GEOSFERA OBIETTIVI INDICATORI. Controllare l apporto di nutrienti nel suolo per contrastare l eutrofizzazione e l inquinamento delle acque



Documenti analoghi
INQUINAMENTO DA NITRATI

Acque sotterranee: l analisi conoscitiva in relazione agli impianti ittici, all industria e all agricoltura

Stime costi annuali per la società legati all erosione a livello europeo (SEC (2006) 1165)

Metodologia per la stima dei carichi di azoto (N) di origine agricola della Regione Veneto

17 giugno Suolo e Vegetazione: due elementi strettamente legati e in equilibrio

Condizionalità e attuazione direttiva nitrati in Puglia

LE FUNZIONI DELL AGROECOSISTEMA:

BOLLETTINO NITRATI. ALLEGATO A Bollettino Nitrati. Riferimenti normativi

Il ruolo del monitoraggio delle acque sotterranee per l applicazione della WFD

Risultati della Ricerca

Le aree di ricarica degli acquiferi profondi. Disposizioni per l ambito agricolo

VAS Piano Energetico Ambientale Regionale Misure per il monitoraggio REGIONE MOLISE. Servizio Programmazione Politiche Energetiche

IL SUOLO Centrale nelle Strategie PAC

WP1. Gestione degli apporti fertilizzanti al suolo

Sostanza organica e supporti per la gestione dei suoli

PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE

Carta dell uso del Suolo (Regione Emilia Romagna) Carta dell uso del Suolo (Regione Emilia Romagna)

Gestione sostenibile delle risorse idriche superficiali e sotterranee INQUINAMENTO DELLE ACQUE PROVOCATO DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA

Prospettive dell Agricoltura Conservativa Parma, 5 maggio 2015

La pianificazione di settore nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: elementi di coerenza con il Piano di Gestione

Applicazione della Direttiva Nitrati in Liguria: aziende non zootecniche

Copernicus Climate Change Service (C3S) e E Servizi SNPA

FERTILIZZAZIONE ORGANICA E DIRETTIVA NITRATI in Emilia-Romagna

INDICE GENERALE. COMITATO PARITETICO D INTESA (DPR n. 381/74, art. 8) PROGETTO DI PIANO. (settembre 2004) PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA NITRATI IN LOMBARDIA

IL SUOLO: QUELLO SCONOSCIUTO CHE DOBBIAMO PROTEGGERE. Paolo Giandon

Piero Gagliardo Il processo di desertificazione in Calabria

ASSE II. Obiettivi, articolazione e criticità. Parte I - Agricoltura. Antonella Trisorio Istituto Nazionale di Economia Agraria

Allegato 10 Divieti allo spandimento in ZVN (DM Allegato X - Tabella 3)

differenti vincoli ambientali.

Il CNR affronta tale materia in coerenza con i principi della strategia Europa In particolare, ritiene che la ricerca e l innovazione nel campo

Interazioni tra clima e produzioni zootecniche

? Incerto. Legenda tabelle n/a. Stato attuale della componente ambientale in relazione all'indicatore considerato. Peggiornamento

PARCO NATURALE REGIONALE MONTI AUSONI E LAGO DI FONDI

Perugia, 12 luglio 2019 Contesto ambientale e territoriale dell Umbria

La condizionalità in Puglia

(Recupero dei fanghi biologici in agricoltura) Milano, 27 novembre 2013

Art. 1 (Finalità e oggetto del regolamento)

ALLEGATO A Bollettino Nitrati BOLLETTINO NITRATI

Appunti di Ecologia Applicata all Ingegneria

AgrelanWeb uno strumento per definire la concimazione ottimale

Ottimizzare l uso del Digestato in Campo: l approccio integrato utilizzando le analisi del terreno

Regione Siciliana PIANO ENERGETICO AMBIENTALE REGIONALE DELLA REGIONE SICILIANA MONITORAGGIO. (Misure adottate in merito al monitoraggio art.

