SERBIA AGGIORNATO AL I SEMESTRE 2009



Documenti analoghi
Economia. Crescita PIL % PIL % PER SETTORE -4,0. Popolazione: 7,5 milioni circa. Capitale: Belgrado, 1,6 milioni ab. circa

FLASH SULL ANDAMENTO CONGIUNTURALE IN CROAZIA NEL 2013

Dati generali e indici di rischio

FLASH SULL ANDAMENTO CONGIUNTURALE IN CROAZIA NEL 2013 E NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2014

UNGHERIA CONGIUNTURA ECONOMICA E COMMERCIO ESTERO

Resta vivace il ciclo delle esportazioni modenesi nel 2 trimestre del 2006 I quantitativi esportati settore per settore ed i mercati di destinazione

INTEGRAZIONE INTERNAZIONALE E OCCUPAZIONE IN ITALIA

Commercio estero e attività internazionali delle imprese 2014

UNGHERIA CONGIUNTURA ECONOMICA E COMMERCIO ESTERO. Gennaio-Settembre 2013

COMMERCIO CON L ESTERO

Ambasciata d Italia Zagabria

Istituto nazionale per il Commercio Estero. Nota Congiunturale PARAGUAY

Internazionalizzazione delle imprese

ANDAMENTO DEL COMMERCIO ESTERO NEL VERBANO CUSIO OSSOLA NEL 2012

UNGHERIA CONGIUNTURA ECONOMICA E COMMERCIO ESTERO. Gennaio-Giugno 2015

COMMERCIO CON L ESTERO

ESPORTARE NEGLI STATI UNITI LODI 22 GIUGNO 17

UNGHERIA CONGIUNTURA ECONOMICA E COMMERCIO ESTERO. Gennaio-Giugno 2014

3. Il Commercio Internazionale

IL COMMERCIO ESTERO IN PROVINCIA DI UDINE anno 2015

Bollettino Mezzogiorno Sicilia

ESPORTAZIONI NEL VERBANO CUSIO OSSOLA: LE VENDITE ALL'ESTERO DIMINUISCONO DEL 34% NEL 2009

SLOVENIA Opportunità per le imprese italiane

Bollettino Mezzogiorno Sardegna

Bollettino Mezzogiorno Sicilia

Bollettino Mezzogiorno Sardegna

IL COMMERCIO ESTERO DELL ITALIA NEL I TRIMESTRE 2012

Bollettino Mezzogiorno Sicilia

Bollettino Mezzogiorno Sicilia

IRE - Rapporto mensile

Crisi economica e manovra di stabilizzazione Quali effetti per l agroalimentare?

13. SCAMBI CON L ESTERO

NOTA SUL SETTORE MODA: INDUSTRIA DELL ABBIGLIAMENTO E DELLE CALZATURE IN SERBIA

Bollettino Mezzogiorno Basilicata

SLOVENIA Flash Report

Bollettino Mezzogiorno Basilicata

IRE - Rapporto mensile

Dott.ssa Vesna Stajic, FDI Advisor. Milano -Febbraio 2013.

Bollettino Mezzogiorno Puglia

Bollettino Mezzogiorno Sardegna

IRE - Rapporto mensile

Bollettino Mezzogiorno Abruzzo

il Commercio Estero in Friuli Venezia Giulia anno 2016

COMMERCIO CON L ESTERO

Bollettino Mezzogiorno Sardegna

Rade Berbakov Primo consigliere Ambasciata della Repubblica di Serbia Roma

12. SCAMBI CON L ESTERO

Capitolo 13 - Scambi con l estero

Russia: Caratteristiche del paese

Bollettino Mezzogiorno Abruzzo

Bollettino Mezzogiorno Basilicata

Bollettino Mezzogiorno Calabria

Il contesto economico nel 2013

I flussi commerciali con l estero III Trimestre 2015

Bollettino Mezzogiorno Sardegna

MEDIOLANUM AMERIGO VESPUCCI

Bollettino Mezzogiorno Sardegna

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI DELLA ROMANIA NEL 2012

Sumadija Industrial & Logistic Park STUDIO PRELIMINARE. Kragujevac Serbia. Treviso 4 Ottobre 2006

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI MILANO

FOCUS Singapore GENERALI DATI RISCHIO PAESE COMMERCIALI RELAZIONI. Popolazione: 5,6 milioni di abitanti. Capitale: Singapore

ESPORTAZIONI DEL VERBANO CUSIO OSSOLA NEL 2010

Rade Berbakov Ministero del commercio, turismo e telecomunicazioni della Repubblica di Serbia

Indice. Lo scenario economico globale. Il posizionamento dell Italia. Le imprese italiane e l internazionalizzazione. Focus Emilia-Romagna e Rimini

ANDAMENTO DEL COMMERCIO ESTERO NEL VERBANO CUSIO OSSOLA NEL 2011

Bollettino Mezzogiorno Lazio

Bollettino Mezzogiorno Puglia

Bollettino Mezzogiorno Basilicata

Bollettino Mezzogiorno Abruzzo

Investire in Serbia. Porta dei Balcani e Ponte per il Mercato Russo

Bollettino Mezzogiorno Campania

Bollettino Mezzogiorno Sardegna

SERBIA RAPPORTO CONGIUNTO (II

INTERNATIONAL BUSINESS VALUE

Bollettino Mezzogiorno Puglia

Bollettino Mezzogiorno Abruzzo

Bollettino Mezzogiorno Mezzogiorno

Bollettino Mezzogiorno Mezzogiorno

Bollettino Mezzogiorno Lazio

Bollettino Mezzogiorno Lazio

Bollettino Mezzogiorno Campania

PATTO PER ATTRAVERSARE LA CRISI. Tavolo tecnico 31 luglio 2012

PATTO PER ATTRAVERSARE LA CRISI. Tavolo tecnico 10 ottobre 2012

Rallentamento strutturale del commercio mondiale

MONTENEGRO. PRESENTAZIONE PAESE Febbraio 2018

COMMERCIO CON L ESTERO

Bollettino Mezzogiorno Mezzogiorno

IRE - Rapporto mensile

4 IL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Bollettino Mezzogiorno Basilicata

I MPR P ESE S I TA T L A IAN A E E MERCA C T A I T E MERGENT N I T Fabio Cassia

Comunicato stampa Mantova, 23 dicembre 2016

COMMERCIO CON L ESTERO

Esportazioni Importazioni Saldi. Gen-Ago Gen-Ago

ICE AGENZIA Ufficio di Skopje. Direttore

Bollettino Mezzogiorno Campania

Bollettino Mezzogiorno Mezzogiorno

IRE - Rapporto mensile

Transcript:

