SAN MICHELE ARCANGELO



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PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN CALINO Momento di Catechesi Comunitaria su LA SANTA MESSA Anno Pastorale 2006/2007

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PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN CALINO IL SEGNO DELLA CROCE Momento di Catechesi Comunitaria sulla Santa Messa Dicembre 2006 3

Iª di AVVENTO 3 Dicembre I cresimandi hanno portato all altare la grande croce che ci richiama la croce delle Giornate Mondiali della Gioventù. Iniziano così un cammino che li porterà a ricevere il dono dello Spirito Santo. La croce sarà il segno che li guiderà in questo percorso e li accompagnerà, poi, su tutti i sentieri della vita. Con l inizio dell avvento vogliamo iniziare un percorso catechistico comunitario che ci porterà, durante questi mesi, a riflettere e a riscoprire il significato di alcuni momenti significativi della celebrazione della S. Messa. In questo mese di Dicembre la riflessione e la nostra attenzione sarà orientata verso il grande gesto che apre ogni attività del Cristiano: il Segno della Croce. Facendosi il Segno della Croce, si professa la nostra santa fede cristiana, cattolica, e i suoi misteri principali: 1. Unità e Trinità di Dio 2. Incarnazione, Passione e Morte del Nostro Signor Gesù Cristo Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, in modo che nessuno capisca il suo significato. Il segno della croce bello e giusto deve essere fatto lentamente, con un gesto ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Devi sentire un forte abbraccio; esso ti avvolge tutto, corpo ed anima, ti raccoglie, ti consacra, ti santifica. Sulla croce Gesù ci ha redenti tutti. Mediante la croce Egli ci santifica nella nostra totalità. Facciamo sempre il Segno della Croce Ragazzo 1 prima della preghiera, affinché esso ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; faccia concentrare in Dio i nostri pensieri, il nostro cuore, la nostra volontà; Ragazzo 2 dopo la preghiera affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato; Ragazzo 3 nella tentazione, perché ci irrobustisca; Ragazzo 4 nel pericolo, perché ci protegga; Ragazzo 5 nell'atto della benedizione, perché la pienezza della vita divina penetri nella nostra anima e renda feconda e sacra ogni cosa. Pensa quando fai il segno della croce. È il segno più santo che ci sia e tutto diviene irrobustito, segnato, consacrato nella forza di Cristo, nel nome del Dio Padre. Celebrante Iniziamo allora con il Segno della Croce, tutti insieme, con raccoglimento e devozione. 4

IIª di AVVENTO 10 Dicembre Guida Quest anno, in occasione dell Avvento, abbiamo voluto iniziare un percorso catechistico comunitario che ci guiderà nella riflessione e nella riscoperta del significato di alcuni momenti fondamentali della celebrazione della S. Messa. Come già annunciato domenica scorsa, il mese di Dicembre è dedicato alla riflessione sul grande gesto del Cristiano: il Segno della Croce. Oggi vogliamo soffermarci sulla cattolicità del segno della Croce. Il termine Cattolico significa Universale che abbraccia tutti i confini della terra e oltre. È Gesù stesso che ha ordinato ai suoi discepoli di andare in tutto il mondo e di attirare a sé tutte le genti Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Vogliamo sentirci uniti ai milioni di Cristiani sparsi per il mondo che oggi celebrano con noi la Santa Messa. Come segno di questo desiderio di unità vogliamo ascoltare il segno della croce in varie lingue con le quali oggi tanti fratelli cristiani inizieranno la loro preghiera. In Latino In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen In spagnolo En el nombre del Padre, y del Hijo y del Espiritu Santo Amen In tedesco Im Namen des Vaters und des Sohns und des Heiligen Geistes Amen In Kiswahili (Africa) Kwa jina la Baba, la Mwana, la Roho Mtakatifu Amina In Inglese In the name of the Father and of the Son and of the Holy Spirit Amen In Francese Au nom du Père, et du Fils, et de Saint Esprit Amen In Portoghese Em nome do Pai, e do Filho, e do Espírito Santo Amen In Maltese Fl-isem tal-missier, u ta l-iben u ta l-ispirtu s-santu. Amen. Celebrante Ed ora tutti insieme Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 5

Guida Vogliamo anche lanciare una iniziativa che si concluderà a Natale: vorremmo raccogliere la preghiera del Segno della Croce nel maggior numero di lingue possibile per poi comporre un quadro che metteremo in Oratorio. Quindi invitiamo tutti a fare questa ricerca tra amici stranieri, parenti, associazioni, in modo da abbracciare tutto il mondo sotto il segno della Croce. 6

IIIª di AVVENTO 17 Dicembre Guida In questo mese di Dicembre, che coincide con il periodo di Avvento, abbiamo iniziato una riflessione sul grande gesto del Cristiano: il Segno della Croce. Ricordiamo l impegno di domenica scorsa: raccogliere la preghiera del Segno della Croce nel maggior numero di lingue possibile per poi comporre un quadro che verrà messo in Oratorio. Rinnoviamo quindi l invito a fare questa ricerca. La riflessione di oggi ha preso lo spunto dal recente viaggio di Benedetto XVI in Turchia, dove tra i tanti incontri, il Papa ha fatto visita al Patriarca Ortodosso di Costantinopoli. Questo incontro con i fratelli cristiani d oriente ci ha interrogato sul valore dell unità di tutti coloro che amano e credono in Gesù Cristo. L unità passa attraverso la conoscenza reciproca e il Segno della Croce è uno dei gesti che costruisce questa unità. Così abbiamo avuto modo di leggere alcune pagine del Catechismo dei bambini ortodossi dove si insegna loro il significato del Segno della Croce. Questa lettura ci ha colpito per la ricchezza dei simboli e dei significati dati a certi gesti. Così abbiamo pensato di proporre alla nostra riflessione comunitaria alcuni pensieri tra i più belli. Esiste anche una preghiera che si dice senza parlare: il Cristiano ortodosso non prega solo con la bocca, ma anche con tutto il suo corpo perché il corpo è il tempio dove abita lo Spirito, infatti l uomo è creatura di Dio in corpo ed anima e quindi anche il corpo viene da Dio e deve abbracciare Dio nella preghiera. Le preghiere che si dicono senza parlare si chiamano Segni. Due di questi segni sono l inchino ed il segno della Croce. Il segno della Croce è una cosa bellissima perché simboleggia in modo essenziale la nostra Fede di credenti. Ecco come si fa questo segno. Con la mano destra: si mettono tre dita unite (pollice, indice e medio). Queste tre dita unite rappresentano la TRI-UNITA di Dio. Le altre due dita della mano destra si uniscono contro il palmo. Queste due dita unite contro il palmo della mano significano che la Persona di Gesù Figlio di Dio è contemporaneamente vero Dio e anche vero Uomo, cioè ha due nature insieme (ecco perché si uniscono insieme queste due dita): la natura Divina e quella umana. Con le dita della mano in questa posizione noi possiamo iniziare a fare il segno della Croce: esso è composto di tre movimenti. Nel Nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito Il primo movimento è offerto in onore del Padre e consiste nel portare la mano sulla fronte, perché il centro dei nostri pensieri e della nostra intelligenza è Dio che ci ha creati e ha creato tutto. 7

