VALENTINA GASPARIN, MARTINA BOSCO



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Transcript:

VALENTINA GASPARIN, MARTINA BOSCO Il 21 marzo si celebra la Giornata Internazionale per l Eliminazione della Discriminazione Razziale che rappresenta un occasione per chiunque di riprendere contatto con la lunga storia di coloro i quali operano a favore della legalità dei diritti e della dignità umana. Condividere questa storia, o questa memoria è una forma di omaggio in virtù di una doppia commemorazione che ci ricorda impegni presi nel passato. Sin dalla loro creazione, le Nazioni Unite si sono adoperate per individuare delle misure per combattere la discriminazione razziale e la violenza etnica. Questo impegno verso la dignità umana e l uguaglianza si concretizza attraverso l adozione di numerose risoluzioni, convenzioni e dichiarazioni, che comprendono: 1948 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: Leggi nazionali ed internazionali sono entrate in vigore, e numerosi strumenti internazionali in materia di diritti umani, in particolare un trattato per bandire la discriminazione razziale, sono stati adottati. Dei progressi sono stati fatti, come testimonia la sconfitta dell apartheid in Sud Africa. Tuttavia, il sogno di un mondo libero dall odio razziale e dal pregiudizio rimane ancora realizzato a metà. Mentre la tecnologia riavvicina le popolazioni mondiali e fa crollare le barriere politiche, la discriminazione razziale, la xenofobia e altre forme di intolleranza continuano a devastare le nostre società. Orrori quali la "pulizia etnica" sono emersi negli ultimi anni, mentre idee di superiorità razziale si sono propagate attraverso i

nuovi mezzi di comunicazione, quali internet. Anche la globalizzazione porta con sé rischi di esclusione e di accresciuta disuguaglianza, molto spesso di origine etnica e razziale.il razzismo trionfa maggiormente nei Paesi Ricchi, Paesi, cioè, in cui la spinta all individualismo e alla competitività sono maggiori, dove mancano uno spiccato senso della solidarietà ed una comunione di mezzi e di attività finalizzate al benessere di tutta la comunità, intesa come co-operazione di tutti gli individui che ne fanno parte con uguali diritti di accesso alle risorse e di beneficio dei prodotti ottenuti. 1948 Convenzione sulla Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio 1963 Dichiarazione sull Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale 1965 Convenzione Internazionale sull Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale 1966 Proclamazione della Giornata Internazionale per l Eliminazione della Discriminazione Razziale:è avvenuta in seguito al massacro di Sharpeville, che aveva visto studenti del Sudafrica manifestare contro il regime di apartheid. 21 marzo 1973 Convenzione Internazionale sulla Soppressione e la Punizione del Crimine di Apartheid. 1978 Prima Conferenza Mondiale per Combattere il Razzismo e la Discriminazione Razziale, Ginevra. 1983 Seconda Conferenza Mondiale per Combattere il Razzismo e la Discriminazione Razziale, Ginevra. 1973-1982 Prima Decade per Combattere il Razzismo e la Discriminazione Razziale 1983-1992 Seconda Decade di Azione per Combattere la Discriminazione Razziale 1994-2003 Terza Decade per Combattere il Razzismo e la Discriminazione Razziale:1994 viene abolito il regime di apartheid, nell ambito di un processo storico di giustizia, di pace e di riconciliazione; 1997 l Assemblea Generale ha deciso di tenere una Conferenza Mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l intolleranza connessa; 1998 l Assemblea Generale ha deciso di proclamare il 2001 come Anno Internazionale della mobilitazione contro il razzismo, la discriminazione razziale,la xenofobia e l intolleranza connessa. 2001 Conferenza Mondiale contro il Razzismo, la Discriminazione Razziale, la Xenofobia e l Intolleranza Connessa: ha consentito alla comunità internazionale di