AGGIORNATO AL I SEMESTRE 2009 SERBIA 1. QUADRO MACROECONOMICO Interrompendo la sostenuta crescita degli ultimi otto anni, e riflettendo la crisi mondiale, il 2009 ha fatto registrare in Serbia il peggioramento di tutti i più importanti parametri macroeconomici, tra cui il PIL (meno 2% rispetto al 2008), la produzione industriale (gennaio-maggio 2009 meno 17,1% su gennaio-maggio 2008), il deficit del bilancio statale (previsto all 1,5%), il debito estero ( più 3.6 miliardi dal 2008) e l interscambio commerciale con il resto del mondo (esportazioni ed importazioni rispettivamente meno 23% e meno 30% nel primo semestre). Ciononostante, le riforme volte a mantenere la stabilità del Dinaro, contenere la spesa pubblica e ad attrarre investimenti esteri, ed il perdurante sostegno delle istituzioni finanziarie internazionali, lasciano ben sperare per l uscita del Paese dalla recessione già dal 2010. E sono gli investimenti programmati in due aree del Paese, la Vojvodina e la regione meridionale, a indicare alcune possibili direzioni per lo sviluppo dell economia serba. La regione della Vojvodina è infatti interessata da un processo di delocalizzazione e di privatizzazione di piccole e medie imprese, in particolar modo nel settore agricolo, al quale le aziende italiane guardano con molta attenzione. Il sud della Serbia è, invece, teatro dell accordo, firmato a settembre 2008, tra il gruppo FIAT da una parte e la Zastava e lo Stato serbo dall altra, per la creazione di una joint-venture finalizzata ad un investimento di oltre 700 milioni di euro e che avrà un effetto volano di sviluppo del territorio. L Italia, in qualità di terzo secondo, se si esclude l importazione di energia dalla Russia - partner commerciale della Serbia, svolge un ruolo di assoluto rilievo in questo quadro. Sono circa 200 le aziende italiane presenti in Serbia, per un giro d affari di 2,4 miliardi di euro. E le opportunità sono in crescita, grazie anche a condizioni fiscali ed incentivi economici particolarmente favorevoli per chi delocalizza od investe nel Paese. I settori in cui l attuale presenza italiana è più significativa sono quello finanziario, grazie ai gruppi Banca Intesa-San Paolo, Unicredit e Findomestic, quello assicurativo, grazie a Fondiaria - Sai ed a Delta Generali, e quello manifatturiero- calzaturiero, in cui si segnalano gli stabilimenti produttivi di Pompea, Golden Lady e Calzedonia. In questo contesto dinamico si inserisce l operazione FIAT, che mira alla creazione di un vero polo industriale a Kragujevac, con un obiettivo di produzione di 300.000 veicoli all anno entro il 2011, a cui aggiungere l impatto per le aziende che operano nell indotto automobilistico, e la completa riqualificazione ambientale e dei servizi di un vasto territorio. Guardando alle altre aree, le più rilevanti prospettive di investimenti futuri sono nel settore dell energia, grazie alle importanti potenzialità in particolare nel campo delle rinnovabili, e nel settore delle infrastrutture stradali e ferroviarie, anche grazie ai finanziamenti disposti da Banca Mondiale, BEI, BERS e Commissione Europea (ed all aggiudicazione del Master Plan dei trasporti ferroviari da parte di ItalFerr).

In quest ambito vanno segnalati l avanzamento del progetto di Autostrada Bar - Belgrado, i cui lavori sono iniziati dal versante montenegrino, ed i progetti di sviluppo della corrispondente tratta ferroviaria. Da evidenziare le opportunità nel settore tessile - abbigliamento, grazie alla considerevole tradizione produttiva della Serbia, e dell agroalimentare, specialmente in Vojvodina. Altro settore di stretta attualità è quello dei trasporti aerei, per i quali si apriranno importanti opportunità in ragione della liberalizzazione dei visti turistici per i cittadini serbi che viaggino in Europa dal gennaio 2010. Tra i fattori che concorrono ad attirare l interesse degli investitori italiani figura certamente la centralità della Serbia nella rete di collegamenti infrastrutturali della Regione. Il Paese, grazie anche alla fitta rete di accordi commerciali con i partners dell ex - Jugoslavia, con la Russia e la Turchia, costituisce infatti una porta di accesso privilegiata a questi mercati. Per quanto riguarda i rapporti con l Unione Europea, la Serbia ha dato applicazione unilaterale all Accordo di Libero Scambio: ci si attende che presto possa essere presa un analoga decisione da parte dell UE, spianando in tal modo la strada perché il Paese si candidi alla piena adesione. Per massimizzare le opportunità di investimento e commerciali per l Italia in Serbia, l intensità e la qualità dei rapporti tra le istituzioni dei due Paesi sono state portate al massimo livello. Nel 2009, oltre alle visite del Presidente della Repubblica e del Ministro Frattini, si sono recati in Serbia il Ministro per le Attività Produttive On. Scajola ed il Vice Ministro con delega per il Commercio con l Estero On. Urso, concentrandosi in particolare sui temi dell Energia. È poi stato istituito un Vertice bilaterale annuale a livello di Capi di Stato e Governo, che svolgerà una vera funzione di trampolino per le relazioni economiche. Nella prima edizione, che avrà luogo a Roma il 13 Novembre 2009, saranno firmate numerose intese relative allo sviluppo della cooperazione economica e verranno poste le basi per la realizzazione, nel corso del prossimo anno, di una missione di sistema. Ad essa si aggiungerà un evento di country presentation della Serbia, anch esso dal taglio interdisciplinare, da tenersi in Italia nel 2010. a) Andamento congiunturale e rischio Paese Nel primo semestre del 2009 il PIL della Serbia, arrivato a circa 33 miliardi di euro, ha registrato un calo, secondo le stime del Ministero delle Finanze serbo, del 2%, subendo fortemente la crisi economica. È un dato prevedibile, in contrasto con il ritmo degli ultimi otto anni, che hanno visto il prodotto nazionale aumentare ad un tasso medio del 5,5%. I parametri macroeconomici della Serbia negli anni di transizione prima della crisi (2001 2008) sono in generale caratterizzati da una crescita costante del PIL, dal calo dell'inflazione, da una forte crescita dell interscambio commerciale con l estero, ma anche da un forte deficit nel commercio e da una crescita delle retribuzioni superiore a quella della produttività. Il PIL pro capite, infatti, è passato da 1.723 euro nel 2001, a 4.597 euro nel 2008, come conseguenza della crescita, ma anche dell apprezzamento del dinaro serbo. In termini di percentuale sul PIL, il deficit commerciale è passato dal livello di 7,6% nel 2001, al 18,2% nel 2008.

DATI MACROECONOMICI 2004- I sem. 2009 2004 2005 2006 2007 2008 2009 (I sem.) PIL in miliardi di dinari 1.388,1 1.691,9 1.987,8 2.329,4 2.739,6 2.994 PIL in miliardi di euro 19,1 20,4 23,6 29,1 33,9 30.838 PIL crescita reale, % 8,2 6,0 5,6 7,1 6,0-2,0 Inflazione 13,7 17,7 6,6 10,1 6,8 7,0 Bilancia commerciale, in % del PIL -26,4-20,2-20,4-21,5-24,1 - Deficit partite correnti, in % del PIL -14,1-10,0-13,1-16,5-18,2 - IDE, netti, milioni di euro 776,6 1.244,6 3.492,2 1.844,0 1.856,7 894 IDE, in % del PIL 3,9 5,9 14,4 6,3 5,4 21,0 Debito estero, miliardi di euro 10,4 13,1 14,9 17,8 20,5 68 Debito estero, % del PIL 52,5 62,0 61,4 59,5 60,4 Fonte: Ministero delle Finanze della Serbia Nella struttura del PIL nel 2009 il settore dei servizi rappresenta circa il 66% del totale, seguito da quello industriale e da quello dell'agricoltura, con una forte tendenza di crescita nel settore dei servizi negli ultimi anni. La crescita del PIL dell'8,2%, registrata nel primo trimestre del 2008 è stata tra le più alte tra quelle registrate in Serbia dall'inizio del processo di transizione. Questa espansione rapida è stata causata innanzitutto dalla forte crescita della domanda interna, dalla crescita dei prestiti bancari e dall'ulteriore crescita delle retribuzioni. Il settore dei trasporti e delle comunicazioni è rimasto quello con la crescita più' notevole, seguito dal commercio e dai servizi finanziari. Nella seconda parte del 2008, però, la Serbia ha registrato un rallentamento delle attività economiche, dovuto innanzitutto al calo della produzione industriale e, nell ultimo trimestre, alla crisi economica globale. Nel 2009, il PIL ha registrato un calo che, secondo i dati preliminari del Ministero delle Finanze e dell Ente per la Statistica serbo si colloca tra il 2% ed il 4%. Gli effetti della crisi si sono sentiti fortemente nella regione e nel Paese: i parametri economici della Serbia sono caratterizzati dalle tendenze negative del fine 2008. L industria ha subito i colpi più forti, ma anche le esportazioni, le importazioni, il settore dell edilizia ed il commercio domestico. È presente anche un forte calo della domanda interna ed un significativo deficit fiscale. Secondo le previsioni degli analisti la Serbia registrerà un calo inferiore del 4% nel 2009, se le misure economiche del Governo daranno dei risultati tangibili nei prossimi mesi. Una delle tendenze principali, in vista delle prossime trattative con il FMI, previste per la fine di ottobre 2009, sarà quella di ristrutturare in maniera radicale il settore pubblico. L inflazione si è ridotta rispetto al 2007, passando dal 10,1 al 6,8 nel 2008, nonostante il forte deprezzamento del dinaro negli ultimi mesi del 2008 (cfr Figura 2). Nel primo semestre del 2009, l inflazione ha raggiunto il livello del 6%.

