Piceno in bici. 30 itinerari, luoghi e leggende per passeggiare, allenarsi e scoprire...



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DICHIARAZIONE TESTIMONIALE. Io sottoscritto Cognome Nome, nato a Città il giorno/mese/anno e residente in città in indirizzo DICHIARO

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Piceno in bici 30 itinerari, luoghi e leggende per passeggiare, allenarsi e scoprire... PROVINCIA DI ASCOLI PICENO Medaglia d oro al Valor Militare per attività partigiana Assessorato al Turismo, Attività Produttive, Parchi e Agricoltura

Il tempo che ci caratterizza non è un tempo naturale, ci è imposto da un sistema di relazioni e attività che ci siamo inflitti e di cui siamo prigionieri. Però ci sono vie d uscita, soluzioni che aiutano a riconciliarsi con la natura e il cadenzato susseguirsi delle stagioni. Una, praticata per fortuna da sempre più persone, è quella di usare la bicicletta per spostarsi: nella vita di tutti giorni, certamente, ma soprattutto durante i periodi di vacanza, quando la mente e il corpo hanno necessità di staccare. Come è stato scritto, la bicicletta permette di osservare il paesaggio senza essere chiusi dentro una scatola di lamiera ma muovendosi alla stessa velocità del nostro pensiero. Questa Guida cicloturistica della Provincia di Ascoli Piceno è in realtà una Guida al benessere perché contiene una serie di suggerimenti, redatti da esperti, per utilizzare le bellezze paesaggistiche del Piceno come terapia disintossicante. Naturalmente, ognuno potrà utilizzare questi suggerimenti secondo le proprie inclinazioni: vi troveranno indicazioni utili sia coloro che scelgono la bicicletta come unico mezzo di spostamento, raggiungendo quindi la nostra terra con le due ruote, sia coloro che se ne serviranno per conoscere meglio il paesaggio in occasione di escursioni e passeggiate. La guida è parte di un progetto che nasce da un idea forte, quella che una mobilità alternativa è possibile, che non è utopia concepire un sistema di trasporti validamente alternativo all uso massiccio dell auto privata. Un idea che la Provincia di Ascoli persegue attraverso diverse azioni. Alcune proiettate in un prossimo futuro, come la metropolitana di superficie che colleghi frequentemente e comodamente tutti i centri della costa e della vallata del Tronto; altre di immediata attuazione, e che infatti cominciano a funzionare, come una rete di bike hotel in grado di caratterizzare la propria offerta per dare ospitalità a quanti viaggiano in bicicletta o ne fanno richiesta per visitare luoghi e territorio. Questo è il territorio delle qualità che pensiamo debba essere la nostra Provincia: le vacanze in bici nel Piceno, lungo i dolci saliscendi delle sue strade immerse nella natura, a contatto con piccoli e incantevoli centri ricchi di espressioni artistiche, storiche ed enogastronomiche, a poca distanza dalle grandi spiagge della costa sono una risposta ideale per tutti coloro, e sono sempre di più, che da una vacanza si attendono non solo risposo ma anche occasioni per curare la persona e lo spirito. Il Presidente della Provincia Massimo Rossi L Assessore al Turismo Avelio Marini

