizzare quello pubblicato sulla pagina a lato. Compilate il formulario e inviatelo alla segreteria dei corsi: Ezio Merlo, Corso S. Gottardo 54, 6830 Chiasso merloe@gmail.com Info corsi: tel: dalle ore alle ore Al ricevimento della conferma sulla data (prescelta o disponibile), il partecipante dovrà provvedere a versare la relativa tassa di iscrizione di fr. 20 per i residenti e fr. 40 per i residenti fuori Cantone, indipendentemente se ragazzi o adulti. La tassa verrà destinata al Fondo cantonale per la fauna ittica e della pesca. L iscrizione al corso prescelto sarà ritenuta valida solo con il pagamento della tassa di iscrizione entro 10 giorni dalla data di inizio del corso. Per il pagamento sarà inviato per posta al candidato un bollettino di versamento. A fini di controllo, il pagamento dovrà essere effettuato singolarmente per ogni partecipante. In caso di iscrizioni in esubero, la direzione dei corsi potrà proporre la partecipazione in altre date. Ciascuno dei corsi è strutturato in modo tale da fornire un bagaglio essenziale di informazioni che si ritiene indispensabile per poter esercitare correttamente la pesca. Al termine, sarà consegnato l attestato di frequenza senza il quale, nelle condizioni precedentemente indicate, non è possibile richiedere la patente di pesca annuale nel Cantone Ticino. Sostanzialmente, sono previsti tre temi: ecologia degli ambienti acquatici; conoscenza di pesci e gamberi; regolamentazione della pesca e comportamento del pescatore alla luce della nuova ordinanza federale sulla protezione degli animali. Quest ultimo è l oggetto della relazione del dott. Bruno Polli, ittiologo presso l Ufficio cantonale caccia e pesca, mentre gli altri due argomenti vengono illustrati dalle biologhe Vanessa Vaio e Paola Jotti. A conclusione del corso, è possibile effettuare il test per l ottenimento dell attestato SaNa, riconosciuto in tutti i Cantoni della Svizzera come pure in Austria e in Germania. Tale attestato abilita a staccare le patenti di pesca in ogni regione della Confederazione, mentre il documento di frequenza al corso (senza test finale) è sufficiente per conseguire l abilitazione a staccare una patente annuale unicamente nel Cantone Ticino. Il presidente della FTAP dr. Urs Luechinger Il responsabile dei corsi FTAP Ezio Merlo 48

15 I corsi per l anno 2010/2011 sono previsti presso il Centro di Protezione civile a Rivera (sulla strada cantonale del Monte Ceneri, con uscite indicate con l usuale segnaletica di colore giallo) nelle seguenti date: Corso 1 mercoledì 17 novembre 2010 orario: Corso 2 mercoledì 1 dicembre 2010 orario: Corso 3 sabato 4 dicembre 2010 orario: Corso 4 sabato 15 gennaio 2011 orario: Corso 5 sabato 5 febbraio 2011 (solo per ragazzi) orario: Corso 6 mercoledì 9 febbraio 2011 orario: Corso 7 mercoledì 2 marzo 2011 orario: Corso 8 sabato 14 maggio 2011 orario: Corso 9 mercoledì 19 maggio 2011 orario: Durante il corso sarà possibile effettuare anche l esame (circa 30 minuti) per l ottenimento del certificato SANA, riconosciuto a livello federale e che consente di staccare patenti in altri Cantoni svizzeri. FORMULARIO PER LA RICHIESTA DI ISCRIZIONE Da ritornare compilato al seguente indirizzo: FTAP, c/o Merlo Ezio, Corso S. Gottardo 54, 6830 Chiasso P.F. scrivere in carattere leggibile e stampatello Richiedo, segnando con una crocetta, l iscrizione al corso di introduzione numero (vedi elenco sopra) Sono interessato anche all esame per l ottenimento del certificato SaNa sì no Nome... Cognome... Via... NAP... Domicilio... Telefono L iscrizione sarà confermata unicamente con il versamento, tramite apposita cedola che riceverete per posta, della tassa di fr. 20 per i residenti in Ticino e di fr. 40 per i residenti fuori Cantone. 49

16 Museo della pesca a Caslano, una realtà di cui andar fieri di Raimondo Locatelli Foto: «Il Museo della pesca conferma e rilancia il proprio legame con il territorio non solo a livello locale o regionale, ma dell intero Cantone. Un territorio che vede nei laghi e nei fiumi i suoi attori principali e che permette di riscoprire e ripercorrere la storia della pesca in Ticino, quando quest attività rappresentava un entrata importante per la sopravvivenza di molte famiglie, fino a diventare un attività professionale per pochi e un gradevole passatempo per molti. Dietro a questa lodevole iniziativa, orientata alla conservazione della memoria, c è la storia del Ticino, della sua gente umile che ha sopportato sacrifici che oggi, nella società dei consumi, non sono nemmeno lontanamente immaginabili. È anche la storia di chi ha saputo sviluppare, con pochissimi mezzi a disposizione, un notevole ingegno nello strappare all acqua le sue prede. Vi si ritrovano tutti i trucchi del mestiere, l abilità nel tessere e posizionare le reti, le tecniche di pesca, la preparazione delle esche migliori, la creatività per riuscire a tornare a casa con un pescato sufficiente». È, questo, il passaggio più significativo del discorso pronunciato dal consigliere di Stato Gabriele Gendotti il 3 giugno scorso a Caslano, nel contesto della splendida, festosa e gioiosa oltre che multicolore cerimonia di inaugurazione della nuova struttura museale, alla presenza di un pubblico non soltanto numeroso ma soprattutto entusiasta. Il seme gettato nel 1993 da Franco Chiesa ha dunque generato copiosi e anzi meravigliosi frutti, raccolti in modo razionale e sistematico in Villa Carolina che in- 50

