NOTIZIARIO SEMESTRALE DELL ASSOCIAZIONE ITALIANA DONATORI ORGANI VICENTINA

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NOTIZIARIO SEMESTRALE DELL ASSOCIAZIONE ITALIANA DONATORI ORGANI VICENTINA Anno 20 N. 43 DICEMBRE 2008 poste italiane S.P.A. spedizione in Abbonamento postale d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma2, dcb vicenza Ermanno Olmi: Essere donatori di organi è un atto dovuto di giustizia L Aido Vicentina ha iniziato 35 anni fa dall Altopiano di Asiago Le risposte sui confini della vita. In caso di mancato recapito, si prega di restituire presso VICENZA CPO al mittente, che si impegna a pagare quanto dovuto

Sommario In questo numero NOTIZIARIO SEMESTRALE DELL ASSOCIAZIONE ITALIANA DONATORI ORGANI VICENTINA Anno 20 Nr. 43 Dicembre 2008 Periodico semestrale dell AIDO Provinciale di Vicenza Registrazione Tribunale di Vicenza n. 572/1987 Direttore: Bruno Zamberlan Direttore responsabile: Giandomenico Cortese Comitato di redazione: Sig. Giovanni Bianchi Ing. Fabrizio Busnardo Rag. Ugo Capraro Dr. Giandomenico Cortese Comm. Luigi Gino Rigon Comm. Bruno Zamberlan Direzione, redazione, amministrazione: Sede provinciale AIDO Viale Trento, 128 36100 Vicenza tel/fax 0444/543379 Conto corrente postale nr. 11968369 Codice fiscale: 95016090243 Associazione con personalità giuridica (art. 12 c.c.) delibera Giunta Regionale Veneto nr. 7176/12.12.1989; iscritta Registro Regionale del Volontariato posiz. VI-0048 dal 18/2/1986. Associazione ONLUS D.L. 04/12/1997 nr. 460. Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1, comma 2, DCB Vicenza Stampa: Tipografia Rumor S.r.l. Vicenza Tiratura 45.000 copie. Sono spedite gratuitamente alle famiglie dei Soci Aido della Provincia di Vicenza e distribuite ai 7.000 studenti che l Aido incontra annualmente. Altre copie sono destinate ai Comuni, agli ambulatori medici, alle sedi Aido Nazionale, Regionali e Provinciali. Prima di copertina: Marostica, il Castello Superiore e le mura merlate (foto di Cesare Gerolimetto) Qui sopra: Il bosco di Gallio (foto di Cesare Gerolimetto) Ultima di copertina: Marostica, Trecentesco Castello Inferiore (foto di Cesare Gerolimetto) Alle pagine 3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-15- 16-17-19-22-27-28-29-31-33-36: foto di Cesare Gerolimetto e Roberto Costa. Convinzioni: Essere donatori di organi è un atto dovuto di giustizia di Ermanno Olmi 3 Nel ricordo di noi tutti: Carlo Geminiani, un grande amico di Bepi De Marzi 5 Pensieri: Una serata ad Asiago con Ermanno Olmi, nel ricordo di Mario Rigoni Stern, Corteggiamo insieme la vita di Giandomenico Cortese 6 La grande famiglia dei donatori dell Altopiano di Lorenzo Forte 8 L argomento: Morte cerebrale, un contributo della Pontificia Accademia delle Scienze di Bruno Zamberlan 9 Le risposte sui confini della vita di Pasquale Piccinni 11 La donazione è uno di questi gesti meravigliosi di don Aldo De Toni 13 Trapianti di rene da vivi. Specialità del S. Bortolo di Franco Pepe 15 Progressi in oculistica: l endocheratoplastica di Massimo Pedrotti 16 Lettere e testimonianze: Il perché di una scelta di Guido Signorin 17 Un ricordo e un saluto di Giampiero Mattarolo 18 Notizie 19 Ponderazioni e sorrisi di Livio Binato 21 Ricordiamo i nostri donatori e amici 22 Vita dei gruppi 25 Hanno dato un contributo per Rivivere: Ovvio Italia spa Torri di Quartesolo - in memoria di Paolo Rovolon; Famiglia Grendene Arsiero - in memoria di Grendene Giovanni; Menegon Lisa Bassano - in memoria di Zanon Anna; Pozzan Marina Zanè - da parte di Pozzan Giovanni Battista; Ballarin Paola; Benacchio Flora; Busnardo Bortolo; Casonato Stefano; Cavalli Raffaele; Ciampanelli Michele; Ciriani Paolo Maria; Dal Lago Viviana; Dalla Pozza Gianluca; De Pretto Lia; Donadelli Adelinda; Ghiotto Nadia Paola; Girardi Annalisa; Moro Anita; Nogara Alessandro; Padrin Fabrizio; Parise Stella; Pilastro Maria; Rigon Gabriella; Rigon Luigi Gino; Rigon Piergiorgio; Sbalchiero Esterina; Turci Maria Antonietta; Zanchetta Marco; Zanotto Massimo; altri soci e privati cittadini. SITO INTERNET: CASELLA E-MAIL: WWW.AIDOVICENZA.IT INFO@AIDOVICENZA.IT ISCRIZIONI@AIDOVICENZA.IT L AIDO VICENTINA PORGE AD ISCRITTI ED AMICI I Più CORDIALI AUGURI DI BUON NATALE E SERENO ANNO NUOVO 2

