LA CERAMICA MINIATURISTICA

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1 VI LA CERAMICA MINIATURISTICA Le aree sepolcrali urbane e le deposizioni della chora 1 hanno restituito un numero ridotto di vasi miniaturistici. L analisi di tali oggetti comporta, in primo luogo, una necessaria premessa di carattere terminologico 2. In letteratura infatti il termine miniaturistico viene utilizzato in modo univoco per definire oggetti di piccole dimensioni. È opportuno, dunque, ricordare che miniaturistico non è semplicemente il vaso piccolo o minuto, ma è l oggetto che si distingue da quello standard per dimensioni, per funzionalità e significato intrinseco. Deporre in una sepoltura un vaso miniaturistico, offrire in un santuario un micro-vasetto o conservare in ambito domestico un oggetto in miniatura rievoca una sfera di valori differenti e autonomi rispetto a quelli legati a vasi normali. Chiarito questo concetto si tratta di individuare entro quali parametri sia corretto parlare di vasi miniaturistici e quando di vasi di ridotte proporzioni ; è opportuno, a tal proposito, stabilire un criterio che tenga conto non solo delle dimensioni del vaso, ma anche della sua diversa funzionalità e significato simbolico. Il parametro fondamentale sembra dunque essere quello del confronto diretto con l oggetto di dimensioni standard, e la successiva considerazione del rapporto complessivo esistente fra le varie dimensioni: un vaso miniaturistico non potrà semplicemente avere diametro inferiore rispetto a quello normale, né essere caratterizzato da una minore altezza; solo la compresenza di entrambi questi fattori ci permette di considerarlo tale 3. Ci atterremo dunque per la definizione dei vasi miniaturistici agli esempi chiarificatori fornitici dalla pubblicazione dei materiali ceramici dell α γορ α di Atene, e considereremo in questo paragrafo soltanto quei vasi le cui

2 Deborah Rocchietti dimensioni rispettino i limiti fissati dagli americani per i contenitori in miniatura 4. Risultano dunque esclusi da questa trattazione alcune forme vascolari che in letteratura sono definite con l uso del diminutivo, ma non sono in realtà identificabili come vasi miniaturistici 5. La maggior parte dei vasi miniaturistici rinvenuti nella aree sepolcrali di Metaponto appartiene al gruppo funzionale dei contenitori per unguenti; solo tre esemplari fanno eccezione 6. Fra i vasi destinati alla conservazione e al trasporto dei profumi e degli unguenti si individuano le piccole lekythoi, variamente definite squatlekythoi o lekythiskoi, gli orcioletti, piccoli vasi dal corpo globulare e labbro leggermente estroflesso e le ollette. Tutti gli esemplari rinvenuti nelle aree funerarie urbane vanno datati alla fasi più avanzate della necropoli. Tra questi il vaso più antico appartiene alla T 4 di C.da Ricotta individuata nel corso degli scavi del e è riferibile alla prima metà del IV secolo a.c. Per quanto questi vasi siano caratterizzati da dimensioni ridotte rispetto agli originali, che possiamo definire normali, essi non perdono, tuttavia, la loro funzionalità. Si tratta evidentemente di contenitori destinati alla conservazione di quantità ridotte di oli ed essenze, sorte di piccoli porta-profumi o porta-unguenti ugualmente funzionali. Questo può essere confermato dalla circostanza che alcuni esemplari, di dimensioni piuttosto ridotte, presentano il bocchino proporzionalmente grande, con misure analoghe a quelle degli esemplari maggiori 7. L orcioletto e la squat-lekythos rinvenuti poi nella T 53 di C.da Ricotta 8 facevano parte di una vera e propria trousse da viaggio per la toeletta femminile. Entrambi erano infatti contenuti all interno di una pisside in piombo, divisa in tre scomparti da una crociera anch essa plumbea. È evidente che in questo caso i vasetti dovevano conservare la loro funzionalità anche a seguito del ridimensionamento proporzionale e che le ridotte dimensioni non potevano che renderli più idonei al nuovo utilizzo 9. Un discreto numero di lekythoi miniaturistiche proviene anche dalle sepolture della necropoli di Pantanello 10. In questo caso, tuttavia, l uso di micro-vasetti sembra affermarsi precocemente rispetto alle aree sepolcrali urbane. Gli esemplari più antichi si datano, infatti, alla seconda metà del V secolo precorrendo di quasi un secolo i rinvenimenti pertinenti alle necropoli cittadine