17 grandita e ristrutturata offre una sede spaziosa, vitale, moderna, pienamente in grado di suscitare interesse e curiosità nei visitatori. Oggigiorno, ha ricordato Bernardino Croci Maspoli, un museo non deve più essere concepito come solo un luogo «del vedere», ma piuttosto come un luogo «del fare»: non a caso, agli spazi espositivi si affiancano un attrezzata sala multimediale per conferenze ed incontri, una biblioteca tematica, due postazioni multimediali che permettono di consultare un ricco archivio audiovisivo, uno spazio per attività didattiche, come pure una sala per esposizioni temporanee. Un museo, ha ricordato sempre il conservatore del Museo del Malcantone, che permette di ricominciare con «nuovo slancio ad operare documentando le tradizioni legate alla pesca e alla vita di lago, sensibilizzando tutti affinché l ambiente acquatico e non sia rispettato e curato, invitando gli appassionati e gli amici a sentire il Museo della pesca un po loro». Da parte sua, Emilio Taiana, sindaco di Caslano, ha espresso la soddisfazione dell intera comunità nel poter ospitare una raccolta così prestigiosa e di statura nazionale, mentre Franco Lurà (direttore del Centro di dialettologia e di etnografia) ha portato una ventata di cultura citando testi, aneddoti ed espressioni che inneggiano all ancestrale attività della pesca. Hanno fatto gli onori di casa Maurizio Valente (responsabile del museo ubicato lungo il sentiero del Sassalto che costeggia il lago) e il presidente dell Associazione Museo del Malcantone, Gianrico Corti: quest ultimo ha insistito su «un progetto fortemente voluto sin dal 2003 nonostante difficoltà, ostacoli ed incognite», attuato grazie alla generosità del Comune di Caslano ma anche al sostegno di villaggi, enti, istituzioni e fondazioni, come pure alla larga comprensione da parte del Cantone. Qui sotto, gli oratori che hanno parlato nella festa dell inaugurazione. Da sinistra a destra Gianrico Corti, Emilio Taiana, Bernardino Croci Maspoli, Franco Lurà e il consigliere di Stato Gabriele Gendotti. Caloroso ringraziamento La nuova sede del Museo della pesca, in via Meriggi a Caslano, sulla riva del lago, è oggi una realtà. Un lavoro di preparazione lungo, con una realizzazione che ha visto il concorso di un gran numero di persone, di enti e associazioni. In particolare, questa è l occasione per sottolineare nuovamente e con vigore il grande, ammirevole sostegno e la collaborazione ricevuti dalla Federazione ticinese acquicoltura e pesca (FTAP) con tutte le associazioni e le sezioni di pesca ad essa aggregate, come pure l Assoreti, la Società ticinese pescatori sportivi (STPS), il Consorzio pescatori con reti del Ceresio. Grazie e ancora grazie! Si cercano volontari Aperta ufficialmente il 3 giugno scorso in via Meriggi, in riva al lago a Caslano, la nuova sede del Museo della pesca è a disposizione di tutti i graditi ospiti e dei visitatori. Gli spazi sono aumentati notevolmente, come pure l impegno a garantire qualità nell accoglienza. Proprio per questo motivo la direzione del Museo rivolge un caloroso invito a tutti coloro che, in forma di volontariato, fossero interessati a contribuire con varie incombenze alla nuova vita del Museo. Lieti di valutare le offerte, si invitano gli interessati ad annunciarsi al curatore del Museo della pesca, Maurizio Valente allo ; museopesca@bluewin.ch. Vi aspettiamo numerosi e già sin d ora grazie di cuore! 51

18 Nel guadino dei più fortunati Non inviateci stampe da computer o fotocopie Fausto Sassi ha cucinato, a Mogno in Lavizzara, una trota di lago, pescata nel lago Sambuco, di ben 5 chili e catturata da Rolando Catenazzi («ul Lüsc»). È stata cucinata alla griglia e i sette commensali se la sono... sbafata interamente. Un pranzo squisito, che ha fatto senz altro onore alla superba preda, ma ancor di più all ottimo cuoco. Bravo «Lüsc» e bravo Fausto! Andrea Cardinali ha buoni motivi per esprimere soddisfazione al cospetto di questa bella cattura, effettuata nel fiume Ticino nel mese di aprile: si tratta di una trota fario del peso di 2,2 chilogrammi e lunga 58 centimetri. Il mitico Carlo Romanò, fra un impegno e l altro quale responsabile del settore pesca all Amministrazione provinciale di Como e da sempre in prima fila nel promuovere iniziative a vantaggio di questo settore anche nella porzione del Ceresio che è sotto la giurisdizione lariana, si diletta sia sul Lario che nella zona di Campione d Italia, ottenendo ragguardevoli risultati dal profilo delle catture. Eccolo in uno di questi «magici» momenti. Pesca... grossa domenica 4 luglio nel fiume Ticino, precisamente nella zona di Osogna. Michele Maludrottu, residente ad Arbedo, impiegando come esca un pesciolino vivo, ha catturato una splendida trota fario di dimensioni veramente da manuale, comunque da ottimo, superbo trofeo: 78 centimetri di lunghezza e 6 chilogrammi di peso. Nel trarre a riva il «bestione» il fortunato pescatore è stato aiutato dall amico Domenico Pascaretta, pure di Arbedo, siccome il Maludrottu che pesca nel fiume Ticino e nella Moesa da una trentina d anni e ha già catturato in passato bei pesci, ma mai di simili proporzioni non aveva con sé un guadino. Già il giorno successivo, il filetto è stato gustato da parenti ed amici. Complimenti vivissimi! Piero Botta di Ligornetto da anni pratica con passione la pesca, traendone grosse soddisfazioni. Lo scorso mese di maggio, ad esempio, in un sol giorno ha catturato un... mostro (98 centimetri di lunghezza e 9,9 chilogrammi!) come pure un altro lucioperca di 4,5 chilogrammi, pescando con la canna e il pesciolino vivo da riva nel Ceresio sud. Sono frequenti, peraltro, le catture di sander dai 3 ai 7 chili, ma mai sinora aveva sfiorato i 10 chilogrammi! Nebo e Marin hanno effettuato un autentica... pesca miracolosa sul lago Ceresio, precisamente nella zona di Melide. Infatti, il 16 maggio scorso hanno catturato un «mostro», come documenta la foto. Si tratta di una carpa che sulla bilancia ha registrato lo straordinario peso di 18 chilogrammi. 52