Convinzioni Essere donatori di organi È un atto dovuto di giustizia di Ermanno Olmi Venire al mondo è un po come aprire un credito in banca la nostra vita è un capitale preso in prestito che un giorno si dovrà restituire. Quello che ciascuno di noi è, in quanto a esistenza, lo ha ricevuto dalla natura: dai genitori, dagli alimenti, dall aria e dalla luce. Il nostro corpo, come per il capitale prelevato in banca, non ci appartiene e un giorno lo dovremo restituire perché torni com era alle origini, a tutto ciò che ci ha generato. Ma con in più gli interessi: vale a dire, una parte di quel che nel corso del nostro vivere il nostro corpo ha guadagnato e ci ha fatto crescere. Quindi, questo pagamento degli interessi non è un dono ma un dovere. È la giusta mercede di cui siamo debitori. Essere donatori di organi è un atto dovuto di giustizia nei confronti della vita che abbiamo ricevuto e da cui abbiamo tratto beneficio. Onoriamo dunque questo patto fondamentale della nostra esistenza. 3

Convinzioni Il maestro Ermanno Olmi e la signora Loredana, nostri iscritti, sabato 13 settembre hanno voluto essere presenti ad Asiago all incontro che abbiamo promosso, unitamente ai Gruppi Aido ed Avis dell Altopiano, per ricordare il 35 e 40 anniversario di fondazione, nonostante i molteplici impegni, resi ancor più pressanti dall aver ricevuto pochi giorni prima a Venezia il Leone d Oro alla carriera. Non potevo mancare ci ha detto per la considerazione che ho per questa nostra associazione, che è stata determinante in questi anni per i trapianti in Italia, e per il vostro quotidiano impegno. Grazie davvero da tutti i donatori. La redazione (Foto di Cesare Gerolimetto) 4

Nel ricordo di noi tutti Carlo Geminiani, un grande amico di Bepi De Marzi Dire allora di Carlo, del mio grande amico Carlo Geminiani. Era un sostenitore della donazione degli organi. Ma non ha potuto lasciare nemmeno un respiro per accendere un altro respiro. Nel Pronto Soccorso dell Ospedale di Vicenza l hanno lasciato ore e ore su una barella, per poi morirne di sfinitezza. Eppure, per mesi, con l assistenza quotidiana degli infermieri a domicilio, dei dottori, aveva superato tante crisi, aveva perfino sorriso, lavorato, scritto e cantato. E telefonato spesso all amico Mario Rigoni Stern che lassù, sul limitare dell Arboreto Selvatico, dove l altipiano è riuscito a conservare intatti i suoi ultimi boschi, si spegneva giorno a giorno, fino a quando ha chiesto di interrompere le carezze e lasciarlo nel silenzio. Sono morti a distanza di pochi giorni. E finiva la primavera. Carlo l abbiamo salutato pregando a San Giuseppe, la sua parrocchia, dove un sacerdote generoso di fede e d amore ha celebrato l eucaristia insieme agli amici preti. E tutti, ma proprio tutti, abbiamo cantato Turoldo e pianto dolcemente, ma solo un poco, nella serenità del ricordo. Mario ha voluto evitare le trombe, i gagliardetti, gli inni, i discorsi ipocriti della politica. All alba, nella prima luce, si è fatto portare al cimitero accompagnato solamente dalla famiglia. Lo aspettava solo il parroco per una benedizione alla fine della notte. Niente cortei e niente bandiere. Al balcone della sua piccola casa si è mossa appena, nell aria profumata di fieno, la bandiera della Pace, che da anni accoglieva gli amici con il suo lieve flottare di speranza. Carlo Geminiani è nato a Faenza. Laggiù, quando aveva diciotto anni, in un pomeriggio autunnale le bombe americane gli hanno distrutto la casa e parte della famiglia. Per disperazione si è arruolato nella Repubblica di Salò appena formata. Ha combattuto, ma soprattutto ha aiutato e consolato i disperati civili lungo i fronti, ha salvato dai plotoni di esecuzione gli innocenti, si è speso oltre