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Transcript:

Lectio divina Alla scuola di un Amore fuori misura A cura di Vito Cassone Anno I/19 1 novembre 2010 Solennità

Lectio Divina 1 NOVEMBRE TUTTI I SANTI Solennità LETTURE: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a Vangelo Mt 5,1-12a Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Dal vangelo secondo Matteo In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Penso che ciascuno ha la sua beatitudine.per un bambino appena nato il mondo è semplicemente il rapporto con sua madre, e la beatitudine è il seno di sua madre perché riceve la sicurezza, la vita e il nutrimento. Poi uno diventa più grande e l orizzonte diventa più grande, incomincia a entrare in rapporto con il mondo, e allora la beatitudine consiste nell imparare a conoscere il mondo e le persone; poi deve imparare a fare, a trasformare il mondo e le cose secondo i propri desideri o disegni. Uno cresce, diventa adulto, la sua beatitudine si allarga. Ma se dentro la vita di un uomo, all orizzonte di un uomo, entra anche il rapporto con Dio, che cosa diventa la Beatitudine? Esattamente quello che abbiamo ascoltato. Gesù è uomo, come me e come voi, con tutte le caratteristiche della condizione umana, ma vive in un rapporto unico con Dio, con il Padre, che costituisce il vero orizzonte della sua vita. Perché anche quando Gesù parla o opera in mezzo agli uomini si potrebbe dire che il centro del suo cuore è alla presenza del Padre, per questo le parole che Gesù dice hanno la forma delle

parole del Padre, e le opere che Gesù compie sono opere che vengono dal Padre. E la Beatitudine? è importante perché è quella che decide i motivi per cui facciamo le cose. Chiunque nella sua vita cerca in un modo o nell altro la felicità; secondo dove lui colloca la felicità cambiano le motivazioni delle scelte, quindi cambiano i comportamenti. Si capisce qual è la Beatitudine di Gesù, quindi quello che determina i suoi comportamenti; e chissà che non possa diventare anche la nostra Beatitudine. «Beati i poveri in spirito ( ) Beati gli afflitti» (Mt 5, 3.4.), per dire che qui certamente siamo in un mondo un pochino diverso da quello usuale. Normalmente ci verrebbe da dire che sono beati i ricchi perché evidentemente possono fare molte più esperienze in questo mondo, possono ottenere di più e produrre di più rispetto agli altri in questo mondo. E ci verrebbe evidentemente da dire che sono beati i fortunati quelli che di tribolazioni nella vita ne hanno poche, e possibilmente nessuna. Dire che sono beati i poveri in spirito o beati gli afflitti vuole dire che siamo di fronte ad un modo diverso, alternativo, di valutare le cose. Ma perché Gesù lo dice? Certamente non lo dice solo per il gusto del paradosso! «Beati i poveri in spirito», perché? Perché questi sono quelli che quando hanno qualche cosa di bello e di buono riconoscono che lo hanno ricevuto da Dio, quindi non diventano arroganti perché loro sanno di più degli altri o perché loro possono di più degli altri. Ma diventano ancora più disponibili alla piccolezza del cuore, perché hanno ricevuto questo. E l atteggiamento di fondo della loro vita è la gratitudine, vivono di gratitudine per tutte le cose belle che possiedono, per tutte le esperienze positive che fanno, e proprio per questo hanno un cuore povero. Povero, perché non si appropriano di niente: possono gestire anche i soldi, possono gestire la cultura, possono gestire il potere, chissà forse anche quello; ma sanno di non essere proprietari di niente, sanno di gestire tutte queste cose in nome di Dio, quindi di fronte a Lui con un cuore povero e libero. E il discorso della afflizione, «Beati gli afflitti», va nella stessa direzione. Vuole dire: Beati gli afflitti, non perché sono afflitti, ma perché l orizzonte della loro vita non è più solo il mondo.ma se l orizzonte è Dio, l afflizione è afflizione, ma oltre l afflizione c è la consolazione di Dio, Dio è capace di consolare l uomo. Quindi l afflizione non diventa un assoluto: se è fallito anche il risultato che ti eri proposto la tua vita è più grande, è davanti a Dio; e Dio può consolare anche chi è afflitto, può ricuperare anche il fallimento dal punto di vista mondano, dal punto di vista della realizzazione immediata. Così ancora: «Beati i miti, perché erediteranno la terra» (Mt 5, 5). Se l unica terra fosse questa,

