Questo tipo di struttura conchiusa si presta per l espressione di brevi γνῶμαι, ma può anche moltiplicarsi per testi di più ampia articolazione.

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L ELEGIA (ἐλεγεία)

Il distico elegiaco L elegia è caratterizzata dalla struttura del distico elegiaco, cioè la sequenza di un esametro dattilico catalettico e di un pentametro

Questo tipo di struttura conchiusa si presta per l espressione di brevi γνῶμαι, ma può anche moltiplicarsi per testi di più ampia articolazione. Gli antichi attribuiscono all elegia in origine l espressione di un carattere lamentoso-funebre, facendo derivare la sua etimologia da ἔ λέγειν (dire eh); anche se la produzione elegiaca superstite testimonia che la sua destinazione prevalente doveva essere piuttosto quella simposiale, dove in genere era cantata con l accompagnamento dell αὐλός. Occorre distinguere fra i poeti che hanno utilizzato il distico elegiaco (come il giambografo Archiloco) quelli classificati come elegiaci in senso stretto (Callino, Tirteo, Mimnermo, Solone, Teognide, Focilide, Senofane). Essi testimoniano, nella distinzione della loro personalità, ma anche nella affinità, la significativa ricchezza di tematiche connesse con questo metro, che andava dalla tematica sapienzale, a quella amorosa, da quella politica a quella bellica, fino alla riflessione metapoetica. I poeti elegiaci sono in genere accomunati da un origine aristocratica, di cui esprimono l ἤθος nella sua varie forme.

Alcuni elementi comuni Il richiamo alla μεσότης (μετριότης) connesso alla sapienza delfica - espressa nei suoi motti μηδὲν ἄγαν, niente di troppo e γνῶθι σαυτόν conosci te stesso, cioè i tuoi limiti umani - che deve applicarsi nell uso della ricchezza, nel godimento simposiale del vino, nelle relazioni amorose, nel governo della πόλις; La celebrazione del banchetto vissuto in uno spirito di κόσμος e di ἁρμονία (stessa radice di ἀραρίσκω, ἀρμόζω e di ἄρτιος, e del latino ars) segno della civiltà aristocratica dei componenti; Il sostanziale conservatorismo politico, volto a scongiurare innovazioni sovversive e in senso specifico l instaurazione di tirannidi La prevalenza (non esclusiva, cfr. Mimnermo) dell amore efebico in un famoso distico di Solone significativamente associato ad altri status symbol dell aristocrazia come il possesso dei cavalli, legati alla guerra ma ancor più alle gare panelleniche, e dei cani, legati alla caccia : esso assolveva la funzione di permettere la formazione del giovane ἀγαθός al sistema valoriale e l inserimento entro il gruppo rigidamente esclusivistico degli ἑταῖροι, all interno del quale si forma il concetto della καλοκἀγαθία.

L elegia parenetica Callino, di Efeso (VII sec.), scrive un elegia parenetica (παραίνεσις, esortazione) a combattere, contestualizzabile nella lotta contro i Cimmeri. Tirteo: spartano (ma secondo la tradizione di origine ateniese). Vive all epoca della II guerra contro i Messeni (II metà VII sec. a. C.), che portò all abbandono di terreni coltivati e all impoverimento dei piccoli proprietari terrieri con richieste di redistribuzione dei terreni e di mutamenti. Nelle sue elegie si erge a difensore della costituzione (rhetra) di Licurgo. Elegia parenetica ai giovani, probabilmente coinvolti in queste recriminazioni politiche: I parte (per alcuni critici originalmente distinta) al congiuntivo esortativo I plurale; II parte, con esplicito indirizzo ai giovani all imperativo II persona plurale. Temi: vergognosa condizione di chi cede ai nemici e abbandona la patria; invito ai giovani a serrare le fila nella formazione oplitica e non lasciarsi superare in eroismo dai vecchi. Topos omerico (Iliade, 22) invertito in sequenza: nelle parole di Priamo un giovane morto è bello, ma non c è spettacolo più penoso di un vecchio ucciso e divorato dai cani; in Tirteo un vecchio morto è penoso (anche qui immagine degli αἰδοῖα), ma un giovane morto è bello e amato da tutti. Invito finale a combattere piantati sui piedi e mordendosi il labbro.

