ALLE AZIENDE INDUSTRIALI ASSOCIATE LORO SEDI AREA RELAZIONI INDUSTRIALI. L Aquila, 1 febbraio 2001 Circolare n.041/2001 Prot. n.86



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ALLE AZIENDE INDUSTRIALI ASSOCIATE LORO SEDI AREA RELAZIONI INDUSTRIALI L Aquila, 1 febbraio 2001 Circolare n.041/2001 Prot. n.86 OGGETTO: Sicurezza sul lavoro Videoterminali Legge comunitaria 2000. E' stata pubblicata nel Supplemento Ordinario n. 14/L alla G.U. n. 16 del 20.1.2001, la legge 29 dicembre 2000, n. 422 concernente disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'italia alla Comunità Europea (legge comunitaria 2000), il cui articolato introduce, fra l'altro, consistenti modifiche alla normativa in materia di videoterminali, contenuta nel D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626. Più precisamente l'art. 21 della citata legge riscrive l'art. 51, comma 1, lettera c), l'art. 54, commi 3 e 4 e sostituisce totalmente l'art. 58 del decreto legislativo 626. Il provvedimento modifica, in sostanza, il campo di applicazione (soggettivo) della normativa sui V.D.T., ampliando notevolmente la platea dei soggetti cui la stessa si rivolge; introduce nuovi obblighi connessi alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori, infine definisce in maniera puntuale il confine di applicabilità della disposizione dell'art. 58 relativa ai posti di lavoro al V.D.T. Al di là del contenuto - che introduce, come viene illustrato in seguito, nuovi obblighi non giustificati dal basso livello di rischio che caratterizza l'uso di tali apparecchiature, oltre che scarsamente motivati, anche alla luce della sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo del 12 dicembre 1996, che legittimava il campo di applicazione individuato dal D.Lgs.626 - dobbiamo, purtroppo, ancora una volta rilevare la "scarsa attenzione" del nostro legislatore che, nella predisposizione della legge, ha trascurato di definire una norma transitoria che individuasse tempi congrui per l'attuazione delle modifiche in parola. Nella sua attuale formulazione, il provvedimento entrerà, dunque, in vigore il 15 giorno dalla sua pubblicazione nella G.U. Per evitare tale evenienza, Confindustria si è già attivata nei confronti del Governo perché attraverso un provvedimento legislativo d'urgenza sani una situazione che vedrebbe inadempienti tutti i soggetti, ivi compresa la Pubblica Amministrazione, cui compete la responsabilità dell' attuazione della nuova normativa. Il Ministero del Lavoro ha, intanto, emanato una circolare, in corso di diramazione, nella quale fornisce chiarimenti in merito alle modifiche normative introdotte nella materia. Alleghiamo il testo della circolare, richiamando in particolare l'attenzione sulle indicazioni conclusive che, pur confermando, in mancanza di una norma transitoria, la necessità di un immediato adeguamento alle nuove disposizioni da parte dei datori di lavoro pubblici e privati, invitano, peraltro, gli organi di vigilanza a tener conto dei "tempi tecnici oggettivamente inevitabili" per detto adeguamento. Riassumiamo di seguito le principali innovazioni introdotte dalla legge comunitaria. Ridefinizione del campo di applicazione L'art. 21 della legge 422 alla lettera a) definisce i lavoratori nei confronti dei quali si applicano le disposizioni contenute nel titolo VI del D.Lgs. 626/94 come: "lavoratori che utilizzano un'attrezzatura munita di videoterminale, in modo sistematico ed abituale, per venti ore settimanali, dedotte le interruzioni di cui all'art. 54". Rispetto alla previgente disposizione dell'art. 51, comma 1, lettera c), risulta immediatamente evidente l'ampliamento del campo di applicazione soggettivo laddove si consideri che le azioni di tutela vengono estese a tutti coloro che utilizzano per 20 ore settimanali il V.D.T., a prescindere dall'uso continuato