3 Aree sepolcrali a Metaponto Il vasettino minuscolo, in forma di lekane, verniciato di nero e baccellato 11 rinvenuto nella T 11 di C.da Ricotta sembra invece avere un differente valore. Le dimensioni del vaso sono estremamente ridotte, soprattutto se paragonate a quelle dei corrispondenti vasi normali : esso è alto solo 1.5 cm, ed ha un diametro alla bocca di 1cm. È evidente che in questo caso il contenitore perde completamente la sua funzionalità: il vaso è troppo minuto per poter contenere alcunché e soprattutto ha un imboccatura troppo stretta par poter essere utilizzato. Ci sembra, dunque, che esso appartenga a quel gruppo di oggetti che la Pascucci, trattando dei depositi votivi paleoveneti, definisce modelli. Si tratta, in altri termini di oggetti che riproducono nella forma quelli di uso comune, ma che se ne discostano per le dimensioni ( ) e talvolta per il materiale impiegato, tali da renderli non funzionali 12. Questi vasetti sembrano dunque avere una funzione puramente simbolica: richiamano gli esemplari di dimensioni maggiori e sono, per così dire, veri e propri modellini in miniatura che sostituiscono gli originari. Un esempio simile a quello riscontrato in C.da Ricotta è stato individuato nell area della necropoli di Pantanello. La sepoltura 318 ha infatti restituito un epichysis miniaturistico di ridottissime dimensioni 13, molto simile ai due esemplari rinvenuti nella T 43 della necropoli occidentale in Loc. Madonnelle ad Heraklea 14. La presenza di questi modelli che dovevano richiamare alla memoria di chi li osservava l immagine e l oggetto di dimensioni standard ci inducono ad affrontare un problema più vasto che concerne il fenomeno della miniaturizzazione nella sua globalità. Si è infatti spesso asserito che le offerte miniaturistiche, come la deposizione nei corredi funerari di oggetti di ridotte dimensioni, potevano essere condizionate da ragioni di natura economica. L esemplare in miniatura, sia esso il piccolo vaso o la statuetta, sarebbe stato così sostanzialmente preferito da chi aveva minor disponibilità economica perché meno caro. Tale lettura non trova, tuttavia, alcun riscontro se analizziamo il contesto di rinvenimento dei materiali in questione. Per limitarci soltanto al campo della nostra indagine, possiamo osservare che a Metaponto, vasi miniaturistici si trovano in sepolture architettonicamente impegnative. Gli esemplari databili alla prima metà del VI secolo si trovano infatti all interno della più antica sepoltura a sarcofago. Due dei vasi miniaturistici di età ellenistica sono, a loro volta, pertinenti alla sepoltura a camera ipogea messa in luce dagli scavi del 1940, nella zona dello svincolo fra la SS 175 e la 106 ionica

4 Deborah Rocchietti I corredi stessi delle deposizioni con ceramica miniaturistica presentano in alcuni casi una ricchezza che potremmo definire inconsueta. Si pensi solo alla T 4 di C.da Ricotta che oltre al materiale ceramico (2 lagynoi e 4 unguentari) racchiudeva al proprio interno anche una stefane in bronzo dorato, un anello digitale e due netta-orecchi in argento 15. Conferme ci giungono poi dalla necropoli di Pantanello ove vasi miniaturistici sono in genere contenuti in sepolture con corredi quantitativamente e qualitativamente rilevanti 16. Tra i contesti più antichi è infine molto interessante il materiale della T b36 di C.da Ricotta (zona b) 17. Si tratta di una sepoltura a sarcofago già in parte sconvolta e contenente al suo interno i resti frammentari di skyphoi miniaturistici paleo-corinzi (kotylai) 18, un esemplare completo di skyphos che possiamo considerare in miniatura 19 ed alcuni altri frammenti di vasi potori paleo e meso corinzi di medie dimensioni. Tale rinvenimento è estremamente interessante perché, in primo luogo attesta la presenza di ceramica miniaturistica nelle tombe di età arcaica, ed in secondo luogo perché il materiale in esso rinvenuto presenta indubbie somiglianze con quello ritrovato nelle aree sacre e nei santuari limitrofi. Le più antiche attestazioni di vasi miniaturistici a Pantanello, come abbiamo affermato, non possono essere datate prima della seconda metà del V secolo. Il fenomeno della deposizione di oggetti di ridotte dimensioni è inoltre considerato tradizionalmente proprio dell età ellenistica. I rinvenimenti archeologici della madrepatria e dell area indigena sembrano tuttavia confermare attestazioni di micro-vasellame in età arcaica. A Corinto, ad esempio, esemplari miniaturistici sono attestati già nelle sepolture del primo quarto del VI secolo; in particolare le kotylai miniaturistiche sono presenti from the Middle Corinthian period down into the late third quarter of the sixth centuary 20 e miniature skyphoi fanno parte dei corredi di deposizioni del secondo quarto del VI secolo. Per l ambito indigeno si può invece ricordare la T 1/350 di Chiaromonte sotto la Croce, databile al secondo-terzo quarto del VI secolo a.c., che conteneva uno skyphos miniaturistico 21 con decorazione monocroma a vernice nera 22. Esemplari di kotylai miniaturistiche simili a quelle della T 36 di C.da Ricotta sono state inoltre rinvenuti in sepolture di Amendolara datate alla seconda metà del VI secolo 23. Anche due tombe rinvenute a Matera in piazza San Francesco (T 32-T 14), riferibili agli ultimi decenni del VI secolo, conservavano ceramica miniaturistica ed in particolare uno skyphos su piede tronco conico che presenta indubbie analogie con quello della T 36 di Metaponto

