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1 RAPPORTO TRA EUCARISTIA E PENITENZA IN DUNS SCOTO Lauriola Giovanni ofm Alla luce dello spirito della Parola e del Magistero della Chiesa, Giovanni Duns Scoto stabilisce tra Eucaristia e Penitenza un profondo legame di connessione, in quanto è sempre lo stesso Cristo che invita al banchetto eucaristico ed esorta alla penitenza con il complesso termine di convertitevi. Senza questo costante e rinnovato sforzo di conversione, la partecipazione all'eucaristia sarebbe priva della sua piena efficacia redentrice, ossia verrebbe meno la partecipazione al sacerdozio di Cristo, che ha sempre la duplice valenza di glorificazione di Dio e di redenzione degli uomini. Specialmente dopo il concilio Vaticano II, i teologi hanno fatto molto per mettere in evidenza tale rapporto tra Eucaristia e Penitenza, trovando in Duns Scoto un valido sostegno. Il Maestro Francescano, infatti, insiste nel ritenere che da un lato l Eucaristia, per il suo intrinseco valore di sacrificio redentivo, toglie veramente il peccato alla radice; e dall altro, che la conversione, come atto interiore personale, ha una profondità particolare tale, che non può essere sostituito né dagli altri né tanto meno dalla comunità, come a dire che è un diritto inalienabile della persona. E interessante accennare almeno velocemente al rapporto che egli instaura tra Eucaristia e Penitenza, dal momento che ha una grande valenza pastorale, specialmente per i fedeli adulti nella fede che partecipano di frequente alla celebrazione eucaristica e che intendono riceve l Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Oggi, questo speciale legame tra i due Sacramenti, ha trovato la sua concreta soluzione nel nuovo Rito della Penitenza, che prevede, oltre alla celebrazione individuale della confessione, anche quella comunitaria nella duplice possibilità dell assoluzione sia individuale che generale, con la precisazione che, in quest ultima, il fedele deve promettere a se stesso di confessarsi a tempo opportuno, per non venir meno al principio generale che la conversione è strettamente personale, salvo pericolo di vita. Senza neppure sfiorare le complesse e delicate questioni, si cercherà soltanto di presentare le opinioni di tre grandi teologi della Scolastica, dal momento che i moderni in un modo o in un altro fondamentalmente ad essi si rifanno. Con la seconda tavola di salvataggio, che Cristo ha inventato e donato per venire in aiuto costante ai suoi fratelli, vengono cancellati e purificati i peccati gravi o mortali, cioè quelli che distruggono la presenza della grazia di Dio nell uomo, rendendolo nemico di Dio e togliendogli l unità d amore con Dio e la Chiesa. La tradizione della Chiesa, circa il sacramento della Penitenza, è costante nel ritenere

2 necessaria la confessione sacramentale individuale. Anche i nostri tre teologi di riferimento sono concordi in tale insegnamento. Qualche leggera differenza tra di essi si può notare circa i peccati veniali, dal momento che, non cadendo sotto il precetto della confessione annuale, vengano cancellati dalla degna recezione dell Eucaristia, perché è proprio dell Eucaristia «distruggere i peccati veniali e proteggere da quelli mortali» 1. Ecco, in sintesi il pensiero dei tre grandi teologi della Scolastica. Così scrive il Dottor Angelico: «La virtù di questo Sacramento [dell Eucarista] può considerarsi in due modi. L Eucaristia in sé considerata ha la virtù di rimettere qualsiasi peccato, perché Cristo, in forza della sua passione, è fonte e causa della remissione dei peccati [ ]. Chi riceve l Eucaristia, se ha coscienza di essere in peccato mortale, che è impedimento a ricevere l effetto del Sacramento, non deve assumere il nutrimento spirituale, perché non vive spiritualmente» 2. E più oltre anche: «In questo sacramento [dell Eucaristia] si possono distinguere due cose: una in sé e l altra come effetto del sacramento. In entrambi i significati appare chiaro che questo Sacramento ha la forza di rimettere i peccati veniali [ ], anzi è proprio di questo sacramento rimettere i peccati veniali» 3. Da parte sua, anche