SCANZANO NUCLEARE? La fusione fredda dei lucani Dietro front del governo sul decreto che individua nel comune di Scanzano Jonico (Mt) il sito nazionale di deposito delle scorie nucleari. Il nome della cittadina lucana è scomparso dalle pagine del documento stilato dal Consiglio dei Ministri, con una mossa inaspettata che soltanto qualche ora prima era stata categoricamente esclusa dallo stesso esecutivo. Il nuovo provvedimento dispone la creazione di una commissione di esperti, composta da quattordici membri, due dei quali saranno nominati dalle Regioni. Gli scienziati di elevata e comprovata autorevolezza esamineranno i siti, studieranno in loco le caratteristiche tecnico scientifi che e decideranno entro un anno la collocazione defi nitiva del deposito nucleare. Queste le modifi che più signifi cative, e del nome di Scanzano Jonico non rimane traccia nel decreto legge. La notizia viene accolta nel piccolo centro lucano da scene di esultanza e lunghi cortei di trattori. Dopo 14 giorni di serrata e di protesta continuata, la tensione cala e i manifestanti depongono le armi. Ma la doccia fredda arriva qualche ora più tardi, quando il ministro dei Rapporti col Parlamento, Carlo Giovanardi, fa sapere che sì, Scanzano non fi gura più quale sito unico, ma certo rimane nella rosa dei possibili candidati. Quali siano le altre località non è dato sapere, e la vittoria lucana ora sembra più amara, e anzi c è chi parla di una sola battaglia vinta su una guerra che, invece, è destinata a continuare. Il Governo, è evidente, non ha fatto un regalo. Questa modifi ca non è che un compromesso: qualche concessione in cambio della fi ne della protesta. E, a ben vedere, la decisone su Scanzano non è stata revocata, è stata soltanto rimandata. IL FATTO Il quattordici di novembre piomba in Basilicata un provvedimento a sorpresa: il Consiglio dei Ministri decide l ubicazione del sito nazionale per il deposito delle scorie nucleari in terra lucana. Con un abile colpo di mano, nei giorni immediatamente successivi alla strage di Nassirya, l esecutivo ha elaborato e approvato in tempi record il decreto legge che individua nella zona di Scanzano Jonico il luogo deputato allo smaltimento dei rifi uti nucleari. Una decisione inaspettata, sia per gli enti locali, che si dicono all oscuro di tutto, sia per gran parte del mondo politico nazionale. La coincidenza con la tragedia di Nassirya e la sospetta rapidità con cui è stato emanato il provvedimento pongono inevitabili interrogativi: il rischio di attentati terroristici ha raggiunto un livello tanto elevato da imporre una decisione immediata ed indifferibile, oppure il provvedimento è solo frutto di una acuta strategia tesa a fuorviare l opinione pubblica ed evitare le contestazioni? Scorrendo velocemente il documento stilato dall esecutivo non sembra potersi porre alcun dubbio: la straordinaria necessità ed urgenza è sin dalle prime righe posta in relazione con la diffusa crisi internazionale e pertanto tutte le iniziative di carattere straordinario sono poste per tutelare l interesse superiore della sicurezza dello Stato. Il provvedimento iniziale dispone anche la costruzione di strutture temporanee, quattro bunker corazzati in cemento armato e custoditi in zone militarizzate, destinate a ricevere e conservare i rifi uti radioattivi provenienti dallo smantellamento, anch esso immediato, indifferibile ed urgente, delle decine di siti italiani di stoccaggio ROSITA ROSA 7
Il Centro Ricerche ENEA Trisaia Il Centro Ricerche ENEA (l ente per le nuove tecnologie, l energia e l ambiente) della Trisaia, realizzato in località Trisaia Inferiore, nel comune materano di Rotondella, sorge nel 1962, essenzialmente come centro di riprocessamento degli elementi esauriti del combustibile nucleare. Nella seconda metà degli anni Ottanta il Centro avvia un processo di riconversione delle proprie attività, nell ambito di un programma più generale di potenziamento delle strutture di ricerca scientifi ca e tecnologica del Mezzogiorno, ampliando al contempo le proprie competenze attraverso l immissione di nuove giovani risorse e occupandosi di energia alternativa, fonti rinnovabili, utilizzazione delle biomasse e altro. Dopo il referendum del 1987 ed in conseguenza delle modifi che della politica energetica nazionale, nel centro è stato defi nitivamente potenziato il processo di riconversione, con l avvio della solidifi cazione di tutti i liquidi radioattivi presenti. Il Centro sorge a ridosso della costa jonica lucana, a pochi chilometri di distanza da Scanzano Jonico ed è anche sede dell impianto Itrec, ultimato nel 1968, dove è stato