indice Introduzione pag 5 Gli itinerari 1 Da Amandola ad Amandola per Montemonaco pag 9 2 Da Amandola all Ambro pag 15 3 Amandola - Smerillo - Santa Vittoria in Matenano - Amandola pag 21 4 Da Ascoli a Casteltrosino pag 27 5 Ascoli - Montegallo - Ascoli pag 33 6 Ascoli - Ceppo - Ascoli pag 39 7 Trisungo - Forca Canapine - Castelluccio - Trisungo pag 45 8 Il giro del Galluccio da Trisungo pag 51 9 Da Comunanza a Foce pag 57 10 Montefortino - Montemonaco - Montefortino pag 63 11 Ascoli - San Marco - San Giacomo pag 69 12 Ascoli - San Vito - San Giacomo - Ascoli pag 75 13 Ascoli - Ripe - San Giacomo - Ascoli pag 81 14 Da Ascoli a Umito pag 87 15 Castel di Lama - Offida - Castignano - San Benedetto pag 93 16 Fermo - S. Elpidio Morico - Montottone - Fermo pag 99 17 Girola - Belmonte - Servigliano - Girola pag 105 18 Montegiorgio - Torre San Patrizio - Montegiorgio pag 111 19 Da Pedaso al Muro di Ortezzano pag 117 20 Pedaso - Campofilone - Montalto - Pedaso pag 123 21 Porto San Giorgio - Torre di Palme - Petritoli - Porto San Giorgio pag 129 22 San Benedetto - Acquaviva - San Benedetto pag 135 23 San Benedetto - Ripatransone - Offida - San Benedetto pag 141 24 L antica via Salaria Picena pag 147 25 MTB Da San Giacomo alla Croce di Monte Piselli pag 153 26 MTB Casteltrosino - Rifugio Paci - Casteltrosino pag 159 27 MTB L Infernaccio, San Leonardo e Capo Tenna pag 165 28 MTB Il sentiero dei mietitori da Valle Grascia pag 171 29 MTB Da Montemonaco alla Sibilla pag 177 30 MTB Da Colle a Colle per Macera della Morte pag 183 Le piste ciclabili del Piceno pag 189 4 Altri itinerari nella Provincia pag 191

introduzione Trenta itinerari piceni, luoghi e leggende per passeggiare, allenarsi e scoprire. Montagne e mare, salite e discese, tornanti e rettilinei interminabili, boschi e single track, strade levigate come velluto e le pietraie dei Sibillini. C è tutto, eppure potrebbe esserci di più. Infinitamente di più... Quando è nata l idea di realizzare questa Guida, la fase di scelta dei percorsi è stata la più lunga. Più ancora del tempo necessario per raccogliere il materiale. E anche quando siamo giunti alla lista definitiva, abbiamo avuto tutti la sensazione che ce ne fossero trenta e altri trenta ancora che avrebbero meritato di esserci. Il Piceno in bici è la giusta dimensione del turismo. Lento. Poetico. Aspro. Prudente. Curioso. Sfrontato. Profumato. Ghiotto. Silenzioso, ma in certi passaggi fragoroso. Rilassante e adrenalinico. Ci sono la strada e la mountain bike, anche se in questa pubblicazione alle ruote da fuoristrada è stato dedicato poco più di un assaggio. C è l attenzione per le piccole cose e accanto l immensità di paesaggi possenti quanto dolci. Ci sono posti in Italia e di certo molti di 5

più nel mondo così sconosciuti da pensare che neppure esistano. Vivono nella percezione di chi li abita e nel passa parola dei pochi che hanno avuto l intuizione o la fortuna di esplorarli. Il Piceno è fra questi ma, come spesso accade, chi vi nasce ha spesso la pessima abitudine di guardare l erba del vicino. A 18 anni cominci a pensare che non valga la pena restarci. Le sirene delle metropoli hanno un fascino squillante. Le università più famose si trovano a centinaia di chilometri. Confondi l essenziale con il poco. Il tempo di pensare con la noia. Il futile col giusto. E spesso metti le radici in posti che non ti appartengono. PROVINCIA DI ASCOLI PICENO cartografia del Touring Club Italiano Autorizzazione 3 ottobre 2007 Touring Editore 2007 www.touringclub.com 6