il Dottor Serafico così scrive: «Bisogna dire che il sacramento dell Eucaristia è dato in cibo a coloro che sono uniti nel corpo di Cristo; perciò ha effetto soltanto nei giusti, che hanno la carità, e perciò l effetto è solo nei giusti. Ora l effetto proprio nei giusti è anche liberare dalla colpa veniale e preservare dalla colpa mortale» 4. E nella questione terza precisando l efficacia dell Eucaristia sul peccatore e il modo di essere unito a Cristo e alla Chiesa, scrive: «Bisogna dire che, poiché questo sacramento [dell Eucaristia] è di unione, il suo primo effetto è di unire o di unire di più, ma non di unire di nuovo, più tosto di unire di più chi è già unito. L unire di più si può prendere in triplice senso: o perché chi si unisce con vincolo maggiore, come colui che ha una carità pià grande; o perché con lo stesso vincolo si unisce più strettamente, come colui che nell amore ama in modo più fervoroso; o ancora si unisce con più forza, come colui che è più radicato nella medesima virtù [ ]. E per questo, ciò che rende la carità 1 Innocenzo III, tratto dal De Sacro Altaris Mysterio, lib. IV, c. 44: «Venialia delet et cavet mortalia». 2 Tommaso d Aquino, Summa theologicae, III, q. 79, a. 3, Respondeo: «Virtus huius sacramenti potest considerari dupliciter. Un modo, secundum in se. Et sic hoc sacramentum habet virtutem ad remittendum quaecumquae peccata, ex passione Christi, quae est fons et causa remissionem peccatorum... Quicumque autem habet coscientiam peccati mortali, habet in se impedimendum percipiendi effectum huius sacramenti, eo quod non est conveniens susceptor huius spiritualiter, et ita non debet spirituale nutrimentum suscipere, quod non est nisi viventis».. 3 Ibidem, a. 4, Respondeo: «In hoc sacramento due possunt considerari: scilicet ipsum sacramentum et res sacramenti. Et ex utroque apparet quod hoc sacramentum habet virtutem ad remissionem venialium peccatorum...et ideo competit huic sacramento ut renittat peccata venialia», come insegna anche il Magistero, in Denzinger, n Bonaventura da Bagnoregio, Commentarium in Sententiarum libros, IV, d. 12, pars 2, a. 1, q. 2, Respondeo: «Dicendum est istud sacramentum [Eucaristiae] datum est in cibum illis qui sunt de corpore Christi; et omnes tales habent caritatem: ideo effectus [sacramenti] habet in solis iustis. Effectus autem in iustis est liberando a culpa veniali et praeservando a mortali».

3 più generosa, giova a bruciare il difetto del peccato veniale» 5. Per quanto riguarda la remissione della colpa lieve così scrive: «La penitenza è la seconda tavola dopo il naufragio [del peccato originale]. I peccati veniali non fanno naufragare. Nessuno naufraga per i peccati veniali. Pertanto, nessuno è tenuto a ricorrere alla penitenza per i peccati venili. Perciò, non è necessario confessarli» 6 ; poco dopo però aggiunge: «Bisogna dire che la confessione dei peccati veniali non è di precetto, tuttavia è consigliabile [confessarli]» 7. Senza ripetere gli stessi concetti già esposti sopra, piace invece del Dottor Sottile affrontare l argomento soltanto con l analisi di400 un quesito, ipotetico quanto si vuole, ma sempre d immediata attualità, quando si chiede: «Chi sta nel peccato mortale pecca mortalmente se riceve il sacramento dell Eucaristia?» 8. Data la delicatezza del quesito, l analisi del Maestro Francescano procede in modo abbastanza puntuale e per linee essenziali. «Prima di tutto precisa il senso di essere in peccato mortale. Indica tre possibilità: 1) quando si pecca al presente con un atto interiore o esteriore; 2) quando non si ricorda qualche peccato mortale fatto nel passato, di cui non si è pentito; 3) e quando, pur pentito di qualche peccato mortale fatto nel passato, ma non è stato confessato al sacerdote né sciolto dalla Chiesa. La risposta: al primo modo dico che pecca mortalmente perché semplicemente mangia in modo indegno [il pane degli angeli]; anche al secondo modo dico che non è scusato dal peccato, benché la gravità sia inferiore a quella del primo modo, a causa della negligenza di non ricordare» 9. Più attenzione dedica al terzo modo di stare in peccato mortale. Enuncia