I primi undici capitoli storia delle origini, li distinguono un storia di Dio con gli uomini on si tratta di una storia in senso moderno

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1 GENESI 1-11 I primi undici capitoli della Genesi, detti talora storia delle origini, hanno caratteristiche particolari che li distinguono dalle altre pagine del primo libro della Sacra Scrittura. In essi viene descritta un storia di Dio con gli uomini, segnata da continui interventi divini. Non si tratta di una storia in senso moderno. Gli autori non potevano conoscere quanto era avvenuto millenni prima di loro e neppure si può pensare ad una tradizione orale ininterrotta dal momento della creazione a quello in cui queste pagine sono state scritte. Essi si sono posti alcuni problemi fondamentali della vita umana e hanno trovato la risposta con il ragionamento e con la riflessione teologica, fatta con la luce di Dio: la loro può quasi essere definita una visione teologica della storia Non volevano insegnarci la storia, la geografia, la scienza, ma manifestare l amore di Dio che fa partecipi gli esseri viventi della sua felicità, offre loro la sua amicizia, li libera dalla schiavitù del male. E lo fanno descrivendo le vicende dell uomo dei primi tempi, che sono anche le vicende costanti dell uomo. Dice un biblista : Dal genere letterario particolare di questi capitoli risulta che l autore sacro non narrò la cronaca familiare dei primi uomini, ma la storia della salvezza delle origini. Gli scrittori biblici esposero nelle prime pagine della Genesi fatti realmente accaduti che ebbero un ruolo di primissimo piano dei primi uomini e influirono poi, notevolmente, nella vita di tutta l umanità ( R. Koch). I primi undici capitolo della Genesi appaiono come un unità. Iniziano con la creazione e proseguono con la primitiva comunità umana, il sorgere della cultura, le molte razze, il diluvio, la Torre di Babele la dispersione dei popoli, la pluralità delle lingue. Questi fatti sono attraversati dal peccato sotto varie forme ( disobbedienza a Dio, fratricidio, vendetta smisurata, impurità dilagante ) che porta al diluvio; segue un nuovo inizio, ma il peccato continua con l arroganza umana che sfida Dio e approda alla divisione dell umanità. Per comprendere bene queste pagine, per cogliere il messaggio che gli autori hanno voluto trasmetterci, il loro nucleo essenziale, la dottrina che ha valore di storia, l insegnamento, che è parola di Dio rivelata, e distinguerle dalla forma, dal rivestimento, è necessario conoscere la mentalità degli scrittori, l ambiente vitale in cui sono sorti i racconti e i generi letterari con cui sono atti scritti. Tutto ciò è possibile con quello studio attento e approfondito che gli esperti hanno fatto e continuano a fare di questi capitoli. Così la critica letteraria ha notato che in queste pagine sono presenti due tradizioni: la prima, detta javista (J ), del X secondo avanti Cristo, nata al Sud di Israele, ai tempi di Salomone e l altra, detta sacerdotale ( P - dal termine tedesco priestercodex ), del periodo dell esilio babilonese ( a. C). Queste due traduzioni sono state fuse da un Redattore finale nel V secolo avanti C. Nei capitoli 1-11 della Genesi sono della tradizione javista, tra l altro, i racconti del paradiso terrestre, della caduta, dei figli di Duo, del diluvio, della torre di Babele; questa tradizione ha una concezione di Dio decisamente antropomorfa, ma non senza dignità e insiste sulla sua volontà di salvare l uomo. La tradizione sacerdotale presenta Dio vicinissimo all uomo, interessato ai suoi problemi, alle sue difficoltà, alla sua vita, lla sua sopravvivenza; scritta nel tempo dell esilio rimedita gli avvenimenti passati alla luce del presente per assicurare un ritorno in patria: è come un invito alla speranza.

2 La forma letteraria di Genesi 1-11 è tipica della cultura medio orientale antica, con particolari elementi del mondo israelitico, come l ambiente religioso monoteistico, un atteggiamento antipoliteistico e una maggiore elevatezza. Il genere letterario è mitico o meglio queste pagine sono scritte con linguaggio mitico, che consiste nel rappresentare alcuni aspetti di Dio e dell uomo con simboli o immagini collegati sotto forma di racconto. Genesi 1, 1 2, 4 La creazione Capitolo 1 1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3 Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. 5 Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo. 6 Dio disse: "Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque". 7 Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 9 Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne. 10 Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. 11 Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie". E così avvenne. 12 E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13 E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 14 Dio disse: "Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni 15 e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne. 16 E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18 e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. 19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 20 Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo". 21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 22 Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra". 23 E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 24 Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie". E così avvenne. 25 Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 26 Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali

3 selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". 27 E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e Dio disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra". 29 Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne. 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Capitolo 2 1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2 Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando. Nella Genesi abbiamo due racconti di creazione. Il primo è quello di tutto il capitolo 1 e dei primi quattro versetti del 2 ; il secondo si trova nel capitolo 2. Gli studiosi attribuiscono il secondo ad un autore detto Jahvista o J, che ha scritto attorno agli anni 1000 avanti Cristo, mentre per il primo parlano di uno scrittore sacerdotale o P ( dal tedesco priesterscrift ), vissuto intorno agli anni 500 avanti Cristo, che aveva negli occhi la catastrofe in cui era crollato il regno d'israele, la sconfitta e la perdita della libertà, che però non avevano spento in lui la fede. I due autori nel raccontarci la creazione ricorrono a elementi provenienti da sistemi pagani, smussandoli ( e ciò è fatto soprattutto dall autore sacerdotale), dove sono in contrasto con la loro fede, come, in altro campo, facevano i primi cristiani che erigevano le chiese con parti di templi pagani. L autore sacerdotale, che ha scritto questo testo, racconta la creazione, in forma poetica con determinate norme stilistiche, come il parallelismo e il numero settenario, molto conosciuti ai suoi tempi; tiene conto di particolari interessi mnemonici, cioè vuole aiutare la memoria del narratore e degli ascoltatori e vuole fare delle sottolineature particolare, come quella riguardante il sabato. Leggendo questo testo, come del resto tutta la Scrittura, non si deve cercare una risposta a problemi che lo scrittore sacro ignorava o che non presentavano alcun interesse per lui, come in questo caso, per esempio, la risposta a quando e come è avvenuta la creazione. Chi ha scritto questa pagina è un sapiente della cerchia sacerdotale, vissuto verso gli anni 500 avanti Cristo, che alla storia della salvezza ha voluto premettere questo capitolo su Dio creatore. Imbevuto delle idee pseudoscientifiche della cosmografia dei suoi contemporanei, subendo e correggendo i mitici racconti assiro-babilonesi ha composto questa pagina, forse legando insieme due testi precedenti, uno con caratteristiche più teologiche ( es ) e l altro più sapienziali ( es ). Egli non intendeva darci un resoconto scientifico sulla creazione, ma presentarci il frutto di una riflessione sapienziale e liturgica sull uomo e sul creato. Lo scopo delle Sacre Scritture è annunziare chi è l uomo, qual è il suo rapporto con Dio e quale è la via che lo conduce alla piena realizzazione. Esse vogliono rispondere ai nostri interrogativi di fondo: Perché, mentre aspiriamo alla vita e alla felicità, c è tanta sofferenza e c è la morte? Perché la terra è così piena di pericoli. Perché l amore fra l uomo e la donna può diventare causa di rovina, ecc. Ora, per comunicarci la risposta di Dio, gli autori sacri devono usare un linguaggio. Quale? Naturalmente quello del loro tempo. Nonostante però la veste primitiva, i testi biblici sono sempre ricchi di contenuti stupendi. Una delle visioni cosmologiche orientali era quella che troviamo nel poema babilonese della creazione Enuma Elish ( Quando di sopra, parole con cui inizia il poema ). All inizio vengono creati gli dei da due elementi primordiali: Apsu ( le acque dolci che sono sotto la terra ) e Tiamat ( le acque salate del mare ) Il dio più abile è Ea che vince Apsu e ne fa l abisso. Tiamat reagisce, ma gli dei incaricano Marduk di vendicarsi e questi inizia una lotta corpo a corpo con Tiamat. Marduk vince e uccide Tiamat dividendolo in due parti: con una costruisce il cielo e con una la terra. Il poema si chiude con l esaltazione del dio Marduk e con i suoi cinquanta nomi. L uomo viene creato per servire gli dei; è il dio Ea che con il sangue di un dio sacrificato Kingu, crea l uomo che viene ad avere nelle sue vene il sangue di un dio decaduto. Ai tempi della composizione del racconto biblico della creazione nell immaginario del popolo c era il mare primordiale ( tehon ), che rievocava la lotta col drago Tiamat ( in ebraico Tehon ) che spalanca le fauci e minaccia la terra da ogni lato. Il sesto versetto del racconto biblico dice che la