E il bello è che lo sai. C è sempre qualcosa che ti manca. È quell accento che ti fa voltare ogni volta che lo senti o la targa dell auto davanti che ti strappa un sorriso. L orgoglio di un vino o di quell oliva ripiena che nessuno è in grado di capire. Il Piceno non te lo togli di dentro neppure se ti impegni: il tempo che impieghi per rendertene conto è ciò che fa la differenza tra una vita da esule e un felice ritorno. LEGENDA da strada Ce n è per tutti i gusti, tutte le gambe e tutte le stagioni. L inverno porta la neve ma non impedisce le uscite sul mare, mentre la torrida estate sconsiglia la pianura e ci spinge sui colli. Ma c è anche chi sfida la montagna d inverno e si arrampica sui fondi ghiacciati o sull asfalto bordato di neve, ma per prudenza lasceremo all inventiva e alla preparazione dei singoli le scelte più audaci. E poi c è la Salaria, l antica strada madre, la Route 66 d Italia, un luogo del pensiero prima che un nastro d asfalto. Collega Roma all Adriatico, il caos al silenzio, i pamountain bike facile medio impegnativo Il Piceno in bici però è affare per ciclisti veri. Ci sono sì le ciclabili e gli infiniti chilometri di lungomare, ma quando la strada si rizza sotto i pedali, la bicicletta ritrova la sua ragione d essere e nel Piceno di strade piatte ce ne sono davvero poche. Poi c è la storia che fa il resto. Colpa dei briganti, si direbbe, che a un certo punto si misero a imperversare e convinsero la gente di valle che fosse più sicuro costruirsi la casa sulla collina e cingerla di mura. Nacquero così paesi fortificati e fortezze che oggi, proprio come scrigni, custodiscono tesori da scoprire. Ci sono le salite. Quelle di collina: corte e ripidissime che ti fanno morire di crepacuore e crampi. E quelle di montagna: lunghe oltre i dieci chilometri, che mettono alla prova gambe e testa, cuore e polmoni. Leggerete di itinerari brevi e di altri decisamente più severi. Poi leggerete di veri e propri viaggi da un paese all altro e di uscite che richiedono molte ore sui pedali, partendo magari dal mare e arrivando a lambire il cielo dei passi di montagna. Volutamente non vi proponiamo distanze da campioni. Rimarremo per questo sotto i cento chilometri, pur sapendo che per dislivello alcune delle proposte vi metteranno a dura prova. 7

lazzoni ai silenziosi borghi. Pedalare fino alle porte di Ascoli il più delle volte diventa un viaggio nell anima: 185 chilometri durante i quali con il sudore puntualmente si sciolgono anche le sovrastrutture della metropoli. Dopo sette ore a spingere e pensare, ti guardi dentro e scopri che è rimasto soltanto l essenziale. Con la bici è così. Quando il cervello si concentra sullo sforzo, taglia da sé i pensieri inutili, li sfoca e poi li perde. È la forza di questa macchina così antica eppure così moderna, ma è anche la forza di questa terra, che ora può diventare un marchio di qualità. Ecco perché è nata l idea di investire su questa idea e farne un prodotto turistico per una nicchia di intenditori. Ci saranno alberghi a misura di cicloturista e punti di assistenza lungo i percorsi. Ci sarà ciò che serve per entrare in sintonia con questa terra antica e magica. Il Piceno e la bicicletta parlano la stessa lingua: quella della fatica e della conquista. Parlano a bassa voce. Per questo dopo aver percorso anche soltanto uno degli itinerari che qui vi proponiamo, sentirete il bisogno di assaggiare il successivo. E in men che non si dica avvertirete anche voi molto forte la voglia di non andare più via. Enzo Vicennati 8

DA AMANDOLA AD AMANDOLA 41,4 chilometri La strada medievale L elegante salotto, il solleone e i colori delle montagne 1 Risalendo dalle spiagge di Porto San Giorgio o Pedaso, rivolgendo la prua verso le montagne, dopo una trentina di chilometri la strada si inerpica su una dolce collina sulla cui sommità sorge la... comoda Amandola. Odore di montagna e sapore di mare, abbiamo pensato di partire da qui per un giro più culturale che atletico, più gastronomico che sportivo. Pedaleremo, certo, perché su certe strade non se ne può fare a meno. Affronteremo salite e discese, ma in ciascuna delle tre tappe di questo viaggio, scopriremo storie e tradizioni che richiederanno successivi approfondimenti. È il versante fermano dei Sibillini, le cittadine che toccheremo sono quelle di Amandola, Montefortino e Montemonaco e per ciascuna di esse, sia per la storia sia per il mito, ci sarebbe da raccontare per giorni...