Tassi di crescita del PIL in Serbia (periodo 2001 2008) Fonte: Ministero delle Finanze della Serbia Fonte: Ministero delle Finanze della Serbia La retribuzione nominale netta a luglio 2009 in Serbia è stata 347 euro netti, registrando una crescita del 3,4% rispetto al mese di giugno. Come riportato dall Ente per la Statistica serbo, lo stipendio medio lordo a luglio ammontava a 483 euro, con una crescita del 3,3% rispetto al mese precedente.

I più retribuiti rimangono il settore finanziario (con circa 800 euro netti) e quello della lavorazione del tabacco (circa 700 euro). Anche la retribuzione media nell'industria manifatturiera ha registrato un aumento, ma rimane bassa in termini assoluti. Negli ultimi sette anni le retribuzioni medie lorde hanno registrato una crescita reale superiore ai livelli di crescita della produttività e del PIL reale, generando ulteriori spinte inflazionistiche e la crescita della domanda aggregata e delle importazioni e contribuendo quindi al deficit commerciale. Il mercato delle risorse umane serbo si sta ancora adattando lentamente alla nuova realtà economica: la domanda di personale qualificato cresce più velocemente dell offerta, soprattutto nei settori di management, finanze, marketing e terziario avanzato. Secondo l ultimo sondaggio, il tasso di disoccupazione è passato dal 21,6% nel 2006 al 15,6% ad aprile 2009. La produzione industriale è diminuita nel periodo gennaio - maggio 2009 complessivamente del 17,1% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. I maggiori cali sono stati registrati nel settore della produzione manifatturiera (22,7%) e nel settore dell estrazione (9,0%). Il calo della domanda interna ed estera ha colpito soprattutto la produzione di beni intermedi (-35%). La maggior parte dei principali settori industriali serbi sono anche i principali esportatori del Paese. Di conseguenza, la crisi ha colpito anche in maniera indiretta l economia serba: l industria del metallo e la produzione di macchinari hanno visto dei cali molto forti. Il bilancio statale, dopo un anno in attivo (5,4 miliardi di dinari serbi nel 2005) prevalentemente grazie agli introiti delle privatizzazioni nel periodo 2006-2008 è tornato in deficit. La Banca Centrale serba utilizza dal 2008 la nuova metodologia di calcolo del budget. Nelle previsioni del Governo, il deficit del budget previsto per il 2009 era del 1,5% del PIL, ma secondo alcune analisi economiche potrebbe aumentare fino al 4,5%, come concordato, tra l altro, anche con la Missione del Fondo Monetario a settembre 2009. I risultati della politica fiscale del governo dipenderanno in larga misura dalla capacità di ridurre i sussidi alle aziende di proprietà sociale, di fare grossi tagli nel settore pubblico (si prevede il licenziamento di circa 15.000 impiegati nel settore pubblico nei prossimi anni) e di esercitare uno stretto controllo sulle spese per le pensioni. Il governo serbo, insediatosi nel giugno 2008, considera come prioritari la riduzione dei consumi pubblici ed il proseguimento delle riforme nel settore fiscale. Nel 2009, in uno scenario di crisi economica globale, la priorità del Governo era quella di mantenere la stabilità macroeconomica e di fronteggiare le tensioni sociali, soprattutto nei casi delle aziende privatizzate nelle quali i programmi sociali non hanno dato esiti positivi. A gennaio 2009, la Serbia ha sottoscritto un accordo con il FMI per un prestito di circa 500 milioni di dollari. Un nuovo accordo con il FMI, siglato a maggio 2009, prevede un prestito pari a circa 3 miliardi di euro, condizionato da una politica fiscale restrittiva e tagli sostanziali delle spese pubbliche. Le trattative con il Fondo proseguono fino ad oggi. Il debito estero ammontava a fine giugno 2009 a circa 22,7 miliardi di euro, secondo i dati della Banca Centrale. Nel periodo 2001-2007 il debito estero è cresciuto mediamente del 21% all'anno in euro. Il debito estero del Paese è cresciuto soprattutto per la forte espansione dell indebitamento privato, passato da 2,5 miliardi di euro nel 2003 (21% del debito estero totale) a circa 14 miliardi di euro nel 2009 (68% del debito estero totale).

Struttura del debito estero della Serbia (valori in migliaia di euro) Fonte: Banca Centrale I positivi risultati raggiunti dal Paese in campo economico sono stati riconosciuti anche dagli organismi internazionali. La Banca Mondiale ha classificato la Serbia al primo posto per le riforme economiche volte ad attrarre investimenti esteri, (ed il FMI specificare). Nell ultima edizione del Doing Business Report della Banca Mondiale, tuttavia, l economia serba si trova al 94. Posto. È d altra parte forte il miglioramento nella categoria Registering properties. La crescente fiducia a livello internazionale nell'economia del Paese è stata confermata dal credit rating "BB-" sul credito a lungo termine assegnato al Paese prima dall'agenzia Fitch, e poi da Standard & Poor's, riconoscendo gli ulteriori progressi compiuti. Tuttavia, bisogna rilevare che la Standard & Poor's ha cambiato a marzo 2008 l outlook della Serbia da stabile a negativo a causa del rischio politico durante il processo di secessione del Kosovo. La S & P ritiene che l economia serba subirà un calo del 5% e che il debito pubblico potrebbe arrivare fino al 36% del PIL nel 2011. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha approvato ulteriori 65 milioni di dollari, basandosi sull aumento della quota prevista per tutti i Paesi membri. Insieme ai 542 milioni di dollari, approvati a fine agosto 2009, la Serbia ha ottenuto circa 607 milioni di euro per alleviare le conseguenze della crisi economica e per stabilizzare il budget statale. Come riportato dalla Banca Centrale serba, i mezzi del FMI potranno essere utilizzati per effettuare pagamenti all estero, per ripagare i debiti esteri e per rafforzare le riserve statali di valuta estera. Il tasso di interesse è variabile ed attualmente ammonta al 0,29% a livello annuale. Questo prestito non rientra nell ambito dell accordo di 2,9 miliardi di euro, siglato a maggio 2009.

b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri Interscambio Nel primo semestre del 2009 l interscambio della Serbia con il resto del mondo è ulteriormente peggiorato, mantenendo il trend della fine del 2008, con un calo del 23,0% delle esportazioni, che hanno raggiunto 2,804 miliardi di euro, ed un calo del 30% delle importazioni, che hanno raggiunto 5,388 miliardi di euro. Il saldo commerciale negativo è di più di 2,4 miliardi di euro, un fenomeno strutturale determinato, soprattutto negli anni precedenti, dalla forte domanda di prodotti energetici e di materie prime (ferro e rame) e, per quanto riguarda la capacità di esportare i propri prodotti, dai ritardi del processo di ristrutturazione ed ammodernamento dell industria serba. I principali beni esportati dalla Serbia sono stati abbigliamento, energia elettrica e prodotti ortofrutticoli. L Italia è stata nel primo semestre del 2009 il quarto Paese acquirente della Serbia, con 247 milioni di euro, con un calo del 33% rispetto all'anno precedente, mantenendo la posizione del 2008. L Italia ha scontato negli anni precedenti la notevole crescita degli acquisti dalla Serbia di alcuni stati dell area balcanica (Montenegro e Bosnia Erzegovina), ma anche della Germania. Per quanto riguarda le importazioni, la Federazione Russa continua a dominare tra i fornitori, grazie soprattutto al grande fabbisogno energetico della Serbia, con 709 milioni di euro, in calo del 42,4% rispetto al primo semestre dell'anno precedente. Al secondo posto tra i fornitori della Serbia è la Germania con 667 milioni di euro (+26,6%), seguita dall'italia con 535 milioni di euro (+29,2%) e dalla Cina con 415 milioni di euro (-25%). Nelle importazioni serbe partecipano, in misura minore ma considerevole, anche alcuni paesi dell area quali la Romania, con 174 milioni di euro (-13%), la Bulgaria con 115 milioni di euro (-46%). Da menzionare è anche la Slovacchia, al settimo posto con 153 milioni di euro, unica a registrare una crescita (+13%). Le importazioni serbe sono costituite prevalentemente da semilavorati (60%), seguiti da beni di investimento (22%). Di seguito si forniscono i dati completi relativi all interscambio della Serbia nel periodo gennaio - giugno 2009. Esportazioni della Serbia nel periodo gennaio - giugno 2009 (in migliaia di euro) Pos. Paesi valore Var. % Quota % 1 Bosnia - Erzegovina 331.422-22,3 11,8 2 Germania 314.850-17.4 11,2 3 Montenegro 283.523-3,5 10,1 4 Italia 273.644-32,7 9,8 5 Romania 158.845 48,1 5,7 6 Macedonia 142.664-16,2 5,1 7 Fed. Russa 109.960-41,3 3,9 8 Slovenia 109.894-37,7 3,9 9 Iraq 109.201-3,9 10 Austria 95.646-34,8 3,4 TOTALE 2.804.475-23,0 100

