LA GRANDE CRISI DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO (prima parte)

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1 1339 LA GRANDE CRISI DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO (prima parte) 20 giugno 2017 a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Il Popolo della Libertà Berlusconi Presidente Forza Italia

2 EXECUTIVE SUMMARY 2 Il sistema bancario italiano sta vivendo la sua più grave crisi finanziaria dai tempi delle grandi crisi bancarie degli anni 20 e 30 del Novecento. La crisi ha provocato il fallimento di numerosi istituti di credito e il salvataggio di altri. È iniziata con lo scoppio della bolla dei subprime negli Stati Uniti ed il crack della banca Lehman Brothers nel 2008, causando la peggior crisi economica dal secondo dopoguerra. Crisi che, una volta arrivata in Italia, ha portato alla chiusura di centinaia di migliaia di imprese, impoverendo la classe media, gestita attraverso una draconiana legislazione europea introdotta in materia di crisi bancarie.

3 EXECUTIVE SUMMARY 3 Ad oggi, questa crisi è ancora lontana dall essere superata. Nel giugno 2016, i crediti in sofferenza accumulati nei bilanci delle banche italiane ammontavano a 360 miliardi di euro, pari a un terzo delle sofferenze totali di tutta l Eurozona. La situazione da allora non è cambiata molto nuovi dati dimostrano che, a partire dal marzo 2017, 114 su quasi 500 banche in Italia sono in difficoltà. queste banche hanno tutte dei Texas-Ratios (TR) pari al 100% o più. Il Texas-Ratio misura la percentuale dei prestiti in sofferenza della banca coperti dal cosiddetto «patrimonio comune». Un rapporto superiore al 100% implica che i crediti in sofferenza superano il patrimonio della banca.

4 EXECUTIVE SUMMARY 4 Dopo il fallimento di 4 banche popolari (Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti), Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono in grave difficoltà, mentre Monte dei Paschi di Siena deve affrontare una ricapitalizzazione monstre per rimanere sul mercato. Anche Carige deve seguire un percorso di ristrutturazione molto complesso. Unicredit è uscita da una soluzione molto difficile, obbligata ad effettuare una svalutazione record del proprio attivo e la più grande ricapitalizzazione mai avvenuta nella storia della Borsa di Milano, per un ammontare pari a 13 miliardi di euro.

5 EXECUTIVE SUMMARY 5 Tra le concause della crisi, vi è la manifesta incapacità del Governo di affrontare il tema dello smaltimento della montagna di NPLs, l esistenza di un perverso intreccio di rapporti tra politica e banche e l assenza di pianificazione di un corretto piano di intervento.

6 INDICE 6 Le banche sull orlo del fallimento I principali problemi 1. I crediti deteriorati 2. La ristrutturazione e il credito cooperativo 3. Il quadro normativo I danni prodotti dalla direttiva bail-in Lo scandalo dei bond subordinati

7 LE DIMENSIONI DELLA CRISI 7 La situazione di Monte Dei Paschi di Siena e delle due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è particolarmente disastrosa. le tre banche hanno, infatti, un TR di 269% (Monte Dei Paschi), 210% (Popolare di Vicenza) e 239% (Veneto Banca). anche le due maggiori banche italiane non godono di buona salute: entrambe Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno un TR superiore al 90%.

8 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 8 Uno studio compiuto da R&S Mediobanca su un campione di 377 banche con attivi inferiori a 5 miliardi di euro, per la maggior parte banche di credito cooperativo e, in misura minore, banche popolari e società per azioni, dimostra che il 66% del campione è considerato a rischio: 1/3 abbondante è a rischio elevato e oltre ¼ mediamente rischioso. le banche a basso rischio rappresentano il 34% del totale, la netta minoranza.