IL SUOLO E LA SUA DEGRADAZIONE. Prof.ssa Vignola Maria Carmela

Iniziative nel settore agricolo per la tutela delle acque dall'inquinamento da nitrati

20 maggio 2017 Scienze e Tecnologie agrarie

Comune di SULZANO VALUTAZIONE SOSTENIBILITA AMBIENTALE (V.A.S.)

Strategia Marina (D.Lgs 190/10): il monitoraggio ambientale dell ecosistema marino - costiero delle Agenzie per l Ambiente (Arpa Emilia-Romagna)

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

Estratto dalla RELAZIONE ANNUALE Dipartimento di Sanità Pubblica. Dati di Attività Programmazione Ambiente

DECRETO 6 NOVEMBRE 2003 / N. 367

Annuario Siti contaminati. Autori: Salvatore Caldara, Alberto Mandanici.

L esperienza della Regione Veneto nell utilizzo delle informazioni sui suoli nella programmazione agroambientale

STATO DI QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE IN LOMBARDIA

L utilizzazione agronomica delle deiezioni zootecniche e del digestato

DIRETTIVA NITRATI UN RUOLO PER LE PROVINCE? Milano 17 Novembre 2009 Andrea Azzoni

DAL 1977 UNO SCRIGNO DI BIODIVERSITA

SOMMARIO 1 MONITORAGGIO...2

Bilancio di massa dei ghiacciai

Uso efficiente risorse naturali priorità e sfida dei PSR

IL SISTEMA AMBIENTALE E TERRITORIALE DEL PO

CAMBIAMENTI CLIMATICI E ACQUE SOTTERRANEE

Influenza del cambiamento climatico sulla biodiversità e sugli ecosistemi delle aree Protette

Il Piano di gestione delle acque del distretto Alpi Orientali: contenuti e rapporto con il Piano Regionale di Tutela delle Acque

REPUBBLICA ITALIANA DELLA REGIONE UMBRIA PARTE PRIMA. Sezione II ATTI DELLA REGIONE. DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 7 dicembre 2005, n

Azioni di supporto: banche dati, ricerca e comunicazione Giancarlo Cargioli

Giornata dimostrativa La fertirrigazione con il digestato Azienda Sperimentale Tadini, Gariga di Podenzano (PC), 27 luglio 2010

Processo di urbanizzazione nel mondo

Indicatori agro ecologici: bilancio dell azoto

RAPPORTO DI SCOPING. Documento di Scoping VAS PPGR. Provincia di Lecco. Valutazione Ambientale Strategica del

Sistema della ricerca agricola in Italia e le dinamiche del processo di innovazione

7^ CONFERENZA ORGANIZZATIVA

ALLEGATO N 3. Tabella: Indicatori di valutazione degli Ambiti di Possibile Trasformazione

MONITORAGGIO DELLA QUALITA DELLE ACQUE SOTTERRANEE

QUALI SCENARI PER L AGRICOLTURA?

Progetto SNAC Elementi per l elaborazione della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici

Quadro conoscitivo relativo agli acquiferi sotterranei nei comuni di Bagnolo, Cadelbosco di Sopra, Gualtieri e Novellara. Considerazioni conclusive

RISCHI ED OPPORTUNITÀ DEL

L EVOLUZIONE NORMATIVA SULL UTILIZZO AGRONOMICO DEI REFLUI IN AGRICOLTURA

I fronti d aria. Sono delle superfici di contatto tra due differenti masse d aria: Fronte caldo. Fronte freddo. Fronte occluso. Fronte stazionario

PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE (P.S.R ) AVVISO PUBBLICO. Tabella TEMATICHE

6 Censimento Generale dell Agricoltura 2010:

Unità di INDICATORI INDICATORI INDICATORI misura

Milano, 23 aprile 2009

6 Censimento Generale dell Agricoltura 2010: primi dati provvisori

Controllo dell erosione idrica in ambiente collinare

ACQUE E AMBIENTE MARINO COSTIERO 2012 Inquinamento delle risorse idriche Conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane (Depuratori)

