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Guida all utilizzo 01.Il pluralismo culturale e religioso 02.L Accoglienza 03.L Ascolto 04.La domenica 05.La preparazione al matrimonio 06.Il legame con il territorio 07.La cura dei poveri 08.Integrare la pastorale 09.La testimonianza 10.Il coinvolgimento delle famiglie 11.I consumi 12.Il consiglio pastorale parrocchiale 13.La formazione 14.La comunità viale F. Baldelli, 41 00146 Roma tel. 06 541921 fax 06 5410300 promozioneformazione@caritasitaliana.it grafica: Cooperativa Sociale La Cruna - Genova Stampato nel mese di Settembre 2006 presso Publistampa Arti Grafiche - Pergine Valsugana

Testimoniare la carità sussidio per l animazione comunitaria in parrocchia Il pluralismo culturale e religioso 01

testimoniare la carità Testimoniare la carità Il pluralismo culturale e religioso 01 PARTIRE DALL ESPERIENZA 3 PUNTI DI VISTA SULLA REALTÀ 4 Dentro le parole Visto da vicino Nero su bianco TRACCIA PER L ANIMAZIONE Crecare e definire i problemi Impegnarsi per il cambiamento A-D ATTIRERÒ TUTTI A ME 9 Icona Riferimenti biblici Dal Magistero SI PUÒ FARE! SI PUÒ FARE! 12 ORIZZONTI 15

01 - Il pluralismo culturale e religioso IL PLURALISMO CULTURALE E RELIGIOSO PARTIRE DALL ESPERIENZA Siamo all interno di una piccola chiesa di un piccolo comune nel cuore di uno dei tanti distretti industriali sorti nel Nordest italiano. Le fabbriche piccole e medie della zona, hanno attirato una consistente comunità di ghanesi. Essi sono di religione protestante ed appartengono ad una delle tante chiese pentecostali africane, nate in questi ultimi decenni. Il parroco ospita alcuni immigrati nella sua canonica, trasformata in parte in centro di prima accoglienza. Egli da qualche tempo, inoltre, non si pone molti problemi nel constatare che l asilo parrocchiale ospita ormai più bambini di famiglie ghanesi che non di famiglie locali. Un giovane ghanese, che temporaneamente aveva trovato una prima sistemazione nel centro di accoglienza, un triste giorno muore d infarto. Il parroco, dopo una prima incertezza, decide di celebrare il funerale in chiesa. Sa che il giovane era protestante. Telefona perciò, al pastore valdese della chiesa di Verona ed assieme decidono di organizzare un rito funebre che in qualche modo si presenti come una preghiera ecumenica: celebrata in una chiesa cattolica, ma seguendo un canovaccio più vicino allo stile protestante. Il giorno della celebrazione, la chiesa si riempie all inverosimile di connazionali del giovane deceduto, accorsi da varie parti d Italia. I parrocchiani sono incuriositi e prendono parte anche loro all evento. La cerimonia ha inizio con una certa solennità. Ben presto, i ghanesi occupano lo spazio sacro e impongono un altro ritmo, secondo la loro spiritualità carismatica e secondo uno stile religioso africano (che esalta danza e canto), a tutto il rito. I due celebranti sono così tagliati fuori ed assistono, fra lo stupefatto e l incuriosito, alla trasformazione di un rito d elaborazione del lutto, in una festa gioiosa. La cerimonia finisce. Il povero parroco, intuisce lo stupore disegnato sui volti dei suoi parrocchiani, abituati alla dolorosa compostezza dei funerali cattolici. La domanda che il parroco si pone alla fine è molto semplice: fin dove è possibile spingersi quando vengono superati i confini simbolici che marcano le differenze, fra un sistema di credenza religioso rispetto ad un altro? Come cattolico, si chiede ancora il parroco - ho fatto bene a lasciare che in chiesa si celebrasse un rito secondo forme culturali e religiose diverse da quelle volute e dettate da Santa Madre Chiesa? In termini più generali, il confronto così ravvicinato fra culture ed identità etniche diverse, solleva un interrogativo ancor più inquietante: come salvare le radici dell identità cristiana senza perdere di vista lo spirito della carità, che consiglia il buon cristiano ad accogliere coloro che si presentano avendo fame e senza dimora? Come continuare ad essere accogliente rifugio degli esiliati senza smarrire la propria identità religiosa e culturale? Non c è il rischio di una mescolanza il metissage di credi religiosi, che alla lunga non può che generare sincretismi o, peggio, disorientamento culturale? 3

testimoniare la carità PUNTI DI VISTA SULLA REALTÀ Dentro le parole 4 La cultura è una parola che deriva dal latino CÒLERE, coltivare, ed è quanto è stato costruito, o, per stare all etimologia, coltivato dall uomo attorno a sé. Una cultura raccoglie l insieme delle conoscenze tecniche, dei comportamenti sociali e delle strutture psicologiche che un determinato gruppo ha elaborato ed accettato lungo la sua storia. Essi diventano patrimonio tradizionale, quasi inconscio, trasmesso di generazione in generazione, e comprende anche le disposizioni all azione che derivano da tutti questi elementi. Il termine civiltà, è spesso usato come sinonimo, almeno nel linguaggio comune. Purché si faccia attenzione al senso di giudizio di valore morale che spesso accompagna questa parola ( civiltà superiore, persona civile, ecc.). Non esiste uomo senza la sua cultura. Il dominare la terra e il custodire il giardino dell Eden, è il compito culturale assegnato da Dio all uomo. Nel creare i mille modi delle culture, l uomo realizza anche il suo rapporto con il Creatore: non ha senso, per questo, rifiutare la cultura per mantenersi in un rapporto diretto e isolato con Dio. L appartenenza religiosa è parte della cultura di ogni gruppo umano, ma la fede può essere vissuta in diversi contesti culturali. Tutte le culture sono create dall uomo, tutte sono limitate e variamente segnate dal peccato, esattamente come ogni uomo. Proprio per questo, però, tutte possono imparare l una dall altra, fecondarsi a vicenda, arricchirsi, così come possono anche impoverirsi, o rifiutare alcuni aspetti, o accettarli più tardi, e solo in parte. Basta solo guardare come cambiano le cose da una generazione all altra, dalla semplice fotografia dei nostri nonni, all arte, al modo di esprimersi, di divertirsi, ecc. Cosa succede quando due culture vengono a contatto? Magari permeate da una fede diversa, che, ritenendosi rivelata, si ritiene la Verità? Secondo le circostanze, le culture umane lungo i secoli si sono alleate, per reciproco aiuto, si sono ignorate per indifferenza o sono entrate apertamente in conflitto per contendersi risorse scarse. E la fede religiosa? dal latino RELIGIONE(M), che propriamente vale considerazione o cura riguardosa; da un supposto verbo REDIGERE composto dalla particella RE- che accenna a frequenza e LEGERE scegliere, e fig. cercare o guardare con attenzione, onde viene il senso di aver riguardo, avere cura. dal latino RE LIGARE unire insieme: quasi legame che unisce gli uomini nella comunità civile sotto le stesse leggi e nello stesso culto. In particolare: credenza e timore della divinità e modo di adorarla (cioè considerazione riguardosa delle cose sacre). È legittimo che il cristiano pensi che la sua sia la religione vera e così pure, gli appartenenti ad altre religioni e che abbiano dunque la possibilità di esprimerla e di farla conoscere. Ma nessuna Scrittura legittima, o autorizza l imposizione di una fede, proprio perché le fedi si pongono su di un altro piano, su di un piano, se così possiamo dire, pre-culturale. Se questo è successo nella storia, non dobbiamo fare altro che vergognarci come disse papa Benedetto XVI nell incontro con i giovani a Colonia. Dalla contraddizione etica e logica delle posizioni integraliste, da dovunque esse vengano, nasce la necessità del dialogo. Se esso non si pratica, rinasce il razzismo, o all estremo opposto, il va tutto bene, è tutto indifferente, la paura del diverso o la sfiducia nei propri valori. Il dialogo è oggi un esigenza primaria.