dell'attrezzatura di lavoro per almeno quattro ore giornaliere per tutta la settimana lavorativa, come previsto in precedenza. Le conseguenze immediate della ridefinizione del campo di applicazione soggettivo sono: a) la necessità di adeguamento del documento di valutazione del rischio; b) la programmazione e l'attuazione degli adempimenti previsti nei confronti dei lavoratori interessati (accertamenti sanitari, informazione e formazione); c) eventuale fornitura di dispositivi speciali di correzione; c) l'adeguamento strutturale dei posti di lavoro nei casi necessari. Va, comunque, messo in evidenza che, un parametro essenziale per individuare la platea dei lavoratori interessati, oltre quello delle 20 ore settimanali, è la valutazione delle modalità di utilizzo da parte degli stessi dell'attrezzatura, nel senso che tale utilizzo deve essere "sistematico o abituale". Deve, pertanto, ricorrere la condizione dell'uso sistematico nel tempo del V.D.T. per almeno 20 ore nell'arco di ciascuna settimana lavorativa. In mancanza di tale condizione non sussistono gli obblighi di tutela sopra ricordati. Sorveglianza sanitaria I commi 3 e 4 dell'art. 55 del D.Lgs. 626 relativi alla sorveglianza sanitaria, sono stati modificati anche per tener conto delle indicazioni fornite dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo, che ha interpretato, nella sentenza sopra citata, la disposizione della direttiva comunitaria d'origine 90/270 CE, nel senso di individuare un obbligo generalizzato di sorveglianza sanitaria preventiva e periodica per tutti i lavoratori addetti al V.D.T., quali definiti nel campo di applicazione, I previgenti commi 3 e 4, come noto, prevedevano unicamente visite di controllo, con periodicità almeno biennale, per i soli lavoratori classificati come "idonei con prescrizioni" e per i lavoratori di età superiore ai 45 anni. Con la modifica apportata dalla legge comunitaria, il controllo viene esteso anche ai lavoratori "idonei" di età inferiore ai 50 anni, peraltro con periodicità almeno quinquennale, mentre rimane biennale per i lavoratori "idonei con prescrizioni" e per quelli di età superiore a 50 anni (in precedenza, come detto, il limite di età era 45 anni), "fatti salvi i casi particolari che richiedono una frequenza diversa stabilita dal medico competente". Posti di lavoro Il nuovo articolo 58 stabilisce, in maniera inequivoca, che i posti di lavoro dei lavoratori di cui all'art. 51, comma 1, lett. c) (e quindi solo quelli), devono essere conformi alle prescrizioni minime definite dall'allegato VII del D.Lgs. 626/94, con ciò escludendo che gli obblighi di adeguamento possano riferirsi anche a posti di lavoro occupati da lavoratori esclusi dal campo di applicazione. La precedente formulazione dell'articolo in esame, che riproduceva fedelmente il dettato della direttiva comunitaria d'origine, faceva riferimento ai "posti di lavoro utilizzati", senza specificare espressamente da quali soggetti. Nella materia si era già espresso il Ministero del Lavoro (v. circolare ministeriale del 7 agosto 1995, n. 102 punto14) affermando, in maniera decisa, che i posti di lavoro in parola erano quelli utilizzati dai lavoratori del campo di applicazione (art. 51, comma 1, lett. c). E', comunque, da segnalare che, essendo stato modificato il campo di applicazione nel senso, come detto, di un ampliamento dello stesso, le aziende all'atto dell'adeguamento del documento di valutazione del rischio, individueranno le eventuali situazioni da sanare, relative al posto di lavoro. Cordiali saluti. Il Direttore (Dr. Antonio Cappelli)

Circolare videoterminali CIRCOLARE N.16/2001 25 gennaio 2001 PROT..20121/RI.3A Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale Direzione Generale dei Rapporti di Lavoro- Div. VII OGGETTO: Modifiche al decreto legislativo 19 settembre 1994, n.626, Titolo VI, "uso delle attrezzature munite di videoterminali". Chiarimenti operativi in ordine alla definizione di "lavoratore esposto" e "sorveglianza sanitaria". Circolare del Ministero del Lavoro n.16/2001 Direzione Generale dei Rapporti di Lavoro ALLE DIREZIONI REGIONALI E PROVINCIALI DEL LAVORO LORO SEDI ALLA DIREZIONE GENERALE AA. GG. E DEL PERSONALE DIV. VII AGLI ASSESSORATI ALLA SANITÀ DELLE REGIONI ALLE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO ALLE ORGANIZZAZIONI RAPPRESENTATIVE DEI DATORI DI LAVORO ALLE ORGANIZZAZIONI RAPPRESENTATIVE DEI LAVORATORI Con la legge 