Importazioni della Serbia nel periodo gennaio - giugno 2009 (in migliaia di euro) Pos. Paesi valore Var. % Quota % 1 Fed. Russa 709.105-42,4 13,2 2 Germania 667.407-26,6 12,4 3 Italia 535.048-29,2 9,9 4 Cina 414.594-24,9 7,7 5 Francia 194.322-26,6 3,6 6 Romania 173.783-13,0 3,2 7 Slovenia 155.013-25,1 2,9 8 Slovacchia 153.179 13,4 2,8 9 Ungheria 152.386-49,2 2,8 10 Austria 146.531-24,4 2,7 Totale 5.388.584-29,1 100 Fonte: elaborazione ICE su dati dell Ente per la statistica serbo Andamento delle quote di mercato dei 3 principali Paesi fornitori della Serbia Fonte: elaborazione ICE su dati dell Ente per la statistica serbo

Investimenti diretti esteri Nei primi sei mesi del 2009, secondo i dati preliminari del Ministero delle Finanze, gli IDE in Serbia hanno totalizzato 894 milioni di dollari. Per quanto riguarda la provenienza geografica degli investimenti esteri in Serbia, secondo i dati della Banca Centrale, riferiti esclusivamente agli investimenti liquidi nel periodo 2005-2008, l Austria è risultata il primo investitore con 2,4 miliardi di dollari, seguita da Grecia (1,6 miliardi di dollari), Norvegia (1,55 miliardi di dollari) e Germania (1,2 miliardi di dollari). L Italia è risultata, con 712 milioni di dollari, al sesto posto tra i Paesi investitori (vedi tabella). Se si guarda però ai dati del 2008, l Italia con 486 milioni di dollari risulta il secondo investitore, preceduto soltanto dall Olanda. La struttura settoriale degli IDE nel periodo 2000-2008 mostra che il settore finanziario ha attirato la maggior parte degli investimenti, seguito dal settore delle telecomunicazioni e dei trasporti, dalla produzione chimica, dal settore manifatturiero e dalle operazioni con beni mobili. Investimenti diretti esteri in Serbia nel periodo 2005 2008 (valori in migliaia di dollari) N Paese 2005 2006 2007 2008 2005-2008 1 Austria 201.189 520.356 1.161.096 475.613 2.358.254 2 Grecia 249.536 923.698 336.401 48.456 1.558.091 3 Norvegia 29 1,546.993 3.187 6.135 1.556.344 4 Germania 187.320 905.824 69.530 88.882 1.251.556 5 Paesi Bassi 92.113-214.119-27.958 510.400 360.436 6 Italia 18.316 52.752 155.363 485.884 712.315 7 Slovenia 183.563 201.241 92.856 112.189 589.849 8 Francia 62.347 159.085 84.391 78.345 384.168 9 Lussemburgo 108.885 8.843 241.537 76.147 435.412 10 Ungheria 24.677 244.045 31.494 31,.030 331.246 11 Svizzera 56.990-15.421 96.157 122563 260.289 12 Croazia 40.484 25.240 35.944 143.148 244.816 13 Montenegro 0 12.946 209.288 73.900 296.134 14 Regno Unito 63.330 135.915-26.584 14.536 187.197 15 Bulgaria 655 54.270 46.916 21.884 123.725 Fonte: Banca Centrale della Serbia Investimenti previsti Per i prossimi anni, essendo ormai in via di conclusione il ciclo di privatizzazioni delle aziende piccole e medie, con oltre duemila aziende a capitale sociale vendute dal 2000 ad oggi, il Governo serbo considera la crescita degli investimenti greenfield come una delle priorità da perseguire per lo sviluppo dell economia e per l aumento dell occupazione. La firma, avvenuta a settembre 2008, dell accordo tra la FIAT e la IVECO da una parte e della Zastava di Kragujevac e lo Stato serbo dall altra ha posto le basi per quello che dovrebbe essere il più grande investimento industriale estero in Serbia, non solo dell Italia ma in assoluto, dall inizio del processo di transizione, di circa 800 milioni di euro. All'inizio del 2008 il Governo serbo e il Governo russo hanno firmato a Mosca un accordo quadro per la collaborazione nel settore dell energia. L accordo è stato ratificato nel Parlamento serbo a settembre.

L accordo prevede l impegno delle due parti a concludere tre differenti contratti rispettivamente per l acquisizione da parte di Gazprom del 51% della Compagnia petrolifera serba Nis, al prezzo inizialmente concordato a 400 milioni di euro, con l obbligo della Gazprom di investire ulteriori 500 milioni di euro entro il 2012, per la realizzazione in Serbia del braccio nord del gasdotto South Stream (capacità massima valutata in 10 miliardi di metri cubi all anno, un progetto dal valore complessivo di 10 miliardi di euro) e per la costruzione di un deposito sotterraneo di gas naturale a Banatski Dvor, in Vojvodina, con investimenti complessivi di 1,5 miliardi di euro. Va ancora ricordato che la Banca Centrale serba (NBS) interrompendo una pluriennale moratoria delle autorizzazioni a banche straniere ad operare in Serbia direttamente con proprie filiali, ha dato nel 2008 luce verde all ingresso sul mercato locale della Moskovska Banka, che ne aveva fatto richiesta a novembre 2007. La banca ha iniziato le operazioni a giugno 2009 a Belgrado. Anche un altra banca russa, la Gazprombank, ha dichiarato di voler essere presente in Serbia, dopo la firma dell accordo nel settore dell energia. Il gigante del settore costruzioni ed ingegneria, la Energoprojekt, il produttore di pentole Metalac ed il produttore di farmaci Galenika Fitofarmacija sono le aziende più interessanti rimaste per eventuali acquirenti. La Energoprojekt di Belgrado ha una buona reputazione internazionale, con più del 50% del fatturato generato nei mercati d Africa, Asia, Sud America e Medio Oriente. La Fitofarmacija di Zemun gode di un ottima collaborazione con i principali produttori mondiali, come la Dow Chemicals, la United Phosphorus da un lato, ma richiederà sostanziali investimenti nel caso decidesse di esportare nel mercato dell UE. La Metalac di Gornji Milanovac è detenuta per il 40% dagli impiegati e dal management ed è uno dei migliori produttori di attrezzature per cucine in Europa. Metalac attualmente esporta nell UE, in Russia e nei Paesi della Regione. Tenendo presente gli investimenti pianificati da gruppi stranieri già presenti nel Paese e le concessioni strategiche, nonché la ristrutturazione del settore energetico e delle grande aziende statali, per il 2010 si prevede un andamento degli investimenti che dovrebbe permettere perlomeno di bilanciare il peggioramento del deficit delle partite correnti, anche se la crisi economica potrebbe compromettere e ritardare questi piani. Nei prossimi sei anni, secondo le previsioni del Ministero dell Energia, la Serbia investirà più di 9 miliardi di euro nel settore dell energia, utilizzando mezzi propri e collaborando con partners dall estero. c) Andamento dell interscambio commerciale con l Italia e degli investimenti diretti esteri bilaterali L interscambio commerciale tra Serbia e Italia Nel 2009, secondo i dati pubblicati dall Ente per la Statistica della Serbia, l Italia è risultata il terzo partner commerciale della Serbia, con un interscambio complessivo di 808 milioni di euro, costituito da 273 milioni di euro di importazioni (-32,7% rispetto al primo semestre del 2008) e da 535 milioni di euro di esportazioni (-29,2% rispetto all'anno precedente). Il saldo commerciale a favore dell'italia è stato pari a circa 260 milioni di euro. L Italia è stata nel periodo gennaio giugno 2009 il terzo Paese fornitore della Serbia, preceduto dalla Federazione Russa (ma si noti che la Russia vende al paese essenzialmente gas e petrolio) e dalla Germania, ed il quarto Paese acquirente.