9 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 9 Come riportato in uno studio effettuato da Giuseppe Oddo sull Espresso, il peggiore istituto in assoluto è la Banca di Teramo, con crediti deteriorati netti pari a quasi 8 volte il patrimonio netto tangibile e sofferenze non garantite pari a più di 2/3 dei mezzi propri: un fallimento evitato per un soffio nel 2016 attraverso l incorporazione in Banca di Castiglione Messer Raimondo e Pianella, oggi prima BCC dell Abruzzo. In Romagna, una sorte simile è toccata a CariCesena, Spa con meno di mille dipendenti, oltre 13mila azionisti, attivi per più di 4 miliardi e crediti deteriorati netti pari a 6 volte il patrimonio netto tangibile.

10 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 10 Nel 2015 CariCesena ha svalutato i propri crediti per un importo pari a due volte e mezzo i ricavi, chiudendo il bilancio con una perdita di -252 milioni e ha quasi azzerato il valore delle proprie azioni, mandando in fumo i risparmi dei soci. è stata salvata dal crack nel 2016 dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. Altre banche emiliano-romagnole sono piene di sofferenze: Banca Carim Spa con 3,7 miliardi di attivo posseduta al 56% da Fondazione Cassa di risparmio di Rimini e per il resto da soci. Tra il 2010 e il 2011, l istituto è stato commissariato per gravi irregolarità di gestione e forti perdite patrimoniali.

11 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 11 Banca Carim negli anni successivi ha incorporato Banca etica adriatica. Nel 2015 il suo patrimonio netto è risultato di circa 2 volte e mezzo inferiore ai crediti deteriorati. Non solo: Carim ha svalutato crediti inesigibili per un ammontare pari all 80% dei ricavi. Banco Emiliano, 1,6 miliardi di attivi, piccoli azionisti, nato nel 2013 dalla fusione tra Banca di Cavola e Sassuolo e Banca Reggiana, aveva nel 2015 crediti deteriorati netti pari a una volta e mezzo il patrimonio netto tangibile e ingenti perdite su crediti. Tra il 2016 e il 2017 l istituto ha prima cambiato nome in Banco di credito Emiliano per poi farsi incorporare dalla bolognese Emil Banca (attivi per altri 2,8 miliardi).

12 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 12 La nuova Emil Banca, con 44mila soci e 700 dipendenti, è oggi una delle maggiori banche di credito cooperativo del Nord. ma l operazione è potuta avvenire solo grazie all intervento del Fondo temporaneo istituito con legge di riforma del governo Renzi per le BCC in difficoltà. Segnali d allarme arrivano anche dalla Toscana. Cassa di San Miniato Spa con 3,3 miliardi di attivi ha crediti deteriorati netti pari a più del triplo del patrimonio netto tangibile e una quota elevata di tali crediti (il 46%dei mezzi propri) non è assistita da garanzie.

13 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 13 Chianti Banca è annoverata tra i 107 istituti mediamente rischiosi. Con 2,7 miliardi di attivi, la banca ha crediti deteriorati netti pari al patrimonio netto tangibile, sofferenze non garantite pari all 11% dei mezzi propri e ha svalutato crediti per una somma pari al 41% dei ricavi.

14 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 14 Nella lista degli istituti a rischio c è anche Banca Cambiano 1884, Spa con 3,7 miliardi di attivi, crediti deteriorati netti pari al patrimonio netto tangibile e rettifiche su crediti pari al 59% dei ricavi. In Veneto la maglia nera spetta a Banca Atestina. Il piccolo istituto di Padova con 400 milioni di attivi ha crediti deteriorati per 3 volte e mezzo il patrimonio netto e svalutazioni per quasi 3 volte i ricavi. è stato salvato nel 2016 grazie alla fusione con la trevigiana Banca Prealpi. Pressoché analoga per dimensione e rischiosità è la Cassa rurale della Valle dei Laghi, nella provincia di Trento, incorporata nel 2016 nella Cassa rurale Alto Adige.

