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1 Penale Sent. Sez. 5 Num Anno 2016 Presidente: PALLA STEFANO Relatore: GORJAN SERGIO Data Udienza: 15/04/2016 SENTENZA sul ricorso proposto da: BELLONE FLAVIO nato il 01/10/1965 a SAN GIORGIO DI SUSA avverso la sentenza del 25/09/2015 della CORTE APPELLO di TORINO visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso udito in PUBBLICA UDIENZA del 15/04/2016, la relazione svolta dal Consigliere SERGIO GORJAN Udito il Procuratore Generale in persona del GIUSEPPE CORASANITI che ha concluso per Uditi difensor Avv.;

2 Udito il Procuratore Generale in persona del dott. Giuseppe Corasaniti che ha concluso per il rigetto del ricorso. Udito il difensore dell'imputato avv. Michele Galasso del foro di Torino,in sostituzione dell'avv. Ennio Galasso, ch e ha concluso per l'accoglimento d el ricorso. Ritenuto in fatto La Corte d'appello di Torino con la sentenza impugnata, resa il , ha rigettato l'appello esposto da Flavio Bellone avverso la decisione del Tribunale di Torino, con la quale era riconosciuto colpevole del delitto di soppressione di atto pubblico,commesso il , e condannato alla pena di mesi cinque e giorni dieci di reclusione. La Corte subalpina ha ritenuto cooneil preavviso di contravvenzione stradale, in quanto atto di un procedimento amministrativo, avesse natura di atto pubblico e come le stesse precauzioni adottate dall'imputato lumeggiassero il necessario dolo. Avverso la sentenza di conferma della condanna ha proposto ricorso per cassazione il difensore fiduciario del Bellone rilevando i seguenti vizi di legittimità: concorreva vizio di violazione di legge e di motivazione in quanto, il preavviso di specie non poteva esser qualificato siccome atto pubblico poiché elemento non necessario del procedimento amministrativo, bensì rimesso alla discrezione dell'operante non risultando atto disciplinato da apposita norma di legge; inoltre il preavviso distrutto non solo non era conforme al modello utilizzato dai Vigili Urbani, ma neppure aveva le caratteristiche prescritte da norma regolamentare del Ministero degli Interni per poter esser considerato atto di avvio del procedimento di contestazione dell'illecito,sicché non poteva esser 1

3 considerato atto pubblico in quanto fuori da ogni schema appositamente disciplinato da disciplina normativa; la Corte territoriale aveva omesso di rispondere circa il puntuale appunto fondato sulla circostanza che 1"atto soppresso non era atto pubblico vero, in quanto non conforme alle disposizionka sua disciplina, impartite con normativa interna all'amministrazione di appartenenza dell'agente rilevatore l'illecito; concorreva vizio di motivazione in relazione alla ritenuta sussistenza del dolo in capo all'imputato,i1 quale invece era convinto che l'atto in questione non avesse natura pubblica,in coerenza con la citata normativa interna all'amministrazione, sicché doveva trova applicazione specifico insegnamento di questa Corte al riguardo; in particolare la Corte territoriale riconosceva l'esistenza della prassi addotta dalla difesa,ma ciò nonostante riteneva concorrere il dolo generico sulla scorta di elementi fattuali equivoci allo scopo,quali il tenore delle conversazioni telefoniche intercettate e sue modalità di condotta, tese ad evitare che la soppressione potesse esser scoperta; inoltre la Corte subalpina ometteva di motivare circa la constatazione che esisteva anche una prassi di archiviazione dei preavvisi di specie che si poneva in contrasto netto con la natura di atto pubblico del preavviso distrutto, nonostante apposito motivo di gravame sul punto. All'odierna udienza pubblica compariva il difensore dell'imputato, che instava per l'accoglimento del ricorso, mentre il P.G. concludeva per il rigetto dello stesso. Ritenuto in diritto Il ricorso de quo s'appalesa infondato e va rigettato. Con relazione al primo mezzo d'impugnazione, fondato sull'osservazione che il preavviso di contravvenzione redatto dall'agente accertatore non sia un presupposto necessario nell'ambito della procedura amministrativa, corretta appare la soluzione elaborata dalla Corte subalpina. 2

4 Difatti i Giudici d'appello,appositamente esaminando la questione proposta con il gravame dall'imputato, ebbero a sottolineare come fosse ben consentito all'agente accertatore di elevare direttamente la contravvenzione stradale, ma avendo lo stesso scelto di spiccare preavviso e, solo successivamente alla presenza dell'interessato, procedere ad elevare contravvenzione,detto preavviso era atto che si innestava,siccome necessario, nella procedura. Difatti era atto confezionato da Pubblico Ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni e diretto funzionalmente al perseguimento dei compiti d'istituto - contestazione all'effettivo autore dell'illecito accertato -. Non coglie nel segno la difesa con il suo ragionamento critico che si fonda sull'opinione che solo quando l'atto debba sempre esser adempiuto,questo possa definirsi necessario al procedimento e così assumere natura di atto pubblico, per come insegna questo Supremo Collegio. Difatti,come acutamente sottolineato dalla Corte territoriale,assume rilievo la funzione che l'atto viene ad avere nello specifico caso, sicché è bensì rimesso alla scelta dell'operatore redigere o non il preavviso,ma una volta scelta una modalità gli atti redatti di conseguenza assumono natura di atto pubblico perché espressione dell'attività del Pubblico Ufficiale tesa a manifestare la volontà dell'ente. La Corte subalpina poi ha puntualmente esaminata l'opzione interpretativa centrata sulle disposizioni in materia impartite dal Ministero dell'interno e ritenuto motivatamente che,comunque,l'atto di specie assumesse natura d'atto necessario in quanto presupposto dei successivi adempimenti,risultando munito delle caratteristiche adeguate a configurare avviso al cittadino dell'avvio del procedimento amministrativo. Non va poi omesso d'osservare che lo scopo palese del preavviso in questione, per come è dato apprezzare dalla produzione difensiva allegata al ricorso, risulta essere quello di individuare l'effettivo contravventore. 3

