DIOCESI DI CASERTA. Vedo vivere la Chiesa. Per un cristianesimo ecclesiale e solidale. Atti del Convegno 26-29 settembre 2011



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DIOCESI DI CASERTA Vedo vivere la Chiesa. Per un cristianesimo ecclesiale e solidale Atti del Convegno 26-29 settembre 2011 EDIZIONI SALETTA DELL UVA 1

Edizioni Saletta dell Uva P.zza Matteotti, 3-81100 Caserta Tel. e Fax 0823 323892 www.salettadelluva.it direzione@salettadelluva.it Stampa Depigraf snc Via Cefarelli - 81100 Caserta 2

PREFAZIONE di Don Sergio Adimari* La celebrazione del Convegno diocesano Vedo vivere la Chiesa. Per un cristianesimo ecclesiale e solidale trova il suo primo naturale esito nella pubblicazione degli Atti, il cui chiaro intento è quello di diffondere e rendere ancora più disponibile il lavoro svolto. Naturalmente insieme a questa pubblicazione costituiscono parte integrante anche il cammino preparatorio del pre-convegno del maggio 2011, nonché la lettera pastorale per l anno 2010-2011 di Mons. Pietro Farina, Vedo vivere la Chiesa, da cui ha preso spunto l assise ecclesiale. Punto di partenza, nella fase preparatoria, è stato prendere in considerazione il Convegno Ecclesiale Una Chiesa di Comunione a servizio dell uomo, che la nostra Diocesi ha celebrato il 28-31 Gennaio 1989 e tutto il percorso svolto in questi ventidue anni, passando attraverso le indicazioni offerte dal XII Sinodo Diocesano (1995 1999). Nei giorni 26-29 settembre 2011 il Convegno, celebrato con un ampia partecipazione, è stato svolto in due momenti di forte contenuto: il primo è stato dedicato alle Relazioni dei Vicari Episcopali - per l Area Evangelizzazione Don Valentino Picazio, per l Area Liturgia Don Claudio Nutrito e per l Area Caritas Don Antonello Giannotti. Tali relazioni sono il frutto di un ampio confronto e dibattito avuto con tutti i delegati e i gruppi di studio formatisi per l occasione e rappresentano insieme l analisi sullo stato di fatto e il percorso a lungo termine da intraprendere perché la nostra Chiesa locale si riscopra comunità di testimonianza, di discernimento e di profezia. La seconda parte ha fatto registrare gli interventi di due autorevoli esperti sulle due dimensioni che il nostro cristianesimo deve incarnare perché possa * Segretario Generale della Curia diocesana di Caserta. 3

riproporre con rinnovato vigore e passione evangelizzatrice la Chiesa e il mistero che la costituisce: Per un cristianesimo ecclesiale di Padre Aldino Cazzago, o.c.d., teologo e direttore dell edizione italiana di Communio e Per un cristianesimo solidale del prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant Egidio, svoltosi, quest ultimo, alla presenza delle istituzioni e delle rappresentanze politiche operanti sul territorio. Negli interventi di Mons. Pietro Farina, sia di apertura sia conclusivo, è stato naturalmente colto l auspicio che l assise ecclesiale celebrata sia il rilancio, attraverso l azione singola e comunitaria dei credenti, di quel rinnovamento che la Chiesa locale deve sempre avvertire e vivere allo scopo di cercare e riconoscere ciò che lo Spirito dice alle Chiese (Ap. 2,7). La presente pubblicazione, realizzata con il contributo dei diversi relatori, a cui va naturalmente il nostro ringraziamento, è il chiaro segno di questa testimonianza di fede che la nostra Chiesa diocesana intende professare. 4

IL CONVEGNO ECCLESIALE: OPERA DI EVANGELIZZAZIONE, DI CELEBRAZIONE E DI TESTIMONIANZA DELLA FEDE. di Mons. Pietro Farina* Nella storia della Chiesa i Convegni Ecclesiali sono sempre stati occasioni di grande importanza per la vita delle diocesi e delle comunità e la pubblicazione dei loro Atti rappresentano la memoria di questi eventi. La trascrizione di ciò che si è detto e discusso diventa una testimonianza, che non si riduce ad essere mero documento da studiare, ma un aiuto per promuovere e attivare lo stile ecclesiale della sinodalità e il metodo pastorale del discernimento comunitario, uno stile e un metodo che come Chiesa possono caratterizzare quella corresponsabilità dei fedeli laici nella edificazione del corpo di Cristo che è la Chiesa. Nei tornanti della storia, quando emergono situazioni complesse e nuove sfide, è opportuno, se non necessario, il convenire sinodale. È questo il luogo dove lo Spirito parla alle Chiese per il discernimento e le scelte programmatiche da compiere. Siamo perciò chiamati a realizzare quel confronto della fede con gli attuali modi di pensare e di vivere, che talora chiamiamo nuova inculturazione, e a compiere quel discernimento, a cui altre volte nella storia la comunità cristiana ha dovuto far fronte, quando è passata da una cultura ad un altra. L impegno prioritario della nostra comunità cristiana, per il futuro di Caserta, presuppone da parte nostra lo sforzo di comprendere il nostro tempo, la volontà di evangelizzarlo e la docilità allo Spirito che, nella comunione ecclesiale, guida noi, a leggere i segni della sua presenza e a trarre dal tesoro della Parola di Dio nova et vetera, cose nuove e verità antiche. Solo così al mondo sarà annunziato Gesù di Nazareth, unico redentore e salvatore, perché accogliendolo nella fede, il mondo sia salvo. * Vescovo di Caserta. 5