Mimnermo (II metà VII sec.), Nato forse a Colofone, forse a Smirne, di cui celebrò l origine. In età alessandrina le sue elegie furono raccolte in 2 libri di elegie, uno dei quali dedicato all etera flautista Nannò, l altro alla Smirneide. Le elegie superstiti, che non fanno riferimento diretto alla flautista, si concentrano sul tema della fugacità della giovinezza e dell amore ad essa connesso. Nel fr. 2 abbiamo la ripresa della similitudine omerica (lliade VI, 145 ss. mancato duello fra Glauco e Diomede; ma anche XXI, 461-66 Apollo parla a Poseidone) del rinnovarsi della natura, paragonato nelle parole di Glauco al fluire delle generazioni, mentre per Mimnermo le foglie sono riferite, in una prospettiva strettamente individuale, al fluire della giovinezza. La seconda parte dell elegia è dominata dal tema della vecchiaia.

Solone Di famiglia nobile, ma non ricca, nel 594-593 viene chiamato come διαλλακτής per conciliare le tensioni sociali presenti ad Atene: crisi dei piccoli proprietari terrieri (favorita dalla divisione ereditaria dei fondi) che erano costretti ad ipotecare i terreni a favore dei grandi possidenti e potevano essere fatti schiavi per debiti; progressiva pressione dei nuovi arricchiti per avere potere nella città. Attua provedimenti a favore dei poveri (σεισάχθεια, scuotimento dei pesi, forse i debiti o le ipoteche sui terreni, oppure una svalutazione della moneta che ridusse l entità dei debiti; eliminazione della schiavitù per debiti e riscatto degli ateniesi fatti schiavi), mentre ristrutturò la costituzione in senso timocratico, suddividendo i cittadini in 4 classi, che non tenevano conto dei privilegi del γένος, ma del reddito terriero (pentacosiomedimni, ἱππεῖς, zeugiti e teti), attribuendo le cariche solo alle prime due. In un frammento risponde idealmente a Mimnermo, che si augurava di vivere solo fino a 60 anni, augurandosi di vivere fino ad 80. Secondo la tradizione usò la cosiddetta elegia di Salamina come discorso pubblico fingendo di essere impazzito e di credersi un araldo, per aggirare il divieto pubblico di parlare di guerra per strappare l isola ai megaresi.

L opera poetica La tematica politica emerge in varie elegie, destinate a fare da sostegno teorico alla sua opera di riforma, parte delle quali sono trasmesse nella Vita di Solone di Plutarco (II sec. d. C). Le più lunghe, forse complete, trasmesse rispettivamente da Demostene e Stobeo, sono l elegia dell Eunomia e l elegia alle Muse: la tematica è politica, ma forse erano destinate al simposio. In esse non occorre ricercare un sistema filosofico coerente, ma un flusso di considerazioni moralistiche che rappresentano comunque il mondo etico dell autore.

Le due elegie principali di Solone L Elegia alle Muse, dopo l epiclesi, afferma la fede nella giustizia di Zeus, infallibile, anche se non tempestiva (la punizione può anche ricadere solo nei discendenti); segue una riflessione sulle vane speranze dell uomo e sull imprevedibilità del destino umano, che sembra contraddire il senso di giustizia, peraltro riaffermata in conclusione. L Εὐνομία afferma la protezione di Atena sulla città, ma poi passa al tema dell ingiusta ricchezza e dell inappagabile κόρος (sazietà, o piuttosto insaziabilità) che degenera in ὕβρις e che inevitabilmente si attira ἄτη da parte degli dei; la ricchezza ingiusta è all origine dei conflitti sociali interni alla πόλις. La parte conclusiva oppone l Εὐνομία della città bene coesa dove tutte le cose sono εὔκοσμα (e ἄρτια (bene connesse), alla Δυσνόμια.