01 - Il pluralismo culturale e religioso Visto da vicino La cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo spazio. Questa diversità si incarna nell unicità e nella pluralità delle identità dei gruppi e delle società. Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l umanità quanto la biodiversità per la natura. In questo senso, è il patrimonio comune dell umanità e dovrebbe essere riconosciuta ed affermata per il bene delle generazioni presenti e future. Nelle nostre società sempre più differenziate, è essenziale assicurare un interazione armoniosa e un voler vivere insieme di persone e gruppi con identità culturali molteplici, variate e dinamiche. Le politiche per l inclusione e la partecipazione di tutti i cittadini sono garanzie di coesione sociale, della vitalità della società civile e della pace. Definito in questo modo, il pluralismo dà espressione politica alla diversità culturale. Indissociabile da un quadro democratico, il pluralismo culturale favorisce lo scambio e lo sviluppo delle capacità creative che sostengono la vita pubblica 1. Negli attuali processi di globalizzazione, il pluralismo culturale appare come un imperativo categorico. Il superamento delle logiche dello stato nazione, inteso anche come contenitore monoculturale, impone un ri-orientamento in un nuovo orizzonte all interno del quale l individuo viene sollecitato ad affrontare problemi inattesi, non ultimi quelli legati alla presenza di nuove culture e nuove religioni. Se è vero che gli individui sono intimamente collegati al territorio inteso come rappresentazione del gruppo sociale e culturale che opera all interno di uno spazio confinato, è chiaro che la crisi subentra nel momento in cui questi confini non sembrano più poter adempiere alla funzione per la quale sono stati creati. E proprio in questo momento si assiste al passaggio dalla società moderna a quella postmoderna, nella quale spesso il disorientamento si trasforma in un rifiuto. 5 Il complesso rapporto che lega le molte culture e le diverse religioni rischia, sovente, di indebolirsi di fronte ai numerosi temi che sollecitano la società moderna, destinata peraltro ad un diffuso meticciato. Tutti i Paesi, per un verso o per l altro, infatti, si confrontano oggi con l irrompere delle migrazioni nella vita sociale, economica, politica e religiosa, un fenomeno che sempre più va assumendo una configurazione permanente e strutturale. Determinato, molte volte, dalla libera decisione delle persone e motivato, abbastanza spesso, anche da scopi culturali, tecnici e scientifici, oltre che economici, esso è per lo più segno eloquente degli squilibri sociali, economici e demografici a livello sia regionale che mondiale.

testimoniare la carità Tale fenomeno, affonda le proprie radici pure nel nazionalismo esasperato o addirittura nell odio o nell emarginazione sistematica e violenta delle popolazioni minoritarie o dei credenti di religioni non maggioritarie, nei conflitti civili, politici, etnici e perfino religiosi che insanguinano tutti i continenti. Essi alimentano flussi crescenti di immigrati, rifugiati e profughi, coinvolgendo società nel cui interno, etnie, popoli, lingue e culture diverse si incontrano, pure col rischio di contrapposizione e di scontro 2. E vero però che le migrazioni sono anche e soprattutto occasione di confronto e di dialogo come ebbe a dire Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata mondiale della Pace del 2001: Sono molte le civiltà che si sono sviluppate e arricchite proprio per gli apporti dati dall immigrazione. In altri casi, le diversità culturali di autoctoni e immigrati non si sono integrate, ma hanno mostrato la capacità di convivere, attraverso una prassi di rispetto reciproco delle persone e di accettazione o tolleranza dei differenti costumi. Lo stesso Pontefice, in altra occasione, sottolineò come la globalizzazione è il termine che, più di ogni altro, connota l odierna evoluzione storica e la parola dialogo deve caratterizzare l atteggiamento, mentale e pastorale, che tutti siamo chiamati ad assumere in vista di un nuovo equilibrio mondiale. Per questo motivo i processi di mondializzazione, non solo chiamano la Chiesa al dialogo interculturale, ma anche a quello interreligioso. Infatti, l umanità del terzo millennio ha urgente bisogno di ritrovare comuni valori spirituali, su cui fondare il progetto di una società degna dell uomo 3. 6 A fronte di un atteggiamento di grande apertura mostrato dalla Chiesa in questi anni di profondo cambiamento sociale e culturale, le risposte non sempre hanno dato l esito sperato. I fondamentalismi sembrano ormai aver catalizzato l attenzione e le paure della gente, offuscando quel percorso verso la pace e il dialogo, che dovrebbe costituire sempre la strada maestra. La convivenza di rado è anche sinonimo di conoscenza e per questo è facile rimanere vittime di pregiudizi che possono diventare l anticamera dell intolleranza. In Italia, ad esempio, sono oltre mezzo milione i cittadini provenienti da Paesi dove la religione islamica è la fede prevalente. Ma chi conosce veramente i seguaci di Maometto, oggi presenti nel nostro Paese? Secondo Souad Sbai, vice presidente della Comunità Marocchina in Italia A frequentare la moschea in Italia sono circa il 5% del totale, ma i frequentatori regolari sono un esigua minoranza, forse lo 0,5%. Al loro interno, quelli sensibili al richiamo fondamentalista saranno all incirca un migliaio: in particolare i maghrebini, di tradizione malachita, sono lontani dalle evoluzioni estremistiche del wahhabismo. La maggioranza dei musulmani, è sostanzialmente laica nel suo stile di vita, interessata ad assicurare un futuro a se stessa e ai propri figli: non pensa al dar al-islam (letteralmente Casa dell Islam con cui la cultura islamica identifica i territori che sono sottoposti all imperio politico e giuridico dell Islam) ma, molto concretamente, alla possibilità di lavoro, alla facilità di inserimento sociale, all eventuale presenza di connazionali che lo possano sostenere, alle possibilità di ascesa sociale per sé e per i propri figli. E chiaro dunque come lo scarto tra la realtà e la percezione della stessa, sia notevole e per questo è quanto mai opportuno affrontare il tema del pluralismo culturale e soprattutto religioso attraverso gli strumenti della conoscenza, scevri da qualsiasi pregiudizio che possa indurre al radicalismo e al fon- 1 Cfr. UNESCO, Dichiarazione universale dell UNESCO sulla diversità culturale adottata dalla 31 sessione della Conferenza Generale dell UNESCO, Parigi, 2 novembre 2001 2 Cfr. Istruzione del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, Erga Migrantes Caritas Christi, 3 Giovanni Paolo II, Il dialogo interculturale interreligioso ed ecumenico nel contesto delle odierne migrazioni, nell ambito dell incontro promosso

