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Transcript:

Musica di Giacomo Puccini Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica Prima rappresentazione 14 gennaio 1900, Roma, Teatro Costanzi Teatro Comunale Giuseppe Verdi lunedì 23 dicembre, ore 20.45 venerdì 27 dicembre, ore 20.45 Opera Li.Ve Coproduzione 2013 Comuni di Padova, Bassano del Grappa, Rovigo Comune di Padova Assessorato alla Cultura Teatro Comunale 1751 2013 Giuseppe Verdi

Comune di Padova Assessorato alla Cultura VICE SINDACO DI PADOVA Ivo Rossi ASSESSORE ALLA CULTURA Andrea Colasio DIRETTORE ARTISTICO Federico Faggion PRODUZIONE DEL COMUNE DI PADOVA a cura del SETTORE ATTIVITÀ CULTURALI Direzione generale - Mirella Cisotto Nalon Direzione amministrativa - Marina Bozzini Coordinamento e organizzazione generale - Cristina Meneghini Collaborazione organizzativa - M. Gabriella Granieri, Eloisa Turello Segreteria organizzativa - Marzia Lonardi, Giancarla Perego Promozione - Cristina Meneghini, Marzia Lonardi, Giancarla Perego, Emanuela Taglietti Comunicazione e promozione web - Patrizia Cavinato, Rocco Roselli, Sofia Simonato Progetto grafico - Tony Michelon Fotografia - Giuliano Ghiraldini Ufficio stampa - Studio P.R.P. Padova La Stagione lirica 2013, apertasi con l opera estiva L Elisir d Amore di Gaetano Donizetti, rappresentata al Castello Carrarese il 26 luglio scorso, è proseguita poi al Teatro Verdi di Padova nel mese di settembre con Lucrezia Borgia, sempre di Gaetano Donizetti. Ad ottobre il Teatro Verdi ha ospitato Rigoletto di Giuseppe Verdi, per la regia di Stefano Poda, nel bicentenario della nascita del grande compositore, opera tra le più rappresentate al mondo, per il carattere universale dei personaggi e la profonda umanità delle passioni descritte. Come ultima opera della Stagione, l amministrazione offre alla città ed al pubblico degli appassionati l amatissima opera di Giacomo Puccini, ripresa della versione 2007 del maestro Hugo De Ana, ad opera del regista Giulio Ciabatti, come opera Li.Ve. 2013 in co-produzione tra i Comuni di Padova, Bassano del Grappa e Rovigo. è opera emotiva ed appassionante, contiene alcune tra le più famose arie del melodramma italiano (basti ricordare E lucean le stelle ), note anche a coloro che non frequentano abitualmente l opera; per questo carattere accattivante viene proposta agli alunni delle scuole ed ai giovani padovani con un biglietto ridotto alla prova generale, nell intento di promuovere l interesse per la lirica nelle nuove generazioni. Accompagnato da un allestimento scenico caldo e avvolgente, classico e moderno insieme, auguro a tutti un buon ascolto. Andrea Colasio Assessore alla Cultura Ivo Rossi Vice Sindaco di Padova 2 3

personaggi ed interpreti Floria CELLIA COSTEA Mario ANDEKA GORROTXATEGUI Il Barone CARLOS ALMAGUER Cesare PAOLO BATTAGLIA Il DOMENICO COLAIANNI LUCA CASALIN Sciarrone ENRICO RINALDO Un carceriere VICTOR GARCIA SIERRA Un pastore SIMONE STOCCHERO Coro piccoli cantori San Bortolo diretto da Giorgio Mazzucato Coro Li.Ve. diretto da Dino Zambello Orchestra Regionale Filarmonia Veneta Maestro concertatore e direttore d orchestra FABIO MASTRANGELO Regia, Scene, Costumi HUGO DE ANA ripresa di Giulio Ciabatti

Floria, eroismo estremo e generoso il mondo teatrale della capitale francese per quasi mezzo secolo: il primo successo era stato Les premières armes de Figaro del 1859. Impostata come un romanzo-documento storico - le vicende sono ambientate e datate: l azione è a Roma nell atmosfera tesa creata dall eco degli avvenimenti rivoluzionari di Francia e la caduta della prima Repubblica Romana, sabato 14 giugno 1800, giorno della Battaglia di Marengo- e i caratteri dei protagonisti sono ispirati a personaggi effettivamente vissuti, rappresentata a Parigi nello stesso 1887, aveva interessato il compositore Alberto Franchetti che però, nel 1896, cedette a Puccini il soggetto ridotto per la musica da Luigi Illica. In realtà era stato proprio il compositore lucchese a insistere con Ricordi affinché ne acquisisse i diritti già nel 1889, dopo aver assistito al teatro Dal Verme di Milano una rappresentazione di da parte della compagnia della Berhardt: pur non sapendo bene il francese, e quindi cogliendo soltanto alcune frasi, era rimasto molto colpito dalla forza del dramma, oltre che sedotto dalla personalità magnetica dell attrice protagonista. La partitura, su versi di Giuseppe Giacosa (piuttosto renitente, perchénon persuaso della bontà del soggetto) e sceneggiatura di Illica, fu completata nell ottobre 1899. L opera, la quinta, di Puccini fu rappresentata per la prima volta a due passi dai luoghi di : al teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900, diretta da Leopoldo Mugnone. L esito trionfale dell esordio, non attenuato da dalle iniziali perplessità critiche, fu moltiplicato nelle serate successive e in altri teatri (43, in due anni). Eppure a causa delle tinte violente, della trucida vicenda, dell orchestrazione sinfonica - insolitamente ricca rispetto alle media melodrammatica italiana - e capace di effetti teatrali inattesi, realistici e preespressionisti, dell ampio e un po didascalico uso di plastici temi ricorrenti legati ai personaggi (ce l hanno anche e il sacrestano) e che marcano i territori sentimentali dei protagonisti, fu considerata da parte della stampa una malaugurata incursione dell autore di Manon Lescaut e Bohème in mondi espressivi che non gli appartenevano naturalmente. Ci volle un po per accettarla come la prima partitura che incarnava, all italiana, il teatro musicale novecentesco più radicale, come invece intesero Berg e Schönberg che furono tra i primi estimatori della partitura. La critica del tempo scrisse addirittura che Puccini era incorso in un verismo sfrenato, prossimo al grand-guignol di cui le morti un successione (conteggiando il suicidio di, due cadaveri per atto) erano una dimostrazione. Se così fosse stato, Puccini (forse) avrebbe chiamato l opera per fare risaltare la figura del crudele personaggio, di cui la partitura espone fin dalla prima pagina il sensazionale tema musicale. Sotto l aspetto realistico e drammatico ci sarebbe stato poco da obbiettare. Sarebbe stato come se, a suo tempo, Verdi - accogliendo il suggerimento di Arrigo Boito - avesse battezzato Jago (invece di Otello) la penultima opera; concentrando l attenzione sua e dello spettatore sulla componente oscura e diabolica della vicenda. Verdi non lo volle: gli interessava più rappresentare in musica l itinerario sentimentale disegnato dalla progressiva vertigine passionale e dal degrado emotivo del Moro. Già Sardou, prima di Puccini, invece non ebbe dubbi sul titolo; certo anche pensando al carisma della prima interprete. La protagonista del dramma era una donna e/o artista, doveva esibire un biglietto da visita emblematico; e fu Floria. Il nome contadinesco dichiarava le origini popolane (orfanella convertita al canto e alla musica con la benedizione di Cimarosa e Paisiello) evocate nei dialoghi storicizzati di Sardou che i librettisti cassarono dovendo comprimere i cinque atti. Nel cognome vivevano vocazione e professione che resero l inurbata Floria un ospite ricercata dei salotti nobili e l amante di un altro artista alla moda, il pittore Mario. Il binomio Floria- risuona carico di fierezza e orgoglio: il cognome, trasformato prima il nome d arte ( la ) quindi nel corsivo del titolo, compendia il personaggio unico. Ritratto a tinte forti nel dramma, riepilogato per l eternità dal gesto di toccante verità poetica e 6 7 Salda sull inte stazione della storia dell opera italiana, di cui schiude con tutti gli onori il secolo scorso, è un opera rivoluzionaria. E la cantante-amante Floria una grande figura femminile. Creata dal drammaturgo Victorien Sardou, fatta rivivere in teatro con deliranti successi da Sarah Bernhardt fin dalla prima parigina, da quand è stata messa in musica s è poi trasformata in mito: oltrepassando i confini naturali, cioè di genere, dell opera musicale e del testo tragico originario. E con qualche forzatura giustificata dagli anni di nascita, il suo nome è stato presto associato alle coeve o appena precedenti femmes fatales in sospetto di protofemminismo: Carmen (1875), Salome (1905), Elettra (1909), Lulu (1935). E Romain de Tirtoff, il pittore e scultore francese di origini russe noto come Erté, nelle sue caratteristiche silouette art déco le imparentò graficamente: ne fece figure femminili simili, quasi astratte ma aguzze nell impronta dei costumi, nei disegni dei tessuti e nelle acconcia ture dei capelli. Queste eroine, come Violetta loro madre spirituale, sono nate in drammi o romanzi. La musica le ha trasformate in archetipi sentimentali e comportamentali: replicando con rapidità femminile il lento processo al maschile che ha portato il Burlador de Sevilla di Tirso de Molina e Don Juan di Molière a diventare dopo Mozart la leggenda-don Giovanni. Victorien Sardou (1831-1908) aveva scritto nel 1887: cinque anni dopo Fedora, nel cuore della stagione seguita alla nomina all Académie Française che lo vide impegnato in una serie di drammi storici dai quali venne la consacrazione definitiva. Come autore aveva monopolizzato