il principio generale: «Dico che se c è opportunità, si è tenuti a confessarsi per comunicarsi. E spiega: bisogna riconciliarsi non tanto con Dio quanto con la Chiesa se si vuole ricevere degnamente il Sacramento dell unità ecclesiastica. Se invece non c è opportunità di 5 Ibidem, q. 3, Respondeo: «Dicendum quod, cum hoc sacramentum sit unionis, effectus eius primus aut est unire aut magis unire; sed non est de novo unire. Magis autem unire est tripliciter: aut quia quis unitur maiori vinculo, ut ille magis unitur qui maiorem habet caritatem; aut quia eodem vinculo unitur strictius, ut ille qui secundum eundem habitum ferventius amat; aut quia eodem firmius, ut ille qui in eodem habitu est magis radicatus Et ex hoc quod reddit caritatem magis ignitam, adiuvat ad consumendam peccati venialis rugginem». 6 Ibidem, d. 17, pars 3, a. 2, q. 1, Contra: ««Poenitentia est secunda tabula post naufragium; sed per veniale nemo naufagatur; ergo pro venialibus nullus tenetur recurrere ad Poenitentiam: ergo nec ea confiteri». 7 Ibidem, Respondeo: ««Dicendum quod confessio venialium non esta in praecepto, est tamen in consilio». 8 Ordinatio, IV, d. 9, q. un., n. 3, (nn ): «Utrum existens in peccato mortali peccet mortaliter percipiendo sacramentum Eucharistiae». 9 Ibidem, n. 2, (nn ): «Dicendum, quod aliquis potest intelligi esse in peccato mortali tripliciter: primo, in actu, quia scilicet tunc peccat mortaliter peccato interiori vel exteriori; secundo, quia post peccatum mortale praeteritum, de quo non recolit, non paenituit, nec paenitet; tertio, quia etsi de illo praeterito paenituit, vel paenitet, non tamen confessus est, nec ablutus in Ecclesia. De primo dico quod peccat mortaliter, quia simpliciter manducat indigne. De secundo dico quod si est negligentia affectata vel crassa, propter quam non recolit peccatum, non excusatur a peccato, licet minus peccet quam primus».

4 confessarsi e si può evitare di comunicarsi senza scandalo, allora non bisogna comunicarsi ma aspettare l opportunità di confessarsi» 10. E l analisi penetra più in profondità nella circostanza in cui non si potrebbe evitare lo scandalo senza comunicarsi. Così scrive: «Se invece c è occasione di scandalo se non si comunica, come nel caso del sacerdote che si è vestito per celebrare e si ricorda di avere un peccato mortale non ancora confessato, e non ha la possibilità di un confessore idoneo, allora, per evitare lo scandolo [perché il popolo è già raccolto in chiesa per la celebrazione], può celebrare, dopo un atto di sincera contrizione del cuore e con la promessa di confessarsi a tempo opportuno» 11. E la spiegazione è profondamente teologica. Scrive: «Né è da pensare che pecca mortalmente o trasgredisce il principio generale, chi evita lo scandalo, perché in questo caso con tale atto non si offende alcun precetto, in quanto la dilazione della confessione in atto che ora si ha nell effetto, non esclude che non sia membro della Chiesa militante, idoneo cioè all atto con cui i membri si comunicano, ma si è tenuti a non scandalizzare il prossimo» 12. L applicazione vale anche per il fedele che si trovi nelle medesime situazioni. Dopo questa delicata intepretazione teologica, sembra ugualmente utile ricordare il pensiero del Dottor Sottile anche intorno al peccato veniale. Nella stessa questione così scrive: «Del peccato veniale, non c è alcun dubbio, perché di esso non c è alcuna necessità di confessarlo» 13. Mentre in un altra questione, in cui si chiede: «Se sia necessario per la salvezza del peccatore confessare tutti i suoi peccati al sacerdote?» 14, scrive: «Il precetto di confessarsi riguarda il peccato mortale, e non riguarda altro. Difatti, per il peccato veniale nessuno rischia di stare fuori dalla nave della Chiesa, perché il peccato veniale sta con la perfetta carità, che è la nave che salva. Perciò, dalla prima istituzione della penitenza come seconda tavola [di salvezza dopo il Battesimo], non è necessario che qualcuno ricorra alla penitenza per il rimedio contro il peccato veniale, ma soltanto contro il peccato mortale» Ibidem, n. 3, (n. 16): «De tertio dico quod si occurrat opportunitas, tenetur prius confiteri quam communicare. Cuius ratio est, quia non tantum debet reconciliari Deo, sed Ecclesiae, ad hoc, quod digne recipiat Sacramentum Ecclesiastica unitatis. Si autem non occurrat opportunitas confitendi, si potest sine scandalo vitare, ne tunc communicet, tenetur non communicare, sed expectare confessionem propter eandem rationem, quae dicta est nunc». 