4 volta del cielo sorge in mezzo alle acque e separa le acque dalle acque; quindi la terra dell uomo è compresa nelle acque infinite del mare primordiale e solo la volta celeste impedisce che ne sia travolta. Nell immagine mitica la terra è edificata entro le fauci del potente drago o serpente che la inghiottirebbe se la divinità non risultasse vittoriosa nella lotta. Il testo biblico dice che la terra era informe e deserta ( tohu wabohu ) e le tenebre ricoprivano l abisso, e ciò rimanda al mitico oceano primordiale e alla lotta faticosa col drago ( Tiamat ) del dio babilonese Marduk. C è come una lotta di Dio con l oceano o col drago, come è detto anche altrove: hai schiacciato Raab come un cadavere ( Sl 89,11); Nella tua forza hai diviso il mare, sulle acque hai schiacciato le teste dei draghi, hai fracassato le teste di Leviatan, l hai dato in pasto ai pescicani ( Sl 74, 13 ). In quel giorno il Signore, con la sua dura, grande, forte spada punisce il Leviatam, il serpente che s attorciglia, e uccide il drago del mare. (Is 27, 1; cf Ap 12 ). Esiste un tempo primordiale che perdura sempre, quanto è accaduto, una lotta col drago si ripete di continuo. Ma l immagine di Dio è potente: il drago, che per i pagani era una minaccia, davanti a Lui è un animale finito; al mondo non v è forza alcuna contro cui Dio debba faticare per imporsi, né v è forza che possa lottare contro di lui. Dio libera l uomo dalle potenze che lo minacciano ( abisso, caos, tenebra ). La parola beresit, arché in greco, principium in latino, non significano esattamente in principio, come traduce l italiano, ossia non si riferisce solo all inizio del tempo, ma anche all interno del mondo in cui viviamo. Che il mondo è creato in principio significa che l essenza del mondo sta nell essere creato da Dio. Se cielo e terra fossero eterni, Dio li avrebbe creati dall eternità. E il mondo non è concepibile senza la sua creazione. Ma che il mondo è creato ( barà ) da Dio dal principio non significa che una volta creato non ha più bisogno di Dio, come alcuni oggi sono portati a pensare; per l uomo della Bibbia infatti la realtà esistente è creata e viene completamente determinata dal creatore. Quindi che il mondo è creato dal principio significa che ha origine da Dio e per sua natura da lui dipende sempre. Non si deve pensare che l autore con l ordine qui presentato voglia descrivere il vero ordina della creazione, ma un ordine che lui ha inteso dare, che può essere l ordine del mito dove il primo e l ultimo posto indicano un primato gerarchico; qui infatti le creature più importanti sono la luce all inizio e l uomo alla fine. La luce, più di ogni altra cosa, s addice a Dio e al mondo. Egli non crea il vuoto desolato, il buio sinistro e le acque morte, crea la luce, ove egli opera compare la luce. Non si è quindi molto lontani dall altro testo biblico: Dio è luce e non c è tenebra in lui. ( 1 Gv 1, 5 ). L altra creatura più importante è l uomo ed è all ultimo posto, perché su di lui è posto l accento più marcato, dal momento che è il coronamento, il sovrano della creazione. La settimana della creazione non va letta scientificamente. Essa non rappresenta la successione reale delle opere di Dio. Questa pagina ha somiglianza con i miti assiro-babilonesi, ma differisce anche molto da essi. E contiene molti messaggi da leggere attentamente e su cui meditare. Eccone alcuni: Tutto l universo ha origine da Dio e riflette la sua bontà. Dio è unico, purissimo Spirito, distinto dal mondo, amore creatore. Niente avviene per puro caso, ma tutto è creato da Dio. Non esiste un dio del male, il sole, le stelle, i pianeti, le forze della natura non sono dei, ma creature. Dio è come un padre e una madre, prima prepara con cura l ambiente e poi vi colloca l uomo. Il suo lavoro divino e il suo riposo, al settimo giorno, sono il tipo del lavoro e del riposo umano. Tutto ciò che Dio crea è buono, ma l uomo e la donna insieme sono una cosa molto buona. Essi sono le creature più importanti sono al di sopra di ogni animale, la vegetazione e loro sottomessa e dominano su ogni essere vivente. Sono ambedue creati simili a Dio. Vivono in relazione con Lui, in relazione col cosmo che dominano, in relazione tra di loro. La diversità dei sessi e il matrimonio sono voluti da Dio e la procreazione, cui tende il matrimonio, è il compimento di un disegno provvidenziale del Signore. La creazione è limitata ( è fatta in sei giorni ). Essa tende al sabato, cioè all infinito di Dio. In particolare l uomo è chiamato a rispettare il sabato non solo per un riposo, ma soprattutto per una necessaria tensione al suo Creatore e al Sabato eterno. Celebrare il giorno del Signore significa partecipare alla libertà, al riposo e quindi alla pace di Dio, significa celebrare la nuova alleanza. Significa contemporaneamente anticipare il mondo nuovo, in cui non ci saranno più schiavi né padroni, ma solo liberi figli di Dio.