La pubblicazione degli Atti del Convegno Ecclesiale Diocesano Vedo vivere la Chiesa. Per un cristianesimo ecclesiale e solidale mi offre l opportunità per ripercorrere il cammino di riflessione svolto dalla nostra Chiesa locale nei giorni 26-29 settembre 2011, durante i quali ho avvertito quanto sia fondamentale per tutti che la Chiesa, quale strumento e segno di salvezza, faccia risuonare nel mondo, e nel contesto in cui si incarna, la voce di Cristo, una voce che invita insieme alla conversione e alla missione. Nella Lettera ai Romani l apostolo Paolo scrive: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato (Rm. 10, 13). Fulcro della fede allora è il Cristo che dona la salvezza a tutti gli uomini: chi scopre veramente Cristo, chi sperimenta la sua amicizia, non può nel contempo non scoprire il senso della propria vita. E proprio in relazione a questa verità di fede aggiunge l apostolo: Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno senza essere prima inviati? (Rm. 10, 14-15). Questo susseguirsi di domande da parte dell Apostolo delle genti mi aiuta ad approfondire alcune tematiche in margine alla conclusione del Convegno diocesano e che potrebbero rappresentare spunti per l animazione pastorale della nostra Diocesi: la missione, l Anno della fede e il mondo della comunicazione. In statu missionis La missione è l anima della Chiesa e attraverso la missione la Chiesa è spinta a vivere con gli uomini per cercare con loro il vero senso della storia, rivelare il loro destino ultimo e condurli alla salvezza nel Regno di Dio. L intera Chiesa rimane sempre in statu missionis, perché è interpellata dalla parola di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16, 15). La Chiesa rimane in statu missionis nel prolungamento di quella missione che l eterno Figlio Gesù Cristo ha compiuto nella storia del mondo. La missione della Chiesa ha la sua sorgente inesauribile e il suo inizio incessante in Dio stesso. Mediante la Chiesa, Dio rinnova continuamente all umanità la chiamata proclamata dal profeta Isaia: Venite, saliamo sul 6

monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri (Is. 2, 3). La missione della Chiesa è salvifica, perché il centro di essa è costituito dall incontro dell uomo con Cristo, che è l Uomo nuovo. La Chiesa proclama che in Cristo c è la verità dell uomo perché in Lui ogni persona può rinnovarsi profondamente nella libertà e nell amore. A tal proposito scrive Papa Bendetto XVI: Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero 1 e il Cristo è Colui che rivela il volto del Dio vivente come Padre ricco di bontà e misericordia. La novità dell annuncio che la missione comunica con la Parola, i sacramenti e la carità, introduce l uomo in quell evento pasquale che cambia l esistenza, la trasforma con la forza dello Spirito e la fa nuova. Chi accoglie Gesù Cristo e si lascia investire dall evento della sua morte e risurrezione partecipa alla sua stessa vita: non vive più per se stesso, ma vive per il Signore. Questa realtà misteriosa ma reale faceva dire all apostolo Paolo: Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me (Gal. 2,20). Si comprende allora che la missione non si limita a suscitare la conversione e la fede, ma sorregge anche i passi successivi che conducono al battesimo, alla vita nella Chiesa e alla testimonianza nel mondo. La missione vuole avviare, far crescere e sostenere quel cammino della fede che dal suo primo inizio porta alla piena maturità di Cristo. Il Convegno diocesano è stato l espressione di questa esperienza religiosa viva alla riscoperta della dimensione ecclesiale della nostra esistenza di fede: abbiamo preso coscienza che il battesimo ricevuto in Cristo ci introduce nella realtà nuova della Chiesa, che è al servizio del Regno di Dio concretamente ed effettivamente con l annunzio che chiama alla novità di vita in Cristo, che è la speranza del mondo e tutte le nostre piccole speranze trovano sostegno e possibilità di realizzazione nella misura in cui Lo accogliamo e Lo seguiamo. 1 BENEDETTO XVI, Veglia con i Giovani (Colonia, 20 agosto 2005). 7

Il nostro cristianesimo pertanto non può presentarsi come ideologia o appesantita da un eccedenza di struttura rispetto allo spirito essenziale: noi dobbiamo saper parlare di una Chiesa viva, dinamica, capace di suscitare speranza là dove una coltre di oscurità sembra scendere sul nostro tempo e non permette di vedere con chiarezza la luce del giorno. Vedo vivere la Chiesa vuol significare che ho dinanzi ai miei occhi persone che vivono la loro esperienza di figli di Dio; Per un cristianesimo ecclesiale e solidale intende indicare che il sentiero di ogni credente non è isolato, individuale, ma ecclesiale, cioè cammino di una comunità che nella sua interezza, in tutte le sue componenti, si riconosce come famiglia di Dio e percorre la strada dell accoglienza e del dialogo. Nella mia lettera pastorale Vedo vivere la Chiesa affermavo che solo in una dimensione comunitaria della vita di fede possiamo ammirare la Chiesa nella sua ricchezza di ministeri e carismi, partecipare di questa ricchezza, creando dei momenti e degli spazi in cui incontrarsi come fratelli, figli dello stesso Padre, vivere momenti di lode per quanto abbiamo ricevuto in grazia e progettare insieme un futuro contrassegnato da uno stile di vita da figli di Dio. È vitale un esperienza di coralità di Chiesa per percepire la gioia di stare insieme e progettare insieme una Chiesa secondo il cuore di Cristo 2. Se questa è l autentica condizione in cui vive e opera il credente, avvertiamo allora quanto sia necessario prevedere e proporre itinerari organici e prolungati di iniziazione cristiana per dare una risposta sempre più pronta agli appelli di Dio nei tempi nuovi, una risposta che passa attraverso l adesione alla sua Chiesa. Vivere la propria fede nella Chiesa, è rispettare la natura profonda della fede stessa, che se è principalmente personale, non può non essere insieme comunitaria. Il cuore dell esperienza cristiana, a cui va ricondotta ogni azione ecclesiale è l annuncio di Gesù Cristo morto e risorto per l uomo, la cui presenza è viva e vivificante nella Chiesa in cammino con tutta l umanità, ogni fratello accanto all altro, verso il compimento della nuova Gerusalemme (Ap. 21,2). 2 P. FARINA, Vedo vivere la Chiesa Lettera Pastorale 2010-2011, Edizioni Saletta dell Uva, Caserta 2010, p. 17. 8

L Anno della fede Con l indizione di un Anno della Fede, che inizia l 11 ottobre 2012, nel 50 anniversario dell apertu ra del Concilio Vaticano II e si concluderà il 24 no vembre 2013, solennità di Cristo Re dell Universo, Papa Benedetto XVI ha voluto indicare con decisione la strada da per correre per una riforma della nostra vita spirituale: Riper correre la storia della nostra fede, la quale vede il mistero insondabile dell intreccio tra santità e peccato 3. All interno della Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio Porta fidei, con la qua le si indice l Anno della Fede, il Santo Padre ci ricorda la necessità di una ripresa della nostra fede in un contesto in cui la fede non solo non è presente ma viene addirittura negata. Nell omelia del 16 ottobre 2011, tenuta nella Basilica Vaticana in occasione della Santa Messa per la promozione della Nuova Evangelizzazione, il Santo Padre ci indica le ragioni di questa sua scelta: Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza 4. Per il nostro cammino diocesano, inoltre, c è un passo nella Lettera Apostolica che sembra così appropriato per l esigenze della nostra Chiesa: Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell Eucaristia, che è il culmine verso cui tende l azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia. Nel contempo, auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno 5. 3 BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio Porta fidei, 11 ottobre 2011, n. 13. 4 BENEDETTO XVI, Omelia Basilica Vaticana Domenica, 16 ottobre 2011. 5 BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio Porta fidei, 11 ottobre 2011, n. 14-15. 9