SULLO STATO DELL AMBIENTE INDICE GENERALE

Domande preparatorie esame di ecologia

Il riuso agricolo delle acque reflue urbane: esperienze e prospettive in Sicilia Il ruolo dell ARPA per il riuso delle

SuSAP. web. Uno strumento innovativo per l uso sostenibile degli agrofarmaci

External Communication Report Indicatore VIGNETO di Organizzazione

Elementi di conoscenza su impatti, vulnerabilità ed adattamento

Ambiente, Genoma e Salute Ruolo della Medicina e del Medico

I PRINCIPALI RISULTATI DEL 6 CENSIMENTO GENERALE DELL AGRICOLTURA IN PROVINCIA DI CREMONA ANNO 2010

La ricerca regionale in tema di suolo acqua e territorio

Principali contenuti del Piano Regionale di Tutela delle acque

Indicatori agro ecologici: bilancio dell azoto. Mattia Fumagalli

Quadro conoscitivo relativo agli acquiferi sotterranei nei comuni di Bagnolo, Cadelbosco di Sopra, Gualtieri e Novellara. Considerazioni conclusive

Transcript:

OBIETTIVI Controllare l apporto di nutrienti nel suolo per contrastare l eutrofizzazione e l inquinamento delle acque Valutare l intensità di sfruttamento del suolo agrario Fornire un quadro delle principali attività presenti sul territorio Fornire elementi sul cambiamento climatico in atto attraverso lo studio dei ghiacciai INDICATORI Apporto di nutrienti nel suolo Aree usate per l agricoltura intensiva Uso del suolo Andamento dei ghiacciai alpini

Con il termine geosfera si indica generalmente l insieme dei substrati geologici; in termini ambientali indica i suoli, i sottosuoli, i sedimenti e gli strati rocciosi della crosta terrestre. Il territorio della Lombardia - che presenta fasce altimetriche prevalenti riconducibili alla montagna e alla pianura oltre a molteplici tipologie di copertura del suolo - è caratterizzato da tre categorie maggiormente rappresentative: i terreni agricoli, le aree ad intensa urbanizzazione e le superfici con alto valore di naturalità. La Lombardia è inoltre caratterizzata dalla presenza dei quattro maggiori laghi italiani e da numerosi corpi idrici: le province di Como, Lecco e Varese presentano oltre l 8% della propria superficie in forma di corpi idrici superficiali (laghi e fiumi), e la provincia di Brescia una quota superiore al 5%. Si tratta di una copertura che, oltre a sostenere importanti funzioni di carattere socio-economico, è particolarmente sensibile agli impatti derivanti dalle attività antropiche. Nell arco alpino, infine, è importante rilevare la presenza di ghiacciai, che negli ultimi anni stanno riducendo costantemente la propria superficie sotto l effetto dei cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento del pianeta. Le pressioni sulla geosfera derivano sia dalla concentrazione della popolazione e delle attività economiche in ambiti ristretti, sia dai cambiamenti climatici a livello globale, sia, infine, dai possibili usi del suolo e dal conflitto da essi generato. Da un lato l agricoltura e la coltivazione di inerti influiscono sulla qualità del suolo in ambito rurale, dall altro il sistema socio-economico contribuisce ad aumentare le sorgenti di contaminazione e di degrado nelle aree a forte urbanizzazione. L azione combinata di queste pressioni può limitare molte importanti funzioni del suolo, in primo luogo la capacità di rimuovere i contaminanti dall ambiente; il suolo, infatti, è in grado di smorzare gli effetti negativi derivanti dall immissione di sostanze inquinanti grazie al suo potere assorbente ed all intensa attività biotica che in esso si svolge. In generale, le principali problematiche sono riconducibili all erosione del suolo, alla contaminazione locale e diffusa, alla perdita di suolo per impermeabilizzazione, alla compattazione, alla perdita di sostanza organica, alla perdita di biodiversità, alla salinizzazione ed all instabilità delle masse solide. Nelle aree agricole è il sistema di coltivazione praticato a influire maggiormente sulla qualità del suolo, nonché delle acque superficiali e sotterranee. Le politiche comunitarie relative al comparto agricolo impongono perciò di attivare sempre più spesso pratiche sostenibili al fine di preservare la produttività dei suoli e la qualità delle risorse; ne è un esempio la Direttiva Nitrati (Direttiva 1991/676/CEE), che impone la corretta gestione dei reflui zootecnici al fine di preservare la salute umana e la vita degli ecosistemi naturali. In ambito urbanizzato le problematiche prevalenti sono rappresentate dall impermeabilizzazione del suolo determinata dai settori residenziale, industriale e del trasporto, e dalla contaminazione del suolo dovuta ai processi industriali, ai processi di smaltimento dei rifiuti ed al traffico. Al territorio ad alto valore di naturalità, infine, viene assegnato il compito di compensare - per quanto possibile - le pressioni generate negli altri territori. 122

