4.6. Carbonio organico alloctono ed effetti dell'evoluzione trofica del lago sul carbonio organico autoctono e sui popolamenti batterici eterotrofi

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4.6. Carbonio organico alloctono ed effetti dell'evoluzione trofica del lago sul carbonio organico autoctono e sui popolamenti batterici eterotrofi 4.6.1. Il carbonio organico apportato ed esportato dai tributari L apporto di sostanza organica alloctona al Lago Maggiore è sintetizzato nella tabella 4.6.1 ove sono riportati i carichi medi annui dal 23 al 27 per ciascun tributario nonché i carichi complessivi che giungono al lago. Nella stessa tabella è pure riportata la differenza tra il carbonio organico totale (TOC) in entrata e quello in uscita dal lago attraverso l emissario. Come già osservato in passato, il bilancio entrate/uscite di TOC non chiude necessariamente in pareggio in un singolo anno ma può tendere a questa condizione nel quinquennio. In realtà considerando tutti i dati del periodo 23-27, il bilancio presenta un saldo negativo di 5584 t di TOC. Questo dato indica che, nel medio periodo, dal lago è uscito più carbonio organico di quanto ne sia stato immesso o vi sia stato prodotto. Tab. 4.6.1. Carichi di TOC nel quinquennio 23-27 (t a -1 ). 23 24 25 26 27 Tot 3-7 Bardello 389 357 324 151 44 Boesio 136 178 9 175 27 Cannobino 216 233 345 285 211 Erno 26 32 24 17 29 Giona 46 56 41 54 4 Maggia 92 987 71 121 686 San Bernardino 18 27 77 75 93 San Giovanni 28 41 29 19 38 Strona 193 287 169 142 16 Ticino Immissario 119 1254 838 868 137 Toce Ossola 1166 246 935 712 982 Tresa 748 874 533 794 1167 Verzasca 222 268 186 262 172 Vevera 42 16 5 5 7 apporti 5415 6836 437 458 5233 26371 Ticino emissario 668 8146 5288 4998 7454 31954 Diff. entrata-uscita -652-131 -982-418 -2221-5584 Questo risultato è legato ai minori carichi di TOC veicolati al lago nel quinquennio 23-27 rispetto al quinquennio precedente. La situazione ora descritta è verosimilmente dipendente dalle minori portate degli immissari nell ultimo quinquennio, ovviamente legate alle minori precipitazioni del periodo 23-27 sul bacino imbrifero del Lago Maggiore. Quanto detto è graficamente espresso nella figura 4.6.1a, dove sono mostrate, per il periodo 1998-27, la piovosità annua nell intero bacino ed i carichi medi annui di TOC in entrata ed in uscita dal Lago Maggiore. C è da segnalare che, nonostante le ridotte portate degli immissari nel corso del quinquennio, le concentrazioni medie annue di TOC misurate nei tributari del Lago Maggiore si sono mantenute su valori vicini a quelli del quinquennio precedente. Fa eccezione il Fiume Boesio nel quale si è avuto un cospicuo incremento della concentrazione di TOC nel 27. La media annua è infatti salita a 1,3 mg C l -1, più che 115

raddoppiato rispetto gli altri anni del quinquennio. La situazione richiede di esercitare un adeguato controllo su questo corpo d acqua perché fa supporre una aumentata immissione in esso di sostanza organica. 18 25 16 14 1 entrate uscite precipitazioni TOC (t a -1 ) 1 8 6 15 1 (mm a -1 ) 4 5 1997 1998 1999 21 22 23 24 25 26 27 28 Fig. 4.6.1a. Valori medi annui della piovosità nell intero bacino (precipitazioni) e dei carichi di TOC in entrata ( entrate) ed in uscita (uscite) dal Lago Maggiore per il periodo 1998-27. 4.6.2. Effetti dell'evoluzione trofica del lago sul carbonio organico e sulle variabili ad esso associabili L evoluzione nell ultimo quinquennio dei principali parametri inerenti il ciclo del carbonio organico ed il popolamento batterico eterotrofo è sintetizzata nelle figure 4.6.2a, 4.6.2b, 4.6.2c. Da esse è pure possibile la valutazione dei parametri considerati dall'inizio degli anni '9. Dalla figura 4.6.2a, relativa al Carbonio Organico Totale, emerge come la già illustrata [54-55-56-57] diminuzione di concentrazione del carbonio organico nel Lago Maggiore, iniziatasi nel corso degli anni '8, si sia mantenuta e consolidata nel corso dell ultimo quinquennio. Questo effetto della progressiva oligotrofizzazione del lago è evidente, pur se mascherato dalla variabilità stagionale, sia negli strati più produttivi superficiali, approssimativamente corrispondenti con la zona eufotica, che negli strati profondi del lago, che costituiscono l ipolimnio. La diminuzione di concentrazione del TOC nel periodo 199-27 è statisticamente significativa in entrambe le zone, come risulta anche dalla semplice analisi della regressione delle concentrazioni sul tempo. È da sottolineare che, pur se la diminuzione del carbonio organico totale è principalmente imputabile al decremento della frazione disciolta, che da sola ne costituisce circa il 9 %, anche la concentrazione della frazione particellata (POC) con dimensioni 1-126 µm ha mostrato una significativa diminuzione dal 199 ad oggi (Fig. 4.6.2b). La diminuita disponibilità di substrato organico non sembra aver influenzato negativamente la densità dei popolamenti batterici che, al contrario, hanno subito un forte e significativo incremento numerico nell ultimo quinquennio, che rimane evidente nonostante la cospicua variabilità stagionale ed interannuale di questo parametro (Fig. 116