5 Capitolo 1 IN PRINCIPIO (1 ) L ebraico dice Beresit, è il termine con cui ha inizio questo racconto della creazione e da cui prende anche nome il primo libro della Bibbia, la Genesi. La parola può avere la traduzione che riporta la Bibbia Cei. In principio ; essa evoca un inizio assoluto, unico, e afferma che prima non c era nulla. Una seconda traduzione è: Quando Dio cominciò a creare, la terra era informe e deserta. E la traduzione della Bibbia TOB e dice che noi siamo entrati nella storia quando Dio ha deciso l opera della creazione, ma non dice nulla dell esistenza o no di un prima. La terza traduzione: In un principio, fa supporre che si tratti di uno dei tanti inizi possibili, che ignoriamo; per noi uomini la storia inizia con questo principio. I Padri interpretavano in Principio in senso personale, ossia nel Verbo, principio di ogni creatura. DIO (1 ) Il testo dice: Elohin, termine che si avvicina al semitico El, ilu, elah, allah e al punico elin. Questo nome appare 35 volte. Quando l autore scrisse questo poema, Israele era giunto a confessare Dio in un monoteismo assoluto e universale, ma non era sempre stato così. Giosuè asserisce: Un tempo i vostri padri servivano altri dei ( cap.24 ). Fu in un secondo tempo che Israele scoprì l unicità di Dio, che chiamò Elohin, plurale di El. Ed El era una divinità molto nota nel mondo semitico, era i padre degli dei, creatore delle creature e antenato dei giorni; a questa divintà è legato il toro, simbolo di forza e di fecondità. Il nome El serviva anche a designare tutti gli altri dei, poiché erano tutti suoi figli; così a Gerusalemme Melchisedech adorava El Elyon, e ai tempi di Abramo troviamo nella Bibbia anche Ed Shaddai, o dio della montagna. La scoperta per Israele sarà che tutti questi differenti El non sono che uno solo, identificato in Javhé. CREO (1 ) Il termine ebraico è barà, che si trova nella Bibbia 47 volte, in alcuni casi nel senso di fare, in altri di plasmare ed etimologicamente ha il significato di fare una cosa tagliando. Non è mai usato per un azione umana, ma solo per azioni divine e implica l idea di novità e straordinarietà dell effetto e di facilità dell azione divina, compiuta senza sforzo. Non abbiamo qui l idea del fare dal niente, dato che lo scrittore ai suoi tempi non si poneva questo problema. La rivelazione che afferma che Dio ha creato dal nulla la troviamo solo più tardi al tempo dei Maccabei: Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose esistenti; tale è anche l'origine del genere umano"( 2 Mc 7, 28 ). IL CIELO E LA TERRA ( 1 ) Cielo e terra significa l intero universo. Il mondo è fatto, è opera di Dio, è determinato, in potere di Dio, non nel senso che l ha creato e poi lo ha abbandonato, Dio opera sempre. Il mondo è inconcepibile senza la creazione. Se per ipotesi il mondo esistesse da sempre Dio lo avrebbe creato dall eternità.

6 LA TERRA ERA INFORME E DESERTA (2 ) Avvenuta la creazione tutto dovrebbe essere in ordine, invece la Genesi dice che la terra era informe e deserta, tohu wabohu, come troviamo nell originale. Quindi la terra era formata sostanzialmente, ma era priva di animali, piante e uomini, circondata dell abisso (tehon ), coperto di tenebre. Ma c è anche un altra traduzione, quella della Bibbia TOB, che dice: Quando Dio iniziò la creazione del cielo e della terra, la terra era deserta e vuota e questa ci rimanda agli antichi miti e dice che di fronte a questo mondo informe, Dio interviene con la sua creazione. LE TENEBRE RICOPRIVANO L ABISSO (2) L idea dell abisso preesistente la troviamo in tutte le civiltà orientali. E il tehon, che ricorda il babilonese Tiamat. Qui abbiamo la triade: caos, abisso, tenebre. Ma Elohin domina tutto. LO SPIRITO DI DIO (2 ) Lo spirito ( ruah ) di Elohin aleggia sulle acque dolci ( vedi l Apsu orientale ). Forse indica un elemento primordiale del Cormo, l aria tremolante che come uccello, (colomba ) cova il mondo nascente. I giudeo-cristiani pensavano alla Sapienza, ma più conformemente alla Bibbia questo termine indica la Parola, il comando di Dio, che eccita il mondo a prendere una forma. Dalla Parola del Signore furono fatti i cieli, dall alito della sua bocca tutto il loro ornato. Primo giorno: luce DIO DISSE (3 ) Col v. 3 inizia il racconto della creazione che ha la durata di sei giorni. L attività del creatore si esplica in due serie di otto opere (4+4 ), nella prima delle quali si prepara l ambiente (primi tre giorni ) e nella seconda si mettono gli esseri che si muovono ( ultimi tre giorni ). L asserzione: Dio disse appare 10 volte. La creazione non è generazione o emanazione o discendenza, è chiamata, è vocazione. Dio sta davanti alla creazione e la chiama all esistenza, ma Egli è distante dalle creature, è tutt altro. SIA LA LUCE (3 ) Perché prima la luce? Perché lo scritture pone le cose in gerarchia (la luce infatti si addice a Dio, è segno di Dio)?. Per concezioni cosmologiche mesopotamiche? Perché la luce è necessaria per ogni lavoro? Perché è in contrapposizione alle tenebre e all abisso? ERA COSA BUONA (3 ) E una cosa, non un dio come alcuni la consideravano allora. Ma è buona e Dio si rallegra. E il primo di sette apprezzamenti simili. E SEPARO ( 4) Il significato etimologico di barà è fare una cosa tagliando e questa separazione ricorda il mito di Enuma Elish in cui Marduk separa, taglia in due Tiamat. Il tema della luce pervade tutta la rivelazione biblica: la separazione della luce dalle tenebre fu il primo atto del creatore e la luce sta alla fine della storia

7 della salvezza, la nuova creazione che avrà Dio stesso per luce ( Ap.21, 5 ). La luce, come tutto il resto non esiste che come creatura di Dio; le tenebre sono nella stessa situazione, perché lo stesso Dio forma la luce e le tenebre ( Is 45, 7 ) ed egli sa dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre ( Gb 38,19 ) ; perciò luce e tenebre cantano la lode del creatore. Ogni concezione mitica viene così ad essere radicalmente eliminata e luce e tenebre hanno un significato simbolico positivo o negativo; le tenebre restano un lato oscuro della vita umana. Ed è sempre Dio che non solo crea, ma come re fissa anche i ruoli: e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E FU SERA E FU MATTINA (5 ) Le giornate sono calcolate secondo le indicazioni del calendario lunare, con inizio al tramonto. Secondo giorno: cielo SIA IL FIRMAMENTO (6 ) Le indicazioni provengo dai miti orientali. Marduk taglia in due Tiamat e con una metà né fa il cielo. Simile separazione di cielo e di terra fa il dio Shu in Egitto. E anche in Cina le acque salite al cielo vengono imbrigliate. La separazione e tra le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra. E formata una lamina che Dio chiama cielo. Per gli ebrei era una costruzione solida quanto la terra, era sostenuto da colonne ( Giobbe 26, 11 ), munita di cateratte, con serbatoi della pioggia, della neve, della grandine ( sei mai giunto ai serbatoi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine? Gb 38, 31 ) da cui al momento opportuno uscivano gli elementi che cadevano sulla terra ( le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra: Gn 7,11-12). Terzo giorno: mare e vegetazione