Apporto di nutrienti nel suolo CONCIMI DI SINTESI: DISTRIBUZIONE AL CONSUMO APPORTO DI AZOTO AL CAMPO DA EFFLUENTI DI ALLEVAMENTO - 2002 Area Tematica: Nome indicatore: Apporto di nutrienti nel suolo Finalità: Valutare l apporto di nutrienti al suolo relativamente ad azoto (N) e fosforo (P) Modello concettuale DPSIR: Pressione Fonte dei dati: ARPA Lombardia, ISTAT, Regione Lombardia, Istituto di Ingegneria Agraria 123

Apporto di nutrienti nel suolo L agricoltura rappresenta la principale fonte diffusa di contaminazione dei suoli e delle acque; una delle pressioni presenti in modo sistematico è costituita dal rilascio nell ambiente di quantità eccessive di sostanze nutrienti ed è riferibile a pratiche agronomiche che prevedono l ampio uso di fertilizzanti, liquami, fanghi derivati dai processi depurativi, compost e reimpieghi aziendali. Le responsabilità attribuibili al mondo agricolo sono spesso riconducibili a pratiche agricole poco razionali. La concimazione chimica, che contribuisce al raggiungimento di elevate rese produttive, va praticata razionalmente e quindi in funzione non solo delle esigenze delle colture ma anche e soprattutto delle caratteristiche del suolo a cui è destinata: in caso contrario si determina un accumulo di elementi nutritivi nel suolo ed il loro successivo passaggio nelle acque superficiali (che provoca l eutrofizzazione dei corpi idrici) e profonde (che produce inquinamento da nitrati in falda). Le quantità di azoto e fosforo immessi nei suoli agrari possono essere valutate mediante l esame della vendita di concimi, presupponendo una ragionevole correlazione tra la distribuzione e il consumo di tali sostanze. L andamento della vendita di concimi nell ultimo decennio mostra per la Lombardia una progressiva tendenza alla diminuzione, con un calo complessivo superiore al 20% delle quantità assolute e del 16% di quelle rapportate alla superficie agraria utilizzata. È un dato positivo, che trova collegamenti con l apporto di nutrienti al suolo da effluenti zootecnici: tale pratica rappresenta in Lombardia una tematica rilevante in ragione della consistenza degli allevamenti e della loro concentrazione in aree ben definite. La Lombardia mostra da anni particolare attenzione all utilizzazione in campo dei reflui zootecnici per limitare le conseguenze derivate dalla presenza sul territorio di allevamenti zootecnici privi o poveri di SAU, con l obiettivo di tutelare la salute umana, le risorse idriche e gli ecosistemi acquatici. La L.R. 37/1993 ed il successivo regolamento attuativo hanno di fatto anticipato il recepimento nazionale della Direttiva 1991/676/CEE (nota come Direttiva Nitrati) avvenuto con il D. Lgs. 152/1999 e con il D. Lgs. 258/2000. La Legge Regionale ha introdotto il concetto di refluo zootecnico come risorsa per le aziende agricole e non più come prodotto inquinante o rifiuto da smaltire. Il refluo zootecnico è fonte di sostanza organica e nutrienti che mantengono e migliorano la fertilità dei terreni e consente il contenimento dei costi di fertilizzazione in alternativa o in integrazione dei concimi di sintesi. Nel quadro di questa prospettiva innovativa le aziende di una certa consistenza sono tenute a presentare un Piano di Utilizzazione Agronomica (PUA) dei reflui zootecnici, onde ridurre il rischio di inquinamento delle acque ed evitare di superare il fabbisogno delle colture: circa l 85% delle aziende lombarde ha ottemperato a tale obbligo e oltre il 60% ha realizzato le strutture per lo stoccaggio dei reflui. Un secondo risultato positivo della normativa riguarda la classificazione del territorio regionale in base al grado di sensibilità ai nitrati; il miglioramento del quadro conoscitivo sull apporto di nutrienti consente attualmente di considerare con maggiore precisione i fattori di pericolo per la salubrità delle acque, e quindi di perfezionare i criteri di definizione della vulnerabilità del territorio. I fattori che concorrono alla valutazione - il carico zootecnico e civile, la qualità delle acque, la capacità protettiva dei suoli e le caratteristiche degli acquiferi sottostanti - sono considerati con pesi differenti in funzione del contesto, e consentono di definire la scala d intensità che meglio rappresenta le differenti realtà territoriali. 124

