La Macchia di Gattaceca.

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Volo alto... il bosco che vorrei 2 A.S. 2018/19 La Macchia di Gattaceca. Il gruppo PON che si è dedicato al progetto di valorizzazione del sentiero 437, all interno della Macchia di Gattaceca, ha intrapreso la scoperta del Bosco attraverso questo percorso: invitiamo tutti a conoscerlo con noi. Il bosco di Gattaceca è compreso tra i comuni di Monterotondo, Mentana e Sant'Angelo Romano. A segnare il limite tra il comune di Monterotondo e quello di Mentana c'è una pietra di confine, lungo il sentiero 438. Entrando dalla strada denominata località Gattaceca, nel comune di Monterotondo, percorriamo parte del sentiero 438 (blu), fino a giungere all'ingresso di via Basento per iniziare dal principio il sentiero 437 (giallo). Lungo il percorso s incontra una fonte d'acqua e successivamente una zona picnic.

Procedendo oltre e guardando a destra si può avere una vista panoramica della collina su cui sorge il paese di Sant'Angelo Romano. Continuando oltre, s incontra una deviazione del sentiero (437C), denominato sentiero delle grotte. Questo nome deriva dal fatto che percorrendolo, si possono osservare varie doline carsiche ed alcune grotte tra le quali se ne segnalano due, Schema del fenomeno carsico superficiale e ipogeo. particolarmente ben E. LUPIA PALMIERI, M. PAROTTO, S. SARACENI, G. STRUMIA, Scienze naturali, 1, conservate. Zanichelli, Bologna 2015, p. T85. Le cavità si aprono nella formazione calcarea, tipica dell area, generate dal fenomeno del carsismo. Le grotte carsiche si sono formate a causa della continua reazione chimica che si produce tra l acqua piovana ed il calcare formando queste cavità). Quelle presenti lungo il sentiero sono a rischio di crolli, perciò è vietato l ingresso. Le volte delle grotte sono da tempo crollate ed all'interno, sull antico piano di calpestio sono presenti grossi massi e detriti. All inizio del sentiero 437 C possiamo inizialmente osservare una grotta carsica, che presenta l estremità superiore delle pareti rossastre. Da qui si può ipotizzare che fosse stata usata come calcara (forno per la realizzazione della calce).

Della struttura si conserva parte delle pareti tagliate nel calcare ed un muro costruito in spezzoni di calcare e malta ad Ovest, là dove vi era l entrata. L intervento dell uomo, fin dall antichità, ha portato anche alla trasformazione di alcune di esse in cisterne, al fine di avere a disposizione l acqua per scopi agricoli e domestici. Le cisterne, riscoperte dai fungaroli, circa un anno fa, furono costruite dagli antichi romani per fornire l acqua alle ville rustiche costruite nella Macchia. Di ampie dimensioni esse, sfruttando le depressioni e le grotte carsiche che si aprivano nel territorio, in epoca romano-imperiale (II sec. d.c. circa), le rinforzarono con murature ed impermeabilizzarono con cocciopesto idraulico. Queste strutture sono visibili nella Macchia, sono di epoca romana (I-II sec. d.c.): le grotte carsiche naturali, sono state rinforzate. Le pareti e le volte sono state opportunamente foderate, rinforzandone la struttura per mezzo di muri, poi ricoperti da cocciopesto, così da renderle impermeabili.

Alla fine del sentiero si può ammirare una grande dolina carsica, denominata Pozzo di San Francesco o Pozzo secco. Essa è scarsamente visibile a causa della vegetazione che ricopre le pareti. La Flora Gli alberi più diffusi sono la quercia cerro, il farnetto,

il carpino orientale e l'acero. Raramente s incontra il salice. Il sottobosco è caratterizzato dalla presenza del pungitopo, degli anemoni e dei ciclamini.

Nella Macchia di Gattaceca sono presenti alcune specie protette: lo storace, il gigaro la linaria purpurea. La Fauna. Il bosco è l habitat ideale per molti animali, come i mammiferi selvatici: volpi, tassi, istrici, faine, donnole e martore. Di notte si possono facilmente avvistare esemplari di volpe, cinghiale e vari tipi di insetti.

Le falene sono alquanto diffuse. Come tutti sappiamo, inizialmente sono bruchi, poi diventano crisalidi ed infine esemplari adulti... Per distinguere i maschi dalle femmine, basta guardare le antenne: quelle del maschio sono a pettine. Quando le falene femmina depongono le uova, si attaccano alla corteccia di un albero e, una volta deposte, muoiono completando così il loro ciclo vitale.