Le indicazioni di massima sono un invito alla riscoperta delle nostre radici e della nostra identità di uomini di fede. Il Convegno ecclesiale, che ci ha visti partecipi numerosi, ha dato un chiaro impulso all opera di evange - lizzazione, di celebrazione e di testimonianza della nostra fede, proclamata e testimoniata in un determinato contesto geografico, che è la nostra terra. Non ci resta che attuare tutto ciò andando alle radici della nostra scelta di vita cristiana, come ci ricorda lo stesso Santo Padre nell omelia sopra citata: I nuovi evangelizzatori sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina mai soli, ma in compagnia: un esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita 6. E proprio dalla Lettera Apostolica potremmo desumere dei criteri per impostare tutto il nostro lavoro di preparazione per questo Anno della fede, che partendo dall esperienza del Convegno diocesano costituisce per la nostra Diocesi occasione di verifica di un cammino pastorale comune, il cui filo conduttore unitario è da ravvisare, secondo la mia intenzione, in quel pieno fervore di rinnovamento conciliare che dovrebbe animare tutto il lavoro pastorale diocesano per i prossimi cinque anni, seguendo idealmente il cammino di ripresa del magistero del Concilio Vaticano II, i cui documenti costituiscono ancora oggi un tesoro di inesauribile ricchezza per tutta la Chiesa. Questi criteri li possiamo enucleare richiamando i quattro verbi della Lettera Apostolica: confermare, comprendere, approfondire e testimoniare 7. In un tempo povero di speranza, in cui la fede non è più oggi presupposto così ovvio, confermare la fede nella logica dell Incarnazione è il cambio di direzione che una comunità deve apprestarsi a compiere per abitare il presente e farlo diventare carico di una speranza per il tempo futuro, di una speranza che non delude, perché fondata sulla roccia incrollabile che è Gesù di 6 BENEDETTO XVI, Omelia Basilica Vaticana Domenica, 16 ottobre 2011. 7 Cfr. BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio Porta fidei, 11 ottobre 2011, n. 4. 10

Nazareth. Comprendere e approfondire i contenuti della fede è plasmare la mentalità soprattutto delle nuove generazioni sulla radicale novità della risurrezione: l inesauribile ricchezza della Parola di Dio, il fondamento certo della Tradizione e la vastità di conoscenza che proviene dal Magistero della Chiesa sono patrimonio del credente, la cui fede, abbeverandosi a queste tre fonti, diventa criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell uomo 8. Infine testimoniare la fede mediante una carità operosa è trasmettere in maniera coerente ciò che abbiamo ricevuto. Il mondo della comunicazione Per la nostra Chiesa locale è di prioritaria importanza entrare nell universo della comunicazione; è da tempo che la Chiesa tutta ha compreso che i moderni mezzi di comunicazione non sono soltanto strumenti di comunicazione, ma anche un mondo da evangelizzare. Essi devono offrire una comunicazione autentica, possono costituire un valido aiuto per far crescere la comunione della famiglia umana e l ethos delle società, quando diventano strumenti di promozione dell universale partecipazione nella comune ricerca di ciò che è bene comune. Le nuove tecnologie d informazione possono diventare potenti strumenti di coesione o anche fattori efficaci di divisione. Essi possono generare, sul piano morale, la propagazione di ciò che è giusto e vero o di ciò che è falso e riprovevole. La massa di notizie o di contro-notizie, così come la massa di immagini può essere interessante come pure può condurre a una forte manipolazione. L informazione può diventare molto facilmente disinformazione, e la formazione una deformazione. I media possono promuovere un autentica umanizzazione, ma possono al contempo comportare una distorsione della verità. Quali sono allora i criteri che possono orientare i media in senso costruttivo? Ritengo che solo orientando alla luce di un immagine della persona e del bene comune che ne rispecchi le valenze universali, i mezzi di comunicazione sociale possono favorire lo sviluppo e la partecipazione per tutti. Le possibilità di interconnessione e di circolazione delle idee genera una cultu- 8 Ibidem. 11

ra della promozione e del bene. Per raggiungere simili obiettivi bisogna che essi siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità. La Chiesa deve essere maggiormente presente nei media al fine di renderli non soltanto strumento di diffusione del Vangelo ma anche un mezzo utile per la formazione della nostra gente. Una solida formazione dei giornalisti all etica e al rispetto della verità li aiuterà a evitare l attrattiva del sensazionale, così come la tentazione della manipolazione dell informazione e del guadagno facile. I giornalisti cristiani non devono sentire paura di manifestare la loro fede, ma anzi si avverte oggi più che mai la necessità di incoraggiare la presenza e l attività di fedeli laici competenti nel mondo delle comunicazioni pubbliche e private. Non dimentichiamo l immagine evangelica del lievito che fermenta la pasta, similitudine che giustifica l impegno di chi continua a rendere testimonianza del contributo positivo e costruttivo che l insegnamento di Cristo e della sua Chiesa apporta al mondo. La scelta fatta dalla nostra Diocesi di aprire un settimanale, L eco di Caserta, contribuisce a considerare la comunicazione come un elemento portante dell evangelizzazione e contribuisce a promuovere i valori che la Chiesa ritiene insostituibili per lo sviluppo di un territorio come il nostro. L organizzazione di una redazione diocesana, l istituzione di un premio giornalistico per le buone notizie, il collegamento con i media cattolici nazionali sono reali possibilità per Caserta di uscire da quella spirale di pessimismo e di vittimismo che certo non danno ragione delle enormi potenzialità che la città, la provincia e la Chiesa locale sanno esprimere. In questa luce prende corpo la nostra iniziativa di pubblicare gli Atti del Convegno, un sussidio per rispondere soprattutto ad esigenze metodologiche e di accompagnamento pastorale delle nostre comunità, che vogliono crescere e far maturare i carismi che in esse il Signore ha riversato per il bene e la salvezza di tutti. 12

