Bambini Indaco e papaveri gialli di Gilda Bertan



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Transcript:

Quaderni Bellunesi www.quadernibellunesi.it Bambini Indaco e papaveri gialli di Gilda Bertan Commento di Franco Da Ronch Con piacere che parlo del libro:bambini indaco e papaveri gialli edito da Antigone credo sia una collana della casa editrice Boringhieri,della mia collega ed amica che è da molti anni impegnata nel lavoro con i bambini autistici.il libro parla appunto di un bambino autistico. L autismo è una delle patologie più gravi e più difficili da curare, ancora non sono chiare le cause di questa malattia se dipende da un deficit nello sviluppo emotivo, da cause biologiche organiche, o traumatiche, forse un insieme di situazioni sfortunate. Il libro cerca di descrivere in una narrazione semplice e tenera questa impegnativa patologia. Questo breve romanzo è ambientato in Alleghe più precisamente a Fertazza che pare sia uno dei più antichi insediamenti della zona,ai piedi del Civetta la città incantata come la chiamavano gli antichi alpinisti per la sua possente bellezza.

Non credo che la scelta del luogo di ambientazione del romanzo sia dettata solo dall amore per la montagna dell autrice che del resto è anche una provetta scalatrice. Penso invece che la montagna,secondo me il Civetta più di altre magica e misteriosa possa con le sue metafore dirci alcune cose sull autismo. In fondo la stessa idea della salita e della scalata della montagna richiama alla mente non solo la fatica della vita nelle sue glorie e nelle sue sconfitte ma anche la fatica della nascita,sia fisica che psicologica.i bambini autistici non sono veramente mai nati dal punto di vista psicologico. A questo proposito della scalata della montagna ho riletto in questi giorni un libro di un grande scalatore Domenico Rudatis anche lui di Alleghe forse abitava proprio a Fertazza o a Coi non ricordo bene: nel suo ultimo libro Liberazione il sotto titolo è: Avventure e misteri nelle montagne incantate, parla proprio della scalata come una forma di psicoterapia,di trasformazione interiore,di sviluppo non solo psicologico ma anche come una possibile strada di conoscenza religiosa e spirituale. Lui dice : La liberazione (credo intesa come sviluppo e maturazione del Sé e libertà dalle identificazioni alienanti) effettivamente comincia quando investe ed affronta il significato generale ed i valori della nostra stessa esistenza trovo che queste poche parole descrivano efficacemente il cambiamento psicologico che cerchiamo di promuovere nei nostri pazienti e mi hanno richiamato alla mente il concetto di cambiamento catastrofico studiato da Bion uno psicoanalista inglese molto seguito in Italia che ha cambiato il modo di vedere il funzionamento della mente e della stessa psicoanalisi.

Trovo che la bellezza delle montagna i suoi colori,,le albe e i tramonti belli in ogni stagione,ha un armonia,in questa sua armonia possiamo trovare sia il conflitto che l amore. Da una parte la forza verticale strutturante del padre, aggressiva,a volte distruttiva,dall altra insieme,simultaneamente l aspetto accogliente seducente e tenero della madre. Questi riferimenti di base,di holding,cioè di sostegno, di impianto strutturante e il contenimento emotivo come gli chiamano gli psicologi,che sono legati alla funzione paterna e alla funzione materna, sono i fondamenti psichici e mentali su cui si organizza il rapporto con la realtà, si struttura la personalità e condizionano il nostro essere al mondo. E proprio la costruzione del rapporto con la realtà, il senso della realtà e di conseguenza lo sviluppo armonico della personalità che viene compromesso dalla patologia autistica. L autismo è diverso,più grave,della psicosi che è un'altra patologia psichica seria ed impegnativa. Mentre nella psicosi ci si allontana, si fugge da una realtà diventata insopportabile e invivibile,attraverso pesanti meccanismi di difesa come la dissociazione e la negazione usati per sopravvive psicologicamente ad una realtà difficile.ma rinunciando a parti della realtà insieme se ne va parte della nostra vitalità e il senso del nostro esistere,e,alla fine lo stesso Io si impoverisce. Nell autismo invece il contatto con la realtà non si è mai stabilito in modo soddisfacente e armonioso, il problema non solo quello di evitarla e proteggersi come nella psicosi ma di come entrare in relazione con la realtà viva del mondo. I bambini autistici per qualche ragione che non so, sono molto sensibili alla bellezza,anche se allo tesso tempo sembrano disinteressati alle persone e al mondo che noi conosciamo, distaccati e lontani da sembrare degli extraterrestri.