femminile del canto: la preghiera (e/o confessione d artista) Vissi d arte, vissi d amore del II atto che Puccini volle fosse cantata dolcissimo con grande sentimento. Fedele all originale francese che Puccini incrociò come s è detto nella celebre recitazione-ricreazione della Bernhardt, la stesura librettistica di Illica fu letta da Verdi a Parigi con entusiasmo (anzi pare ci avesse fatto un pensierino anche lui). La sceneggiatura operistica rispettava, anzi intensificava, il precipitare delle azioni che si svolgono nell arco di una ventina di ore e il ruolo di : ultima vittima di una progressione di crudeltà fisiche e psicologiche che aveva come implacabile burattinaio il barone, capo della polizia: bigotto satiro che affina / colle devote pratiche la fola / libertina e strumento / al lascivo talento / fa il confessore e il boia! (cantato con un Sol diesis sopra il rigo, registro acuto per il carattere vocale tenorile: di solito lo si ascolta quasi urlato). Fin quasi al tragico e grandioso avanti a Dio! suicida di, è il subdolo servitore d una livrea fatta di crudeltà e macchiavellismi, di sospetti e torture. Nel libretto agisce di sbieco, perfino attraverso le didascalie: l avverbio freddamente è usato con intenzione reiterata.,, i plebei o subalterni vessati di turno (dal Sacrista a ) e le donne (oltre a, la marchesa Attavanti di cui il fratello dice: tutto ella ha osato/onde sottrarmi a scellerato ; e noi non vogliamo approfondire quel tutto ): ogni personaggio umano vive nella luce riflessa dell ostilità universale e disumana di (da questa prospettiva il vero protagonista dell opera è lui). Senza esserne l obiettivo privilegiato: se non fosse capitata l occa sione offerta dal ventaglio da esibire come indizio della presunta infedeltà di a, chi avrebbe passato il secondo atto nello studio di Palazzo Farnese dello sbirro? E che fine avrà fatto l amante (o la legittima consorte) del Conte Palmieri, prima di doppiamente beffata: nella crudeltà del ricatto e nell enormità della tradita speranza? Nel confronto con il filo-bonapartista si trasforma in eroe-patriota, l egoismo e la fragilità sentimentale di trovano una strada altrettanto grande nel secondo atto, anche se poco prima lei avevano ceduto d impulso al ricatto esercitato dal suono della voce straziata del suo Mario e l aveva tradito ( nel pozzo nel giardino ). Il loro eroismo di riporto Dietro la freddezza pulsa una rabbia impaziente, un livore sordo e quasi atavico: da emarginato spicca nell ansimante finale, anche se per una buona metà del terzo atto sono la natura e l ambiente sociale. Uomo odiato e temuto, si vendica avversando il mondo che per paura lo scansa esterno a cifrare realistiche cartoline illustrate musicali in partitura (lo stornello d apertura (o riverisce) oppure perseguitando chi non attesta il suo potere col terrore stampato negli occhi: Puccini lo volle originale; come il concerto mattutino dei campanari papalini giocato su sofisticate, probabilmente il Conte Palmieri o i coraggiosi componenti della famiglia Attavanti. stereofonie orchestrali): pae saggi dell anima. Dove l emozione soccorre la grammatica e Smisurato nell orgoglio e nella crudeltà esercitate con bizantina cura e sinistra mansuetudine, il comune senso poetico (il Lucean le stelle non sempre imbocca versi plausibili) si maschera è contro tutti. Ufficialmente lo fa per ragioni politiche e motivazioni di ordine pubblico. dietro la melodia e gli arabeschi avviati dal clarinetto in orchestra. Nel finale la temperatura In realtà agisce senza conoscere né aver bisogno di obiettivi precisi se non la morbosa passione-attrazione espressiva mira al concreto: la lezione di recitazione impartita da all amante, l esaltazione per che è bella, amata, corteggiata. Semplice e pia. L esacerbazione di nei istericamente esibita ( Trionfai/di nova speme ), l ipnotica e lancinante marcia del plotone d e- confronti degli altri e la rivalità sociale nei confronti di (che può bussare alla porta della secuzione. La frammentarietà è cosa voluta da me, così Puccini rintuzzava le riserve di Giulio Regina, senza fare anticamera come lui) è incondizionata: basta di per sé. Ricordi (11 ottobre 1899): non può essere una situazione uniforme e tranquilla, come in altre 8 9

confabulazioni d amo re. In realtà la musica ci dice che non è neppure una confabulazione d amore ma la progressiva coscienza del destino implacabile di morte che l inno alla vita tenta di esorcizzare. E il momento della santificazione, dell elevazione a eroismo da manuale di una storia d amore punteggiata di ripicche e piccole gelosie ( ma falle gli occhi bruni ) e d apparenze di potere - conta essere apprezzati dalla regina quando lo sbirro può ironizzare: è fallace speranza: la regina farebbe la grazia ad un cadavere!? fatalmente destinata al fine non-lieto. E il prezzo della beatificazione, inutile opporvisi. I personaggi della raccapricciante vicenda di - l orrido qui è una forma di realismo aggravato sostiene il compositore Sylvano Bussotti che in veste di regista l ha più volte messa in scena - acquistano positività nel trattamento musicale. Ancor più nel terzo, precipitante, atto. Quel che accade in musica e sulla scena - un qualcosa che accentua da un lato la solitudine di, dall altro il senso di crudelissima beffa della fucilazione bi-simulata - si manifesta in fretta: un dramma tico stato di trance in attesa dell estremo urlo di che dal bastione di Castel Sant Angelo taglierà l aria immota del mattino romano. Dietro i baluardi della torre medievale, la Roma barocca non s inarca d orrore; soltanto gli scagnozzi di sembrano per un attimo presi dal panico. Nell aria rimane, fragrante, il profumo e il ricordo di lei: Floria. Il perfido, la potente pedina del gioco di voluttà umana e poliziesca giace morto nel suo studio-camera di tortura a poche centinaia di metri dalla fortezza. Steso a terra, con un coltello piantato nel cuore, tra due candelabri accesi e la croce sul petto (come prescrivono le didascalie riprese nell indimenticabile manifesto di Alfred Hohenstein). Sulla superficie della lama, tra le macchie di sangue, si specchia ghignante la maschera funebre dell estremo atto di oppressione cinica (ma nobile di facciata) del fu capo della polizia romana. Nel frattempo è diventata : l eroina s è meritato il ruolo di personaggio principale perché l universo sentimentale e sessuale da lei suscitato - a differenza di quello violento e vampiresco di - ha acquistato la virtù di perpetuarsi nel tempo. Mito vuole dire qualcosa che diventa citabile ma non riproducibile. è un carattere forte e indimenticabile ma replicabile, è. All inizio la sua voce anticipa l entrata fisica in scena, alla fine ne accompagna la caduta del corpo nel vuoto mentre l orchestra amplifica l urlo. Il suo Mario, Mario precede l ineffabile ingresso in scena nel primo atto, e nel secondo la riconoscibilità del suo canto - ancorché attutito dalla lontananza - alimenta in e emozioni contrastanti (amore e malinconia, lascivia e rabbia): l irruzione di persona di le farà poi esplodere. In l aderenza connaturale tra voce e personaggio è un se gno di predestinazione che la pone sul medesimo piano metaforico delle figure di donna citate in apertura: simboli d una femminilità sconfinata e sconfitta (non perdente né umiliata, però) che da Violetta in poi ha segnato il nuovo valore drammatico celebrato dal melodramma. L irruzione di un eroismo inaspettato nei gesti di passione (ir)razionalmente estrema e generosa: marcato al femminile da Puccini diverrà un movente drammatico originale e necessario. Per tragedie di irrimediabile segno antiromantico, in cui il maschio per quanto presente nel bene e (più spesso) nel male, cioè nell insensibilità e possessività affettiva, nella paura (o incapacità) di darsi, è solo un comprimario. Angelo Foletto