RELAZIONI DEI VICARI EPISCOPALI AREA EVANGELIZZAZIONE AREA LITURGIA AREA CARITAS 13

14

AREA EVANGELIZZAZIONE 15

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RENDERE RAGIONE DELLA FEDE CRISTIANA OGGI di Sac. Prof. Valentino Picazio* Da sempre la comunità cristiana ha cercato di rendere ragione di fronte al mondo della propria fede e speranza mostrando il vangelo di salvezza in una prospettiva di intelligibilità. L atto di fede coinvolge infatti tutto l uomo e abbisogna, per essere pienamente autentico, di un accoglienza vitale della rivelazione di Dio in Gesù Cristo che è insieme del cuore e della mente. Nel nostro tempo viviamo un epoca che non è certo abitata da grandi passioni e ideali ma si caratterizza per il suo profilo incerto, per la debolezza e il nomadismo del pensiero. Più di ieri il cristiano è chiamato a dire la speranza che è in lui, ad esplicitare le ragioni del suo credere, presentando, senza complessi, la propria fede. Come consigliato dall Apostolo Pietro lo stile dell annuncio deve essere completo e chiaro per la verità che contiene 1. a) La crisi del linguaggio della fede Il cristiano si trova oggi di fronte al muro di gomma dell indifferenza religiosa; si fa sempre più acuto il problema dei lontani; inoltre molti di quelli che sono vicini, i cosiddetti praticanti per abitudine, sembrano rimanere lontani, indisponibili a quel di più evangelico che è tipico della proposta cristiana, forse perché soddisfatti di una religione come genere di conforto. Il Vescovo ha un doppio tormento: quello degli assenti che non raggiunge e quello di coloro che, pur raggiunti, restano in qualche maniera assenti. Evidentemente è un tormento che non hanno solo i Vescovi, è di ogni prete; * Vicario Episcopale per l AREA EVANGELIZZAZIONE. 1 Cfr. 1Pietro 3,15 17

al fondo di ogni cristiano. Come reagire? Disponiamo noi di un linguaggio convincente, credibile, in grado di veicolare le ragioni del nostro credere? Certo vorremmo avere parole convincenti, capaci di farsi ascoltare, mentre nell aeropago di una cultura frammentata, ci si accorge che il nostro comunicare è senza rete. Il vangelo risulta credibile nel suo essere proposta disinteressata rivolta alla libertà dell uomo. Noi siamo responsabili dell annuncio e la proposta evangelica ci mette in uno stato di apostoli. b) La fuga nell irrazionale È questo uno dei paradossi del nostro tempo! Si contesta la fede in nome della ragione dichiarando che l uomo adulto può sbarazzarsi di inutili tutori. Eppure quelli che hanno lasciato la fede faticano poi spesso a ragionare e si dimostrano disposti a credere a tutto: ai maghi, agli oroscopi, agli extraterrestri, ai titoli dei giornali, alle sette sataniche, agli slogan della pubblicità. È vero che in un tempo in cui abbondano gli orfani delle ideologie molti contemporanei si sono ritrovati ad esser mendicanti di speranza e di salvezza. C è oggi fame e sete di trascendenza ma le chiese non si riempiono! c) Dall ateismo all indifferenza religiosa, al ritorno degli dei Sembra oggi in crisi l ateismo di stampo positivistico che ha riscosso fortuna nei secoli passati. Oggi siamo di fronte ad una non curanza per tutto ciò che riguarda la sfera religiosa anche se non è possibile trascurare il fatto che l indifferenza religiosa si mostra ai nostri giorni come la variabile di una generalizzata cultura dell indifferenza. A poco vale consolarsi enunciando la tesi del risveglio religioso e del ritorno del sacro. Anche Giovanni Paolo II al n. 38 della Redemptoris missio, parla del fenomeno del ritorno religioso con una certa cautela e lo definisce un aeropago da evangelizzare. Oltre all ateismo e all indifferenza religiosa si moltiplicano oggi nuove figure di non credenza che assumono una veste religiosa, disponibili comunque al 18

sincretismo e ad ogni genere di incrocio. In realtà è come dire religiosamente pagani. Nella società pluralista e secolarizzata ogni tipo di proposta, anche quella religiosa si trova in una situazione di mercato il che esige più che in passato dire con chiarezza la propria verità e la ragionevolezza della propria fede per non cadere nelle sabbie mobili del relativismo o di incagliarsi nelle secche del fondamentalismo. d) La testimonianza è importante, ma non basta Per molti cristiani la fede si trasmette attraverso la via maestra della testimonianza. Gli uomini a cui si annuncia il vangelo, almeno nei paesi di antica cristianità, non sono dei pagani ma generalmente dei post-cristiani (o anche non più-cristiani) che giudicano il cristianesimo come una realtà del passato anche perché incapaci di coglierne il sapore di novità. Ciò che fa difetto è il vissuto poco cristiano di molte comunità. Per cui più che dimostrare è indispensabile ritornare a mostrare con i fatti e attraverso il linguaggio dell esperienza che il cristianesimo è praticabile e che dischiude all uomo l autentica sapienza del vivere. Si rende ragione della fede attraverso il linguaggio forte, incisivo e provocatorio della testimonianza. Certo siamo convinti che un cristianesimo testimoniale capace di incarnare i valori della fede dentro la trama complessa della storia degli uomini è credibile; ma dobbiamo rivelare alcune difficoltà e possibili fraintendimenti. I valori cristiani vengono accettati nella società laica quando vengono svincolati dalla loro matrice di fede e svestiti di ogni riferimento alla trascendenza. Affrancati dall ipoteca religiosa hanno libero diritto di circolazione e sono considerati con rispettabilità nella società laica. La Chiesa viene così apprezzata per le sue opere assistenziali e caritative, per l interessamento verso gli ultimi, in poche parole quando la sua presenza si dimostra funzionale ai bisogni e ai problemi della società civile: si usa in questo caso parlare di Welfare Church. Ma in questo contesto la testimonianza mantiene ancora la sua trasparenza? Un certo vissuto della carità riesce a veicolare la verità del Vangelo di salvezza? 19

