Sistema Regionale di Protezione Civile
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1 I.D.I.R Istituto Distrettuale di Informazione Rotariana 28 ottobre 2017 Sistema Regionale di Protezione Civile Firenze 28 Ottobre 2017 Riccardo Gaddi REGIONE TOSCANA Direzione Difesa del Suolo e Protezione civile Settore Protezione Civile e Riduzione del Rischio Alluvioni Settore idrologico Regionale
2 Sistema Regionale di Protezione Civile Una breve introduzione Cos è la «protezione civile»? Perché è un «sistema»? Il ruolo della Regione nelle emergenze?
3 La protezione civile ha una finalità.. tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi attraverso il concorso di risorse, competenze e discipline sinergicamente operanti
4 La Protezione Civile prima
5 Zamberletti e la legge 225/1992 QUESTE LE NOVITA DELLA LEGGE 225 Il sistema di protezione civile preesistente all evento Il primo presidio territoriale di protezione civile va individuato nel Comune. Il volontariato organizzato va coinvolto e organizzato
6 Le innovazioni della legge 225/1992 istituisce il servizio nazionale di protezione civile classifica gli eventi calamitosi definisce le attività e i compiti di protezione civile prevede lo stato di emergenza e i provvedimenti conseguenti determina le competenze degli enti e organi componenti il servizio nazionale individua le strutture operative del servizio nazionale della protezione civile riconosce il ruolo del volontariato MIRANDO A..
7 DIOGENE. La Protezione Civile dopo Sistema autosufficiente come la casa di Piano, la casa autosufficiente: grande quanto serve, minimale nelle linee e nelle scelte decorative, pressoché nulle, frutto di scelte e soluzioni sostenibili. Diogene il filosofo greco che, secondo la leggenda, viveva in una botte con la quale andava in giro per il mondo, fuggendo gli agi e da ciò che non è necessario
8 Attività e i compiti di protezione civile Previsione dei rischi Prevenzione dei rischi Soccorso alla popolazione colpita Superamento dell emergenza
9 Attività e i compiti di protezione civile Previsione dei rischi 1. Individuazione e valutazione degli eventi in base alle caratteristiche territoriali e antropiche (pericolosità) 2. Ricognizione e valutazione degli elementi, tra cui la popolazione /insediamenti/attività produttive/patrimonio culturale presenti nell area in cui si ha pericolosità (esposizione) 3. Verifica della suscettibilità dei suddetti elementi a subire danni al verificarsi degli eventi ipotizzati (vulnerabilità) Definizione del quadro conoscitivo
10 Attività e i compiti di protezione civile Prevenzione: riduzione dei rischi attraverso 1. la realizzazione di interventi di carattere infrastrutturale che eliminano o riducono il grado di pericolosità, vulnerabilità o esposizione. 2. il miglioramento della capacità di reazione del sistema di protezione civile agli eventi che possono occorrere
11 Attività e i compiti di protezione civile Prevenzione non strutturale: riduzione dei rischi attraverso il miglioramento della capacità di reazione del sistema di protezione civile agli eventi che possono occorrere. 1.Predisposizione ed organizzazione delle risorse caso di evento, e delle azioni da attivare in 2.La determinazione delle procedure per la previsione e il monitoraggio degli eventi, 3.Informazione alla popolazione circa l esistenza di rischi e le modalità di affrontarli 4.La promozione di una consapevole convivenza con i fattori di rischio presenti 5.La formazione del personale addetto alle attività di protezione civile e la verifica del sistema mediante esercitazioni.
12 Attività e i compiti di protezione civile Soccorso e superamento dell emergenza: tutte le attività ed interventi volti a prestare assistenza alla popolazione in previsione o in corso di evento ovvero nella fase di emergenza conseguente al medesimo.