5 Aree sepolcrali a Metaponto Come si può facilmente comprendere in età arcaica il fenomeno della deposizione di vasi miniaturistici non è sconosciuto, per quanto poco diffuso. È evidente che si tratta di una pratica insolita, destinata, probabilmente, ad un numero limitato di individui, e legata a precise motivazioni di carattere cultuale. Nel caso dei rinvenimenti metapontini il carattere votivo di questi vasetti miniaturistici sembra del resto provato grazie ai confronti con materiale rinvenuto nelle aree sacre limitrofe. Skyphoi in miniatura rivestiti di vernice bruno-rossastra sono stati individuati nella stipe di C.da Crucinia 25, mentre da quella in Proprietà Favale sono stati recuperati alcuni esemplari di skyphoi miniaturistici e di coppette mono e bi-ansate 26. Le kotylai della T 36 presentano del resto indubbie somiglianze con gli esemplari provenienti dall area sacra di Parapezza a Locri 27 e con alcune kotylai pertinenti al santuario di Hera Akraia a Perachora 28. Tale stretta similitudine fra gli oggetti miniaturistici delle aree sepolcrali e quelli rinvenuti nelle aree sacre sembra, del resto, provata anche per la necropoli di Pantanello. I lebetes gamikoi della T 210 were identical- afferma Carter-to the tiny, coarse sometimes dipped vassels found in contemporary sanctuaries like the nearby rural sanctuary at the spring of Pantanello 29. Resta dunque da cercare di chiarire quale motivazione possa aver spinto a deporre in una tomba un oggetto che tendenzialmente era destinato, come offerta, alla divinità. Una prima giustificazione potrebbe risiedere nell utilizzo di questi oggetti, a forte connotazione cultuale, nell ambito dei riti praticati al momento della deposizione del defunto o in seguito in occasione della visita alla tomba 30. Tale interpretazione può forse essere confermata dal rinvenimento sulla copertura della T 181 della necropoli di Santa Venera a Poseidonia di uno skyphos miniaturistico, capovolto, che celava le tracce di un piccolo rogo 31. È possibile dunque che in questo caso, come in quello della tomba di Metaponto, i vasi miniaturistici siano serviti per officiare riti alle divinità ctonie in favore del defunto. La presenza di chous miniaturistici nelle tombe di Pantanello potrebbe del resto suggerire un altro tipo di interpretazione, già accennata da Bottini in riferimento ad una sepoltura infantile di Banzi 32. Sappiamo, infatti, che tale vaso era utilizzato in occasione delle feste dionisiache delle Anthesterie, e che un esemplare di dimensioni ridotte veniva donato ai bambini che avevano superato i tre anni di vita per sancirne l ingresso ufficiale nella phratria 33. La deposizione di chous miniaturistici all interno delle sepoltu