Ogni testimonianza deve riorientarsi e rimotivarsi abbeverandosi alle sorgenti della riflessione. Deve recuperare le ragioni per cui vale la pena spendersi. e) Dopo i contenuti della fede, le ragioni della fede Dopo la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) che ha riportato in equilibrio uno sbilanciamento troppo a lungo sofferto tra i contenuti della fede, spesso trascurati o relativizzati, e un certo diffuso soggettivismo religioso, sembra aprirsi un nuovo e fruttuoso spazio di lavoro che investe la ricerca teologica e la proposta pastorale. L attenzione dovrebbe oggi rivolgersi alle ragioni del credere che necessitano di essere ripensate all interno delle coordinate culturali del nostro tempo. Fideismo e razionalismo sono sempre un pericolo per il cristianesimo. La non corretta coniugazione di fede e ragione condiziona inevitabilmente il rapporto fede e storia. Alla base, il problema oggi è quello del pensare la fede. Il non pensare la fede può portare facilmente ad estraniarsi dalla fede, a non coglierla nella sua duplice valenza di dono e di accoglienza libera, di dono e di responsabilità. Alla domanda cos è la fede? la maggior parte dei cristiani in maniera del tutto automatica risponde che essa è un dono; risposta certamente esatta, ma incompleta. Infatti la fede non è, di per sé innanzitutto un dono: la fede è la risposta libera al comunicarsi di Dio, che è dono 2. Il darsi della fede cioè implica sempre il compromettersi della libertà dell uomo. LA TEOLOGIA DEL POPOLO DI DIO Sin dalle origini il concetto di popolo di Dio è presente nella Bibbia e nella liturgia della Chiesa. Dal Concilio Vaticano II è diventato fondamentale 2 Cfr. C.M. MARTINI, C è ancora qualcosa in cui credere, Centro Ambrosiano - PM, Milano- Casale M., 1993, p. 96. 20

per l auto-definizione della Chiesa (Lumen Gentium) ed ha avuto una posizione chiave nella fase postconciliare. La descrizione di Chiesa come popolo di Dio si trova nel Nuovo Testamento oltre che nella Lettera agli Ebrei, in particolare nella 1 Lettera di Pietro nel contesto di un esegesi tipologica dell Antico Testamento dove il termine popolo di Dio è fondamentale per l autocoscienza di Israele. Il testo neotestamentario è usato in una paraclisi battesimale per affermare che tutti i battezzati partecipano al sacerdozio comune e alla missione comune, cioè proclamare le prodigiose opere di Dio. Tutti sono stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui. Talvolta si è creduto che da questa affermazione si potesse dedurre una democratizzazione della Chiesa, dove tutti sono uguali e tutti possono e debbono essere consultati e decidere sulle vicende della Chiesa. Tale interpretazione è fuorviante come mostrano alcune semplici osservazioni linguistiche. Il testo non parla tout court di qualsiasi popolo ma del popolo di Dio, cioè del popolo eletto da Dio. Il testo greco per esprimere popolo non usa il termine demos dal quale si deduce il termine democrazia, dove il popolo si riunisce in assemblea per discutere e decidere cosa si debba fare, ma usa il termine laos hagios, popolo santo e santificato, che Dio ha eletto e si assembla per udire che cosa ha progettato nel suo disegno salvifico; che si assembla non per proclamare le proprie opere ma per proclamare le opere meravigliose di Dio. Una seconda osservazione indica nella stessa direzione e completa ciò che abbiamo detto. Il testo non afferma che tutti noi siamo sacerdoti (iereis) in senso individualistico, ma parla in un senso collettivo e dice che tutti partecipano insieme allo stesso sacerdozio (ierateuma). Con questa affermazione il testo ci rimanda ad un altro concetto fondamentale per definire la Chiesa, cioè il concetto communio/koinonia che è considerato centrale non solo per l ecclesiologia, ma per l intera teologia del Concilio. La comunione non viene dal basso e non si costituisce nel raggrupparsi dei volti, ma nella partecipazione comune dei molti ad un bene comune che viene dall alto, nella partecipazione dei molti alla salvezza di Cristo nello Spirito Santo e nei sui doni. Dunque la definizione di Chiesa come Popolo di Dio va letta nel contesto di altre immagini bibliche come comunione, corpo di Cristo, tempio dello Spirito, casa di Dio. 21

LA TEOLOGIA DELLA PAROLA DI DIO NEL PROCESSO DI EVANGELIZZAZIONE OGGI IL METODO L interesse per la Bibbia va colto anzitutto per il suo approccio metodologico. La Bibbia non è solo un complesso di dati da studiare, ma è un metodo mediante il quale si annuncia Dio agli uomini e allo stesso tempo si scopre che è Dio stesso a «dirsi» agli uomini nella Bibbia. Pertanto sussiste una doppia direzione nella lettura credente dei testi ispirati: da una parte il lettore scopre le opere fatte da Dio e dall altra egli sperimenta che è Dio stesso a comunicarsi attraverso la storia. La questione del metodo (meta-hodon: attraverso la strada) resta fondamentale per cogliere gli aspetti attualizzanti della Bibbia per la vita spirituale e per l azione pastorale. Volendo offrire al nostro lavoro la possibilità di uno sguardo complessivo alle metodologie con cui ci si applica oggi alla Bibbia 3, si segnalano cinque approcci principali, che tengono presente anche la sintesi ragionata del documento della PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA. L interpretazione della Bibbia nella Chiesa (Roma 1993) e fotografano le modalità più ricorrenti con cui ci si accosta al testo sacro e lo si propone nell azione pastorale 4. Gli approcci sono così rias- 3 Per una panoramica generale cfr. A.M. ARTOLA, Theologìa y Escritura bajo el signo de la Hermeneutica, in L. ALONSO SCHÒKEL-A.M. ARTOLA, La Palabra de Dios en la historia, Bilbao 1991, 607-629; V. FUSCO, Un secolo di metodo storico-critico nell esegesi cattolica (1893-1993), in Cent anni di studi biblici (1893-1993). L interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 382-398; P. GRECH, Ermeneutica e teologia biblica, Roma 1986, 135-194; IDEM, L ermeneutica biblica nel XX secolo, in Cent anni di studi biblici (1893-1993). L interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 399-411; M. TÀBET, Verso una nuova fondazione dell esegesi biblica, AnTheol 6 (1992), 367-399; IDEM, Lo studio della Sacra Scrittura, anima della Teologia: Dei Verbum 24, in Io. (ed.), La Sacra Scrittura, anima della teologia, 88-93. Un quadro complessivo della problematica storica è proposto in P. GRECH-G. SEGALLA, Metodologia per uno studio della Teologia del Nuovo Testamento, 1978, 173-190; L. PACOMIO, L esegesi cristiana oggi, Casale Monferrato 1991; A. BERTULETTI, Esegesi biblica e teologia sistematica, 148-157 (l autore descrive il modello di P. Beauchamp). 4 Per una visione sintetica, cf. G. GIAVINI, La Bibbia nella vita della Chiesa. Storia di un cammino, acquisizioni, nodi problematici, esigere. Riflessi sulla catechesi, in C. BISSOLI-G. 22