La vicenda La storia si svolge a Roma nel giugno del 1800 Atto I Cesare, ex console della caduta repubblica romana, si è rifugiato nella chiesa di Sant Andrea della Valle. E aiutato dalla sorella, la marchesa Attavanti, che il pittore Mario, prende furtivamente a modello per il dipinto di Maria Maddalena commissionatogli in una delle cappelle della chiesa. vede Mario e riconosce il suo vecchio amico: esce dal nascondiglio per salutarlo ma il loro colloquio è interrotto dall arrivo di Floria, cantante innamorata di Mario: l ex console si nasconde mentre Floria fa una scenata di gelosia al pittore per aver riconosciuto nel dipinto della Madonna il ritratto della Attavanti. Entra il barone, capo della polizia, che sta cercando : convinto della complicità di, suo rivale in amore, riesce a suscitare la gelosia in mostrandole un ventaglio con lo stemma degli Attavanti che ha raccolto vicino ai pennelli del pittore. Se ne va, affidando il compito di seguirla al fido al quale da appuntamento a palazzo Farnese. Atto II A palazzo Farnese, cena nelle sue stanze. Arrivano i poliziotti con che lui ha fatto arrestare nella villa di campagna dove il pittore ha dato asilo all ex console. Lo tortura per scoprire dove è nascosto che non è ancora stato trovato. Sopraggiunge che inorridisce sentendo i lamenti di Mario e rivela al barone il rifugio del fuggitivo. Appreso il tradimento di, Mario la respinge quando lei corre ad abbracciarlo. Viene condannato a morte per alto tradimento: il pittore grida in faccia a tutta la sua esultanza per la vittoria di Napoleone Bonaparte a Marengo. si promette a per salvare l amante. Il capo della polizia dà ordini fasulli di caricare a salve le pistole della fucilazione di., accecata dall odio, lo uccide con un coltello mentre questi tenta di abbracciarla. Atto III Albeggia a Castel Sant Angelo. Mario sta scrivendo una lettera di addio a e ricorda il suo amore per lei. Entra la cantante e lo avvisa che la fucilazione sarà solo inscenata. Al termine dell esecuzione, Floria si accorge che il suo amato è stato ucciso realmente e grida il suo dolore. Arrivano i poliziotti Sciarrone e che hanno scoperto il cadavere di e la vogliono arrestare. Lei si getta dagli spalti del Castello. 12 13

Atto primo La Chiesa di Sant Andrea della Valle. A destra la Cappella Attavanti. A sinistra un impalcato; su di esso un gran quadro coperto da tela. Attrezzi vari da pittore. Un paniere. Scena prima (vestito da prigioniero, lacero, sfatto, tremante dalla paura, entra ansante, quasi correndo. Dà una rapida occhiata intorno.) Ah! Finalmente! Nel terror mio stolto Vedea ceffi di birro in ogni volto. (torna a guardare attentamente intorno a sé con più calma a riconoscere il luogo. Dà un sospiro di sollievo vedendo la colonna con la pila dell acqua santa e la Madonna) La pila... la colonna... A piè della Madonna mi scrisse mia sorella... (vi si avvicina, cerca ai piedi della Madonna e ne ritira, con un soffocato grido di gioia, una chiave) Ecco la chiave!... ed ecco la Cappella! (addita la Cappella Attavanti, febbrilmente introduce la chiave nella serratura, apre la cancellata, penetra nella Cappella, richiude... e scompare). Scena seconda (appare dal fondo: va da destra a sinistra, accudendo al governo della chiesa. Avrà in mano un mazzo di pennelli) E sempre lava!... Ogni pennello è sozzo peggio d un collarin d uno scagnozzo. Signor pittore... Tò!... (guarda verso l impalcato dove sta il quadro, e vedendolo deserto, esclama sorpreso:) Nessuno! Avrei giurato che fosse ritornato il Cavalier. (depone i pennelli, sale sull impalcato, guarda dentro il paniere, e dice:) No, sbaglio. Il paniere è intatto. (scende dall impalcato. Suona l Angelus. Il si inginocchia e prega sommesso:) Angelus Domini nuntiavit Mariae, Et concepit de Spiritu Sancto. Ecce ancilla Domini, Fiat mihi secundum verbum tuum. Et Verbum caro factum est, Et habitavit in nobis... Scena terza - (dalla porta laterale, vedendo il in ginocchio) Che fai? (alzandosi) Recito l Angelus. ( sale sull impalcato e scopre il quadro. È una Maria Maddalena a grandi occhi azzurri con una gran pioggia di capelli dorati. Il pittore vi sta dinanzi muto attentamente osservando. Il, volgendosi verso e per dirigergli la parola, vede il quadro scoperto e dà un grido di meraviglia) Sante ampolle! Il suo ritratto! (volgendosi al ) Di chi? Di quell ignota che i dì passati a pregar qui venìa... (con untuosa attitudine accennando verso la Madonna dalla quale trasse la chiave) Tutta devota e pia. (sorridendo) È vero. E tanto ell era infervorata nella sua preghiera ch io ne pinsi, non visto, il bel sembiante. (scandalizzato) (Fuori, Satana, fuori!) (al ) Dammi i colori! (Il esegue. dipinge con rapidità e si sofferma spesso a riguardare il proprio lavoro: il va e viene, portando una catinella entro la quale continua a lavare i pennelli. A un tratto si ristà di dipingere; leva di tasca un medaglione contenente una miniatura e gli occhi suoi vanno dal medaglione al quadro). Recondita armonia di bellezze diverse!... È bruna Floria, l ardente amante mia... E te, beltade ignota, cinta di chiome bionde! Tu azzurro hai l occhio, L arte nel suo mistero le diverse bellezze insiem confonde; ma nel ritrar costei il mio solo pensiero,, sei tu! (continua a dipingere) (a mezza voce, come brontolando) Scherza coi fanti e lascia stare i santi! (s allontana per prendere l acqua onde pulire i pennelli, poi ritorna dal fondo e sempre scandalizzato dice:) Queste diverse gonne che fanno concorrenza alle Madonne mandan tanfo d Inferno. (asciuga i pennelli lavati, non senza continuare a borbottare) Scherza coi fanti e lascia stare i santi! Ma con quei cani di volterriani nemici del santissimo governo non s ha da metter voce!... (pone la catinella sotto l impalcato ed i pennelli li colloca in un vaso, presso al pittore) Scherza coi fanti e lascia stare i santi! 14 15 (accennando a ) Già sono impenitenti tutti quanti! Facciam piuttosto il segno della croce. (eseguisce) (a ) Eccellenza, vado? Fa il tuo piacere! (continua a dipingere) (indicando il cesto) Pieno è il paniere... Fa penitenza? Fame non ho. (con ironia, stropicciandosi le mani) Ah!... Mi rincresce!... (ma non può trattenere un gesto di gioia e uno sguardo di avidità verso il cesto che prende ponendolo un po in disparte. Fiuta due prese di tabacco) Badi, quand esce chiuda. (dipingendo) Va!... Atto 1 Vo! (s allontana per il fondo) (, volgendo le spalle alla Cappella, lavora., credendo deserta la chiesa, appare dietro la cancellata e introduce la chiave per aprire) Scena quarta - (al cigolio della serratura si volta) Gente là dentro!!... (al movimento fatto da,, atterrito, si arresta come per rifugiarsi ancora

