RITUALI FUNERARI
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- Placido Bono
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1 II RITUALI FUNERARI Nelle colonie magnogreche e siceliote possiamo, in generale, osservare una netta prevalenza del rito inumatorio rispetto a quello crematorio 1. A Pithekoussai, ad esempio, nell VIII secolo a.c. solo il 18% delle sepolture è a cremazione secondaria 2, ad Hipponion sulla costa Tirrenica non si trovano incinerazioni databili al VI secolo a.c. 3, a Poseidonia infine non esistono cremazioni riferibili alla necropoli greca 4. Solo a Siris il rito crematorio è privilegio riservato agli adulti: le sepolture degli incinerati, cremati in ustrina, sono stati individuati dalla Berlingò, in un area marginale della necropoli di Madonnelle; le ceneri erano deposte in grandi vasi contenitore o in semplici fosse nel terreno circondate da ciottoli e coperte da lastre di pietra 5. Se tuttavia si focalizza l attenzione sulla cronologia delle sepolture possiamo notare una maggior preferenza accordata al rito crematorio soprattutto a partire dal IV secolo 6. A Taranto, ad esempio, sono state rinvenute solo quattro cremazioni databili tra la fine del VIII secolo e l inizio del IV secolo. Il rito viene tuttavia ripreso a partire dalla seconda metà del IV secolo in un considerevole numero di sepolture e perdura senza soluzione di continuità nel periodo successivo, con un aumento progressivo nel corso del II e I secolo a. C. 7. Anche in Sicilia il rito incineratorio è noto ma non ampiamente diffuso: a Siracusa, nella necropoli arcaica del Fusco, solo il 7% delle deposizioni è a cremazione; a Camarina, nelle sepolture più antiche, l uso dell incinerazione sembra assai raro, per divenire poi più frequente a partire dalla seconda metà del VI secolo e raggiungere circa il 14% del totale delle deposizioni. All incirca la stessa percentuale vantano anche le necropoli di Selinunte nei settori Buffa-Galera Bagliazzo (14.5%) e Manicalunga (11.3%) 8. Gli abitan
2 Deborah Rocchietti ti di Gela infine, pur praticando la cremazione in proporzioni decisamente minori rispetto a quelle degli abitanti di Rodi e di Creta, ove l incinerazione sembra essere la regola per tutti gli adulti, paiono, comunque, conservarla almeno nel 25% delle sepolture 9. Dall analisi dei dati riportati possiamo dunque dedurre che il rito inumatorio è quello dominante sia nell Italia meridionale che in Sicilia; esistono tuttavia delle eccezioni, si pensi appunto a Siris o a Gela, ove l uso della cremazione può essere giustificato con il probabile attaccamento dei coloni ai costumi funerari della madre patria 10. Per quanto poco diffusa, l incinerazione non era, certo, sconosciuta, tutte le necropoli hanno infatti restituito un certo numero di cremati che attestano la pratica del rito primario o secondario. In termini cronologici, è piuttosto difficile generalizzare, soprattutto per quanto concerne il panorama siceliota; in Italia meridionale, invece, le poche cremazioni individuate sembrano collocarsi soprattutto nel periodo successivo al IV secolo a.c. Rispetto al quadro delineato Metaponto sembra costituire un caso distinto: nelle aree funerarie urbane si registra infatti una generalizzata e quasi totale assenza di cremazioni, siano esse primarie o secondarie. Delle 298 tombe di cui abbiamo notizie relative al rituale utilizzato, solo 2 sono a cremazione 11, con una percentuale che costituisce meno dell 1% del totale. Non disponiamo purtroppo di dati precisi in merito ai recenti scavi condotti nell area di Crucinia, ma sappiamo che anche in questo settore le cremazioni individuate risultano assai rare, e si distribuiscono nell area in modo piuttosto casuale 12. Anche per gli scavi condotti nella zona dello svincolo fra la SS 175 e la 106 ionica Adamesteanu parla di un numero imprecisato di tombe ad ustrinum che possono probabilmente essere considerate delle cremazioni primarie 13. È possibile quindi che alla luce dei dati più recenti sia necessario correggere ed aumentare la percentuale degli incinerati rispetto a quella degli inumati, anche se non sembra che il quadro di riferimento muti radicalmente. L incinerazione è infatti quasi assente a Metaponto ed il rito inumatorio è preferito per tutte le deposizioni, sia nel caso di adulti che per le poche tombe di bambino conservate. A livello cronologico dobbiamo inoltre osservare che l uso della cremazione si diffonde generalmente in magna Grecia a partire dall età ellenistica; proprio a questo periodo devono essere datate le deposizioni della zona dello
