L'istituzione di archivi separati per i documenti diplomatici nel sec. XIX in Italia ed in altri nuovi Stati nazionali europei



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Archivio di Stato di Firenze ARCHIVI E STORIA NELL'EUROPA DEL XIX SECOLO Alle radici dell'identità culturale europea L'istituzione di archivi separati per i documenti diplomatici nel sec. XIX in Italia ed in altri nuovi Stati nazionali europei Andrea Visone (Archivio storico-diplomatico del Ministero degli affari esteri) L Archivio storico-diplomatico conserva attualmente la documentazione proveniente dagli uffici centrali del Ministero degli Affari Esteri e dalle sedi all estero, oltre agli originali degli atti internazionali. Fu ufficialmente istituito (anche se di fatto, come vedremo, esisteva già da molto tempo) con R.D. del 2 gennaio 1902 e le sue attribuzioni furono precisate soltanto con R.D. del 9 aprile 1908. La sua formazione, dunque, non coincide con la nascita dello Stato Nazionale (certe sincronie sono rare nella storia delle amministrazioni), ma rappresenta piuttosto la conclusione di un lungo processo che, senza particolari forzature, possiamo addirittura far iniziare il 29 gennaio 1742, con l emanazione da parte di Carlo Emanuele III del Regolamento per le Reali Segreterie. Non è facile in tale percorso cogliere, come qualcuno potrebbe supporre, una reale soluzione di continuità, dopo l unità d Italia rispetto all organizzazione e alla storia degli archivi sabaudi. La cosa del resto non può del tutto sorprenderci, se pensiamo alle vicende della formazione del nuovo Stato e in particolare al fatto che, come osserva Ruggero Moscati nell introduzione al V volume degli Indici dell Archivio Storico, il Ministero degli Esteri del nuovo Regno resta sostanzialmente, nella sua struttura e nel suo ordinamento, identico a quello del precedente Regno di Sardegna almeno sino al dicembre 1866, quando, non senza vivaci contrasti da parte dei sostenitori del vecchio sistema, fu abolito il Gabinetto (peraltro ripristinato dopo meno di un anno) e le attribuzioni del Ministero furono ripartite tra tre direzioni. Non mi sembra possibile né opportuno in questa sede, ripercorrere in modo particolareggiato, con riferimenti puntuali alla normativa, gli sviluppi dell organizzazione del Ministero e in particolare dei suoi archivi. Ritengo più interessante, invece, sottolineare alcune linee di tendenza, alcune costanti che sembrano caratterizzare fin dagli inizi la vita dell Archivio Storico del Mae o meglio di quel primo nucleo di documentazione che costituì il suo embrione. Innanzitutto l affermazione, direi quasi il bisogno, la necessità di una ricerca di autonomia nell ambito dell organizzazione archivistica statale, dovuta non solo all orgoglio della propria storia e alla gelosia per le proprie memorie, ma soprattutto a una obiettiva esigenza funzionale, in quanto la durata e la gestione degli affari internazionali richiedeva, allora come oggi, la conservazione http://www.archiviodistato.firenze.it/atti/aes/visone.pdf 1

Dicembre 2002 Archivio di Stato di Firenze Andrea Visone presso il Ministero di tutta la documentazione ad essi relativa, quale indispensabile supporto per le decisioni di politica estera. Nel saggio introduttivo all Inventario della Serie D, cioè della Direzione dell Archivio Storico viene documentato come il Ministero degli Esteri sardo abbia resistito sin dal 1856 alla consegna della documentazione agli Archivi del Regno e come tale tendenza fu confermata nel 1873-74, in occasione dei lavori preparatori al decreto reale sull ordinamento degli Archivi di Stato. In questa circostanza, infatti, il Ministro Visconti Venosta, come dimostra il carteggio tra il Ministero degli Interni e quello degli Esteri presente nella Serie D, espresse notevoli riserve circa le norme per il versamento delle carte del Mae agli archivi del Regno, norme da lui ritenute troppo aperte e finì con l accettare il decreto finale solo perché l art.1 stabiliva che fossero versati all Archivio del Regno esclusivamente gli atti dei dicasteri centrali non più occorrenti ai bisogni ordinari del Servizio, prevedendo che quella era una scappatoia per sfuggire alla legge, giacché di nessuna delle carte degli Esteri si potrà mai dire che più non occorra ai bisogni ordinari del servizio. E interessante, inoltre, ricordare che nella redazione definitiva del decreto fu abolita qualsiasi scadenza per il versamento degli atti all Archivio generale del Regno e pertanto il Ministero degli Esteri, pur sollecitato più volte, poté dichiarare che per ora non è possibile inviare nulla, i documenti anteriori alla costituzione del Regno d Italia sono sottoposti ad un lavoro di riordinamento e solo dopo saranno inviati a Torino per far parte dell Archivio dell antico Stato.Per ciò che riguarda i documenti posteriori al 1870, questi sono necessari al Mae che continuamente deve consultarli (Nota alla Sovrintendenza agli Archivi piemontesi del 1877). Le rivendicazioni di Visconti Venosta trovarono concreta applicazione nel regolamento del servizio d archivio, approvato con D.M. del 24 novembre 1881, il quale rappresentò la prima disciplina normativa dell autonoma costituzione dell Archivio Storico. Tale regolamento, infatti, organizzato in 23 articoli, prevedeva il riordinamento dell archivio attraverso la suddivisione in due parti: l archivio moderno, contenente i documenti dal 1861 in poi, e l archivio antico nel quale sarebbero confluiti tutti gli atti pubblici e documenti politici e commerciali che si riferiscono ad affari esauriti prima dell anno 1861 e che già si trovano presso l Amministrazione centrale.con tale provvedimento si voleva, evidentemente, trattenere presso il Ministero tutto quel materiale archivistico che la precedente legge del 1875 avrebbe voluto versato all Archivio del Regno e negli archivi delle città già capitali di Stati preunitari. Nel tracciare la storia dell Archivio Storico Diplomatico va rilevata, oltre allo sforzo costante per il mantenimento dell autonomia verso l esterno, anche un altra linea di tendenza, e cioè il tentativo di affermare con chiarezza la differenziazione delle proprie funzioni nei confronti degli archivi correnti, nell intento di caratterizzarsi, nell organizzazione generale del Ministero, come un ufficio speciale all interno di un settore di documentazione storica. http://www.archiviodistato.firenze.it/atti/aes/visone.pdf 2