Il secondo movimento consiste nel portare la mano sull addome, cioè nel centro del nostro corpo. Il centro del nostro corpo rappresenta tutto il nostro essere umano. Questo movimento quindi è offerto in onore del Figlio che si è incarnato, è divenuto umano per salvarci, cioè si è fatto come noi per farci ritornare a Lui, e quindi anche tutto il nostro corpo è degno di Dio (ecco perché mai e poi mai bisogna trattare male il nostro corpo!). Il terzo movimento è offerto all onore dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo si muove nello spazio e nella storia, nel finito e nell infinito, è presente ovunque e tutto riempie. Con il segno della Croce noi testimoniamo la nostra Fede, una Fede che ci è donata per Amore e noi dobbiamo essere sempre riconoscenti e commossi di fronte a Dio per questo grande Dono e dobbiamo sempre ringraziarlo. Il segno del ringraziamento è l inchino, ecco perché noi Cristiani ortodossi, dopo aver fatto il segno della Croce, facciamo subito un inchino. Fai sempre il segno della Croce prima di iniziare la tua preghiera e dopo averla finita. Fai il segno della Croce anche ogni volta che nomini o senti nominare il nome del Padre o del Figlio o del Santo Spirito. Celebrante Ed ora tutti insieme Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 8

IVª di AVVENTO 24 Dicembre Guida A conclusione del mese di Dicembre e del periodo di avvento, terminiamo anche questo primo momento di catechesi comunitaria che ci ha portato a riflettere sul grande gesto del Cristiano: il Segno della Croce. A ricordo di questa iniziativa vi è stato consegnata una piccola croce affinché vi richiami sempre l importanza di questo nostro grande simbolo; portatela con voi o collocatela dove meglio vi ricordi la vostra amicizia e appartenenza a Gesù, l Emmanuel, il Dio con noi. Domenica scorsa ci siamo lasciati guidare dal Catechismo dei ragazzi cristiani ortodossi. Come segno di apertura ecumenica, oggi leggiamo una riflessione composta da un rappresentante della Chiesa Evangelica Valdese per gli amici del movimento cattolico degli Scout. Ragazzo 1 Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici: «Nel nome del Padre...» pensa alla croce che porti con te e quindi: non dimenticare che la tua anima è di Dio, non dimenticare che la tua intelligenza è al servizio degli altri, non dimenticare che i tuoi occhi, le tue orecchie sono fatti per vedere ed ascoltare gli altri, non dimenticare che con la bocca dici: «Sì». Ragazzo 2 Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici: «... e del Figlio...», pensa al tuo vestito e quindi: non dimenticare che sei figlio di Dio, Suo testimone, Suo apostolo, non dimenticare che la gente guarda come vivi, non dimenticare che tu agisci per essere al servizio del tuo prossimo, non dimenticare che tu sei di esempio ai più giovani di te! Ragazzo 3 Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici: «... e dello Spirito Santo...», pensa anche al tuo cuore e quindi: non dimenticare che Dio lo ha dato a te per amare, non dimenticare che egli è al servizio di Dio, del tuo prossimo, della Natura, della tua Comunità, non dimenticare che egli ha slanci che devi ascoltare, anche se non ne comprendi i segreti, non dimenticare che egli è cortese, generoso, leale che egli è gioioso, che sa cantare nelle difficoltà. Ragazzo 4 Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici: 9

«... Amen», pensa anche alla tua vita e quindi: non dimenticare che Dio ti ha scelto come Amico e Fratello dei tuoi amici e fratelli, non dimenticare le missioni che Dio ed i tuoi fratelli ti hanno affidato, non dimenticare che sulla tua parola si può contare, non dimenticare che tu hai impegnato il tuo cuore a meritare fiducia, e conserva il tuo sorriso. Guida Allora quando ti fai il Segno della Croce, non dimenticare mai quello che vuol dire questo segno, non dimenticare mai che: «Il primo da servire è Dio», non dimenticare mai quello che puoi fare mediante questo segno non dimenticare mai quello che puoi fare grazie all amore di Dio. Celebrante Ed ora tutti insieme Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 10

PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN CALINO IL MOMENTO DEL PERDONO Momento di Catechesi Comunitaria sulla Santa Messa Gennaio 2007 11