5 Difatti,trattandosi di sosta in zona non consentita,l'accertatore intendeva elevare la contravvenzione al soggetto che in concreto ebbe a commettere l'infrazione, anche se non il proprietario del mezzo,poiché, in difetto di presentazione dell'effettivo autore dell'illecito,nel preavviso era specificato che la contravvenzione sarebbe stata elevata nei riguardi del titolare del mezzo, anche se nel frangente non utilizzatore dello stesso. Quindi la scelta della modalità,non già,appare rimessa all'arbitrio dell'agente operante, ben sì era la conseguenza di una situazione di incertezza circa la persona autrice dell'illecito; situazione che si intendeva chiarire prima di procedere alla contestazione secondo le prescrizioni del codice della strada in presenza di autore ignoto. Anche il rilievo critico fondato sull'assenza di schema tipico dell'atto, stabilito da apposita disciplina pubblicistica,risulta già affrontato e correttamente risolto dalla Corte territoriale sull'osservazione che trattayasi,non già, di atto direttamente incidente sulla posizione del privato, bensì comunque di atto interno, destinato all'informazione del contravventore effettivo,sicché le indicazioni date erano comunque coerenti con la finalità perseguita a prescindere dalla coerenza con schema tipico - Cass. Sez. 6 n dep rv , Cass /11, Cass /03 -. Non concorre l'omessa motivazione con riguardo alla cèsura che l'atto soppresso non avesse natura di atto pubblico vero, poiché non avente i requisiti previsti da alcuna normativa specifica,in quanto detta tesi difensiva risulta già esaminata specificatamente allorquando la Corte subalpina ha illustrato le ragioni, in base alle quali l'atto de quo era da qualificarsi atto pubblico proprio in relazione alla tesi difensiva fondata sulla circolare ministeriale. Dunque la Corte territoriale in positivo ha argomentato che l'atto distrutto era atto pubblico vero, sicché ha risposto anche alla puntuale argomentazione di gravame sul punto. 4

6 Nemmeno le censure afferenti la motivazione circa la ricorrenza del dolo richiesto dal delitto appaiono fondate. Difatti la Corte subalpina appositamente valuta l'arresto di legittimità segnalato dalla d ifesa a sostegno della sua opzione interpretativa e rileva come,nella specie, si dovesse escludere colpa nell'agire del Bellone, invece teso, come dimostrato da puntuali richiami ad elementi probatori acquisti in atti,ad eliminare un atto pubblico che altrimenti avrebbe portato alla contestazione dell'infrazione. Rettamente la Corte territoriale sottolinea come la stessa sollecitudine palesata dal reo - nelle telefonate intercettate - a distruggere ogni traccia della questione palesa la sua consapevolezza dell'illecito commesso. Parte impugnante si limita a svolgere tesi alternativa, tentando d'accreditare che la cautela palesata dal Bellone si riferisse alla contravvenzione in effetto non elevata,tesi che tuttavia si scontra con l'obiettiva - elemento messo in rilievo dalla Corte - circostanza che era richiesto alla moglie dell'amico di assolutamente restituire il preavviso - asseritamente inutile - a sue mani. Anche l'apodittica affermazione che l'imputato non agì clandestinamente non supera la corretta osservazione della Corte, poiché in effetto,non essendo stata elevata la contravvenzione con conseguente annotazione della stessa sugli appositi registri,alcuna traccia formale rimaneva del preavviso. Non concorre nemmeno la contraddizione, asseritamente, desumibile dall'antinomia di riconoscere l'esistenza di prassi che detti preavvisi erano semplicemente distrutti se non si intendeva procede oltre e ciò nonostante di ritenere sussistente il dolo in capo suo nell'aver chiesto di fare un tanto. Difatti la Corte territoriale,non già, afferma che la prassi in questione è fatto accertato in causa,bensì si limita a prendere atto delle dichiarazioni al riguardo da parte dell'imputato ed argomenta,per lumeggiare come sia concorrente il dolo in capo al Bellone nonostante detta asserita prassi, poiché egli ha tratto profitto della prassi per distruggere l'atto di causa per scopi assolutamente diversi. 5

7 Difatti la Corte subalpina osserva come l'archiviazione fattuale del preavviso mediante semplice distruzione dello stesso,connunque, era atto proprio dell'agente accertatore,una volta ascoltate le giustificazioni offerte dall'interessato - sul punto in causa risulta portato unico precedente puntualmente valutato dalla Corte -,mentre nella specie il Bellone intervenne sull'accertatore per ottenere la distruzione del preavviso senza alcuna giustificazione se non il favore al suo amico. Pertanto non concorre alcuna antinomia nella motivazione,poiché viene proprio messa in risalto la diversità delle due situazioni considerate e,nernmeno,la Corte territoriale ha omesso di motivare su una ragione del proposto gravame poiché, come sopra ricordato, ha puntualmente esaminata la prassi di archiviazione evidenziata dal Bellone per differenziarne la natura rispetto alla sua azione delittuosa. Al rigetto del ricorso segue,ex art 616 cod. proc. pen., la condanna del Bellone al pagamento delle spese di questo giudizio di legittimità. P. Q. M. Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Così deciso in Roma il 15 aprile 2016.

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