11 Ibidem, n. 3, (n. 17): «Si vero occurrit scandalum, nisi statim communicet, utpote si est indutus, et postquam indutus est, occurrit sibi conscientia de peccato mortali, de quo non fuit confessus, et non habet in promptu idoneum confessorem, tum cum contritione et voluntate confitendi tempore opportuno potest celebrare, ut scandalum evitetur». 12 Ibidem, n. 3, (n. 19): «Nec est dicendum, quod peccat mortaliter, vel transgreditur praeceptum, ut evitet scandalum, quia nullum praeceptum excludit istum ab isto actu in hoc casu, quia dilatio confessionis in actu, quae nunc habetur in affectu, non excludit, quin sit membrum etiam Ecclesiae militantis, habile ad actus, in quibus membra communicant, et tenetur vitare scandalum proximi». 13 Ibidem, n. 4, (n. 20): «De peccato autem veniali, non oportet dubitare quia de illo non est necessitas, paenitentiae». 14 Ibidem, d. 17, q. unica: «Utrum necessarium sit ad salutem peccatori confiteri sua peccata omnia suo sacerdoti». 15 Ibidem, n. 19, (n. 64): «Continet etiam hoc praeceptum quid debet confiteri, quia peccatum mortale, et non continet aliud; nam per veniale nullus periclitatur extra navem Ecclesiae, quia peccatum veniale stat cum perfecta

5 Quali indicazioni possono emergere da questi testi di grandi personalità teologiche? Certamente sono state raccolte particolarmente dal concilio di Trento e poi trabordate fino alle preoccupazioni pastorali del concilio Vaticano II, con il primo documento emesso con il nome di Costituzione sulla Sacra Liturgia 16, che invita a un riforma dei riti sacramentali, per renderli più chiaramente espressivi degli effetti che producono 17, e in particolare del mistero eucaristico e della penitenza 18. L invito conciliare ha prodotto le diverse riforme. Le principali: del Messale Romano 19 e del Rito della Penitenza 20, le cui disposizioni generali sono state recepite anche dal Codice di Diritto Canonico 21 e dal Catechismo della Chiesa cattolica 22. Senza alcuna intenzione di sfiorare le singole evoluzioni dei nuovi adattamenti o chiarimenti dei riti sacramentali, piace restringere lo sguardo soltanto sul Rito della Penitenza in sé e nel rapporto con l Eucaristia. Il nuovo rito penitenziale prevede alcune forme comunitarie. Fermo restando la norma generale della confessione individuale, due sono le forme previste per la riconcialiazione di più penitenti: una con l assoluzione individuale e una con l assoluzione generale. Quello che bisogna evidenziare i tutti i casi di celebrazione, individuale e comunitaria, è l introduzione della Parola di Dio, che acquista la sua originaria fonte e causa di ogni conversione. Difatti, nelle note introduttive delle premesse vengono elencate le tre classiche forme per la remissione dei peccati: Battesimo, Eucaristia e Penitenza 23. Ogni sacramento riconciliativo ha la sua specifica peculiarità, già messa in luce dagli autori sopra citati della Scolastica. E salvo il principio generale della distinzione tra peccato grave o mortale e peccato lieve o veniale : il primo toglie la grazia di unione con Dio e la Chiesa, mentre il secondo la indebolisce soltanto. E proprio per questa specifica differenza qualitativa anche la loro remissione ha dei canali privilegiati. Per il peccato mortale è di necessità il sacramento della prima tavola di salvezza o quello della seconda tavola, cioè il Battesimo o la Penitenza, con la relativa specificità propria; charitate, quae est navis salvans; et ideo ex prima institutione paenitentiae, ut secundae tabulae, non oportet aliquem ad eam confugere pro remedio contra veniale, sed tantum contra mortale». 16 Sacrosactum Concilium, ( ). 17 Sacrosactum Concilium, n Sacrosactum Concilium, nn ; n Del Del 7 marzo Del Del Rito della Penitenza, pp , n. 2.