Domenica 7 Gennaio 2007 Guida Con l inizio dell anno nuovo continuiamo il percorso catechistico comunitario per approfondire il significato di alcuni momenti della celebrazione della S. Messa. Nelle domeniche del mese di Gennaio la nostra riflessione sarà orientata verso il Momento del Perdono. La Liturgia pone questo momento ad inizio della S. Messa seguendo una indicazione di Gesù che l evangelista Matteo così ci presenta: Lettore Se dunque presenti la tua offerta sull altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello (Mt 5,23-24) Guida In queste quattro domeniche di Gennaio vogliamo soffermarci a riflettere sulla preghiera del Confesso e, in particolare, sui quattro ambiti in cui rivolgiamo la nostra richiesta di perdono a Dio e ai Fratelli: Pensieri Parole Opere Omissioni Non vogliamo spendere parole nostre ma lasciarci guidare da Gesù, nostro Maestro e Signore che ammoniva così i discepoli e i dottori della legge: Lettore «Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo! Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo.» (Mt 15,11-20) Guida Il riconoscere le nostre colpe, i nostri pensieri sbagliati, riflettere sulla nostra mentalità che spesso si allinea alle mode del nostro tempo le quali sempre di più ci spingono lontano dalla verità e dall amore di Dio, fare un esame di coscienza su quali sono i valori di riferimento per la nostra vita è il primo passo per iniziare una seria conversione del cuore. Chiedere Perdono e Perdonare sono due situazioni che costano tanta fatica ma sono l unica porta che ci immette sulla strada della conversione, per una vita nuova, più felice, più libera, più vera. Lettore Per rafforzare questo legame tra Perdono e Conversione vogliamo lanciare una iniziativa che intende coinvolgere tutta la nostra comunità per l intero anno nuovo. Vogliamo indire il 2007 come 12

Anno delle Belle Parole, un anno di impegno contro Parolacce e Volgarità a favore di un Linguaggio pulito e più bello. Invitiamo tutti, bambini, giovani e adulti, già da oggi, a fare maggior attenzione su come ci si esprime e ad evitare un linguaggio gratuitamente volgare. Inoltre lanciamo oggi un concorso per lo slogan migliore contro la Parolaccia e la Volgarità. Invitiamo i ragazzi (anche aiutati dai propri genitori) a inventare una frase pubblicitaria contro il cattivo linguaggio da consegnare ai propri catechisti. Ci potrebbe anche scappare un bel premio a chi ha migliore fantasia. Il sito internet della Parrocchia (www.calino.it) seguirà passo passo l iniziativa e ne darà visibilità nazionale, e anche internazionale, cercando di coinvolgere altre parrocchie e oratori. Guida Per richiamare in modo particolare la nostra predisposizione a chiedere e ad offrire perdono, recitiamo ora la preghiera del Confesso tenendoci per mano. Prima del segno della Pace Guida Il segno della pace vuole essere oggi anche un gesto di richiesta di perdono che reciprocamente ci scambiamo. Lasciamoci guidare da questa preghiera: Lettore E nuvolo nel mio cuore Se bisticcio con gli amici, Fa freddo se non parlo con tutti. E buio quando non aiuto chi ha bisogno. Giorni tristi, se è buio nel mio cuore. Un raggio di sole scende nel mio cuore Tu mi perdoni sempre. C e luce, c e gioia. E bello nel mio cuore se tu sei con me, Fa caldo quando sono amico di tutti. C e tanto sole quando mi sento nuovo. Giorni felici, se tu mi perdoni. Signore, fa che brilli sempre il sole nel mio cuore. Quando è buio; portami il tuo perdono. 13

Domenica 14 Gennaio 2007 In questa seconda domenica di Gennaio continuiamo il percorso catechistico comunitario che sta guidando la nostra riflessione sul Momento del Perdono. Al centro della riflessione c è la preghiera del Confesso ed oggi ci soffermiamo sulla nostra richiesta di perdono a Dio e ai Fratelli per aver molto peccato in Parole. Dei 10 comandamenti, che Dio ha inciso prima nel cuore di ogni uomo e poi sulle tavole della legge di Mosé, due sono dedicati alla parola, al linguaggio dell uomo: Non nominare il nome di Dio invano Questo secondo comandamento ci istruisce ad avere profondo rispetto per il nome di Dio. È veramente triste e inconcepibile che ancora oggi, in un epoca culturalmente avanzata, il vizio della bestemmia sia ancora tanto diffuso. La bestemmia rende veramente buio il cuore, e la vita, prima di tutto di chi la pronuncia, e colora di tristezza tutto l ambiente che lo circonda. Nella nostra società italiana si assiste oggi al nascere di tante iniziative volte al rispetto e alla promozione della religiosità altrui, qualunque essa sia, e poi si tollera la bestemmia come segno di libertà di espressione, e ci si scherza sopra, diventa motivo di audience televisivo e di moda. A noi il compito, la missione di testimoniare ed esigere il rispetto del nome del nostro Dio. Non dire falsa testimonianza. L ottavo comandamento ci invita a usare un linguaggio sincero e coerente. Gesù ce lo spiega meglio nel brano di Matteo (5.33-37) Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. Quante bugie e inganni solcano la nostra vita. Di chi ci si può fidare? Il nostro parlare sia chiaro, coerente, leale, sincero, fedele alla nostra identità di cristiani. Un ultimo spunto di riflessione ci viene suggerito da Gesù e riguarda il nostro modo di esprimerci. L insulto, il linguaggio sporco, scurrile, è una forma forte di mancanza di rispetto verso il prossimo. Gesù ci istruisce così: Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. (Matteo 5.22) E ancora Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. (Matteo 18.6) 14

