Castello di Lanciano visto dal borgo di Mecciano. Foto: E. Orsomando



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SCUOLA DI SCIENZE AMBIENTALI FONDAZIONE MA.SO.GI.BA. COMUNE DI CASTELRAIMONDO ARCIDIOCESI DI CAMERINO - SAN SEVERINO MARCHE BENI AMBIENTALI E CULTURALI DELLA FONDAZIONE MARIA SOFIA GIUSTINIANI BANDINI a cura di Ettore Orsomando e Pier Luigi Falaschi per me un piacere presentare questo splendido quaderno ricco di contributi e di immagini allettanti e battistrada a pubblicazioni È più vaste ed organiche concepito per offrire al lettore alcune peculiarità dei beni ambientali e culturali della Fondazione di Religione Maria Sofia Giustiniani Bandini (MA.SO.GI.BA), istituita con Decreto Arcivescovile del 16 Novembre 1981, riconosciuta a tutti gli effetti giuridici e civili con Decreto del Presidente della Repubblica del 3 Giugno 1982, n. 584. I preziosi beni della Fondazione, trasmessi generosamente con atto testamentario dalla Principessa Giustiani Bandini agli Arcivescovi pro tempore dell Arcidiocesi di Camerino, in quegli anni non ancora ricongiunta con San Severino Marche, comprendono il Castello di Lanciano, nobilitato da straordinarie opere d arte, la Torre del Parco, terreni agricoli, boschi secolari e pascoli, con specie vegetali e zoologiche molto significative sotto l aspetto storico-naturalistico. Nel suo complesso, il patrimonio della Fondazione rappresenta un unicum ambientale storico-artistico, con testimonianza di vita ivi condotta, non riscontrabile in nessun altra località delle Marche. Francesco Giovanni Brugnaro Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche Foto: E. Orsomando Castello di Lanciano visto dal borgo di Mecciano CAMERINO 2010

MA.SO.GI.BA. EttorE orsomando* PROFILO TERRITORIALE: GEOGRAFIA, GEOLOGIA, CLIMA, PAESAGGIO GEOGRAFIA. Il territorio della Fondazione, come si può rilevare dalla Carta del Paesaggio Vegetale a lato, interessa una superficie (93 ettari circa) ripartita in quattro aree (A-B-C-D), di cui una maggiore (A) e due minori (B-C) vicine tra loro site nell Alta Valle del Fiume Potenza e una piccolissima (D) più distante dalle precedenti sita nell Alta Valle del Fiume Esino. Le quattro aree, che ricadono per intero nella Provincia di Macerata, sono molto diverse per altitudine e per aspetti morfologici, idrogeologici e paesaggistici. La più grande, Area A, di 47 ettari circa, estesa lungo i Piani di Lanciano, con al centro il Castello di Lanciano (332 m) e contigua alla Strada Statale Settempedana 361, interessa i primi terrazzi fluviali del Fiume Potenza (situati nei Comuni di Castelraimondo, Camerino e Pioraco) tra la località Case Pianicelle (380 m), posta a Sud-Ovest, e Torre del Parco (312 m), situata a Nord-Est, poco distante da Castelraimondo. La seconda, Area B, di 26 ettari circa, che circonda il Casale di Mecciano (411 m), si trova nel Comune di Camerino a monte della Strada Statale Muccese 256, che sale a Camerino attraversando il territorio di primo insediamento della dinastia dei da Varano. La terza, Area C, di 18 ettari circa, è collocata tra Case Cammarello (407 m) e la Zona Industriale Piani di Lanciano (tra 315 e 360 m), nel Comune di Castelraimondo. La quarta, Area D, poco maggiore di 2 ettari, la più distante dai Piani di Lanciano, si trova nel Comune di Esanatoglia e riguarda la cosiddetta Villa del Seminario (558 m) con la corte e un frammento di bosco (nelle carte geografiche segnata con il toponimo Convento dei Cappuccini), posta in prossimità di un tornante della strada che si snoda lungo il versante Est del Monte Corsegno (998 m) e porta all Eremo di San Cataldo (763 m), costruito tra le nude rocce calcaree biancastre di maiolica, dal quale si spazia sul paesaggio dell Alta Valle dell Esino e dei Monti Sibillini. Il territorio della Fondazione pertanto, fatta eccezione per la piccola Area D situata nel Bacino dell Esino, si articola prevalentemente lungo il Fiume Potenza, uno dei maggiori corsi d acqua della Provincia di Macerata, in un ambito planiziare ritenuto tra i più interessanti dell Alto Maceratese dal punto di vista naturalistico, anche se ultimamente devastato dalla presenza di insediamenti industriali, costruiti senza alcun rispetto del paesaggio vegetale naturale e agrario-storico. GEOLOGIA. Nel territorio della Fondazione trovano esclusivo sviluppo le formazioni continentali di fondovalle del Neozoico (Era Quaternaria) rispetto alle formazioni marine del Cenozoico (Era Terziaria) e Mesozoico (Era Secondaria), che caratterizzano i rilievi collinari e basso-montani. Infatti, i primi terrazzi solcati dalle acque del Potenza e quelli immediatamente di ordine superiore (Area A) sono in prevalenza costituiti da sedimenti alluvionali attuali e recenti (depositi di ghiaie e limi del Quaternario), mentre i rilievi collinari di Mecciano e Cammarello (Aree B e C) sono composti da molasse in banchi e strati con alternanze marnoso-arenacee e argille (Era Terziaria). Le formazioni più antiche (riferibili al Mesozoico), rappresentate dai calcari di maiolica e calcari marnosi con noduli di selce, interessano la località Villa del Seminario di Esanatoglia (Area D). CLIMA. Le caratteristiche climatiche che contraddistinguono le quattro aree (A, B, C, D) della Fondazione sono essenzialmente correlate alla presenza delle acque dei Fiumi Potenza ed Esino, alla CARTA DEL PAESAGGIO VEGETALE Boschi di caducifoglie Boschi igrofili ripariali Prati-pascoli Pascoli aridi Colture erbacee e arboree Alberate con querce Pioraco Pioraco Scala 1: 12 000 Edifici storici, case rurali, orti e incolti Aree prive di vegetazione Stazioni di Bosso (Buxus sempervirens) Itinerari naturalistici Parco aperto al pubblico Confine della Fondazione: Aree A, B, C, D posizione geografica e al regime delle piogge e delle temperature in funzione dell altitudine. Sulla base dei suddetti principi e dei valori termo-pluviometrici rilevati in alcune stazioni meteorologiche dei dintorni del territorio della Fondazione, il clima, a grandi linee, può essere rapportato a quello di tipo submediterraneo che, in relazione ai boschi naturali, si evidenzia con la presenza di alberi caducifogli, prevalentemente querce (Quercus pubescens s.l.) I valori delle precipitazioni medie annue infatti si aggirano attorno ai 1000-1100 mm, con massimi stagionali in autunno-inverno (per complessivi 640 mm di pioggia). Le temperature medie annue oscillano attorno agli 11-12 C, mentre la curva termica annuale quasi sempre presenta un andamento graduale, crescente da gennaio fino a luglio-agosto per poi decrescere in modo più repentino fino a dicembre. Gli inverni di norma non sono molto rigidi e i mesi più freddi sono dicembre, gennaio e febbraio ed i più caldi luglio e agosto. Queste condizioni climatiche, che valgono per i rilievi pianeggianti di Lanciano, collinari di Cammarello e di Mecciano (Aree A-B-C), quasi mai determinano periodi di aridità estiva intensa e prolungata. L area che circonda la Villa del Seminario (Area D) si Seppio Seppio AREA A - Piani di Lanciano Brondoleto contraddistingue per essere una zona microclimatica con valori di termofilia più elevati, dovuti alla favorevole esposizione e alla presenza del substrato roccioso calcareo. Ciò è attestato dalla presenza del Leccio (Quercus ilex), sclerofilla sempreverde e specie elettiva dell ambiente a clima mediterraneo, dalla chioma di colore verde scuro che in cenosi rupestri circonda l Eremo di San Cataldo, esaltando (particolarmente in inverno) il bianco delle rocce calcaree di maiolica. 2 * Geobotanico - Università di Camerino Foto: E. Orsomando 3 Brondoleto AREA C - C. Cammarello Seppio Seppio Pioraco Pioraco Tomba dei coniugi Gravina-Bandini Chiesa S.M. in Lanciano Ingresso Fondazione Castelraimondo Castelraimondo AREA A - Piani di Lanciano AREA B - Casale di Mecciano Il Castello di Lanciano, circondato da boschi caducifogli in aspetto invernale, visto dai pressi di Seppio. Sullo sfondo la dorsale appenninica innevata, dominata dal Monte S. Vicino (1.485 m). Castelraimondo Seano Seano Camerino SS 256 MUCCESE Castelraimondo ex Campo di Concentramento Eremo di S. Cataldo Scala 1: 7 500 Camerino Torrente AREA D - Villa del Seminario già Convento dei Cappuccini