01 - Il pluralismo culturale e religioso damentalismo. In questo senso il laicismo, anche rigoroso, costituisce un elemento di equidistanza e di garanzia per tutti, credenti e non credenti, capace di superare quell integralismo che tende a imporre comportamenti uguali per tutti In alcuni paesi europei, si riscontra una certa apertura per quanto riguarda la regolamentazione di diversi aspetti relativi alla pratica della religione, l apertura di moschee e di scuole, l insegnamento della religione, la costituzione di un consiglio delle comunità islamiche e perfino il pagamento dei ministri di culto. È questo certamente un segnale importante nella direzione del dialogo e della comprensione reciproca, che vede la Chiesa schierata in prima linea come nel caso delle dichiarazioni del cardinale Raffaele Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace che, relativamente all insegnamento del Corano nelle scuole italiane, ha dichiarato Se ci sono delle necessità, se in una scuola ci sono cento bambini di religione musulmana, non vedo perché non si possa insegnare loro la religione. Questo è il rispetto dell essere umano, un rispetto che non deve essere selezionato 4. Si tratta di una vera lezione su cosa sia il pluralismo e su cosa significhi oggi saper vivere in una società multiculturale dove è richiesto ad ognuno di noi un contributo per andare oltre gli schieramenti ideologici. L invito è rivolto anche a coloro che, avendo scelto di trasferirsi in un paese lontano dal proprio, non solo geograficamente, ma soprattutto culturalmente e che sono chiamati a seguire dei principi, il più delle volte ispirati al rispetto dell uomo in quanto tale. L Europa è arrivata a dei punti di democrazia e di rispetto dell altro dai quali non può più fare marcia indietro. Se quindi ci sono persone di altra religione nella realtà italiana, bisogna rispettarle nella loro identità culturale e religiosa. Solo il dialogo e la libertà religiosa possono evitare il fondamentalismo, sia quello politico-laico che quello religioso. Tutte le religioni sono di pace e la via per trovare una coesistenza e la collaborazione, è possibile, ad esempio sul piano sociale 5. 7 È dunque la conoscenza dell altro la via verso il riconoscimento del pluralismo come valore irrinunciabile, sia esso culturale che religioso. 4 Corano a scuola, c è il sì del Vaticano Il rispetto non va selezionato, tratto da Repubblica, 9 marzo 2006 5 Ibidem

testimoniare la carità Nero su bianco DE CERTEAU M., Mai senza l'altro. Viaggio nella differenza, Ed. Qiqajon 2006 L autore ha analizzato il linguaggio dei mistici con edizioni critiche di testi e studi ed è stato fatto conoscere in Italia soprattutto per l attenzione data ai saggi che raccolgono le sue riflessioni sul rapporto tra il cristianesimo e la modernità, come questo, dove sottolinea che Tragedia non è il conflitto, l alterità, la differenza, bensì i due estremi che negano questo rapporto: la confusione e la separazione SKA J.L., Una città e una torre in id. Il libro sigillato e il libro aperto, EDB, Bologna 2006 HARRISON G., I fondamenti antropologici dei diritti umani nei processi culturali, educativi e formativi, Meltemi, 2001 SARTORI G., Pluralismo, multiculturalismo ed estranei. Saggio sulla società multietnica, Rizzoli, Milano 2000 Questo volume parla della buona società. È un tema cruciale della teoria politica rimesso in discussione dalla pressione migratoria sull Europa, dalla crisi del melting pot americano e dalla dottrina del multiculturalismo. Per l autore, la buona società è la società aperta che lui legge - sulla base di un analisi storica che dà forza e credibilità a questo scritto - come una società pluralistica fondata sulla tolleranza e sul riconoscimento del valore della diversità BECK U., Che cos è la globalizzazione, Carocci, Roma 1999 HABERMAS J., TAYLOR C., Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento, (a cura di L. Ceppa e G. Rigamonti), Feltrinelli, Milano 1999 8 KYMLICKA W., La cittadinanza multiculturale, il Mulino, Bologna 1999 Questo volume è diretto a mostrare la compatibilità dei nuovi diritti che si vengono oggi affermando, ovvero i diritti delle minoranze siano esse costituite da gruppi svantaggiati (neri, donne, disabili, ecc.), oppure da gruppi etnici (ad es. gli immigrati), o infine da minoranze nazionali all interno di uno Stato- con i tradizionali diritti civili e politici, cioè quelli che l autore chiama i diritti liberali SAINT-BLANCAT C. (a cura di), L Islam in Italia, Edizioni Lavoro, Roma 1999 PACINI A., L Islam e il dibattito sui diritti dell uomo, Fondazione Giovanni Agnelli 1998 HABERMAS J., L'inclusione dell'altro, (a cura di L. Ceppa), Feltrinelli, Milano 1998 Le riflessioni teorico-politiche di uno dei più grandi filosofi contemporanei sul come affrontare i problemi determinati dalle trasformazioni della modernità. Si tratta di una raccolta di saggi politici che ruotano tutti intorno alla stessa domanda: quali sono le conseguenze prodotte dall universalismo dei principi repubblicani? L indagine di Habermas viene condotta con particolare riferimento alle società pluralistiche in cui si inaspriscono i contrasti multiculturali, agli stati-nazione in via di trasformazione definitiva verso entità di carattere sovranazionale e ai cittadini sempre più costretti in una globalizzata società del rischio SEN A., Diritti umani e valori asiatici, in Laicismo indiano, Feltrinelli, Milano 1998 L autore, premio Nobel per l economia, confuta la tesi secondo cui la rivendicazione dei diritti politici e civili sia appannaggio dell Occidente, in nome del fatto che i valori asiatici incoraggino ordine e disciplina a danno della libertà. Inoltre sottolinea come l opposizione tra valori asiatici ed occidentali non sia di alcuna utilità alla causa dei diritti PANIKKAR R., Il dialogo intrareligioso, Cittadella, Assisi 1988