Di fronte a queste parole, proviamo a pensare quale sarebbe la nostra sorte Confesso che ho molto peccato nelle Parole. Questa è la molla che ci ha spinto a dedicare il 2007 come Anno delle Belle Parole, un anno di impegno contro Parolacce e Volgarità a favore di un Linguaggio pulito e più bello. Rinnoviamo l invito di domenica scorsa a fare maggior attenzione su come ci si esprime e ad evitare un linguaggio gratuitamente volgare. Questo deve diventare un impegno particolare per tutto quest anno in modo che, allenati ad esprimersi con più pulizia, tutta la nostra vita risulti più limpida e la nostra persona più positiva e serena. Rilanciamo ancora il concorso contro la Parolaccia e la Volgarità. Potete consegnare ai catechisti slogan, poesie, disegn, frasi, quello che la fantasia vi suggerisce. Se qualcuno avesse anche delle idee su iniziative e manifestazioni da organizzare e proporre durante il 2007 non deve far altro che comunicarle. Nel frattempo lasciamoci provocare da una bella frase del sempre amato Giovanni Paolo II che così si rivolgeva ai suoi amati giovani: Giovani, siete preoccupati per l inquinamento dell aria e il problema dell ecologia vi sta a cuore. Ma esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi che porta lontano dalla luce della Grazia. Per richiamare in modo particolare la nostra predisposizione a chiedere e ad offrire perdono, recitiamo ora la preghiera del Confesso tenendoci per mano. Preghiera dopo la Comunione Lettore Grazie Signore, Tu mi perdoni sempre. Grazie Signore, Tu ascolti le mie parole. Grazie Signore, Tu mi accogli come un figlio. È bello incontrarti. È come un giorno di primavera. Tu fai nuove tutte le cose. Vieni a casa con me, accompagnami ogni giorno, restami vicino. Il mio cuore è accanto a te. Tu mi vuoi bene. Grazie Signore, Tu mi perdoni sempre. 15

Domenica 21 Gennaio 2007 In questa terza domenica di Gennaio continuiamo il percorso catechistico comunitario che sta guidando la nostra riflessione sul Momento del Perdono. Nella preghiera del Confesso ognuno di noi chiede perdono perché ha molto peccato in Opere. Cosa significhi il peccato in Opere è molto facile da intuire: sono tutte quelle azioni che offendono l amore che Dio ha per noi. All inizio della S. Messa, nel sacramento della Riconciliazione e, magari, al termine di ogni giornata, siamo chiamati a fare un esame di coscienza sul nostro agire. L esame di coscienza è un momento molto intimo e privato e tale lo lasciamo per garantirne l autenticità e la sincerità. La breve riflessione di oggi vuole dare un aiuto per capire o riscoprire la realtà del Peccato. È opinione comune l affermare che oggi Abbiamo perso il senso del peccato. Cos è allora il peccato? Quali i meccanismi che ci inducono a peccare? Come sempre prendiamo alcuni brevi brani tratti dalla Sacra Scrittura. Dal libro della Genesi leggiamo: Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile e ne mangiò. (Gen 3,2-6) In un altro passo sempre della Genesi: Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Allora Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. (Gen 4,3-5;8) Dal vangelo di Luca cogliamo questi due comportamenti: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto». (Lc 15,11-13) Poco più avanti si legge così: «Il figlio maggiore rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso». (Lc 15,29-30) 16

Come ultimo contributo un brano dal vangelo di Matteo Di nuovo il Re mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. (Mt 22,4-6) Situazioni diverse, protagonista l uomo che è vittima del peccato. Da queste vicende cogliamo la natura del peccato che ancora oggi assale ognuno di noi. Il peccato nasce dentro di noi dall incontro di due situazioni: La prima: il ritenersi superiori agli altri e a tutto ciò che ci circonda, voler essere i primi, vedere solo se stessi al centro della scena umana. La seconda: lasciare spazio alla sensazione che Dio non ci vuole poi così bene, non ha nei nostri confronti tutto quell amore di cui ci hanno parlato e insegnato a catechismo. L unione di queste sue situazioni genera la tentazione che ci porta spesso al peccato. Così è per Adamo ed Eva: con il desiderio del frutto dell albero del bene e del male portano se stessi al primo posto e si insinua in loro la convinzione che Dio, con questa proibizione, li vuole tenere schiavi e quindi non si dimostra buono nei loro confronti. Così è per Caino che, da primogenito, non tollera il gradimento delle offerte di Abele da parte di Dio; anzi interpreta questo come una mancanza di bontà di Dio nei suoi confronti. Lo stesso avviene per il figlio prodigo e anche per il fratello maggiore. Vogliono essere i primi, al centro, e dubitano dell affetto e dell amore del Padre. E infine la scena degli invitati alle nozze del figlio del re che rifiutano l invito perché mettono al primo posto le loro cose, le loro occupazioni e affari. Il tutto perché verso il Re non nutrono affetto e non colgono tutto l amore del Re nei loro confronti che si esprime in quell invito. Proviamo a riflettere oggi se non avviene così anche a noi ogni volta che le nostre opere portano peccato e non bene. Se nel nostro cuore, nella nostra vita sentiamo come grande e bello e reale e vero l amore di Dio per noi, allora sarà molto più difficile che le nostre opere generino male e sarà chiaro in noi cosa vuol dire Padre, ho peccato, nella felice consapevolezza di avere un Padre che sempre ci accoglie, ci attende e ci perdona. 2007 - Anno delle Belle Parole. Ricordiamo ai ragazzi di pensare e consegnare ai catechisti slogan, poesie, disegni, frasi, quello che la fantasia vi suggerisce per il concorso abbinato a questo anno di impegno contro Parolacce e Volgarità per un Linguaggio più pulito. Dopo la comunione Vi viene ora consegnato un foglietto dove abbiamo voluto portare pillole di catechismo affinché guidino le nostre opere verso il bene e ci chiariscano cosa è il bene. Su questo foglietto abbiamo trascritto: i 10 comandamenti, le opere di Misericordia corporale e spirituale e i 2 comandamenti di Gesù. Proviamo, in questa settimana, a confrontarci con queste parole di vita. (vedi appendice) 17