29 dicembre 2000, n.422, "Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'italia alle Comunità europee legge comunitaria 2000", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale S. O. n.14/l del 20 gennaio 2001, sono state apportate modifiche al decreto legislativo 19 settembre 1994, n.626, Titolo VI, in tema di sicurezza e salute dei lavoratori addetti ad attrezzature munite di videoterminali. Dette innovazioni, che riguardano il campo di applicazione della normativa - il quale ne risulta significativamente ampliato nonché le modalità di espletamento della sorveglianza sanitaria, comportano notevoli riflessi sull'organizzazione del lavoro nelle imprese e sulle modalità di adempimento delle prestazioni. Il legislatore non ha ritenuto opportuno dettare norme transitorie e conseguentemente la nuova disciplina sarà applicabile decorsi i termini ordinari di vacatio legis; si ritiene pertanto opportuno fornire i seguenti chiarimenti al fine di richiamare l'attenzione sulle innovazioni intervenute e sugli adempimenti conseguenti. AMBITO DI APPLICAZIONE L'art.21 della legge comunitaria citata, che modifica la lettera c) dell'art.51 del D.Lgs.626/94, definisce lavoratore addetto all'uso di attrezzature munite di videoterminali il lavoratore che utilizza un'attrezzatura munita di videoterminali in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, dedotte le interruzioni di cui all'art.54, e non più il lavoratore che utilizza dette attrezzature per almeno quattro ore consecutive giornaliere per tutta la settimana lavorativa, come disposto dalla normativa precedente. Tale disposizione, prescindendo dalla modalità di organizzazione dei tempi di lavoro, ha ampliato il campo di applicazione del Titolo VI. Rientrano infatti nella definizione di lavoratore addetto ai videoterminali anche quei lavoratori la cui prestazione, pur comportando l'uso di videoterminali per venti ore settimanali, si articola in modalità che non prevedono l'uso continuativo degli stessi per il periodo di quattro ore consecutive considerato in precedenza, e che non rientravano prima nel campo di applicazione della normativa.

Il datore di lavoro è pertanto tenuto ad aggiornare la valutazione del rischio di cui all'art.4 alla luce della nuova definizione di lavoratore, in esito alla quale valuterà la necessità o meno di nuove misure di prevenzione e protezione della salute dei lavoratori e i riflessi sull'organizzazione del lavoro. Infatti, per i lavoratori compresi nella definizione di cui sopra è previsto l'obbligo di sorveglianza sanitaria di cui allall'art.55, nonché di formazione e informazione di cui all'art.56. Non sono state apportate, invece, modifiche all'art.54 (modalità di svolgimento della prestazione quotidiana), che sancisce il diritto del lavoratore, qualora svolga la sua attività per almeno quattro ore consecutive, ad una interruzione della sua attività mediante pause ovvero cambiamento di attività, con modalità stabilite dalla contrattazione collettiva anche aziendale, o, in mancanza, di quindici minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuata al videoterminale. Tale disposizione è funzionale alla prevenzione dell'affaticamento visivo determinato dall'uso del videoterminale per un periodo sufficientemente lungo, che allo stato delle conoscenze scientifiche disponibili, si è ritenuto di quantificare nelle predette quattro ore. E' evidente, pertanto, che tale regime di interruzioni trova applicazione non più nella generalità dei casi disciplinati dal Titolo VI, com'era implicito nella vigenza della precedente definizione di lavoratore addetto all'uso di videoterminali, ma nelle sole ipotesi in cui la prestazione lavorativa quotidiana preveda almeno quattro ore consecutive di uso delle attrezzature munite di videoterminali. SORVEGLIANZA SANITARIA Le modifiche apportate all'art.55 in tema di sorveglianza sanitaria sono state dettate dalla necessità di adeguare la norma all'interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia CE con la sentenza 12 dicembre 1996 e ai rilievi mossi dalla Commissione CE in ordine al recepimento della direttiva 90/270/CEE