sumibili: a) approccio «dogmatico»; b) approccio «storico-critico»; c) approccio «narrativo-esistenziale»; d) approccio «tematico-selettivo»; e) approccio globale. a) Approccio «dogmatico». Si tratta del metodo classico, impiegato soprattutto negli anni pre-conciliari, che richiama il procedimento della dimostrazione scolastica di una tesi dogmatica (lectio scholastica), da insegnare e difendere. In questo caso come è ampiamente testimoniato dalla storia dell interpretazione la Sacra Scrittura costituisce certamente la base di un procedimento corretto e positivo, ma che ha come finalità non tanto l incontro con la realtà del testo biblico, ma la formulazione di una tesi veritativa da proporre, che va oltre il testo ispirato. Questo approccio ha il merito di formulare con un linguaggio puntuale, formale, filosoficamente fondato (sul modello aristotelico-tomista), la verità su Dio, sull uomo e sulla vita, a cui i fedeli sono chiamati a credere. La conseguenza di questo procedimento non è l evangelizzazione, ma la formazione di una coscienza dogmaticamente solida, che dovrebbe avere come conseguenza la maturazione del fedele nella fede e nei costumi (etica). Si comprende come tale approccio propone la Sacra Scrittura nel senso di un testo «dimostrativo, probante», che rimane solo un momento di un processo speculativo. L idea che deriva da questa formula, è quella di considerare la Bibbia un libro da cui bisogna estrarre dei contenuti e poi «elaborare» al di là del contesto storico, le verità trascendenti per la nostra salvezza. Dal punto di vista della formazione biblica (la Bibbia in sé!), questo approccio se portato alle estreme conseguenze segna un fossato tra la conoscenza religiosa del credente e la rivelazione storica della Bibbia. b) Approccio «storico-critico». Preceduto dal recupero della dimensione letteraria del testo biblico nel periodo rinascimentale, l approccio definito storico-critico viene formalmente applicato allo studio dei testi a partire dall epoca illuministica fino ad oggi. Si comprende come lo sviluppo di questo approccio abbia determinato una gamma estesa di forme di conoscenza biblica con conseguenze diverse. Volendo porre l accento sugli aspetti che riguar- MORANTE (edd.), La Bibbia nella catechesi come e perché. Riscoprire la Bibbia per riscoprire la fede. problemi, confronti, proposte, LDC, Leumann 2004, 11-29. 23

dano la nostra riflessione, occorre sottolineare come questo tipo di approccio rappresenta una svolta sostanziale rispetto all approccio dogmatico. La Bibbia non è ritenuta una semplice fonte da cui trarre delle verità di fede, ma è un testo ispirato che va accolto e interpretato all interno di un contesto storico, sotto il vaglio di una seria e fondata analisi critica. Possiamo ben dire che la Bibbia, nella sua totalità, è il soggetto e non solo l oggetto a cui dobbiamo riferirci. Questo approccio è alla base del processo di rinnovamento biblico, iniziato soprattutto alla fine dell 800 con un desiderio di tornare alle fonti della nostra fede, all annuncio primordiale del messaggio genuinamente cristiano, senza passare per le mediazioni dei sistemi filosofici e le loro complicazioni concettuali 5. Ovviamente la finalità dello studio del testo, che ha prodotto indirizzi molteplici con esiti diversi 6, ha determinato nello sviluppo del XX secolo una accresciuta sensibilità del testo della Scrittura e alle nuove prospettive della scienza 7. Da una visione limitata e mediata della Bibbia, la riscoperta del testo acquista sempre di più un interesse che va oltre la verità dogmatica, e che si rivolge al fatto storico, alla sua dimensione umana, al realismo delle forme letterarie e delle tradizioni storiche. La Bibbia è divenuta gradualmente libro a portata di tutti. La Costituzione Dei Verbum, nata proprio nel cuore di questo sviluppo storico, ha dischiuso le porte al 5 Protagonista di questa «svolta kerigmatica» fu il teologo K. Barth, precursore di quella che verrà definita «teologia dialettica», rievocando all indomani della prima guerra mondiale, l estremo bisogno di un diretto contatto con Dio e la sua Parola di speranza. Cfr. K. BARTH, Epistola ai Romani, a cura di G. Miegge, Milano 1962 (or. ted. 1918). In uno scritto programmatico, pubblicato prima della grande opera dogmatica, dal titolo Das Wort Gottes und die Theologie (Mùnchen 1925), Barth riteneva che per il prossimo futuro l unico vero impegno sarebbe stato «quello di preparare una riformulazione del principio scritturistico». Per la presentazione della posizione di K. Barth cf. H.J. KRAUS, La teologia biblica, Paideia, Brescia 1991, 324-340; W.G. KÙMMEL, Il Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1992, 530-533; L. GOPPELT, Teologia del Nuovo Testamento, 1. L opera di Gesù nel suo significato teologico, Queriniana, Brescia 1987, 39-40. 6 Cfr. La valutazione critica in PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 14-16. 7 Vanno ricordati i volumi pubblicati negli anni 50 (nell entusiasmo delle scoperte qumraniche) i libri best-seller sul rapporto tra scienza e Bibbia, la Bibbia aveva ragione, sulle forme del creazionismo, sui racconti antichi (il diluvio, l esodo, ecc.). 24