L'istituzione di archivi separati per i documenti diplomatici nel sec. XIX in Italia ed in altri nuovi Stati nazionali europei Il punto di partenza di tale processo di distinzione interno è, evidentemente, costituito dall istituzione nell organico del Ministero del posto di Direttore dell Archivio, cui seguì la nomina nel dicembre 1886 di Giacomo Gorrini, personaggio, come vedremo, di fondamentale importanza nella storia dell Archivio Storico Diplomatico. Il Gorrini, infatti, oltre a porre le fondamenta organizzative dell Archivio (ricordiamo che nello stesso anno della sua nomina venne disposto il versamento al Ministero degli archivi delle rappresentanze del Regno di Sardegna e degli altri Stati preunitari depositati presso legazioni o consolati) e a svolgere intensa attività di ricerca, assolse anche la delicata funzione di consigliere politico del Ministro, attraverso la compilazione di studi storici e relazioni circa le varie questioni di attualità internazionale (compiti questi ultimi di documentazione e di analisi che solo nel 1924 verranno assegnati ad un Ufficio Storico appositamente creato per questo scopo). Del resto, l importanza assegnata fin dalla sua istituzione alla carica di direttore dell Archivio Storico Diplomatico(che oggi coincide, dopo la riforma del 2000, piuttosto con le funzioni del Capo del Servizio Storico, Archivi e documentazione) è testimoniata dal particolareggiato e, se vogliamo, un po pittoresco elenco dei requisiti richiesti, inviato da Robilant al senatore Perazzi, presidente di commissione appositamente istituita per esaminare le domande e valutare i titoli degli aspiranti alla carica: Conviene scegliere una persona di età matura, ma non troppo inoltrata, così che possa giovarsi del frutto dell esperienza, pur avendo innanzi a sé la probabilità di utile e lunga permanenza in servizio. Conviene che sia uomo robusto e di mente serena, così che nulla, secondo le più ragionevoli presunzioni, abbia a turbare l opera sua, che dovrà essere costante, assidua e talvolta faticosa.conviene che abbia riportato una laurea, o quantomeno compiuto un equipollente corso di studi superiori.conviene che, oltre al francese, conosca familiarmente l inglese, e possibilmente il tedesco; meglio ancora se altre lingue conoscesse, oltre queste tre e la propria. Conviene infine che abbia già notizia pratica del meccanismo di un archivio, così che fin dal primo giorno abbia contezza precisa delle delicate funzioni che gli sono affidate, e del miglior modo di adempirle convenientemente. Quando nel 1909 Gorrini (ricordiamo che ancora nel 1928 fu in qualche modo richiamato in servizio per sovrintendere al trasferimento dell Archivio della Consulta a Palazzo Chigi) lasciò l Archivio Storico, la fase costitutiva era ormai conclusa ed egli era riuscito a conferire all Ufficio da lui diretto un impronta ben precisa: innanzitutto doveva essere una struttura di supporto all azione internazionale (e ciò è testimoniato da una politica dei riordini del materiale documentario tendente a privilegiare i fondi più recenti rispetto a quelli più antichi); oltre a ciò doveva contribuire a promuovere un immagine della diplomazia nella sua continuità storica con la tradizione risorgimentale. Quest ultimo progetto si scontrava, però, con le obiettive difficoltà che la ricerca storica riferita al periodo postunitario incontrava a causa dell inconsultabilità delle carte. Gli studi di Storia http://www.archiviodistato.firenze.it/atti/aes/visone.pdf 3