I settori merceologici più rilevanti per il 2009, per quanto riguarda le esportazioni italiane, sono stati: veicoli, macchine d impiego generale, filati, tessuti e altri prodotti tessili, macchine per impieghi speciali e abbigliamento. Per quanto riguarda le importazioni dalla Serbia i settori principali sono stati: abbigliamento, calzature, ferro e acciaio, metalli non ferrosi, e materie plastiche. Va inoltre considerato che una componente rilevante delle esportazioni serbe verso l Italia è rappresentata dalle lavorazioni conto terzi commissionate da imprese italiane, soprattutto nei settori delle calzature, del tessile - abbigliamento e del legno-arredamento, e dalle produzioni effettuate dalle numerose aziende italiane che hanno investito nel Paese. La crescita delle importazioni italiane va quindi interpretata anche come il riflesso di una maggiore tendenza alla delocalizzazione produttiva verso la Serbia da parte del nostro sistema industriale. PRINCIPALI PRODOTTI SERBI ESPORTATI VERSO L ITALIA (in migliaia di euro) n. Categoria merceologica valore Var. % 1 Abbigliamento 66.005-19.5 2 Calzature 41.890-23.8 3 Ferro e acciaio 40.528-47.5 4 Metalli non ferrosi 32.827-39.4 5 Materie plastiche in forme primarie 12.598-63.8 6 Prodotti di caucciù 8.700-21.8 7 Filati, tessuti e prodotti tessili 6.972 91.8 8 Mangime 6.455 64.4 9 Frutta e verdura 5.891-16.9 10 Legno 4.654-37.4 TOTALE 273.644-32.7 PRINCIPALI PRODOTTI ITALIANI IMPORTATI IN SERBIA (in migliaia di euro) n. Categoria merceologica valore Var. % 1 Veicoli 55.042-28.3 2 Macchine d impiego generale 51.633-32.9 3 Filati, tessuti e prodotti tessili 45.014-15.8 4 Macchine per impieghi speciali 43.367-39.0 5 Abbigliamento 34.318-23.8 6 Pelle e pelletteria 27.816-26.1 7 Prodotti di metallo non menzionati 26.381-32.6 8 Prodotti medicinali e farmaceutici 21.374-0.1 9 Apparecchi ed impianti elettrici 19.371-40.1 10 Carta, prodotti di carta 15.867-27.9 TOTALE 535.048-29.2 Fonte: Elaborazione Ice su dati Ente per la statistica della Serbia

Investimenti italiani Pur non esistendo un meccanismo di calcolo completamente affidabile (il Paese investitore è considerato quello dell ultima transazione bancaria) l Italia, con una quota di capitale investito stimata intorno agli 800 milioni di euro, si attesta tra i primi cinque investitori in Serbia. Vi sono circa 200 aziende italiane presenti in Serbia, per un giro d affari di 2,4 miliardi di euro e un livello occupazionale di 18.500 unità. Il numero di aziende italiane che hanno delocalizzato in Serbia negli ultimi anni e quasi triplicato. Nel quadro del processo di privatizzazione, le aziende italiane figurano al secondo posto per numero di aziende acquistate. Settore finanziario Con gli investimenti di Intesa-San Paolo (entrambi presenti prima della fusione) Unicredit e Findomestic, le banche italiane contano oggi su una quota di mercato di circa il 25% dell intero settore bancario serbo. Quanto al settore assicurativo, il Gruppo Generali ha acquistato nel 2006 il 50% della Delta Osiguranjie primo Gruppo assicurativo privato e terzo operatore del mercato e la Fondiaria - Sai nel 2007 ha acquistato in privatizzazione la Compagnia statale D.D.O.R. di Novi Sad che, con una quota di mercato del 30%, è la seconda società assicuratrice in Serbia. La quota complessiva controllata dalle aziende italiane è intorno al 44%. Settore industriale Il settore industriale italiano maggiormente presente in Serbia è quello della maglieria e dell intimo: tra i nomi di maggior peso presenti con propri stabilimenti produttivi si segnalano Pompea, Golden Lady e Calzedonia. Il produttore di intimo Calzedonia ha annunciato inoltre, a settembre 2009, la costruzione di una nuova fabbrica a Sombor che nel 2010 dovrebbe impiegare 500 dipendenti. Altri nomi italiani di rilievo in Serbia sono Adige Bitumi nel settore stradale (asfalti, bitumi e inerti) Fantoni nel legno-arredamento, Decotra e AcegasAPS nelle multiutilities, Fantini e Ferrariplast nelle costruzioni e prodotti per l edilizia, Amadori nell agro-industria, Applicazioni Elettriche Generali nell elettromeccanica, Mondatori e Giunti nell editoria. Tuttavia, pur se considerevole sotto il profilo del volume complessivo di capitale investito, la proiezione industriale italiana in Serbia resta confinata ad aziende di dimensioni medio - piccole e non tocca come avviene invece per altri Paesi settori strategici dell economia. Da segnalare che la Italferr si è recentemente aggiudicata due importanti gare dell Agenzia Europea per la Ricostruzione (fondi CARDS): il progetto del nuovo ponte ferroviario Zezelj di Novi Sad e la predisposizione del Master Plan dei Trasporti per il Governo serbo fino al 2025. Italferr sta attualmente realizzando lo studio di fattibilità della ristrutturazione della ferrovia Belgrado Bar (Montenegro). Alla già rilevante proiezione dell Italia, a fine settembre 2008 si è aggiunta la FIAT, che ha firmato con il Governo serbo il contratto per la creazione di una newco che ha acquisito gli assets produttivi della Zastava (la compagnia serba con cui FIAT collabora fin dagli anni 50) e la creazione di un vero polo automobilistico, con un obiettivo di produzione pari a 300.000 veicoli all anno entro il 2011.