testo della Scrittura e alla sua accoglienza non solo sul versante colto della ricerca, ma soprattutto nel contesto della vita spirituale e dell azione pastorale della comunità cristiana (cf. Capitolo VI: La Bibbia nella vita della Chiesa). La ricaduta di questo approccio sul versante della pastorale e della formazione è evidentemente positiva, ma non priva di rischi, come è emerso in alcuni ambienti ecclesiali 8. La questione centrale è data dalla formazione biblica dei pastori e degli operatori e della capacità di saper proporre il testo della Scrittura evitando un approccio «letteralista», o solo estetico, storicistico, o ideologico, perfino bibliolatrico 9. Se il merito di questo processo è quello di avvicinare la realtà della Bibbia all uomo del nostro tempo, il rischio è quello di fermarsi alla lettera del testo senza entrare nel messaggio teologico che Dio ha voluto consegnarci nella Sacra Scrittura. Per questa ragione l urgenza che oggi si avverte nelle nostre comunità ecclesiali rimane quella della formazione dei pastori (vescovi, presbiteri, religiosi/e) e degli operatori pastorali al fine di offrire una visione completa della Bibbia, corretta sul piano del metodo e il più possibile (completa) su quello del messaggio teologico 10. Gli sviluppi del metodo storico-critico, ormai ritenuto un punto di «non ritorno», sono diversi 11. Oltre all analisi semiotica e retorica, si è venuto affermando il metodo «narrativo», che appare più vicino alle esigenze della pastorale e della formazione catechistica dei credenti. c) Approccio «narrativo-esistenziale». È importante sottolineare questo approccio, soprattutto per le esigenze del cammino di fede nell attuale situazione dei credenti. Sintetizzando le problematiche formali nella complessa ricerca narratologica odierna, l esegesi narrativa propone un metodo di com- 8 I gruppi biblici formatisi nelle regioni dell Europa del Nord negli anni 60 non hanno prodotto una comunicazione popolare della Bibbia, ma spesso si sono ridotti ad una lettura altamente specializzata del testo, non favorendo un apertura pastorale, ma una settarizzazione e una eccessiva specializzazione per «pochi adepti». 9 Cfr. G. BIFFI, Sacra Scrittura e vita ecclesiale, Dehoniane, Bologna 1994. 10 Si colloca in questa prospettiva il compito del Settore Apostolato Biblico nell Ufficio Catechistico Nazionale e la figura dell animatore biblico; cfr. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE - SETTORE APOSTOLATO BIBLICO, L Animatore Biblico. Identità, competenze, formazione, a cura di C. Bissoli, LCD, Leumann (TO) 2000. 11 Cfr. PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 19-22. 25

prensione e di comunicazione del messaggio biblico che corrisponde alla forma del racconto e della testimonianza, modalità fondamentale della comunicazione tra persone umane, caratteristica anche della Sacra Scrittura 12. Il documento della PCB distingue i «metodi di analisi» dalla «riflessione teologica», alla luce dei diversi percorsi narratologici che oggi vengono seguiti. Alcuni partono dallo studio dei modelli narrativi antichi. Altri si basano sull una o l altra narratologia attuale, che può avere dei punti in comune con la semiotica. Particolarmente attenta agli elementi del testo che riguardano l intreccio, i personaggi e il punto di vista del narratore, l analisi narrativa studia il modo in cui la storia viene raccontata così da coinvolgere il lettore nel mondo del racconto e nel suo sistema di valori 13. La convinzione di fondo è data dal fatto che «un testo continua ad esercitare la sua influenza nella misura in cui i lettori reali (per esempio noi stessi, alla fine del XX secolo) possono identificarsi con il lettore implicito» 14. Uno dei compiti principali dell esegesi è quello di facilitare questa identificazione che ha dei risvolti nell esperienza religiosa dei credenti. In tale prospettiva all analisi narrativa si collega un modo nuovo di valutare la portata dei testi. Mentre il metodo 12 L Antico Testamento, infatti, presenta una storia della salvezza il cui racconto efficace diventa sostanza della professione di fede, della liturgia e della catechesi (cfr. Sal 78, 3-4; Es 12, 24-27; Dt 6, 20-25; 26, 5-10). Da parte sua, la proclamazione del kerigma cristiano comprende la sequenza narrativa della vita, della morte, della risurrezione di Gesù Cristo, eventi di cui i vangeli ci offrono il racconto dettagliato. La catechesi si presenta anch essa sotto forma narrativa (cfr. lcor 11,23-25). 13 Parecchi metodi introducono una distinzione tra autore reale e autore implicito, lettore reale e lettore implicito. L autore reale è la persona che ha composto il racconto. Con autore implicito si indica l immagine di autore che il testo genera progressivamente nel corso della lettura (con la sua cultura, il suo temperamento, le sue tendenze, la sua fede, ecc.). Si chiama lettore reale ogni persona che ha accesso al testo, dai primi destinatari che l hanno letto o sentito leggere fino ai lettori o ascoltatori di oggi. Per lettore implicito si intende colui che il testo presuppone e produce, colui che è capace di effettuare le operazioni mentali e affettive richieste per entrare nel mondo del racconto e rispondervi nel modo voluto dall autore reale attraverso l autore implicito. Per una valutazione del metodo, cf. A.M. ARTOLA-J.M. SÀNCHEZ CARO, Bibbia e Parola di Dio (Introduzione allo studio della Bibbia 2), Paideia, Brescia 1994, 320-322. 14 Cfr. PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 24-26. 26

storico-critico considera piuttosto il testo come una finestra, che permette di dedicarsi a varie osservazioni su una determinata epoca (non soltanto sui fatti raccontati, ma anche sulla situazione della comunità per la quale sono stati raccontati), si sottolinea che il testo funziona anche come specchio, nel senso che presenta una certa immagine di mondo, il mondo del racconto, che esercita la sua influenza sui modi di vedere del lettore e lo porta ad adottare certi valori piuttosto che altri 15. A questo genere di studio, tipicamente letterario, si è associata la riflessione teologica, considerando le conseguenze che comporta, per l adesione di fede, la natura di racconto, e quindi di testimonianza della Sacra Scrittura e deducendo da esso un ermeneutica di tipo pratico e pastorale. Per l esegesi della Bibbia l analisi narrativa presenta un evidente utilità, perché corrisponde alla natura narrativa di un gran numero di testi biblici. Può contribuire a facilitare il passaggio, spesso difficile, dal senso del testo nel suo contesto storico, così come il metodo storicocritico cerca di definirlo, al senso che ha per il lettore di oggi. d) Approccio «tematico-selettivo». Tenendo conto delle tendenze dell attuale comunicazione globalizzata e della mediazione del linguaggio, sempre più collegato alle nuove tecniche espressive, l approccio che è stato usato nel processo formativo e catechistico del cammino di fede è quello definito «tematico-selettivo». Nel quadro della categoria ampia di «storia della salvezza», impiegata con insistenza nel contesto conciliare e post-conciliare, l attuale progetto catechistico in Italia risponde alla doppia esigenza di narrare una storia e allo stesso tempo di comunicare la dottrina, cioè offrire una serie di contenuti sapienziali e valoriali per la vita intesa in senso cristiano. La proposta che viene fatta nei nostri corsi formativi è frutto di questa media- 15 Si reagisce in questo modo contro la riduzione del testo ispirato a una serie di tesi teologiche formulate spesso secondo delle categorie e un linguaggio non scritturistici. Si richiede all esegesi narrativa di riabilitare, in contesti storici nuovi, i modi di comunicazione e di significazione propri del racconto biblico, allo scopo di aprire meglio la strada alla sua efficacia per la salvezza. Si insiste sulla necessità di «raccontare la salvezza» (aspetto informativo del racconto) e di «raccontare in vista della salvezza» (aspetto performativo ). Il racconto biblico, infatti, contiene, esplicitamente o implicitamente, secondo i casi, un appello esistenziale rivolto al lettore. 27