ogni limite per la verità e la giustizia. Venuto a Vicenza, anzi, ad Arzignano nella grande Pellizzari, è stato subito tra i protagonisti della moderna grafica pubblicitaria. Poi ha liberato l ansia della poesia nelle vicende della guerra ispirandosi ai Il Monte Pasubio dal Passo Xomo (Foto di Cesare Gerolimetto) libri di Giulio Bedeschi e Mario Rigoni Stern. Ha vissuto e intonato la fede con padre David Maria Turoldo. Si è donato ovunque lo chiamavano. Un coraggioso, un saggio, e buono, talvolta anche troppo buono. Io ho musicato tante sue poesie. Da Joska la rossa alla Piccola canta di Natale, da Il ritorno a L ultima notte degli alpini. Tante, che ora vengono cantate senza che si pensi a chi le ha scritte perché si confondono felicemente nell autentico repertorio di origine popolare. E questa era la nostra più grande felicità. Una volta che eravamo a un raduno di alpini e si cantava Joska liberamente, e ci siamo uniti intensamente alle voci, qualcuno ci ha chiesto ma la sapete anche voi?. Felicità, pura felicità. Poi, come Rigoni Stern, alle adunate non siamo più andati per non dover marciare come marionette davanti al palco dei raccomandati, degli intrusi, dei politici di turno. Io e Carlo, liberi, trasparenti nelle idee e nei fatti, un poco anarchici, ma solo quanto basta per non dover dire mai più signorsì. 5

Pensieri Una serata ad Asiago, con Ermanno Olmi, nel ricordo di Mario Rigoni Stern, per i 35 anni del gruppo aido Corteggiamo insieme la vita di Giandomenico Cortese Il fiore della solidarietà, come quello della gratitudine attecchisce raramente, e con immensa fatica nel deserto sempre più esteso ed arido della nostra umanità, laddove le ragioni profonde della riconoscenza non trovano radici. Semplicità e stupore sono atteggiamenti sempre più rari nella nostra quotidianità. Ad insaporire un esistenza ingrigita ed abitudinaria, talora bastano poche note di un pianoforte, un cinguettio d uccelli, un fruscio di foglie, un fiore che sboccia, lo scrosciare dell acqua, il sorriso di un bimbo, un silenzio profondo, anche un balzo della fantasia che diventa lievito e spezia. E tutto questo riesce più facile quando impariamo a corteggiare la vita. Tutto questo riesce facile ed efficace se accanto abbiamo una persona amica, qualcuno con il quale condividere tante emozioni. Un filosofo americano dell Ottocento (Ralph W. Emerson) sosteneva convinto che l unico modo per avere un amico è essere un amico. La reciprocità, dunque, quale elemento essenziale. Diceva già Orazio, nelle sue Odi che l amico è metà dell anima mia. Con l amico si sta assieme, si scherza, si parla, si corteggia appunto la vita. Soprattutto quando un tarlo ti rode il cuore, quando l esistenza si fa più pesante, quando l orizzonte si fa più buio e incerto e gli ostacoli sembrano insormontabili, è la presenza di una persona amica che aiuta a continuare a lusingare la vita. Avere accanto un amico vince i drammi della solitudine, trasfigura l esistenza, dà gioia, freschezza, speranza. Lo abbiamo costatato anche di recente, ad Asiago, la sera in cui, tra affetti e ricordi riconoscenti, abbiamo celebrato i 35 anni del primo gruppo Aido sorto in Provincia, i 40 anni del gruppo Avis, i donatori di sangue dell Altopiano, di cui siamo stati una costola. C erano con noi due amici importanti, l uno, in spirito, Mario Rigoni Stern (che è andato a baita 6

Pensieri il 16 giugno scorso), tra i nostri primi iscritti, con la testimonianza di un mosaico di saggi e racconti carichi di storie; l altro, il regista Ermanno Olmi, fisicamente presente, straordinario cantore di umanità, a dirci, di persona, quanto segue del nostro operare al di là di noi stessi, nella attivazione di una cultura del dono. Abbiamo voluto ringraziarli, entrambi, con tutto l affetto di cui siamo portatori, assicurandoli che avremo attinto alla loro creatività ed alla loro spiritualità, con reciprocità di intenti, nello scorrere quel vocabolario dei sentimenti di cui loro sono maestri, per