Con un investimento stimato di 800 milioni di euro, l operazione FIAT proietta l Italia al primissimo posto tra le realtà industriali straniere in Serbia e potrà rappresentare un eccellente volano per le esportazioni delle nostre imprese dell indotto meccanico e della componentistica automotive. Nelle intenzioni della casa di Torino, gli stabilimenti serbi produrranno due nuovi modelli di segmento A (City car) e B, quasi interamente destinati all esportazione. Parallelamente all operazione FIAT - Zastava, ulteriori investimenti saranno effettuati dalla Iveco (produzione di autobus sulle linee della Zastava Kamioni attualmente detenuta al 30% dalla casa torinese) e dalla Magneti Marelli, per un investimento complessivo di ulteriori 240 milioni. 2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale I prodotti italiani dei settori tradizionalmente di punta, come il tessile - abbigliamento, calzature, arredamento, design, sono conosciuti ed apprezzati, ma la loro penetrazione nel Paese è circoscritta ad una ristretta fascia di consumatori, mentre una prospettiva di dilatazione del bacino dei consumatori di tali prodotti è condizionata dalla crescita del potere d acquisto della fascia sociale media, che per ora non è in grado di partecipare al mercato esprimendo una domanda di beni comparabile con gli standard occidentali. Per quanto riguarda i beni d investimento, la mancanza di manutenzione e di aggiornamento tecnologico negli ultimi 10-20 anni, determina una potenziale domanda di impianti e macchinari che sono di necessità vitale per la ripresa e lo sviluppo dell attività produttiva. Le aziende locali guardano con interesse alla possibilità di effettuare lavorazioni per conto terzi che favoriscono i contatti e le collaborazioni con aziende estere. Vi sono pertanto condizioni particolarmente favorevoli per le aziende italiane orientate a delocalizzare le proprie produzioni o ad effettuare investimenti, attratte dalla possibilità di beneficiare di un notevole vantaggio competitivo, per il costo ancora contenuto di una manodopera mediamente qualificata ed i bassi costi di trasporto dovuti alla contiguità geografica del paese rispetto all Italia. Occorre inoltre rilevare l interesse della nostra industria per il settore dell edilizia e delle costruzioni in Serbia. Il settore delle infrastrutture stradali e ferroviarie offre delle opportunità sostanziali, tenendo conto dei finanziamenti da parte della Banca Mondiale, BEI e BERS. Tra i settori che il Governo serbo ha posto come priorità spicca anche quello dell energia costruzione di nuovi impianti e ricostruzione di quelli esistenti (soprattutto l idroelettrico ed il termoelettrico). La qualificata offerta italiana di beni e servizi per costruzioni trova spazi in un mercato locale la cui domanda è sostenuta dalle esigenze sia di ristrutturazione del patrimonio immobiliare che di realizzazione di nuovi edifici. b) Valutazione degli investimenti diretti da e verso l Italia Per quanto riguarda gli investimenti diretti, uno dei settori attualmente più rilevanti, e che può ancora offrire valide opportunità alla nostra industria, appare quello del tessile - abbigliamento, dove si segnalano, oltre agli investimenti già evidenziati nell ambito delle privatizzazioni, alcune importanti operazioni nel settore biancheria intima, di cui uno greenfield, un secondo di acquisizione di una società locale ed un terzo in joint venture con un partner serbo.

Anche in prospettiva, il tessile - abbigliamento va visto come uno dei settori più interessanti per eventuali investimenti, come dimostrato dalla recente decisione di un importante gruppo italiano di realizzare un investimento greenfield a partire dai prossimi mesi, considerando da un lato la nostra specializzazione in questo segmento dell industria e dall altro la considerevole tradizione produttiva della Serbia, che offre una forza lavoro qualificata e che conosce le esigenze qualitative dell industria europea, non solo italiana, ma anche francese e tedesca. Notevoli possibilità sono presenti anche, per gli stessi motivi indicati sopra, nella produzione di calzature e nel legno-arredamento, settori in cui sono in corso numerose e radicate collaborazioni di contoterzismo ed importanti investimenti, di più lunga data nel primo caso, ma rafforzati anche ultimamente da ulteriori espansioni, e più recenti nel secondo, che dimostrano come vi siano ancora potenzialità da sviluppare. È inoltre previsto un considerevole sviluppo del settore delle infrastrutture e dell energia (termo-elettrico, idro-elettrico, energie alternative), alla cui ricostruzione ed ammodernamento partecipano anche i programmi finanziati dagli organismi multilaterali finanziari, quali la BERS, la BEI, la Banca Mondiale, e l Unione Europea. Il Protocollo d intesa, siglato da parte del Ministero dello sviluppo economico italiano e del Ministero dell energia e delle miniere serbo è volto a favorire la collaborazione nel settore dell energia. Nell ambito dell accordo, la Serbia e l Italia hanno individuato alcuni punti chiave per le future collaborazioni: 1. Sviluppo delle fonti rinnovabili cooperazione nel settore idroelettrico. Il protocollo prevede la prossima firma di accordi al fine di facilitare l esportazione dell energia elettrica prodotta in Serbia utilizzando le interconnessioni pubbliche (come quella sviluppata da Terna S.p.A. fra Italia e Montenegro) 2. Sviluppo delle fonti termoelettriche progetti di impianti alimentati a lignite e stabilizzazione di flussi di energia prodotti da fonti rinnovabili, destinati al mercato italiano 3. Cooperazione tra operatori di trasmissione e del sistema elettrico serbo EMS e quello italiano (Terna S.p.A.) realizzazione di linee elettriche di interconnessione con i Paesi confinanti (Serbia, Romania, Macedonia, Montenegro) 4. Cooperazione nel settore delle reti di trasporto di idrocarburi e di gas con particolare riguardo al progetto di oleodotto Paneuropeo (PEOP) Il documento prevede anche una collaborazione strategica tra l Ente statale serbo per la produzione di energia elettrica (EPS) e la Seci Energia S.p.A. Per partecipare con successo alle gare (settori prioritari: le infrastrutture delle comunicazioni, energia e ambiente), è fondamentale conoscere la realtà locale, pianificare i progetti con largo anticipo rispetto alla pubblicazione dei bandi e stabilire preliminarmente rapporti di collaborazione con aziende e con consulenti serbi, che rappresentano spesso un elemento determinante nella valutazione delle offerte e nella definizione delle graduatorie. È pertanto necessaria una pianificazione delle strategie che richiede tempi medio - lunghi e la disponibilità ad impegnare congrui investimenti, anche in termini di risorse umane e di tempo dedicato a conseguire un maggior radicamento in loco. Opportunità da seguire con attenzione sono presenti inoltre nei settori dell agroindustria, che sta emergendo sempre di più come uno dei più appetibili per la nostra industria, dell information technology, settore contraddistinto da una notevole vitalità e da personale qualificato ed a costi concorrenziali rispetto a quelli dell Europa occidentale, e della meccanica strumentale, che vanta una buona tradizione e può contare sulla disponibilità di tecnici e di manodopera specializzata di buon livello.

c) Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico Esistono interessanti possibilità di investimento in settori ad alto contenuto tecnologico, come l ICT, energia, ambiente, meccanica di precisione. Diversi istituti,enti scientifici e centri universitari sono in grado di portare avanti progetti di ricerca e sviluppo, disponendo di personale altamente qualificato e specializzato e con un costo relativamente basso. In Serbia si sente la mancanza del rapporto tra il mondo scientifico e quello delle imprese un fatto dovuto a diversi fattori (la crisi economica, i pochi investimenti nel settore della scienza negli ultimi anni e la mancanza di un quadro istituzionale di tipo occidentale). È necessario, pertanto, creare modelli operativi precisi, individuare partners scientifici e tecnologici e costituire un quadro di interscambio di informazioni e servizi di R & D, utilizzando possibilmente anche fondi europei previsti per tali attività sinergiche. d) Suggerimenti per l attivazione degli strumenti di sostegno finanziario e assicurativo pubblico per SACE e SIMEST La SACE ha riattivato il proprio servizio per le operazioni in Serbia già a partire dal 2002. La collocazione del Paese nella settima categoria rende tuttavia i premi assicurativi particolarmente onerosi, compromettendo così un più esteso utilizzo dello strumento in questione. La SIMEST opera in loco con i suoi ordinari strumenti finanziari, cui si aggiungono due fondi di Venture Capital, il Fondo Jugoslavia e il Fondo Balcani. Tali Fondi consentono una partecipazione (SIMEST + Fondo di Venture Capital) fino a un massimo del 49% delle società locali partecipate da imprese italiane. La BERS, la Banca Mondiale e l IFC dispongono di fondi appositamente stanziati dal nostro Ministero dell Economia per lo sviluppo del settore privato e delle iniziative imprenditoriali in Serbia. Presso tali organismi si registra una disponibilità a trattare le richieste da parte di aziende italiane con la dovuta attenzione, tenuto conto dell origine dei suddetti fondi. Sostegno italiano alle PMI serbe Il sistema produttivo serbo è composto per la quasi totalità da aziende di dimensioni medie o piccole (a volte micro imprese). Le PMI serbe contano per il 34% sul PIL nazionale, impiegano il 66% della forza lavoro occupata e pesano per il 68% sul fatturato complessivo delle aziende, per il 50% sulle esportazioni e per il 51% sulle importazioni. A sostegno delle PMI locali, il Governo italiano ha avviato nel 2005 una linea di credito di 32,25 milioni di euro per l acquisto di macchinari italiani a condizioni particolarmente vantaggiose (tasso di interesse del 4,9% e 8 anni per la restituzione, di cui 2 anni di grazia). I fondi sono stati completamente erogati in meno di tre anni a favore di 90 aziende serbe, che a seguito degli investimenti finanziati con la linea di credito italiana hanno creato 500 nuovi posti di lavoro. Il governo italiano ha recentemente approvato una seconda linea di credito concessionale di 30 milioni di euro. Oltre che alle PMI, tale secondo finanziamento sarà aperto anche alle aziende municipalizzate per l acquisto di attrezzature utili ai servizi cittadini (distribuzione di gas, luce e acqua, monitoraggio ambientale, trattamento dei rifiuti, gestione delle acque reflue).