3 Aree sepolcrali a Metaponto Svincolo fra la SS 175 e la 106. L unica cremazione secondaria rinvenuta in C.da Ricotta si data poi al II-I secolo a.c. Dati analoghi provengono dalla necropoli di Pantanello 14, anche se in questo caso il numero delle cremazioni raggiunge circa il 5% delle deposizioni totali. L unico rito incineratorio praticato nella chora è quello primario con combustione del cadavere in una semplice fossa terragna e corredo ceramico aggiunto a combustione avvenuta prima che il fuoco si spenga definitivamente. Le tombe a cremazione formano secondo il Carter a cronologically compact group. None can be securely dated before the 4 th century b.c.; there are two early 4 th century b.c. examples; most fall into the last period of the necropolis, b.c. 15. La cremazione sembra riservata, anche a Pantanello, ad individui adulti; una sola pare infatti essere l incinerazione di bambino (T 126) 16. Le tombe a cremazione presentano in genere un corredo piuttosto ridotto composto da un unguentario e da una o al massimo due coppe per bere; tale osservazione vale sia per la necropoli di Pantanello che per le aree di deposizione urbana. Semplice sembra del resto essere il contenitore scelto per contenere le ceneri del cremato di C.da Ricotta: un olla in argilla rossiccia a corpo ovoide ed orlo espanso 17. I dati delle aree funerarie urbane e quelli della chora sono dunque concordi nel documentare l inusualità del rito crematorio a Metaponto. Carter osserva che nel caso della necropoli di Pantanello le cremazioni tendono a concentrarsi nei Nuclei 6 ed 11; la loro vicinanza spaziale all interno dei family plots e la loro contiguità cronologia permettono quindi di ipotizzare che la scelta dell incinerazione sia determinata da particolari culti e rituali famigliari 18. Il fenomeno della scarsa diffusione di questo rito in area metapontina risulta ancora di difficile comprensione e poco soddisfacenti paiono, alla luce della documentazione disponibile, i tentativi di ricondurlo ai costumi funerari della madrepatria o dell area achea. RITO INUMATORIO Il rito inumatorio non solo è prevalente in tutti i periodi, ma è anche l unico attestato nelle prime fasi di occupazione della necropoli. All interno delle tombe il cadavere è deposto sempre disteso, con le braccia allineate lungo i fianchi; non pare invece esistano consuetudini precise
4 Deborah Rocchietti per l orientamento del cranio, che può essere piegato indifferentemente verso destra o verso sinistra, oppure -più raramente- collocato in posizione frontale. Nella aree di deposizione urbana non si registrano casi di inumazione con lo scheletro in posizione contratta come invece avviene nella necropoli di Pantanello 19. Il costume di deporre il cadavere nella fossa con gli arti piegati e le braccia portate di lato è del resto considerato propriamente indigeno o meglio non greco; in tale posizione sono stati ad esempio rinvenuti tutti gli inumati della necropoli di Incoronata e di San Teodoro 20. È possibile allora che le poche deposizioni con cadavere in posizione contratta siano da attribuire ad individui legati al mondo indigeno, in modo simile a quanto avviene ad Incoronata Lazazzera, nel territorio metapontino, ove sembra ipotizzabile la presenza di una necropoli mista greco-indigena 21. Il rito inumatorio era praticato a Metaponto senza distinzioni di età; vi sono infatti deposizioni di uomini e donne in età adulta ma anche di bambini. Le sepolture infantili sono tuttavia piuttosto rare: ne conosciamo infatti solo quattro 22 ed in genere si tratta di deposizioni che vantano corredi piuttosto ricchi. È evidente dunque che non a tutti i defunti in tenera età fosse accordato