costruire valori e dare vigore ai nostri giorni. Anche noi, come Mario Rigoni Stern, aspettando l alba, cogliamo dalle sue opere le ragioni per alimentare la speranza, il senso della sua saggezza, nutrita di attenzione alla verità, ritroviamo in lui, cantore degli eroi umili, occasioni per riconoscere la originale testimonianza di tanti uomini e donne, di tutte le età, che rispondono al richiamo del dono per continuare a vivere. Poeta universale, Rigoni Stern, in quella sua esistenza ritrosa e riservata, delicatamente attenta alle voci della natura, della solitudine e del Mario Rigoni Stern silenzio, ha tracciato un sentiero, ci ha proposto un cammino, ha lanciato un monito per sollecitarci ad aver cura della nostra vita, della natura e dell ambiente, degli uomini, boschi e api che ci attorniano. Se vogliano far memoria della sua amicizia, non possiamo deluderlo. Come non possiamo tacere l appello trasferito nella sua arte cinematografica dal maestro Olmi, il regista de I recuperanti, de L albero degli zoccoli, Il posto, La leggenda del Santo Bevitore, di Storie della Bibbia, di decine di altri capolavori fino al più recente Centochiodi. Ad Olmi il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel compiacersi per il Leone d oro alla carriera, assegnatogli dal Festival Internazionale del Cinema di Venezia, ha suggerito, compiaciuto ed ammirato: Continui a raccontarci la gente italiana, le vicende e le Castagne (Foto di Cesare Gerolimetto) suggestioni del nostro tempo, riconoscendo in lui la sensibilità umana e civile di genuino interprete della storia e della evoluzione sociale del nostro Paese. Di Ermanno Olmi vorrei ricordare oggi, come abbiamo fatto su ad Asiago, in quella burrascosa sera di settembre, dedicata alla cultura del dono, una sua recente affermazione di luce ed amicizia da coltivare, quel suo ammettere: Amo Gesù più che Dio. La sua umanità mi ha sempre attratto. Vado in cerca della fede, giorno dopo giorno, così come inseguo l amore e la libertà. Gesù come Tolstoj, come Gandhi, sono figure che ti segnano per sempre, che ti cambiano la vita. Ho sempre sentito Gesù come una persona che mi sta con il fiato sul collo e ancora Se un giorno, nel momento estremo, Dio Padre mi chiamerà dicendomi: Rendimi conto della tua vita, farò il nome dei miei amici. E noi, che fraternamente condividiamo con Olmi la gioia e il coraggio del dono, non possiamo non essere intensamente felici di questa attesa. 7

Associazioni del dono I Gruppi Aido ed Avis hanno celebrato i 35 e 40 anni di fondazione La grande famiglia dei donatori dell Altopiano di Asiago di Lorenzo Forte * Indubbiamente riuscita la manifestazione Weekend del donatore organizzata sabato 13 e domenica 14 settembre ad Asiago dai Gruppi Avis e Aido dell Altopiano, che hanno festeggiato insieme rispettivamente i 40 e i 35 anni di fondazione, a dimostrazione della concordia, della stretta collaborazione e della comunione di intenti con cui operano le nostre realtà di volontariato. Una vicinanza confermata dalla presenza del presidente provinciale Aido Bruno Zamberlan, e del vice presidente Avis regionale Gianfranco Sottoriva, e di numerosi labari dei due gruppi presenti in provincia. È stata questa un importante occasione non solo per rendere omaggio alle nostre associazioni e ai nostri donatori, ma anche per diffondere sempre di più il nostro messaggio di solidarietà e per sensibilizzare soprattutto i giovani che ancora non conoscono le nostre attività di volontariato. Molto interessante l incontro tenuto sabato sera nella sala della Reggenza da importanti relatori sul tema La Donazione in Italia, nel corso del quale, oltre all attività svolta dall Aido e puntualmente esposta dall ottima organizzatrice Mattea Stella e dal presidente, è stato evidenziato anche l impegno sul territorio dell Altopiano del Gruppo Avis, che conta 840 donatori attivi e che ha raggiunto un considerevole numero di donazioni di sangue e di plasma, con un aumento del 10% rispetto all