8 LE ACQUE CHE SONO ( 9 11 ) Come nel giorno precedente Dio opera una separazione tra la terra e le acque che sono sotto il cielo. Queste formano il mare e la terra diviene fertile, e, per una forza insista in essa (vedi la madre terra ) produce la vegetazione: verdura, graminacee, alberi. Terra e mare sono creati ed hanno il nome da Dio, e la vegetazione, che era alla base dell economia agricola, dipende totalmente da Dio. Queste precisazioni sono in polemica con i culti della terra madre di Baal, dio della pioggia che muore in inverno e rinasce in primavera e della sua compagna Aresa, che presiedevano alla fecondità e contro cui lottarono i profeti. Quarto giorno: Sole, luna, stelle FONTI DI LUCI NEL FIRMAMENTO ( 12-19) Siamo alle seconda parte della creazione, all ornamento dell universo. Preparato con le prime quattro opere l ambiente di vita, Dio, con le seguenti quattro, popola l universo. In corrispondenza alla creazione della luce del primo giorno vengono creati gli astri: sole, luna e stelle. Questa puntalizzazione è in polemica con le credenze del tempo. In Egitto il sole era dio, e in oriente la luna era un divinità che presiedeva alla vegetane, ai cicli della vita e delle acque, e gli astri avevano qualità divine e astrologiche ed erano venerati. L autore dice che sono invece solo lampade, create da Dio, che producono un aumento di luce e servono a regolare il calendario civile e religioso. Nello scrivere di questa creazione non c era e non ci poteva essere nell autore nessuna preoccupazione scientifica tipica dell astronomia moderna. Quinto giorno: uccelli e animali marini

9 LE ACQUE BRULICHINO ( ) In corrispondenza alla creazione delle acque inferiori, nel quinto giorno, con gli uccelli si popolano le acque evaporizzate e con i pesci le acque ammassate nei mari e nei fiumi. Dio crea gli animali: è ripetuto qui il termine barà come per la creazione della luce e come è detto dell uomo. Come la terra anche le acque hanno una forza vitale intrinseca; sono esse che producono i pesci, gli uccelli, e anche gli animali che sono nell acqua, dice l autore in polemica con l ambiente, sono semplici creature e non degli dei. In ambiente babilonese troviamo Ea e Marduk che devono combattere contro i mostri Apsu e Tiamat, nel mondo degli Hittiti il dio Uragano deve combattere contro il drago e anche Zeus deve vedersela con Tifone, tutti esseri che hanno potenze divine. Non è vero niente, dice l autore; non esistono draghi divini e anche i mostri marini sono solo creature di Dio che non si devono temere. Sesto giorno : animali terrestri e uomo LA TERRA PRODUCA ( 24 ) Nel sesto giorno vengono creati tutti gli animali terrestri, che sono divisi in tre categorie : animali domestici, rettili e fiere della terra. Dopo la creazione degli animali e prima della creazione dell uomo, troviamo la considerazione : E Dio vide che era cosa buona. DIO DISSE (26 ) Siamo arrivati al fastigio della creazione e il tono diventa solenne. Dio dice: Facciamo l uomo. Perché il plurale? Ci sono molte opinioni al riguardo. E da escludere che sia un parlare all interno della Trinità. Alcuni pensano che Dio si rivolga alla sua corte. Questa è l opinione di commenti rabbinici e persino il Corano fa cenno a Dio che ne parla agli angeli, i quelli vorrebbero dissuaderlo. C è chi dice che parla già all uomo. Per altri invece l espressione indica una grande deliberazione, quasi un parlare di Dio a se stesso ( ma però un plurale maiestatis, che allora era sconosciuto ) nel momento in cui si accinge a compiere l opera più importante della creazione. A NOSTRA IMMAGINE ( 26 ) Molti miti parlano dell origine dell uomo. Ad Uruk l uomo è prodotto dalla terra, a Nippur Enlil lo crea con le mani come un artigiano. Cosi fa anche in Egitto il dio Khum, a Eridu lo fa Ea col sangue di un dio ucciso, per servire gli dei. In questo racconto biblico l uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Anche questa espressione ha registrato molti tentativi di spiegazione. La somiglianza con Dio trova una spiegazione nel potere che Dio dà all uomo di dominare sui pesci, sugli uccelli, sulle bestie. L uomo non è creato per servire Dio, come nella mitologia, ma è creato come colui che sta di fronte a Dio nella sua creazione sulla terra, e solo sulla terra, poiché il suo dominino non si estende al cielo, né al tempo che egli dovrà rispettare. Il potere dell uomo è limitato; egli è al di sopra degli animali, ma resta molto simile a loro. Si può dire che l uomo è, per l immagine di Dio, sia nel corpo che nell anima, buono, sapiente, bello, glorioso, pieno di fasto, vigoroso, splendente, come gli Elohin, come il futuro Verbo incarnato. E a causa di tale superiorità spirituale e fisica che l uomo è il reggente di Dio nella creazione e ha il dominio sugli animali della terra.

10 DIO CREO (27 ) Per tre volte è ripetuto il verbo bara. Dio crea l umanità maschio e femmina senza alcuna distinzione tra l uomo e la donna. Essi insieme sono chiamati all esistenza per essere ad immagine e somiglianza di Dio. Non troviamo più la traccia dell antico mito dell androgino, dell uomo inizialmente bisessuato e poi per un accidente separato in due sessi; qui l uomo e la donna sono creati insieme nella loro possibilità di essere faccia a faccia e di riprodursi. DIO LI BENEDISSE ( 28 ) All umanità sessuata Dio dà la sua benedizione, identica a quella degli animali. L uomo e la donna dovranno procreare e riempire la terra. Tuttavia c è una diversità con gli animali. A questi Dio fissa un programma, che deve compiersi naturalmente, all uomo e alla donna non stabilisce un programma senza di loro, ma li vuole partecipi e in dialogo ( disse loro ); l uomo riceve la legge, ma è chiamato a collaborare. SOGGIOGATE LA TERRA E DOMINATE (28 ) Dio dà all umanità, e solo ad essa, un altro impegno. Dovrà dominare la terra. Alla creazione di Dio dovrà seguire l opera dell uomo, che dovrà proteggere la vita e prolungarla e condurre la creazione verso il suo compimento. ECCO IO VI DO (29 ) La differenza tra l uomo e gli altri animali è sottolineata anche dalla diversità di quanto è dato sul cibo. Per gli animali è l erba verde, per l uomo è ogni erba che produce seme e ogni albero in cui è il frutto. Nei versetti inoltre troviamo che tra uomini e animali non c è aggressività; l uomo non si nutre di essi e gli animali mangiano foraggio. Sono le parole di Isaia ( 11, 6-9 o 65, 25 ). E il mondo voluto da Dio e annunziato dai profeti: Il lupo dimorerà con l agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà (Is 11, 6 ). ERA COSA MOLTO BUONA (31 ) Tutta l opera di Dio è cosa buona, ma l uomo e la donna che vivono insieme nel matrimonio e dominano la terra sono cosa molto buona. Capitolo 2 PORTATI A COMPIMENTO (1 ) Il cielo e la terra sono ora come il Signore li vuole. Le schiere del cielo sono tutte le stelle e le costellazioni del firmamento ( Sl 33, 6: Is 40, 26 ), ma talora sono confusi con gli angeli che portano i