01 - Il pluralismo culturale e religioso ATTIRERÒ TUTTI A ME Icona Genesi 1, 1 9 : Torre di Babele 1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l un l altro: Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco. Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra. 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l uno la lingua dell altro. 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. Riferimenti biblici Rut 1,1-19 1Libro dei Re 8,41-43 Salmi 87 (86) Isaia 2,1-5 Isaia 56,1-9 Vangelo di Giovanni 3-4 Atti degli Apostoli 2,1-13 9 Dal Magistero Messaggio del S. Padre per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 1996, 5 Esorto le Chiese particolari a stimolare la riflessione, a dare direttive e a fornire informazioni per aiutare gli operatori pastorali e sociali ad agire con discernimento in una materia tanto delicata e complessa. Quando la comprensione del problema è condizionata da pregiudizi ed atteggiamenti xenofobi, la Chiesa non deve mancare di far sentire la voce della fraternità, accompagnandola con gesti che attestino il primato della carità. Il grande rilievo che in tale situazione di precarietà assumono gli aspetti assistenziali non deve far passare in secondo piano il fatto che anche fra i migranti irregolari molti sono cristiani cattolici che spesso, in nome della stessa fede, cercano pastori d anime e luoghi in cui pregare, ascoltare la parola di Dio e celebrare i misteri del Signore. È dovere delle diocesi venire incontro a queste attese. Nella Chiesa nessuno è straniero, e la Chiesa non è straniera a nessun uomo e in nessun luogo. In quanto sacramento di unità, e quindi segno e forza aggregante di tutto il genere umano, la Chiesa è il luogo in cui anche gli immigrati illegali sono riconosciuti ed accolti come fratelli. E compito delle diverse diocesi mobilitarsi perché queste persone, costrette a vivere fuori dalla rete di protezione della società civile, trovino un senso di fraternità nella comunità cristiana. La solidarietà è assunzione di responsabilità nei confronti di chi è in difficoltà. Per il cristiano il migrante non è semplicemente un individuo da rispettare secondo le norme fissate dalla legge, ma una persona la cui presenza lo interpella e le cui necessità diventano un impegno per la sua responsabilità. «Che ne hai fatto di tuo fratello?» (cfr

testimoniare la carità 10 Gv 4, 9). La risposta non va data entro i limiti imposti dalla legge, ma nello stile della solidarietà. Novo Millennio Ineunte, 55 È in quest ottica che si pone anche la grande sfida del dialogo interreligioso, nel quale il nuovo secolo ci vedrà ancora impegnati, nella linea indicata dal Concilio Vaticano II. 39 Negli anni che hanno preparato il Grande Giubileo la Chiesa ha tentato, anche con incontri di notevole rilevanza simbolica, di delineare un rapporto di apertura e dialogo con esponenti di altre religioni. Il dialogo deve continuare. Nella condizione di più spiccato pluralismo culturale e religioso, quale si va prospettando nella società del nuovo millennio, tale dialogo è importante anche per mettere un sicuro presupposto di pace e allontanare lo spettro funesto delle guerre di religione che hanno rigato di sangue tanti periodi nella storia dell umanità. Il nome dell unico Dio deve diventare sempre di più, qual è, un nome di pace e un imperativo di pace. Erga Migrantes Caritas Christi, 14 maggio 2004 Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti 9. Le migrazioni attuali, inoltre, pongono ai cristiani nuovi impegni di evangelizzazione e di solidarietà, chiamandoli ad approfondire quei valori, pure condivisi da altri gruppi religiosi o laici, assolutamente indispensabili per assicurare una armonica convivenza. Il passaggio da società monoculturali a società multiculturali può rivelarsi così segno di viva presenza di Dio nella storia e nella comunità degli uomini, poiché offre un opportunità provvidenziale per realizzare il piano di Dio di una comunione universale. Il nuovo contesto storico è caratterizzato di fatto dai mille volti dell altro e la diversità, a differenza del passato, diviene cosa comune in moltissimi Paesi. I cristiani sono chiamati perciò a testimoniare e praticare, oltre allo spirito di tolleranza - che pure è una grandissima acquisizione politica e culturale, e anche religiosa -, il rispetto dell altrui identità, avviando, dove è possibile e conveniente, percorsi di condivisione con persone di origine e cultura differenti, in vista anche di un rispettoso annuncio della propria fede. Siamo tutti convocati perciò alla cultura della solidarietà, tante volte auspicata dal Magistero, per giungere insieme ad una vera e propria comunione di persone. E il cammino, non facile, che la Chiesa invita a percorrere. 35. Ci troviamo di fronte, cioè, ad un pluralismo culturale e religioso forse mai sperimentato così coscientemente finora. Da una parte si procede a grandi passi verso una apertura mondiale, facilitata dalla tecnologia e dai mass-media - che arriva a porre a contatto o addirittura a rendere interni l uno all altro universi culturali e religiosi tradizionalmente diversi ed estranei tra loro -, dall altra rinascono esigenze di identità locale, che colgono nella specificità culturale di ciascuno lo strumento della propria realizzazione. Messaggio del S. Padre per la Giornata Mondiale delle Migrazioni 2004 - Migrazioni in visione di pace 4. Nessuno resti insensibile dinanzi alle condizioni in cui versano schiere di migranti! Si tratta di gente in balìa degli eventi, con alle spalle situazioni spesso drammatiche. Di tali persone i mass-media trasmettono immagini toccanti e qualche volta raccapriccianti. Sono bambini, giovani, adulti ed anziani dal volto macilento e con gli occhi pieni di tristezza e solitudine. Nei campi dove vengono accolti sperimentano talora gravi restrizioni. È però doveroso, a questo riguardo, riconoscere il lodevole sforzo compiuto da non poche organizzazioni pubbliche e private per alleviare le preoccupanti situazioni venutesi a creare in più regioni del Globo. Né si può tralasciare di denunciare il traffico praticato da sfruttatori senza scrupoli che abbandonano in mare, su imbarcazioni precarie, persone alla disperata ricerca di un futuro meno incerto. Chi versa in condizioni critiche necessita di solleciti e concreti interventi. 5. Nonostante i problemi ai quali ho accennato, il mondo dei migranti è in grado di offrire un valido contributo al consolidamento della pace. Le migrazioni possono infatti agevolare l incontro e la comprensione tra le civiltà, oltre che fra le persone e le comunità. Questo arricchente dialogo interculturale costituisce, come ho scritto nel Messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2001, una via necessaria per l edificazione di un mondo riconciliato. Ciò avviene quando gli immigrati sono trattati con il rispetto dovuto alla dignità di