anno 2007. Domenica è stato il momento dello sport con la 1a Corsa del Donatore Città di Asiago, marcia non competitiva di 6 km. Purtroppo il tempo inclemente ha impedito un regolare svolgimento della gara, organizzata con professionalità e precisione. L esperienza sarà ripetuta nei prossimi anni perché riteniamo che si tratti di un importante modo per trasmettere il positivo messaggio della donazione. A conclusione della manifestazione è stato consegnato un portachiavi ricordo e personalizzato a tutti i partecipanti, ai volontari e agli sponsor, con i sentiti ringraziamenti per la presenza e per la collaborazione. Un centinaio di commensali infine ha potuto apprezzare il pranzo servito presso il Patronato dai volontari dell Aido, che ringraziamo particolarmente per l impegno e la bravura. È disponibile anche un Dvd con oltre 340 foto delle due giornate. Chi è interessato, è pregato di rivolgersi presso l Avis dell Altopiano. * presidente Avis Altopiano di Asiago (Foto di Cesare Gerolimetto) (Foto di Roberto Costa) 8

L argomento MORTE CEREBRALE: UN CONTRIBUTO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE di Bruno Zamberlan È stato sufficiente un breve articolo pubblicato dall Osservatore Romano il 3 settembre scorso dal Bregonze (Foto di Cesare Gerolimetto) titolo emblematico I segni della morte per scatenare una ridda di riflessioni ed una pericolosa confusione di termini. La nuova definizioni di morte, cioè morte cerebrale, era stata fissata quarant anni fa dal cosiddetto rapporto di Harvard, redatto da un gruppo di studiosi, rapporto che venne riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale e dalle legislazioni di tutti i paesi culturalmente avanzati. Subito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, è intervenuto dichiarando: Si tratta di un articolo firmato da una persona. Ma non si tratta di un atto magisteriale né di un documento di un organismo pontificio. Ed il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute faceva immediatamente questa dichiarazione: La posizione della Chiesa sui trapianti d organi non cambia, rimane la stessa di quarant anni fa secondo l intuizione che fu di Pio XII. Non è cambiato niente nella dottrina della Chiesa su questo punto. La scienza va avanti, ci sono dei progressi, si discute. Certo la questione è delicata perché come si sa gli organi devono avere ancora dei segni di vita per essere espiantati. Per dare assicurazione e chiarezza pubblichiamo la dichiarazione da parte di eminenti scienziati, neurologi e responsabili della Chiesa, tratta dal volume The signs of Death, che contiene i contributi dei partecipanti alle giornate di studio organizzate dalla Pontificia Accademia delle Scienze l 11 e il 12 settembre 2006, nonché, per la nostra comunità vicentina, gli interventi di don Aldo De Toni, responsabile della Pastorale della Salute della Diocesi, e del prof. Pasquale Piccinni, primario del Dipartimento di Rianimazione dell ospedale San Bortolo di Vicenza. 9

L argomento L alba (Foto di Cesare Gerolimetto) PERCHÉ IL CONCETTO DI MORTE CEREBRALE È VALIDO COME DEFINIZIONE DELLA MORTE (dichiarazione di A. BATTRO, J.L. BERNAT, M.-G. BOUSSER, N. CABIBBO, Card. G. COTTIER, R.B. DAROFF, S. DAVIS, L. DEECKE, C.J. ESTOL,W. HACKE, M.G. HENNERICI, J.C. HUBER, Card. A. LÓPEZ TRUJILLO, Card. C.M. MARTINI, J. MASDEU, H. MATTLE, J.B. POSNER, L. PUYBASSET, M. RAICHLE, A.H. ROPPER, P.M. ROSSINI, M. SÁNCHEZ SORONDO, H. SCHAMBECK, Mons. E. SGRECCIA, P.N. TANDON, R. VICUÑA, E. WIJDICKS, Antonino ZICHICHI) La nozione di morte cerebrale La nozione di morte cerebrale è stata introdotta in riferimento ad un nuovo criterio di l accertamento della morte (capace di andare oltre i criteri relativi al cuore, alla respirazione e alla distruzione del soma) che si è evidenziato con le nuove scoperte sul funzionamento del cervello e il suo ruolo all interno del corpo, e che si è reso necessario a causa delle modificate situazioni cliniche che si sono venute a creare con l