11 messaggi di Dio ( Sl 148, 2 ). Tutte le schiere, le creature celesti. obbediscono a Dio, ma anche tutte le schiere della terra, ossia tutto ciò che vive sulla terra, è chiamato a comportarsi davanti a Dio come le schiere del cielo. CESSO NEL SETTIMO GIORNO (2 ) Dio cessa di creare. Questo non significa che Dio poi non è più intervenuto e non intervenga, dato che la sua opera creativa è continua. La creazione fatta è affidata all uomo, che dovrà intervenire in essa nei limiti assegnatigli da Dio. Ma qui viene sottolineata la sospensione del lavoro e l Esodo dice che Dio si è riposato nel giorno settimo ( 20, 11 ), e su questo riposo basa la necessità di interrompere il lavoro non solo per gli Ebrei, ma anche per i loro servi, gli stranieri e persino per gli animali. Il sabato diventa liberazione dal lavoro manuale. E LO COSACRO ( 3 ) Il sabato è anche benedetto e santificato ( tagliato, separato). Il settimo giorno è il giorno separato dagli altri, messo a parte, diverso. Esso per gli uomini è il tempo del riposo, della contemplazione, dell incontro. EGLI CREANDO AVEVA FATTO ( 3 ) A differenza dei sei giorni precedenti il settimo giorno non è seguito dal ritornello: e fu sera e fu mattina. Il giorno resta come sospeso. Forse l autore ci dice l attesa di quel giorno di riposo che non ha fine, il giorno in cui non ci sarà né giorno, né notte, il sabato eterno. Genesi 2, 4-25 Creazione dell uomo e della donna 4 Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo 5 nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, 6 ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. 7 Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 8 Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9 Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. 10 Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. 11 Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l'oro 12 e l'oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d'ònice. 13 Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre attorno a tutta la regione d'etiopia. 14 Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l'eufrate. 15 Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. 16 Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui

12 tu ne mangerai, certamente dovrai morire". 18 E il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda". 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23 Allora l'uomo disse: "Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta". 24 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne. 25 Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna. Il secondo capitolo della Genesi è strettamente collegato col terzo, dove vengono raccontati la creazione della donna e il peccato di Adamo ed Eva. Queste pagine sono ormai da tutti attribuite alla tradizione Javista messa in scritto nel X-IX secolo, mentre la composizione orale è certamente più antica. L autore, riflettendo sul triste stato dell umanità e sulla bontà del creatore, per ispirazione divina ci ha lasciato una sublime rappresentazione dello stato originale. Egli non guarda alla scena enorme del cielo e del cosmo, ma a quella più piccola della terra (adamah ). Lo scrittore prende liberamente alcune figure e simboli mitologici, (es. creazione dell uomo, giardino, albero della vita, serpente ) e le adatta al suo messaggio. Le verità sono qui presentate in forma mitica, che è un modo di presentare le cose, diverso da quello artistico, filosofico, scientifico o storico sperimentale. E una forma simbolica molto usuale nell antichità, che l Antico Testamento, dove lo usa, depura alla luce della rivelazione, delle forme politeistiche e negative. Il modo di presentazione delle verità mitiche è simbolico. Il mito negli ultimi secoli è stato visto in forma negativa, come favola, ma oggi se ne sta recuperando il valore e viene considerato come l unico modo, prefilosofico, di esprimere le verità sull'uomo, che altrimenti non sarebbe stato possibile comunicare. Alcuni elementi mitici usati dallo scrittore Javista Il Dio vasaio. Sulla creazione dell uomo ai tempi del nostro autore esistevano molti miti: a Uruk dicevano che l uomo era stato tratto dalla terra, a Nippur che era stato creato da Enlil con le mani, come fa un artigiano con una sua opera, allo stesso modo l uomo è fatto in Egitto da Chnum e a Eridu col sangue di un dio mischiato con la terra. Nel racconto dello Javista Dio come un vasaio seduto alla ruota modella il corpo umano con la polvere (afar), la parte più sottile della terra ( adamah ). L immagine del vasaio, oltre che nel mondo biblico ( cf Is 29, e Ger 18, 1-7 ) la troviamo nell ambiente culturale del Medio oriente antico. Nel poema di Gilgamesh leggiamo: Quando Aruru udì ciò, creò nel suo interno un immagine di Anu. Aruru si pulì le mani, prese un po di argilla e vi delineò. Nell alto Egitto, nel tempio di Luxor, è possibile osservare su una parete il dio Chnum che, seduto alla ruota del vasaio, plasma il principe Amen-hotep e il suo dio tutelare. Il soffio di Dio. L idea che il soffio di vita provenisse dalla divinità era molto diffusa nell Oriente. Alcuni esempi; nel tempio di Seti a Abydo c è il di Thot mentre tiene il segno della vita nelle narici del re; in un tempio egiziano di dice : Il soffio di re sia assegnato al tuo naso e il sofio di Chepre sia in te, affinché tu viva la tua vita; nel tempio di Thumatis III leggiamo: Il creatore degli dei signore del soffio. Nella Bibbia, oltre che nel secondo capitolo della Genesi troviamo anche altrove la stessa idea ( Gb 33, 4; Sl 104 : ritiri il tuo spirito ridai il tuo spirito). Il paradiso. Nel Medio oriente un giardino lussureggiante come quello descritto in Genesi è luogo dei monarchi orientali e dimora degli dei. Una scena simile troviamo anche in Ezechiele ( in Eden, giardino di Dio: 28, ). L albero della vita. L albero della vita ha diverse attestazioni nel Medio oriente. Celebre è l albero della vita, ossia dell immortalità, che Gilgamesh ha in dono e poi perde presso un pozzo: Un serpente