01 - Il pluralismo culturale e religioso ciascuna persona; quando con ogni mezzo si favorisce la cultura dell accoglienza e la cultura della pace, che armonizza le differenze e ricerca il dialogo, pur senza cedere a forme di indifferentismo quando sono in questione i valori. Quest apertura solidale diviene offerta e condizione di pace. Se si favorisce un integrazione graduale fra tutti i migranti, pur nel rispetto della loro identità, salvaguardando al tempo stesso il patrimonio culturale delle popolazioni che li accolgono, si corre meno il rischio che gli immigrati si concentrino formando veri e propri ghetti, dove isolarsi dal contesto sociale, finendo a volte per alimentare addirittura il desiderio di conquistare gradualmente il territorio. Quando le diversità si incontrano integrandosi, danno vita a una convivialità delle differenze. Si riscoprono i valori comuni ad ogni cultura, capaci di unire e non di dividere; valori che affondano le loro radici nell identico humus umano. Ciò aiuta il dispiegarsi di un dialogo proficuo per costruire un cammino di tolleranza reciproca, realistica e rispettosa delle peculiarità di ciascuno. A queste condizioni, il fenomeno delle migrazioni contribuisce a coltivare il sogno di un avvenire di pace per l intera umanità. Messaggio del S. Padre per la giornata mondiale delle migrazioni 2006 - Migrazioni: segno dei tempi Tra i segni dei tempi oggi riconoscibili sono sicuramente da annoverare le migrazioni, un fenomeno che ha assunto nel corso del secolo da poco concluso una configurazione, per così dire, strutturale, diventando una caratteristica importante del mercato del lavoro a livello mondiale, come conseguenza, tra l altro, della spinta poderosa esercitata dalla globalizzazione. Naturalmente, in questo segno dei tempi confluiscono componenti diverse. Esso comprende infatti le migrazioni sia interne che internazionali, quelle forzate e quelle volontarie, quelle legali e quelle irregolari, soggette anche alla piaga del traffico di esseri umani. Né può essere dimenticata la categoria degli studenti esteri, il cui numero cresce ogni anno nel mondo. 11 LO STRANIERO NELLE RELIGIONI DEL MONDO Ebraismo: Quando uno straniero si stabilirà nella vostra terra, non opprimetelo; al contrario, trattatelo come se fosse uno dei vostri connazionali, dovete amarlo come voi stessi. Ricordatevi che anche voi siete stati stranieri in Egitto. (Levitico 19, 33-34) Buddismo: I migranti trovino felicità ovunque vadano. I naviganti su barche e su navi ottengano ciò che desiderano. I viandanti in difficoltà possano incontrare compagni di viaggio. Che nessuno abbia paura, o venga sminuito, o la sua mente venga umiliata. (Shantideva) Islam: La vera pietà è quella di chi crede in Dio e dà dei suoi averi ai parenti e agli orfani e ai poveri e ai viandanti e ai mendicanti e per riscattare i prigionieri. (Corano, 2.177) Induismo: Chi guarda con occhio equanime gli stranieri e il prossimo è il maggiore degli yogi. (Bhagavad Gita) Confucianesimo: Coloro che governano l impero ricevono i nuovi venuti, elogiano gli eccellenti, compatiscono gli incapaci: così si mostrano ospitali verso gli stranieri Tradizioni africane: Lo straniero è come un fratello che non hanno mai incontrato. (Proverbio bantu)

SI PUÒ FARE! SI PUÒ FARE! testimoniare la carità IN PARROCCHIA Suggerimenti per la Celebrazione: Fare attenzione alla presenza di stranieri alla S. Messa e cercare di adattare qualche parte della celebrazione anche a favore della comprensione di altre lingue (ad esempio, recitare il Padre Nostro in diverse lingue). In alcune occasioni, preparare la liturgia insieme a persone di altre culture, valorizzando quanto per loro è importante sottolineare (es. la danza, i canti, la processione offertoriale, ). Valutare la possibilità (se la presenza di altre culture è coesistente) di dare spazio ed offrire luoghi della parrocchia dove altre culture possano incontrarsi o pregare). 12 La Messa in Spagnolo: Parrocchia Nostra Signora degli Angeli Sanremo (Im) Nella Parrocchia Nostra Signora degli Angeli, il vice-parroco è colombiano. Giovane sacerdote diocesano, don Rito ha saputo coinvolgere la sua parrocchia in una spiccata attenzione ed accoglienza degli immigrati cattolici di origine latino-americana. Formata soprattutto donne, ed oggi anche uomini e bambini, la comunità degli immigrati dall Ecuador e dal Perù, rappresentano una quota assai significativa dell immigrazione in una terra con il più alto tasso di invecchiamento d Europa. Come coinvolgere questi fratelli cattolici, come accoglierli anche in parrocchia? Don Rito ha iniziato, ormai 4 anni fa, a celebrare una volta al mese, la Santa Messa festiva in spagnolo: prima per pochi, poi la comunità è andata aumentando, si sono aggiunti i cantanti ed i musicisti con le musiche tradizionali In breve tempo, la conquista più significativa: i parrocchiani, giovani da altre parrocchie, altri fedeli dalla città hanno iniziato a frequentare quella Messa. Una volta al mese, la Celebrazione dell Eucaristia in lingua spagnola è diventato a Sanremo la celebrazione dell accoglienza reciproca, della gioia dell incontro. Altri Suggerimenti: Proporre ai gruppi di catechismo, percorsi riguardo la diversità, la multiculturalità, il pluralismo religioso (sono possibili anche modalità interattive con giochi di ruolo o testimonianze). Organizzare incontri informali o veri e propri corsi, nei quali cercare di conoscere meglio le culture diverse (danza, cucina, canto, ). Organizzare insieme, se necessario a livello diocesano o vicariale, attività culturali che valorizzino le diverse tradizioni (balli, danze, cibi tipici, ) magari nella modalità ormai diffusa della Festa dei popoli. La Scaletta : asilo nido della Parrocchia di San Siro - Genova Nel Centro storico di Genova, sul porto, dove gli immigrati sono presenti da anni in modo significativo, la Parrocchia di San Siro si è sentita interpellata dal bisogno di tante donne: avere un luogo sicuro e protetto dove le mamme possano lasciare tranquillamente i loro bambini, fin dai primi giorni di vita, perché i lavori precari non permettono di attendere i tempi giusti. È nato l asilo nido La Scaletta con Mamme che tendono la mano ad altre mamme. CON LA DIOCESI Preparazione professionale, cura pastorale, incontro e scambio culturale: Caritas diocesana, Fondazione Migrantes ed Ufficio missionario di Ventimiglia-Sanremo La Casa de acogida Virgen de Guadalupe è il frutto del convegno nazionale Caritas e Migrantes svoltosi nel febbraio del 2003... e dell entusiasmo di Suor Agnese rientrata in diocesi dopo 25 anni di missine in Perù. Nella Diocesi di Ventimiglia Sanremo, dopo anni di lavoro sul fronte della sensibilizzazione e della formazione all accoglienza ed all incontro interculturale, si è dato così inizio ad un attività pastorale sociale formativa per facilitare l inserimento degli immigrati nella società e nella Chiesa diocesana. Si trattava in primo luogo di immigrate latinoamericane.