13 Attività e i compiti di protezione civile Il SOCCORSO comprende 1. Informazione alla popolazione circa la situazione in atto, gli interventi in corso o quelli programmati per superarla, 2. Gli interventi tecnici urgenti, 3. I servizi sanitari di emergenza urgenza 4. Il ricovero della popolazione evacuata e la fornitura di beni di prima necessità ed ogni altro intervento di assistenza incluso la sanitaria 5. Il rispristino dei servizi essenziali, delle comunicazioni e dei trasporti con particolare riferimento al superamento delle condizioni di isolamento e al ripristino di adeguate condizioni igienico sanitarie 6. Ogni altro intervento necessario ad eliminare o ridurre il possibili danni conseguenti all evento Il SUPERAMENTO dell EMERGENZA consiste in 1. Interventi finanziari per il ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione 2. Interventi di ripristino delle condizioni di sicurezza o comunque con riduzione del rischio preesistente delle infrastrutture, reticolo idraulico, sistema dei versanti e in generale dei beni pubblici
14 Il Protocollo DPC Rotary International Distretti Italiani Presupposti Richiama l articolo 6, comma 1 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 il quale prevede che all'attuazione delle attività di protezione civile provvedono, secondo i rispettivi ordinamenti e le rispettive competenze, le amministrazioni dello Stato, le regioni, le province, i comuni e le comunità montane, e vi concorrono gli enti pubblici, gli istituti ed i gruppi di ricerca scientifica con finalità di protezione civile, nonché ogni altra istituzione ed organizzazione anche privata. A tal fine le strutture nazionali e locali di protezione civile possono stipulare convenzioni con soggetti pubblici e privati ; Fra gli scopi del Rotary vi è anche quello di orientare l'attività di ogni socio al concetto di servizio alla Comunità, nonché di offrire la propria gratuita disponibilità per contribuire ad aiutare gli altri, al di sopra di ogni interesse personale e senza distinzione di razza, di religione e di ideologia; I Rotary Club annoverano tra i propri associati numerose figure con profilo tecnico e professionale in grado di assicurare, ove richiesto, un significativo contributo di intervento anche nell'ambito delle attività proprie della Protezione civile;
15 Il Protocollo DPC Rotary International Distretti Italiani Ambito protocollo diffusione della conoscenza delle tematiche di Protezione civile; studio ed identificazione dei rischi e individuazione delle cause di possibili eventi calamitosi; rilevazione e segnalazione alle competenti Autorità di fenomeni di interesse per la Protezione civile; collaborazione con i soggetti istituzionali preposti per le attività di formazione, istruzione e informazione di cittadini e dì operatori; promozione di ogni possibile positiva collaborazione fra i Distretti dei Rotary, gli Enti e le componenti istituzionali di Protezione civile.
16 Il Protocollo DPC Rotary International Distretti Italiani Ambito protocollo PROTOCOLLO ROTARY AMBITI PREVISTI Previsione Prevenzione Soccorso Superamento emergenza Studio ed identificazione dei rischi e individuazione delle cause di possibili eventi calamitosi; Collaborazione con i soggetti istituzionali preposti per le attività di formazione, istruzione e informazione di cittadini e dì operatori Diffusione conoscenza tematiche della delle di Protezione civile; - - Rilevazione e segnalazione alle competenti Autorità di fenomeni di interesse per la Protezione civile; Promozione di ogni possibile positiva collaborazione fra i Distretti dei Rotary, gli Enti e le componenti istituzionali di Protezione civile