13 odorò l odore della pianta, dall acqua salì e prese la pianta. Allora Gilgamesh si sedette e pianse. (Tav XI ) Gilgamesh dove corri? La vita che tu cerchi non troverai ( Tav X). Tutti gli elementi usati dall autore sono da lui epurati da ogni connotazione non congeniale con la rivelazione. Così tra l altro non c è nel testo biblico pluralità di dei che combattono, né un duplice principio divino. L autore con gli questi elementi depurati trasmette i messaggi che intende trasmettere. Con un linguaggio figurato, egli offre al popolo la teologia in una forma comprensibile. Il racconto è infatti una teologia per immagini, altrettanto sublime come quella presentata con altre forme letterarie. E una teologia trasmessa in forma diversa. Anche Gesù, che è certamente il più grande teologo, ha presentato il suo insegnamento con le immagini delle parabole. Alcuni messaggi del secondo capitolo della Genesi: Tutto ciò che esiste ( cielo e terra ) è creato da Dio. Al vertice della creazione sta l uomo. Egli è terreno, tratto dalla terra ( adam da adamah ), ma in lui c è qualcosa di straordinario ( soffio di vita ). Dio vuole che l uomo viva in amicizia ed intimità con Lui, in uno stato di giustizia, integrità e immortalità ( giardino in Eden, albero della vita ). L uomo è libero: può aderire o rifiutare il progetto divino. Il lavoro è un impegno gioioso con cui l uomo coltiva e custodisce la terra. Anche il mondo animale è donato all uomo. Egli ne è padrone ( impone i nomi ). Da solo però l uomo è infelice. Ha bisogno di qualcuno che abbia la sua stessa dignità, gli sia simile, ma sia anche complementare. E Dio crea la donna come aveva creato Adamo ( Adamo dalla terra, Eva dalla costola ). Essa è pari in dignità ( costola ), ma complementare ( stupore di Adamo ). I due sono chiamati ad essere una sola carne. NEL GIORNO ( 4 ) Il racconto javista della creazione ha inizio al v. 4b, con la presentazione di una situazione che può essere vista in parallelo con il caos primitivo della versione sacerdotale ( la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l abisso :1,2 ). Qui abbiamo una terra arida e incolta come la vede un contadino. Nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l acqua dei canali per irrigare tutto il suolo ( 2, 4-6 ). Anche secondo i miti antichi di Enuma Elish è detto: quando in alto il cielo non era nominato in basso la terra non aveva nome, i giuncheti non erano ancora, né i canneti erano visibili. IL SIGNORE DIO PLASMO L UOMO (7 ) L uomo è adam tratto dal suolo, adamah. L uomo è terra, polvere, elemento estremamente distante da Dio. Dio sceglie una cosa infima, un assoluta nullità e la innalza. E SOFFIO NELLE SUE NARICI ( 7 ) Dio soffia e la terra plasmata inizia a vivere. Il soffio di Dio è Nishmat Hayyim e l uomo diventa Nefesh Hayyah ( persona vivente ). Da notare che secondo la concezione ebraica l uomo ha tre elementi: Basar ( corpo); Nefesh (personalità ) e Nismat Hayyh ( o Ruah ) ( principio vitale), che hanno anche gli animali. La concezione che l uomo sia composta di anima e corpo proviene dal mondo greco. Nella cultura ebraica per indicare qualcosa che è proprio solo dell uomo si parla di Hayah ( vivere ), termine usato solo per gli uomini o di Neshamah ( autocoscienza) detto nella Bibbia 24 volte solo di Dio e dell uomo ( es. Prov 20, 27).

14 Paradiso terrestre : J. Bruegel il Vecchio UN GIARDINO IN EDEN (8 ) Creato l uomo, Dio gli prepara in Eden un giardino, di cui la tradizione descriveva la straordinaria amenità e la relativa ubicazione. Eden è un arida steppa ( Edinu Seru = pianura stepposa ). Dio vi piantò un giardino, che occupa la parte orientale di Eden. Nella Bibbia è detto che Dio pianta il suo popolo, ( Es 15, 17; sl 44, 3 ), gli dà stabilità nella terra. E nel giardino colloca l uomo. FECE GERMOGLIARE (9) Il giardino è un parco divino, ombroso, ben alberato, dalla vegetazione lussureggiante, quale usavano i monarchi orientali, specialmente persiani; e la parola per indicare il giardino è appunto gan, termine di origine persiana. Nel giardino si trova ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare. Questo era un elemento comune alle descrizioni assiro-babilonesi del giardino degli dei. L autore indica con precisione il luogo dove si svolgerà il dramma del peccato. L ALBERO DELLA VITA (9 ) Tra gli alberi ne sono in particolare ricordati due, oggetti di tanti racconti mitici dell ambiente sumero-accadico, quello della vita,( es. l erba della vita di Gilgames, l albero della vita di Giszida ) e quello della conoscenza del bene e del male ( vedi l albero di Ningiszida e degli apocrifi ebraici ). I due alberi fioriscono nel centro del giardino, nella parte più interna di esso. UN FIUME USCIVA ( 10 ) Nella Bibbia prosegue la descrizione del giardino (2,10-14). La presenza di fiumi è un altro elemento comune alle descrizioni sumero accadeiche del giardino degli dei. La sorgente del fiume si trova in Eden, ossia fuori del paradiso, l acqua vi entra e si divide in quattro fiumi. I due primi fiumi sono ignoti, gli altri due sono identificati come Tigri ed Eufrate. Tra gli esegeti alcuni hanno inteso questa localizzazione in senso ideale e hanno pensato ad un paradiso fuori della terra, nei dintorni della Gerusalemme celeste ; altri hanno pensato ad una località del medio Oriente. Pare certo comunque che l autore ha voluto portare ad un livello più vicino alla terra le tradizioni dell abitazione dei primi umani.