1 DA AMANDOLA AD AMANDOLA Il punto di partenza è davanti alla più celebre delle porte cittadine, quella di San Giacomo, che vale la visita e la foto ricordo. Amandola nacque come Comune nel 1248, quando i castelli Leone, Agello e Marrabbione decisero di unirsi e confluirono prima sotto il controllo dei Malatesta, poi degli Sforza, infine sotto lo Stato della Chiesa. Forse Amandola è uno dei migliori punti di accesso al Parco dei Monti Sibillini, ma sfoggia anche tradizioni nella lavorazione del legno, abilità gastronomiche relative a funghi, tartufi, miele, formaggi e vini. Ne terremo certamente conto al rientro. Per ora si inizia a pedalare in lieve discesa e senza troppa fretta alla volta di Montefortino. La strada è orlata di querce, lecci e aceri, mentre in alto si riconosce il più tipico pascolo di montagna. La discesa termina dopo un paio di chilometri, poi inizia la risalita verso la prima tappa del viaggio, Montefortino, che si raggiunge dopo 4 chilometri scarsi e a capo di una blanda salitella (rapporti agili solo per salvare la gamba, altrimenti un 39x17 sarebbe più che sufficiente) tutta all ombra: dato ancor più apprezzabile nelle calde estati picene. Nonostante i 497 metri di quota, i mesi più caldi sono diventati insopportabili anche qui. Lo scenario è da rimanere senza fiato. Dopo aver pedalato in un contesto di campagna, ci si trova di colpo al centro di un anfiteatro di montagne vere, con cime che superano i 2.000 metri, come ad esempio Pizzo Berro e la stessa Sibilla. Basta andare un po a zonzo per leggere la storia rurale di queste montagne. Ci sono il bosco e la pastorizia, ma c è anche l agricoltura, su cui si cominciò a spingere dopo il 1400, quando gli investimenti derivanti dal commercio diedero i loro frutti e vennero reinvestiti nella coltivazione dei cereali. Risale a quel periodo anche la costruzione delle case torri, possenti e curiose, con la stalla al piano terra, l appartamento al primo piano e l allevamento dei colombi nel sottotetto. Proprio dai colombi veni- Si parte dal cuore elegante di Amandola. 10

DA AMANDOLA AD AMANDOLA 1 va ricavata la colombina, il fertilizzante poi impiegato nei campi. Esaurita la visita alle aspre viuzze del paese, magari dopo aver fatto una sosta al Palazzo Leopardi che è sede della ricca Pinacoteca, si riempie la borraccia e si prende la via per Montemonaco. Tutta in salita, sia pure dolce. Tutta sotto il sole, spesso spietato. Tutta con una visuale mozzafiato sulle montagne. Montemonaco sorge a quota 961, Montefortino non raggiunge i 500 metri: il dislivello è sostanzioso, ma i chilometri sono 10,3, quindi la pendenza è ben distribuita. L unico tratto davvero impegnativo lo si incontra nella coppia di curve dopo il LUNGHEZZA 41,4 chilometri DISLIVELLO 1.341 metri TOTALE CHILOMETRI SALITA 18,3 TOTALE CHILOMETRI DISCESA 23,3 PERCORRIBILITÀ In assenza di neve INDICE DIFFICOLTÀ medio RAPPORTI SUGGERITI 39-53/12-25