01 - Il pluralismo culturale e religioso Nella vecchia casa della Comunità obiettori della Caritas diocesana, un grande alloggio della città vecchia la Pigna, Suor Agnese ed un manipolo di volontari attivano corsi di italiano, corsi base di computer, lezioni di cucina mediterranea, taglio e cucito, lezioni di diritto del lavoro e degli stranieri, di pronto soccorso e di cura dell anziano e del malato in casa. Formazione gratuita per quanti cerca disperatamente lavoro. Ed il Centro si trasforma in breve, in luogo di fiducia dove molti si rivolgono per offrire lavoro. Da cosa nasce cosa, e gli immigrati sono aiutati a costituirsi in Cooperativa per vedere valorizzate le proprie competenze e le proprie potenzialità. Il clima, al Centro, rimane assolutamente informale, l accoglienza familiare, la pubblicità fatta solo con il passaparola e, pochi stranieri per volta, nel giro di qualche mese gli spazi non bastano più. Si duplicano i corsi, si apre anche la mattina, gli stranieri si passano in fretta la voce ed oltre alle classi il centro si anima di attività ricreative. Al Sabato s invertono le parti: si festeggiano i compleanni con piatti tipici cucinati lì dagli stranieri, gli stranieri stessi insegnano a suonare i propri strumenti musicali tradizionali ed aumenta il numero di volontari che frequentano il Centro per incontrare ed immergersi in questo clima di incontro. Anche l attenzione più prettamente pastorale del Centro riesce, pian piano, ad emergere: parte il corso biblico, la preparazione ai sacramenti per chi ancora, pur se cristiano, non è riuscito ad inserirsi in una parrocchia della diocesi. A Natale, ormai da tre anni, gli immigrati cristiani del Virgen de Guadalupe animano la Messa di Natale nella parrocchia ed il pomeriggio animano il quartiere con dolci, giochi e regali per i bambini. Rumeni, senegalesi, marocchini, albanesi, moldavi, ecuadoregni, russi, brasiliani, uomini e donne che passano per il Centro sono coinvolti poi nell organizzazione della grande Festa dei Popoli. Ciascuno coinvolge la propria comunità di appartenenza e una sera l anno, nella piazza principale della Città dei fiori, è festa per tutti. Di tutte le lingue, di tutti i gusti, di tutti i colori. 13 L esperienza del campo nomadi Parrocchia S. Maria Madre della Misericordia - Roma Solo un muro di confine separa la chiesa e i locali della parrocchia di S. Maria Madre della Misericordia dal campo nomadi di Villa Gordiani, a Roma. Le dieci famiglie di etnia serba e religione cristiano-ortodossa stabilitesi qui circa venti anni fa sono oggi duecento persone e si aggiungono ai dodicimila abitanti del territorio su cui insiste la parrocchia. Don Paolo Boumis ha affidato la cura pastorale del campo al suo vice, don Stefano Meloni. Lui sdrammatizza: «Ho l appalto delle riparazioni: chiamano me quando si rompe qualcosa. Distribuisco anche la corrispondenza, perché il postino non entra nel campo». Piccole cose che raccontano una storia di fiducia costruita con questa comunità. Don Stefano non parla di zingari, neanche di nomadi: «Il campo oggi accoglie cinquanta famiglie stabili. Molti dei bambini nati venti anni fa sono ancora qui». Il senso delle tradizioni è comunque molto forte: «I bambini lasciano la scuola dopo la terza media. Nella maggior parte dei casi le ragazze si sposano a quattordici anni; i ragazzi a diciotto». L integrazione, comunque, è cosa di ogni giorno, soprattutto per i giovani. Alcuni lavorano come autisti dell ATAC, l azienda che gestisce il trasporto pubblico nella capitale. Due ragazze sono commesse negli esercizi commerciali della zona. Ogni tanto, una coppia chiede il matrimonio cattolico. La domenica e il mercoledì pomeriggio i bambini partecipano insieme ai coetanei alle attività dell oratorio, come il tradizionale torneo di calcio. Oltre la metà di loro è stata battezzata in parrocchia.

testimoniare la carità Mario Ciccalotti è uno degli otto catechisti del campo. «Siamo partiti due anni fa. La catechesi battesimale si svolge nelle famiglie. Il tipo di occupazione degli adulti rendeva improponibili gli schemi tradizionali, in primo luogo per gli orari. Ma anche il linguaggio ha dovuto adattarsi perché molti non hanno frequentato le scuole e non conoscono bene l italiano. Per noi è stata fondamentale la relazione: ha facilitato la trasmissione del messaggio». All amicizia la comunità di S. Maria affianca una buona dose di responsabilità sociale. Don Stefano, una volta al mese, partecipa alla riunione di un tavolo di lavoro della Circoscrizione, coordinato dall assistente sociale. Vi prendono parte anche rappresentanti delle scuole, delle associazioni e delle cooperative che lavorano nel campo, la polizia e i vigili urbani. Decidono su questioni molto concrete, come l assegnazione dei container o i provvedimenti da prendere in caso di situazioni problematiche. Perché, ovviamente, i problemi non mancano. Alcuni giovani del campo sono tossicodipendenti e una decina di famiglie è implicata nello spaccio di stupefacenti. Negli ultimi tempi la disponibilità del quartiere è stata messa a dura prova, ma non è venuta meno.«qualche mese fa racconta don Stefano sembrava che a Villa Gordiani si preparasse un aggressione razzista. Tutte le donne e i bambini hanno cercato e trovato rifugio in parrocchia, accolti dalla comunità». Proprio come quando un incendio distrusse il campo e tutti furono ospitati per venti giorni nei locali parrocchiali. «Non c è bisogno di decisioni ufficiali: la comunità risponde spontaneamente e gli abitanti del campo sanno di poterci contare». In parrocchia non mancano nemmeno i volontari che si preoccupano di sistemare gli abiti o di raccogliere viveri per il campo. 14 Per don Stefano nulla di straordinario: «Il campo cammina con noi. Il nostro non è un servizio offerto, ma la prossimità reciproca che si vive in famiglia».