Atto 1 Atto 1 nella Cappella, ma alzati gli occhi, un grido di gioia, che egli soffoca tosto timoroso, erompe dal suo petto. Egli ha riconosciuto il pittore e gli stende le braccia come ad un aiuto insperato) Voi?! Vi manda Iddio! ( non riconosce e rimane attonito sull impalcato. si avvicina di più onde farsi riconoscere) Non mi ravvisate? (con tristezza) Il carcere m ha dunque assai mutato! (riconoscendolo, depone rapido tavolozza e pennelli e scende dall impalcato verso, guardandosi cauto intorno)! Il Console della spenta repubblica romana! (corre a chiudere la porta a destra) (con mistero andando incontro a ) Fuggii pur ora da Castel Sant Angelo!... (generosamente) Disponete di me! Voce di Mario! (alla voce di, fa un rapido cenno ad di tacere) Celatevi! È una donna... gelosa. Un breve istante e la rimando. Voce di Mario! (verso la porta da dove viene la voce di ) Eccomi! (colto da un accesso di debolezza si appoggia all impalcato e dice dolorosamente:) Sono stremo di forze, più non reggo... (rapidissimo, sale sull impalcato, ne discende col paniere e lo dà ad ) In questo panier v è cibo e vino! Grazie! (incoraggiando, lo spinge verso la Cappella) Presto! ( entra nella Cappella.) Scena quinta - Voce di (chiamando ripetutamente stizzita) Mario! (fingendosi calmo apre a ) Son qui! (entra con una specie di violenza, allontana bruscamente Mario che vuole abbracciarla e guarda sospettosa intorno a sé) Perché chiuso? (con simulata indifferenza) Lo vuole il... A chi parlavi? A te! Altre parole bisbigliavi. Ov è?... Chi? Colei!... Quella donna!... Ho udito i lesti passi ed un fruscio di vesti... Sogni! Lo neghi? Lo nego e t amo! (fa per baciarla) (con dolce rimprovero) Oh! Innanzi alla Madonna... No, Mario mio, lascia pria che la preghi, che l infiori... (si avvicina lentamente alla Madonna, dispone con arte, intorno ad essa, i fiori che ha portato con sé, si inginocchia e prega con molta devozione, segnandosi, poi s alza. A, che intanto si è avviato per riprendere il lavoro) Ora stammi a sentir: stasera canto, ma è spettacolo breve. Tu m aspetti sull uscio della scena e alla tua villa andiam soli, soletti. (che fu sempre sopra pensiero) Stasera?! È luna piena e il notturno effluvio floreal inebria il cor! Non sei contento? (si siede sulla gradinata presso a ) 16 17 (ancora un po distratto e peritoso) Tanto! (colpita da quell accento) Tornalo a dir! Tanto! (stizzita) Lo dici male: Non la sospiri la nostra casetta che tutta ascosa nel verde ci aspetta? Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter, pien d amore e di mister? Al tuo fianco sentire per le silenziose stellate ombre, salir le voci delle cose!... Dai boschi e dai roveti, dall arse erbe, dall imo dei franti sepolcreti odorosi di timo, la notte escon bisbigli di minuscoli amori e perfidi consigli che ammolliscono i cuori. Fiorite, o campi immensi, palpitate aure marine nel lunare albor, piovete voluttà, volte stellate! Arde a folle amor! (reclinando la testa sulla spalla di ) (vinto, ma vigilante) Mi avvinci nei tuoi lacci mia sirena, mia sirena, verrò! (guarda verso la parte d onde uscì ) Or lasciami al lavoro. (sorpresa) Mi discacci? Urge l opra, lo sai!

Atto 1 Atto 1 (stizzita, alzandosi) Vado! Vado! (s allontana un poco da, poi voltandosi per guardarlo, vede il quadro, ed agitatissima ritorna verso di lui) Chi è quella donna bionda lassù? (calmo) La Maddalena. Ti piace? È troppo bella! Vien via! Ah, la civetta! (minacciosa) A me, a me! (serio) La vidi ieri, ma fu puro caso... A pregar qui venne... Non visto la ritrassi. È qui che l esser mio s affisa intero. Occhio all amor soave, all ira fiero! Qual altro al mondo può star di paro all occhio tuo nero!... (rapita, appoggiando la testa alla spalla di ) Oh, come la sai bene l arte di farti amare! (maliziosamente) Ma... falle gli occhi neri!... Dio! quante peccata! M hai tutta spettinata! Or va, lasciami! Tu fino a stassera stai fermo al lavoro. E mi prometti: sia caso o fortuna, sia treccia bionda o bruna, a pregar non verrà donna nessuna! (ridendo ed inchinandosi) Prezioso elogio! (sospettosa) Ridi? Quegli occhi cilestrini già li vidi... (con indifferenza) Ce n è tanti pel mondo!... (cercando di ricordare) Aspetta... Aspetta... (sale sull impalcato: poi trionfante) E l Attavanti!... (ridendo) Brava!... (vinta dalla gelosia) La vedi? T ama? (piangendo) Tu l ami?... (procura di calmarla) Fu puro caso... (non ascoltandolo, con ira gelosa) Quei passi e quel bisbiglio... Ah! Qui stava pur ora! Giura! (serio) Giuro! (sempre con gli occhi rivolti al quadro) Come mi guarda fiso! (la spinge dolcemente a scendere dalla gradinata. Essa discende all indietro tenendo alte le sue mani in quelle di. scendendo ha sempre la faccia verso il quadro cui Mario dà le spalle) Vien via! Di me beffarda, ride. (sono scesi) Follia! (la tiene presso di sé fissandola in viso) (con dolce rimprovero) Ah, quegli occhi!... (teneramente) Mia gelosa! Sì, lo sento... ti tormento senza posa. Mia gelosa! Certa sono del perdono se tu guardi al mio dolor! Mia idolatrata, ogni cosa in te mi piace; l ira audace e lo spasimo d amor! Dilla ancora la parola che consola... Dilla ancora! Mia vita, amante inquieta, dirò sempre: Floria, t amo! Ah! l alma acquieta, sempre t amo! ti dirò! Lo giuro, amore!... Va! Quanto m affretti! (con dolce rimprovero vedendo rispuntare la gelosia) Ancora? (cadendo nelle sue braccia e porgendogli la guancia) No, perdona!... (scherzoso) Davanti alla Madonna? (accennando alla Madonna) È tanto buona! (si baciano. Avviandosi ad uscire e guardando ancora il quadro, maliziosamente gli dice:) Ma falle gli occhi neri!... (fugge rapidamente. rimane commosso e pensieroso) Scena sesta Quale occhio al mondo - può star di paro (Appena uscita, sta all ardente occhio tuo nero? ascoltandone i passi allontanarsi, poi con (sciogliendosi, paurosa d esser vinta) precauzione socchiude l uscio e guarda fuori. 18 19

Atto 1 Atto 1 Visto tutto tranquillo, corre alla Cappella. appare subito dietro la cancellata) (aprendo la cancellata ad, che naturalmente ha dovuto udire il dialogo precedente) È buona la mia, ma credente al confessor nulla tiene celato, ond io mi tacqui. È cosa più prudente. Siam soli? Sì. Qual è il vostro disegno?... A norma degli eventi, uscir di Stato o star celato in Roma... Mia sorella... L Attavanti? Sì... ascose un muliebre abbigliamento là sotto l altare... Vesti, velo, ventaglio... (si guarda intorno con paura) Appena imbruni indosserò quei panni... Or comprendo! Quel fare circospetto e il pregante fervore in giovin donna e bella m avean messo in sospetto di qualche occulto amor! Or comprendo! Era amor di sorella! Tutto ella ha osato onde sottrarmi a, scellerato!?! Bigotto satiro che affina colle devote pratiche la foia libertina e strumento al lascivo talento (con forza crescente) fa il confessore e il boia! La vita mi costasse, vi salverò! Ma indugiar fino a notte è mal sicuro... Temo del sole!... (indicando) La cappella mette a un orto mal chiuso, poi c è un canneto che va lungi pei campi a una mia villa. M è nota... Ecco la chiave... innanzi sera io vi raggiungo, portate con voi le vesti femminili... (raccoglie in fascio le vestimenta sotto l altare) Ch io le indossi? Per or non monta, il sentier è deserto... (per uscire) Addio! (accorrendo verso ) Se urgesse il periglio, correte al pozzo del giardin. L acqua è nel fondo, ma a mezzo della canna, un picciol varco guida ad un antro oscuro, rifugio impenetrabile e sicuro! (un colpo di cannone; i due si guardano agitatissimi) Il cannon del castello!... Fu scoperta la fuga! Or i suoi sbirri sguinzaglia! Addio! (con subita risoluzione) Con voi verrò! Staremo all erta! Odo qualcun! (con entusiasmo) Se ci assalgon, battaglia! (escono rapidamente dalla Cappella.) Scena settima - Allievi e Cantori della Cappella - Chierici - Confratelli (entra correndo, tutto scalmanato, gridando:) Sommo giubilo, Eccellenza!... (guarda verso l impalcato e rimane sorpreso di non trovarvi neppure questa volta il pittore) Non c è più! Ne son dolente!... Chi contrista un miscredente si guadagna un indulgenza! (accorrono da ogni parte chierici, confratelli, allievi e cantori della Cappella. Tutti costoro entrano tumultuosamente) Tutta qui la cantoria! Presto!... (altri allievi entrano in ritardo e alla fine si radunano tutti) Allievi (colla massima confusione) Dove? 20 21 (spinge alcuni chierici) In sagrestia... Alcuni Ma che avvenne? Nol sapete? (affannoso) Bonaparte... scellerato... Bonaparte... Altri Allievi (si avvicinano al sagrestano e lo attorniano, mentre accorrono altri che si uniscono ai primi) Ebben? Che fu? Fu spennato, sfracellato, è piombato a Belzebù! Allievi, Cantori, ecc. Chi lo dice? - È sogno! - È fola! È veridica parola; or ne giunse la notizia! Coro Si festeggi la vittoria! E questa sera gran fiaccolata veglia di gala a Palazzo Farnese, ed un apposita nuova cantata con Floria!... E nelle chiese inni al Signore! Or via a vestirvi, non più clamor! Via... via... in sagrestia!