I 10 COMANDAMENTI Io sono il Signore, tuo Dio: 1. Non avrai altro Dio fuori di me. 2. Non nominare il nome di Dio invano. 3. Ricordati di santificare le feste. 4. Onora tuo padre e tua madre. 5. Non uccidere. 6. Non commettere atti impuri. 7. Non rubare. 8. Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la donna d'altri. 10. Non desiderare la roba d'altri. Le Opere di Misericordia Spirituale 1. Consigliare i dubbiosi 2. Insegnare agli ignoranti 3. Ammonire i peccatori 4. Consolare gli afflitti 5. Perdonare le offese 6. Sopportare pazientemente le persone moleste 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti Le Opere di Misericordia Corporale 1. Dar da mangiare agli affamati 2. Dar da bere agli assetati 3. Vestire gli ignudi 4. Alloggiare i pellegrini 5. Visitare gli infermi 6. Visitare i carcerati 7. Seppellire i morti I 10 COMANDAMENTI Io sono il Signore, tuo Dio: 1. Non avrai altro Dio fuori di me. 2. Non nominare il nome di Dio invano. 3. Ricordati di santificare le feste. 4. Onora tuo padre e tua madre. 5. Non uccidere. 6. Non commettere atti impuri. 7. Non rubare. 8. Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la donna d'altri. 10. Non desiderare la roba d'altri. Le Opere di Misericordia Spirituale 1. Consigliare i dubbiosi 2. Insegnare agli ignoranti 3. Ammonire i peccatori 4. Consolare gli afflitti 5. Perdonare le offese 6. Sopportare pazientemente le persone moleste 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti Le Opere di Misericordia Corporale 1. Dar da mangiare agli affamati 2. Dar da bere agli assetati 3. Vestire gli ignudi 4. Alloggiare i pellegrini 5. Visitare gli infermi 6. Visitare i carcerati 7. Seppellire i morti 18

I comandamenti della carità 1. Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, e con tutta la tua forza. PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN CALINO 2. Ama il prossimo tuo come te stesso. Pensieri - Parole Opere - Omissioni Momento di Catechesi Comunitaria sulla Santa Messa Anno pastorale 2006-2007 I comandamenti della carità 1. Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, e con tutta la tua forza. PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN CALINO 2. Ama il prossimo tuo come te stesso. Pensieri - Parole Opere - Omissioni Momento di Catechesi Comunitaria sulla Santa Messa Anno pastorale 2006-2007 19

Domenica 28 Gennaio 2007 In questa quarta e ultima domenica di Gennaio si conclude la riflessione sul Momento del Perdono che ha visto al centro la preghiera del Confesso. Confesso di avere molto peccato in Pensieri, Parole, Opere e Omissioni. Quante volte facendo il punto della situazione sulla nostra vita, in modo sicuramente superficiale, ci assolviamo convincendoci che tutto sommato la nostra coscienza deve ritenersi tranquilla perché non abbiamo fatto nulla di male. Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti [ ] Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». (Mt 19,16-22) Ecco la domanda: Cosa ci manca ancora per essere veramente uomini di Cristo e perciò persone ricche di gioia, che vivono già qui la vita eterna? Lasciamoci istruire ancora da Gesù: Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. (Mt 25,41-43;45) Eccoci spiegato il peccato in Omissioni. A volte noi ci limitiamo a non commettere il male, ed è già comunque una cosa difficile. Ma questo non deve essere ritenuto sufficiente perché, come Gesù, noi siamo chiamati a fare il bene, a portare la pace tra chi ci vive accanto, ad essere testimoni di carità. Proprio in questa S. Messa, la seconda lettura tratta dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi ci apre orizzonti nuovi, alti, belli: Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! (1Cor 13,1-3;13) Ma di tutte più grande è la carità. Gesù ci vuole così, ci giudicherà così, sulla carità. E d altra parte, se ci fermiamo a riflettere seriamente sul senso del nostro esistere, non possiamo far altro che riconoscere che quello che alla fine rimane sono i nostri gesti di carità e d amore. 20

Cosa resta di me quando il giorno va via che cosa potrò dare io con queste mani vuote? Cosa mai darà forza alla mia voce cosa mai darà fiato alla mia corsa se non quel po' d'amore nato dalle mie lacrime. (Gen Rosso) Dopo la comunione (se si possono avere dei palloncini da liberare in cielo, si attacca il biglietto riportato qui sotto e dopo la S. Messa ci si porta sul sagrato per lanciare i palloncini i bigliettini sono riportati nelle ultime due pagine da stampare fronte-retro). In queste prime domeniche dell anno abbiamo voluto dedicare il 2007 alle Belle Parole, cioè un anno intero per rieducarci ad un linguaggio più pulito e sincero. Vogliamo estendere questa nostra idea ad altre comunità e raggiungere tante persone. Sul sito internet della parrocchia (www.calino.it) abbiamo già aperto una sezione dedicata all anno delle Belle Parole contro parolacce e volgarità. Adesso, dopo la Santa Messa, ci portiamo sul sagrato e da lì vogliamo liberare nell aria dei palloncini. A loro affidiamo il compito di portare lontano, fino al cielo, questo nostro impegno. (se si non si dispone di palloncini si conclude con una preghiera) In queste prime domeniche dell anno abbiamo voluto dedicare il 2007 alle Belle Parole, cioè un anno intero per rieducarci ad un linguaggio più pulito e sincero. È un impegno che non termina con gennaio ma che prosegue per tutto l anno; durante il 2007 proporremo altre iniziative. Terminiamo, invece, il ciclo di riflessioni sul Momento del Perdono con una preghiera. San Francesco ci istruisce sul senso e sul valore della carità; a lui affidiamo il nostro impegno a diventare cristiani sempre più veri. O Signore, fa' di me uno strumento della tua pace Dov'è odio ch'io porti l'amore; Dov'è offesa ch'io porti il perdono Dov'è discordia ch'io porti l'unione; Dov'è dubbio ch'io porti la fede, Dov'è errore ch'io porti la verità; Dov'è disperazione ch'io porti la speranza Dov'è tristezza ch'io porti la gioia; Dov'è tenebra ch'io porti la luce Oh! Maestro, fa' che io non cerchi tanto: Ad essere consolato, quanto a consolare Ad essere compreso, quanto a comprendere Ad essere amato quanto ad amare Poiché é dando che si riceve Perdonando che si é perdonati, Morendo, che si risuscita a Vita Eterna 21