MA.SO.GI.BA. Paolo EttorE Fusacchia orsomando* e PiEtro salomone Il paesaggio è l espressione più diretta della risultante degli elementi della natura abiotica (geologia, morfologia, idrografia, suolo e clima), biotica (piante, animali selvatici, uomo con le attività esercitate nel corso dei secoli) e della combinazione di fattori d ordine storico e socio-economico. L importanza, la qualità, la bellezza del territorio della Fonda zione sono essenzialmente legate alla singolarità dell insieme paesaggio vegetale-paesaggio agrario incentrato in un ambiente planiziare dominato dai monumentali complessi storici Castello di Lanciano e Torre del Parco. L elemento principe paesaggistico ambientale è costituito dai boschi con querce caducifoglie secolari, che rivestono i terrazzi fluviali del Potenza e che, malgrado le storiche modificazioni antropiche subite (riduzione di superficie e frammentazione), presentano elevato interesse come preziosi biotopi relitti (serbatoi di biodiversità) e come nodi focali della Rete Ecologica dell Alta Valle del Potenza (strumento di collegamento fisico e di interscambio di specie animali e vegetali con i monti limitrofi e con le aree naturali protette della dorsale umbro-marchigiana). Ciò anche in considerazione del fatto che nelle pianure fluviali italiane la vegetazione arborea primaria è stata, nel corso dei secoli, distrutta o ridotta a sottili cortine lungo le rive dei fiumi (per lo più sostituita da specie esotiche naturalizzate) per lasciare spazio all agricoltura e agli insediamenti umani e industriali. Di seguito vengono illustrati gli ambienti o habitat che, per esten sioni maggiori o per peculiari aspetti floristici, esaltano il verde paesaggistico della Fondazione, molto vario e di notevole interesse scientifico. Boschi caducifogli di Roverella (Quercus pubescens s.l.). Si tratta di boschi con esemplari di querce, anche ultrasecolari, che rivestono la pianura di Lanciano e parte dei rilievi scoscesi che circondano la Villa del Seminario. Nella piana di Lanciano, tali boschi, che ricoprono i terreni alluvionali dei primi terrazzi fluviali del Potenza, rappresentano gli ultimi residui dell originaria foresta planiziare mesofila, che dai dintorni della Torre del Parco si estendeva fino ai pressi di Pioraco. La loro sopravvivenza è particolarmente legata alla storia della dinastia dei da Varano che, a partire dalla seconda metà del Duecento, dispose del territorio e vi stabilì opere difensive e dimore pregevoli. Il bosco, pur presentando un certo tipo di degrado (soprattutto per le continue ripuliture del sottobosco e per le introduzioni di specie arboree non indigene) conserva ancora stazioni di specie biogeograficamente significative. Attorno alla Villa del Seminario i boschi di Roverella si distinguono per essere sviluppati su terreni calcarei scoscesi e poco profondi, per presentare un grado di termofilia accentuato dovuto alla favorevole esposizione e alla presenza di Carpino nero (Ostrya carpinifolia). Boschi igrofili ripariali. Le sponde del Fiume Potenza sono ricoperte da un esigua fascia di vegetazione legnosa igrofila a prevalenza di Salice bianco (Salix alba), Ontano nero (Alnus glutinosa), Pioppo bianco (Populus alba) e Olmo campestre (Ulmus minor), sovrastata da alberi di Pioppo nero (Populus nigra), con le rampicanti Luppolo (Humulus lupulus), Dulcamara (Solanum dulcamara) e Tamaro (Tamus communis). Spazi sabbiosi sono ricoperti dalle vistose pioniere Farfaraccio (Petasites hybridus) e Carice maggiore (Carex pendula). Prati-pascoli e pascoli aridi. Sono le formazioni erbacee semi naturali a prevalenza di graminacee, che si sviluppano nelle aree pianeggianti (prati postcolturali aperti al pubblico) o lungo le scarpate aride e soleggiate, talvolta con presenza di cespugli. Colture erbacee e arboree con alberate. Sono costituite dalle coltivazioni primaverili-estive (cereali), estivo-autunnali (Mais e Girasole) e da vigneti, noceti, erbai con la presenza di querce secolari isolate (querce camporili) o allineate a delimitare i campi e i margini delle tortuose e strette strade rurali. Stazioni di Bosso (Buxus sempervirens). Si tratta di fitocenosi monospecifiche, determinate dal Bosso o Bossolo, specie sempre verde, conosciuta per essere coltivata nei giardini e molto usata in arte topiaria, che vive a cespugli bassi, alti e ad alberello. È specie relitta dell Era Terziaria, che fino alle prime glaciazioni era molto diffusa in ambienti submediterranei, mentre con le successive vicende climatiche è divenuta via via meno frequente, sino a conservarsi in limitate aree di rifugio. In Italia allo stato naturale manca in diverse regioni. Nelle Marche si trova solo in localizzate stazioni. Nel territorio della Fondazione folti e rigogliosi esemplari si rinvengono nei sottoboschi e ai piedi del Castello, con individui dai tronchi superiori ai 30 cm di diametro. Roverella (Quercus pubescens Willd. s. l.) ultrasecolare, patriarca dei boschi di Lanciano. Nel box, Fomes fomentarius (L.) Fr., fungo parassita lignicolo. PAESAGGI E HABITAT Tratto del Fiume Potenza, chiuso dalla vegetazione igrofila, nel periodo di siccità estivo-autunnale. Laghetto, situato a Sud del Castello di Lanciano, con le acque ricoperte da un denso tappeto di Lenticchia d acqua (Lemna minor L.). Nel box, esemplari della piccolissima cormofita acquatica. 4 * Geobotanico - Università di Camerino Foto: E. Orsomando. Determinazione del fungo: E. Bini 5

MA.SO.GI.BA. Paolo EttorE Fusacchia orsomando* e PiEtro salomone PAESAGGI E HABITAT Canale artificiale, che ora alimenta la centrale idroelettrica di Lanciano, attraversato da un vecchio ponte, in arenaria e laterizio, che porta al Castello. Visione invernale di sottobosco caratterizzato da cespugli (bassi e alti) sempreverdi di Bosso (Buxus sempervirens), specie relitta dell Era Terziaria. Nel box, parte di un tronco di Bosso di oltre 30 cm di diametro. Veduta, da un torrione del Castello di Lanciano, dei boschi planiziari di querce caducifoglie che si estendono fino alla Torre del Parco. Sullo sfondo le alture che circondano Castelraimondo. Prato-pascolo sottostante il Castello di Lanciano, con l edificio della centrale idroelettrica. Sulla sinistra, un tratto del Fiume Potenza. Sulla destra, il viale alberato che sale al Castello. 6 * Geobotanico - Università di Camerino Foto: E. Orsomando 7