19 delle vostre fotografie, ma file JPG in alta risoluzione o belle fotografie originali. Grazie. Nella foto è ritratto Giovanni Ratti, insubrico doc, residente ad Erba: mostra con orgoglio una superba preda, ovvero un lucioperca, catturato sul lago Ceresio, in zona Brusino Arsizio. Si tratta di un sander del peso di 7 chilogrammi. Dopo anni di pesca, avendo iniziato in tenera età con il babbo che, con tanta passione gli ha insegnato a pescare, Luca Rovere di Cadempino ha catturato il 27 giugno scorso, al lago Ritom, con l aiuto del padre una splendida trota canadese del peso 6,3 chilogrammi e con una lunghezza di 87 centimetri. Un autentico trofeo, da conservare con gioia. A destra: continua la serie di catture eccezionali di trote nei fiumi e nei laghi dell Alto Ticino. Nei primi giorni di luglio, tra le e le 12, è toccato a Mike Wiggers portare fuori dalle acque del lago Ritom una trota canadese della lunghezza di 74 centimetri e del peso di quattro chili e mezzo. Sopra: tempi decisamente fortunati, questi ultimi, per il bissonese Christian Lamprecht. Infatti, nello spazio di pochi giorni ha effettuato ben tre catture significative nel lago Ceresio. L ultima, in ordine di tempo, risale a sabato 3 luglio: si tratta di un lucioperca tratto in barca verso le 7.30 con la tirlindana, usando un imitazione di pesce in silicone di 15 cm nel bacino sud, pescando in zona Riva S. Vitale-Brusino Arsizio. La preda misurava 93 centimetri ed è stata stimata sugli 8 chilogrammi (è finita filettata prima che si trovasse una bilancia). Il 5 giugno, tra le 16 e le pescando a traina tra Vico Morcote e Morcote, usando un cucchiaino con imitazione di pesce in silicone ha preso invece due lucci: misuravano 78 cm il più grande e 65 centimetri il più piccolo. 53

20 Nel guadino dei più fortunati CATTURATA DALLA TELECAMERA Recupero degli ecosistemi acquatici: torna la trota marmorata Diana Croci, di professione grafica illustratrice & web designer, con domicilio a Porza, presenta ai lettori di questo periodico una sua... illustre cattura: si tratta di un bell esemplare di lucioperca, catturato nel lago di Lugano il 9 giugno. La preda misura 92 centimetri e pesa ben 7,2 chilogrammi. Da considerare che ha iniziato a pescare soltanto l anno scorso, principalmente a mosca nei fiumi. Ha ottime ragioni per dichiararsi fiera di questa cattura, essendo in assoluto il suo primo lucioperca. Brava, davvero! Daniele Lorenzetti, giovedì 1 luglio, si è recato al lago Ritom e verso le 10 di mattina ha pescato questa trota di 4,2 chili e lunga 70 centimetri, usando il pesciolino vivo con filo dello Dopo ben 30 minuti di lotta, attendendo che la trota si sfiancasse, la signora Brignoni ha guadinato la preda. Dopo i ripopolamenti effettuati negli scorsi anni, in Ticino è riapparsa la trota marmorata. Il 24 e 25 giugno scorsi, infatti, il sistema di monitoraggio del passaggio per pesci sul fiume Tresa in prossimità del lago Ceresio a Lavena Ponte Tresa (che dal 2007 ha permesso di catalogare migliaia di pesci, suddivisi in 19 specie) ne ha documentato per la prima volta la presenza, rilevando il transito di un esemplare di circa cm. L Ufficio della caccia e della pesca del Dipartimento del territorio sottolinea l importanza del ritorno di questa specie, avvenuto in concomitanza dell Anno internazionale della biodiversità grazie agli sforzi profusi nel progetto per la reintroduzione della trota marmorata e, più in generale, a favore del recupero degli ecosistemi acquatici. Il passaggio per i pesci e la camera di monitoraggio sul fiume Tresa a Lavena Ponte Tresa erano stati inaugurati nel 2007, e ad oggi resta solo da costruire il passaggio alla diga di Creva, per concretizzare il collegamento dal punto di vista ittico tra i due grandi laghi ticinesi Verbano e Ceresio. L impianto era stato costruito nell ambito di un progetto Interreg, con l obiettivo di recuperare e conservare nel bacino del fiume Ticino la trota marmorata, una specie che qualche anno fa era considerata praticamente estinta in Ticino e nei Grigioni. L intervento promosso con il sostegno del Ticino, dei Grigioni, della Confederazione e di diverse Province italiane ha creato le premesse per la reintroduzione della trota marmorata. Dal punto di vista dell habitat acquatico, sono state identificate le discontinuità alla libera migrazione ittica nei principali corsi d acqua interessati, con l analisi dei possibili interventi di risanamento e la concretizzazione di questo primo passaggio per pesci sulla Tresa. Sono state pure realizzate alcune opere di rinaturazione lungo i corsi d acqua compromessi. Per quanto concerne il ripopolamento, sono state identificate e definite le piscicolture dove avviare la produzione della trota marmorata. I punti-cardine del progetto di recupero di questa specie ittica autoctona sono costituiti, infatti, sia dalla maggiore mobilità lungo corsi d acqua più naturali per favorirne la riproduzione, sia dal sostegno al recupero della specie, tramite i ripopolamenti mirati. 54

21 Junior Colpo grosso per Isidoro Galli. Nella mattinata di lunedì 28 giugno, nelle acque del bacino nord del lago Ceresio, il popolare «Dodo», ex presidente della Sezione pesca golfo di Lugano, ha catturato col traino rapala una trota lacustre del rispettabile peso di 6,670 chilogrammi e lunghezza di 70 centimetri. Un record assoluto per il nostro lago. Precedentemente, il primato spettava a Chino Bernasconi con una trota di 6 chili. Immaginarsi la gioia e l emozione scendendo dalla barca in zona Lanchetta con il cospicuo bottino arricchito anche se la notizia non fa più colpo da un lucioperca di 4 chili e mezzo. Nel suo primo giorno di pesca, l 8 aprile scorso ad Airolo, sfidando il freddo e la levataccia, Kevin dodicenne con grande orgoglio mostra la sua bella preda: si tratta di una trota fario della lunghezza di 31 centimetri. La «favolosa» trota è stata catturata da Doriano Dadò, 15 anni, che dal fiume Lavizzara ha estratto questo ambito trofeo: un pesce di 2,730 chilogrammi e lungo 63 centimetri. Quale esca ha usato il verme. Complimenti! Mattia Kuzmic (classe 1983) di Bioggio ha tutte le sante ragioni per dimostrarsi soddisfatto ed orgoglioso della preda catturata di recente a Morcote, ove utilizzando come esca un pesce vivo ha preso un magnifico luccio reale: 98 centimetri di lunghezza e 8 chilogrammi di peso. Ci sono voluti ben 25 minuti prima di riuscire a trarre a riva il magnifico trofeo. Complimenti. Al suo primo anno quale possessore della patente e nel suo primo giorno di pesca, Lorenzo, di 9 anni, ha catturato una trota iridea di 30 centimetri. Il fortunato evento è stato registrato il 7 giugno al lago Sanbuco. Carmine Foglia, sabato 26 giugno al lago Ritom, ha allamato una trota canadese, lunga 68 centimetri e che sulla bilancia registrava un peso di 2,740 chilogrammi. Bravo! 55