Atto 1 Atto 1 Tutti (ridendo e gridando gioiosamente, senza badare al che inutilmente li spinge a urtoni verso la sagrestia) Doppio soldo... Te Deum... Gloria! Viva il Re!... Si festeggi la vittoria! Scena ottava - - Cantori - Allievi, ecc.- - Birri (Le loro grida e le loro risa sono al colmo, allorché una voce ironica tronca bruscamente quella gazzarra volgare di canti e risa. È : dietro a lui e alcuni birri) (con grande autorità) Un tal baccano in chiesa! Bel rispetto! (balbettando impaurito) Eccellenza! il gran giubilo... Apprestate per il Te Deum. (tutti s allontanano mogi; anche il fa per cavarsela, ma bruscamente lo trattiene) Tu resta! (impaurito) Non mi muovo! (a ) E tu va, fruga ogni angolo, raccogli ogni traccia! Sta bene! (fa cenno a due birri di seguirlo) (ad altri birri che eseguiscono) Occhio alle porte, senza dar sospetti! (al ) Ora a te! Pesa le tue risposte. Un prigionier di Stato fuggì pur ora da Castel Sant Angelo... (energico) S è rifugiato qui... Misericordia! Forse c è ancora. Dov è la Cappella degli Attavanti? Eccola. (va al cancello e lo vede socchiuso) Aperta! Arcangeli! E un altra chiave! Buon indizio... Entriamo. (entrano nella Cappella, poi ritornano:, assai contrariato, ha fra le mani un ventaglio chiuso che agita nervosamente) (fra sé) Fu grave sbaglio quel colpo di cannone! Il mariolo spiccato ha il volo, ma lasciò una preda... preziosa... un ventaglio. (agitandolo in aria) Qual complice il misfatto preparò? (resta alquanto pensieroso, poi guarda attentamente il ventaglio; ad un tratto egli vi scorge uno stemma, e vivamente esclama:) La marchesa Attavanti!... Il suo stemma!... (guarda intorno, scrutando ogni angolo della chiesa: i suoi occhi si arrestano sull impalcato, sugli arnesi del pittore, sul quadro... e il noto viso dell Attavanti gli appare riprodotto nel volto della santa) Il suo ritratto! (al sagrestano) Chi fe quelle pitture? (ancor più invaso dalla paura) Il cavalier... Lui! (uno degli sbirri che seguì, torna dalla Cappella portando il paniere che diede ad ) (vedendolo) Numi! Il paniere! (seguitando le sue riflessioni) Lui! L amante di! Un uom sospetto! Un volterrian! (che avrà esaminato il paniere, con gran sorpresa esclama:) Vuoto?... Vuoto!... Che hai detto? (vede lo sbirro col paniere) Che fu?... (prendendo il paniere) Si ritrovò nella Cappella questo panier. Tu lo conosci? (sempre più impaurito e quasi piangendo gli mostra il paniere vuoto) Io lo lasciai ripieno di cibo prelibato... Il pranzo del pittor!... (attento, inquirente per scoprir terreno) Avrà pranzato! Nella Cappella? (facendo cenno di no colla mano) Non ne avea la chiave né contava pranzar... disse egli stesso. Onde l avea già messo... al riparo. (mostra dove aveva riposto il paniere e ve lo lascia, impressionato dal severo e silente contegno di ) (Libera me Domine!) (Or tutto è chiaro... la provvista - del sacrista d fu la preda!) (scorgendo che entra nervosissima)? Che non mi veda. (appena vista entrare, si è abilmente nascosto dietro la colonna ov è la pila dell acqua benedetta, facendo imperioso cenno di rimanere al ; il quale, tremante, imbarazzato, si reca vicino al palco del pittore) (Per ridurre un geloso allo sbaraglio Jago ebbe un fazzoletto... ed io un ventaglio!...) Certo! Scena nona (è esitante e pauroso) - - È il cesto del pittor... ma... nondimeno... (Va dritta all impalcato, ma non trovandovi Sputa quello che sai., sempre in grande agitazione va a cercarlo nella navata principale della chiesa) Mario?! Mario?! 22 23

Atto 1 Atto 1 (che si trova ai piedi dell impalco, avvicinandosi a ) Il pittor? E in chiesa ci venite per pregar... (sorpresa) Che intendete?... (Già il veleno l ha rosa!) (mellifluo a ) O che v offende, In chiesa! Dio mi perdona... Egli vede ch io piango! Chi sa dove sia? dolce signora?... (piange dirottamente; la sorregge Svanì, sgattaiolò Una ribelle accompagnandola all uscita, fingendo di per sua stregoneria. E non fate come certe sfrontate lagrima scende rassicurarla.(appena uscita, la chiesa poco (se la svigna) che han di Maddalena sovra le belle a poco va sempre più popolandosi. La folla si (indica il ritratto) guancie e le irrora; raggruppa nel fondo, in attesa del Cardinale; viso e costumi... dolce signora, alcuni inginocchiati pregano) (con intenzione marcata) che mai v accora? e vi trescan d amore! Ingannata? No!... no!... Tradirmi egli non può! (quasi piangendo) (ha girato la colonna e si presenta a, sorpresa del suo subito apparire. Intinge le dita nella pila e le offre l acqua benedetta; fuori suonano le campane che invitano alla chiesa) gentile la mano mia la vostra aspetta, piccola manina, non per galanteria ma per offrirvi l acqua benedetta. (tocca le dita di e si fa il segno della croce) Grazie, signor! Un nobile esempio è il vostro. Al cielo piena di santo zelo attingete dell arte il magistero che la fede ravviva! (distratta e pensosa) Bontà vostra... (cominciano ad entrare in chiesa ed a recarsi verso il fondo alcuni popolani) Le pie donne son rare... Voi calcate la scena... (con intenzione) (scatta pronta) Che? D amore? Le prove! (mostrandole il ventaglio) È arnese da pittore questo? (lo afferra) Un ventaglio? Dove stava? (entrano alcuni contadini) Là su quel palco. Qualcun venne certo a sturbar gli amanti ed essa nel fuggir perdé le penne!... (esaminando il ventaglio) La corona! Lo stemma! È l Attavanti! Presago sospetto!... (Ho sortito l effetto!) (con grande sentimento, trattenendo a stento le lagrime, dimentica del luogo e di ) Ed io venivo a lui tutta dogliosa per dirgli: invan stassera, il ciel s infosca... l innamorata è prigioniera... dei regali tripudi. (entra un gruppo di pastori e ciociare) Nulla! (vari Nobili Signori accompagnano alcune donne) (con marcata intenzione) Darei la vita per asciugar quel pianto. (non ascoltandolo) Io qui mi struggo e intanto d altra in braccio le mie smanie deride! (Morde il veleno!) (entrano alcuni borghesi alla spicciolata) (con grande amarezza) Dove son? Potessi coglierli, i traditori! (sempre più crucciosa) Oh qual sospetto! Ai doppi amori è la villa ricetto! (con immenso dolore) Traditor! Oh mio bel nido insozzato di fango! (con pronta risoluzione) Vi piomberò inattesa! (rivolta al quadro, minacciosa) Tu non l avrai stasera. Giuro! (scandalizzato, quasi rimproverandola) 24 25 (dopo aver accompagnato, ritorna presso la colonna e fa un cenno: subito si presenta ) Tre sbirri... Una carrozza... Presto!... seguila dovunque vada!... non visto!... provvedi! Sta bene! Il convegno? Palazzo Farnese! ( parte rapidamente con tre birri) (con un sorriso sardonico) Va,! Nel tuo cuor s annida!... È che scioglie a volo il falco della tua gelosia. Quanta promessa nel tuo pronto sospetto! (esce il corteggio che accompagna il Cardinale all altare maggiore: i soldati svizzeri fanno far largo alla folla, che si dispone su due ali. s inchina e prega al passaggio del Cardinale. Il Cardinale benedice la folla) Coro Adjutorum nostrum in nomine Domini Folla Qui fecit coelum et terram Coro Sit nomen Domini benedictum