praticato per alcuni anni il riprocessamento di combustibile nucleare, nel campo del ciclo uranio-torio. Il sito internet del Centro(www.trisaia.enea.i), un modello di funzionalità telematica, non ha però alcun bottone che permetta di saperne di più in fatto di scorie. Da quel che si sa, sono ancora presenti e ospitate in piscine sotterranee, dal 1968 circa, sessantaquattro barre di combustibile irraggiato provenienti dal reattore nucleare di Elk River (Minnesota, Usa), mai trattate, per un totale di 72 chili di uranio e 1.067 chili di torio. Secondo l autorevole settimanale italiano Panorama, la capacità potenziale complessiva dei circa 3mila metri cubi di rifi uti radioattivi della Trisaia si aggira intorno a 843.556 miliardi di becquerel, dal momento che nei capannoni dell Itrec sarebbero conservati 8mila bidoni di materiale radioattivo, ai quali potrebbero aggiungersi altri 700 fusti ad elevata attività radioattiva. (Giovanni Scandiffi o) e conservazione delle scorie nucleari. Ma, in fi n dei conti, il trasferimento, coatto ed immediato, a Scanzano delle scorie raccolte nei tanti siti nazionali eleverebbe enormemente lo stesso fattore di rischio terrorismo: la concentrazione delle scorie presso un unico deposito provvisorio, in attesa della costruzione del sito defi nitivo per un tempo sicuramente non inferiore ai cinque anni, rischierebbe di diventare, proprio per i terroristi, un obiettivo strategico di incomparabile potenza distruttiva. E ciò vale, di per sé, a dimostrare quanto lungo e scrupoloso sia stato l esame tecnico del decreto emanato e delle sue implicazioni pratiche! D altra parte l individuazione del sito di Scanzano appare, quantomeno, una scelta di ripiego. Soltanto nel giugno scorso, infatti, la Sogin, società statale deputata allo stoccaggio e allo smaltimento dei rifi uti nucleari, aveva individuato quale sito ideale per la costruzione del deposito nazionale di scorie radioattive il territorio della comunità montana di Sulcis Iglesiente, un fazzoletto di terra che si stende tra il mare e la montagna nel sud ovest della Sardegna. In quell occasione la durissima protesta della popolazione ha messo a tacere il governo. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in strada, una numerosa delegazione ha protestato a Roma dinanzi ai palazzi del potere. La secca opposizione delle amministrazioni locali ha fatto il resto, e di Sulcis Iglesiente non se ne è più parlato. Stessa storia per Scanzano, con il generale Jean pronto a far credere che Scanzano Jonico fosse l unico sito adatto alla destinazione prevista, dal momento che, giurano i tecnici della Sogin, non esistono altri luoghi con caratteristiche territoriali e geologiche altrettanto favorevoli. Ma c è il sospetto che la caratteristica territoriale più favorevole sia stata, a ben vedere, la scarsità di popolazione, e il conseguente, irrilevante, peso che essa riveste nello scacchiere politico nazionale. LA STORIA Il problema dello smaltimento dei rifi uti radioattivi ha cominciato ad essere un grattacapo per i governi italiani sin dal 1987, anno in cui il referendum popolare fece dell Italia un territorio declunearizzato. Le scorie radioattive prodotte dal nostro breve Medioevo atomico hanno lasciato una traccia che nessuna regione vorrebbe conservare nel proprio territorio: il suolo nelle cui viscere giace un deposito nucleare diventa inservibile, degradato, sterile. Il circondario, i comuni a ridosso delle vie di comunicazione sarebbero costretti a sopportare il passaggio continuo di trasporti su gomma ad elevatissima pericolosità. Le possibili località candidate a scontare un dazio tanto pesante erano, secondo il governo, ben duecento. Nel corso dei sedici anni di indagini furono poi ridotte a sette, ma il nome di Scanzano Jonico non venne fuori. Nel frattempo il ministro Giovanardi, rimescolando confusamente le carte, richiamò tutti ad un improbabile federalismo nucleare: ognuno per sé, Dio per tutti. Proprio in quei mesi la partita venne affi data all infl essibile ex generale Carlo Jean, nominato commissario straordinario per lo smaltimento dei rifi uti nucleari, il quale inizialmente sembrò propendere per la Sardegna, salvo poi ripiegare defi nitivamente su Scanzano Jonico. Ma nel comune materano non sembrano essersi resi conto di nulla. Intorno alle gallerie di cemento che spuntano qua e là nella frazione di Terzo Cavone, nessuno si fa vivo da anni. A quando risalgono, dunque, gli ultimi rilevamenti tecnici? Poche 8