22 IMMISSIONE DI ALBORELLE NEL CERESIO Ottimo l esperimento di quest anno Nei giorni a cavallo tra giugno e luglio ha preso avvio concretamente, attraverso l immissione di fra larve ed avannotti, il «progetto di recupero dell alborella» nel lago Ceresio. Come noto, questo progetto fortemente voluto dalla Commissione italo-svizzera per la pesca e dall Ufficio cantonale caccia e pesca (UCP) si propone di reintrodurre questa specie, molto apprezzata in passato per il suo valore gastronomico oltre che quale anello principale della catena alimentare per i predatori. Vi è da rimarcare in primo luogo, come sottolinea Ezio Merlo quale responsabile dell incubatoio di Brusino Arsizio in stretta sinergia con Elio Polli, che a primavera grazie anche alla disponibilità dell Amministrazione provinciale di Como (per interessamento del dott. Carlo Romanò) si era potuto incrementare lo stock di riproduttori di alborelle, stabulandole in seguito nelle vasche all incubatoio gestito dall Associazione pescatori con reti (Assoreti). In un primo momento, ad aprile e a maggio, a causa del freddo e del tempo inclemente, l acqua nell impianto risultava molto fredda, il che ha ritardato notevolmente la deposizione delle uova sui letti di frega preparati nelle vasche dell incubatoio. Per contro, nella seconda quindicina di giugno, grazie ad ottimali condizioni atmosferiche, la temperatura dell acqua è salita sino a gradi, per cui le alborelle hanno cominciato a deporre le uova sulla ghiaia appositamente preparata. Uova che sono state di seguito portate all interno dello stabile. E così, dopo la nascita, si è cominciato ad immettere le larve e gli avannotti nel lago, precisamente nel bacino sud, zona di Pojana, avendo provveduto precedentemente a posare grazie alla preziosa collaborazione della ditta Eco 2000 (ingegneria naturalistica e opere forestali) di Riva San Vitale numerose fascine, così da creare per i minuscoli pesciolini argentei un appropriato rifugio, al sicuro dalla predazione da parte di diverse specie ittiche. Ezio Merlo tiene pure ad evidenziare che in questi ultimi tre anni si è potuto perfezionare la tecnica di riproduzione in cattività dell alborella, tanto è vero che a partire da quest anno si è rinunciato a richiedere contributi alla Confederazione e al Cantone, nonché la consulenza da parte di Studio Blu Progetti di Lugano durante le varie fasi di schiusa e di allevamento. Di conseguenza, da adesso in poi la tecnica per ottenere avannotti di alborella rientra nella «routine» di operatività dell incubatoio di Brusino. In un momento in cui il gardon registra una sensibile flessione, sembra non soltanto auspicabile ma addirittura necessario concentrare gli sforzi per il recupero dell alborella. Certo, si è coscienti che i tentativi sin qui effettuati sono assai modesti rispetto alla capienza del lago e a quanto si dovrebbe fare per ripopolamenti massicci, tuttavia è anche vero che lo sforzo cresce di anno in anno: e così, oltre ai citati fra larve ed avannotti, sempre nel mese sono state immesse altre alborelline. Recuperato un tratto di riva a Pojana per il relax e per chi pratica la pesca Il compianto deputato Bill Arigoni per anni ha battagliato per ottenere un recupero, ad uso pubblico, delle rive del lago, per la verità tuttavia con scarso successo poiché ormai gran parte della riva è stata svenduta a confederati e germanici, che abusivamente hanno recintato le loro proprietà per cui è praticamente impossibile accedere a gran parte del Ceresio. Uno spiraglio, tuttavia, è stato ottenuto grazie all intraprendenza del Comune di Riva San Vitale, in particolare dell Ufficio tecnico. Il responsabile arch. Francesco Travaini appassionato pescatore e socio di comitato della «Mendrisiense», nel cui contesto ha già avuto modo di distinguersi ripetutamente per iniziative a favore dell ambiente e del lago in particolare ha promosso il «recupero» di un tratto di riva poco prima della Punta di Pojana. Si è intervenuti per estirpare rovi ed arbusti vari, si è provveduto a sistemare il terreno e a posare anche alcune panchine: in questo modo, la zona è ora accessibile al pubblico, sia da parte di chi vuol godersi il panorama, sia da parte di pescatori in una zona che riserva non poche soddisfazioni. Complimenti ai promotori! Chiusura redazionale Si è fatto ricorso a fascine, sulla riva del lago Ceresio a Pojana, per proteggere gli avannotti di alborella. La chiusura redazionale del quarto numero de «La Pesca» è fissata al 10 settembre Entro tale data devono pervenire alla redazione i testi che si desiderano pubblicare. Invitiamo anche i negozianti e i commer- 56