Giovani, siete preoccupati per l inquinamento dell aria e il problema dell ecologia vi sta a cuore. Ma esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi che porta lontano dalla luce della Grazia. Giovanni Paolo II Parrocchia di San Michele Arcangelo - Calino (Brescia) - 2007 Anno delle Belle Parole http://www.calino.it Giovani, siete preoccupati per l inquinamento dell aria e il problema dell ecologia vi sta a cuore. Ma esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi che porta lontano dalla luce della Grazia. Giovanni Paolo II Parrocchia di San Michele Arcangelo - Calino (Brescia) - 2007 Anno delle Belle Parole http://www.calino.it Giovani, siete preoccupati per l inquinamento dell aria e il problema dell ecologia vi sta a cuore. Ma esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi che porta lontano dalla luce della Grazia. Giovanni Paolo II Parrocchia di San Michele Arcangelo - Calino (Brescia) - 2007 Anno delle Belle Parole http://www.calino.it

Vogliamo dedicare tutto un anno all impegno contro Parolacce e Volgarità a favore di un Linguaggio pulito e più bello. Questo significa: Fare maggior attenzione su come ci si esprime Evitare un linguaggio gratuitamente volgare Non essere di scandalo per i più giovani Correggere fraternamente chi usa toni scurrili Ma anche Essere sinceri e leali nelle proprie parole Non offendere il prossimo, tanto meno Dio Avere una parola gentile per chi è triste Ringraziare sempre che ci sta vicino e ci dà una mano Questo deve diventare un impegno particolare per tutto il 2007 in modo che, allenati ad esprimersi con più pulizia, tutta la nostra vita risulti più limpida e positiva. Vogliamo dedicare tutto un anno all impegno contro Parolacce e Volgarità a favore di un Linguaggio pulito e più bello. Questo significa: Fare maggior attenzione su come ci si esprime Evitare un linguaggio gratuitamente volgare Non essere di scandalo per i più giovani Correggere fraternamente chi usa toni scurrili Ma anche Essere sinceri e leali nelle proprie parole Non offendere il prossimo, tanto meno Dio Avere una parola gentile per chi è triste Ringraziare sempre che ci sta vicino e ci dà una mano Questo deve diventare un impegno particolare per tutto il 2007 in modo che, allenati ad esprimersi con più pulizia, tutta la nostra vita risulti più limpida e positiva. Vogliamo dedicare tutto un anno all impegno contro Parolacce e Volgarità a favore di un Linguaggio pulito e più bello. Questo significa: Fare maggior attenzione su come ci si esprime Evitare un linguaggio gratuitamente volgare Non essere di scandalo per i più giovani Correggere fraternamente chi usa toni scurrili Ma anche Essere sinceri e leali nelle proprie parole Non offendere il prossimo, tanto meno Dio Avere una parola gentile per chi è triste Ringraziare sempre che ci sta vicino e ci dà una mano Questo deve diventare un impegno particolare per tutto il 2007 in modo che, allenati ad esprimersi con più pulizia, tutta la nostra vita risulti più limpida e positiva. 23

PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN CALINO IL MOMENTO DELLA PAROLA Momento di Catechesi Comunitaria sulla Santa Messa Febbraio 2007 24

Domenica 4 Febbraio 2007 Il percorso catechistico comunitario che abbiamo intrapreso e che ci aiuta ad approfondire il significato di alcuni momenti della celebrazione della S. Messa, ci porta in questo mese di Febbraio a riflettere sulla Liturgia della Parola. Il Messale Romano è il testo scaturito dal Concilio Vaticano II che regola e dà ordinamento alla Celebrazione della S. Messa. I Padri conciliari così sintetizzano la Liturgia della Parola : Le letture scelte dalla sacra Scrittura, con i canti che le accompagnano, costituiscono la parte principale della liturgia della Parola; l'omelia, la professione di fede e la preghiera universale o preghiera dei fedeli sviluppano e concludono tale parte. Infatti nelle letture, che vengono poi spiegate nella omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente per mezzo della sua parola, tra i fedeli. Il popolo fa propria questa parola divina con i canti e vi aderisce con la professione di fede; così nutrito, prega nell'orazione universale per le necessità di tutta la Chiesa e per la salvezza del mondo intero. ( Il Messale Romano 33) La Liturgia della Parola inizia con la proclamazione della Parola di Dio. Non è e non deve essere una semplice lettura ma una proclamazione perché ciò che viene letto non sono notizie di cronaca o momenti di storia da ricordare, ma Parola viva di Dio che entra nel profondo della nostra vita e la trasforma, la nutre, la salva. Oltre ad essere proclamata, la Parola di Dio deve essere ascoltata che non è un semplice sentire o udire le frasi che ci vengono proposte, ma un ascoltare. Ascoltare è un azione che coinvolge tutto il corpo: coinvolge l orecchio perché la Parola va sentita con attenzione; coinvolge la mente perché va capita; questa Parola va poi calata nel cuore per essere amata; deve salire alle labbra per essere annunciata; deve raggiungere tutto il corpo per essere vissuta. Ecco il significato del gesto che compiamo prima della lettura del Vangelo quando facciamo tre segni di croce con il pollice: uno sulla fronte per chiedere la sapienza di comprendere appieno la Parola che ci viene proclamata; uno sulle labbra perché sappiamo testimoniare con la bocca ciò che abbiamo meditato; uno sul petto affinché questa Parola entri in noi e ci trasformi il cuore. «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"» (Matteo 4:4). Quando ci apprestiamo ad ascoltare la Parola di Dio ripensiamo a questo invito di Gesù. Non che il pane terreno non sia importante, ma viene dopo. Non è questo il pane che ci fa vivere pienamente; prima di tutto viene la Parola quella vera, e Giovanni ce lo ricorda ad inizio del suo Vangelo. In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. (Giovanni 1,1;14). 25