certezze sull argomento: si sa che la scoperta del giacimento di salgemma è avvenuta negli anni 50. Nel 1981 il Ministero dell Industria attribuì alla Canada Northwest Spa la concessione mineraria di sfruttamento. La società canadese propose l utilizzazione della miniera come deposito per Gpl. Il secco niet del consiglio comunale mise a tacere tutti e la questione venne accantonata sino al 1987, anno in cui alla Canada Northwest Spa subentrò la società italiana Sorim, la quale ottenne, con non poche polemiche, una ulteriore concessione e nel giugno del 1999 avviò le ricerche scientifi che per lo sfruttamento del sito. Una seconda presa di posizione delle istituzioni locali, questa volta per opera della Regione, impedì lo svolgimento dei lavori, e i rilevamenti previsti non vennero mai portati a termine. Gli ultimi studi tecnici attendibili risalgono così a più di trenta anni fa. La Sogin, secondo le sue stesse fonti, prende in considerazione uno studio compiuto a cavallo tra gli anni 70 e 80. I criteri di scelta sono quelli dettati dalla International Atomic Energy Agency e sono legati alla profondità e alla presenza di materiali isolanti come argilla, granito e salgemma. Il fattore sismico e il rischio idrogeologico non compaiono quali fattori determinanti. Un particolare certo non irrilevante in una zona ad elevatissimo pericolo di terremoti e soggetta ad un lento ma continuo processo di erosione delle zone costiere. IL BRACCIO DI FERRO TRA REGIONE E GOVERNO Dal giorno stesso in cui è stato reso noto il provvedimento il governo regionale non ha perso occasione per far sentire la propria voce. La richiesta di immediato ritiro del decreto, avanzata dal governatore regionale Filippo Bubbico subito dopo la diffusione della notizia di individuazione del sito ottiene inizialmente gli effetti sperati. Il consiglio dei ministri rinuncia soltanto all immediato trasferimento delle scorie nel sito di Scanzano, ma per il resto le disposizioni erano sostanzialmente invariate. Pugno di ferro in guanto di velluto. Ma la Regione va oltre, presentando un ricorso alla Consulta per presunta illegittimità del provvedimento, che sarebbe stato assunto in violazione dell obbligo di informazione dell ente regionale e senza alcuna espressione di consenso da parte delle istituzioni locali. Sul fronte della protesta la temperatura continua a salire, e dopo il primo, decisivo bagno di folla, con un corteo che conta più di centomila presenze, la manifestazione si sposta a Roma, con un sit in dinanzi al Palazzo del Governo. Inizialmente l esecutivo sembra voler continuare per la sua strada, ma, dopo aver ignorato la presenza dei sindaci dei Comuni, accorsi in massa davanti a Palazzo Chigi, si mostra vagamente possibilista: il provvedimento non sarà ritirato, ma tra gli emendamenti da apporre al documento ce ne sarà (forse) uno che disporrà l analisi di altri siti oltre a quello lucano. Bastano ventiquattro ore a far cambiare idea ai ministri: nessuna indicazione esplicita delle località, scompare dal provvedimento il sito lucano, si forma una democraticissima commissione di esperti, che vaglierà i siti e deciderà la collocazione più adatta entro dodici mesi. Nel Metapontino si canta vittoria. Ma solo fi no alla stop del ministro Giovanardi: Scanzano rimane nella rosa dei siti candidati. Davvero credevate fosse tutto fi nito? Rifiuti tossici, abbiamo già dato! Il centro Enea La Trisaia è stato oggetto di indagini giudiziarie. Alcuni anni fa l allora Procuratore presso la Procura circondariale di Matera Nicola Pace avviò accertamenti che, anche con l ausilio di qualifi cate consulenze tecniche, evidenziarono gravi anomalie nella gestione dei rifi uti con immediate ricadute in termini di pericolo per la popolazione e per l ambiente. In particolare, veniva rilevata la gravissima situazione di rischio derivante dalla mancata solidificazione di rifi uti liquidi ad alta radioattività e dalla presenza di oltre sessanta barre di combustibile irraggiato nella piscina di stoccaggio della Trisaia. Nicola Pace, attualmente a capo della Procura di Trieste nonché esperto onorario associato all Istituto di Criminologia ambientale dell Università di Napoli, da noi interpellato sulla recente designazione di Scanzano quale sito di deposito intermedio e fi nale dei rifi uti radioattivi di produzione nazionale, ha bollato tale decisione come scelta di retroguardia e in contrasto con tutti i principi giuridici, scientifi ci e morali vigenti in materia di gestione dei rifi uti. Oltretutto - fa rilevare il Magistrato - appare improponibile e follemente rishiosa l idea di trasportare al sito nazionale, ovunque esso sia, categorie di rifi uti (come i liquidi ad alta attività) senza averli prima condizionati, ossia vetrificati o ceramizzati