4.6.2c). Non è certamente possibile, con i dati disponibili, instaurare un nesso causale tra riduzione del substrato ed aumento dei batteri né è d altronde possibile individuarne facilmente la causa. Per acquisire informazioni utili a questo scopo sarebbe stato necessario uno sforzo di ricerca ben superiore a quello effettivamente realizzabile. 3 µgc L-1 TOC euf TOC af y = -.849x + 4221.4 R2 =.214 25 y = -.675x + 3278.2 R2 =.1855 15 1 5 199 1992 1994 1996 1998 22 24 26-1 Fig. 4.6.2a. Evoluzione della concentrazione di carbonio organico totale (TOC: µg l ) nelle zone eufotica e afotica del Lago Maggiore. Confronto del periodo 23-27 con gli anni precedenti. 8 µgc L-1 POC eu y = -.13x + 761.68 2 R =.332 7 POC af y = -.38x + 219.94 R2 =.531 6 5 4 3 2 1 199 1992 1994 1996 1998 22 24 26 Fig. 4.6.2b. Evoluzione della concentrazione di carbonio organico particellato (POC: µg l-1) nelle zone eufotica e afotica del Lago Maggiore. Confronto del periodo 23-27 con gli anni precedenti. Quello che è certo è che il popolamento batterico del Lago Maggiore sta subendo cambiamenti notevoli dei quali non ci sono note le cause e l impatto dei quali sui successivi anelli della catena alimentare non è pronosticabile. Va sottolineato che questa evoluzione temporale inversa del substrato organico e del popolamento batterico eterotrofo che lo consuma non è una dinamica peculiare degli ultimi anni ma, al 117

contrario, emerge anche considerando tutti i dati disponibili al riguardo da quando furono intraprese misurazioni sistematiche di queste variabili (Fig. 4.6.2d). In effetti, anche considerando i dati dal 1982 ad oggi il decremento significativo epi ed ipolimnico del carbonio organico disciolto, la frazione più prontamente utilizzabile del TOC, è accompagnato da un incremento, pure significativo, del numero di batteri nel Lago Maggiore, con valori superiori negli strati superficiali epilimnici rispetto agli strati più profondi (ipolimnio), per la maggior parte dell anno più freddi. 8 cells 1 6 L -1 7 6 Bact eu y =.1x - 3.7815 R 2 =.2282 Bact af y =.3x - 9.717 R 2 =.1798 5 4 3 2 1 199 1992 1994 1996 1998 22 24 26 Fig. 4.6.2c. Evoluzione della densità dei popolamenti batterici eterotrofi (cell 1 3 ml -1 ) nelle zone eufotica e afotica del Lago Maggiore. Confronto del periodo 23-27 con gli anni precedenti. Fig. 4.6.2d. Evoluzione della densità dei popolamenti batterici eterotrofi (sopra, cell 13 ml -1 ) e della concentrazione di carbonio organico disciolto (sotto, µg C l -1 ) nelle zone eufotica e afotica del Lago Maggiore nel periodo 1982-27. I valori di R2 si riferiscono alla regressione lineare delle variabili sul tempo e ciascuna curva si basa su 313 dati. 118