Con le linee di credito, l Italia dove operano oltre 2 milioni di PMI punta sullo sviluppo delle PMI serbe per facilitare la crescita economica del Paese. Oltre ai settori tradizionali (tessile, abbigliamento, meccanica, agro-alimentare, arredamento) le aziende italiane sono fortemente interessate ad investire in Serbia in altri comparti strategici quali quelli delle energie rinnovabili e delle infrastrutture. 3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO a) Barriere tariffarie Per quanto riguarda le barriere tariffarie, vanno riconosciuti i notevoli passi avanti realizzati dal Paese, pur in presenza di una situazione economica estremamente precaria, caratterizzata dalla difficoltà delle aziende locali, soprattutto di proprietà sociale, di rimettere in moto il proprio apparato produttivo e di rendere competitivi i propri prodotti rispetto alla concorrenza internazionale. Principali accordi in materia di commercio estero ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON LA RUSSIA L accordo prevede la graduale eliminazione delle barriere all esportazione dei prodotti di Serbia e Montenegro verso il mercato russo. L'accordo stabilisce che è il paese importatore che regola le questioni relative all origine dei prodotti, in conformità con i principi dell Organizzazione Mondiale per il Commercio. La lista dei prodotti non compresi dall'accordo sull esenzione da dazio è aggiornato annualmente, e include attualmente pollame, zucchero, cioccolato, bevande alcoliche, sapone, cotone, tappeti, elettrodomestici e veicoli a motore. L accordo in questione è il primo di questo tipo che la Russia ha firmato con alcun paese al di fuori della Comunità degli Stati Indipendenti. Ad aprile 2009 l accordo è stato ulteriormente allargato ed attualmente il 95% delle voci doganali è esente dai dazi. La Serbia ha finalizzato a marzo 2009 un accordo analogo con la Bielorussia. ACCORDO CEFTA (Central European Free Trade Area) - Dicembre 2006. Il CEFTA è un accordo di libero scambio multilaterale, che sostituisce gli accordi bilaterali di libero scambio in atto tra i singoli paesi della regione. In particolare, l accordo sostituisce gli accordi bilaterali esistenti tra i seguenti Paesi: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia, Moldova, Montenegro, Serbia e l Amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo. ACCORDO UE I beni prodotti in Serbia ed esportati verso l Unione Europea sono soggetti a regimi doganali preferenziali. Nel 2000, la Commissione Europea ha introdotto in Serbia le misure commerciali autonome ATM. Queste misure assicurano le esportazioni verso l Unione Europea senza dazi doganali e senza limitazioni di quantità. In aggiunta, l accordo con l Unione Europea ha abolito i dazi doganali e le restrizioni quantitative per l importazione dei prodotti tessili Serbi.

Dal 2009, la Serbia ha iniziato ad applicare unilateralmente l accordo commerciale con l UE. Di conseguenza i dazi d importazione delle merci dall UE hanno subito cali sostanziali oppure sono completamente eliminati. ACCORDO USA Il commercio con gli Stati Uniti è perseguito secondo il Sistema Generalizzato delle Preferenze (Generalized System of Preferences - GSP). Il GSP fornisce attualmente un ingresso preferenziale libero da dazi per oltre 4,650 prodotti, incluso la maggior parte dei beni finiti e semi-finiti e determinati prodotti agricoli e dell industria primaria. Alcuni beni non sono idonei per il regime di esenzione da dazio del GDP, che generalmente include la maggior parte dei prodotti tessili, prodotti in pelle e calzature. La lista dei beni facenti parte del GDP viene revisionata e corretta due volte l anno, tenendo conto delle indicazioni delle industrie statunitensi. ZONE FRANCHE La creazione delle zone franche rappresenta la forma di agevolazione più specifica per gli investitori esteri. In Serbia, sono state create 14 zone franche (ma solamente 3 sono attualmente operative) in prossimità di grandi città o in aree ben collegate, all interno delle quali esistono diversi vantaggi per l avvio di un attività produttiva: le merci importate sono esenti da Iva; le importazioni e le esportazioni da e verso una zona franca non sono soggette alle normali procedure di controllo doganale, né a possibili quote e limitazioni imposte al commercio estero; macchinari, materiali da costruzione e materie prime (se usate per produrre beni finiti per l esportazione) possono essere importate senza dazio; all interno della zona è possibile utilizzare liberamente la valuta estera ottenuta attraverso le operazioni di importazione-esportazione; le zone franche sono considerate extraterritoriali, quindi occorre sottoporsi alle normali procedure e pagare dazio per poter vendere in Serbia i beni prodotti al loro interno. Questa regola non si applica se: almeno il 50 percento del valore del bene è stato prodotto all interno della zona franca (nel qual caso il bene viene considerato serbo a tutti gli effetti, e può liberamente circolare nel paese); il prodotto viene portato temporaneamente al di fuori della zona libera (per esempio, per completare un passaggio della lavorazione) e successivamente vi ritorna. b) Barriere non tariffarie Le barriere non tariffarie che esistono in Serbia possono essere suddivise nelle seguenti categorie: restrizioni quantitative (quote di importazione e di esportazione, la necessità di permessi speciali, accordi bilaterali discriminatori nei confronti di paesi terzi) Dazi non doganali e analoghe misure riferite alle importazioni (depositi richiesti per le importazioni, dazi di compensazione, tasse per ridurre il dazio doganale) Attività dello Stato nel commercio e prassi commerciale restrittiva (sovvenzioni, monopoli statali o di aziende statali, misure di sviluppo regionale o industriale ecc) Procedure doganali ed amministrative (valutazione e classificazione della merce) Barriere tecniche (norme fitosanitarie, standard industriali, di qualità o di sicurezza, norme sull'imballaggio della merce)

Tutte queste misure hanno in comune il fatto di essere poco trasparenti e non evidenti nelle misure legislative che lasciano ampi spazi di ambiguità. Spesso queste norme si applicano in modo non coerente, caso per caso, ed il loro effetto risulta molto più grave di quello dei dazi stessi. Anche l'applicazione delle regole fito-sanitarie spesso crea dei problemi burocratici che implicano grandi ritardi e procedure complicate. Alcune barriere non tariffarie hanno origini più complesse: per alcune merci ingombranti (come il carbone), sono previsti soltanto pochi varchi doganali, con conseguenti ritardi e aumento di costi. L'orario di lavoro degli ispettori (sanitari, veterinari e per esami radiologici) spesso non corrisponde all'orario di lavoro delle dogane, alcuni certificati possono essere ottenuti soltanto in pochi istituti in Serbia. Tutti questi problemi alzano notevolmente i costi del commercio. I certificati spesso sono molto costosi ed, in alcuni casi, il loro costo è superiore al valore della merce in questione. Un altro problema che non è stato ancora risolto del tutto sono i certificati e gli standard tecnici della Serbia che non sono ancora completamente armonizzati con quelli dell'ue. Fino ad oggi, comunque, non sono state rilevate contestazioni significative da parte delle società italiane per quanto riguarda le barriere non tariffarie in Serbia. c) Violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale Negli ultimi anni il processo di adesione al WTO e, quindi, l esigenza di dare attuazione agli accordi TRIPS (Accordi sui diritti di Proprietà Intellettuale relativi al commercio) ha fatto compiere alla Serbia significativi passi in avanti in materia di tutela della proprietà intellettuale e industriale. Per quanto attiene ai produttori video-cinematografici, alle emittenti ed ai creatori di database, la tutela opera se prevista da accordi internazionali o se sussiste la condizione di reciprocità. Al di fuori di queste ipotesi, sono tutelati se il prodotto video-cinematografico o il database è stato realizzato in Serbia o, per le emittenti, se il programma è stato trasmesso dal territorio nazionale. Le azioni relative a violazioni di diritti di proprietà intellettuale e industriale debbono essere intraprese innanzi ai competenti tribunali commerciali o distrettuali (in base allo status della parte attrice). Occorre tuttavia rilevare come né le autorità di polizia, né le autorità doganali, né, infine, la magistratura appaiono in grado di assicurare un adeguato livello di tutela della proprietà industriale ed intellettuale. Per quanto riguarda i diritti di proprietà intellettuale la Serbia, come membro della WIPO (Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale), ha aderito alle convenzioni e ai trattati che regolano tale materia. Gli accordi internazionali in materia ai quali la Serbia ha aderito sono la Convenzione in materia di interpreti, editori discografici ed emittenti e la Convenzione contro la duplicazione non autorizzata di fonogrammi; Accordo WIPO sul diritto d autore; Accordo WIPO su interpretazioni e fonogrammi. La Legge Doganale del 2004 e le ultime riforme nel settore delle dogane sono in linea con un maggiore controllo ed una più efficace tutela del diritto della proprietà intellettuale, in pieno rispetto delle direttive dell UE. Questo si riferisce sia ai controlli alla frontiera che all interno del paese.

d) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese Quadro legale In Serbia sono stati varati negli ultimi anni tutta una serie di provvedimenti volti a creare un clima maggiormente favorevole agli investimenti ed il Parlamento ha approvato numerose e importanti leggi riguardanti la sfera economica. Tra queste vanno ricordate la legge sulle assicurazioni, la legge sulla registrazione delle imprese, la legge sul fallimento, la legge che istituisce l'agenzia per la registrazione delle imprese. Sono inoltre da menzionare l approvazione della nuova Legge del lavoro, e quella di alcuni emendamenti alla Legge sulle privatizzazioni, che hanno portato ad una migliore e più' dettagliata regolamentazione delle procedure di ristrutturazione delle imprese pubbliche, prerequisito indispensabile per poter procedere alla privatizzazione di grandi aziende altamente indebitate o comunque economicamente non vitali. È stata inoltre avviata una riforma fiscale al fine, tra l'altro, di ridimensionare la portata dell'economia sommersa, stimata, da alcune fonti, intorno al 25% rispetto al prodotto nazionale ufficiale. Una particolare attenzione è stata dedicata anche all'alleggerimento della pressione fiscale, attraverso una serie di tagli ad alcune imposte ed una maggiore enfasi sull'imposizione indiretta. La normativa serba in materia fiscale è stata avvicinata e armonizzata a quella degli altri paesi europei, in particolare dopo l introduzione dell Iva nel 2005 con un aliquota standard pari al 18%. Su pochi prodotti (beni e servizi primari, quotidiani e servizi comunali) viene ridotta all 8%. La maggior parte dei servizi di pubblica utilità (sanità, istruzione, ricerca, ecc.) ne sono esenti, così come lo sono i prodotti destinati all esportazione e i servizi per l esportazione. L imposta sui profitti d impresa è pari al 10%. L aliquota è tra le la più basse d Europa ed ha un valore uniforme per tutte le imprese. Ad ottobre 2008 il Governo serbo ha deciso di applicare unilateralmente l accordo commerciale provvisorio con l UE a partire dal 1 gennaio 2009, ma l implementazione ha subito dei ritardi in quanto le leggi necessarie non erano state ancora approvate. Nel frattempo, la legge che prevede il calo dei dazi per alcune voci doganali è stata adottata. La Serbia ha siglato l accordo commerciale e l Accordo di Stabilizzazione ed Associazione (ASA) con l UE ad aprile 2008, ma entrambi i documenti sono stati bloccati da parte dell UE a causa del veto olandese legato alla questione della collaborazione della Serbia con il Tribunale dell Aja. La Serbia ha introdotto rilevanti incentivi a favore delle imprese investitrici, consistenti prevalentemente in sensibili sgravi fiscali. Le imprese investitrici hanno diritto a un periodo di esenzione fiscale di 10 anni se investono in capitale fisso almeno 7,5 milioni di euro e impiegano almeno 100 addetti a tempo indeterminato. Inoltre ogni impresa può ridurre le imposte dovute in misura corrispondente ai salari lordi (comprensivi dei contributi) versati ai dipendenti assunti a tempo indeterminato. I crediti d imposta (derivanti da bonus fiscali non sfruttati nell anno in corso e altro) possono essere sfruttati nell anno successivo, per un periodo massimo di 10 anni. È possibile dedurre gli investimenti in immobilizzazioni dall ammontare imponibile, fino a un massimo del 20 %. La riduzione dell importo dovuto al fisco non può superare il 50%.

Per alcune produzioni e settori (agricoltura, tessile e cuoio, metalli e prodotti in metallo, produzione di macchinari, attrezzatura da ufficio e apparecchi radio-tv, strumenti ospedalieri, motori e veicolo, riciclaggio, video e cinema) questa percentuale può essere aumentata fino all 80%. Le piccole imprese possono dedurre dall imponibile gli investimenti in immobilizzazioni fino a un massimo del 40%, con una detrazione totale dell importo dovuto al fisco non superiore al 70%. Per favorire ulteriormente gli investimenti negli ultimi due anni il Governo ha rinnovato il decreto varato nel 2006 che prevede incentivi finanziari a favore delle aziende che intendono investire in Serbia. Le aziende considerate idonee sono quelle che esercitano attività' produttive o operano nel settore dei servizi internazionali o nel settore della ricerca e sviluppo. Il decreto prevede contributi finanziari da 2.000 fino a 10.000 euro per ogni dipendente assunto a tempo indeterminato, in presenza di operazioni che, a seconda dei casi, prevedano investimenti minimi da 1 a 5 milioni di euro e l'assunzione da 10 a 50 lavoratori. Con 6,1 milioni di euro di incentivi ricevuti, le aziende italiane hanno assorbito oltre il 20% del totale del piano statale a favore di investimenti stranieri. Nel 2007 il Ministero dell'economia serbo ha approvato una nuova legge sulle privatizzazioni che ha reso più rigorose le condizioni per i partecipanti alle gare ed aste pubbliche. La legge, che prevede un controllo delle origini del capitale delle aziende interessate a partecipare nella privatizzazione, prorogherà il termine della privatizzazione fino alla fine del 2008. Nel corso del 2008 ci sono stati molti ritardi nel lavoro del Parlamento, dovuti alla situazione politica ed alle campagne elettorali. Questi ritardi hanno prolungato la ratificazione di molti accordi e crediti dall estero ed hanno rallentato in generale il processo di armonizzazione del quadro legislativo serbo con le direttive dell UE e la WTO. Oltre alle specifiche barriere non tariffarie già citate in relazione alla penetrazione commerciale che rappresentano, più in generale, anche ostacoli alla creazione di un clima favorevole agli investimenti, i principali vincoli all insediamento di imprese estere nel Paese sono i seguenti: Incertezza in relazione al diritto di proprietà ed all uso dei terreni e degli immobili, con conseguenze negative in particolare sugli investimenti e sulle operazioni di privatizzazione. Ciò risulta particolarmente evidente nel settore alberghiero, della grande distribuzione commerciale ed agro-industriale. Mercato finanziario non sufficientemente sviluppato. Elevato livello di burocrazia e complessità delle procedure amministrative, in particolare nel rilascio di permessi urbanistici e di costruzione. Occorre infine dedicare una specifica menzione al settore delle municipalizzate nel quale si sta lentamente sviluppando un quadro legale ed operativo in grado di favorire maggiormente lo sviluppo di accordi e che potrebbe presentare un notevole interesse per le aziende nazionali. Anche in questo settore, comunque, nonostante alcuni segnali positivi, occorre vigilare affinché maturino le condizioni per un più facile accesso da parte delle aziende estere