adottare un programma di azione e di rinnovare i propri impegni dinanzi alle nuove forme di disuguaglianza, di emarginazione e di discriminazione nel mondo. COSA POSSIAMO FARE NOI? Non possiamo ignorare che esistano delle differenze a volte anche profonde tra gruppi e che non dobbiamo combatterle, ma difenderle e legittimarle nella stessa maniera e convinzione con cui tendiamo a legittimare la nostra presenza nel mondo. Noi tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa perché i tragici eventi del passato e i recenti fenomeni di razzismo siano combattuti più efficacemente con nuove e concrete strategie. Innanzi tutto è indispensabile informare, sensibilizzare ed educare l opinione pubblica, a partire dalle giovani generazioni affinché siano strumento di promozione di una nuova era, di una nuova società globale in cui siano rispettati i diritti umani di tutti, senza distinzioni di razza, sesso o religione. La difficoltà principale nell affrontare il tema del razzismo è quella di rendere evidente il problema poiché è purtroppo una realtà diffusa la mancanza di consapevolezza; c è infatti una sorta di rifiuto di vedere e di affrontare il problema. Addirittura, molte persone che affermano di non essere razziste, spesso, più o meno inconsapevolmente, evidenziano poi atteggiamenti di razzismo e intolleranza molto forti. Pertanto, un primo passo è quello di far emergere il problema, renderlo noto informando e studiando la storia del passato perché tenere viva la memoria dei tragici avvenimenti vissuti e comprenderne le cause profonde sarà di insegnamento e di monito per il futuro. Educare, poi, significa conoscere, conoscere le diverse realtà che ci circondano, scoprirle ed apprezzarle proprio in virtù della loro diversità e della possibilità di un reciproco arricchimento. Un metodo didattico in questo senso può essere quello di puntare molto sull insegnamento della storia per comprendere a fondo le reciproche influenze tra Paesi, con le loro culture, religioni e sistemi di idee; puntare su una

educazione multiculturale, e su una lettura multiculturale degli autori di tutto il mondo per ascoltare la voce di coloro che sono gli "altri". Riportiamo un significativo aneddoto di Vittorio Pieroni: Un giorno "Io" si accorse di non essere più solo, ma di avere a che fare con " l'altro diverso da sè", del tutto simile a lui e con la pretesa di avere gli stessi diritti. Dapprima cercò di eliminarlo, negandogli il diritto di esistere. Ma l "altro" era sempre lì... Visto inutile ogni sforzo, cominciò a "tollerare" la sua presenza, considerandolo però di natura inferiore e prodotto del "male". Ebbe inizio così la discriminazione tra uomo e uomo, tra uomo e donna, tra buoni e cattivi, tra esseri superiori e inferiori, tra prede e predatori, tra primitivi e civilizzati, tra oppressi ed oppressori, tra ricchi e poveri, tra nord e sud... In seguito, in nome di questa discriminazione arrivarono le lotte, le conquiste, le guerre sante, i colonialismi, le acculturazioni, il senso di appartenenza ad un "noi", le divisioni, le segregazioni... La plurimillenaria storia della presenza dell'uomo sulla terra è lastricata di lotte per la conquista e l'eliminazione dell "altro". Nonostante tutto l "altro" continuò ad esistere e ad affermare il proprio "diritto ad avere dei diritti" e di "stare alla pari" con "Io". Dopo tante lotte, divisioni e sopraffazioni un giorno "Io" si rese conto che la storia del progresso e dello sviluppo dell'uomo passava non tanto dall'eliminazione dell "altro" ma piuttosto dal RICONOSCERE-VALORIZZARE-PROMUOVERE la sua differenza. Solo a questo punto cominciò a pensare che bisognava cambiare rotta, che c'era tutto un nuovo cammino da fare assieme all "altro". Ed i "passi storici" che rimanevano ancora da fare erano molti. Limitarsi semplicemente a tollerare la presenza dell'altro non bastava più, occorreva passare: dalla tolleranza all'uguaglianza; da un'uguaglianza omologante a un'uguaglianza nella differenza; dall'accoglienza dell'altro all'accoglienza di tutte le "differenze" e alla capacità di stare assieme ciascuno con le proprie differenze, nel dialogo; dalla differenza riconosciuta e accettata come "ricchezza" alla capacità di progettare assieme un cammino per il bene comune; da un progetto in funzione di un "noi" ad un progetto in funzione di sempre nuovi "altri".

Cosa ne pensiamo noi Secondo noi il razzismo non è giusto perché dietro al colore della pelle, al colore degli occhi o alle condizioni di vita sta una persona come noi, con i nostri stessi diritti e con la nostra stessa dignità. Prima di commettere atti razzisti verso quelle persone che si mostrano fisicamente diverse da noi, dovremo pensare se fossimo noi a subirli Le forme di razzismo possono essere anche tra di noi, e se vogliamo che ciò non accada dobbiamo essere noi per primi a decidere di non commetterle perché sono le piccole cose che contribuiscono a fare in modo che il razzismo sia eliminato.