23 A Tiziano Panzeri e Giovanni Catalani la quinta edizione della Gara dell amicizia Per iniziativa del negozio «Europesca da Pino» di Locarno, è stata disputata la quinta edizione della «Gara dell amicizia» per la pesca del coregone e, da quest anno, anche del gardon. Dopo la partenza alle prime luci dell alba dalla Lanca degli Stornazzi, molte delle 18 imbarcazioni hanno scelto di pescare alla foce del fiume Ticino e altre le vincitrici alla foce del fiume Maggia. Grazie alla schiusa e all abbinamento dei giusti colori dei chironomi, la competizione è stata vinta dal team Tiziano Panzeri e Giovanni Catalani con 21 coregoni; secondo posto per Carlo Catalani e Ivano Lanini con 18 pesci; terzo rango con 9 coregoni per Damiano Castellani e Max Lucetti. Sbaragliando la concorrenza, nella categoria gardon ha vinto con 5,440 chilogrammi Carmelo Bongiomo. Dopo i conteggi e le pesature, in compagnia dei familiari i concorrenti hanno gustato un ottimo pranzo a base di grigliata. Ricco il banco premi ed apprezzata la lotteria. Si è trattato, insomma, di un autentica gara dell amicizia, ravvivata dall allegria. Nella foto: da sinistra in piedi, Carlo Catalani e Ivano Lanini (secondo posto), Pino De Bernardi, Giovanni Catalani (primo nella cattura di coregoni) e Max Lucetti (terzo); sotto, da sinistra, Damiano Castellani (terzo), Carmelo Bongiomo (primo nella cattura di gardon), Marika Gattiker ( mascotte del primo team) e Tiziano Panzeri (primo nella pesca del coregone). per il numero di ottobre cianti a voler utilizzare gli spazi pubblicitari che questa rivista mette a disposizione; il loro contributo è indispensabile per il finanziamento della pubblicazione. Grazie! Una trentina di giovanissimi a lezione di pesca in Valmaggia In collaborazione con la Società pescatori valmaggesi, «La Camola» (negozio di articoli da pesca con sede a Bignasco) ha riproposto la quinta edizione di «Impariamo a pescare». La simpatica manifestazione ha avuto svolgimento sabato 8 maggio e la meteo, piuttosto avversa in quel periodo, ha regalato una mattinata asciutta. Una trentina i partecipanti, assistiti da provetti pescatori della regione come pure da un guardapesca ben preparato nell istruzione ai neofiti. Al termine della lezione è stata offerta una gustosa maccheronata, ben servita dai collaudati cuochi Mauro e Lupetto. Parole di apprezzamento, a conclusione del simpatico raduno, sono state espresse dal presidente Bruno Donati. 57

24 «Proteggere le popolazioni a livello locale» Il dotto ed articolato parere di un esperto sui problemi che riguardano la Trota del Verbano e, più in generale, la salvaguardia dei salmonidi autoctoni alla luce dei cambiamenti climatici di dr. PierPaolo Gibertoni veterinario-ittiologo, Mediterranean Trout Research Group, «Occorre costituire un bacino di biodiversità necessario a reagire a qualsiasi cambiamento, così da perpetuare nel tempo un gruppo di pesci che non solo gode di un elevata valenza ecologica, ma è anche storicamente dotato per l uomo di un importante valore economico e culturale». Per me è un grande onore, oltre che un immenso piacere, contribuire con questo articolo alla comprensione di una tematica realmente difficile, quale quella della gestione dei salmonidi, in questa importante Rivista che raggiunge tutti i pescatori del Cantone. Cantone, il Ticino, che mi ha visto crescere e che mi ha dato stimoli e modelli che tutt oggi porto con me. Ho vissuto infatti sino all età di 20 anni la realtà ticinese, quando poi per la sopraggiunta perdita del papà dovetti rientrare, assieme alla mia mamma, tra le montagne dell Appennino reggiano. Poiché titolare di licenza di pesca cantonale, ho sempre ricevuto e conservato le uscite di questa importante Rivista. Importante perché, alla base del buon funzionamento delle cose, ci sono l informazione e il confronto, ed una vetrina come questa Rivista è di certo non poca cosa. È da vari anni che ho possibilità di studiare le trote autoctone presenti nei territori a Sud delle Alpi e recentemente, io e i miei collaboratori, abbiamo imparato a comprendere una grande abitante del Lago Maggiore e dei suoi tributari: la trota marmorata lacustre. Per meglio capire come questa si è evoluta e specializzata a tale ambiente, preferisco partire da molto lontano, alla base della genesi dei 58