6 mentre per il peccato veniale è sufficiente per sé l Eucaristia 24, anche se è consigliato di confessarlo nella Penitenza 25. Di novativo introdotto nella situazione attuale del rito penitenziale è l assoluzione generale di più penitenti, che ha come supporto storico e teologico la posizione di Duns Scoto, come sopra accennato. In più punti, il rito penitenziale precisa il giusto senso della particolare riconcialiazione. Nelle premesse 26 e nelle rubriche 27 viene ben determinato la modalità di tale ritualità, che richiamato quasi alla lettera le parole di Duns Scoto, come il lettore può confrontare. Il testo del rito penitenziale recita: «I fedeli, desiderosi di ricevere l assoluzione generale, si dispongano a dovere: ognuno si penta dei peccati commessi, proponga di evitarli, intenda riparare gli scandali e i danni eventualmente provocati, e s impegni inoltre a confessare a tempo debito i singoli peccati gravi, di cui al momento non può fare l accusa» 28. Come si può notare, sono le stesse condizioni della confessione individuale, con la differenza che questa viene differita a tempo debito o a tempo opportuno. Una riflessione a parte meriterebbe la confessione dei peccati veniali. Essendo un problema di maturità di fede e di una corretta informazione teologica e pastorale, non può facilmente essere trattato se non nelle linee generali, perché importante è il dialogo tra gli attori del sacramento, il confessore e il penitente. Come la libertà, anche la maturità di fede è personale e si costruisce gradualmente nel tempo con la stessa persona, pertanto non si può dire alcunche di particolare su questo argomento. Per la dimensione teologica, che s intreccia intimamente con la maturità di fede, è stata ampiamente accennata sopra. Non resta, se non l aspetto pastorale, che di per sé è esclusiva competenza della Chiesa, l unica a poter orientare il fedele in questo cammino di conversione con la massima sicurezza. Già Bonaventura da Bagnoregio aveva espresso il suo parerre pastorale quando scriveva che la confessione dei peccati veniali, pur non essendo di precetto, è «tuttavia di consiglio». Lo stesso pensiero viene espresso dal nuovo rito della Penitenza, allorquando scrive: «Anche per i peccati veniali è molto utile il ricorso assiduo e frequente a questo sacramento» 29. Poiché non c è alcuna necessità d obbligo, l uso della confessione dei peccati veniali è lasciata alla sensibilità e maturità di fede del penitente, che deve sempre rapportarsi a Cristo in modo del tutto personale. 24 Ivi; Catechismo della Chiesa Cttolica, n Rito della Penitenza, p. 20, n. 7; Codice di Diritto Canonico, can. 988, 2; Catechismo della Chiesa Cattolica, n Ibidem, pp , nn Ibidem. p. 97, n Ibidem, p. 33, n. 35; p. 97, n. 60; Codice di Diritto Canonico, can. 962, per i fedeli, e can. 916, per i sacerdoti; meno preciso il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1457, che non ricorda l obbligo della confessione successiva a tempo debito. 29 Rito della Penitenza, p. 20, n. 7b; Codice di Diritto Canonico, can 616.

7 Bisognerebbe tener ben chiaro che, salvo i casi specifici, la confessione non dev essere considerata come una preparazione immediata alla comunione eucaristica, altrimenti si falsa la stessa natura del sacramento della Penitenza. Di conseguenza, è da evitare di celebrare contemporaneamente due sacramenti che hanno momenti propri e riti differenti. Il divieto vale per entrambi gli attori del sacramento, altrimenti si ripiomba ad un tratto nel clima pietistico del post-tridentino. Anche la cura spirituale, come quella della salute, salvo eccezione, dev essere programmata sia a livello individuale che comunitario, per meglio usufruire dell abbondanza della grazia di Cristo che elagisce a tutti coloro che la chiedono con purezza di cuore e povertà di spirito.

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