Notte bianca a Pescara vecchia per l'unità d'italia



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Transcript:

Notte bianca a Pescara vecchia per l'unità d'italia Pescara, accogliendo l invito dell ANCI l Associazione nazionale dei Comuni italiani, tra il 16 e il 17 marzo, vivrà una Notte Bianca per celebrare il 150esimo dell Unità d Italia : un evento che ha segnato la vita di tutti noi e che permetterà di rivivere quei momenti risorgimentali che hanno costruito un Italia unica e indivisibile. Le manifestazioni si svolgeranno nelle strade di Pescara vecchia : avranno inizio alle 21 del 16 marzo e si concluderanno alle 6 del 17 marzo e offriranno l occasione di proporre una rilettura del Risorgimento vissuto nel nostro paese. Protagonisti dell evento saranno gli studenti dei 9 Istituti superiori che trasformeranno il centro storico, che è il cuore della piazzaforte di Pescara, in un grande teatro all aperto: una sorta di "Villaggio dell'unita' d'italia" in cui mettere in scena momenti di dibattito o vere e proprie performance artistiche. L evento fungerà da contenitore dei vari lavori prodotti dagli studenti degli istituti scolastici coinvolti che si riverseranno nella notte bianca accanto ad altri protagonisti: gli operatori del centro storico, i ristoratori, i commercianti, il Museo delle Genti d Abruzzo e i cittadini stessi. Tra i lavori degli studenti che saranno presentati al pubblico c'e' un video tridimensionale sulla piazzaforte di Pescara. CHE PARTE EBBE L ABRUZZO NEL RISORGIMENTO? A questo proposito la storia ricorda molti episodi di eroismo e figure importanti di patrioti, ma anche momenti di apatia e altri di battaglie inutili e reazioni violente. I moti carbonari ebbero la culla nel Regno di Napoli, infatti furono proprio gli impulsivi napoletani dal vivace ingegno a denunciare pubblicamente il giogo straniero che pesava sugli italiani. Il motto in cui si identificavano era Libertà e indipendenza. Ma il movimento si diffuse rapidamente attraverso tutto il Regno, mise profonde radici in Abruzzo ed ebbe in : Gabriele Rossetti,

Melchiorre Delfico, Clemente De Caesaris e Silvio Spaventa i più efficaci rappresentanti. Gabriele Rossetti nato a Vasto fu un patriota ma anche poeta e critico letterario e appartenne alla corrente neoghibellina del Risorgimento. Nel 1804 si trasferisce a Napoli dove ricopre diversi incarichi nell amministrazione dei Musei e dei Beni culturali. Affiliato alla carboneria è condannato a morte per cospirazione, in quanto coinvolto nei moti costituzionali, ed è costretto a fuggire prima a Malta e poi definitivamente a Londra, dove, fino al 1854 anno della morte, continuerà a pubblicare raccolte di poesie e saggi politici. Melchiorre Delfico nacque a Montorio al Vomano (Te) il 1 agosto 1744. Il clima sociale, politico e culturale in cui si formò fu quello del Regno di Napoli e di Sicilia di cui l Abruzzo faceva parte al momento della sua nascita. Nella sua lunga vita (quasi 90 anni) fu filosofo, economista, amministratore, uomo di Stato, visse i grandi cambiamenti storici e sociali e respirò un aria di grande fervore riformista. Delfico, sessantaduenne, nel 1806 ricevette la nomina di Consigliere di Stato del nuovo Governo Bonapartista. Durante il periodo francese divenne uomo di Stato di Giuseppe Bonaparte prima e di Gioacchino Murat dopo. Fu il primo a parlare dell Italia come una e inviò una lettera a Napoleone, che era nell isola d Elba, per offrirgli a nome del Collegio Costituente la corona imperiale, doveva regnare, ma su un popolo libero. Il messaggio diceva tra l altro : Che Cesare sia grande, ma che Roma sia libera. L Italia, Sire, ha bisogno di voi la natura vi fece italiano. Dite come Dio alla luce : si faccia l Italia e l Italia si farà. Clemente De Caesaris, nativo di Penne fu patriota e scrittore risorgimentale, partecipò ai moti di Napoli nel 1949 e finì incarcerato nel Bagno Penale della Fortezza Borbonica di Pescara. Nel 1860, fu protagonista della resa, senza spargimento di sangue, della Fortezza all'avanzata delle truppe di Vittorio Emanuele II verso il Regno delle Due Sicilie.