15 LE BANCHE SULL ORLO DEL FALLIMENTO 15 Tra le banche a più alto rischio, sempre in provincia di Trento, c è la Cassa rurale di Rovereto, 1,1 miliardi di attivi, crediti deteriorati netti pari a circa 2 volte e mezzo il patrimonio netto tangibile, sofferenze non coperte da garanzie pari al 28,5% dei mezzi propri e rettifiche su crediti superiori di una volta e mezzo i ricavi. Tra le piccole realtà del Sud va citata Banca popolare di Puglia e Basilicata, 4,1 miliardi di attivi, ha crediti deteriorati netti superiori di una volta abbondante al patrimonio netto tangibile e sofferenze non garantite pari al 10% dei mezzi propri.

16 I PRINCIPALI PROBLEMI I crediti deteriorati Il problema principale che affligge le banche italiane resta, come ricordato da autorevoli istituzioni internazionali come il Fondo Monetario e l OCSE, è l elevato ammontare di crediti deteriorati presente nei bilanci degli istituti. I dati rilasciati a metà dicembre 2016 dalla Banca d Italia quantificano l ammontare a 85,47 miliardi di euro di crediti netti, pari al 4,8% del totale dei prestiti. Vale la pena notare che questi sono importi netti e includono le svalutazioni già effettuate dalle banche. Gli importi lordi, infatti, ammontano a ben 198,6 miliardi, incluse le perdite di valore, superiori a 113 miliardi, già contabilizzate.

17 I PRINCIPALI PROBLEMI I crediti deteriorati Analisi basate sempre su dati della Banca d Italia mostrano che il debito delle imprese è concentrato principalmente nei settori edile, produttivo e immobiliare, tutte industrie fortemente colpite dalla diffusione della crisi e che hanno registrato la maggior percentuale di fallimenti societari.

18 I PRINCIPALI PROBLEMI La ristrutturazione e il credito cooperativo La riforma delle banche popolari operata nel gennaio 2015 dal Governo Renzi obbliga le banche con un attivo superiore agli 8 miliardi di euro a trasformarsi in Società per Azioni. Alcune banche, come UBI, hanno provveduto ad adeguarsi immediatamente. La riforma è stata però bloccata nel Gennaio 2017 da una sentenza del Consiglio di Stato, su istanza presentata dalla Popolare di Sondrio, che ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale, sospendendo di fatto il termine massimo del 27 dicembre 2016 inizialmente previsto per la trasformazione della forma societaria. La riforma è attualmente sospesa in attesa di una pronuncia della Consulta.

19 I PRINCIPALI PROBLEMI La revisione del quadro normativo di Basilea Vi è un ultima variabile, più allarmante delle prime due, perché proveniente dall esterno. Si tratta della famosa revisione degli accordi di Basilea (cosiddetta «Basilea 4») che dal 2018 costringerà le banche a incrementi dei requisiti patrimoniali tra i 600 e i 900 miliardi di euro per le sole banche europee. Una mole di capitale insostenibile. Soprattutto per le banche italiane, che rischiano di subire un impatto maggiore dato il loro modello di business tradizionale e la forte esposizione alle società finanziate.

20 I DANNI PRODOTTI DAL BAIL-IN 20 Il bail-in (letteralmente salvataggio interno) è uno strumento che consente alle autorità di risoluzione di disporre, al ricorrere delle condizioni di risoluzione, la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a ripristinare un adeguata capitalizzazione e a mantenere la fiducia del mercato. Gli azionisti e i creditori non possono in nessun caso subire perdite maggiori di quelle che sopporterebbero in caso di liquidazione della banca secondo le procedure ordinarie.

21 I DANNI PRODOTTI DAL BAIL-IN 21 Stando al dettato della direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), che ha introdotto il bail in, le autorità di risoluzione possono: vendere una parte dell attività a un acquirente privato; trasferire temporaneamente le attività e passività a un entità (bridge bank) costituita e gestita dalle autorità per proseguire le funzioni più importanti, in vista di una successiva vendita sul mercato; trasferire le attività deteriorate a un veicolo (bad bank) che ne gestisca la liquidazione in tempi ragionevoli; applicare il bail-in, ossia svalutare azioni e crediti e convertirli in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltà o una nuova entità che ne continui le funzioni essenziali.