relativamente alla mancata previsione, per tutti i lavoratori, del controllo sanitario periodico, nonché alla mancata previsione del controllo oftalmologico in relazione a tale sorveglianza sanitaria periodica. A fronte del precedente obbligo di sottoposizione a visita periodica, con cadenza almeno biennale, i soli lavoratori giudicati idonei con prescrizioni all'esito della visita preventiva e quelli di età superiore ai quarantacinque anni, l'art.21 della legge comunitaria citata, con le disposizioni contenute nei commi 3, 3 bis, 3 ter e 4, in parte introduce una disciplina nuova e in parte e chiarisce obblighi già sussistenti ai sensi della normativa previgente. In tal senso, la disposizione introdotta al comma 3 non introduce ex novo l'obbligo di sorveglianza sanitaria per i lavoratori di cui al Titolo VI, essendo tale obbligo già esistente, ma ha la funzione di costituisce una specificazione della disciplina generale di cui all'art.16che prevede accertamenti preventivi e periodici, effettuati dal medico competente, ai fini della valutazione della idoneità dei lavoratori alla mansione specifica. Analoga funzione illustrativa ha il successivo comma 3 bis, ai sensi del quale le visite di controllo, sia preventive che periodiche, sono effettuate con le modalità di cui ai commi 1 e 2; è chiaro infatti che la necessità di esami specialistici può derivare dall'esito delle visite periodiche, oltre che dalla visita preventiva. Il comma 3 ter stabilisce la periodicità delle visite di controllo, disponendo che la stessa, fatti salvi i casi particolari che richiedono una frequenza diversa stabilita dal medico competente, è almeno biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni e per quelli che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; ha frequenza almeno quinquennale per i lavoratori giudicati idonei senza prescrizioni all'esito della visita di controllo preventiva di cui al comma 1. Si segnala, al riguardo l'elevazione dell'età per cui è previsto l'obbligo di visita di controllo con periodicità almeno biennale, che passa da quarantacinque a cinquanta anni. Il comma 4 sottolinea il legame funzionale fra la sorveglianza sanitaria e l'obbligo del controllo oftalmologico, precisando che quest'ultimo discende, oltre che da apposita richiesta del lavoratore che sospetti un'alterazione della funzione visiva, confermata dal medico competente, anche dall'esito dei controlli preventivi e periodici. Alla luce di quanto sopra, appare evidente che le modifiche introdotte richiedono un attento riesame dei profili organizzativi e delle procedure aziendali nonché complessi adempimenti conseguenti alle innovazioni intervenute. Ne scaturisce, infatti, la necessità di un aggiornamento puntuale della valutazione del rischio, volto ad individuare ed attuare adeguate misure di prevenzione e protezione, quali:- l'introduzione della sorveglianza sanitaria, con conseguente necessità di nomina del medico competente ove già non presente; - la programmazione ed attuazione delle visite preventive e periodiche per i soggetti non rientranti in precedenza nel campo di applicazione della normativa;- l'elaborazione di un piano specifico di informazione e formazione di detti soggetti e la sua applicazione (art.56). Non appare superfluo ricordare, inoltre, che l'aggiornamento della valutazione del rischio va effettuata previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (art.19) e con la collaborazione del medico

competente (art.4 comma 6), e che la predisposizione del piano di formazione prevede il coinvolgimento degli organismi paritetici (art.22, comma 6). Da quanto sopra discende che, stante la già ricordata assenza di una disciplina transitoria, appare necessaria una immediata attivazione da parte dei datori di lavoro, sia pubblici che privati, ai fini del rispetto delle nuove disposizioni, che peraltro richiederanno i necessari tempi tecnici oggettivamente inevitabili per l'adeguamento alle nuove disposizioni, tempi tecnici dei quali gli organi di vigilanza non potranno non tenere conto. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO DELEGATO (On. Paolo Guerrini)