MA.SO.GI.BA. EttorE orsomando* e FEdErico maria tardella** ASPETTI FLORISTICI Il termine flora, come è noto, indica il complesso delle specie vegetali che vivono spontanee in un area geografica ben circoscritta. La flora può riguardare l insieme di Muschi ed Epatiche (Flora delle Briofite), di Licheni (Flora dei Licheni), di Funghi (Flora dei Funghi) o di piante superiori dette Tracheofite o Cormofite (Flora Vascolare) per la presenza di tessuti conduttori sulle radici, fusto e foglie. I nomi scientifici delle specie vegetali, secondo la nomenclatura botanica del grande naturalista Carlo Linneo (1707-1778), sono espressi dall unione di due parole in lingua latina, di cui la prima (con l iniziale maiuscola) indica il genere, la seconda (iniziale minuscola) designa la specie, di regola seguita dalla sigla del nome dello studioso che per primo l ha descritta. Nelle flore le specie sono elencate secondo criteri d ordine sistematico-evolutivo. Nel repertorio fotografico che segue le 34 specie considerate, si susseguono, per semplicità, dalle forme più primitive (Muschi, Epatiche, Licheni e Funghi) a quelle vascolari (Equiseti, Felci e Fanerogame), suddivise in categorie fisionomiche e biologiche (arbusti, alberi ed erbe). Per facilitare il riconoscimento con l esatta denominazione scientifica, le 34 specie sono state scelte tra le più appariscenti per i fiori, i frutti e le foglie, le più caratteristiche dell habitat, le più importanti perché classificate rare o di valore storico per l origine risalente a milioni di anni fa. La composizione della flora di un area qualsiasi non è mai casuale, ma dipende dalle sue vicende geologiche, climatiche e antropiche. Nel territorio della Fondazione, le specie vascolari presenti tra indigene, esotiche naturalizzate e coltivate sicuramente superano di molto le centinaia di taxa; un apposito inventario floristico non è stato mai realizzato, tuttavia, per il valore naturale dell ambito forestale planiziare e per la notevole rilevanza storica del Castello di Lanciano, più studiosi vi hanno erborizzato. Preziosi e importanti sono gli antichi campioni di erbario, attribuibili a Vincenzo Ottaviani (1790-1853), insigne micologo e botanico marchigiano del primo Ottocento, conservati nell Archivio della Fondazione e quelli più recenti custoditi nell Erbario dell Università di Camerino, dovuti alle erborizzazioni dei botanici che vi operano. Pellia endiviifolia (Dicks.) Dumort. Epatica tallosa, con abbondanti rizoidi filiformi bianchi sulla pagina in fe riore, che si sviluppa a tappeto verde intricato nei luoghi stillicidiosi. Equiseto massimo - Equisetum telmateja Ehrh. Pianta con fusto sterile ramificato e verde. Nel box, fusto non ramificato fertile, con sporofillo apicale giallo-rossastro. Hypogymnia physodes (L.) Nyl. Lichene (simbiosi tra Fungo e Alga) a tallo folioso grigio chiaro, circondato dal Muschio Leucodon sciuroides (Hedw.) Schwägr. Fungo corallo - Clathrus ruber Mich. ex Pers. Micete sferoidale spugnoso e reticolato, a maglie rosso vivo, che cresce a fine estate sui terreni umidi ricoperti di foglie. Lingua cervina - Phyllitis scolopendrium (L.) Newman Felce dolce, Licorizio - Polypodium vulgare L. Felce dalle fronde lanceolate (oltre 30 cm) a base cordata. Nel box, sori lineari (sporangi) nella pagina inferiore della fronda. Felce dalle fronde con segmenti sempre più corti verso l apice. Nel box, i sori (sporangi) rotondi nella pagina inferiore della fronda. Prugnolo spinoso - Prunus spinosa L. Berretta da prete, Fusaria - Euonymus europaeus L. Vitalba, Clematide - Clematis vitalba L. Rosa selvatica, Rosa spina - Rosa canina L. Arbusto caducifoglio delle siepi, ricco di spine (rami afilli trasformati) e frutti (drupe) bluastri. Nel box, gruppi di fiori bianchi. Arbusto caducifoglio delle siepi con le foglie rosse o gialle in autunno e frutti (capsule) rosso-aranciato che si aprono in quattro valve. Arbusto rampicante caducifoglio dai frutti (acheni) provvisti di lunghe appendici (reste) piumose e argentate in autunno-inverno. Arbusto caducifoglio delle siepi, dotato di rami con robuste spine, fiori solitari o in gruppi. Nel box, pseudo frutti (cinorrodi) carnosi piriformi. 8 * Geobotanico - Università di Camerino ** Ricercatore - Università di Camerino Foto: E. Orsomando. Classificazione: Lichene, M. C. Allegrini; Epatica e Muschio, M. Aleffi 9

MA.SO.GI.BA. EttorE orsomando* e FEdErico maria tardella** ASPETTI FLORISTICI Corniolo, Grugnale - Cornus mas L. Ligustro - Ligustrum vulgare L. Caprifoglio etrusco - Lonicera etrusca Santi Ontano nero, Alno - Alnus glutinosa (L.) Gaertn. Arbusto delle siepi e dei boschi con frutti (drupe) rossi a maturità. Nel box, gruppi di fiori gialli che compaiono prima delle foglie. Arbusto delle siepi e dei boschi con foglie semplici opposte, fiori bianchi in pannocchie terminali. Nel box, frutti (bacche) maturi neri. Pianta caducifoglia rampicante o cespugliosa con foglie semplici opposte e fiori riuniti in infiorescenze peduncolate isolate o raggruppate. Albero degli ambienti umidi con foglie verdi scure e vischiose a maturità. Nel box, infiorescenze maschili cilindriche (amenti) e frutti legnosi neri. Roverella, Cerqua - Quercus pubescens Willd. (s.l.) Cerro - Quercus cerris L. Tasso, Albero della morte - Taxus baccata L. Maggiociondolo - Laburnum anagyroides Medik. Albero caducifoglio con foglie pelose, a margine diviso in lobi e frutti (ghiande) ricoperti per metà dalla cupola. Nel box, una galla. Albero caducifoglio con foglie ruvide, coriacee, molto incise, e frutti (ghiande) ricoperti per metà dalla cupola ricciuta. Albero o arbusto sempreverde con foglie lineari-appiattite e appuntite. Il seme per lo più è chiuso da un involucro polposo (arillo) rosso vivo. Albero o arbusto con foglie divise in 3 foglioline e fiori riuniti in racemi penduli, lassi, lunghi fino a 30 cm, di colore giallo-oro. Salcerella - Lythrum salicaria L. Luppolo - Humulus lupulus L. Carice maggiore - Carex pendula Huds. Farfaraccio - Petasites hybridus (L.) P. Gaertn. Meyer et Sch. Pianta perenne dei luoghi umidi, alta fino a 2 m, con foglie simili a quelle dei salici e infiorescenze apicali di colore rosso-carminio. Pianta perenne rampicante degli ambienti umidi con foglie ruvide e frutti (acheni) avvolti nelle brattee accresciute in piccoli lampioncini. Pianta cespugliosa perenne degli ambienti umidi alta oltre 1 m, con foglie più brevi del fusto e infiorescenze a spighe. Pianta rizomatosa dei luoghi umidi con foglie larghe oltre 60 cm. Nel box, fiori (in capolini) portati in spighe terminali. 10 * Geobotanico - Università di Camerino ** Ricercatore - Università di Camerino Foto: E. Orsomando 11

