Premise 1 LA TERAPIA DELLA RICONCILIAZIONE Ci sono varie forme di riconciliazione, così come ci sono varie forme di terapia e varie forme di mediazione. Noi qui ci riferiamo alla riconciliazione con una parte più profonda di noi stessi che forse avevamo represso e dimenticato, la quale sta in continua relazione con la realtà in cui viviamo, ricordandoci - spesso in modo distorto e camuffato con sintomi, malattie, incidenti o problemi nelle relazioni che dobbiamo fare i conti proprio con quella parte di realtà che noi, la nostra famiglia o il gruppo a cui apparteniamo abbiamo cercato di nascondere. Con il procedimento della rappresentazione della famiglia o di un altro importante sistema di appartenenza connesso al problema o al desiderio del cuore della persona che cerca aiuto, si può vedere in modo chiaro ed essenziale, come questa persona sia connessa alla sua famiglia o gruppo di appartenenza e il significato del sintomo o desiderio all interno di questo contesto. L esperienza con questo tipo di procedimento con un terapeuta o mediatore capace di connettere una persona a questa realtà nascosta, mostra che è proprio la riconciliazione con questa realtà e l amore che finalmente può emergere per le persone che vi sono coinvolte, che permette la guarigione. Il procedimento è lento e molto delicato: si
tratta di dare spazio alle forze e realtà più grandi con cui siamo in risonanza e l effetto terapeutico è dato dalla possibilità di lasciare che si manifestino e agiscano senza perdere noi stessi. La responsabilità di diventare se stessi Ogni essere umano ha un suo posto e un suo ruolo nei sistemi a cui appartiene e a cui è interiormente collegato. Da ciò egli trae la sua forza e la sua dignità. Il mancato riconoscimento di questo principio crea una grande confusione e a volte ci costa la vita. Se riusciamo a riconoscere le connessioni e le dinamiche che ci connettono interiormente agli altri membri dei sistemi a cui apparteniamo e a prendere il nostro posto all interno di essi, secondo le leggi che regolano la convivenza umana nel rispetto dei ruoli di ciascuno di noi, la nostra capacità di distinguere, amare ed evolverci secondo quel che siamo veramente nei nostri ruoli cresce. Il coltivare in noi la capacità di riconoscerci per quello che siamo, al di là dei filtri che offuscano la nostra percezione, noi la consideriamo una nostra responsabilità primaria. Su questa premessa si basa il codice deontologico dell ALCI Associazione Liberi Costellatori Italia, che definisce le responsabilità dei soci che svolgono la professione di mediatori umanistici nell ambito del lavoro con le costellazioni familiari e sistemiche.
Premise 3 Il fine del mediatore umanistico Il fine del mediatore umanistico è di aiutare le persone ad entrare nella dimensione dell essere, in uno spazio in cui possano manifestare ciò che sono e in cui diventano più evidenti le dinamiche che ci collegano agli altri. Ciascuno di noi viene determinato dal contesto in cui vive, il quale però viene da noi percepito a vari livelli, e tanto più i nostri tabù e i nostri traumi ci estraniano dalla realtà e da noi stessi, tanto più siamo divisi tra ciò che sentiamo dire e che viene imposto da fuori e ciò che sentiamo e percepiamo interiormente. Qui si tratta dunque di trovare uno spazio quanto più possibile salvo da pregiudizi, paure, minacce e restrizioni esterne che considerano pericolosi i moti più profondi dell anima, in cui quel che abbiamo nel profondo si possa estrinsecare. Uno spazio dove possiamo riflettere amorevolmente quello che vediamo e sentiamo nelle nostre relazioni più importanti, percependo la risonanza che fatti e persone hanno in noi. Il nostro fine è dunque quello di sviluppare questa capacità di manifestarsi e vedere in che relazione siamo con le persone e gli accadimenti esterni che provocano questa risonanza interiore. L effetto è spesso altamente terapeutico, anche se questo non è il fine fondamentale, bensì un effetto secondario e necessario del nostro lavoro, il quale è basato sul tentativo di creare un atteg-
giamento di rispetto nei confronti delle persone e delle forze che agiscono nel nostro sistema, grazie alle quali esistiamo. L essenziale qui non è guarire, ma entrare in sintonia con la salute e la malattia, non è vivere, ma entrare in sintonia con la vita e la morte; non è essere qualcosa di speciale, ma semplicemente essere se stessi o riconoscere che fino ad ora abbiamo vissuto la vita di un altro; non è andare avanti, perché a volte per procedere è necessario andare indietro nel tempo e risolvere quel che in passato non è stato risolto e non trova pace. Quel che conta è vedere o comunque percepire le cose come stanno e quale risonanza abbiano in noi. E quando sentiamo e manifestiamo quel che ci tocca nel profondo e troviamo una risonanza a questo, entriamo in una dimensione in cui possiamo scoprire come essere in sintonia con noi stessi, con tutte le nostre esperienze, e le persone con cui condividiamo la nostra vita. Questa è un esperienza che ciascuno di noi prima o poi dovrebbe fare. L aiutare gli altri ad entrare in questo stato essenziale è per noi il fine del lavoro del mediatore umanistico che lavora con le costellazioni familiari e sistemiche. Egli ha la responsabilità di aiutare se stesso e gli altri a riconoscere chi siamo dove siamo nel grande flusso della vita, in relazione agli eventi e alle persone a cui è legata la
Premise 5 nostra esistenza, secondo le leggi che regolano la nostra convivenza umana, nel più profondo rispetto dei ruoli di ogni essere. II. LA FORMAZIONE SISTEMICA ED UMANISTICA Art. 13 La formazione del mediatore umanistico Il presente codice voleva essere scritto. È un aiuto per chiunque lavori o voglia lavorare con le rappresentazioni familiari e sistemiche per la definizione del proprio ruolo e del proprio ambito professionale. Definisce i criteri di competenza professionale secondo i parametri dell ALCI e mostra quanto sia importante non usare questo metodo come uno strumento di potere sugli altri. L ALCI Associazione Liberi Costellatori Italia definisce tre livelli formativi per i costellatori, realizzabili nell arco minimo di tre anni, come prerequisito dello sviluppo della figura professionale del mediatore umanistico: I Formazione sistemica personale (con la partecipazione a sette seminari di formazione, una tesina essenziale sul prendere i genitori, e l esame scritto e pratico non prima del settimo seminario);
II Formazione sistemica di acquisizione degli strumenti tecnici di lavoro (con la partecipazione ad altri sette seminari di formazione e un resoconto essenziale sulla propria conduzione di tre costellazioni, e l esame scritto e pratico non prima del quattordicesimo seminario); III Formazione sistemica nello sviluppo di uno stile di mediazione u- manistica personale (con la partecipazione ad altri sette seminari di formazione, una presentazione scritta di se stessi e del proprio lavoro, e l esame scritto e pratico non prima del ventunesimo seminario). La base del lavoro di mediazione umanistica è comunque sempre l esperienza e la pratica. I partecipanti possono già iniziare a lavorare in proprio come costellatori dopo il secondo anno di formazione e sanno che anche dopo il superamento dell esame di III livello devono continuare a frequentare dei seminari per procedere nella loro formazione e chiedere la supervisione di mediatori, insegnanti, terapeuti o costellatori più esperti.