il privilegio della sepoltura secondo un usanza che doveva essere piuttosto diffusa nel mondo greco 23. La scelta del rito inumatorio non implica il ricorso ad una particolare tipologia tombale, piuttosto varia è infatti, come vedremo, la forma del sepolcro ed il materiale da costruzione impiegato per la sua erezione 24. DEPOSIZIONI MULTIPLE E CASI DI RIUTILIZZO Deposizioni multiple sono attestate nelle aree funerarie urbane già a partire dalla seconda metà del VI secolo; due delle cosiddette tombe principesche di C.da Crucinia contengono, infatti, rispettivamente due e tre cadaveri 25. La pratica di deporre più cadaveri in una sola tomba sembra, del resto continuare nelle epoche successive ed è attestata anche in altre aree funerarie urbane. La T 15, rinvenuta nel 1939 in C.da Ricotta 26 e databile alla seconda metà del IV secolo a. C., è infatti bisoma; due cadaveri conteneva pure la T 5 sempre di C.da Ricotta 27 riferibile alla seconda metà del III secolo a.c. Un ulteriore caso di deposizione multipla è costituito dalla T 2 di C.da San Salvatore 28 databile alla prima metà del III secolo a. C
5 Aree sepolcrali a Metaponto Come si può facilmente comprendere dai dati riportati, pur trattandosi di un rituale inusuale esso è comunque attestato in tutti i periodi di occupazione della necropoli ed in tutte le aree destinate al seppellimento dei cadaveri. Tutte le sepolture bisome o multiple sono inoltre accomunate dal fatto di utilizzare la medesima tipologia sepolcrale. In tutti i casi si tratta infatti di tombe a cista di pietra che raggiungono dimensioni piuttosto considerevoli e pressoché costanti. Le tombe superano infatti i 2.00 m di lunghezza e misurano in genere 0.80/1.00 m di larghezza. È evidente che in questi casi le dimensioni maggiori del sepolcro derivano dalla necessità di disporre di spazio sufficiente per la deposizione dei due cadaveri e dei rispettivi corredi. In tutti i casi sopra menzionati si tratta di deposizioni contemporanee dei due individui con la sola eccezione forse della T 15. In merito ad essa infatti Sestieri afferma Vi si sono rinvenute le ossa di due scheletri, uno dei quali forse tolto da un altra tomba 29. In questo caso non siamo dunque in grado di escludere la possibilità che si tratti di un fenomeno di riutilizzo piuttosto che di un vero e proprio caso di sepoltura multipla. A Metaponto sembra inoltre che il rituale delle deposizioni bisome o trisome fosse utilizzato esclusivamente per gli adulti; in tutti i casi, infatti, le coppie rinvenute sono costituite da individui adulti di cui non è precisabile il sesso. Non esistono invece casi di deposizione di bambini all interno della tomba dei genitori secondo un costume che invece sappiamo attestato a Pantanello. Le deposizioni multiple sembrano infine discostarsi da quelle semplici anche per il loro diverso orientamento. Abbiamo già osservato che le tombe rinvenute nel nucleo centrale delle aree di deposizione costituito dalle C.de Ricotta e Crucinia si caratterizza per l orientamento pressoché costante delle deposizioni in senso NW-SE 30 ; le tombe ad inumazione doppia (T 5 e T 2 di C.da San Salvatore) 31, invece, si allineano lungo direttrici N-S e presentano tutte il capo disposto presso la testata a N. Purtroppo non conosciamo con precisione la loro dislocazione; non è pertanto possibile determinare se tale fenomeno possa essere spiegato come il rituale di un particolare gruppo di deposizioni, riconducibili ad individui legati da parentela, o se la sua adozione sia semplicemente frutto di una scelta insolita dettata da condizioni contingenti. Gli esempi di deposizione multipla individuati a Pantanello presentano, invece, una maggiore varietà 32 ; in primo luogo si tratta di sepolture tipologicamente differenti: tombe a fossa terragna, tombe a sarcofago e tombe a cappuccina