25 salmonidi recenti. In tal modo, spero di contribuire alle logiche di valorizzazione e di salvaguardia a quella che, forse, è rimasta l ultima trota migratrice, come un salmone, nelle acque italo-elvetiche. Mi auguro che la lettura possa interessare molti appassionati pescatori, suscitando la voglia di contribuire, ognuno con il proprio ruolo, nella difesa di questa rarità. La trota europea presenta una straordinaria plasticità fenotipica ed ecologica, tanto che nei due secoli passati sono state descritte molte specie basandosi sulla sua diversità nelle forme e nell aspetto. Molte di queste specie spesso non hanno alcun valore sistematico e, già agli inizi del ventesimo secolo, si è cominciato a capire che la maggior parte della diversità delle trote è dovuta ad una straordinaria plasticità e capacità di adattamento. La difficile e caotica situazione tassonomica è stata affrontata e superata dagli studiosi, includendo tutte le forme della trota europea (Brown Trout) all interno della superspecie Salmo trutta. Il complesso Salmo trutta ha origine da una forma di Salmo ancestrale tipica dell area Ponto-Caspica. Da questo Salmo ancestrale si sarebbero originate tutte le linee evolutive (DA, ME, AD, MA e AT) individuate da Bernatchez (2001) dall analisi del DNA mitocondriale. ME, AD e MA sono le tre linee evolutive che abitano i corsi d acqua dell area mediterranea, accomunate tutte da un progenitore comune che può essere individuato in un Salmo mediterraneo anadromo ancestrale, differenziatosi tra Pliocene e Pleistocene, che avrebbe colonizzato le acque mediterranee approfittando di condizioni marine favorevolmente stabili e originando capillarmente popolazioni residenti, secondo il principio per cui all interno di popolazioni migratorie (anadrome) non tutta la progenie ritorna ai mari ma alcuni individui (piccolissime percentuali nell ordine dello 0,1 0,2%) rimangono residenti e si accrescono, maturando sessualmente nelle acque dolci (Behnke, 1991). Nel corso del Pleistocene non sempre le condizioni chimico-fisiche del Mar Mediterraneo sono state favorevoli al mantenimento di popolazioni anadrome, tanto che i periodi glaciali e rispettivi interglaciali hanno determinato fenomeni di isolamento e di redistribuzione all interno del bacino mediterraneo. Probabilmente le tre linee mediterranee si sono separate circa anni fa, a partire da un Salmo mediterraneo anadromo ancestrale. Questa data si sovrappone discretamente con la datazione assegnata al massimo glaciale della penultima glaciazione (Riss). Le zone rifugio, teatro dell isolamento, potrebbero essere individuate a ovest (linea ME) nei maggiori bacini idrografici (ad esempio Rodano e Ebro) e a est (linea AD) nella penisola anatolica, scarsamente influenzata dalla glaciazione (Bertnachez, 2001). Alcuni autori avanzano l ipotesi che anche la linea AD si possa essere originata nella penisola iberica (Cortey et al., 2004, Susnik et al., 2007a). Contemporaneamente (nel Riss), a partire dallo stesso progenitore anadromo, si sarebbe adattata al bacino del Po una forma di Salmo mediterraneo, che avrebbe originato l attuale trota marmorata (MA). Durante il disgelo si sarebbero ristabilite nuovamente le condizioni per l adozione di uno stile di vita anadromo e per la redistribuzione di queste linee genetiche attraverso il Mediterraneo, tanto che attualmente AD e ME non sono identificate da una precisa connotazione geografica. Nella Penisola iberica, in Turchia, in Corsica sono documentate popolazioni costituite sia da AD che ME o bacini idrografici in cui sono presenti sia popolazioni pure ME sia popolazioni pure AD (Machordom et al., 2000; Cortey et al., 2004). La trota originata nel bacino del Po, invece, forse poiché altamente specializzata alle condizioni ambientali di corsi d acqua padani, avrebbe perso in gran parte la capacità di ridivenire anadroma. Seppure, durante il disgelo dalle glaciazioni, il Mar Adriatico sia stato per lunghi periodi caratterizzato da una bassissima salinità, sono state individuate solo rare popolazioni con presenza di aplotipi marmorata in sistemi idrici adriatici non appartenenti al paleobacino padano e in Grecia (Apostolidis et al., 1996). Questo ci fa pensare che una certa redistribuzione in mare della marmorata sia avvenuta, ma che questi fenomeni migrativi siano stati di trascurabile entità. Questo ci permette una puntuale individuazione geografica della trota marmorata. La distribuzione delle forme di Salmo mediterraneo al Sud delle Alpi La distribuzione delle forme native al Sud delle Alpi è stata determinata da: fenomeni antecedenti l ultima glaciazione; fenomeni inerenti l ultima glaciazione e al conseguente disgelo. Uno dei fenomeni antecedenti l ultima glaciazione riguarda l instaurazione nel bacino padano, probabilmente durante la glaciazione del Riss, della «forma Marmorata», frutto di un estremo adattamento e specializzazione all ambiente del bacino del Fiume Po (forma che diviene residente perdendo le potenzialità anadrome). Nell intervallo compreso tra la glaciazione del Riss e quella del Wurm (LGM), nei periodi favorevoli alla vita dei salmonidi in mare, la penisola italica si trova in mezzo alle rotte migrazionali di quelle linee che durante il Riss si erano originate l una nel Mar Mediterraneo occidentale (ME), l altra nel Mediterraneo orientale (AD) e che in quest epoca si ridistribuiscono rimescolandosi attraverso tutto il Mar Mediterraneo. Il territorio a Sud delle Alpi, quindi, viene colonizzato capillarmente da queste forme anadrome migratrici, che si ibridano e si mescolano perdendo la propria identità geografica e formando un gruppo dotato di caratteristiche ereditate da entrambe le linee. Probabilmente queste forme risalgono anche i fiumi del bacino padano, dando vita a popolazioni che si mantengono riproduttivamente isolate rispetto al Salmo residente differenziatosi nel Bacino del Po. Nelle successive (inteso secoli o millenni) migrazioni le forme 59

26 anadrome e quelle residenti tornano in contatto per i periodi riproduttivi, ma solo raramente avvengono «ibridazioni» tra le due forme: «when they share the gravel, fish prefer to mate with others of their own kind» (Watson, 1999). Inoltre, studi ed osservazioni compiuti da vari autori su popolazioni appartenenti ai generi Salmo, Salvelinus e Oncorhynchus, che mantengono razze stanziali ed altre migratrici, porta all enunciazione di Armstrong (1991): «Generalmente gli individui appartenenti alle forme migratrici risalgono i corsi d acqua andando a deporre nei tratti più a monte rispetto alle popolazioni residenti delle medesime specie». Questa è la situazione prima della glaciazione del Wurm, ma in che modo l ultima glaciazione ha influenzato l attuale distribuzione dei Salmonidi alpini? Il Bacino «padano» Per analizzare come la glaciazione del Wurm abbia determinato la distribuzione attuale dei salmonidi nativi del bacino del Po, è necessario partire dalla situazione presente durante il massimo glaciale (LGM), circa anni fa. Durante il massimo glaciale, il livello del mare è diverse decine di metri sotto il livello attuale e la linea di costa del bacino padano arrivava sino all altezza di Ancona. Durante il massimo glaciale le basse temperature fanno sì che grandi quantità d acqua siano trattenute dai ghiacci delle calotte e che i fiumi soffrano di carenza idrica. Probabilmente il Salmo mediterraneo re si den - te, ad alta specializzazione trofica ed ecologica, già presente nel bacino, deve frequentare necessariamente la parte orientale del sistema idrografico (l asta principale) e, forse, le zone estuariali che possono contare su una più alta disponibilità di acqua e di cibo. Contemporaneamente, possiamo ragionevolmente assumere che nel bacino del Po siano rimaste delle popolazioni stanziali originatesi nel precedente interglaciale dall ancestrale Salmo anadromo mediterraneo, che avrebbero potuto trovare nei corsi d acqua appenninici condizioni ambientali favorevoli alla propria sussistenza e alle proprie caratteristiche ecologiche e trofiche, anche durante il picco massimo della glaciazione. I ghiacciai che ricoprono in questo periodo le Alpi dei versanti meridionali sono dotati di spessori diversi, tant è che i ghiacciai delle Alpi orientali sono molto più estesi e più spessi rispetto a quelli delle Alpi occidentali. Questa differenza ha giocato un ruolo decisivo durante il disgelo, determinando una diversa velocità di liberazione dei bacini idrografici dalle calotte glaciali (Bini et al., 2004; Carraro e Giardino, 2004; Castiglioni 2004; Schluchter, 2004; Dirk van Husen, 2004; Buoncristiani & Campy, 2004), diverse portate e, conseguentemente, differenti dinamiche distributive da parte dei salmonidi dell area. Nei primi millenni di disgelo, i sistemi idrografici occidentali si liberano dai ghiacci più velocemente, permettendo una pronta ridistribuzione delle eventuali popolazioni relitte di Salmo mediterraneo ancestrale. La marmorata, legata ad ambienti più produttivi, allarga il proprio areale di distribuzione più lentamente, colonizzando gradualmente l asta principale dei sistemi idrografici che diveniva via via più confacente alle proprie caratteristiche. Essa avrebbe potuto occupare quasi completamente i bacini idrografici orientali, più importanti di quelli occidentali sin dagli inizi del disgelo. Un discorso particolare riguarda la determinazione delle forme lacuali che abitano naturalmente i laghi prealpini. Tale quadro supporta la teoria per la quale i laghi prealpini occidentali (Verbano e Ceresio) possano essere stati colonizzati dalla forma marmorata (anche gli immissari di questi laghi sono per lungo tratto favorevoli alle caratteristiche della «trota padana»), mentre il Lago d Iseo e il Lago di Garda, caratterizzati da una diversa storia glaciale, possono essere stati colonizzati dalla trota mediterranea. La situazione del Lario potrebbe essere promiscua, nel senso che è ipotizzabile viste la sua particolare conformazione, nonché l entità del bacino idrografico sopra teso che la forma marmorata fosse presente nell emissario Adda e nelle porzioni di lago più prossime all emissario stesso, mentre nel resto del lago e nei suoi tributari fossero presenti forme mediterranee che utilizzavano le acque lacuali e i suoi affluenti con un comportamento ancora parzialmente migratorio, come nel caso del Salmone Atlantico stanziale, Salmo sebago (Landlocked Salmon) in alcuni laghi dei territori che si affacciano sull alto Atlantico (Sutterby, 2008). La trota del Verbano I salmonidi nativi che abitano i grandi laghi prealpini quali il Garda, il Sebino, il Lario, il Ceresio ed il Verbano hanno subìto, nel corso della loro evoluzione, un adattamento ad un ambiente lacuale, dando origine a popolazioni che utilizzano il lago a fini trofici e frequentano gli immissari per la riproduzione e a popolazioni residenti che svolgono l intero ciclo biologico nelle aste fluviali. Considerando i trascorsi marini delle linee genetiche del bacino del Mediterraneo, 60