MA.SO.GI.BA. EttorE orsomando* e FEdErico maria tardella** ASPETTI FLORISTICI Sedano d acqua - Apium nodiflorum (L.) Lag. Pungitopo, Piccasorci - Ruscus aculeatus L. Erba perla azzurra - Buglossoides purpurocaerulea (L.) I.M. Johnston Colchico portoghese - Colchicum lusitanum Brot. Pianta perenne dei luoghi umidi con le foglie composte da 5 a 13 segmenti dentati. Nel box, fiori bianchi riuniti in ombrelle. Arbusto di bosco con foglie appuntite (rametti appiattiti detti cladodi) e frutti (bacche) rosso brillante. Nel box un fiore. Pianta perenne di bosco con fiori terminali, quasi sessili, rossi e poi azzurrovioletti. Nel box, semi molto piccoli e duri come sassolini. Pianta bulbosa dei margini dei boschi e dei prati con fiori di colore rosamagenta che si sviluppano in tarda estate o in autunno. Campanula selvatica - Campanula trachelium L. Primula, Primavera - Primula vulgaris L. Erba trinità, Fegatella - Hepatica nobilis Mill. Anemone dell Appennino - Anemone apennina L. Pianta perenne, frequente nei margini boschivi, con le foglie basali lungamente picciolate e fiori solitari lilla-violetti o bianchi. Pianta perenne dei boschi umidi con foglie a rosetta basale e fiori picciolati con corolla giallo-zolfina macchiata alla base. Pianta perenne dei boschi umidi con le foglie divise in tre lobi uguali e fiori di colore blu-lilla, talvolta rosei o bianchi. Pianta perenne dei boschi umidi e freschi con fiori grandi, 15-23 petali, di colore variabile dal lilla all azzurro chiaro fino al bianco. Capraggine - Galega officinalis L. Cicoria, Grugni, Rugni - Cichorium intybus L. Malva, Nalbe - Malva sylvestris L. Orchidea maggiore - Orchis purpurea Huds. Pianta perenne degli incolti umidi, alta oltre 1 m, con foglie imparipennate e fiori bianco-ciclamino disposti in racemi allungati e terminali. Pianta perenne degli incolti e dei bordi delle strade con fiori azzurro chiaro isolati o a gruppi all ascella delle foglie. Pianta bienne o perenne degli incolti e dei bordi delle vie, con foglie tondeggianti e fiori peduncolati di colore rosa con strie scure. Pianta bulbosa dei prati e dei pendii erbosi, con foglie lanceolate e fiori in infiorescenza cilindrica dai tepali purpureo scuri. 12 * Geobotanico - Università di Camerino ** Ricercatore - Università di Camerino Foto: E. Orsomando 13

MA.SO.GI.BA. EttorE orsomando* e PiEtro salomone** ASPETTI FAUNISTICI ambiente naturale, seminaturale e antropico della Fondazione offre un campionario di habitat straordinariamente diver- L sificato e principalmente caratterizzato: dalla foresta planiziare relitta della piana di Lanciano; dai boschi e dalle boscaglie igrofile ripariali dei primi terrazzi fluviali del Potenza; dalla presenza di un laghetto e di un lungo canale con la vegetazione idrofitica; da siepi, boschetti, filari e alberi secolari isolati; da aree agricole con zone ecotonali (scarpate e pascoli) di transizione verso gli habitat sopra nominati. A questa rilevante eterogeneità di habitat corrisponde una ricca diversità faunistica essenzialmente costituita da numerose specie appartenenti: ai Mammiferi di piccole e grandi dimensioni; agli Uccelli di bosco con rapaci notturni e diurni e altre specie di Avifauna stanziale e migratoria; alla Fauna erpetologica, Rettili e Anfibi; ai Pesci, con individui di Trota fario; agli invertebrati, con Lepidotteri e Coleotteri. In sostanza nelle Valli del Potenza e dell Esino, dove si trovano le terre della Fondazione, nelle normali escursioni è possibile avvistare le specie faunistiche più tipiche della montagna appenninica. Nel repertorio fotografico che segue le specie zoologiche rappresentate, pur essendo ritenute tra le più diffuse della fauna marchigiana (ancora più dei paesaggi, dei boschi e delle piante fiorite), costituiscono particolare motivo di interesse e attrazione perché altrove non facilmente avvicinabili essendo specie che mirabilmente hanno imparato a fuggire o a nascondersi nei luoghi più infestati dagli uomini. Da rilevare che negli habitat della Fondazione non mancano tracce di presenze di Lupo e che è possibile lì rinvenire e osservare: aculei lasciati dagli Istrici; aree scavate dai Cinghiali per la ricerca di bulbi e radici; tane di Tasso; Aironi in cerca di cibo (pesci, rane e molluschi) nei tratti nascosti del Fiume Potenza (come nella spiaggetta ), quando, nei periodi di minima portata delle acque, affiorano a mosaico porzioni di letto ghiaiose e sabbiose; Pipistrelli, quando accompagnati dal custode Oreste si visitano le soffitte ed i vani più elevati delle torri del Castello di Lanciano e di Torre del Parco; Farfalle, grandi e piccole, dalle ali ricoperte di squame variopinte che disegnano figure vistose e belle. Macaone - Papilio machaon L. Per la vivacità degli splendidi colori e per l apertura alare, circa 8 cm, è uno dei Papilionidi più vistosi. Airone - Ardea cinerea L. Tra gli Ardeidi italiani è il più comune, il più grande e si nutre soprattutto di pesci, anfibi, topi e vermi. Rana appenninica - Rana italica Dubois Dalla pelle di colore variabile, da beige chiaro a marrone-giallastro o verdastro, è specie endemica terragnola che vive in acqua solo per la riproduzione. Moscardino - Muscardinus avellanarius L. È il Ghiro più piccolo, che ama vivere arrampicandosi sugli arbusti e sugli alberelli. In inverno fino a primavera inoltrata -- va in letargo. Upupa - Upupa epops L. Riconoscibile per il lungo becco, talvolta anche ricurvo, e particolarmente per la caratteristica lunga cresta contrattile ed erettile. Puzzola - Mustela putorius L. Mustelide di piccola statura, di abitudini solitarie e notturne, che ama vivere nei luoghi boscosi e lungo le rive dei fiumi, in prossimità delle case rurali. Istrice - Hystrix cristata L. Volpe - Vulpes vulpes L. Cinghiale - Sus scrofa L. Lupo appenninico - Canis lupus L. Grande roditore, inconfondibile per le lunghe e appuntite spine bianche e nere del corpo e i lunghi, bianchi, rigidi peli sulla testa. Pur essendo un animale solitario e notturno, è il più conosciuto perché indotto a nutrirsi di tutto: roditori, conigli, uccelli, uova, carogne e rifiuti. È il progenitore del maiale domestico; per le introduzioni è difficile rinvenire esemplari geneticamente puri. Nel box, un cucciolo con evidenti strisce. Mammifero estremamente elusivo che frequenta saltuariamente i boschi di Lanciano, fotografato in località di Brondoleto. 14 * Geobotanico - Università di Camerino ** Dottorando - Università di Camerino Foto: P. Fusacchia (Upupa, Airone e Volpe); V. Di Martino (Rana, Moscardino, Puzzola e cucciolo di Cinghiale); E. Orsomando (Istrice e Cinghiale); P. Salomone (Macaone); L. Bonifazi (Lupo) 15

