Magnifica Patria della Riviera del Garda. Sec. XIII 1797 Storia Non si hanno notizie certe sul periodo in cui prende vita questo composito organismo che pare configurarsi, sin dal suo sorgere, come federazione di comuni. Nel corso dei secoli XII e XIII anche in altre aree dell arco alpino si assiste al comporsi di alleanze tra comunità rurali al fine di contenere le pretese egemoniche di potenze urbane o signorili. Le terre della Riviera, all epoca della formazione del cosiddetto stato cittadino, sono contese dalla signoria vescovile di Trento, dal comune di Verona e, soprattutto, da Brescia città che, a partire dal XII, avvia un robusto processo di conquista del contado circostante. Negli Statuti bresciani del 1271 si fa cenno a un insieme di castelli governati dal podestà della Riviera del Garda; esiste dunque, già in questa epoca, una giurisdizione separata anche se ne ignoriamo i confini e le caratteristiche. Nella turbolenta fase di creazione e consolidamento degli stati regionali la Riviera segue le alterne vicende del distretto bresciano: nel 1337 conosce la dominazione viscontea, dal 1404 passa sotto le insegne di Pandolfo Malatesta e torna infine, nel 1421, sotto quelle milanesi. Dal 1426 comincia, con i patti di dedizione, la lunga appartenenza alla repubblica veneta. Si conclude così un lungo periodo, quasi un secolo, segnato dall'alternarsi di pace e di belligeranza; in questo lasso di tempo la Riviera ha modo di contenere le mire bresciane riuscendo ad ottenere, dalle varie dominazioni che si succedono, il riconoscimento di autonomie piuttosto ampie. Nell archivio della Magnifica Patria e in quelli di molti comuni si conservano ancora oggi gli atti di privilegio e le relative conferme. Con l'assoggettamento alla repubblica di San Marco, l attrito con Brescia sembra trovare un punto di equilibrio: alla Riviera sono riconosciuti la separazione fiscale dal territorio e l esercizio del mero e misto imperio, cioè l amministrazione della giustizia criminale e civile. Alla prima presiede un provveditore, o meglio provveditore e capitano della Riviera, di nomina veneziana mentre alla seconda un podestà bresciano. I contrasti però non sembrano sopirsi, permangono inalterati dando vita a varie forme di contenzioso giudiziario. Contrasti che rappresentano uno dei tratti caratteristici delle dinamiche istituzionali per tutto il periodo della lunga e, per altri versi pacifica, dominazione veneziana. Territorio, circoscrizioni, amministrazione. Non è del tutto chiaro quanti siano i comuni che fanno parte della Riviera; o meglio non è chiaro quanti degli insediamenti e dei villaggi che la compongono esprimano una organizzazione amministrativa di tipo comunale. 1
Nel 1580 Rodomonte Domenicetti, cancelliere della Patria, compila una e- sauriente Descrittione della Riviera del Benaco in cui passa in rassegna i diversi aspetti dei locali ordinamenti. Nell illustrare la composizione degli organi di governo, i cui membri sono nominati in base al territorio, cita 35 comuni ripartiti per quadre. Della quadra di Gargnano fanno parte tre comuni (Gargnano, Tremosine e Limone), quattro appartengono a quella di Maderno ( Maderno, Gardone, Toscolano, Rovina), la quadra di Salò ne conta tre (Salò, Caccavero, Volciano), Montagna nove (Idro, Cazzi, Sabbio, Vobarno, Hano, Degagna, Provaglio di Sopra, Provaglio di Sotto, Teglie) Valtenesi otto (Manerba, San Felice, Raffa, Polpenazze, Puegnago, Portese, Moniga, Soiano) e otto anche per la quadra di Campagna (Moscoline, Bedizzole, Padenghe, Calvagese, Carzago, Desenzano, Rivoltella e Pozzolengo). A questi 35 vanno aggiunti Tignale e Muslone, che godendo di un privilegio di separazione, come si spiega più oltre, non eleggono proprie rappresentanze negli organi della Riviera e pertanto non vengono conteggiati. In totale quindi i