Dicembre 2002 Archivio di Stato di Firenze Andrea Visone diplomatica non ebbero, infatti, in questi anni particolare sviluppo e furono sostanzialmente monopolio di esponenti politici e giornalisti, mentre i tentativi da parte degli storici interni appartenenti cioè, all amministrazione, di scrivere storie ufficiali della politica estera, furono criticati negli ambienti accademici ove si lamentava la indisponibilità delle fonti. Ritengo interessante osservare che questa percezione dell Archivio del Ministero degli Affari Esteri come una realtà isolata e di difficile accesso si trova piuttosto sorprendentemente ancora nel saggio di due autorevoli studiosi quali Pavone ed D Angelini sull organizzazione archivistica, pubblicato nel 1973 nella Storia d Italia della casa editrice Einaudi. In esso si legge infatti: Fuori degli Archivi di Stato conducono una loro esistenza di poco accessibili corpi separati L Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e gli archivi storici militari. Non va tanto lamentata la burocratica e materiale separazione in sé, quanto il fatto che da essa discende un isolamento anche nel circuito degli Studi. E da augurarsi che l ultima generazione di archivisti storico diplomatici abbia, con la sua attività e la sua disponibilità verso i fruitori esterni, dissipato queste nebbie, ma credo, comunque che la citazione sia indicativa di una certa ingiustificata atmosfera di mistero, di pretesa segretezza che da sempre ha gravato sull Archivio che oggi dirigo e che, giova ricordarlo, è frequentato attualmente da una media di 20 30 studiosi al giorno. Esigenze, tutto sommato, analoghe a quelle riscontrate in Italia sono all origine della formazione degli archivi storico diplomatici negli altri Stati europei che, come l Italia, raggiunsero l indipendenza nel corso del secolo XIX. Per quanto riguarda il Belgio, un embrione del Servizio archivi fu creato dal ministro Rogier soltanto nel 1863. Anche nel caso di questa nazione, dunque, come in Italia, la nascita dell archivio storico diplomatico è successiva di diversi decenni alla formazione dello Stato, risalente com è noto al 24 ottobre 1830, quando il governo provvisorio proclamò l indipendenza dall Olanda, sancita in seguito dai protocolli del 20 e 27 gennaio 1831. Il Servizio archivi ebbe comunque un rapido sviluppo a partire dal 1875, sotto la direzione di E. Banning, sviluppo che portò alla costituzione di una prima collezione di 900 volumi, rilegati e inventariati, con copertine di pelle sulle quali, a sancirne l ufficialità, venne impresso lo stemma del Regno. In Germania l origine dell Archivio Politico, cioè del primo nucleo di un archivio storico vero e proprio, si può rintracciare nell ufficio centrale, costituito dalla registratura della sottodivisione politica dell ufficio esteri imperiale tedesco e del Ministero reale prussiano per le attività estere. Questo ufficio centrale fu chiuso nel 1920 e i documenti confluirono nell archivio centrale, dal 1924 conosciuto sotto la denominazione appunto di Archivio Politico la cui consistenza era inizialmente di solo 15000 plichi, meno di un decimo, cioè, dell archivio attuale. http://www.archiviodistato.firenze.it/atti/aes/visone.pdf 4

L'istituzione di archivi separati per i documenti diplomatici nel sec. XIX in Italia ed in altri nuovi Stati nazionali europei I documenti più antichi in esso conservati risalgono al 1864, anno in cui venne fondato il Ministero degli Esteri della Confederazione della Germania del Nord. Attualmente gli archivi politici formano un unità di lavoro, insieme con l ufficio storico, all interno del dipartimento degli affari centrali. Nel caso della Grecia assistiamo, invece per certi versi, ad una inversione di tendenza rispetto ai Paesi finora esaminati. Il Regno di Grecia infatti fu definitivamente riconosciuto dalle Grandi Potenze con il Protocollo di Londra nel 1830, mentre l organizzazione del servizio archivi fu stabilita già nel 1822, durante il secondo anno della guerra di indipendenza ellenica. Successivamente Othon, primo re di Grecia, il 3 aprile 1833 promulgò un regio decreto che istituiva la Segreteria di Stato della casa reale e delle relazioni estere: uno dei compiti del segretario di stato era proprio quello della conservazione degli archivi della casa reale e dello Stato. Nel 1863, per decisione della seconda assemblea nazionale, la Segreteria di Stato divenne Ministero degli Affari Esteri, presso il quale esisteva un deposito generale degli archivi che solo nel 1910 si trasformò in un vero e proprio servizio archivi, dipendente dal direttore generale degli affari politici, che provvide, negli anni immediatamente successivi, alla classificazione e all ordinamento sistematico di tutti i documenti del Ministero. Da questa panoramica, necessariamente molto sommaria che abbiamo tracciato, privilegiando naturalmente il caso italiano, emerge, in conclusione, un esigenza precocemente avvertita nei vari Stati a livello pratico e organizzativo, anche se, come abbiamo visto, non sempre immediatamente tradotta sul piano normativo: la necessità, cioè, della conservazione della memoria dell attività diplomatica, quale indispensabile supporto per l azione politica e dunque, in ultima analisi, per il mantenimento e il consolidamento dell indipendenza recentemente e faticosamente conquistata. http://www.archiviodistato.firenze.it/atti/aes/visone.pdf 5