22 I DANNI PRODOTTI DAL BAIL-IN 22 L intervento pubblico è previsto soltanto in circostanze straordinarie, per evitare che la crisi di un intermediario abbia gravi ripercussioni sul funzionamento del sistema finanziario nel suo complesso. L attivazione dell intervento pubblico, come ad esempio la nazionalizzazione temporanea, richiede comunque che i costi della crisi siano ripartiti con gli azionisti e i creditori attraverso l applicazione di un bail-in almeno pari all 8% del totale del passivo (c.d. principio di «burden sharing»).

23 I DANNI PRODOTTI DAL BAIL-IN 23 Gli effetti negativi dell introduzione della BRRD non tardano a farsi vedere. Con provvedimenti del 21 novembre 2015, approvati dal Ministro dell Economia e delle Finanze il 22 novembre 2015, La Banca d Italia dispone l avvio di un programma di risoluzione di Banca delle Marche, Banca Popolare dell Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, precedentemente in amministrazione straordinaria. Per decine di migliaia di clienti, l intervento di risoluzione comporterà la perdita di tutti i loro risparmi.

24 I DANNI PRODOTTI DAL BAIL-IN 24 L approvazione del bail-in dà il via ad azioni legali, in sede civile e penale, a richieste di incostituzionalità delle norme, interrogazioni parlamentari e in generale, ad un clima di tensione sociale che sfocia in numerose proteste nelle piazze italiane da parte dei risparmiatori truffati, nella creazione di numerosi comitati e associazioni degli stessi e in un effetto domino che trascina al ribasso i corsi azionari di tutte le banche italiane, fatto che contribuisce a creare ancora maggior danni ai possessori di strumenti finanziari.

25 LO SCANDALO DEI BOND SUBORDINATI 25 Un altro interessante parametro di rischiosità di una banca è rappresentato dal rapporto tra strumenti ibridi e capitale di vigilanza, ovvero il capitale minimo che una banca deve avere per soddisfare i requisiti di vigilanza prudenziale stabiliti dalla Bce. Gli strumenti ibridi comprendono le obbligazioni subordinate che la vigilanza considera «quasi capitale», includendole nella valutazione di sicurezza patrimoniale della banca. I bond subordinati sono una speciale categoria di obbligazioni il cui rimborso nel caso di problemi finanziari per l emittente - avviene successivamente a quello dei creditori ordinari.

26 LO SCANDALO DEI BOND SUBORDINATI 26 Il problema è che questi strumenti ricadono nella normativa bail-in che impone anche ai privati di farsi carico del salvataggio di una banca secondo un ordine prestabilito: azionisti, obbligazionisti subordinati, obbligazionisti senior e correntisti con più di 100 mila euro di depositi (principio di «burden sharing»). I bond subordinati possono dunque essere convertiti in azioni dell istituto, il cui valore può però essere abbattuto, fino al completo azzeramento, per coprire le perdite e ricostituire il capitale della banca. Quanto più è alta la percentuale di strumenti ibridi nel capitale di vigilanza, tanto più è alto il rischio per il risparmiatore di perdere l investimento.

27 LO SCANDALO DEI BOND SUBORDINATI 27 I bond subordinati sono spesso denominati junior per distinguerli da quelli non subordinate (senior). essi hanno una rischiosità intrinseca maggiore, controbilanciata dai maggiori rendimenti concessi, rispetto a quella delle obbligazioni senior. I bond subordinati sono stati tra i maggiori protagonisti dello scandalo di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara, per le quali Banca d Italia ha avviato un programma di risoluzione, al fine di assicurarne la continuità dei servizi creditizi e finanziari offerti, facendo conoscere all opinione pubblica i pericoli che si nascondono dietro questi strumenti. Molti loro detentori, infatti, hanno perso tutto il capitale investito, a seguito della risoluzione.

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