Atto 1 Folla Et hoc nunc et usquem in saeculum. (con ferocia) A doppia mira tendo il voler, né il capo del ribelle è la più preziosa. Ah di quegli occhi vittoriosi veder la fiamma (con passione erotica) illanguidir con spasimo d amor, fra le mie braccia... (ferocemente) L uno al capestro, l altra fra le mie braccia... (Tutta la folla è rivolta verso l altare maggiore; alcuni s inginocchiano) Folla Te Deum laudamus: Te Dominum confitemur! (riavendosi come da un sogno), mi fai dimenticare Iddio! (s inginocchia e prega con entusiasmo religioso) Tutti Te aeternum Patrem omnis terra veneratur! Atto secondo La camera di al piano superiore del Palazzo Farnese. Tavola imbandita. Un ampia finestra verso il cortile del Palazzo. E notte. Scena prima (E seduto alla tavola e vi cena. Interrompe a tratti la cena per riflettere. Guarda l orologio: smanioso e pensieroso) un buon falco!... Certo a quest ora i miei segugi le due prede azzannano! Doman sul palco vedrà l aurora e il bel Mario al laccio pendere. (suona: entra Sciarrone) a palazzo?... Sciarrone Un ciambellan ne uscia pur ora in traccia... (accenna la finestra) Apri. Tarda è la notte... (dal piano inferiore, ove la Regina di Napoli, Maria Carolina, dà una grande festa in onore di Melas, si ode il suonare di un orchestra) Alla cantata ancor manca la Diva, e strimpellan gavotte. (a Sciarrone) Tu attenderai la in sull entrata; le dirai ch io l aspetto finita la cantata... (Sciarrone fa per andarsene) O meglio... (si alza e va a scrivere in fretta un biglietto) Le darai questo biglietto. (Sciarrone esce. torna alla tavola e mescendosi da bere dice:) Ella verrà... per amor del suo Mario! Per amor del suo Mario... al piacer mio s arrenderà. Tal dei profondi amori, 26 27 la profonda miseria. Ha più forte sapore la conquista violenta che il mellifluo consenso. Io di sospiri e di lattiginose albe lunari poco mi appago. Non so trarre accordi di chitarra, né oroscopo di fior (sdegnosamente) né far l occhio di pesce, o tubar come tortora! (s alza, ma non si allontana dalla tavola) Bramo. La cosa bramata perseguo, me ne sazio e via la getto... volto a nuova esca. Dio creò diverse beltà e vini diversi... Io vo gustar quanto più posso dell opra divina! (beve) Sciarrone (entrando) è giunto. (eccitatissimo, gridando) Entri. In buon punto! (Sciarrone esce per chiamare, che accompagna nella sala, rimanendo poi presso la porta del fondo) Scena seconda - - Sciarrone (si siede e tutt occupato a cenare, interroga intanto senza guardarlo) O galantuomo, come andò la caccia?... (avanzandosi un poco ed impaurito) (Sant Ignazio m aiuta!) Della signora seguimmo la traccia. Giunti a un erma villetta tra le fratte perduta... ella v entrò. Ne uscì sola ben presto. Allora scavalco lesto il muro del giardin coi miei cagnotti e piombo in casa...

Atto 2 Atto 2 Quel bravo! (esitando) Fiuto!... razzolo!... frugo!... (si avvede dell indecisione di e si leva ritto, pallido d ira, le ciglia corrugate) Ah! L?... Non s è trovato. (furente) Ah cane! Ah traditore! Ceffo di basilisco, (gridando) alle forche! (tremante, cerca di scongiurare la collera di ) Gesù! (timidamente) C era il pittor... (interrompendolo)? (accenna di sì ed aggiunge pronto:) Ei sa dove l altro s asconde... Ogni suo gesto, ogni accento tradìa tal beffarda ironia, ch io lo trassi in arresto! (con sospiro di soddisfazione) Meno male! (accenna all anticamera) Egli è là. ( passeggia meditando. Ad un tratto si arresta: dall aperta finestra odesi la Cantata eseguita dai Cori nella sala della Regina) e Coro interno Sale, ascende l uman cantico, Varca spazi, varca cieli, Per ignoti soli empirei, Profetati dai Vangeli, A te giunge o re dei re, Questo canto voli a te. A te quest inno voli Sommo Iddio della vittoria. Dio che fosti innanzi ai secoli Alle cantiche degli angeli Quest inno di gloria Or voli a te! Sale, ascende l uman cantico, Varca spazi, varca cieli, A te giunge o re dei re. (dunque è tornata, è la sotto di lui... gli balena un idea e subito dice a :) Introducete il Cavaliere. ( esce) (a Sciarrone) A me Roberti e il Giudice del Fisco. (Sciarrone esce. siede di nuovo a tavola.) Scena terza e tre birri introducono Mario. Poi Roberti, esecutore di Giustizia, il Giudice del Fisco con uno Scrivano e Sciarrone. (altero, avanzandosi con impeto) Tal violenza!... (con studiata cortesia) Cavalier, vi piaccia accomodarvi... (accennando una sedia al lato opposto della tavola) Sedete... (rifiutando) Aspetto. E sia! (guarda fisso, prima di interrogarlo) V è noto che un prigione... (odesi la voce di che prende parte alla Cantata) (commosso) La sua voce!... (che si era interrotto all udire la voce di, riprende)... v è noto che un prigione oggi fuggito da Castel Sant Angelo? Ignoro. Eppur, si pretende che voi l abbiate accolto in Sant Andrea, provvisto di cibo e di vesti... (risoluto) Menzogna! (continuando a mantenersi calmo)... e guidato ad un vostro podere suburbano... Nego. Le prove? Vo saper... 28 29 (mellifluo) Un suddito fedele... Al fatto. Chi mi accusa? (ironico) I vostri birri invan frugar la villa. Segno che è ben celato. Sospetti di spia! (offeso, interviene) Alle nostre ricerche egli rideva... E rido ancor! (terribile, alzandosi) Questo è luogo di lacrime! (minaccioso) Badate! (nervosissimo) Or basta! Rispondete! (irritato e disturbato dalle voci della Cantata va a chiudere la finestra: poi si rivolge imperioso a ) Dov è? Non lo so. Negate d avergli dato cibo? Nego! E vesti? Nego!