1 DA AMANDOLA AD AMANDOLA Camping Montespino. Per il resto si sale regolari. Di Montemonaco si sa ben poco, data la povertà di testimonianze archeologiche, ma visto che la zona era abitata già in epoca romana e che i coloni si spingevano fino alle montagne, non è difficile immaginare che il centro esistesse già a quei tempi. Fu nel XII-XIII secolo che la posizione dominante su un altura (facilmente difendibile), la vicinanza di boschi e pascoli, oltre all abbondanza d acqua determinarono la scelta del sito su cui far nascere l attuale Montemonaco. Vuole la tradizione che il nucleo originario del paese sia sorto attorno ad un monastero di benedettini posto sul punto più alto del colle. Si arriva al paese con un ultimo strappo proprio in coincidenza con il bivio per Ascoli Piceno. Una chiesetta in pietra sulla destra dice che la salita è finita (per il momento) e che la meta (parziale) è stata raggiunta. Il piazzale all arrivo è dominato da un bar, il centro storico sta alle spalle e merita una visita. Ci sono le mura ad esempio, che circondano completamente il paese: sono intervallate da solenni torrioni e hanno tre aperture in prossimità delle uniche tre porte: Porta San Giorgio, San Biagio, San Lorenzo. La fortificazione si narra che sia stata eseguita da artigiani lombardi, sfuggiti alla distruzione di Milano del 1162 ad Opera di Federico Barbarossa. Non siamo ancora a metà percorso, avendo pedalato per appena 14 chilometri, ma il grosso della fatica è già andato. Il percorso prevede ora una lun- 12

DA AMANDOLA AD AMANDOLA 1 Il lago di Gerosa: il tratto giusto per tirare il fiato. ghissima discesa fino alla ss 78, con l unico tratto pianeggiante per costeggiare il lago artificiale, ma ugualmente affascinante, di Gerosa, la cui diga si incontra dopo 10 chilometri giusti dalla ripartenza da Montemonaco, seguendo le indicazioni per Comunanza. Prima di dover stringere nuovamente i denti sarà perciò necessario attendere il chilometro 32,5, quando da Comunanza si riprenderà la via di Amandola. La strada sale per 3 chilometri, passando da quota 463 a 545, ma è ben poca cosa. Le montagne sono improvvisamente lontane e tornano visibili quando si termina la seconda scalata, di un chilometro quindi ancora meno... dolorosa, dal chilometro 38. Poi rimarranno discesa e la lenta risalita per le vie di Amandola fino al punto di partenza, con 41,4 chilometri nelle gambe. Chi sarà stato bravo potrà a questo punto sedersi con pieno diritto a uno dei tanti ristoranti meritevoli di attenzione. Cosa mangiare? Il cinghiale è sovrano, l agnello dei Sibillini non è da meno. Oppure le cucciòle (lumache) d alta montagna, cucinate all antica con le erbe aromatiche di montagna. Tartufi (nero e bianco) e funghi dai porcini, russole e semplici prataioli. Non c è che l imbarazzo della scelta, oltre a quello - più simile a rimorso - di reintegrare sin troppo facilmente le calorie lasciate lungo la strada... 13

FROM AMANDOLA TO AMANDOLA 41,4 Kilometers 1 The elegant country town and the mountain pastures A long climb from Montefortino to Montemonaco is the hardest size of this tour through the social history of this mountain district Along the walls of Montefortino. The tour starts from the most famous city door, the San Giacomo s one, that you have absolutely to visit and photograph. Amandola became a common in 1428, when three castles (Leone, Agello and Marrabione) joined themselves and went under the leadership of Malatesta family first, than under the Sforza s one and at last under the Vatican s control. May be Amandola is the most amazing point of access to the Mount Sibillini National Park, but it s already famous for the art of wood working and cooking specialities like mushrooms, truffles, honey, cheese and wine. When we start our tour, the road goes down and without hurry to Montefortino. Oaks, holm oaks and maples are all along the way, while looking higher you can see the typical mountain pasture. The descent ends after a couple of kilometres, then the road keeps climbing to the first tour step, Montefortino, that you will reach in about 4 kilometres and after an easy and shaded climb (short gears will be useful just to save your legs). Remember that shade will be very fine in summer: even if the altitude is about 500 metres, summer months are really very hot... Now you fall in the middle of a hard mountain theatre, with tops higher than 2.000 metres, like Pizzo Berro and Sibilla. There are woods and pastures, but there is also the farming, that was the main investing after year 1400. At that time, a lot of tower-houses were built, strong and remarkables, with the cowshed at the ground floor, the home in the middle and the dove breeding under the roof. From the doves, farmers did draw out the columbine fertilizer for their fields. After a tour through the small town ways, giving a look to Palazzo Leopardi, you just have to refill the bottle and keep on pushing to Montemonaco: from now to the new destination (10 kilometres), the road will always be climbing. It s not so steep, but there is no tree shade, even if the scenery is so wonderful... Montemonaco is on a 961 meters hill and you understand that the climb is over when you see a small stone church on your right side. We aren t still at the half tour, because we just made 14 kilometres, but the most tiring part is over. The route is going down now, with a long descent to the 78 national road and a flat size along the Gerosa lake. After the Comunanza village, 32,5 kilometres after the start, the road will begin to climb again to Amandola. The hill is 3 kilometres long and the altitude goes from 463 to 545 metres above the sea. A second climb (one thousand metres, from 38th to 39th kilometer) will bring us in front of Amandola and now we just have a short descent to go back to the start place, after 41,4 kilometres. A good lunch with typical good foods will close the day in the best way... 14