15 DIO PRESE L UOMO (15 ) Il versetto 15 si riallaccia al versetto 8. L uomo creato fuori del paradiso, per un intervento di Dio è trasferito in un ambiente diverso, in una sfera preternaturale, nel paradiso, perché lo lavorasse e lo custodisse, continuando l opera della creazione e custodendola da ogni male. QUESTO COMANDO ALL UOMO (16 ) Dio pone l uomo davanti a due vie: quelle del bene ( tutti gli alberi, specialmente quello della vita) e quella del male ( albero della conoscenza del bene e del male ). L uomo è libero di mangiare di ogni albero, ossia libero di muoversi entro i limiti fissati da Dio. Se vorrà superare questi limiti, rivendicando per sé l autonomia morale, andrà incontro alla morte fisica e spirituale. NON E BENE CHE L UOMO SIA SOLO (18 ) L uomo (adam ) plasmato dal Creatore dalla terra (adamah), ha avuto da Dio il soffio di vita (nishmat hayyin ), è divenuto persona vivente (nefesh hayyah) ed è stato posto in un giardino di delizie (gan ). Ma egli non è un isola, non può vivere isolato. E un essere di comunione. Nemmeno Dio gli basta. Anche nei miti orientali Gilgamesh solo quando trova Enkidu è sereno. UN AIUTO CHE GLI CORRISPONDA Un aiuto, che a lui corrisponda, un ngdo, speculare, un partner simile a lui, che aiuti nella fatica, sia aiuto nella vita totale spirituale e sessuale, uno che viva in comunione con lui. L umanità, l adam, non si realizza con un solo sesso, ma quando ci siano l uomo e la donna. L adam infatti esiste in due sessi, che sono sostanzialmente uguali. PLASMO DAL SUOLO (19 ) Viene specificato il ruolo degli animali, che nei miti orientali erano i compagni dell uomo ( Enkidu ), mentre la donna era la seduzione. Ma per la Bibbia gli animali sono sottomessi all uomo, che ne è padrone. L autore prima di presentare la donna, che non è una seduzione, ma il partner ideale per l uomo, sgombra il campo anche dall ipotesi che gli animali siano come l uomo. Essi sono essenzialmente diversi: sono soggetti all uomo, che dà loro il nome, ( nomi a tutto il bestiame ) cioè dichiara la sua padronanza. Ma non li trova adeguati a sé ( non trovò un aiuto simile ). FECE SCENDERE UN TORPORE (21 ) Il sonno di Adamo è un sonno straordinario, come quello di Abramo. E tardemash, connesso con un azione di Dio. La creazione della donna è pura opera di Dio, come quella dell uomo e con modalità simili. Con l uomo Dio opera da vasaio, con Eva da chirurgo. TOLSE UNA DELLE COSTOLE ( 21 ) La costola (sela ) è già presente nei miti sumerici. Il Dio Enki ha dolore alla costola e crea Nti-ti (donna della costola ), che lo cura; ti significa costola e anche vita. La donna è tolta da una parte vitale e significa che ha la stessa natura. La donna in seguito sarà chiamata Eva. portatrice di vita

16 (hawwak). Agostino commenterà non da testa, non da piedi, ma da costola, perché di pari dignità e il Talmud dice: perché cuore a cuore. DIO FORMO (22) Con la stessa parte vitale di cui è fatto l uomo è plasmata la donna. CARNE DELLA MIA CARNE ( 22) Questa espressione ricorre altre volte nella Bibbia ( Gn 29, 14; 2 Sam 19, ) è indica stessa origine, stessa dignità, stessa discendenza. LA SI CHIAMERA DONNA ( 23 ) La donna è iss-ha ( = donna ), perché tratta da is ( = uomo ). L italiano non rende la forza di questa asserzione, che dichiara la donna formata della stessa sostanza e avente la stessa origine dell uomo. Da tutto il racconto appare con chiarezza la fortissima affermazione che la donna ha pari dignità, stessa origine, stessa vocazione. E tutto ciò è detto nel mondo fortemente maschilista di 3000 anni or sono. L UOMO LASCERA (24 ) L uomo e la donna sono certo di pari dignità, ma anche complementari e tendono ad unirsi e ciò avviene nel matrimonio. In esso si verifica un vero esodo ( che è una categoria fondamentale della Bibbia ) dalla famiglia di origine alla nuova famiglia. Il motivo per cui l autore dice che è l uomo a lasciare forse è da attribuirsi alla volontà di valorizzare la donna in quel clima maschilista o è dovuto al clima matriarcale dell aristocrazia mesopotamica. UN UNICA CARNE ( 24 ) L uomo si unisce, aderisce dice l ebraico per sottolineare il fatto psicologico, profondo dei che fanno una sola carne, non solo dal lato fisico, ma in tutta la persona; qui carne sta per persona. Tutto ciò non può avvenire se non nel caso che il matrimonio sia monogamico, cosa che lo scrittore di fatto afferma, pur senza dirlo espressamente.

17 Genesi 3, 1-24 Il peccato originale 1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?". 2 Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete"". 4 Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male". 6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. 8 Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9 Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". 10 Rispose: "Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". 11 Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". 12 Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". 13 Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". 14 Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15 Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". 16 Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà". 17 All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: "Non devi mangiarne", maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba dei campi. 19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!". 20 L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. 21 Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì. 22 Poi il Signore Dio disse: "Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre!". 23 Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. 24 Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita.

18 Il racconto della tentazione e del peccato, dell autonomia etica è presentato in tre quadri: tentazione e peccato ( 1-7), inquisizione (8-13) pena ( ), secondo il seguente schema: peccato: serpente, donna, uomo; inquisizione: uomo, donna, serpente; pena : serpente, donna, uomo. L autore biblico che ha certamente una mentalità sapienziale o fa parte del circolo dei saggi, si interroga su grandi problemi esistenziali : significato della vita, della morte, del bene e del male, e trova una risposata risalendo all origine dell umanità. Dice che tra la bontà iniziale della creazione e lo stato di esperienza presente è intervenuta una rottura che si chiama disobbedienza a Dio. Questa rottura non è una pura proiezione mitica alle origini, di un esperienza presente, ma è un fatto che condiziona in modo determinante la situazione storica successiva. Si tratta di un atto umano responsabile. Ma come accadde? L autore non lo sa, perché non esiste una tradizione, orale autentica che lo possa riportare, né Dio glielo rivela punto per punto. La scoperta delle risposta avviene sotto la luce di Dio, ma i particolari della storia devono essere elaborati dall autore in una forma che sia insieme comprensibile e simbolicamente velata per i lettori e gli ascoltatori. Il modo per esporla lo trova in alcuni elementi primordiali di ascendenza mitica (paradiso o parco dei principi con i fiumi e gli alberi prodigiosi, il potere ostile sotto forma di drago o serpente, il giardino dove passeggiano gli dei, i cherubini, la spada sfolgorante, ecc ). Dato che la problematica trattata è comune a tanti racconti dell antichità (miti di Adapa, di Etana, di Enkidum, di Enki e Ninhursag, di Prometeo e Pandora), l autore se ne serve ma li pone in una costellazione nuova in cui c è un solo Dio e non hanno spazio gli elementi in contraddizione con quanto vuole manifestare. Il serpente. In ebraico è chiamato nahas e noi traduciamo serpente. S. Girolamo lo traduce serpente in questo brano e drago in Es 7, 15. Nell Apocalisse si parla del grande drago, del serpente antico, che è chiamato diavolo e satana, il seduttore del mondo intero ( c. 12 ). Il termine nahas è forse in rapporto al suo significato di indurre in errore o anche di praticare la magia. Nelle mitologie dell antico oriente il serpente riassume simboli diversi: in Canaan le rappresentazioni delle forze sotterranee, in Egitto, Ureo, cobra femmina, rappresenta il fuoco; in Babilonia, mostri creati da Tiamat; in Mesopotamia, è il rapitore della pianta della vita, nell epopea di Gilgamesh, nell ambiente in cui viveva lo scrittore biblico indicava e veniva onorato come divinità magica della vita, della salute, della fecondità, della fertilità. Da qui il significato di Genesi 3, 1 di potenza malefica ostile a Dio e all uomo, che appare improvvisamente, dopo il racconto sacerdotale in una creazione chiamata ripetutamente buona. L albero della conoscenza del bene e del male. Di quest albero non abbiamo avuto ancora chiari riscontri nella mitologia, anche se qualcosa si trova nel mito di Ningiszida e nei libri apocrifi degli ebrei. L albero ha un posto importante nel racconto e dà una conoscenza di ordine spirituale, anche se con una nota esperienziale. L espressione ha avuto varie traduzione. Eccone alcune: della conoscenza assoluta ( bene e male=tutto ); della conoscenza divina (che solo Dio possiede ); della prosperità e della disgrazia ( è la traduzione della TOB, che la spiega così: perché questo sapere mette in grado di essere felici o disgraziati ); per stabilire ciò che è bene e ciò che è male ( e la traduzione LDC-ABU). Varie le interpretazioni. Quelle moderna vede nell albero il simbolo della morale, delle scelte di vita: esse sono dono di Dio, sono proposte e rivelate solo a lui. Ma l uomo che vuole essere come Dio tenterà di sfidare questa esclusività e vorrà lui stesso afferrare il bene e il male, decidendone autonomamente la qualità. E questo è il peccato originale. Il peccato originale, nella presentazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC): Dio ha creato l uomo a sua immagine e lo ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all uomo di mangiare dell albero della conoscenza del bene e del male. L albero della conoscenza del bene e del male evoca simbolicamente il limite invalicabile che l uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L uomo dipende dal creatore. È sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l uso della libertà ( 396 ). L uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nel suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell uomo. In seguito ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia

19 nella sua bontà (397 ). Con questo peccato l uomo ha preferito se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di sé contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene. Creato in uno stato di santità, l uomo era destinato ad essere pienamente divinizzato da Dio nella gloria. Sedotto dal diavolo, ha voluto diventare come Dio. Ma senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio ( 398 ). La Scrittura mostra le conseguenze drammatiche di questa disobbedienza. Adamo ed Eva perdono immediatamente la grazia della santità originale. Hanno paura di quel Dio di cui si sono fatti una falsa immagine, quella cioè di un Dio geloso delle proprie prerogative ( 399 ). L armonia nella quale erano posti, grazie alla giustizia originale, è distrutta, la padronanza delle facoltà spirituale dell anima sul corpo è infranta; l unione dell uomo e della donna è sottoposta a tensioni; i loro rapporti saranno segnati dalla concupiscenza e dalla tendenza all asservimento. L armonia con la creazione è spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all uomo. A causa dell uomo la creazione è sottomessa alla caducità ( Rm 8, 20). Infine la conseguenza implicitamente annunziata nell ipotesi della disobbedienza si realizzerà: l uomo tornerà in polvere, quella polvere dalla quale fu tolto. La morte entra nella storia dell umanità ( 400 ). Alcuni messaggi del terzo capitolo della Genesi: Il meraviglioso disegno divino della creazione è subito messo a soqquadro dalla libera decisione dei primi esseri umani. Essi sono subito tentati di avere la piena autonomia morale ( mangiare dell albero della conoscenza del bene e del mele ). E cedono ad essa. La tentazione viene dall esterno, da satana, presentato come un serpente, segno dell idolatria. Egli fa apparire l autonomia morale, senza Dio, come una fonte di conoscenza assoluta e di divinizzazione e il male come un bene affascinante. Il peccato commesso dai primogenitori consiste nell aver voluto decidere prescindendo da Dio ciò che era bene e ciò che era male. Gli effetti dl peccato sono catastrofici: gli occhi si aprono, ma vedono lo sfacelo morale (si accorsero di essere nudi ); l autonomia è acquistata ( è diventato come uno di noi ), ma è un autonomia negativa; è persa la giustizia e l integrità è la morte fisica e spirituale fa il suo ingresso nel mondo ( non prenda anche dell albero della vita ); la sofferenza, l ingiustizia, la prepotenza dilagano nel mondo; la terra produce triboli e spine, il lavoro diventa faticoso, la gioia di generare una nuova vita diventa un travaglio, nella coppia all amore subentra la rivalità. Dio però non abbandona l umanità: prospetta subito la salvezza (ti schiaccerà il capo ) e la tiene sotto la sua protezione ( fece tuniche di pelli e li vestì ) La libertà è una delle grandezze dell uomo. Ma è anche un rischio. Tutto dipende dall uso che egli ne fa. La vera libertà è quella che si tiene in linea col bene, con la verità, ossia con la volontà di Dio e la sua legge, Dirà Gesù La verità vi farà liberi IL SERPENTE (1 ) La presenza dell articolo denota un serpente speciale ben noto allo scrittore e ai lettori, i quali dovevano pensare alle varie attribuzioni dell animale nell ambiente semitico. Il serpente era considerato un dio serpente, un serpente sacro, un simbolo delle varie divinità della vegetazione, una guardia dei santuari e dei confini, un simbolo della vita, il custode del erba vitale, mezzo efficace per

20 divinare eventi futuri e per praticare magia nera e diabolica, in Ugarit uno della corte del dio El, era connesso con azioni contrarie alla volontà di Dio; la raffigurazione del serpente era usata come amuleto per avere la vita e la saggezza nelle pratiche magiche.. Ce n era in abbondanza perché l autore lo usasse come simbolo per indicare la tentazione di Adamo. Lentamente poi, nella Scrittura, il serpente venne a simboleggiare Satana. ERA IL PIU ASTUTO (1 ) La parola arum (astuto ), nell AT talora denota una realtà desiderabile ( libri sapienziali) altre volte indica scaltrezza negativa (Giobbe 5, 12 ). Qui indica un astuzia ingannevole. DISSE ALLA DONNA ( 1) Perché è tentata per prima la donna? Forse era la più incline ai culti idolatrici ( vidi le donne di Salomone ), forse come sacerdotessa cananea del culto della fertilità tentava l uomo. Nel racconto che segue troviamo una descrizione della tentazione con i suoi miraggi e le sue falsità e una finissima presentazione della psicologia umana di fronte alla tentazione. ALCUN ALBERO (1 ) Il tentatore esordisce con una menzogna: non dovete mangiare di nessun albero. La donna accetta il dialogo, che avrebbe dovuto evitare, ed esagera la proibizione: non lo dovete toccare. NON MORIRETE AFFATTO ( 4 ) Il serpente nega che la non osservanza della proibizione porti alla morte, trattando Dio da bugiardo, e dice che tale proibizione proviene dall astio geloso della divinità, che vuole impedire l accesso al divino sapere. Al contrario, asserisce, mangiando dell albero gli uomini raggiungeranno il sapere degli esseri divini e conosceranno il bene e il male. Il tentatore non parla di una conoscenza intellettuale, ma sperimentale, nell ambito della decisione e dell azione. La tentazione non riguarda la conoscenza del mondo, che Dio aveva già concesso, ma l autonomia etica, il farsi regola a se stessi, diventare come Dio, mentre il Signore aveva chiesto il riconoscimento della situazione creaturale e la sottomissione a Lui.

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