Sono convinto che la natura,la sua bellezza, abbia delle potenzialità terapeutiche e nel contatto con essa si possano attivare alcune risorse che la patologia ha danneggiato o spento.non solo nel bambino ma anche nelle persone che se ne prendono cura perché queste malattie mettono a dura prova i genitori soprattutto le mamme così esposte ad un continuo ed esasperante senso di impotenza e frustrazione. Aiutando sia il bambino che la madre nella cura si rianima la fiducia e la speranza quando sembrano ormai perse, riuscire a pensare,anche nelle situazioni più difficili,dove tutto sembra fermo ed immobile che qualcosa possa cambiare. Questa è la funzione della cura della terapia riattivare delle risorse delle energie dove ormai tutto sembra perduto e sembra esserci solo il deserto. Mi pare che questa sia il compito la funzione dei vari personaggi del romanzo che ruotano intorno alla mamma Anna e il suo bambino autistico Carlo. La funzione terapeutica la vedo particolarmente significativa e forte nella figura di Teresina l anziana montanara che ha la naturalezza,l autenticità e il buon senso di chi nella vita ne ha viste tante. E di chi ha attraversato tante esperienze anche negative e dolorose senza però perdere, per cosi dire,la fede nella vita,che non vuol dire un ottimismo fine a se stesso, ma una fiducia nelle capacità autogenerative e autocurative della natura. Il buon senso di Teresina trasforma agli occhi della mamma l incomprensibilità sfuggente del bambino in qualcosa di accettabile,comprensibile quasi normale,permettendo così ad Anna, mamma depressa,stanca e sfiduciata di aprirsi di nuovo all amore. La forte suggestione della ambientazione del racconto,ai piedi del Civetta e il mio amore per questa montagna ha mescolato nella mia mente il libro della Gilda Bertan di cui mi ero proposto di parlare: Bambini indaco e papaveri gialli con quello di Domenico Rudatis: Liberazione

Credo che questo sia successo proprio perché considero l ambiente il paesaggio la geografia dei luoghi a cui apparteniamo molto importanti dal punto di vista psicologico. L infanzia,il posto dove siamo nati,le figure,i personaggi con cui ci siamo identificati non riguardano solo la nostra biografia ma sono un fondamento su cui si iscrive la nostra psicologia se non il nostro destino di persone. Nello sviluppo psichico ed emotivo una parte fondamentale e vitale è rappresentata dall ambiente da cui il bambino non è ancora separato. Si nasce un po alla volta, all inizio siamo un unità con la madre e con l ambiente Uno psicanalista e pediatra inglese: Winnicott ha posto particolare enfasi ed importanza al ruolo dell ambiente,per lui all inizio una parte vitale è rappresentata dall ambiente che il piccolo bambino non ha ancora separato da sé. Sottolinea quindi l importanza dell atmosfera del clima in cui si cresce come se il bambino avesse bisogno di due tipi di assistenza una mamma che soddisfa le necessità i bisogni urgenti e il contesto in cui si svolgono le cure,cioè di una madre ambiente che con le sue caratteristiche di affidabilità e costanza dà quella tranquillità e sicurezza che permette al bambino di superare le angosce della crescita e dello sviluppo.