27 i grandi laghi prealpini poterono rappresentare, via via che i mari divenivano sempre più inospitali per temperature e salinità, un ambiente alternativo analogo in cui i fiumi immissari erano sede delle riproduzioni naturali. Sulla genesi delle popolazioni divenute lacustri non si hanno ancora certezze. Alcune linee si specializzarono agli ambienti di profondità, in acque oscure e fredde, con abitudini alimentari anche planctofaghe, come nel caso del Carpione del Garda. Per ciò che riguarda l origine delle trote lacustri che conquistarono gli ambienti di superficie prossimi alla linea costiera così come quelli pelagici, molto è ancora da comprendere. Le questioni geo-glaciologiche, e cioè il ritiro dei grandi ghiacciai del quaternario nelle ere glaciali ed interglaciali che sino a anni fa con lingue di ghiaccio ricoprivano parzialmente od interamente i grandi laghi pre-alpini, sembrano essere alla base della genesi di linee a comportamento lacustre di salmonidi sempre più specializzati a tali ambienti. Il Mediterranean Trout Research Group ritiene che le «lacustri» del Garda, del Sebino e del Lario si siano originate dalle ultime colonizzazioni permanenti di un Salmo mediterraneo, mentre per il solo Verbano ed in parte per il Ceresio si ritiene che la linea predominante alle origini delle «lacustri» sia la marmorata. Ciò a causa di una sensibile differenza temporale nel ritiro dei ghiacciai, specie nel quadrante meridionale del lago, quello cioè a valle del Golfo Borromeo, di qualche migliaio di anni precedente rispetto a tutti gli altri grandi laghi prealpini. Gli studi in corso sulla Trota marmorata del Verbano indicano che queste, ed in particolare le femmine, svolgono la fase trofica nelle acque del lago in cui trovano temperature più miti e disponibilità di prede, in particolare ciprinidi, per poi ritornare al fiume natale nei mesi precedenti la deposizione. Tale comportamento migratorio è messo a rischio dall uso che l uomo ha fatto del basso corso dei grandi fiumi immissari a causa di attività escavatorie, costruzione di dighe e traverse, derivazioni idriche per vari usi nonché per l inquinamento, con quasi totale compromissione delle capacità riproduttive di tali popolazioni. Questa illustrazione mostra una lacustre nelle fasi iniziali della risalita nel Fiume Toce. È molto probabile che anche altri importanti immissari del lago avessero proprie popolazioni di marmorate migratrici, quali la Maggia e il Ticino, oggi difficilmente individuabili a causa delle profonde alterazioni di habitat e delle oramai secolari immissioni di salmonidi alloctoni, le trote di lago provenienti dalla Svizzera interna e dall Austria e le trote fario di ceppo atlantico «reniane», le quali hanno anche concorso a fenomeni di ibridazione con perdita della purezza delle varietà native. La straordinaria plasticità delle forme del Salmo mediterraneo e la storia evolutiva recente che almeno in parte si è voluta delineare in questo articolo deve fare riflettere sul vero significato della conservazione di questo gruppo di pesci. Aldilà delle considerazioni tassonomiche, è certo che la varietà di adattamenti a cui i salmonidi nativi vanno incontro nel quadrante meridionale delle Alpi è il modo che questo gruppo ha per sopravvivere agli sconvolgimenti climatici che hanno interessato e interesseranno il nostro pianeta. Il potenziale evolutivo dei salmonidi è affidato alla variabilità e plasticità del gruppo. La biodiversità esiste a tutti i livelli, dalla variazione genetica tra individui, all interno di una popolazione, alle specie, alle comunità biologiche. La diversità genetica delle trote (direttamente proporzionale al potenziale evolutivo definito come capacità di reagire ai cambiamenti) è determinata dalla differenza tra popolazioni, non solo dalla variabilità genetica all interno delle singole popolazioni. L introduzione di ceppi di trota europea selezionati per la produttività e le rispettive doti zootecniche ha causato la banalizzazione delle popolazioni salmonicole di tutta l area, determinando un livellamento degli adattamenti che ne impoverisce drasticamente il potenziale evolutivo. Alla luce di ciò, appare evidente che anche in funzione dei cambiamenti climatici lo scopo dei ricercatori che si occupano della salvaguardia dei salmonidi autoctoni è quello di restituire al gruppo quella eterogeneità genetica, fenotipica, biologica e trofica perseguibile soltanto proteggendo le popolazioni autoctone a livello locale. In questo modo si può assicurare un quadro eterogeneo che vada dalle Trote adattate alle fiumare calde della Sicilia a quelle del freddo torrente alpino, a costituire un bacino di biodiversità necessario a reagire a qualsiasi cambiamento; a perpetuare nel tempo un gruppo di pesci che non solo gode di un elevata valenza ecologica, ma è anche storicamente dotato per l uomo di un importante valore economico e culturale. 61

