Prospettiva teologica: Il cammino della fede Don Nunzio Capizzi



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Prospettiva teologica: Il cammino della fede Don Nunzio Capizzi 1. Considerazioni sulla mentalità di fede 1. Le affermazioni di OP 39 e DB 38 possono essere considerate su uno sfondo più ampio, recentemente richiamato da Benedetto XVI. Il motivo di tale contestualizzazione è problematizzare ulteriormente la questione, per evitare possibili luoghi comuni. a) La lettera apostolica, in forma di motu proprio, «La porta della fede». In essa si legge: «mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone» (2); «la fede [ ] si trova ad essere sottoposta più che nel passato a una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi, riduce l ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche» (12). b) Il discorso ai membri della Curia Romana, in occasione della presentazione degli auguri natalizi, il 22 dicembre scorso. Prendendo spunto dalla visita in Germania del 2011, il Papa ha detto: «In Germania, il Paese d origine della Riforma, naturalmente, la questione ecumenica con tutte le sue fatiche e speranze ha avuto un importanza particolare. Inscindibilmente legata ad essa, sta sempre di nuovo al centro delle dispute la domanda: che cosa è una riforma della Chiesa? Come avviene? Quali sono le sue vie e i suoi obiettivi? Con preoccupazione, non soltanto fedeli credenti, ma anche estranei osservano come le persone che vanno regolarmente in chiesa diventino sempre più anziane e il loro numero diminuisca continuamente; come ci sia una stagnazione nelle vocazioni al sacerdozio; come crescano scetticismo e incredulità. Che cosa, dunque, dobbiamo fare? Esistono infinite discussioni sul da farsi perché si abbia un inversione di tendenza. E certamente occorre fare tante cose. Ma il fare da solo non risolve il problema. Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci». 2. Nell ambito della catechesi, un aspetto della complessità della questione riguarda il destinatario, l educando, nel quale si deve favorire la maturazione della mentalità di fede. Si tratta, ultimamente, di mettere a tema un primo aspetto della comunicazione della fede. a) Non può essere evitata una riflessione sulle resistenze concrete all esperienza fondamentale dell ascolto, dato il profondo legame che corre tra questo e la fede. Si pensi, ad esempio, al fatto che molti non si muovono da casa, se non accompagnati dal loro cellulare, al fine di non interrompere la conversazione permanente via sms, oppure dal loro ipod, dal quale ricevere, a intervalli regolari, la dose di sensazioni musicali. b) Legata all ascolto, emerge poi la questione del linguaggio: se / come vengono recepiti alcuni concetti fondamentali, quali risurrezione, salvezza, peccato? 3. Un secondo aspetto della comunicazione della fede, connesso alla questione ora indicata, concerne gli educatori. a) A proposito, insieme ai sollevati problemi dell ascolto e del linguaggio, non si può trascurare il tema della formazione dei formatori. Una formazione approfondita che, insieme ai metodi di comunicazione e ai contenuti della fede, riguardi anzitutto un rendersi familiari al vangelo, un acquisirne i criteri per valutare la realtà. b) Nel contesto, uno spazio dovrebbe essere riservato alla qualità delle relazioni tra i catechisti e quanti partecipano agli incontri di catechesi, oltre che quelle, fondamentali, con le famiglie. 2