comuni della Riviera, compresi questi ultimi due, sarebbero 37. Tuttavia, sempre nella Descrittione, il Domenicetti da conto della ripartizione del sussidio imposto dalla Serenissima ed elenca 42 comunità; con le separate Tignale e Muslone il conto salirebbe a 44. In altre pagine della Relattione, dove vengono elencati i soldati che ciascuna terra deve fornire alla Patria, i comuni, esclusi i separati, risultano 38. Questa incerta situazione si spiega in ragione del fatto che sono molti gli insediamenti minori (Clibbio, Bottenago, Castrezzone, Centenaro, Maguzzano, Drugolo, Arzaga, Venzago) i quali, pur non avendo diritto alla nomina di proprie rappresentanze, vengono comunque censiti per obblighi di diversa natura verso lo stato. Non bisogna dunque pensare alla Riviera come a un territorio amministrativamente coeso dove vige una omogenea distribuzione di funzioni e un u- nico modello di amministrazione della cosa pubblica. Rientrare nei medesimi confini non significa condividere le medesime attribuzioni o gli stessi vincoli. La maggior parte dei comuni adotta, qui come altrove, forme di governo piuttosto simili: le potestà comunitative stanno in capo alla assemblea generale dei capi famiglia che delibera sulle questioni di maggior rilievo, elegge un organo esecutivo ristretto e nomina gli ufficiali, almeno quelli maggiori. Al di là di questi, che sono tratti comuni a tutte le amministrazioni rurali in Antico Regime, vi sono poi una serie infinita di varianti locali che riguardano: l effettivo ruolo di governo delle vicinie, i criteri di scelta dei consigli ristretti, le attribuzioni delle burocrazie locali e le modalità di nomina, la gestione delle finanze e la riscossione dei tributi, la amministrazio- 2
ne dei beni comuni e i mille altri aspetti collegati alle specifiche condizioni territoriali, demografiche, sociali ecc. di ciascun comune. Anche rispetto alle due più tipiche manifestazioni del potere pubblico, fiscalità e giustizia, su cui impernia in epoca moderna la dialettica tra stati e territori, si registrano significative differenze tra i vari corpi della Riviera. I comuni di Maderno, Musolone e Tignale, ad esempio, per il giudizio civile nominano propri magistrati ricorrendo a quelli della capitale per il solo appello. Il giudice di Maderno, dottor di legge che ha titolo di vicario, ha giurisdizione non solo sui propri abitanti ma anche su tutti quelli dei comuni della sua quadra. Nella campagna del Venzago, non un vero e proprio comune ma terra di insediamenti sparsi, si esercita la giurisdizione dei magistrati salodiani però, limitatamente alle questioni daziarie, possono intervenire anche quelli di Lonato. Molti comuni infine, anche di modeste dimensioni demografiche, eleggono tra i residenti propri magistrati, consoli, che rendono ragione sulle minori questioni. Significativi anche su piano fiscale i casi di Muslone e Tignale che sono e- senti dai carichi ordinari e dall obbligo di fornire soldati; oneri che invece vengono ripartiti, più o meno equamente, tra le restanti amministrazioni del territorio. Popolazione Secondo una anonima descrizione della Riviera del 1493, edita alla fine del XIX (Medin 1886), il numero di abitanti assomma a circa 40.000 (anche se lo sconosciuto autore li calcola erroneamente in 32.600). Una indicazione più precisa viene fornita dal Domenicetti che parla, nel 1580, di 44.472 residenti. Di questi 9.358 sono maschi che non hanno ancora compiuto i 18 anni, 8168 quelli compresi tra i 18 e i 45 e 4.403 coloro che hanno superato questa soglia; le femmine, che non vengono identificate in base alle fasce anagrafiche, sono 22.669. I centri più popolosi, sempre secondo Domenicetti, sarebbero Salò con 4.848 unità, Gargnano con 3.637 e Desenzano con 3.035. All estremo opposto Burago con 83 abitanti, Maguzzano 142, Raffa 155 e Rovina 167. Una indicazione, alquanto approssimativa, dei primi anni del Seicento (Da Lezze 1973) accredita la Riviera di 50.000 abitanti, cifra probabilmente sovrastimata. Non si hanno ulteriori informazioni sugli andamenti demografici sotto la dominazione veneta; nella prima età repubblicana il numero di abitanti si può valutare in circa 35.000 unità. 3