Durante la Santa Messa la nostra Fede, la nostra Anima, la nostra Vita, è invitata ad un duplice banchetto: la mensa della Parola e la mensa eucaristica. Nutrita spiritualmente all'una e all'altra mensa, la Chiesa da una parte si arricchisce nella dottrina e dall'altra si rafforza nella santità. ( Ordinamento delle letture della Messa 10) L impegno per il mese di Febbraio: leggiamo con attenzione e meditazione uno dei Vangeli, a nostra scelta. 26

Domenica 11 Febbraio 2007 Uno dei momenti più significativi e fondanti della celebrazione della S. Messa è la Liturgia della Parola. In questo mese di Febbraio orientiamo la nostra riflessione su questo momento che si articola a sua volta nelle seguenti azioni: la proclamazione della Parola di Dio, l omelia, la professione di Fede con la recita del Credo e la preghiera dei fedeli. Con le letture si offre ai fedeli la mensa della parola di Dio e si aprono con loro i tesori della Bibbia. ( Ordinamento delle letture della Messa 10) La scelta delle letture e la loro collocazione non è casuale ma segue un ordinamento stabilito dalla tradizione della Chiesa, che offre importanti significati. La struttura delle messe della Domenica, e anche quelle festive, riprende l antica tradizione delle tre letture: La prima lettura è tratta dall Antico Testamento La seconda dal Nuovo Testamento La terza dai Vangeli La struttura delle messe feriali è invece la seguente: La prima lettura è tratta dall Antico o Nuovo Testamento La seconda dai Vangeli Dopo la prima lettura viene proposto un salmo in forma responsoriale, salmo scelto tra i 150 che compongono il libro dei Salmi dell Antico Testamento della Bibbia. Nelle messe domenicali, in alcune solennità e feste, le letture sono proposte secondo un ciclo triennale; in tal modo la lettura della Bibbia è più abbondante e più varia, perché solo ogni tre anni ritornano i medesimi testi. I tre cicli vengono indicati con le lettere A, B e C. e seguono lo svolgimento di tutto l anno liturgico: iniziano dalla prima Domenica di avvento e terminano con la solennità di Cristo Re. La prima lettura, come il salmo, viene sempre scelta in funzione del Vangelo. A volte viene scelta perché il Vangelo ne cita una frase. Per la seconda lettura si seguono questi criteri di scelta: per le feste o i tempi forti (come la Quaresima, Pasqua, l Avvento, ) anche la seconda lettura è scelta in linea con il Vangelo nel tempo ordinario viene letta in modo continuativo, diremmo noi a puntate, una lettera delle lettere degli Apostoli. Per il Vangelo, ogni anno viene letto in modo particolare quello di un evangelista: per l anno A, il vangelo secondo Matteo per l anno B, il vangelo secondo Marco per l anno C, il vangelo secondo Luca Il Vangelo di Giovanni, per antica tradizione, viene letto lungo la quaresima e il tempo pasquale e in altre celebrazioni particolari. «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». (Giovanni 6,68) Questa frase deve diventare la nostra invocazione ogni volta che ci apprestiamo a ricevere il grande dono della Parola di Dio. 27

È una esclamazione che è scaturita spontanea dal cuore sincero e altrettanto spontaneo di Pietro che, nella sua schiettezza e semplicità, ha sperimentato la forza trasformante della Parola di Gesù; una Parola vera, sicura, che colma di senso ogni giorno di vita e ci trasporta verso orizzonti alti, luminosi, gioiosi. A volte la Parla di Dio non è facile da ascoltare, non è facile da accettare, non è facile da vivere perché tocca diretta il nostro cuore e lo stimola a battere solo per il bene; e questo non è facile. «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?» Questa la tentazione di molti discepoli e di altrettanti cristiani di oggi. Ma ecco venirci incontro Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Anche oggi il nostro amato Papa Benedetto, seguendo l esempio di Pietro, ci indica con decisione, passione, fermezza, coerenza, amore, la fonte della vera vita: «Tu solo, Signore, hai parole di vita eterna». (dopo la comunione) In questo cammino di catechesi comunitaria abbiamo sollecitato alcuni impegni per dare un segno concreto di conversione. Ricordiamo l impegno del Segno della Croce da fare bene e la ricerca della sua formula in varie lingue. La ricerca è ancora valida. Ricordiamo l Anno delle belle Parole con l impegno di ripulire il nostro linguaggio da ogni volgarità, e di preparare slogan, frasi, poesie, disegni sulla bellezza del parlare educato. In questo mese di Febbraio invitiamo ad approfondire la Parola di Dio leggendo e meditando uno dei Vangeli, a nostra scelta. 28