impiego del respiratore e con la possibilità di sostenere gli organi umani nonostante la perdita dell unità dell organismo come insieme. La morte cerebrale è la morte Quello di morte cerebrale è stato un concetto molto importante ed utile per la medicina clinica, ma continua ad incontrare resistenza in certi ambienti. Le ragioni di questa resistenza fanno sorgere delle domande da rivolgere ai neurologi, che sono forse nella posizione migliore per identificare i rischi nascosti di tale controversa questione. Per coerenza, è importante chiarire da subito che la morte cerebrale non è sinonimo di morte, non implica la morte né è pari alla morte, ma è morte. Il coma, lo stato vegetativo persistente e lo stato minimamente cosciente non sono casi di morte cerebrale L inclusione del termine morte nella morte cerebrale potrebbe costituire un problema centrale, ma la comunità dei neurologi (con poche eccezioni) riconosce che qualcosa di essenziale distingue la morte cerebrale da tutti gli altri tipi di disfunzione cerebrale grave, tra i quali le alterazioni della coscienza (ad esempio il coma, lo stato vegetativo e lo stato minimamente cosciente). Se i criteri per la morte cerebrale non vengono soddisfatti, significa che la barriera tra la vita e la morte non è stata oltrepassata, a prescindere da quanto sia grave e irreversibile il danno cerebrale. 10

L argomento Le risposte sui confini della vita di Pasquale Piccinni* Quanto alla morte, la definizione attualmente riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale e dalle legislazioni di tutti i Paesi culturalmente avanzati (Europa, Stati Uniti, Australia, Canada, America Latina, dalla maggioranza dei paesi Asiatici, e da diversi paesi Africani) è quella della dichiarazione di Harvard che il 5 agosto 1968,nel rapporto della commissione ad hoc istituita, indicava l encefalo come organo dell integrazione corporea e la morte cerebrale come criterio corretto per individuare la morte,intesa come momento in cui il sistema fisiologico dell organismo cessa di costituire un tutto integrato. La dichiarazione riconosce nel cervello l origine di tutti i processi vitali: il respiro, il battito cardiaco, la termoregolazione, la fame, la sete. Quando, a causa di un danno cerebrale le cellule che generano tali funzioni muoiono, la conseguenza è la morte cerebrale del paziente. La morte si identifica, quindi, con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell encefalo. Le conoscenze acquisite in questi anni e che hanno progressivamente affinato le tecniche e gli strumenti di rianimazione e di accertamento di morte, hanno confermato l inadeguatezza della definizione di morte intesa come arresto della funzione cardio-respiratoria (in quanto è possibile, in alcuni casi, ripristinare le funzioni vitali in pazienti con arresto temporaneo del respiro e dell attività cardiaca) ma hanno altresì confermato che la cessazione delle funzioni vitali generate dalla distruzione totale delle cellule cerebrali rimane uno stato irreversibile, irreparabile e definitivo che coincide con la morte della persona. Le nuove tecnologie rese disponibili per la diagnostica della patologia cerebrale non hanno fatto che confermare tale definizione mostrando che essa non può in alcun modo confondersi con il coma o con lo stato vegetativo persistente, condizioni in cui le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici evidenziati in modo chiaro dall elettroencefalogramma mentre nella morte encefalica le cellule sono morte, non mandano segnale elettrico Tramonto (Foto di Cesare Gerolimetto) 11