zione: una selezione di temi e di testi più direttamente connessi al profilo tematico della specifica finalità pastorale 16. Questo approccio, che è impiegato anche nel contesto della teologia biblica, favorisce un incontro adeguato con la Bibbia e la realtà del suo messaggio, ma rimane ancora parziale, collegato ad una visione frammentaria e pragmatica del libro della Scrittura. Poiché il cammino di formazione di un credente non è parziale o finalizzato ad una tappa sacramentale, ma per «per la vita cristiana», l approccio tematico-selettivo può costituire una valida introduzione al mistero di Dio e della salvezza, ma richiede una lettura globale del dato rivelato nella sua fonte biblica 17. È questo il salto di qualità che occorre propone alle nostre comu- 16 È utile verificare i percorsi biblici «nel progetto catechistico italiano» che segnano il cammino di fede nei singoli periodi della vita. In modo schematico segnaliamo il metodo e i contenuti principali dei catechismi. a) circa il metodo: Nei catechismi dei Bambini e dei Fanciulli prevale il metodo della «narratio» che comprende il racconto degli eventi della «storia della salvezza», ripetuti, celebrati nelle feste e simbolizzati nelle rappresentazioni; nel catechismo dei Ragazzi vi è la «consegna» del libro dei vangeli mediante la quale si invita a leggere direttamente la Scrittura per proclamarla, conoscerla e pregarla; nei catechismi dei Giovani 1-2 il metodo prevalente è quello storico-critico. Nel catechismo degli Adulti si unisce il metodo storico-critico mediante una «via sapienziale» che invita alla «Lectio Divina». b) circa i contenuti: Lasciate che i bambini vengano a me (fino a 6 anni) da Gesù, rivisita l AT e il NT attraverso le feste del popolo ebraico; Io sono con voi (6-8 anni) - la scoperta di Gesù attraverso i brani centrali del vangelo secondo Marco; Venite con me (8-10) farsi discepoli di Gesù secondo la via indicata nel vangelo secondo Luca; Sarete miei testimoni (11-12) il mistero detto Spirito e la sua azione secondo il vangelo di Giovanni e Atti; Vi ho chiamato amici (12-14) consegna del Vangelo di Marco e approfondimento della vita comunitaria; Io ho scelto voi (14-18) conoscenza della Bibbia: Abramo, popolo di Israele, profeti, sapienti, Gesù; Venite e vedrete (18-25) ispirazione cristocentrica e trinitaria fondata nel vangelo secondo Giovanni; La verità vi farà liberi (adulti) itinerario trinitario-cristologico del Vangelo secondo Matteo e dell A.T. 17 Cfr. AA.VV., Il rinnovamento della catechesi in Italia, Ed. LAS, Roma 1970; C. BISSOLI, La Bibbia nella catechesi, LDC, Torino 1972; A. LAEPPLE, Dalla Bibbia alla catechesi, 4 voll., Dehoniane, Bologna 1979; E. TESTA, La missione e la catechesi nella Bibbia, Paideia, Brescia 1981; G. BONATO, Bibbia e catechesi, LDC, Torino 1985; R. FABRIS, L identità del catechista alla luce della Parola di Dio, in GIC, La formazione dei catechisti, Dehoniane, Bologna 1980, 103-117; A. ZUCCHINALI-E. GAZOTTI, Bibbia e Catechesi, in Evangelizzare 9 (1984) 388-412; S. RIVA, Bibbia come catechesi, in Servizio della Parola 116 (1980) 9-14; 28

nità, in primo luogo a quanti operano nella vita ecclesiale attraverso il ministero ordinato e le diverse articolazioni pastorali. e) Approccio «globale». Per «approccio globale» si intende una proposta adeguata alle comunità cristiane, che favorisca nella gradualità dei tempi e dei contenuti una sintesi del percorso biblico-teologico attraverso la lettura di un intero libro della Sacra Scrittura, che possa animare tutte le espressioni della fede cristiana vissuta nella realtà ecclesiale, a partire dalla pedagogia dell anno liturgico. Questo approccio porta con sé una pretesa, un sogno e una profezia: passare dall idea dell animazione della pastorale mediante la Bibbia, all idea della Bibbia come anima di tutta la pastorale. Tale motivo ritorna implicitamente nei documenti dell episcopato italiano 18 e nella XII Assemblea Sinodale (Roma 2008), che ha avuto come tema «La Parola di Dio nella vita della Chiesa». Il documento della Pontificia Commissione Biblica ricorda l importanza della Pastorale biblica. Il ricorso frequente alla Bibbia nel ministero pastorale, raccomandato dalla Dei Verbum (n. 24), assume forme diverse a seconda del tipo di ermeneutica di cui si servono i pastori e che i fedeli possono comprendere. Si possono distinguere tre situazioni principali: la catechesi, la predicazione e l apostolato biblico. Uno degli scopi della catechesi dovrebbe essere quello di introdurre ad una retta comprensione della Bibbia e alla sua lettura fruttuosa, che permetta di scoprire la verità divina che essa contiene e che susciti una risposta, la più generosa possibile, al messaggio che Dio rivolge attraverso la sua Parola all umanità. La catechesi deve partire dal contesto storico della rivelazione divina per presentare personaggi e avvenimenti dell Antico Testamento e del Nuovo alla luce del disegno di Dio. Per passare dal testo biblico al suo significato di salvezza per il tempo presente, si utilizzano procedimenti ermeneutici diver- AA.VV., La Bibbia, anima della catechesi, numero monografico di Via Verità e Vita 121 (1989); AA.VV., La catechesi, numero monografico di Credere oggi 53 (1989); S. LANZA, La narrazione in catechesi, Paoline, Roma 1985; C. BISSOLI, Bibbia ed educazione, LAS, Roma 1981; IDEM, Guida alla lettura della Bibbia, LDC, Torino 1982; IDEM, La Bibbia nel percorso della catechesi, in IDEM-G. MORANTE (edd.), La Bibbia nella catechesi come e perché. Riscoprire la Bibbia per riscoprire la fede. Problemi, confronti, proposte, 33-46. 18 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE E LA CATECHESI, La Parola di Dio fruttifichi e si diffonda (2Ts 3,1), Roma 1995. 29