28 Dal taglio di alberi lungo il Vedeggio una «lezione» per evitare problemi Nell aprile scorso, il deputato Tullio Righinetti aveva presentato un interrogazione scritta al Consiglio di Stato prendendo spunto dal «taglio ripuale selaggio lungo il Vedeggio» e ponendo in risalto gli evidenti danni al patrimonio ttico. Ora, il Consiglio di Stato ha risposto a quell atto parlamentare, riconocendo sostanzialmente la fondatezza delle riserve e delle preoccupazioni spresse a quel momento dai pescatori, in primis da Marco Zon, presidente ella Sezione pesca Valle del Vedeggio. Nella risposta si precisa, innanzitutto, che con l entrata in vigore della nuova perequazione finanziaria (1 gennaio 2008) la proprietà delle autostrade è passata all Ufficio federale delle strade, il quale ha ripartito la responsabilià su 5 filiali. Le stesse si sono poi dotate di Unità territoriali (UT), che opeano sulla base di un mandato di prestazione. La competenza, per quanto riuarda la tratta ticinese (Chiasso-Airolo, Mendrisio-Stabio, Bellinzona-Roveedo), è stata affidata alla filiale 5 con sede a Bellinzona e, con il mandato di restazione, all Unità territoriale IV con sede a Camorino. «Quale mandatari, ileva il CdS, abbiamo provveduto a sottoporre alla filiale 5 il problema della sicurezza sul tracciato dell autostrada, sulla tratta di competenza e, in particolare, dove e con che modalità si doveva procedere al taglio delle piante pericolose; questo secondo un rapporto allestito dall UT IV in collaborazione con la filiale 5 e gli uffici cantonali competenti». Orbene, il taglio effettuato rientra nei lavori per la messa in sicurezza del tratto autostradale Chiasso-Rivera da potenziali pericoli dovuti alla presenza di piante pericolose. L Ufficio federale delle strade ha di seguito affidato l esecuzione dei lavori all UT IV. I proprietari dei terreni, oggetto degli interventi, sono stati adeguatamente informati e i primi interventi sono iniziati a settembre dello scorso anno. L UT IV ha pure contattato ed effettuato i sopralluoghi con i diversi uffici cantonali competenti al fine di ottenere i necessari permessi. «Nello specifico, per quel che attiene la sponda sinistra, gli interventi sono stati eseguiti su incarico del Consorzio sistemazione del Vedeggio; il taglio effettuato è da ritenersi soddisfacente. Si deve comunque considerare che sulla sponda sinistra crescevano molti arbusti e pochi alberi a medio e alto fusto a una certa distanza l uno dall altro; dopo i tagli di selezione, sono quindi rimasti molti arbusti e una parte di alberi a rinverdire l argine». Il legname è stato esboscato, così come la ramaglia. Il popolamento restante non presenta danni particolari e lo strato arbustivo è stato preservato. Le zone di deposito temporaneo del legname sono state ripristinate a piena soddisfazione dei proprietari dei fondi. Per contro, precisa sempre il Governo, per quel che riguarda la sponda destra, la zona era caratterizzata dalla presenza di pochi arbusti ma tanti alberi a medio e alto fusto molto vicini che, per motivi di sicurezza per l autostrada e di manutenzione per l argine (questi ultimi erano stati contrassegnati dai consulenti ambientali del Consorzio sistemazione del Vedeggio), dovevano essere tagliati. Di conseguenza, questo intervento non può essere paragonato a quello sulla sponda sinistra, perché come già indicato questo ultimo è stato effettuato in condizioni diverse: presenza di una scarsa vegetazione che ha influito sia sulla tipologia del lavoro che sull impatto visivo a lavori ultimati. «È innegabile che, dopo un intervento del genere, lo spettacolo che si presenta non è dei migliori. Le piante però poi ricrescono e l argine tornerà a essere verde e ombreggiato». Nelle risposte ai singoli quesiti posti da Tullio Righinetti nel suo atto parlamentare, si rileva fra altro che «i vari uffici cantonali avevano dato precise disposizioni in merito alle modalità esecutive, in particolare il rispetto dello strato arbustivo»; si puntualizza che «grazie alle capacità (facoltà pollonifere) che la maggior parte dei cespugli e degli alberi tagliati hanno di ricrescere subito dopo il taglio, la rigenerazione della vegetazione inizierà subito e una certa copertura vegetativa sarà presente già il prossimo anno»; si riconosce che «la mancata ombreggiatura della vegetazione dissodata potrebbe causare pregiudizi anomali alla fauna ittica del Vedeggio a causa del surriscaldamento delle sue acque. L ufficio competente in materia è l Ufficio della caccia e della pesca che monitorerà la situazione. In caso di moria di pesci, la ricostituzione del popolamento ittico richiederà qualche anno e avverrà in parte grazie ai ripopolamenti e in parte in maniera naturale». Questo evento conclude il Consiglio di Stato pur risolvendo la problematica della sicurezza stradale, «ha comunque evidenziato la necessità di migliorare, intensificandoli, i rapporti tra i diversi uffici cantonali, aumentandone la collaborazione allo scopo di evitare situazioni problematiche. In futuro, si procederà con una pianificazione degli interventi che permetterà di diluire i tagli di sicurezza nel tempo, così da evitare che tali interventi vengano realizzati contemporaneamente su lunghe tratte fluviali. Una gestione della vegetazione su tratte più esigue e con rotazioni temporali più ristrette permetterà di garantire la sicurezza attenuando l impatto ambientale». 62

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