GRANDI e protagonista di u n a mostra e v e n t o a Palazzo Reale di M i l a n o DI G R E G O R I O G A L A N T E 1 h e P i e t e r Paul R u bens (nato a Siegen nel 1577 e morto ad Anversa nel 1640) sia stato il p i ù g r a n d e p i t t o r e f i a m m i n g o di tutti i t e m p i è un fatto abbastanza notorio. M e n o n o t o r i o è il fatto che Bernard Berenson - grandissimo storico dell'arte - affermasse tranquillamente che Rubens era un "pittore italiano". Che cosa intendeva dire? Ce lo può spiegare la mostra "Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco", allestita a Palazzo Reale di 78 Antiquariato
"La scoperta di Erittonio' fanciullo", olio su tela di Pieter Paul Rubens, 1615-16, cm 243,5x345,5. Tra le opere in mostra a Palazzo Reale di Milano dal 26 ottobre al 26 febbraio.
Milano dal 26 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 a cura di Anna Lo Bianco, nella quale non solo si mettono in luce le caratteristiche dell'"italianità" di Rubens, ma si esalta anche il suo ruolo fondamentale nella creazione del linguaggio barocco italiano. Un incontro fortunato. Il 9 maggio 1600 Rubens lasciò Anversa con l'intenzione di visitare l'italia, "preso dal desiderio di andare a studiare i lavori dei maestri antichi e moderni, per accrescersi per mezzo di loro nella pittura". Varcate le Alpi, puntò su Venezia. Qui cadde in deliquio dinnanzi alla pittura di Tiziano, Tintoretto e Veronese. E qui incontrò Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, entrando nelle grazie del suo segretario di stato, il nobile Annibale Chieppo. Il risultato di questo incontro fu propizio: MILIONARIO IN ASTA E dello scorso 7 luglio la clamorosa aggiudicazione di "Lot e le figlie", un olio su tela di cm 188x223,5, un autentico capolavoro di Rubens che da Christie's a Londra è passato di mano per oltre 52 milioni di euro. Il record però resiste dal 10 luglio 2002, quando da Sotheby's, sempre a Londra, "Il massacro degli innocenti", un olio su tavola di cm 142x182, del 1636-38 circa, è stato acquistato dal collezionista canadese Kenneth Thomson per circa 77 milioni di euro. nell'ottobre del 1600 era già diventato pittore di corte del duca di Mantova, incarico che manterrà per otto anni consecutivi. Rubens dipinse opere per i Gonzaga e molte ne acquistò per loro in qualità di agente. Vista la sua disinvoltura e la vasta conoscenza delle lingue, i signori di Mantova gli affidarono missioni artistico-diplomatiche di grande rilievo, come quella nel 1603 presso la corte di Filippo III di Spagna e quella successiva presso la Repubblica di Genova, che gli aprirono vasti orizzonti, non solo in termini di modelli da studiare, ma anche di committenze e incarichi prestigiosi. Grand tour italiano. Rubens - che tra le altre cose era un ottimo cavallerizzo - approfittò della celebre scuderia dei Gonzaga per cavalcare da Mantova fino a Bologna (qui ammirò Reni e (continua a pagina 83) Ganimede olio su tela di Rubens, 1611-12, cm 203x203.
"Ritratto di Gio Carlo Doria a cavallo", olio su tela di Rubens, 1606 cm 265x188.
A sinistra: Ercole dopo l'uccisione dell'idra", olio su tela di Guido Reni, 1620 circa, cm 224x150. A destra: "La punizione di Ercole", olio su tela di Pietro da Cortona, 1635, cm 300x200. Sotto, da sinistra: erma del cosiddetto "Pseudo-Seneca", prima metà del II secolo d.c.; "Seneca morente", olio su tela di Rubens, 1612-15, cm 182x121.
"Cattura di Sansone", olio su tela di Rubens, 1614-20, cm 118x132. (segue da pagina 80) Carracci), Panna e Modena (dove vide le opere di Correggio), spingendosi di nuovo fino in Veneto. Grandi occasioni professionali furono anche le importanti committenze che ebbe da Roma, città che Rubens raggiunse per collocare personalmente le opere sugli altari delle chiese. Ma, proprio mentre si trovava a Roma, lo raggiunse una brutta notizia: la madre era gravemente ammalata. Il 28 ottobre 1608 Rubens lasciò precipitosamente la Città eterna, ma quando arrivò ad Anversa l'adorata genitrice era già nella tomba. Rubens non avrebbe rivisto mai più l'italia, ma il suo passaggio avrebbe lasciato un segno indelebile nel linguaggio barocco italiano. Gli influssi e le fonti. La sequenza delle sue opere proposte in mostra a Milano dal "Ritratto di Gio Carlo Doria a cavallo" (1606) di Palazzo Spinola di Ge- nova al "San Gregorio con santa Dominila, san Mauro e san Papiano" (1606) della Gemàldegalerie di Berlino, alla "Susanna e i vecchioni" (1606-1607) della Galleria Borghese di Roma - segnano le tappe di questa avventura italiana e vengono messe in dialogo non solo con le opere dei grandi italiani che a Rubens fecero riferimento, quali Pietro da Cortona (presente con "La punizione di DOVE, COME, QUANDO La m o s t r a " P i e t r o Paolo R u b e n s e la nascita del Barocco", a cura di A n n a Lo Bianco, si tiene a Palazzo Reale di M i l a n o dal 2 6 o t t o b r e al 2 6 f e b b r a i o 2 0 1 7 e riunisce 7 5 opere (catalogo di Marsilio; per i n f o r m a z i o n i www.mostrarubens.it). Ercole" della Collezione Liechtenstein di Vienna), Guido Reni (con "Ercole dopo l'uccisione dell'idra", Firenze, Galleria Palatina) e Luca Giordano (con "Allegoria della Pace e della Guerra" Genova, Palazzo Spinola), ma anche con le amate antichità (si veda la statua di "Afrodite al bagno con Eros", II secolo d.c., prestata dal Museo archeologico di Napoli, e il cosiddetto "Pseudo-Seneca", II secolo d.c., dei Musei capitolini di Roma). E Rubens stesso, tornato in patria, diffuse il "verbo" e lo stile italiani, come dimostrano le tele convenute in mostra databili al decennio dal 1610 al 1620: da non perdere sono soprattutto "Ganimede e l'aquila" (1611-1612, Vienna, Palais Schwarzenberg), "La scoperta di Erittonio fanciullo" (16151616, Vienna, Palazzo Liechtenstein) e la "Canura di Sansone" (1614-20, Monaco, Alte Pinakothek). Antiquariato 8 3