Aree usate per l agricoltura intensiva SUPERFICI DELL AGRICOLTURA INTENSIVA Area Tematica: Nome indicatore: Aree usate per l agricoltura intensiva Finalità: Quantificare la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) interessata da coltivazioni che richiedono pratiche intensive Modello concettuale DPSIR: Pressione Fonte dei dati: ARPA Lombardia, ISTAT, Regione Lombardia 125

Aree usate per l agricoltura intensiva Si considera intensiva l agricoltura caratterizzata da un massiccio impiego dei fattori di produzione quali l uso ripetuto delle stesse superfici per realizzare più raccolti, il largo impiego di fertilizzanti e prodotti fitosanitari, l utilizzo di tecniche agronomiche di lavorazione e coltivazione tese a garantire la stabilità produttiva ai massimi livelli. L agricoltura intensiva può determinare maggiori pressioni ambientali e quindi aumentare i fattori di rischio per l integrità degli ecosistemi. Le pressioni più sistematiche sono riconducibili alla dispersione dei nitrati in falda e alla eutrofizzazione delle acque superficiali; alla degradazione del suolo derivante da inaridimento, compattamento e destrutturazione; alla perdita di biodiversità floristica e faunistica dovuta, ad esempio, alle monosuccessioni colturali poliennali. È importante quindi conoscere l evoluzione della quota di superficie agricola interessata da pratiche intensive per programmare una sufficiente rigenerazione dei suoli ed il riaffermarsi delle condizioni necessarie alla vitalità degli ecosistemi collegati. In accordo con la linea adottata a livello nazionale - che trova sostegno metodologico a livello internazionale - si considerano superfici interessate da pratiche intensive quelle relative a: - terreni seminativi, con colture di piante erbacee (quali, ad esempio, grano, mais, riso) con avvicendamento non superiore ai cinque anni; - coltivazioni legnose agrarie (quali, ad esempio, melo, pero, vite, olivo) che occupano il terreno per lunghi periodi. Alla somma di queste superfici viene sottratta quella dedicata a coltivazioni biologiche; queste aree, infatti, alla riduzione delle pressioni aggiungono la generazione di impatti positivi che riguardano, ad esempio, la sopravvivenza di specie sensibili che vi trovano rifugio, o il rinforzo della domanda di prodotti ecocompatibili. In Lombardia questo comparto - pur occupando una superficie pari solo al 2% di quella totale agraria - mostra uno sviluppo crescente: nel periodo 1999-2003 le superfici sono infatti più che raddoppiate. Le aree agricole interessate da pratiche intensive si stanno progressivamente riducendo (9% circa negli ultimi sei anni) e anche la quota relativa (SAU intensiva/sau totale) si può stimare in leggera flessione, pur considerando ancora provvisori i dati dell ultimo anno relativi alla superficie agricola totale. Sebbene l andamento del fenomeno vada valutato con prudenza, va considerato come una delle componenti della crescente sensibilità ambientale del sistema agro-forestale lombardo. La riduzione dell'uso di fitofarmaci e di fertilizzanti di sintesi, l'uso razionale dei reflui zootecnici, il ricorso a buone pratiche orientate alla protezione faunistica e alla captazione di inquinanti costituiscono elementi utili per valutare con maggiore precisione le pressioni ambientali dell'attività agricola. 126