DA AMANDOLA ALL AMBRO 9,6 chilometri 2 Un viaggio nell anima Scalata al Santuario del bosco incantato maggio del mille la Vergine Santissima, cinta di straordinario splendore, apparve in questa sacra roccia all umile pastorella Santina, Nel muta dalla nascita. La fanciulla ottenne il dono della parola in premio alle preghiere ed offerte di fiori silvestri che ogni giorno faceva all immagine della Madonna posta in una cavità di un faggio.... Sono le parole scritte su una lapide alle spalle dell altare della cappella del Santuario. Si arriva a 680 metri di quota, giusto ai piedi della scalinata che conduce al portale, ma la salita da affrontare è ben poca cosa al confronto con le imponenti scalate possibili nei dintorni. Una passeggiata, nulla più di una piacevole passeggiata con lo sguardo fisso alle montagne e quel misticismo che solo certi paesaggi sanno portare nell anima...

2 DA AMANDOLA ALL AMBRO Una passeggiata. Questo e poco altro è il percorso che in poco meno di 10 chilometri porta da Amandola al Santuario della Madonna dell Ambro, incastonato tra i 2.232 metri della Priora e i 1.706 del monte Amandola. Per questo si può scegliere di affrontarla con una bici da corsa o anche con un ibrida purché dotata di rapporti sufficientemente agili (sviluppo di almeno 3,6 metri) per superare l ostacolo più aspro che è la salitella fino alle porte di Montefortino. Appuntamento dunque ad Amandola, magari proprio nel caffè accanto a Porta San Giacomo, facilmente raggiungibile in auto o in pullman dalla riviera fermana, che dista circa 56 chilometri. I più allenati potrebbero addirittura partire in bici dal mare, per un giro che non propone grandi difficoltà altimetriche ma che alla fine svilupperà circa 130 chilometri. La strada prende subito a scendere per il breve tratto necessario ad uscire dall abitato, poi volta a destra in direzione Montefortino-Ambro e inizia subito a salire in modo però blando per 300 metri e poi si tuffa in discesa verso l inizio del tratto, quasi tutto a salire, che dopo 3 chilometri (4,5 dalla partenza) condurrà alle porte di Montefortino. La strada è in ottimo stato e il traffico tutto sommato molto... magro. Si passa davanti al vecchio stabilimento delle Acque Gallo e Si parte da porta San Giacomo ad Amandola. 16