17 Il Protocollo Attuativo Regione Toscana e Rotary Distretto Ambito protocollo PROTOCOLLO ROTARY AMBITI PREVISTI Previsione Prevenzione Soccorso Superamento emergenza Studio ed identificazione dei rischi e individuazione delle cause di possibili eventi calamitosi; Collaborazione con i soggetti istituzionali preposti per le attività di formazione, istruzione e informazione di cittadini e dì operatori Diffusione della conoscenza delle tematiche di Protezione civile; Rilevazione e segnalazione alle competenti Autorità di fenomeni di interesse per la Protezione civile; Promozione di ogni possibile positiva collaborazione fra i Distretti dei Rotary, gli Enti e le componenti istituzionali di Protezione civile. INCLUSO
18 ATTIVITA DI SOCCORSO DELLA REGIONE TOSCANA
19 PROGETTO COLONNA MOBILE NAZIONALE DELLE REGIONI Il progetto Colonna mobile nazionale delle Regioni prevede che tutte le Regioni si dotino di strutture modulari intercambiabili in grado di garantire standard operativi strumentali e prestazionali omogenei per tutti gli interventi e la necessaria continuità per tutta la durata dell evento calamitoso
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21 CMRT - Colonna Mobile Regione Toscana La REGIONE TOSCANA ha il compito di: Realizzare la CMRT Gestire la CMRT Dirigere e coordinare la CMRT Possono partecipare alla composizione della CMRT, previa sottoscrizione di convenzione/protocollo: Gli Enti Locali (Province, Unioni di Comuni, Comuni) Le Organizzazioni di Volontariato iscritte all ELENCO REGIONALE PC Altri soggetti pubblici o privati con particolari professionalità o mezzi
22 CMRT Colonna Mobile Regione Toscana REGIONE SIST. SANITARIO RT EELL (Province e Comuni/C.I.) Colonna Mobile VVF VOLONTARIATO
23 COMITATO OPERATIVO REGIONALE DEL VOLONTARIATO CORV Istituito nel 2004 con protocollo tra REGIONE TOSCANA Anpas Toscana CRI Toscana Misericordie Toscana VAB Toscana)
24 Le convenzioni CORV (Anpas, Misericordie, VAB, CRI) Moduli standard CMRT GCU - Gruppo Chirurgia d Urgenza Pisa Modulo specialistico Unità Chirurgica d Urgenza S.W.R.T.T. - Swift Water Rescue Team Toscana Modulo specialistico Soccorso in ambiente acquatico LA RACCHETTA Unità operativa Logistica in emergenza EMERGENS E GRUPPO COMUNALE VOLONTARIATO CASTELNUOVO Squadra professionale Assistenza tecnica amministrativa EE.LL. CORPO ITALIANO DI SOCCORSO DELL ORDINE DI MALTA (CISOM) Unità operativa Logistica in emergenza ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI Modulo produzione e distribuzione pasti
25 Si definisce per i moduli/squadre specialistiche di propria competenza: A) Moduli operativi/specialistici : 1. Composizione; 2. attrezzature necessarie; 3. confezionamento ed immagazzinaggio dei materiali; 4. mobilitazione dei moduli B) Squadre professionali: 1. obiettivi; 2. composizione; 3. dotazione mezzi e strumentazione; 4. procedure di intervento
26 CMRT - Colonna Mobile Regione Toscana CMRT Colonna Mobile Regione Toscana La dotazione strumentale può essere: di proprietà della Regione Toscana: a) gestita direttamente dalla Regione Toscana b) data in comodato d uso gratuito ai soggetti partecipanti di proprietà dei soggetti partecipanti: a) acquisita con fondi propri b) acquisita con il contributo della Regione Toscana di proprietà di soggetti terzi, con i quali la Regione o i soggetti partecipanti alla C.M.R.T. abbiano stipulato appositi atti convenzionali. Ogni mezzo o attrezzatura che fa parte Della C.M.R.T. è contraddistinto da un apposito logo identificativo.
27 MODELLO ORGANIZZATIVO Il Settore Protezione Civile della REGIONE TOSCANA: VALUTA la richiesta o l opportunità di attivare la CMRT (scheda richiesta) INDIVIDUA i moduli/unità operative da attivare e ne richiede formalmente l approntamento o la partenza COORDINA tutte le attività della CMRT Il Dirigente responsabile del Settore Protezione Civile individua il Referente Istituzionale della CMRT sul luogo dell evento ed i soggetti preposti a supportarlo nelle attività di carattere operativo
28 25 Febbraio
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