MA.SO.GI.BA. FrancEsco Giovanni BruGnaro* MEMORIA DI UNA NOBILE BENEFATTRICE Questo scritto vuole essere un mezzo per far risaltare la generosità d animo che indusse la n. d. Principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini a destinare l eredità sua e degli avi ad opere benefiche e, segnatamente questa, all arcidiocesi di Camerino- Sanseverino Marche nella persona dell Arcivescovo pro tempore. Non si trattò di un educata e generosa filantropia ottocentesca, per la Principessa Maria Sofia fu una scelta di fede che alimentò un autentica carità cristiana e la indusse a perpetuare la memoria dei Giustiniani Bandini lasciando il compito di continuare a far fruttare il patrimonio di beni, che si sommarono in Lei, a servizio dei poveri e della Chiesa. La famiglia Bandini risulta stabilita a Camerino fin dal secolo XIII, dove si distingue per attività pubbliche e arti. Nel XVIII secolo la famiglia ingrandisce i suoi possedimenti. Filippo Bandini il 29 ottobre 1721 ottiene da Innocenzo XIII l investitura della Rocca Varano. Benedetto XIV consente ad Alessandro di acquistare, il 30 maggio 1753, i feudi di Lanciano e Rustano, che vengono eretti in marchesato. Il legame con i Giustiniani si instaura nel 1815 con il matrimonio tra Carlo Bandini e Cecilia Giustiniani (figlia di Vincenzo e Nicoletta del Grillo duchessa di Mondragone, figlia a sua volta della Contessa di Newburgh) ultima discendente del ramo romano della famiglia principesca dei Giustiniani. Dal matrimonio nasce Sigismondo, patrizio romano dal 1855 e principe romano dal 1863, al quale il Beato Pio IX consente di inquartare lo stemma dei Bandini con quello dei Giustiniani, provvedimento poi confermato con sentenza della Cassazione. Il primo a fregiarsi del cognome Giustiniani Bandini è Sigismondo, che risolleva le sorti economiche della famiglia anche grazie alle notevoli amicizie. Lo si ricorda con i titoli di: Principe, Nobile Romano Coscritto, Duca di Mondragone, Marchese di Lanciano e Rustano, Conte di Carinola, Conte di Newburgh, Visconte di Kinnaird, Barone di Levingstone e Hacreiaig, Patrizio di Macerata, Nobile di Camerino, di Nocera Umbra e di Norcia. La famiglia Giustiniani Bandini venne ammessa nella ristretta cerchia del patriziato romano per la fedeltà dimostrata alla causa della Chiesa: cosa evidenziata ancor più nel periodo dell agonia del pontefice Pio IX. La Principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini nasce il 4 maggio 1889 dal matrimonio tra Carlo e Maria Lanza Branciforte, riprendendo il nome della nonna Maria Sofia Massani, figlia del Cavaliere Giuseppe maggiordomo di Sua Santità. Le origini nobili e l attaccamento alla Santa Sede caratterizzeranno l intera vita della principessa, la quale trasformerà questo legame in costante dedizione al prossimo e vorrà essere sempre, in coerente fedeltà alla sua fede cattolica, sotto la protezione e in obbedienza alla Chiesa. Nel maggio 1922 sposa il Conte Manfredi Gravina di Ramacca, personalità già affermata in campo internazionale. Favorito da amicizie importanti e pluridecorato, viene nominato Alto Commissario della Società delle Nazioni per la città libera di Danzica, dove, colpito da improvvisa malattia, muore nel 1932 lasciando la principessa vedova e senza eredi. Maria Sofia Gravina di Ramacca, in fedeltà e per rispetto del suo amato Manfredi, non si risposerà e inizierà così il suo lungo periodo di lutto, esternato da indumenti di color nero, che l accompagnerà fino all ultimo giorno. In ossequio alle disposizioni testamentarie del fratello Sigismondo, Duca di Mondragone, istituisce la Fondazione Giustiniani Bandini con la finalità di amministrare l enorme proprietà che si sviluppa per cinque comuni della Provincia di Macerata con, al centro, l Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, ottenuta in enfiteusi dalla Camera Apostolica dalla famiglia Bandini fin dal 1773. Maria Sofia Giustiniani Bandini (1889-1977). Parco di Lanciano, tomba dei Coniugi Gravina-Bandini. Nel box, l epigrafe con il noto versetto di S. Paolo (2Tim 4,7). Profondamente provata nei suoi affetti più cari e nelle prospettive del suo futuro, la principessa, di grande educazione spirituale e di profonda fede cristiana, si dedica completamente agli altri: ai suoi contadini di Lanciano e Abbadia di Fiastra, ai poveri della Ca- Manfredi Gravina di Ramacca (1883-1932). pitale; dà credito ai consigli dei suoi amministratori e interviene, spesso in prima persona, per risolvere i problemi dei suoi dipendenti. Ascolta direttamente o per il tramite del suo maggiordomo tutte le disparate richieste di coloro che bussano alla sua porta. Accoglie tutti e tutti aiuta a trovare una soluzione al proprio bisogno, spesso accompagnando con un sussidio in denaro. La principessa non rinuncia mai alle sue distinte abitudini, derivate dal rigido galateo secondo cui è stata educata dalla sua nobile famiglia e dalla società frequentata; ma questo stile aristocratico di vita non rende meno umani e partecipi i suoi rapporti con la gente, soprattutto con i più umili, con i braccianti e i più bisognosi, con i quali si relaziona sempre con cordiale accondiscendenza e concreta generosità. Maria Sofia mitiga la continua e singolare solitudine, nella quale ha scelto di rimanere, con la passione per la musica, con frequenti soggiorni a Roma, coltivando relazioni spirituali e culturali vivaci e significative. Si dedica al volontariato impegnandosi in prima persona nella Compagnia della Carità (oggi Gruppi di volontariato vincenziano) ricoprendo anche l incarico di Presidente nazionale. Sostiene opere di carità a favore dell infanzia in Roma, dona alla parrocchia di Castelraimondo il terreno per la costruzione della scuola materna dedicata al marito Manfredi Gravina. Si preoccupa di cedere alla collettività importanti monumenti della storia locale per il tramite di istituzioni pubbliche: dona al Comune di Camerino la Rocca Varano; vende, ad un prezzo simbolico, il Castello della Rancia al Comune di Tolentino. Per Torre del Parco e il Castello di Lanciano serba un affetto particolare per gli anni trascorsivi con il marito Manfredi Gravina, che è stato sepolto nel parco del castello e dove ogni 19 settembre si continua ancora a celebrare una santa Messa in suffragio, alla quale sono invitati tutti gli ex dipendenti con la popolazione viciniore. Stessa celebrazione avviene il 4 novembre nell Abbadia di Fiastra per ricordare la morte del fratello Sigismondo. È nell ultimo testamento che Maria Sofia Giustiniani Bandini rivela il suo personale e alto senso di carità cristiana. Lascia, infatti, la casa paterna ai missionari di San Vincenzo e, dopo aver espresso la sua devozione nei riguardi del Papa regnante Paolo VI, dispone che vengano onorati i suoi genitori aiutando i poveri e sostenendo le missioni cattoliche. L Arcivescovo (pro tempore) di Camerino- San Severino Marche eredita Torre del Parco, il Castello di Lanciano e le terre collegate... per farne un oasi di raccoglimento e di studio per i sacerdoti e i giovani, studenti e laureati, ed un pensionato per gli anziani sacerdoti secolari, anche di altre Diocesi. La principessa chiede esplicitamente che l aiuola che circonda la tomba del consorte Manfredi, situata nel parco del Castello di Lanciano e dove dispone di venire sepolta, sia abbellita con fiori in ogni stagione. Il fiume Potenza con le sue deviazioni, le terre con le loro coltivazioni agricole e boschive, Torre del Parco, il suggestivo mulino, le centrali idroelettriche fanno del Castello di Lanciano una realtà unica, bella e preziosa. Oltre al valore storico-architettonico, alle opere d arte che vi si trovano, il castello e il parco sono una testimonianza eccezionale per la vita ivi condotta. È, forse, un unico esempio nelle Marche nel quale si può ammirare il costume di vita vissutavi, perché è rimasto come la Principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini lo lasciò quando si spense il 30 Aprile 1977. 16 * Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche Foto: E. Orsomando; Fabio Fontana (Principessa - riproduzione) 17