DA AMANDOLA ALL AMBRO 2 poi la strada si infila in un tunnel di alberi, procedendo per strappi. Quando non si sale si scende, mentre scarseggiano i tratti di vera pianura. Ai lati della carreggiata campi di fieno appena mietuto sono popolati da simpatiche balle rotonde lasciate ad asciugare, in attesa che un camion venga a portarle via. L andatura è blanda, trattandosi di passeggiata, e allora fa comodo mettersi a ricordare ciò che si è letto sulle guide a proposito del Santuario dell Ambro, la cui Madonna è la protettrice dei Monti Sibillini e della loro gente. Ci fu un miracolo, pare, all origine della costruzione del Santuario: alla pastorella Santina fu restituito il dono della parola e così i fedeli decisero di ringraziare co- LUNGHEZZA 9,6 chilometri DISLIVELLO 253,1 metri TOTALE CHILOMETRI SALITA 6,48 TOTALE CHILOMETRI DISCESA 7,81 PERCORRIBILITÀ In assenza di neve INDICE DIFFICOLTÀ facile RAPPORTI SUGGERITI 39-53/12-21 Prevedendo il rientro in bici, ( i valori vanno moltiplicati per due Il fieno in balle lasciato ad asciugare dopo la mietitura.

2 DA AMANDOLA ALL AMBRO struendo un tempio nel bosco solcato dal torrente Ambro. Non si hanno notizie precise sulla data effettiva della costruzione, ma è certo che nel 1073 l Abate di un monastero vicino, quello di Sant Anastasio, decise di abbellirlo con donazioni da parte dei feudatari della zona. Dopo Montefortino, che si raggiunge davvero in un soffio, la strada scende e propone allo sguardo lo scenario delle montagne, che dalla Sibilla passano alla Priora e poi a Pizzo Berro e al Monte Amandola. Ora si risale il corso dell Ambro, infilandosi in una gola che non è certo strettissima, ma comunque profonda e incassata in pareti di roccia e bosco da cui schizzano spesso cascatelle che rallegrano lo sguardo e rimpinguano il corso del torrente. Dall inizio del falsopiano conclusivo fino all ingresso nel piazzale dell Ambro ci sono Il torrente Ambro, giusto accanto al Santuario.

DA AMANDOLA ALL AMBRO 2 4,5 chilometri, durante i quali la strada passa da quota 516 a quella finale di 680, per una pendenza media del 3,6 per cento che non ha strappi o impennate. L arrivo è silenzioso, come silenzioso è il luogo se si sceglie di visitarlo nei giorni infrasettimanali, mentre al contrario, in caso di festività religiose, può trasformarsi in un concentrato di bancarelle e turisti più chiassosi e desiderosi di fresco che credenti. Breve salita per Montefortino prima del finale. Ciò che si vede al primo sguardo (cioè il porticato e il campanile) in realtà è stato costruito nel ventesimo secolo, dopo lavori di ristrutturazione che iniziarono addirittura nel 1603 e andarono avanti per oltre trent anni, durante i quali fu eseguita anche la decorazione della Cappella della Madonna con opere di pittori e scultori quali Martino Bonfini da Patrignone (XVII secolo), Domenico Malpiedi (1634), Virginio Parodi della scuola Vaticana (1928). Dal 1897, ininterrottamente, il Santuario è custodito e retto dai Cappuccini, che hanno negli anni provveduto al restauro della chiesa e alla sistemazione del piazzale e delle aree circostanti. Trattandosi di passeggiata, visitata la Cappella, nulla vieta una sosta rilassante nel bosco, magari cercando refrigerio nell acqua del torrente, oppure la visita a uno dei ristoranti del piazzale per approfondire la conoscenza con la cucina della zona. 19