La sua Poesia Carceraria è l espressione più alta ed originale del Risorgimento italiano. Altro grande protagonista nella formazione dell Unità d Italia fu Silvio Spaventa. Nacque a Bomba, nei pressi di Chieti il 10 maggio 1822; fratello minore di Bertrando e figlio di Eustacchio e Marianna Croce la cui famiglia era la stessa del filosofo Benedetto. Nel 1843 giunse a Napoli e venne a contatto con gli ambienti liberali. Partecipò ai moti del 1848 e fu condannato a morte per impiccagione dai Borboni l 8 ottobre 1852 con l accusa di cospirazione alla sicurezza interna dello Stato. La pena fu poi commutata in ergastolo ; per sei anni il filosofo rimase nel carcere di Santo Stefano, dedicandosi agli studi politici, erano detenuti con lui Luigi Settembrini ed altri patrioti. Trasformata ancora la pena in esilio, riuscì avventurosamente a rientrare in Piemonte e poi a Napoli alla vigilia della spedizione dei Mille. Successivamente ricoprì il ruolo di Sottosegretario agli Interni e Ministro dei Lavori pubblici. Fu sui Carbonari abruzzesi che il generale Guglielmo Pepe fece affidamento per resistere alla invasione austriaca. La sua Campagna iniziò con grandi speranze e fu accolto dovunque nella regione con entusiasmo ed a Chieti lo ricevettero 40000 persone e i giovani che portavano rami d ulivo e ghirlande, erano pieni di ardore e di desiderio di combattere. Il moto però si mosse a rilento a varie riprese e con difficoltà logistiche enormi. Nel 1920 Pepe avanzò con i suoi soldati fino all Aquila, ma la neve alta, la mancanza di approvvigionamenti e rifornimenti da parte delle autorità napoletane, fece sì che i soldati cominciassero a disertare e il moto si spostò a Rieti con i pochi rimasti fedeli al generale ma,anche lì, fu un tentativo senza speranze dal momento che il nemico era numericamente molto superiore tanto che Pepe, demoralizzato si arrese. In Abruzzo vi furono molti seguaci di Mazzini e lettori degli scritti di Gioberti e continuamente veniva fatta propaganda sia segreta che manifesta. Questa gente tuttavia era troppo isolata l una dall altra e dal resto della popolazione. Molti e valorosi furono i tentativi di rivoluzione : all Aquila,a Penne, a Popoli e a Tagliacozzo ma vennero tutti aspramente repressi ed ebbero diversi martiri.

PESCARA NEL RISORGIMENTO Nei primi anni dell'ottocento Pescara venne occupata dai francesi e costituì un importante presidio militare del regno di Giuseppe Bonaparte, finché non divenne uno dei teatri in cui si verificò il fenomeno che coinvolse tutta l'italia Meridionale: i moti carbonari contro Gioacchino Murat, nominato dai francesi re di Napoli (1814). Al proposito Quieti, nel suo "Pescara antica città", afferma che fu proprio a Pescara che Murat firmò, il 12 maggio del 1815 la prima delle costituzioni italiane utilizzate nel Risorgimento. Qui l'insurrezione ebbe due scopi precisi: prima di tutto l'occupazione della Fortezza, che aveva una grande importanza strategica e la conquista del Bagno Penale, per poter liberare i tanti patrioti ivi rinchiusi; ma il valore dei pescaresi fu duramente punito dalla durissima repressione messa in atto dall'esercito borbonico, contro il quale i carbonari abruzzesi nulla poterono. I primi documenti che attestano l esistenza di un Bagno penale nella fortezza di Pescara risalgono al 1810, al tempo di Gioacchino Murat. Nella Fortezza di Pescara furono trasferiti tutti i patrioti del Risorgimento che, tenuti in catene, immersi fino alla vita nell acqua del fiume e strascinando a piedi una catena, o soli, o uniti a due, pativano e morivano tra atroci dolori nelle celle di quel famoso edificio definito "Spielberg. Nell'ottobre del 1853 vi si verificò un altro drammatico episodio: un alluvione, che investì il carcere causando la morte per annegamento degli internati. BAGNO PENALE: SIMBOLO DELLA REPRESSIONE Nel Bagno penale, oggi il Museo delle Genti d Abruzzo, ristrutturazione, furono ritrovate le tracce degli ergastolani rinchiusi al suo interno. Esso divenne il simbolo di un atroce repressione che ebbe un peso determinante sulla vita della città. Tra i patrioti imprigionati in quello che veniva chiamato il "sepolcro dei vivi" vi furono numerosi compagni di durante i lavori di

Pisacane e Clemente De Caesaris, il quale, liberato nel 1860 per ordine di Giuseppe Garibaldi, prese possesso della città e della fortezza. Vittorio Emanuele II di Savoia, che fu tra i protagonisti del Risorgimento italiano, durante la marcia alla guida dell esercito piemontese verso il regno napoletano, in viaggio per l incontro di Teano con Giuseppe Garibaldi, pernottò a Castellamare- Villa Sabucchi e la mattina successiva, entrato nella piazzaforte, pronunciò la famosa frase Oh che bel sito per una grande città. Ma anche Giuseppe Garibaldi passò per la nostra città, e in quell occasione ebbe modo di conoscere Basilio Cascella bambino. Tre anni dopo nel 1863, il re vi tornò per inaugurare la stazione ferroviaria di Castellammare, sulla linea adriatica e nel 1867 l'antica fortezza venne smantellata: si tratta di due eventi fondamentali per lo sviluppo della città, che abbandona il suo ruolo di bastione militare in favore di una definitiva vocazione per il commercio e le attività economiche in genere. Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli email: l0347@hotmail.com I documenti sono tratti da: Viaggio negli Abruzzi di Anne Macdonnel; da : Pescara città antica di Quieti; e da documenti tratti dell Archivio di Stato di Pescara. E dal Museo delle Genti. Le immagini sono tratte dal patrimonio fotografica di Tonino Tucci che ne autorizza la pubblicazione