La relazione inversa tra abbondanza di substrato e numero di batteri induce a ritenere che, nel lungo termine, la concentrazione di DOC non sia un fattore limitante lo sviluppo dei popolamenti batterici. Si possono avanzare diverse ipotesi per spiegare il cambiamento che la microflora batterica del Lago Maggiore sta subendo. La nota dipendenza delle attività metaboliche dalla temperatura, per esempio, potrebbe indurre a sostenere l esistenza di un nesso tra il riscaldamento globale in atto, che certamente influenza il Lago Maggiore, e l accresciuta abbondanza dei popolamenti batterici. Per suffragare questa ipotesi sono però necessari dati empirici ad oggi non disponibili. Si sono però iniziate indagini che, in futuro, potranno dire se e in che misura i popolamenti batterici lacustri hanno subito, o stanno subendo, cambiamenti non solo numerici ma anche qualitativi. Si tratta di indagini rese possibili dalla disponibilità di nuove metodologie che hanno prodotto già risultati interessanti ma che, per il loro alto costo in termini di mano d opera e di strumentazione, potranno essere continuate soltanto se interverranno finanziamenti adeguati. Da queste indagini sono emerse due caratterizzazioni della microflora batterica del Lago Maggiore, una su base dimensionale ed un altra su base genetica. La prima ha permesso di dimostrare l esistenza, durante tre anni di indagine, di una significativa differenza dimensionale tra le cellule batteriche dell epilimnio e quelle dell ipolimnio. Le prime, in particolare, sono risultate di dimensioni inferiori sia nel morfotipo cocchi che nel morfotipo bacilli (Fig. 4.6.2e). È possibile che questa differenza sia imputabile al diverso metabolismo dei due popolamenti, il più superficiale più attivo perché si trova a temperatura più elevata e dispone di substrato facilmente degradabile reso disponibili dall attività fotosintetica del fitoplancton. Il fatto che nell epilimnio il batterioplancton sia sottoposto ad una intensa attività di predazione da parte del nanoplancton eterotrofo può, inoltre, contribuire a selezionare organismi di taglia minore. Fig. 4.6.2e. Dinamica stagionale dei volumi cellulari medi dei batteri (morfotipi cocchi e bacilli), nell epilimnio (EPI) e nell ipolimnio (IPO) del Lago Maggiore. I dati sono stati sottoposti a smooting esponenziale. Si è iniziato anche a studiare la struttura genetica dei popolamenti batterici epi- ed ipolimnici del Lago Maggiore utilizzando la tecnica nota come CARD FISH (Catalized Reporter Deposition Fluorescence In Situ Hybridization). Questo approccio ha rivelato l esistenza di una distribuzione verticale, lungo la colonna d acqua, inversa di Batteri ed 119

Archaea (Fig. 4.6.2f). Questi ultimi aumentano significativamente con la profondità mentre, al contrario, i batteri diminuiscono. La percentuale di Archaea, infatti, a 2 m raggiunge il 18 % dei conteggi totali con DAPI. I nostri dati suggeriscono che anche in un grande lago profondo come negli oceani gli Archaea tendono ad essere più abbondanti nell ipolimnio dove l esistenza di condizioni estreme possono creare una nicchia appropriata per questi organismi. Nel Lago Maggiore dove l ipolimnio è sempre ossigenato e dove esistono in profondità strati nefeloidi ricchi di substrato organico, gli Archaea, psicrofili, costituiscono una frazione non trascurabile della componente procariotica. Fig. 4.6.2f. Composizione filogenetica del batterioplancton in Archaea e Eubatteri lungo la colonna d acqua del Lago Maggiore nell Agosto 26 risultante dal CARD FISH (Catalyzed Reporter Deposition Fluorescence In Situ Hybridization) con oligonucleotidi rrna-targeted. È importante iniziare a costruire la linea di base della biodiversità attuale degli organismi microbici perché il Lago Maggiore, come gli altri grandi laghi europei, sta subendo un incremento delle temperature ipolimniche in conseguenza del riscaldamento globale [22, 58]. Questo potrà determinare, nei laghi profondi oligomittici, una diminuzione della frequenza di piena circolazione e della profondità di mescolamento invernale [59]. La conseguente maggior separazione tra acque epi- ed ipolimniche potrà aumentare le differenze di composizione delle comunità delle due zone [6]. In particolare le comunità microbiche segregate nell ipolimnio potranno mettere in campo strategia di sopravvivenza tipiche degli ambienti ove esistono condizioni limitanti. Allo stesso tempo potranno beneficiare di condizioni di bassa predazione, diversamente da quanto accade nell epilimnio ben più densamente popolato. Quanto fin qui illustrato pone l accento sulla opportunità di studiare i legami esistenti tra gli eventi climatici e l evoluzione temporale della catena alimentare microbica, causa e sintomo dell'evoluzione dell ecosistema. 12