6 Deborah Rocchietti re potrebbe dunque avere il valore di una compensazione per la morte prematura ed insieme una sorta di ausilio ad affrontare con il favore della divinità il difficile viaggio nell oltretomba 34. La presenza di tali vasi miniaturistici andrebbe dunque correlata ai riti ed alle cerimonie che sanciscono un passaggio di status. L interpretazione proposta è indubbiamente suggestiva e non priva di fascino, ma essa non sembra trovare riscontri nelle deposizioni di Pantanello. Solo una delle sepolture contenenti chous miniaturistici appartiene infatti ad un fanciullo di età compresa fra i 10 ed i 14 anni, mentre nei rimanenti casi si tratta di deposizioni di individui adulti e per lo più di donne fra i 25 ed i 35 anni. Tale valenza cultuale tuttavia può forse essere stata rivestita, non tanto dai chous, per i motivi che si è detto, quanto piuttosto dai lebetes gamikoi 35. Questi vasi sono, infatti, legati al mondo muliebris ed alla sfera nuziale 36, ed è stato proposto di considerarli simbolo del passaggio di una fanciulla dallo stato di vergine a quello di donna sposata 37. È possibile allora che la presenza nelle tombe di ceramica votiva in miniatura possa, forse, essere riferita sia alla celebrazione di cerimonie in favore del defunto, che intesa come riferimento allo status transitorio del defunto. Resta infine da considerare con maggiore attenzione a chi fossero destinati gli oggetti miniaturistici, soprattutto in considerazione delle implicazioni cultuali che esso comporta. A Corinto The black-glazed miniatures ( ) are found only in children s graves 38, nei corredi di tombe infantili di Locri Epizefiri, databili, secondo Cerchiai, alla III fase compaiono vasi di dimensioni normali oltre a vasi peculiari del mondo infantile (veri e propri giocattoli o imitazioni con miniature di forme caratteristiche del corredo degli adulti) 39. La stretta correlazione tra materiale miniaturistico e sepolture di bambini sembra trovare riscontri non solo in madrepatria ma anche nelle altre necropoli indigene e della Magna Grecia. Juliette De La Genière osserva che anche nel caso di Amendolara sono soprattutto le deposizioni infantili a conservare al proprio interno micro-vasellame 40. Diversamente dal quadro delineato, tuttavia, la maggior parte delle tombe di Metaponto con ceramica miniaturistica sembra appartenere ad individui adulti 41. Analoga osservazione può essere fatta nel caso di Pantanello: su 13 tombe con ceramica in miniatura, solo 4 sono sepolture di bambini, mentre le restanti 9 sono riconducibili ad individui adulti

7 Aree sepolcrali a Metaponto Note 1 Carter 1998, p Per un ampia trattazione del problema cfr. in merito Petitti , pp Ricordiamo a questo proposito che ci avvarremo, nel presente capitolo, di espressioni corrispondenti al termine miniaturistico ed ugualmente efficaci quali: in miniatura, composti con il prefisso micro ( micro-vasetti, micro-ceramica ), ed il corrispondente inglese miniature. 3 Il Dammer, ad esempio, in riferimento ai rinvenimenti del deposito di S. Pietro Montagnon, adotta un criterio che consiste nel tener conto non tanto delle dimensioni dei recipienti, quanto della loro capacità paragonata a quella dei vasi standard. 4 Estremamente utile risulta a tal proposito la tabella realizzata dalla Dott.ssa Petitti con l indicazione del valore minimo e massimo che un vaso può assumere per rientrare nella definizione di normale, piccolo e miniaturistico. I valori riportati si riferiscono appunto alla pubblicazione del materiale ceramico rinvenuto nell agorà di Atene (cfr. Petitti , p. 88). 5 Riteniamo infine più corretto considerare di piccole dimensioni ma non miniaturistici il crateriskos e la coppetta della T 7 di C.da Ricotta (Lo Porto 1966, pp ), la brocchetta della sepoltura 54 (Ibidem, p. 221) e le due pissidi individuate rispettivamente nella T 13 della zona a di C.da Ricotta (Idem 1981, p. 363) e nella T 11 messa in luce a seguito degli scavi del (Sestieri 1940, pp ). Non rientrano infine in questa trattazione né il crateriskos conservato nella T 2 di San Salvatore (Lo Porto 1966, pp ), né la coppetta facente parte del corredo della T 4 sempre dalla stessa zona (Ibidem, pp ) 6 Si tratta del vasettino minuscolo in forma di lekane baccellato della T11, dello skyphos della Ta36 e degli skyphoi miniaturistici paleo-corinzi della tomba Ta36. 7 Petitti , p Lo Porto 1966, p Un ulteriore esempio esplicativo che attesta l uso quotidiano di contenitori di ridottissime dimensioni ci è fornito da un vasetto per medicinali conservato al Museo Nazionale di Bari e proveniente, probabilmente da Taranto. Il contenitore alto solo 2 cm ed avente diametro di 1.9 cm conteneva al proprio interno alcuni semi di una pianta, come attesta un iscrizione greca tracciata sul corpo del vasetto che ne vanta le doti emollienti (Ferrandini Troisi, Un vasetto per medicinale con iscrizione greca, ArchCl 1981, pp ). 10 Carter 1998, p Sestieri 1940, p Pascucci 1989, p Carter 1998, p Lattanzi