6 Deborah Rocchietti A Pantanello inoltre sono molte le combinazioni possibili: esistono tombe (T 191, T 210, T 195) che contengono donne di età compresa fra i anni con i loro figli ma anche deposizioni di due adulti insieme indipendentemente dal sesso; più ricorrente sembra l associazione fra uomo e donna (T 80, T 131), insolite ma ugualmente presenti sono le coppie costituita da due donne (T 193) o da due uomini (T 194). In un caso poi sono inumati in una tomba a cappuccina due bambini di età compresa fra 0 e 3 anni (T 116). Nella maggior parte dei casi anche a Pantanello the occupants of these tombs died and were buried at the same time 33. Il fenomeno delle deposizioni multiple è del resto documentato sia per l Italia meridionale che per la Sicilia. A Megara Hyblea 34 sono attestate fino a quattro o cinque deposizioni in una sola tomba; a Siracusa, Gela 35 e Camarina il fenomeno sembra più raro, ma ugualmente noto. Spostandoci in Italia meridionale dobbiamo osservare che a Taranto l inumazione può essere unica o duplice 36, mentre molto raramente è attestata in forma plurima. Eraklea ha invece restituito quattro deposizioni multiple databili ad età ellenistica 37, si tratta di tombe tipologicamente diverse 38. Come nel caso di Metaponto anche ad Eraklea i sepolcri bisomi contengono in genere una coppia di adulti di sesso differente. Deposizione multiple sono del resto note anche nella necropoli di Lucifero a Locri: la T 348 conteneva, ad esempio, al proprio interno i corpi di un uomo e di una donna circondati da una serie di 1400 astragali che sembravano unire i defunti anche nella morte 39, la T 359 conservava, invece, invece gli scheletri di due bambini deposti insieme 40. Ad Hipponion si conserva testimonianza di una deposizione contenente lo scheletro di un fanciullo insieme a quello della madre 41. A Metaponto sono attestati anche fenomeni di riutilizzo successivo delle tombe che sono invece assenti a Pantanello e piuttosto rari nelle altre necropoli 42. Si tratta di due sepolture rinvenute in C.da Ricotta in occasione degli scavi del 1953 ed entrambe del tipo a lastroni di carparo 43. La T conteneva il corredo di una prima deposizione databile intorno al 450 a.c. e quello relativo ad un successivo reimpiego riferibile al III-II secolo a. C. Anche il secondo caso di riutilizzo si colloca in un periodo cronologicamente vicino a quello del caso sopracitato, la T 23 45, databile alla fine del VI secolo a.c., conservava al proprio interno un unguentario fusiforme appartenente ad una successiva deposizione di età ellenistica
7 Aree sepolcrali a Metaponto Possiamo quindi supporre che in questo periodo la mancanza di spazi liberi nelle zone di C.da Crucinia e Ricotta abbia portato da un lato ad occupare aree più lontane 46 e dall altro -in casi evidentemente particolari- a riutilizzare sepolcri di età precedente, soprattutto nel caso di tombe in pietra. Non sappiamo purtroppo dove fossero riposte le ossa delle deposizioni più antiche non si sono infatti trovati né all interno della tomba né intorno ad essa fosse o contenitori destinati alla conservazione dei resti delle deposizioni precedenti. Gli elementi dei corredi più antichi furono invece probabilmente reimpiegati e posti accanto al defunto insieme ai propri oggetti. Note 1 Verso la fine dell età del bronzo l inumazione costituisce il rito più diffuso in Grecia, mentre nell Europa centrale il rituale dominante è quello dell incinerazione. La cremazione si diffonde tuttavia a partire dal periodo submiceneo in Attica, in Eubea e a Creta pur rimanendo ancora un fenomeno di importanza limitata. Solo nel corso del protogeometrico la cremazione sembra diventare il rito normale per gli adulti, mentre per i bambini continua ad essere adottata l inumazione. Per il periodo geometrico, che precede la fase di colonizzazione, inumazione ed incinerazione sembrano coesistere. Il rito crematorio praticato è quasi sempre quello secondario con le ceneri raccolte in vasi di terracotta o di bronzo, deposti all interno di una fossa scavata nella terra o nella roccia. La coesistenza dei due riti è ben attestata per tutto il periodo arcaico ma con forti differenze regionali: nel Peloponneso dorico ad esempio l inumazione sia per bambini che per gli adulti sembra essere stata una pratica piuttosto comune, in Eubea invece, per considerare solo le aree principali di provenienza dei coloni dell Italia meridionale e della