ORIZZONTI Dossier Statistico Immigrazione 01 - Il pluralismo culturale e religioso Il Dossier Statistico immigrazione, pubblicato ormai da 15 anni da Caritas e Migrantes, è soprattutto, anche per la parrocchia, un valido strumento per la conoscenza e l approfondimento della realtà dell immigrazione in Italia, nella regione, nella provincia di appartenenza. È anche un occasione di approfondimento di alcune tematiche utili ad una più efficace interpretazione dei micro fenomeni che si vivono in parrocchia con l immigrazione ed ad un più efficace lavoro pastorale. Il testo, ogni anno, si propone di offrire ai lettori attraverso i dati statistici una conoscenza del fenomeno migratorio articolata nei suoi vari aspetti e libera da pregiudizi; per questo si attinge a tutte le fonti statistiche disponibili, che permettono di riempire agevolmente le oltre 500 pagine del rapporto. Non si tratta del punto di vista di qualcuno o di un ristretto gruppo, - precisano gli autori - bensì di un lavoro di sintesi tra una rete di redazioni articolate a livello centrale e territoriali e collegate con gli operatori pastorali. Quanto viene scritto è frutto, nello stesso tempo, dello studio e dell esperienza. Lo schema del Dossier è ogni anno simile, ma i contenuti variano notevolmente come varia il fenomeno migratorio; inoltre, è continua l apertura all approfondimento di aspetti nuovi ed emergenti: ha suscitato grande interesse l utilizzo dei fondi sull immigrazione, i matrimoni misti, la tratta delle donne immigrate, come anche non mancheranno di farlo una vasta indagine sui mediatori interculturali e un altra sull adesione ai sindacati in preparazione per la prossima uscita (ottobre 2006). 15 Nel trattare i diversi capitoli, come quello sull integrazione o sulle differenze religiose, vi sono aspetti connessi intrinsecamente al messaggio cristiano, all incontro con l altro. Il dialogo, impegna a non far venire meno l apprezzamento degli altri, avendo nello stesso tempo il coraggio di evidenziare e far cambiare le cose che non vanno. il compito, tutt altro che facile, è però suggestivo e può aiutarci a leggere in profondità il comandamento dell amore e a fornire stimoli nuovi alla catechesi, alla predicazione, alla testimonianza. Un idea che colpisce, è senz altro la velocità di crescita dell immigrazione in Italia (al ritmo di quasi 300.000 unità l anno), crescita che non ha l uguale in Europa se non in Spagna. Tra non molto saremo il secondo paese per numero di immigrati, dopo la Germania. Tutto questo significa che l immigrazione fa già strutturalmente parte della nostra storia societaria e ciò si accentuerà nel futuro. Le decisioni che prendiamo oggi devono essere esaminate in prospettiva, sulla base dell effetto che possono avere tra 10, 15, 20 anni rispetto a una popolazione immigrata notevolmente superiore. Ecco perché si richiede una politica migratoria organica e lungimirante, ed una progettualità pastorale che passi dall emergenza dell accoglienza alla quotidianità, che la lettura e l utilizzo del Dossier Caritas/Migrantes aiuta a maturare. Dire che il Dossier è un sussidio propriamente pastorale sarebbe esagerato; è invece corretto considerarlo un sussidio funzionale alla pastorale, perché la carità ha necessariamente come base la verità.

01 - Il pluralismo culturale e religioso CERCARE E DEFINIRE I PROBLEMI Come e dove il tema del PLURALISMO CULTURALE E RELIGIOSO interpella la nostra parrocchia Il panorama sociale e religioso, in Europa, è caratterizzato dalla presenza, ormai, di fedi diverse da quelle che storicamente hanno alimentato le radici culturali del Vecchio Continente: islam, induismo, buddismo, animismo, nuove forme di pentecostalismo protestante, nuove sette e nuovi culti, rendono sempre più pluralistica la realtà europea. La convivenza non si annuncia facile. Tuttavia, per un confronto aperto e non ostile fra fedi e culture diverse, sarà inevitabile riscrivere le tavole etiche della convivenza futura e non sarà più possibile la disattenzione civile. Occorrerà, invece, un apertura mentale nuova, poiché, scoprirsi vicendevolmente nella diversità, produrrà inevitabilmente dei conflitti. La società multietnica non è una società semplice, senza contrasti. Dobbiamo imparare a vivere nel conflitto, trasformandolo in occasione di crescita collettiva. Anche in Parrocchia! A PARTIRE DALLA PERCEZIONE PERSONALE E DI GRUPPO Un primo incontro di gruppo sull argomento potrebbe iniziare: con un momento di preghiera fondato sull ICONA e sugli altri RIFERIMENTI BIBLICI proposti. In questa sezione, il punto di vista è sempre quello di Israele popolo scelto e benedetto dal Signore, per cui non si può parlare di pluralismo religioso nel senso moderno dell espressione. con la lettura del testo proposto nel box VISTO DA VICINO Ci si può, poi, confrontare sull argomento, partendo dalle esperienze personali, condividendo quanti e quali culture e religioni diverse dalla nostra, ci sembra siano presenti sul territorio della nostra parrocchia? Mentre ognuno si esprime riportando quanto è di sua conoscenza, si può invitare a fare un ulteriore analisi. Dietro ogni cultura e religione diversa, ci sono persone, famiglie, storie e vissuti. Li conosciamo? Spesso queste persone vivono sul territorio da non molto tempo; è possibile che le loro reti di relazioni siano fragili e che vivano eventuali situazioni di isolamento o disagio. Si potrebbe: articolare l analisi disegnando su cartellone la tabella proposta cercando di raccogliere le percezioni del gruppo, le informazioni disponibili, le esperienze dirette. A Religione Nazionalità delle persone Fascia di età più presente Relazioni con la comunità Problematicità o disagi Infine, è bene confrontarsi sul come siamo venuti a conoscenza di persone di altre culture o religioni (perché si sono rivolti a noi per manifestare un bisogno, oppure perché vicini di casa, oppure perché i figli frequentano la stessa classe, oppure ). Per questo, si può proporre lo stesso lavoro ad altri gruppi della parrocchia, alla Caritas parrocchiale o a chi si impegna in parrocchia nella carità, ai catechisti e a coloro che si occupano di liturgia, in modo da completare lo schema di sopra.