Teognide Originario di Megara Nisea in Grecia (per Platone Megara Iblea in Sicilia), vive in una situazione di tensione sociale legata all emergere di nuovi ricchi che soppiantano la vecchia aristocrazia, periodo generalmente identificato in quello successivo alla tirannide di Teagene, peraltro di cronologia discussa (VII-VI sec.). Si tende comunque a circoscrivere Teognide nell ambito del VI secolo). Al suo nome è attribuito un libro di 1220 distici elegiaci trasmesso in tradizione diretta medioevale (unico caso per la lirica arcaica assieme agli epinici di Pindaro), assieme ad un secondo di 58, di esclusiva tematica pederotica. In realtà si tratta di compilazioni di elegie di vari autori, probabilmente fissate in età bizantina, sulla base di sillogi (raccolte) gnomiche o repertori destinati alla performance simposiale, in cui le originarie catene tematiche (sviluppo di un tema da parte dei convitati, che prendevano la parola passandosi un ramo di mirto) sono in parte ancora percepibili. In questo corpus troviamo presenti quasi tutte le tematiche gnomiche proprie dell elegia: sapienziale, politica, religiosa, erotica.

Κύρνε, σοφιζομένῳ μὲν ἐμοὶ σφρηγὶς ἐπικείσθω τοῖσδ ἔπεσιν, λήσει δ οὔποτε κλεπτόμενα, 20 οὐδέ τις ἀλλάξει κάκιον τοὐσθλοῦ παρεόντος ὧδε δὲ πᾶς τις ἐρεῖ Θεύγνιδός ἐστιν ἔπη τοῦ Μεγαρέως πάντας δὲ κατ ἀνθρώπους ὀνομαστός. ἀστοῖσιν δ οὔπω πᾶσιν ἁδεῖν δύναμαι οὐδὲν θαυμαστὸν Πολυπαΐδη οὐδὲ γὰρ ὁ Ζεὺς 25 οὔθ ὕων πάντεσσ ἁνδάνει οὔτ ἀνέχων. O Cirno, io col mio canto voglio apporre un sigillo a questi versi, né mai saranno rubati di nascosto né alcuno guasterà quel che hanno di buono, e ognuno dirà: sono versi di Teognide, il Megarese. Fra tutti gli uomini è illustre il suo nome. Eppure non mi riesce ancora di piacere a tutti i concittadini. Niente di strano, o figlio di Polipao! Nemmeno Zeus piace a tutti, quando manda o quando nega pioggia»

Le parti strettamente attribuibili a Teognide sono caratterizzate dall apostrofe al suo ἐρώμενος, il giovane Cirno figlio di Polipao (potrebbero essere nomi parlanti: Illegittimo figlio di Arrichito ). L autore, che lamenta il sovvertimento delle classi sociali nella sua patria, in cui gli ἀγαθοί- ἐσθλοί sono soppiantati dai κακοί-δειλοί; la città sembra partorire una tirannide. Domina una concezione rigidamente esclusivistica dell aristocrazia, arroccata nella difesa del suo mondo etico. Nei vv. 19-26 il poeta invita a porre (o lo fa egli stesso) un sigillo (σφρηγίς ionico = σφραγίς attico) ai suoi versi, perché non siano alterati. Tale sigillo è stato variamente interpretato come riferito al nome di Cirno, al nome di Teognide, al gruppo dei versi in questione, ai versi precedenti, ad un fantomatico sigillo del silenzio, al mondo etico di Teognide, alla messa per iscritto del libro intero, ad una copia ufficiale specificatamente depositata, ad un sigillo materiale, ad una pura metafora. Si può pensare che il riferimento riguardasse, più che un impossibile antifurto, la stessa trasmissione dei suoi versi nei simposi a suo nome, che doveva assicurare la fama del poeta. L idea alta che il poeta aveva di se stesso è confermata nel passo in cui prevede per Cirno un immortalità legata ai propri versi.

Senofane di Colofone (II metà VI sec. a. C.) Nato a Colofone (Asia Minore), ma poi emigrato (anche a Velia-Elea) fu autore di elegie (fra cui una celebrazione dell armonia fondata sul κόσμος del banchetto e due perdute sulla fondazione di Colofone e di Elea) ma anche di un opera in esametri alternati a trimetri giambici, i Silli, in cui esprime tematiche filosofiche di rottura : critica dell antropomorfismo degli dei a partire da un idea relativistica, affermazione di un dio-tutto (ὅλος) trascendente come pensiero motore di tutte le cose.