MA.SO.GI.BA. FaBio montesi* Con delibera n. 46 del 27.03.2001, il Comune di Castelraimondo approva il Protocollo d intesa tra l Arcidiocesi di Camerino San Severino Marche, la Fondazione MA.SO.GI.BA. e lo stesso Comune, relativamente all allestimento e alla gestione del Museo del Castello di Lanciano, la cui ufficiale apertura al pubblico avviene il 24 Settembre 2005. L istituzione aderisce alla Rete dei musei civici e diocesani dei Comuni di Camerino, Castelraimondo e Visso, secondo il modello del Museo diffuso, come definito dal DOCUP Obiettivo 2 Regione Marche Misura 3.2: Recupero, valorizzazione, promozione del patrimonio storico e culturale - fondi dell Unione Europea. Il Museo si intitola alla Principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini, ultima discendente dell illustre e nobile famiglia marchigiano-romana, morta il 30 Aprile 1977. L insieme architettonicodecorativo, conservato pressoché integralmente nelle forme, nelle suppellettili, nella quadreria e negli arredi, così come si sono stratificati nel tempo, fa del Castello di Lanciano un unicum nelle Marche. Al Museo sono destinati sedici vasti ambienti di rappresentanza, nonché dieci stanze costituenti l appartamento della principessa. Lo scalone monumentale, solenne e scenografico, supera il mezzanino e raggiunge il piano nobile del castello, mostrando sul soffitto lo stemma della Famiglia Giustiniani Bandini, con gli emblemi delle casate Bandini di Camerino e di Firenze, dei Giustiniani di Roma, dei Del Grillo di Genova, dei Mahony, dei Clifford e dei Levingstone inglesi: per questi ultimi legami, Maria Sofia era stata valutata la trentaseiesima nella linea di successione al trono britannico. Lo scalone, progettato dall architetto camerinese Giovanni Antinori (1734-1792), funse da modello a quelli disposti poi dai Bandini per l Abbadia di Fiastra e per Palazzo Vidoni a Roma: gradini e balaustre sono realizzati in pietra gessina, molto simile al marmo. La prima sala mostra un grande quadro raffigurante Cornelio Bandini, Tenente generale distintosi nella battaglia di Monte Murlo, effigiato anche a Palazzo Pitti in Firenze nel 1537 e morto nel 1545 ad Asti al servizio dei Medici. La sala da pranzo, di gusto neoclassico, conserva una serie di dipinti: apprezzabili le nature morte e le riproduzioni di strumenti musicali, armature e drappeggi. La sala successiva, inondata dal sole nelle ore pomeridiane, poteva essere utilizzata per il the o per la musica. La piccola scultura romana proveniente da Urbisaglia e il prezioso mobile settecentesco, di fattura italiana, ribadiscono l eccellenza degli arredi. Una camera per ospiti contiene un letto a barca con piedi zoomorfi e si orna di due piccole raffigurazioni di Venere. La sala dei ritratti, cara a Maria Sofia, mostra a ritroso nel tempo membri della famiglia: i fratelli di lei Giuseppe e Sigismondo; il Marchese Alessandro Bandini e sua moglie Cristina Alessandra Azzolino; il prelato Giovan Filippo Bandini, segretario d ambasciata di Papa Innocenzo XIII. Sigismondo Giustiniani Bandini, primo Principe del Casato, insieme alla consorte Maria Sofia Massani, domina l ambiente a significare la grandezza e l importanza raggiunte dalla stirpe. Di seguito, la stanza del biliardo, in un angolo della quale si impone il prezioso flipper di fattura italiana, in grado di emettere suoni. Nel vano della torre trecentesca sono visibili frammenti dipin- MUSEO MARIA SOFIA GIUSTINIANI BANDINI Porticato del castello, epigrafe a ricordo di Giovanna Malatesta, che nel 1489 trasformò in villa il fortilizio di Lanciano. Castello di Lanciano, sala del piano terra, dipinto murale della fine del Quattrocento. Piccola scultura di dea romana, certo proveniente da Urbisaglia. Porticato del castello, epigrafe a ricordo di Alessandro Bandini, che nel 1769 rinnovò la villa. Sala cinese, dettaglio della tappezzeria sericea. Il singolare flipper settecentesco. ti a monocromo, residuo della decorazione quattrocentesca voluta da Giovanna Malatesta. Entrati nella stupefacente Galleria, lo sguardo si perde all infinito, tanto l occhio è ammaliato dall architettura, dai colori, dai dipinti, dal mobilio coevo e dal soffitto pitturato a tempera. La galleria, cuore del Castello di Lanciano, mai restaurata, mantiene vivi i sapori e i profumi del 1769. Le due grandi sculture romane, un Antinoo e un Apollo, prelevate dal Marchese Alessandro nel Teatro Romano di Urbisaglia, si raccordano ai busti dipinti dei sette imperatori romani posti in alto su altrettante nicchie. Le otto favole greche affidate alle tele raffiguranti Il volo di Icaro, Il ratto di Europa, Diana, Dafne, Mercurio, Pegaso e L apoteosi dello stemma di famiglia completano, con l illusione ottica del soffitto, la grandiosità dell ambiente. Passata la Galleria, si accede all appartamento costituito dalla preziosa sala cinese e da due camere da letto per ospiti, dove rispettivamente spiccano due belle tele riproducenti la Sacra Famiglia e la Deposizione di Cristo, copia da Jacopo Bassano. La sala cinese veniva utilizzata dagli uomini per fumare o masticare tabacco, dalle donne per consumare il the e per leggere. La Principessa Maria Sofia la usava abitualmente per ricevere ospiti. Le finissime sete alle pareti furono realizzate da maestranze cinesi fatte venire appositamente al castello. Tra gli oggetti di cineseria esposti risaltano un vaso per incensi, vassoi e tazze da the, portariviste, sputacchiera, un Budda e vasellame vario. Un comodo salotto rivela la finezza dei decori del divano e delle sedie, protetti da cuoio impresso a sbalzo e a fuoco. Due piccoli ambienti, riservati allo studio personale del consorte Conte Manfredi Gravina e al pianoforte, contengono tele rappresentanti una veduta di tempesta e una marina in-, sieme ai tanti soggetti relativi al San Giovannino e alla Adorazione dei Magi. Chiude il piano nobile la sala della sella, destinata ad integrare lo spazio della cappella. La sella appartenne alla Regina Cristina di Svezia (1625-1689), che percorse trionfalmente le Marche nel suo viaggio alla volta di Roma. Alla parete, un grande quadro con cornice dorata riproduce Melchiorre Bandini ( 1473) dell Ordine dei Gerosolimitani, effigiato a Camerino nella chiesa di Sant Agostino e seppellito nella cattedrale, il quale compilò per primo la storia del suo ordine. L appartamento della Principessa Maria Sofia è costituito da vari ambienti raccolti: il salotto ottagonale dove era solita cenare, la camera da letto con la caratteristica panca quattrocentesca, interamente ricoperta a foglia d oro e con l elegante inginocchiatoio del 1724, il bagno e il vano doccia celato in un armadio ligneo con specchio. Segue la sala della musica, con accesso diretto dall appartamento della principessa, che puntualmente alle ore 18 sedeva al piano per suonare, dove si trovano opere pittoriche riproducenti Il Ratto di Proserpina e una pregiata serie di sanguigne con illustri personaggi. Una sedia-inginocchiatoio e altri pregevoli mobili completano l arredo. Non basta una sola visita per cogliere a pieno ed esaurire l incanto del vasto e variegato parco, i pregi architettonici del maniero, i mobili e le opere d arte che l arricchiscono. 18 * Vice Direttore del Museo Maria Sofia Giustiniani Bandini Foto: E. Orsomando; M. Severini - Università di Camerino (particolare del parato della sala cinese) 19

