11 dicembre 2011 quinta di avvento anno B ore 11.30 (Messa vigiliare del sabato: la voce guida prima che inizia la processione all altare) Celebriamo la Messa vigiliare della quinta domenica di Avvento. In questa aula santa, invochiamo lo Spirito Santo perché accenda i nostri cuori del desiderio di incontrare ancora il Signore Gesù nei giorni di questo Avvento. Seguendo l antica disciplina dell oriente cristiano, la Chiesa milanese valorizza, accanto alla domenica, giorno di festa per eccellenza, il carattere festivo che Dio ha assegnato al sabato. La Messa del sabato sera inizia con la celebrazione dei vesperi primi della domenica: vesperi che anche noi celebreremo tra poco. Anche questa Messa è la presenza sempre nuova della Pasqua di Gesù, che ogni sabato sera viene annunciata all inizio della Messa. Vi invitiamo a prendere tutti il foglietto con i testi della Messa e il foglietto dei canti. Accogliamo la processione in piedi. 1
11 dicembre 2011 quinta di avvento anno B ore 11.30 Prima del segno di croce: Buona domenica e buona santa Messa. Anche oggi, fratelli miei, siamo a Messa perché vogliamo ricevere Gesù; speriamo che Gesù ci dica qualcosa che ci faccia innamorare di Lui; vogliamo diventare cristiani innamorati di Gesù. Questo è il desiderio del Padre: ascoltate Gesù. Nel nome del Padre 2
11 dicembre 2011 quinta di avvento anno B ore 11.30 Omelia Sia lodato Gesù Cristo! C è una parola del vangelo che mi fa paura, è di Giovanni: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Come si fa a non conoscere Gesù?! Come si può non conoscere Gesù?! Eppure, anche due suoi discepoli, forse tra i più amati di Gesù, facendo ritorno a casa loro, delusi per il modo in cui si era conclusa la vicenda di Gesù di Nazaret (sulla Croce!), non lo hanno riconosciuto quando Gesù risorto si è unito a loro nel cammino verso Emmaus. Anche quel gruppetto di discepoli che uscì a pescare, qualche giorno dopo la Risurrezione, non hanno riconosciuto subito Gesù che li aspettava sulla riva. Ma c è una pagina di vangelo più tragica, ed è scritta per noi (Mt 25, 41-45): Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete riconosciuto; ho avuto sete e non mi avete riconosciuto; ero forestiero, nudo, malato, in carcere e non mi avete riconosciuto. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo riconosciuto? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. Questo ci succede tutti i giorni: tutti i giorni facciamo parte dello spettacolo del mondo dove i poveri, gli ultimi, i disperati non sono riconosciuti. E noi veniamo a Messa, i preti parlano sempre dei poveri, la Caritas parrocchiale si dà da fare per i poveri e comunque i poveri non sono mai contenti di quello che facciamo e i poveri continuano ad essere sempre più poveri, i disperati sempre più disperati. Al mattino, quando apriamo la chiesa, i primi a visitare il presepio qualche anno fa erano i barboni, oggi sono donne che non sanno dove andare a dormire o a bere un caffé: dopo la notte al gelo, ritrovano un po di caldo in chiesa. 3
È tutto l Avvento che vado dicendovi: che cosa desideriamo da Gesù? Che cosa speriamo da Lui? Che cosa che Lui soltanto può darci? Qual è la nostra speranza? Fratelli miei, noi cristiani non comprendiamo più che cosa significa sperare. L Avvento, l attesa: non sappiamo più che cosa veramente attendere. Potremmo dire così: in Avvento la nostra Madre Chiesa, la nostra comunità, i fratelli con i quali celebriamo tutte le domeniche la Messa e tutte le settimane ascoltiamo, leggiamo, preghiamo la Parola di Dio si aspettano che noi facilitiamo che venga il suo Regno: vengano cioè uomini giusti, pacifici, miti, puri di cuore, misericordiosi che siano più forti e più creduti degli uomini violenti, orgogliosi, prepotenti. La speranza nostra è che venga questo Regno, che è il Regno del Crocifisso Gesù Risorto figlio di Dio e fratello nostro. E vi pare poco lavorare, vivere, amare, perdonare, servire perché venga questo Regno? (((((Quando eravamo giovani noi, usavamo facilmente i verbi al futuro: farò, realizzerò, farò famiglia, avrò dei bambini e tutto questo ci dava gioia ed entusiasmo. Oggi il futuro non abita più facilmente nella nostra coscienza, tanto meno nella coscienza dei nostri ragazzi. C è diffuso un senso di stanchezza e di accettazione negativa della realtà. Abbiamo perso la spontaneità di pensare alla nostra vita cristiana come a un orizzonte che illumina e dirige la nostra