8 Deborah Rocchietti 15 Lo Porto 1966, pp A titolo esemplificativo si può ricordare la T350 di Pantanello che conteneva una lekythos attica a figure rosse ed altri vasi a vernice nera (2 lekythoi, 1 squat-lekythos, 6 lebetes gamikoi, 4 skyphoi, 1 pelike, 1 anfora, 1 boccale ed inoltre 1 alabastron in alabastro, 1 specchio con manico figurato e 9 fibule in ferro) (cfr. Carter 1998, pp ). 17 Lo Porto 1981, pp Lo Porto li definisce skyphoi miniaturistici, ma trattandosi dei caratteristici vasi potori di tradizione corinzia che precorrono ed anticipano i veri e propri skyphoi riteniamo più corretto utilizzare il termine kotylai miniaturistiche. 19 Abbiamo ritenuto di poter considerare miniaturistico lo skyphos della tomba T36 in quanto dimensionalmente simile agli skyphoi che in Agorà XII vengono definiti miniature (V ). Gli esemplari rinvenuti ad Atene hanno infatti diametro compreso fra cm ed altezza che varia fra cm. Esso presenta inoltre indubbie analogie con altri skyphoi rinvenuti in alcune necropoli indigene e della madrepatria (Cfr. infra, p. 130). 20 Corinth XIII, pp Lo skyphos miniaturistico della tomba T1/350 è alto 4.3 cm ed ha diametro all orlo di 3 cm. 22 Russo Tagliente-Berlingò , pp Possiamo ricordare, ad esempio, la T 12 contenente al suo interno una kotyle miniaturistica con anse a nastro applicate all altezza dell orlo, ed un esemplare simile ma di dimensioni maggiori con anse a sezione circolare impostate sotto l orlo. La T 8 racchiude a sua volta una kotyle miniaturistica con anse a sezione rotonda ed altre sepolture di bambini sono caratterizzate da vasi di ridotte dimensioni (Cfr. in merito De la Genière e altri 1980, pp ). 24 Canosa 1986, pp Lo Porto 1981, pp Particolarmente simile all esemplare conservato nella T 36 è lo skyphos inv (fig. 22.5). 26 Adamesteanu 1975, pp Milanesio 1996, pp. 49-5; Barra Bagnasco-Elia 1996, pp. 83, Dunbabin 1962, p Carter 1998, p Cfr. Petitti , pp. 196 ss. 31 Cipriani 1989, pp Bottini 1988(b), pp. 81 e ss. 33 Gasparri 1986, pp Bottini 1988(b), p Il lebes gamikos è uno dei pochi vasi di cui conosciamo con assoluta certezza tanto la denominazione antica quanto l uso. Il suo impiego come dono nuziale è ampiamente con

9 Aree sepolcrali a Metaponto fermato dai soggetti che già nel mondo greco e più ancora in quello italiota vi sono dipinti. Vi sono comuni infatti le raffigurazioni collegabili al rito nuziale, con numero variabile di personaggi di contorno, o anche le scene semplificate con eros e donna (Andreassi 1979, p. 112). Anche il Lippolis identifica nel vaso un contenitore pertinente alle deposizioni femminili (Lippolis 1994, p. 262). Carter non sembra invece concordare pienamente con quanto riferito sopra. Pur non escludendo l indubbio legame esistente fra il lebes gamikos e la sfera matrimoniale-funeraria, ritiene che non esista una correlazione fra il vaso ed il sesso del defunto (cfr. in merito Carter 1998, pp ). 36 È bene tuttavia rammentare che nel caso di Pantanello la relazione fra lebetes gamikoi e sepolture femminili non è esclusiva, si conoscono infatti anche sepolture infantili, ed alcune, seppur rare, deposizioni maschili corredate di tale vaso (Cfr. in merito Carter 1998, pp ). 37 Andreassi 1979, p Corinth XIII, p Cerchiai 1982, pp Cfr. De la Genière e altri 1980, p Nulla possiamo, invece, affermare nel caso del vasetto ariballiforme e della squatlekythos rinvenute all interno della tomba a camera ipogea.trattandosi, infatti, di una sepoltura multipla, non possiamo attribuire tali oggetti a nessun individuo, sia adulto che bambino

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