MA.SO.GI.BA. PiEr luigi Falaschi* Fronte principale del castello con pilastri ed archi albertiani, forse ascrivibili a Baccio Pontelli. CASTELLO DI LANCIANO: VICENDE E TITOLARI Il ricordo nelle fonti di Farfa d una chiesa di S. Angelo di Lanciano associò la piana ad una corte dell abbazia, ma troppo frazionata per aver costituito unità fondiaria essa appariva nel 1240 allorché il rettore della Marca Sinibaldo Fieschi (poi Innocenzo IV) ne concedeva la giurisdizione a Camerino; solo nel 1252 l abbazia di Fiastra vi realizzò una grancia per poderi all uopo acquistati, serviti da chiuse e derivazioni dal Potenza. Di case, castellare, mulini di Lanciano dispose nel 1350 il testamento di Gentile II da Varano, Signore di Camerino; la rocca omonima fu eretta sull altura come caposaldo d una tagliata, realizzata negli anni 1381-82, che appunto col taglio d alberi per lungo e largo tratto rendeva scoperti eventuali aggressori e forniva legname per consolidare i terrapieni e fossati utili a fermarli. Consentita ai da Varano promossi nel 1375 vicari in temporalibus, estesa a nord per miglia dal Monte Letegge a Pioraco e disposta contro San Severino e Matelica, ospitali coi venturieri attratti dalla floridezza di Camerino, la tagliata unica nel territorio e designata così per antonomasia, ebbe per altri capisaldi Torre Beregna (Troncapassi) e Rocca d Ajello, e per varchi muniti - in grado d ospitare presidio, viaggiatori, animali e merci - Torre del Parco (Salvum me fac!) e Torre della Porta di ferro, oggi scomparsa. Cadente la rocca di Lanciano che Giovanna Malatesta nel 1489 trasformò in reggia di campagna - dotata di azienda agricola, parco con selvatechi, peschiere - e nel 92 ebbe in dono dal marito Giulio Cesare da Varano, che a sua volta aveva trasformato in residenza di caccia Rocca d Ajello. Con la devoluzione del ducato camerte (1545), la Camera apostolica cedette Lanciano in locazione ai Voglia, indi in enfiteusi ai Rosa (1621) e ai Rossetti (1680). Nel 1753 Benedetto XIV trasferì castello e fondi ad Alessandro Bandini, tesoriere dello Stato di Camerino ed assertore del comparire, promuovendolo marchese di Lanciano e Rustano, senza poteri feudali e alla maniera in cui nel 1701 Clemente XI aveva promosso Giuseppe Pallotta conte di Torre del Parco, acquisita dall avo card. Evangelista. Il prestigio raggiunto dai Bandini, già con palazzo avito a Camerino, con Lanciano - vera Versailles marchionale -, con l abbazia di Fiastra, col castello della Rancia, con Rocca Varano e le grandi tenute annesse, consentirà a Carlo (1779-1850) di sposare Cecilia del Grillo Giustiani e al figlio Sigismondo d ottenere nel 1863, assunto anche il cognome materno, la corona di principe del ramo. Maria Sofia, ultima dei Giustiniani Bandini (1889-1977), amò quella che definiva la Rocca di Lanciano: qui nel 1922 trascorse la luna di miele, qui nel bosco realizzò la tomba per l amatissimo sposo conte Manfredi Gravina di Ramacca, mancato nel 1932 mentre era Alto Commissario di Danzica per la Società delle Nazioni. L ascesa del Gravina si lega al prestigio di cui godé in Germania: sua madre Blandine von Bülow era figlia del musicista Hans, sua nonna Cosima Liszt, figlia di Franz, morta nel 1930, fu ritenuta onnipotente come vedova di Richard Wagner e signora di Bayreuth. La principessa Maria Sofia, consapevole che i beni erano pervenuti alla famiglia dall ininterrotta adesione al papato - Vanni di Bandino, guelfo perseguitato a Siena, riparava a Camerino intorno al 1270 - dispose morendo il passaggio di Lanciano e Torre del Parco agli Arcivescovi di Camerino. Resti della torre a presidio dell antico ingresso. Gli spioventi che attestano la crescita progressiva del castello e la merlatura sopraggiunta nel tardo Ottocento. Nel box, fronte del castello secondo il progetto dell architetto camerte Giovanni Antinori. La galleria progettata nel 1769 da Giovanni Antinori. 20 * Storico del diritto e delle istituzioni Foto: E. Orsomando; M. Severini - Università di Camerino (Salone Antinori e box a lato) 21

MA.SO.GI.BA. Giovanni B. Falaschi* CASTELLO DI LANCIANO: ARCHITETTURA Il bel maniero assembla edifici ed assetti di secoli vari: almeno due delle torri, che negano simmetria all insieme, sono reliquie della rocca costruita a Lanciano - forse su progetto di Antonio di Martuccio da Fabriano - nell ambito della tagliata, disposta da Giovanni da Varano ( 1385), Signore di Camerino insieme ai fratelli Rodolfo e Gentile, e realizzata negli anni 1381-82. A trasformare la rocca in sontuosa villa rinascimentale provvedeva a sue spese nel 1489 Giovanna Malatesta (1443-1511), figlia di Sigismondo Pandolfo di Rimini e di Polissena di Francesco Sforza e consorte di Giulio Cesare da Varano. Per realizzare l edificio centrale porticato e convertire i preesistenti s avvalse forse di Baccio Pontelli che il 21 luglio 1492, all ombra di Torre del Parco, si riconosceva debitore di 400 fiorini, avuti in più da Giovanna e dal marito. Attribuita al Pontelli anche l ala sud del palazzo signorile di Camerino, i pilastri enormi e le arcate profonde di Lanciano, di vaga ascendenza albertiana e confacenti alla solidità suggerita dalla vita agreste, possono pur tradire la volontà del Pontelli di proporre ai medesimi committenti un alternativa alle colonne snelle e alle volte a vela rigonfie realizzate in città alla maniera del Brunelleschi. La consapevolezza di sé acquisita da Giovanna spesso - assente il coniuge - al governo dello Stato, la profusione nella dimora della rosa dei Malatesta (solo da ultimo cancellata dagli infradossi delle arcate), la serie dei ritratti di donne illustri commessi per la galleria, la predilezione del coniuge per Rocca d Ajello sono gli elementi che han fatto supporre Lanciano una corte concepita al femminile. Il portale centrale - più largo dell apertura che incornicia e ora immette ad un cortile interno - formato da due colonne e un architrave risponde alla descrizione che il Lili fa di quello rimosso dal palazzo signorile di Camerino, su cui aveva poggiato il busto di Giulio Cesare, ora al museo civico. I merli e i beccatelli, che coronano i fronti e celano spioventi legati alla crescita progressiva del complesso, tradiscono gusto romantico: la tela della galleria interna che celebra l apoteosi della famiglia Giustiniani Bandini ormai principesca (1863) mostra l assetto esterno del castello forse vagheggiato dall Antinori ( 1792) e segnala la tardività del camuffamento. Suggestivi il pozzo e il piazzale a terrazza, ai muri di contenimento del quale restò delegata la difesa del maniero, concepito per un minimo di vita all aperto. I resti d una porta già con ponte levatoio, sovrastata da una torre mozza, prossima al varco attuale ma a quota assai più bassa, suggeriscono un piazzale in passato meno esteso verso il fiume per consentire l arrivo d una strada con pendenza accettabile. L assetto interno del castello è per lo più quello disposto nel 1769 dal marchese Alessandro Bandini (1717-1796) ed affidato all architetto camerte Giovanni Antinori (1734-1792), ben accreditato a Roma - dove s era formato - dopo un soggiorno a Lisbona. D effetto la grande galleria - che sotto l ultimo rivestimento forse cela i ritratti voluti dalla Malatesta - per l incrocio di luci e linee, l incalzare degli ornati, la fantasmagoria dei colori, gli squarci dei trompe l oeil, la profusione di tele e di specchi, l aggiunta di sculture classiche (reali come quelle di Antinoo e Apollo o simulate col disegno in chiaroscuro), per la ricercatezza dei mobili, sparsi ben oltre la galleria e testimonianze della maestria degli artigiani camerti dei secoli XVI-XVIII, in quanto i Bandini trasferirono a Lanciano anche i mobili del palazzo di Camerino. Scalone d onore e balaustra in pietra gessina. Alla sommità statue simboliche di propiziazione per il casato. Cappella interna del Castello. Canterano con tarsie, fine secolo XVII. Letto in legno con doratura a damasco, carissimo alla Principessa Giusti niani Bandini che ne asseriva l origine rinascimentale. Sala da pranzo stile impero. Sella della regina Cristina di Svezia (1625-1689), che notoriamente non cavalcava all amazzone. Il salotto cinese con le pareti rivestite di pregevole seta. Uno dei trompe-l oeil che squarciano il soffitto della galleria. 22 * Dottorando - Università di Camerino Foto: M. Severini - Università di Camerino; E. Orsomando (Cappella) 23