Sicilia, l incinerazione era il rito usuale di deposizione degli adulti. In generale si può tuttavia osservare un calo nella pratica dell incinerazione a partire dall età classica; soltanto ad Atene, a Thera ed in Eubea la cremazione continua ad essere praticata quanto meno fino al IV secolo a.c. (Kurtz-Boardman 1971, Garland 1985). Per una disamina dei rituali funerari in Magna Grecia cfr. Pontrandolfo Ibidem, pp Le incinerazioni in olla sono attribuite da Arslan, per confronto, alla fase coeva della necropoli di Metauros, e quindi alla fine del VII secolo a.c. (Arslan 1986, p. 1031). Le indagini più recenti condotte nella necropoli occidentale di Hipponion, nelle Proprietà Salesiani, Muschella, e Carioti hanno confermato, da un lato, la scarsa attestazione del rituale crematorio (Crimaco-Proietti 1989, pp ), ma hanno anche documentato una ripresa del rituale nel IV secolo a.c. (D Andrea 1989, pp , )
8 Deborah Rocchietti 4 Pontrandolfo 1988, p Berlingò 1986, pp ; Idem Contrariamente Carter afferma In the 4th century BC, cremation along the southern coast of Italy was scarcely practised (Carter 1998, p. 104), riportando come esempi il caso di Eraclea ove nel IV secolo le cremazioni secondarie scendono a costituire solo il 3% delle deposizioni totali e quello di Locri che presenta solo rari casi di cremazione primaria. Egli non considera tuttavia i dati della necropoli di Taranto, che al contrario provano una ampia diffusione della cremazione in età successiva al IV secolo a. C. Riteniamo che il caso delle deposizioni tarantine non possa essere trascurata considerata l indubbia influenza esercitata dalla colonia spartana su Metaponto. 7 D Amicis 1994, p Isler 1994; Pelagatti-Vallet 1980, pp Adamesteanu-Orlandini 1956, pp , Si pensi inoltre al caso di Mylai antica fondazione euboica che ha restituito un consistente numero di deposizioni a cremazione primaria, in modo analogo a quanto avviene anche per Cuma ed in parte per Pithekoussai (Pelagatti-Vallet 1980, p. 370). 11 Si tratta della T 3 di C.da Ricotta (Lo Porto 1966, p. 189) e di una tomba a cremazione primaria rinvenuta nell area dello Svincolo fra la SS106 e la 175 (Scarano 1992, p. 17). 12 Cfr. Carter 1998, p Adamesteanu 1967, p Carter 1998, pp Ibidem, p Ibidem, p Lo Porto 1966, p Carter 1998, p Carter 1998, pp Chiartano Cfr. Carter 1998, p Si tratta della T 19 di C.da Ricotta zona b databile al V sec. (Lo Porto 1981, p. 365), delle T 19 e 20 di C.da Ricotta riferibili alla seconda metà del IV secolo (Sestieri 1940, p. 77) ed infine della T 30 rinvenuta nel corso degli scavi in C.da ricotta zona b (Lo Porto 1981, p. 375). In merito al ridotto numero di deposizioni di bambini nella chora, cfr. Carter 1998, p Il Morris, occupandosi delle necropoli di Atene, ha infatti ipotizzato che esistessero restrizioni nelle sepolture legate al censo del defunto ed alla sua età (Morris 1987, p. 92), tale fenomeno del resto si ripropone anche in altre zone dell Italia meridionale e della Grecia propria (Vedi il caso della necropoli di Pithekussai: Pontrandolfo 1988, pp Cfr. inoltre per la situazione delle necropoli tarantine Lippolis 1994(a))
9 Aree sepolcrali a Metaponto 24 Cfr. infra, pp. 41 ss. 25 Comunicazione personale del Dott. Manassero che ha studiato i resti ossei delle sepolture principesche di Crucinia. 26 Sestieri 1940, p Lo Porto 1966, p Ibidem, pp Sestieri 1940, p Cfr. supra, pp Non conosciamo quale fosse l orientamento della T.15 rinvenuta in C.da Ricotta nel 1939 (Sestieri 1940, p. 76). 32 Carter 1998, p Ibidem. 34 Orsi 1889, p Adamesteanu-Orlandini 1956; Idem Lippolis 1994, pp Pianu 1990, pp. 212, (T 53), (T 62), (T 82), (T 97). 38 Sono tombe a fossa terragna, a cista di pietra e a cappuccina di tegole; in un caso infine si tratta di una tomba a lastroni di pietra contenente ben quattro inumati. 39 Orsi 1912, p Ibidem, p Arslan Nelle aree funerarie di Taranto ad esempio non sono documentati casi di sepoltura secondaria né di riutilizzo. 43 Ci riferiamo alle T 22 e 23 di C.da Ricotta (Lo Porto 1966, pp ). 44 Lo Porto 1966, pp Idem, p Cfr. supra, pp
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