L argomento e l elettroencefalogramma è piatto. In Italia, la morte encefalica definita nella dichiarazione di Harvard è recepita dalla legge 578/1993 che prevede che nessun medico possa, da solo, effettuare una diagnosi di morte cerebrale: la dichiarazione di morte può essere effettuata da una commissione di tre specialisti solo dopo un periodo di osservazione di almeno sei ore, mirato ad accertare con scrupolosi esami clinici e strumentali ripetuti diverse volte, la permanenza delle condizioni di morte. Le procedure di accertamento di morte vengono, infatti, espletate in tutti i casi in cui vi sia il riscontro clinico-strumentale della morte cerebrale, indipendentemente dalla successiva destinazione del cadavere. Indicando e praticando i criteri di accertamento di morte, la comunità scientifica risponde alla fondamentale e primaria necessità di stabilire e dichiarare l avvenuta morte biologica di una persona, un atto che deve basarsi, com è, su evidenze scientifiche chiare, comprovate e condivise. È solo successivamente all accertamento e alla certificazione di morte, di fronte ad una manifestazione di volontà che acconsente al prelievo, espressa in vita dal soggetto, o attraverso la non opposizione dei familiari, che il cadavere può essere candidato al prelievo degli organi a scopo di trapianto. Si può tranquillamente affermare che la nostra legge è molto più attenta al donatore che all attività di trapianto proprio perché i requisiti per prelevare gli organi nel nostro Paese sono ad abundantia : in altri Paesi l elettroencefalogramma piatto non serve, basta la diagnosi clinica di morte del tronco del cervello. Gli organi quindi si prelevano ai cadaveri sempre e solo dopo la diagnosi di morte del cervello ed alla fine del periodo di osservazione! Durante quelle ore il cadavere non è freddo, blu e rigido perché è legato alla macchina: è lei che respira per lui e ci vogliono tanti farmaci per assicurare la circolazione del sangue e, questo si è in funzione del prelievo di organi in quanto solo quelle macchine e quei farmaci fanno arrivare ossigeno al rene, al fegato, al cuore che altrimenti non si potrebbero utilizzare. I rianimatori tra gli anni 50 e la fine degli anni 80 hanno continuato a studiare poiché volevano osservare se ad un certo punto, dopo la diagnosi di morte cerebrale, continuando la ventilazione artificiale si fermava anche il cuore ed in quanto tempo: questi studi hanno documentato che il cuore si ferma sempre e nessuno ha mai avuto un segno di ripresa. Lasciare i propri organi dopo la morte a chi ne ha bisogno per vivere dovrebbe essere un dovere come assistere gli anziani e vaccinare i bambini, invece tre volte su dieci il consenso al prelievo viene negato e così ogni anno solo in Italia più di mille persone che col trapianto potrebbero tornare ad una vita normale, muoiono. Così, per ogni donatore in meno due persone resteranno in dialisi, un grave cardiopatico morirà, un adulto e un bambino che aspettano un trapianto di fegato, finiranno di sperare. *direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell Ulss 6 Vicenza Colori (Foto di Cesare Gerolimetto) 12

La donazione è uno di questi gesti meravigliosi, segno di civiltà e di fede concreta L argomento di don Aldo De Toni * (Foto di Roberto Costa) Il tre settembre ultimo scorso, l Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, pubblicò un articolo dal titolo I segni della morte, a firma di Lucetta Scaraffia, nel quale vengono suscitati alcuni dubbi riguardo sia al concetto scientifico di morte cerebrale sia alle metodiche di accertamento. L articolo ha provocato parecchie perplessità e reazioni, tanto dal punto di vista scientifico che dal punto di vista etico e religioso, perplessità che parecchi interventi del mondo scientifico (interessante, molto chiaro e pertinente l articolo di risposta all Osservatore da parte del dott. Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti) e la precisazione immediata del portavoce della sala stampa del Vaticano P. Federico Lombardi ( non è un atto magisteriale né il documento di un organismo pontificio ) accompagnata anche da una dichiarazione del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute ( la posizione della Chiesa sui trapianti d organi non cambia, rimane la stessa di quaranta anni fa secondo l intuizione che fu di Pio XII ), hanno contribuito a dissipare e sciogliere. Tuttavia, al di là delle polemiche, ma eventualmente prendendo pure spunto da esse, ritengo utile ed opportuno ricordare e sottolineare alcune convinzioni e valori che la Chiesa Cattolica continua a sostenere e promuovere riguardo alla realtà del trapianto di organi. Il principale valore e obiettivo del trapianto di organi è la promozione della vita umana, la sua salvezza o un forte grado di miglioramento nella sua qualità: non dovrebbe certamente trattarsi di sperimentazione o piedestallo di successo per chirurghi in cerca di fama e gloria. Anche quando qualche trapianto presenta un alto livello di eccellenza, l attenzione va orientata verso i beneficiari di tale bravura, di certi malati che ritrovano la vita quando ormai sono sull orlo 13

L argomento della disperazione o della rassegnazione. È proprio la vita umana che richiede di essere salvata, ma ovviamente non dimenticando la vita di chi dona, sia egli vivente o già deceduto. È questo il problema che l articolo della Scaraffia ha posto sul tappeto, ma, come accennato all inizio, che le dichiarazioni sia del mondo scientifico che della Chiesa hanno chiarito. Giovanni Paolo II ha dedicato una enciclica intera (Evangelium vitae) al tema del valore della vita, del suo rispetto e della sua promozione e ricorda espressamente che merita particolare apprezzamento la donazione degli organi, compiuta in forme eticamente accettabili, per offrire una possibilità di salute e perfino di vita a malati talvolta privi di speranza (n. 86). (Foto di Roberto Costa) Tra le forme eticamente accettabili, spicca il rispetto della vita e della morte del donatore: non si può uccidere o menomare gravemente nessuna persona, per usufruirne degli organi. Ma quando una persona è morta, il dono più bello che ancora può fare a servizio della vita, è decidere di essere trapiantato, innestato, rivitalizzato nella vita di chi la sta perdendo suo malgrado. Il rispetto verso il donatore esige che la scienza impedisca che gli venga strappata la vita o accelerato il processo di morire e la Chiesa richiede che sia proprio la scienza, guidata dall etica e dalla legislazione, a offrire certezze di diagnosi e di intervento. Altro fondamento per il trapianto di organi è il valore della donazione, come gesto e stile di solidarietà umana e contributo di promozione del bene comune. Il vangelo stesso ci illumina sul senso della fede intesa come amore, come solidarietà verso i bisogni degli altri, come dono d amore: avevo fame, ero malato, ero in carcere e tu ti sei preso cura di me, non mi hai abbandonato, non te ne sei disinteressato Non c è amore più grande di chi dona anche la sua vita per gli amici-fratelli ama il tuo prossimo come te stesso La solidarietà non è solo propaganda o slogans emozionali, ma una concretezza di gesti di condivisione di segni e gesti di aiuto, di opere che ci impegnano a scomodarci, a privarci di qualcosa che serve concretamente per la sopravvivenza degli altri. La donazione è uno di questi gesti meravigliosi, segno di civiltà e di fede concreta. È vero che ci può essere anche il pericolo di mercificazione (almeno in certi paesi e nazioni ), ma tale rischio, più che frenare il cammino verso la solidarietà, dovrebbe curare, migliorare, perfezionare modalità, strumenti, controlli ed esperienze. Non si può impedire o denigrare un farmaco o una terapia solo perché alcuni ne abusano: si tratta piuttosto di proporre linee guida per una adeguata applicazione. Non sarebbe corretto impedire o denigrare la donazione di organi solo per la paura che qualche malintenzionato si trasformi in predatore di organi. La medicina, insieme con tutte le associazioni che si prodigano in favore della donazione di organi, certamente auspicano non solo che aumentino i donatori, ma che in mezzo a tanti segni di chiusura ed egoismo, si consolidi una sensibilità e cultura del dono, in riferimento ai diversi bisogni di salute e di cura. *Direttore dell Ufficio per la Pastorale della Sanità della Diocesi di Vicenza 14