Organi elettivi e struttura burocratica Come detto in esordio, non si hanno notizie certe sull origine della associazione di comunità rurali chiamata Comunità di Riviera che, in epoca previscontea, sembra essere già consolidata. Si ha infatti notizia del fatto che nel 1334 viene decisa una revisione degli Statuti. Gli assetti istituzionali e la fisionomia organizzativa ci appaiono in modo più chiaro a partire dal periodo veneto perché ampiamente documentati sia dalla memorialistica coeva che dallo stesso archivio. Archivio che è in corso di riordino e che potrà, al termine dell intervento, fornire ulteriori e più precise notizie. Massimo organo di autogoverno è il consiglio generale, composto di trentasei membri, sei per ciascuna quadra, è presieduto dal provveditore capitano di nomina veneziana e può farvi parte il podestà inviato da Brescia. Il consiglio si forma attraverso un complicato meccanismo di turnazione concepito in modo tale da garantire a tutti i comuni di parteciparvi. Ne sono esclusi solamente quelli di Muslone e Tignale, per la regioni di separazione sopra ricordate, e le terre minori di Bottenago, Burago, Arzaga, Drugolo, Venzago e Maguzzano. Il consiglio generale esprime sei deputati, uno per quadra, che restano in carica per un trimestre; costoro provvedono a pagare gli ufficiali, garantire la esecuzione delle condanne pecuniarie, saldare i conti dei creditori, del tesoriere e degli esattori, sovrintendere al mercato dei cereali di Desenzano e ad altre quotidiane faccende di governo. Scaduto il breve mandato ne subentrano altri sei e così via. Numerose sono le figure degli officiali salariati. Al sindaco speciale, che deve essere laureato e resta in carica un anno, compete il ruolo di contradditore nelle deliberazioni che deve assumere il consiglio. I tre sindaci generali svolgono compiti di quello che oggi chiameremmo un organo di controllo sottoponendo a revisione l operati dei deputati. Funzioni di controllo sono anche quelle che esercitano i Soprastanti alle biade che vigilano sui commerci di derrate a nei mercati di Salò e, soprattutto, di quello importantissimo di Desenzano. Il tesoriero ordinario riscuote la taglia ducale mentre quello estraordinario gli altri carichi imposti dalla Riviera, salda i debiti e provvede alle spese quotidiane. La contabilità generale è curata dal ragionato che salda i conti con i tesorieri. Il cancelliere, che deve essere notaio di collegio e resta in carica un triennio, redige il verbali delle deliberazioni e provvede alla corrispondenza ufficiale. E notaio di collegio anche il coadiutore della cancelleria criminale che assiste il giusdicente e redige gli atti dei processi istruiti presso la corte penale con la assistenza di un copista. Funzioni di polizia rurale ha il cavaliere che sorveglia il rispetto dei pesi e delle misure ufficiali e la manutenzione delle strade. I nunzi rappre- 4
sentano la Riviera a Venezia, dove sono tenuti a risiedere. Altre figure minori di salariati sono: il custode delle armi, i cavallari (incaricati della posta), l usciere, il ligatore alla tortura, il custode della barca della comunità, il nettezzatore (spazzino), i ministrali (messi). I sei deputati alla sanità e i sei provveditori alla biade sono scelti uno per quadra e non hanno alcun salario; sovrintendono rispettivamente alle faccende relative alla salute pubblica e agli approvvigionamenti delle derrate. Questa scheda è stata pubblicata il 19 marzo 2010 da: Erregì 5