FROM AMANDOLA TO AMBRO 9,6 Kilometers 2 A soul trip to the old Sanctuary in the wood The road is very easy. The tour starts from Amandola and after Montefortino goes to the Ambro Sanctuary. A story of miracles and legends Ashort way to the holy place called Santuario dell Ambro, where the dumb shepherd girl Santina began to talk again as a grace for her prayers. The story is written on a stone just behind the altar. Just a short tour (less than 20 kilometres) from Amandola to Ambro and then back. All around you will see the legendary mountains, with their tops and stories. But if you are well trained and want to cycle some more, you can start your trip from the sea - Porto San Giorgio or Pedaso - and pedal all along the Val d Aso: 56 kilometres far from Amandola. Meeting point on the top of Amandola, drinking a coffee before leaving the town. The road begins to go down by the city centre, then starts climbing turning right to Montefortino. The real hill is going to begin 4,5 kilometres after Amandola. The asphalt is pretty good and traffic doesn t exist at all. Just have a look to the old mineral water Acqua Gallo factory, then the way goes on between pastures and hay bales just waiting for a truck to bring them away. You get to Montefortino in a breath, even if sometimes the climb could seem steep. When Montefortino is in the back, the way goes down for a short while and you can look at the mountains, from Sibilla to Priora, then Pizzo Berro and Mount Amandola. From Montefortino to Santuario dell Ambro it takes 4,5 kilometres. The road goes sweetly climbing (3,6 %) without steep stretches. Pushing slowly, you just think of the holy legend of the dumb shepherd Santina. The miracle was the reason why people decided to build the Sanctuary, even if we don t have the right date of the building beginning. What s sure is that in 1703 the monks of Sant Anastasio abbey, in a place close to here, decided to make it better with the presents of noblemen all around. When you get to the large square in front of the church, you just can feel the silence and the sacred atmosphere, but in the holydays everything will be covered by the noise of stalls and tourists. The first things you see are the portico and the bell tower. This one was built in XX century, during the public works begun in 1603. At the end of the holy visit, especially in summer, you can have a walk in the wood and refresch your feet in the icy torrent, then eat some good foods in the restaurants in the square. The way back to Amandola makes the kilometres double, but it hasn t any steep stretch. 20

AMANDOLA - SMERILLO - S. VITTORIA IN MATENANO AMANDOLA 48,2 chilometri La via dei fossili Antiche mura e chiese. Salite cattive e profumo di mare 3 Andare in salita dove un tempo c era il mare. Affrontare scalate sino a quote più basse rispetto alle vette appenniniche, ma ugualmente severe. Godere di scenari rurali al cui confronto altre regioni hanno poco da gonfiare il petto. Assaporare quell aria di tempi passati che ti assale ogni volta che metti piede in questi borghetti di legno e pietra sulla cima del colle, in cui l arrivo del forestiero viene ancora visto come un singolare evento. Il punto di partenza per questo itinerario non certo facile ma ricco di spunti è ancora una volta Amandola, accessibile dall ascolano e dal fermano e punto d incontro ai piedi dei Sibillini. Ma per un giorno volteremo le spalle ai Monti Azzurri e prenderemo la via verso il mare. Poi la salita farà il resto...

3 AMANDOLA - SMERILLO - S. VITTORIA - AMANDOLA Prenderemo la via verso il mare, da Amandola lungo la Val Tenna, almeno fino al primo bivio, circa 5 chilometri dopo il via. Poi leggeremo direzione Smerillo e la strada che prende subito a salire sarà un richiamo troppo forte... Perché Smerillo? Perché circa cinque milioni di anni fa, prima che l apertura dello Stretto di Gibilterra (dovuto al distacco tra l Europa e l Africa) riportasse acqua nel Mediterraneo morente, la catena appenninica si era già delineata, dando all Italia la conformazione di una serie di isole. Da queste parti probabilmente un fiume si riversava nel mare. Lo dicono le rocce e i fossili che sono esposti nel museo di Smerillo e i luoghi visitabili, come la Fessa: una profonda fessura nella roccia in cui passa un solo uomo per volta e che mette in evidenza una stratificazione di arenarie spessa una ventina di metri. Lo studio dei fossili, in prevalenza conchiglie e resti di organismi ancora viventi nel Mediterraneo, ha detto che i sedimenti furono trasportati da possenti correnti d acqua e che le rocce su cui sorge Smerillo si formarono in un ambiente marino (che ora si trova a quasi 50 chilometri di distanza), ma che fino a tre milioni di anni fa era ancora qui. Lo scenario cambia subito. I Sibillini sono alle spalle.