2. L iniziazione cristiana come processo educativo 1. Una situazione odierna della pastorale dell iniziazione cristiana come mostra uno schema di don Carlo Rocchetta solleva problemi da diversi punti di vista. a) Teologicamente, non c è nessuna ragione che giustifichi l anticipazione dell eucaristia, come prima comunione, rispetto alla cresima. L eucaristia è il vertice dell iniziazione cristiana e il suo centro permanente, non un rito di passaggio. b) Sacramentalmente, la logica che sta dietro a tale pastorale è una sorta di logica scolastica: si riceve il sacramento se si supera l esame. Il sacramento è offerto come premio, alla fine di un corso. Infatti, molti sono convinti che, dopo la prima comunione o la cresima, hanno finito, poiché hanno fatto tutto quello che è stato loro detto di fare. Il termine di riferimento, in tale logica, è il sacramento come meta, a conclusione dell itinerario di preparazione: non ci si prepara alla vita cristiana che precede e segue il sacramento, ma al sacramento in sé e per sé. c) Ecclesialmente, gli iniziati, dopo aver vissuto un dovere loro richiesto, non mostrano, in genere, un vero e proprio senso di partecipazione alla vita della comunità e di corresponsabilità ecclesiale. Sarà molto se alcuni andranno a messa la domenica oppure se una piccola percentuale andrà a confessarsi a Natale o a Pasqua! Una parte di loro si riavvicinerà alla comunità cristiana in occasione del matrimonio, se lo celebreranno in chiesa, oppure in qualche altra circostanza, come la celebrazione di un battesimo o di un funerale. Una parte mai più e in modo deciso. Il paradosso è che un cammino di iniziazione non inizia alla vita cristiana ecclesiale. 2. È chiaro che non esiste una ricetta sicura per uscire dalle situazioni accennate o una soluzione che risolva a breve scadenza i problemi indicati. In maniera assai opportuna, l attuale «ispirazione catecumenale» (OP 40) orienta l attenzione alla vita cristiana integralmente intesa, nel suo intimo legame con i sacramenti. Il rischio, tuttavia, è che mentre si parla dell iniziazione cristiana come processo e non solo come sacramenti da ricevere, di fatto, il discorso si areni nella revisione dell attuale sequenza celebrativa dei sacramenti dell iniziazione. In altre parole, si tratta del pericolo di preoccuparsi simpliciter di pensare e difendere l unica celebrazione dei sacramenti della cresima e dell eucaristia, come prima comunione, trascurando il problema nodale del difficile cammino di fede. a) Gli OP affermano che l iniziazione cristiana è «esperienza fondamentale dell educazione alla vita di fede» e spiegano che essa «ha gradualmente assunto un ispirazione catecumenale, che conduce le persone a una progressiva consapevolezza della fede, mediante itinerari differenziati di catechesi e di esperienza di vita cristiana» (40). In tale contesto, aggiungono: «la celebrazione dei sacramenti dell iniziazione cristiana, seguita da un adeguata mistagogia, rappresenta il compimento di questo cammino verso la piena maturità cristiana» (40). b) I Lineamenta del prossimo Sinodo dei Vescovi affermano incisivamente che «Battesimo, Cresima ed Eucaristia vengono visti non più come tre sacramenti separati, ma come le tappe di un cammino di generazione alla vita cristiana adulta, all interno di un percorso organico di iniziazione alla fede» (18). Le domande che chiudono il capitolo, in cui si trova il passo citato, invitano a riflettere e come mostrano alcune riportate di seguito in modo esemplificativo a cogliere il cuore del problema. «Quanto l esperienza dell iniziazione cristiana degli adulti è stata assunta come modello per ripensare i cammini di iniziazione alla fede nelle nostre comunità?» (domanda 8). «Come il catecumenato battesimale ha ispirato una revisione dei percorsi di preparazione ai sacramenti, trasformandoli in itinerari di iniziazione cristiana, capaci di coinvolgere in modo attivo i vari membri della comunità (in particolare gli adulti), e non soltanto i vari soggetti interessati? Come le comunità cristiane si pongono al fianco dei genitori, in un compito di trasmissione della fede che si fa sempre più arduo?» (domanda 11). «Quali evoluzioni ha conosciuto la collocazione del sacramento della Confermazione, dentro questo itinerario? In seguito a quali motivazioni?» (domanda 12). 3