Atto 2 Atto 2 E asilo nella villa? E che là sia nascosto? (con forza) Nego! nego! (quasi paternamente, ritornando calmo) Via, Cavaliere, riflettete: saggia non è cotesta ostinatezza vostra. Angoscia grande, pronta confessione eviterà! Io vi consiglio, dite: dov è dunque? Non lo so. Ancor, l ultima volta: dov è? Nol so! (O bei tratti di corda!), entra affannosa. (vedendo ) (Eccola!) Scena quarta (vede e corre ad abbracciarlo) Mario?! tu qui? (sommessamente) (Di quanto là vedesti, taci, o m uccidi!) ( accenna che ha capito) (con solennità) Mario, qual testimone il Giudice vi aspetta. (a Roberti) Pria le forme ordinarie... Indi... ai miei cenni... (Fa cenno a Sciarrone di aprire l uscio che dà alla camera della tortura. Il Giudice vi entra e gli altri lo seguono, rimanendo e. si ritira presso alla porta in fondo alla sala. Sciarrone chiude l uscio. fa un atto di grande sorpresa:, studiatamente gentile, la rassicura) (con galanteria) Ed or fra noi da buoni amici. Via quell aria sgomentata... (accenna a di sedere) (siede con calma studiata) Sgomento alcun non ho... La storia del ventaglio? (passa dietro al canapè sul quale è seduta e vi si appoggia, parlando sempre con galanteria) (con simulata indifferenza) Fu sciocca gelosia... L Attavanti non era dunque alla villa? No: egli era solo. Solo? (indagando con malizia) Ne siete ben sicura? Nulla sfugge ai gelosi. Solo! solo! (con insistenza stizzosa) (prende una sedia, la porta di fronte a, vi si siede e la guarda fissamente) Davver?! (irritata) Solo, sì! Quanto fuoco! Par che abbiate paura di tradirvi. (rivolgendosi verso l uscio della camera della tortura chiamando) Sciarrone, che dice il Cavalier? Sciarrone (apparendo sul limitare dell uscio) Nega. (a voce più alta verso l uscio aperto) Insistiamo. (Sciarrone rientra nella camera della tortura, chiudendone l uscio) (ridendo) Oh, è inutil! (serissimo, si alza e passeggia) Lo vedremo, signora. (lentamente, con sorriso ironico) Dunque, per compiacervi, si dovrebbe mentir? No, ma il vero potrebbe abbreviargli un ora assai penosa... (sorpresa) Un ora penosa? Che vuol dir? Che avviene in quella stanza? E forza che si adempia la legge. Oh! Dio!... Che avviene?!! 30 31 (con espressione di ferocia e con forza crescente) Legato mani e piè il vostro amante ha un cerchio uncinato alle tempia, che ad ogni niego ne sprizza sangue senza merce! (balza in piedi) Non è ver, non è ver! Sogghigno di demone... (ascolta con grande ansietà, le mani nervosamente avvinghiate alla spalliera del canapè) La voce di Ahimè! (gemito prolungato) Un gemito? Pietà, pietà! Sta in voi di salvarlo. Ebben... ma cessate! (va presso all uscio) Sciarrone, sciogliete! Sciarrone (si presenta sul limitare) Tutto? Tutto. (Sciarrone entra di nuovo nella camera della tortura, chiudendo l uscio) (a ) Ed or la verità... Ch io lo veda!

Atto 2 Atto 2 No! all orrida pena? (si rivolge ancora supplichevole a, il quale fa cenno a di lasciare avvicinare Nel pozzo... nel giardino... (riesce ad avvicinarsi all uscio) : questa va presso all uscio aperto ed esterrefatta alla vista dell orribile scena, si Là è l?... Mario! rivolge a col massimo dolore:) Mario, consenti (soffocato) ch io parli? Sì. La voce di (dolorosamente)! Ti fanno male ancora? La voce di No. Coraggio! Taci! Sprezzo il dolor! (avvicinandosi a ) Orsù,, parlate. (rinfrancata dalle parole di ) Non so nulla! Non vale quella prova? Roberti, ripigliamo... (fa per avvicinarsi all uscio) (si mette fra l uscio e, per impedire che dia l ordine) No! Fermate! Voi parlerete? No... mostro! Lo strazi... l uccidi! Lo strazia quel vostro silenzio assai più. Tu ridi... (con entusiasmo) Mai alla scena pi tragica fu! (, inorridita, si allontana da che, preso da subitaneo senso di ferocia, si rivolge a ) (gridando) Aprite le porte che n oda i lamenti! ( apre l uscio e sta ritto sulla soglia) La voce di Vi sfido! (gridando a Roberti) Più forte! La voce di Vi sfido! (a ) Parlate... Che dire? Su, via! Ah! non so nulla! (disperata) dovrei mentir? La voce di (spezzata) No, no. (con insistenza) Ascolta, non posso più. La voce di Stolta, che sai?... che puoi dir?... (irritatissimo per le parole di e temendo che da queste sia ancora incoraggiata a tacere, grida terribile a :) Ma fatelo tacere! ( entra nella camera della tortura e n esce poco dopo, mentre, vinta dalla terribile commozione, cade prostrata sul canapè e con voce singhiozzante si rivolge a che sta impassibile e silenzioso.) Che v ho fatto in vita mia? Son io che così torturate!... Torturate l anima... (scoppia in singhiozzi, mormorando:) Sì, l anima mi torturate! (insistendo) (brontolando in attitudine di preghiera) Dite dov è? parlate Judex ergo, cum sedebit, su, via, dove celato sta? Quidquid latet apparebit, Nil inultum remanebit. No! Ah! Più non posso! (, profittando dell accasciamento di, Cessate il martir! E troppo il soffrir! va presso la camera della tortura e fa cenno di ricominciare il supplizio: un grido orribile si fa La voce di udire. si alza di scatto e subito con voce Ahimè! soffocata dice rapidamente a :) 32 33 (forte, verso la camera della tortura) Basta, Roberti. Sciarrone (che ha aperto l uscio) E svenuto! (a ) Assassino! Voglio vederlo. Portatelo qui!... (Sciarrone rientra e subito appare svenuto, portato dai birri che lo depongono sul canapè. corre a lui, ma l orrore della vista dell amante insanguinato è così forte, ch essa sgomentata si copre il volto per non vederlo; poi, vergognosa di questa sua debolezza, si inginocchia presso di lui, baciandolo e piangendo. Sciarrone, il Giudice, Roberti, lo Scrivano escono dal fondo, mentre, ad un cenno di, ed i birri si fermano) (riavendosi) Floria! (coprendolo di baci) Amore... Sei tu? (caldamente) Quanto hai penato anima mia!.. Ma il giusto

Atto 2 Atto 2 Iddio lo punirà! (impazientito, gridando) Tartaruga!, hai parlato? No, amor... Davvero?... (a con autorità) Nel pozzo del giardino. Va,! ( esce:, che ha udito, si leva minaccioso contro ; poi le forze l abbandonano e si lascia cadere sul canapè, esclamando con rimprovero pieno di amarezza verso :) M hai tradito! (supplichevole) Mario! (respingendo che si abbraccia stretta a lui) Maledetta! (Sciarrone, a un tratto, irrompe tutto affannoso) Sciarrone Eccellenza! quali nuove!... (sorpreso) Che vuol dir quell aria afflitta? Sciarrone Un messaggio di sconfitta... Che sconfitta? Come? Dove? Sciarrone A Marengo... Sciarrone Bonaparte è vincitor! Melas... Sciarrone No! Melas in fuga!... (, che con ansia crescente ha udito le parole di Sciarrone, trova nel proprio entusiasmo la forza di alzarsi minaccioso in faccia a ) Vittoria! Vittoria! L alba vindice appar che fa gli empi tremar! Libertà sorge, crollan tirannidi! Del sofferto martir me vedrai qui gioir... Il tuo cuor trema, o, carnefice! (, disperatamente aggrappandosi a, tenta, con parole interrotte, di farlo tacere) Mario, taci, pietà di me! (fissa cinicamente ) Braveggia, urla! T affretta a palesarmi il fondo dell alma ria! Va! Moribondo, il capestro t aspetta! (ed irritato per le parole di, grida ai birri:) Portatemelo via! (Sciarrone ed i birri s impossessano di e lo trascinano verso la porta. con un supremo sforzo tenta di tenersi stretta a, ma invano: essa è brutalmente respinta) Mario... con te... (i birri conducono via ; li segue Sciarrone. si avventa per seguir, ma si colloca innanzi la porta e la chiude, respingendo ) Voi no! Scena quinta - (come un gemito) Salvatelo! Io?... Voi! (si avvicina alla tavola, vede la sua cena lasciata a mezzo e ritorna calmo e sorridente) La povera mia cena fu interrotta. (vede abbattuta, immobile, ancora presso la porta) Così accasciata?... Via, mia bella signora, sedete qui. Volete che cerchiamo insieme il modo di salvarlo? ( si scuote e lo guarda: sorride sempre e si siede, accennando in pari tempo di sedere a ) E allor... sedete... e favelliamo. (forbisce un bicchiere col tovagliolo, quindi lo guarda a traverso la luce del candelabro) E intanto un sorso. E vin di Spagna... (riempie il bicchiere e lo porge a ) Un sorso (con gentilezza) per rincorarvi. (siede in faccia a, guardandolo fissamente. Appoggiando i gomiti sul tavolo, colle mani si sorregge il viso, e coll accento del più profondo disprezzo chiede a :) Quanto? 34 35 (imperturbabile, versandosi da bere) Quanto? Il prezzo!... (ride) Già. Mi dicon venal, ma a donna bella (insinuante e con intenzione) non mi vendo a prezzo di moneta. Se la giurata fede devo tradir... ne voglio altra mercede. Quest ora io l attendeva! Già mi struggea l amor della diva! Ma poc anzi ti mirai qual non ti vidi mai! (eccitatissimo, si alza) Quel tuo pianto era lava ai sensi miei e il tuo sguardo che odio in me dardeggiava, mie brame inferociva!... Agil qual leopardo ti avvinghiasti all amante; Ah! In quell istante t ho giurata mia!... Mia! (si avvicina, stendendo le braccia verso : questa, che aveva ascoltato immobile, impietrita, le lascive parole di, s alza di scatto e si rifugia dietro il canapè) Ah! (quasi inseguendola) Sì, t avrò!... (inorridita corre alla finestra) Piuttosto giù mi avvento! (freddamente) In pegno il Mario tuo mi resta!...