sarebbe difficile dire che sono beati i miti, perché generalmente i miti di questa terra non ne conquistano molta. Le guide ci hanno ricordato tutte le invasioni di quelli che sono venuti uno dopo l altro a conquistare questa Terra e sono venuti evidentemente non come miti, ma sono venuti con la forza o la prepotenza dell esercito, della forza militare in qualche modo. Se sono beati i miti è perché c è un altra Terra, una terra che non si conquista con la propria forza o la propria intelligenza e furbizia, ma che si riceve in eredità. Beati i miti, non perché conquisteranno la terra, ma perché la «erediteranno», cioè verrà data a loro in eredità. E per diventare eredi non c è bisogno di fare tanto l erede non deve affannarsi per avere l eredità, ma gli viene data gratis, gli viene data per il rapporto, la relazione, che ha con il padre, il nonno, la famiglia è la sua stirpe, e lì che gli viene la vita, i miti evidentemente diventano ricchi perché sono figli di Dio, e quindi da Dio ricevono tutta la ricchezza che appartiene a Lui, a Dio stesso. Così ancora: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia» (Mt 5, 6). Che vuole dire: voi cercate la giustizia nella vostra vita, e se vi accorgerete, perché ve ne accorgerete, che alla fine di tutta la vostra fatica il mondo è cambiato poco, e non c è molta più giustizia; ci sarà qualche granellino in più di giustizia, ma il mondo continua con una esperienza di oppressioni o di miserie, quindi non avvilitevi, non pensiate che avete speso la vita per niente. Quelli «che hanno fame e sete della giustizia» rimangono affamati e assetati in questo mondo, perché il mondo non soddisferà mai la loro fame e sete. Ma vengono saziati, Dio li sazia, e la loro Beatitudine è questa; per cui continuano anche quando dei grandi risultati non ne hanno, perché sanno che c è un premio o una ricompensa per questo. Così ancora: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7), che imparano a amare e a perdonare, anche loro non è detto che in questo mondo conquistino dei risultati grandi, che producano una riconoscenza e una conversione grande in quelli che sono perdonati; forse che sì, ma molte volte forse che no, non è che quando uno riceve un beneficio inevitabilmente diventa riconoscente. Ma quelli che sono misericordiosi troveranno misericordia, quindi c è motivo per continuare ad essere misericordiosi per sempre. A perdonare, ricordate il Vangelo, settanta volte sette (cfr. Mt 18, 21-22), ma non trovano un risultato è vero. Però devi credere in una Beatitudine che ti viene dal Signore, troveranno misericordia, s intende presso Dio, da parte di Dio. Così ancora: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). I puri di cuore sono quelli che non riescono ad avere dei fini nascosti, che non riescono a fare

una cosa avendo sotto e sotto il desiderio di raggiungere un obiettivo, che non faccio capire a nessuno perché se lo capiscono me lo impediscono. Allora faccio finta di fare una cosa, ma ne cerco in realtà un altra Ho qualche doppio fine, non è pulito il gesto che faccio, non dice esattamente il suo significato, questo ce l ho per conto mio nel mio interesse. «I puri di cuore», da questo punto di vista, non hanno cose nascoste: dicono quello che dicono r fanno quello che fanno. Quindi si presentano inermi, sono il contrario dei furbi, da questo punto di vista; e dal punto di vista del mondo questo non è un grande vantaggio: il non avere la furbizia nascosta, ma sembra un vantaggio grosso invece davanti a Dio, perché i puri di cuore vedono Dio. Mentre quelli che hanno il cuore impuro non riescono vedere Dio, perché sono come resi ciechi per gli interessi che hanno, dalle prospettive di egoismo o di orgoglio che dominano i loro comportamenti, per cui qualunque cosa facciano è che vedono i loro interessi, vedono il loro orgoglio, per questo non riescono ma vedere Dio: è così occupato l orizzonte della loro vita che Dio dentro non ci sta. Siccome invece i puri di cuore non ne hanno altre cose, possono vedere Dio; e lo vedono stranamente anche quando guardano il mondo: anche quando guardano un lago, anche quando guardano gli occhi di un altra persona, riescono a vederlo proprio perché non hanno dei fini personali che alterino la percezione. Infine: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 9-10). Gli operatori di pace sono quelli che sanno pagare il prezzo della riconciliazione. Per costruire la pace qualcuno un prezzo lo deve pagare, qualcuno deve rinunciare a qualche cosa, perché se due parti in lotta non rinunciano a niente, la pace è difficile che ne venga fuori. I costruttori di pace sono quelli che sanno assumersi il prezzo che la pace comporta. Uno deve diventare per certi aspetti un perdente, non c è null altro da fare, in misura maggiore o minore quello che volete, ma c è qualche cosa di questo genere. Ma quelli che sono costruttori di pace, però sono quelli che operano secondo la volontà di Dio, e quindi entrano nella comunione piena con Dio. E ci mettiamo anche il discorso dei perseguitati per causa della giustizia che si riferisce ancora a quello che abbiamo ricordato prima. Insomma, quello che mi interessa non è tanto l interpretazione di ciascuna Beatitudine, ma che c è una Beatitudine nuova nella nostra vita se l orizzonte della nostra vita si apre a Dio. L orizzonte della vita di Gesù era profondamente aperto a Dio, per cui quelle Beatitudini lì sono il suo ritratto. Il ritratto spirituale più bello di Gesù è esattamente

quello delle Beatitudini, quelle sono la sua Beatitudine, e sono la sua Beatitudine per il rapporto che Lui ha con Dio. E lo steso vale per tutte le altre Beatitudini: non riusciamo di colpo a diventare quello che le Beatitudini ci chiedono, però se le impariamo e le amiamo, allora la nostra vita diventa pian piano un cammino di correzione; impariamo a desiderare delle cose nuove. E se cambiano i nostri desideri, dopo inevitabilmente cambia anche la nostra vita. "DI NOI TUTTI ABBI MISERICORDIA: DONACI DI AVER PARTE ALLA VITA ETERNA, INSIEME CON LA BEATA MARIA VERGINE E MADRE DI DIO, CON GLI APOSTOLI E TUTTI I SANTI CHE IN OGNI TEMPO TI FURONO GRADITI" (II PREGHIERA EUCARISTICA)