Domenica 18 Febbraio 2007 La Liturgia della Parola è uno dei momenti centrali della S. Messa. Esso si compone di alcune parti come la proclamazione della Parola di Dio e l omelia; anche la professione di Fede con la recita del Credo ne fa parte, per poi concludersi infine con la preghiera dei fedeli. Oggi la nostra riflessione si vuole concentrare appunto sulla professione della nostra fede. Siamo consapevoli che il Credo apre orizzonti sterminati, nei quali è facile smarrirsi o rimanere senza ossigeno e abbagliati. Tuttavia vogliamo suggerire alcune notizie e spunti di riflessione con lo scopo di far scattare la molla della curiosità intellettuale e della fede affinché ognuno di noi possa iniziare un percorso personale di approfondimento e di crescita spirituale. Nella nostra tradizione di cristiani cattolici sono due le formule della professione di fede, del Credo, che di solito utilizziamo: Il Simbolo degli Apostoli, il più antico e il più sintetico, la cui origine viene fatta risalire direttamente agli Apostoli. Il Simbolo niceno-costantinopolitano che è il Credo nella formulazione che abitualmente recitiamo nelle messe domenicali o festive. La sua origine risale al Concilio di Nicea nel 325 a cui vennero aggiunti ampliamenti, relativamente allo Spirito Santo, nel primo concilio di Costantinopoli nel 381. Nella nostra riflessone ci lasciamo aiutare da alcuni frammenti di catechesi di Giovanni Paolo II. Così parlava ai fedeli riuniti. «Le professioni della fede cristiana si chiamano anche simboli di fede. La parola greca symbolon significava la metà di un oggetto spezzato (per esempio di un sigillo) che veniva presentata come il segno di riconoscimento. Le parti spezzate venivano messe insieme per verificare l identità del portatore. Il passaggio da questo significato a quello di raccolta delle cose riferite e documentate era abbastanza naturale. Nel nostro caso i simboli significano la raccolta delle principali verità di fede, cioè di ciò in cui la Chiesa crede. I simboli di fede sono il primo e fondamentale punto di riferimento per la catechesi.» «I Simboli esprimono la fede della Chiesa in modo conciso, ma proprio grazie alla loro concisione, scolpiscono le verità più essenziali: quelle che costituiscono quasi il midollo stesso della fede cristiana. Ognuno dei simboli inizia con la parola credo. Ognuno di essi infatti serve non tanto come istruzione ma come professione. I contenuti di questa professione sono le verità della fede cristiana: tutte sono radicate in questa prima parola credo. L espressione è presente nel linguaggio quotidiano, anche indipendentemente da ogni contenuto religioso. Ti credo significa: mi fido di te, sono convinto che dici la verità. Credo in ciò che tu dici significa: sono convinto che il contenuto delle tue parole corrisponde alla realtà oggettiva. Dio è credibile. Nessuno lo è come lui. Nessuno come lui possiede l autorità della verità.» Un ultimo contributo ce lo offre il Catechismo della Chiesa Cattolica, il testo al quale sempre dobbiamo fare riferimento per la nostra crescita nella conoscenza della nostra fede. Il Catechismo ci dice: 29

La fede è un atto personale: è la libera risposta dell uomo all iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri. [CCC 166] Io credo : è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto al momento del Battesimo. Noi crediamo : è la fede della Chiesa confessata dai vescovi riuniti in Concilio, o, più generalmente, dall assemblea liturgica dei credenti. Io credo : è anche la Chiesa, nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire: Io credo, Noi crediamo. [CCC 167] [ ] Recitare con fede il Credo, significa entrare in comunione con Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ed anche con tutta la Chiesa che ci trasmette la fede e nel seno della quale noi crediamo. [CCC 197] Ora reciteremo insieme il Credo con la consapevolezza che esso racchiude le ragioni della nostra fede, le motivazioni per cui siamo qui e per le quali abbiamo scelto di essere di Cristo e di seguirlo con fiducia e amore. Il sapere che questa formula è stata vissuta e recitata da tutti i cristiani sin dalla nascita della Chiesa, e ci è stata tramandata intatta e sempre uguale nel corso dei millenni, ci deve portare a riflettere circa la responsabilità che noi cristiani di oggi abbiamo: il tramandare, il consegnare la nostra fede alle nuove generazioni. E la fede non è solo una eredità culturale, fatta di notizie storiche e preghiere; la fede è vita, una vita che è intessuta di Vangelo e per questo mai banale, mai triste, mai annoiata, mai sopraffatta dall abitudine. Proviamo a recitare il Credo con un attenzione nuova, con convinzione, vincendo l abitudine, e scopriremo frasi che ci suoneranno come nuove, mai sentite, che ci interrogano nel profondo. 30

PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN CALINO IL MOMENTO DELLA EUCARISTIA Momento di Catechesi Comunitaria sulla Santa Messa Marzo 2007 31

Domenica 4 Marzo 2007 La Preghiera dei fedeli, conclude la prima parte della S. Messa: la Liturgia della Parola. Con la processione offertoriale inizia la Liturgia Eucaristica. Per segnare questo passaggio vi viene consegnata una frase tratta dalla Sacra Scrittura che possa accompagnarvi durante questa settimana. Portatela con voi. In queste domeniche di quaresima rifletteremo sul momento della Liturgia Eucaristica per prepararci meglio al Giovedì Santo, giorno in cui Gesù istituì l Eucaristia, e alle Sante Quarantore, che seguono la Pasqua, giornate interamente dedicate all adorazione di Gesù Eucaristia. La catechesi deve porre le sue radici nella dottrina della Chiesa, e dal Concilio Vaticano II, in merito alla Liturgia Eucaristica leggiamo: Il nostro Salvatore nell'ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua resurrezione: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura. Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all'azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti. ( Sulla Liturgia 47-48) La Chiesa ci invita a comprendere bene questo mistero di fede per parteciparvi attivamente. Questo è anche la speranza che anima queste semplici riflessioni che proponiamo. Non dobbiamo mai dimenticare che l Eucaristia nasce da un banchetto, da una cena, da un momento di convivialità tra amici, nel quale Gesù offre un ultimo dono d amore, il più grande: se stesso. Così dovevano essere le Messe delle prime comunità cristiane: il radunarsi presso l abitazione di uno dei fedeli, lo scambio dei saluti e delle scuse, qualora ci fossero stati episodi di contrasto; poi l ascolto del discepolo o dell apostolo di Gesù che raccontava episodi della vita del Maestro e ne traeva insegnamenti per tutti. E poi ci si portava attorno al tavolo dove prendere un pasto insieme con letizia e ricordare qui il sacrificio dell ultima cena. È facile immaginare che prima del banchetto ci fosse uno scambio di doni, magari una raccolta di elemosine per le necessità dei fratelli più bisognosi, mentre qualcuno si adoperava per apparecchiare il tavolo. Questo è il senso della processione offertoriale. Purtroppo oggi, anche a causa della nostra fretta, certi gesti sono stati ridotti al minimo. Il senso di festa e di famiglia sarebbe più forte se qualcuno preparasse l altare con la tovaglia bella, i fiori, le candele; mentre dai fedeli giungono doni ed elemosine che ci fanno sentire veramente invitati e coinvolti nella festa. 32