o altrimenti messi in sicurezza nei luoghi di partenza. Inoltre non ha senso parlare di sicurezza del sito nazionale se, nel frattempo, si trascura di sistemare adeguatamente i materiali, almeno quelli più esposti o intrinsecamente più pericolosi, negli attuali luoghi di stoccaggio. Lo stato di incuria e di abbandono dei peggiori rifi uti esistenti in Trisaia è l emblema di questa colpevole incongruenza che ha già prodotto i suoi danni, come attestano i seimila fusti di terreno decorticato dal suolo dopo l ennesimo incidente avvenuto nel centro. Vale la pena di tenere a mente, in questa materia, l ammonimento di Carlo Rubbia il nucleare presenta probabilità infi nitamente piccole di rischi infi nitamente grandi. Come dire: è diffi cile che accada, ma se accade è la fi ne! 9
La SOGIN S.p.A. La Sogin Spa è la società statale (ex società Enel, oggi del Ministero del Tesoro, dalla quale dipende anche l Itrec di Rotondella) presieduta dal generale Carlo Jean, alla quale il premier Berlusconi ha dato l incarico speciale di trovare una collocazione unica e defi nitiva per i circa 55 mila metri cubi di scorie delle centrali italiane, disattivate dopo il no al nucleare espresso dai cittadini con il referendum del 1987. La società, nata nel 1999, ha 700 dipendenti. Carlo Jean è stato dotato (secondo quanto scrive Sabrina Deligia in un articolo pubblicato su Liberazione il 13 giugno 2003) di poteri speciali dal Governo per trovare una equa soluzione tra imprese e militari per il caso rifi uti radioattivi. Poteri comparabili a quelli che si esercitano durante lo stato di guerra. Il generale infatti, su propria insindacabile decisione, può derogare a ben ventuno tra leggi, decreti ministeriali, circolari e contratti 10
di lavoro. Jean è libero di violare norme di tutela dell ambiente, di controllo delle acque, di licenze edilizie e di trasporto su strada, in mare e in ferrovia dei rifi uti pericolosi. Quando la Sogin è stata incaricata di individuare un deposito unico nazionale a prova di terremoti e di attacchi terroristici, il generale Carlo Jean ha immediatamente pensato subito alle miniere abbandonate del Sulcis, dell Iglesiente, del Sassarese ed ai poligoni di tiro di Quirra, Perdasdefogu, Capo Teulada, che attendono una nuo- va destinazione d uso, scatenando immediatamente la rivolta sull isola. Poi, la scelta è caduta sulle cave di salgemma di Scanzano jonico. Jean, tra le altre cose, per gli appalti di messa in sicurezza dei siti sceglie il metodo di affi damento diretto - si legge nell ordinanza - delle attività a soggetti in possesso dei necessari requisiti tecnico-professionali, con preferenza tra quelli che sono risultati già aggiudicatari in Sogin spa di attività analoghe, previa approvazione del commissario delegato. (G. S.) 11
Chi è Carlo Jean Nato a Mondovì il 12 ottobre 1936, laureato in Scienze Politiche presso l Università di Torino nel 1960. Docente di Studi strategici presso la Facoltà di Scienze Politiche della Luiss di Roma. Ha frequentato l Accademia Militare di Modena dal 1953 al 1955 e la Scuola di Applicazione di Torino dal 1955 al 1957. Ha frequentato la Scuola Superiore di Guerra italiana e francese e la XXXIV Sessione del Centro Alti Studi per la Difesa. Ha comandato il gruppo tattico Susa, componente italiana della Forza Mobile Nato, ed ha prestato servizio nelle Brigate Alpine Julia, Taurinense, Orobica. Ha comandato la Brigata Alpina Cadore. Nell attività di Stato Maggiore ha prestato servizio quale Capo Ufficio Pianificazione Finanziaria e Bilancio dello Stato Maggiore Esercito e Capo del IV Reparto dello Stato Maggiore della Difesa. Dal 1988 al 1990 è stato Direttore del Centro Militare di Studi Strategici. Dal settembre 1990 al maggio 1992 è stato Consigliere Militare del Presidente della Repubblica. 12
Fa parte del Consiglio Scientifi co di Limes, rivista di geopolitica italiana, da gennaio 1998 ed è membro del Comitato Scientifi co della Confindustria. È insignito della onorifi cenza di Cavaliere di Gran Croce O.M.R.I. Il 9 luglio 1998 è stato insignito dall Unesco della Medaglia d oro di Gandhi in riconoscimento del suo operato in favore della prevenzione dei confl itti nell ambito della Cultura della Pace. Dal 12 gennaio 1994 al 30 settembre 1997 è stato Presidente del Centro Alti Studi per la Difesa. Dal 1 ottobre 1997 è Rappresentante Personale del Presidente in Esercizio dell Ocse per l attuazione degli Accordi di pace di Dayton. Ha pubblicato: Guerre Stellari: società ed economia nel cyberspazio, in collaborazione con il Prof. Tremonti, Angeli 2000; Guerra, strategia e sicurezza, Laterza, 1997. (G. S.) 13