vita di tutti i giorni. Viviamo oppressi da un sacco di preoccupazioni che non immaginiamo nemmeno di poter risolvere secondo il Vangelo e con la forza della nostra fede: che cosa vuol dire per noi che il Regno di Dio sta per venire? Di fronte alla fatica, che io sento anche nella nostra comunità, di costruire e di testimoniare la paternità di Dio presente e chiara anche nella storia dei nostri giorni, siamo profondamente convinti che questo Regno di Dio, che Gesù ha annunciato e testimoniato con la sua vita, questo Regno di Dio non verrà mai. Non possiamo dire che sia scomparsa la speranza dalla nostra vita, la speranza di realizzare qualcosa di buono per noi, per la nostra famiglia: l aspetto della speranza che è scomparso è la solidarietà (Gen 4, 9): Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?».))))) 4
Penso di non sbagliarmi: siamo ormai tutti presi (il tempo, la mente, i pensieri, le cose da ricordare, i soldi ), tutti travolti da una corrente che ci trascina verso il Natale. E accanto a questo, molto nervosismo, un po di ansia, qualche delusione Contiamo di riuscire a fare tutto in tempo e arriviamo al Natale stressati e stanchi, e anche scontenti. Gesù non è contento pensando che il suo Natale ci procura così tanti affanni e tensioni. Gesù è venuto tra di noi per darci la possibilità di avere una vita buona come la sua. E quando veniamo a Messa o ascoltiamo la sua Parola nel Santo Vangelo o ci mettiamo a pregare, tutto questo facciamo perché in quei momenti ci incontriamo con Lui con cuore umile e con le mani vuote perché Lui ci faccia ricchi della sua fiducia nel Padre e della sua vicinanza ad ogni fratello o sorella che incontriamo. A questo proposito: mi è venuto un pensiero sul prossimo Natale: cerchiamo di vivere i rapporti quotidiani (dalla famiglia al lavoro), cerchiamo di viverli attingendo luce speranza gioia serenità salute dalla luce, dalla speranza, dalla gioia, dalla serenità, dalla salute degli altri: Sappi splendere dell altrui speranza! Sarebbe il regalo più bello per Natale. Cerchiamo negli altri la cosa più preziosa che ci possono donare. Non è sempre la più evidente, anche perché noi siamo distratti da tante cose. Ma questi sono giorni giusti per andare al profondo del nostro cuore e chiederci: io sono felice? E che cosa mi manca per essere felice? E ci accorgeremmo che ciò che ci manca per essere felici è a portata di mano: è lo sguardo puro che sa vedere quello che gli altri ci possono donare per essere felici. Saremmo noi, ma lo sarebbero anche loro. È il cuore finalmente libero dai risentimenti, dai rancori, dalle gelosie Sappi splendere della speranza degli altri! Gesù sarà contento se ci prepariamo al suo Natale così. Sappiamo splendere della speranza degli altri! In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. O forse è più vero che è Gesù che non ci riconosce più? Leggo nel Vangelo (Mt 7, 21-27): Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Ieri sera sotto la statua della Madonna in piazza di Spagna a Roma il Santo Padre, come ogni anno, ha indicato quella effige mariana come 5
immagine della Chiesa che porta nel suo seno Cristo e lo deve partorire al mondo. La Chiesa, che ancora oggi è e sarà ancora attaccata dal drago, ma non ne sarà annientata. C è una sola cosa che la Chiesa deve temere, ha aggiunto con la sua voce mite Benedetto XVI, è il peccato dei suoi. Cioè dei cristiani, cioè il nostro. Siamo come pellegrini in un deserto, ma il vero nemico non sono i banditi o i predoni, il vero nemico siamo noi. E come suona strano questo avvertimento in tempo di crisi, di impoverimento e quindi di rabbia, in cui ognuno punta il dito verso l altro, più furbo, più ricco o più impunito, in ogni caso più colpevole di noi: la colpa è degli altri. Come suona impopolare oggi dire: il male alberga nei nostri cuori. È la consapevolezza che ci insegna il vangelo: il male abita in ciascuno di noi. Con questa ombra nel cuore, come possiamo sperare il meglio? La dimensione cristiana che da sempre viene in aiuto alla nostra povertà e alla nostra impotenza è la misericordia. Proprio nella coscienza dei nostri peccati e del bisogno di misericordia il Papa si è rivolto alla Madonna così: Maria, aiutaci a vedere che c è una luce al di là della coltre di nebbia che avvolge il cuore degli uomini. Gesù, non chiudere i tuoi occhi. Guardaci: siamo noi, tuoi fratelli, che tu ami. Facci splendere della speranza che c è in Te! 6