Atto 2 Atto 2 Ah! miserabile... l orribile mercato! (le balena l idea di recarsi presso la Regina e corre verso la porta) (si ripara dietro la tavola) Vile! (inseguendola) perchè me ne rimuneri così? Diedi gioielli della Madonna al manto, e diedi il canto agli astri, al ciel, che ne ridean più belli. morto alle forche! E l altro prigionier? Il Cavalier? E tutto pronto, Eccellenza! Mia! Nell ora del dolore, perchè, perchè Signore, perchè me ne rimuneri così? (Dio m assisti!) (singhiozzando) (che ne indovina il pensiero, si tira in disparte) Violenza non ti farò. Sei libera. Va pure. ( con un grido di gioia fa per uscire: con un gesto e ridendo ironicamente la trattiene) Ma fallace speranza... la Regina farebbe grazia ad un cadavere! ( retrocede spaventata, e fissando si lascia cadere sul canapè: poi stacca gli occhi da lui con un gesto di supremo disgusto e di odio) Come tu m odii! (con accento convinto e con compiacenza) (con tutto l odio e il disprezzo) Ah! Dio!... (avvicinandosele) Così ti voglio! (esasperata) Non toccarmi, demonio! T odio, t odio, abbietto, vile! (fugge da inorridita) Che importa?! (avvicinandosele ancor più) Spasimi d ira... spasimi d amore! Vile! (cerca di afferrarla) Mia! Aiuto! (un lontano rullo di tamburi a poco a poco s avvicina, poi si dilegua lontano) (fermandosi) Odi? E il tamburo. S avvia. Guida la scorta ultima ai condannati. Il tempo passa! (, dopo aver ascoltato con ansia terribile, si allontana dalla finestra e si appoggia, estenuata, al canapè) Sai... quale oscura opra laggiù si compia? Là si drizza un patibolo!... ( fa un movimento di disperazione e di spavento) Al tuo Mario, per tuo voler, non resta che un ora di vita. (freddamente si appoggia ad un angolo della tavola, continuando a guardare e versandosi il caffè. affranta dal dolore si lascia cadere sul canapè) (nel massimo dolore) Vissi d arte, vissi d amore, non feci mai male ad anima viva!... Con man furtiva quante miserie conobbi, aiutai... Sempre con fe sincera, la mia preghiera ai santi tabernacoli salì. Sempre con fe sincera diedi fiori agli altar. (alzandosi) Nell ora del dolore perchè, perchè Signore, (avvicinandosi di nuovo a ) Risolvi! Mi vuoi supplice ai tuoi piedi! (inginocchiandosi innanzi a ) Vedi, (singhiozza) le man giunte io stendo a te! (alzando le mani giunte) Ecco... vedi... (con accento disperato) e merce d un tuo detto, vinta, aspetto... (avvilita) Sei troppo bella,, e troppo amante. Cedo. A misero prezzo tu, a me una vita, io, a te chieggo un istante! (alzandosi, con un senso di gran disprezzo) Va! Va! Mi fai ribrezzo! (bussano alla porta) Chi è là? (entrando tutto frettoloso e trafelato) Eccellenza, l al nostro giungere si uccise. Ebbene, lo si appenda 36 37 (a ) Aspetta. (piano a ) Ebbene? ( accenna di sì col capo e dalla vergogna piangendo affonda la testa fra i cuscini del canapè) (a ) Odi... (interrompendo subito ) Ma libero all istante lo voglio! (a ) Occorre simular. Non posso far grazia aperta. Bisogna che tutti abbian per morto il cavalier. (accenna a ) Quest uomo fido provvederà. Chi mi assicura? L ordin ch io gli darò voi qui presente. (a ) : chiudi. ( frettolosamente chiude la porta, poi ritorna presso ) Ho mutato d avviso... Il prigionier sia fucilato. ( scatta atterrita) Attendi... (fissa con intenzione che accenna replicatamente col capo di indovinare il pensiero di )

Atto 2 Atto 2 Come facemmo col Conte Palmieri... (con accento convinto) Sì, per sempre! Un uccisione...... simulata!... Come avvenne del Palmieri! Hai ben compreso? Ho ben compreso. Va. (che ha ascoltato avidamente, interviene) Voglio avvertirlo io stessa. E sia. (a, indicando ) Le darai passo. Bada: all ora quarta... (marcando intenzionalmente) (con intenzione) Sì. Come Palmieri... (esce) (, ritto presso la porta, ascolta allontanarsi, poi trasformato nel viso e nei gesti si avvicina con grande passione a ) Io tenni la promessa... (arrestandolo) Non ancora. Voglio un salvacondotto onde fuggir dallo Stato con lui. (con galanteria) Partir dunque volete? Si adempia il voler vostro. (va allo scrittoio; si mette a scrivere, interrompendosi per domandare a :) E qual via scegliete? (Mentre scrive, si è avvicinata alla tavola e con la mano tremante prende il bicchiere di vino di Spagna versato da, ma nel portare il bicchiere alle labbra, scorge sulla tavola un coltello affilato ed a punta; dà un occhiata a che in quel momento è occupato a scrivere e con infinite precauzioni cerca d impossessarsi del coltello, rispondendo alle domande di ch essa sorveglia attentamente) La più breve! Civitavecchia? Sì. (Finalmente ha potuto prendere il coltello, che dissimula dietro di sé appoggiandosi alla tavola e sempre sorvegliando. Questi ha finito di scrivere il salvacondotto, vi mette il sigillo, ripiega il foglio: quindi aprendo le braccia si avvicina a per avvincerla a sé), finalmente mia!... (ma l accento voluttuoso si cambia in un grido terribile: lo ha colpito in pieno petto) (gridando) Maledetta! (gridando) Questo è il bacio di! (con voce strozzata) Aiuto! muoio! ( stende il braccio verso avvicinandosi barcollante in atto di aiuto. lo sfugge ma ad un tratto si trova presa fra e la tavola e, vedendo che sta per essere toccata da lui, lo respinge inorridita. cade) Soccorso! Muoio! (con odio a ) Ti soffoca il sangue? ( si dibatte inutilmente e cerca di rialzarsi, aggrappandosi al canapè) E ucciso da una donna! M hai assai torturata!... Odi tu ancora? Parla!... Guardami!... Son!... O! (fa un ultimo sforzo, poi cade riverso) Soccorso, aiuto! (rantolando) Muoio! (piegandosi sul viso di ) Muori dannato! Muori, Muori! ( rimane rigido) E morto! Or gli perdono! (senza togliere lo sguardo dal cadavere di, va al tavolo, prende una bottiglia d acqua e inzuppando un tovagliolo si lava le dita, poi si ravvia i capelli guardandosi allo specchio e quindi cerca il salvacondotto sullo scrittoio; non trovandolo. Lo cerca ancora, finalmente vede il salvacondotto nella mano raggrinzita di. Solleva il braccio di, che poi lascia cadere inerte, dopo aver tolto il salvacondotto che nasconde in petto.) E avanti a lui tremava tutta Roma! (si avvia per uscire, ma si pente, va a prendere le due candele che sono sulla mensola a sinistra e le accende al candelabro sulla tavola 38 39 spegnendo poi questo. Colloca una candela accesa a destra della testa di. Mette l altra candela a sinistra. Cerca di nuovo intorno e vedendo un crocefisso va a staccarlo dalla parete e portandolo religiosamente si inginocchia per posarlo sul petto di. Si alza e con grande precauzione esce, richiudendo dietro a sé la porta)