MA.SO.GI.BA. Giovanni B. Falaschi* TORRE DEL PARCO: ARCHITETTURA Sala dei ritratti o degli avi. Il complesso di Torre del Parco, diradatasi a monte la vegetazione rimasta invece folta lungo la riva del Potenza, s identifica oggi con la torre a spigolo - incombente sul fiume e sul ponte antico che lo varca -, con i due vasti edifici che da essa si dipartono a perpendicolo e con pertinenze seminascoste. La torre, intitolata per auspicio Salvum me fac! da Giovanni da Varano che l eresse nel 1381-82 nell ambito della linea difensiva continua della Tagliata, ma detta anche Torre dei bilancioni per qualche congegno legato all ingresso, meno credibilmente alla pratica della pesca nel fiume, è alta 24 m. e si rivela suggestiva e grandiosa soprattutto all interno. Gli edifici, già dotati d alloggio per i da Varano, accolsero ben oltre la devoluzione del ducato camerte (1545) guarnigione, osteria, macello. Elementi decorativi, aperture manifestamente ricostruite all antica e soprattutto le volte interne leggere, realizzate con mat- Sala del biliardo. toni messi a contrasto quasi di piatto e sostenute da pilastri inseriti per ridurre le tratte - il tutto per sostituire capriate -, rivelano rimaneggiamenti sette-ottocenteschi disposti forse dai Pallotta, cui nel 1701 fu consentito da Clemente XI di collegare al posssesso, ceduto all avo cardinale Evangelista, il titolo di conti appunto della Torre del Parco. L antico ponte, di probabile impianto romano e tante volte rimaneggiato, distrutto dai tedeschi nel 1944 quello prossimo che allora accoglieva la carrozzabile ed i binari della ferrovia Camerino-Castelraimondo, rimase a lungo nel dopoguerra esile collegamento fra i due centri. Annessi alla proprietà di Torre del Parco risultano un mulino per cereali ed un frantoio, centri obbligati di molitura lungo i secoli per vasta comunità, rimasti attivi con modeste innovazioni fino ai nostri giorni. La massiccia Torre che incombe sul fiume e l edficio col varco murato nella parte più bassa, un tempo di accesso al complesso. Ponte sul Potenza di probabile impianto romano. Torre del Parco: gli edifici che si dipartono dalla Torre e la corte che determinano all interno. Il mulino per granaglie alimentato per secoli dalla forza meccanica del canale. Frantoio alimentato dalla forza meccanica del canale. 24 * Dottorando - Università di Camerino Foto: E. Orsomando; M. Severini - Università di Camerino (sala ritratti e sala biliardo) 25

MA.SO.GI.BA. matteo mazzalupi* CASTELLO DI LANCIANO: OPERE D ARTE La raccolta di dipinti del Castello di Lanciano è un interessante esempio di collezionismo sette-ottocentesco. La cronologia delle opere si scala tra il Cinquecento e l Ottocento, con un nucleo particolarmente consistente di dipinti seicenteschi. Come accade nelle collezioni private, vi si trovano tanto copie antiche di pitture famose tra le quali si può ricordare una replica delle Quattro età dell uomo del caravaggesco Valentin de Boulogne quanto dipinti originali. I generi rappresentati vanno dalla veduta al ritratto, dalla natura morta alla mitologia, ma prevalgono le opere di soggetto religioso. Tra i pezzi più antichi e preziosi si annovera un Annunciazione cinquecentesca su tavola, proveniente dal complesso dell abbazia di Chiaravalle di Fiastra. Ne è autore Antonio da Faenza, pittore e architetto che nei primi decenni del 500 lavorò tra Loreto, Treia e Montelupone. Ancora alla fine di quel secolo appartiene il piccolo, pungente Ritratto del cardinale Filippo Guastavillani, tradizionalmente attribuito ad Annibale Carracci, ma comunque da riferire alla scuola bolognese. Il 600 è rappresentato da opere talvolta di qualità notevole: spiccano tra tutte un intensa Santa Cecilia in estasi, legata allo stile di Giovanni Lanfranco, giocata sul contrasto tra il buio del fondo e il chiarore della pelle e delle vesti; un Apostolo di scuola napoletana, il cui viso potente pare bruciato dal sole; una Madonna addolorata di scuola bolognese, ricoperta da un virtuosistico panneggio; le due coppie di grandi tele dello scalone, da un lato La Verità svelata dal Tempo e Il sacrificio di Isacco, ancora bolognesi, dall altro San Pietro e una Santa martire, forse di un pittore romano. Alle pareti è esposto anche un buon numero di disegni, comprendenti una serie seicentesca di ritratti di pittori, in gran parte nordici, ed una coppia di disegni del tardo 500, forse preparatori per pale d altare, rappresentanti la Presentazione di Gesù al tempio ed il Riposo durante la fuga in Egitto. Delle memorie più strettamente legate alla famiglia, non va trascurato il bel ritratto ottocentesco di Sigismondo Giustiniani Bandini e Maria Sofia Massani, nonni paterni della Principessa Maria Sofia, conservato nella Sala dei ritratti insieme ad altre immagini di membri illustri della casata. Antonio da Faenza, Annunciazione. Scuola ferrarese del 500, Riposo nella fuga in Egitto. Scuola bolognese del 600, La Verità svelata dal Tempo. Scuola napoletana del 600, Apostolo. Scuola bolognese del 500, Ritratto del cardinale Filippo Guastavillani. Scuola bolognese del 600, Madonna addolorata. Ambito di Giovanni Lanfranco, Santa Cecilia in estasi. 26 * Storico dell arte - Università di Udine Foto: M. Severini - Università di Camerino 27

GEOGRAFIA Pubblicazione realizzata e stampata con i Fondi di Ricerca del Prof. Ettore Orsomando - Università di Camerino e con il contributo di COMUNE DI CASTELRAIMONDO DOMO SUM S.r.l. - Case rurali e rustici tra le colline marchigiane - Camerino EUGENI PERICLE S.r.l. - Impresa di costruzioni, restauro conservativo edifici monumentali, di Graziano Geom. Ferretti - Matelica LAPUCCI GINO S.n.c. di Lapucci Claudio, Lapucci Manuele e Cesare Fronzi Impresa edile specializzata in restauri e risanamenti conservativi - Località Vari, Pieve Torina Ideazione e realizzazione grafica: Ettore Orsomando e Tonino Caporicci Vietata qualsiasi forma di riproduzione senza espressa autorizzazione scritta del Prof. Ettore Orsomando - Presidente della Fondazione Ma.So.Gi.Ba. Per informazioni: Segreteria Fondazione Ma.So.Gi.Ba. - Curia Arcivescovile 62032 Camerino (MC) - Tel. 0737-630400 - Fax 0737-631420 - E-mail: masogiba@libero.it Stampa: Tipografia San Giuseppe srl - Pollenza (Macerata) - Edizione Ottobre 2010 ISBN 9788897002000 E 10,00 iva compresa