c) Un approfondimento del problema dell iniziazione cristiana conduce, quindi, al vissuto di fede della comunità. 3. Dall itinerario di iniziazione al vissuto della comunità credente 1. Quanto detto in precedenza chiede di essere inserito nel quadro di un recupero della pastorale degli adulti come forma ordinaria e primaria dell azione pastorale della Chiesa. La preferenza nei confronti dell evangelizzazione degli adulti e del loro vissuto di fede non va intesa, ovviamente, in termini alternativi o addirittura di settorializzazione della pastorale, ma come indice di una comunità che fa di tutto per essere adulta nella fede, nella consapevolezza che solo in tale direzione può essere in grado di iniziare e accompagnare i propri membri verso l esistenza cristiana. a) Ad esempio, nel Rito del battesimo dei bambini, la comunità adulta appare addirittura indispensabile, dal momento che i neonati, incapaci di fede consapevole e di impegno responsabile, sono battezzati nella fede della Chiesa, che li accoglie e si impegna ad accompagnarli per tutto il cammino della loro esistenza cristiana. Sono battezzati, altresì, nella fede dei genitori/padrini che li presentano alla comunità e si assumono la responsabilità di aiutarli a crescere nella vita battesimale, loro concessa in dono. b) I menzionati Lineamenta del Sinodo scrivono: «il campo dell iniziazione è davvero un ingrediente essenziale del compito di evangelizzare. La nuova evangelizzazione ha molto da dire su di esso: occorre infatti che la Chiesa continui in modo forte e determinato quegli esercizi di discernimento già in atto, e allo stesso tempo trovi energie per rimotivare quei soggetti e quelle comunità che mostrano segni di stanchezza e di rassegnazione. Il volto futuro delle nostre comunità dipende molto dalle energie investite in questa azione pastorale e dalle iniziative concrete proposte ed attuate per un suo ripensamento e rilancio» (18). 2. Una prima via per la crescita della comunità, per il suo vissuto adulto nella fede, sta nel Vangelo, nel radicarsi in esso e nel porsi al suo servizio. a) Due passi del concilio Vaticano II dicono incisivamente il legame tra ascolto del Vangelo e azione dello Spirito del Signore. Il primo si trova nella costituzione dogmatica sulla Chiesa: questa afferma che lo Spirito Santo «con la forza del vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo» (LG 4). Il secondo, nella costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, fa gettare lo sguardo sul dinamismo articolato dell ascolto e della diffusione del Vangelo, dicendo che grazie allo Spirito Santo «la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo» (DV 8). b) I Lineamenta, mentre riflettono sulla fatica del discernimento nella Chiesa primitiva, osservano che, oggi come allora, «l azione di evangelizzazione esige un analoga, simmetrica e contemporanea azione di discernimento» (3). Dopo, orientano l attenzione verso «l esigenza di individuare nuove espressioni dell evangelizzazione per essere Chiesa dentro i contesti sociali e culturali attuali» (9). Infine, meditando sull esortazione rivolta ai cristiani in 1Pt 3:15-16, sottolineano la necessità di pensare «uno stile globale, che abbraccia il pensiero e l azione, i comportamenti personali e la testimonianza pubblica, la vita interna delle nostre comunità e il loro slancio missionario, la loro attenzione educativa e la loro dedizione premurosa ai poveri, la capacità di ogni cristiano di prendere la parola dentro i contesti in cui vive e lavora per comunicare il dono cristiano della speranza» (16). 3. Una seconda via, per il vissuto adulto della comunità, è l eucaristia, quale fonte, stampo, per le relazioni nel popolo di Dio. a) La nota pastorale, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, dice: «la vita della parrocchia ha il suo centro nel giorno del Signore e l Eucaristia è il cuore della domenica Ci sembra molto fecondo recuperare la centralità della parrocchia e rileggere la sua funzione storica concreta a partire dall Eucaristia» (8). 4

b) Una domanda riguarda l autenticità del vissuto che scaturisce dalle celebrazioni eucaristiche. I fedeli vogliono parlare con uomini che, dopo la messa, vedono con gli occhi di Gesù, che amano con il suo cuore e che sanno, per esperienza, che il Padre ascolta ogni suo figlio che grida nel bisogno. 5