B PARTIRE DAL CONTESTO testimoniare la carità In una seconda fase del lavoro, si può incaricare alcune persone (o suddividere il compito ad alcuni gruppi: giovani, Caritas parrocchiale, gruppi di catechismo, ) per raccogliere i dati oggettivi della presenza sul nostro territorio del pluralismo culturale e religioso. In questo lavoro possono essere di aiuto: Dossier Immigrazione nazionale Eventuali dossier sull immigrazione diocesani o provinciali Elenco delle famiglie presenti in parrocchia Elenchi presso il Comune Compagni di classe di bambini e ragazzi Colleghi di lavoro La raccolta di queste informazioni andrà a completare la tabella proposta. Si può concludere questa fase di lavoro con la lettura delle testo proposto in PARTRE DALL ESPERIENZA. B C PARTIRE DALLA LETTURA DEI TESTI Dopo il lavoro di raccolta, proposto in precedenza, può essere utile un ulteriore incontro (allargato alla partecipazione di quanti hanno collaborato alla raccolta dati), all approfondimento personale ed al confronto comunitario sull argomento proposto. Si possono confrontare tutte le informazioni raccolte con il testo proposto nel box DENTRO LE PAROLE. Si potrebbe: iniziare questo incontro con un momento di preghiera fondato sui RIFERIMENTI BIBLICI proposti dedicando un congruo tempo alla meditazione personale dedicare spazio alla condivisione dei risultati complessivi della ricerca effettuata fotocopiare e distribuire il testo DENTRO LE PAROLE, leggerlo e commentarlo insieme: può essere utile fare emergere con quali criteri si è arrivati alla raccolta dati di cui sopra (altra cultura, in quanto persona di colore o perché parla un altra lingua oppure ). Ciò potrebbe farci accorgere che non abbiamo considerato persone che ci abitano vicino, con la nostra cultura ma che praticano altre religioni (religioni orientali, Testimoni di Geova, ecc.) trarre eventuali raccomandazioni condivise che possano poi orientare il proseguo del lavoro del gruppo sull argomento Il punto di vista dei poveri È utile, arricchire l analisi porgendosi in ascolto delle testimonianze di persone che vivono in condizione di povertà. Si potrebbe: incontrare alcune persone immigrate che vivono nel quartiere ed approfondire la conoscenza con loro iniziare dalle persone che incrociamo quotidianamente (genitori dei compagni di scuola dei nostri bambini, vicini di casa, mamme o badanti ai giardini dove accompagniamo i nostri bimbi o anziani,...) e dedicare del tempo alla cura di questa relazione quale è la loro religione? Come vivono il loro culto? Dove pregano? Hanno una comunità nella zona con cui condividere e crescere nella fede? se sono cristiani, cattolici o di altre denominazioni religiose, frequentano la Celebrazione eucaristica? possono capire l annuncio della parola, anche se in una lingua straniera? si sentono accolti? Come e con chi si preparano ai sacramenti? come percepiscono le nostre abitudini e la nostra cultura?

01 - Il pluralismo culturale e religioso IMPEGNARSI PER IL CAMBIAMENTO 1 azioni per animare la parrocchia a vivere IL PLURALISMO CULTURALE E RELIGIOSO come dimensione essenziale dell esperienza cristiana PARTIRE DAL LAVORO DI ANALISI In un ulteriore incontro, ci si può confrontare sull argomento, partendo da quanto il Magistero della Chiesa ci propone (vedi box DAL MAGISTERO) come orizzonte di riferimento cui ispirare la nostra esperienza parrocchiale. Si potrebbe: fotocopiare, distribuire e leggere i testi proposti lasciarsi interpellare dai testi raccogliendo le riflessioni dei partecipanti su quali sono le principali criticità che emergono dal confronto tra quanto proposto dai testi del Magistero e la realtà della parrocchia? 2 IMMAGINARE L EVOLUZIONE Attraverso un esercizio di fantasia, proviamo a immaginare quali reazioni avremmo noi se fossimo inseriti in una cultura diversa dalla nostra, con usi, costumi e cibo diversi e con una religione prevalente che non è la nostra. Subito dopo, proviamo a chiederci quali sono gli atteggiamenti e comportamenti che ci piacerebbe vedere nei nostri confronti, se fossimo in un altro paese nelle condizioni indicate sopra. Confrontiamo ora, quanto emerso da questo lavoro con quella che è la realtà della nostra parrocchia, nei confronti di quelle persone che sappiamo essere presenti ed avere culture diverse. In questo modo possiamo arrivare a pensare e valutare i cambiamenti necessari, affinché la nostra parrocchia cresca nella consapevolezza e nell accoglienza del pluralismo culturale e religioso e pensare a quali priorità si possono proporre alla vita pastorale della comunità. Si potrebbero consegnare al gruppo le fotocopie della bibliografia NERO SU BIANCO. 3 PROGETTARE I PRIMI PASSI Con l aiuto dei box SI PUÒ FARE! SI PUÒ FARE! ed ORIZZONTI raccogliere proposte concrete da poter attuare cercando di adattare il tutto alle forze, alle situazioni e alle persone particolari, presenti nella nostra parrocchia. Si potrebbe partire da queste domande: Cambiamenti Quali cambiamenti ci sembrano necessari ed auspicabili? Azioni Quali azioni riteniamo più efficaci per realizzare questi cambiamenti? Come procedere Come si potrebbe procedere realizzare queste azioni? Cosa serve Quali persone, gruppi della comunità è opportuno coinvolgere e quali risorse sono necessarie per realizzare i cambiamenti desiderati? C

testimoniare la carità Si possono riportare queste domande su un cartellone diviso in 4 colonne da riempire riflettendo progressivamente insieme. cambiamenti azioni come procedere cosa serve Non lasciatevi senza aver stabilito i successivi passi da fare: chi fa cosa, con quali tempi, con quali modalità. Per dare continuità al lavoro svolto, si potrebbe: In parrocchia: condividere all interno della parrocchia il lavoro svolto, il processo di riflessione intrapreso e la progettualità che si è andata delineando. D Nel Vicariato / Zona / Forania: può essere che altre parrocchie stiano lavorando sui medesimi argomenti, che si trovino di fronte alle stesse sollecitazioni che il territorio ed il tempo vi propongono. Successivamente ad una seria analisi del contesto parrocchiale, ad integrazione di una progettualità locale, un lavoro di rete, a livello vicariale, ad esempio, o diocesano, potrebbe aprire ulteriori possibilità di incidere sul territorio. Con la diocesi: eventualmente, richiedere condividere la riflessione svolta e la progettualità avviata con gli uffici diocesani come la Caritas, l Ufficio liturgico, l Ufficio Migrantes. Non dimenticate di valutare, in gruppo, il lavoro fatto a partire dai suggerimenti proposti in questa scheda! RICORDATI DI VERIFICARE IL LAVORO SVOLTO!......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................