Uso del suolo L USO DEL SUOLO NELLE PROVINCE LOMBARDE - 2001 Area Tematica: Nome indicatore: Uso del suolo Finalità: Descrivere l entità e l estensione delle principali attività antropiche e dell uso del suolo rurale Modello concettuale DPSIR: Stato Fonte dei dati: ARPA Lombardia, ERSAF, Regione Lombardia 127

Uso del suolo La caratterizzazione dell uso del territorio regionale può essere rappresentata sinteticamente ricorrendo a otto classi di immediata comprensione. Alle aree più intensamente interessate da fenomeni di antropizzazione appartengono: l urbanizzato, privo di spazi vegetati riqualificati, e il verde urbano (riconosciuto tale se superiore a 500 m 2 ); essi rappresentano i luoghi di maggior concentrazione abitativa, industriale e produttiva. Ai territori utilizzati per l agricoltura appartengono i seminativi (che presentano superficie pari al 40% del territorio regionale) e le aree destinate alla produzione da legno, prevalentemente dedicati alle pratiche agricole ed alla produzione di biomasse. Gli ambienti naturali o scarsamente antropizzati sono rappresentati nelle rimanenti classi (aree idriche, naturali non vegetate e da quelle coperte da vegetazione naturale o da prati e pascoli permanenti). Suddividendo la pianura lombarda in base alla caratterizzazione d uso del suolo su base provinciale, risulta evidente che quattro province (Cremona, Lodi, Mantova, Pavia) sono a vocazione prevalentemente agricola: almeno il 75% del territorio (con punte dell 86%) è impiegato per usi agricoli e per produzione di biomasse. Anche una provincia come quella di Milano - caratterizzata dalla fitta presenza di insediamenti industriali e produttivi - dedica il 49,5% della propria superficie alle attività agricole, presentando nel contempo la quota maggiore a livello regionale di urbanizzato e di aree a verde urbano (oltre il 37%). La situazione della provincia di Varese è piuttosto articolata: oltre un quarto del territorio è costituito da urbano non vegetato e da verde urbano, e nel contempo il territorio è caratterizzato dalla presenza di valori naturali che rappresentano oltre il 60% della superficie, quasi compensando la pressione antropica. Cinque province (Bergamo, Brescia, Como, Lecco e Sondrio) presentano aree a vegetazione arborea naturale e seminaturale di superficie pari o superiore al 50% di quella del loro territorio. La percentuale di maggiore naturalità spetta alla provincia di Sondrio (71%) nella quale, se alle precedenti vengono sommate le superfici di alta montagna, le aree con utilizzazione a basso impatto antropico rappresentano quasi il 95% del territorio. In sintesi, quindi, sei province lombarde sono caratterizzate da un alto tasso di naturalità (Como, Lecco, Bergamo, Brescia, Sondrio e Varese), quattro province sono caratterizzate da un alto tasso di impiego agricolo (Cremona, Lodi, Mantova, Pavia) e una provincia presenta contemporaneamente un elevato tasso di utilizzo agricolo e di pressione insediativa (Milano): tale articolazione dell uso del territorio lombardo indica la differente natura e complessità delle problematiche ambientali da affrontare in fase di programmazione. 128

Andamento dei ghiacciai alpini L ARRETRAMENTO DEI PRINCIPALI GHIACCIAI ALPINI LOMBARDI NEGLI ULTIMI 115 ANNI Area Tematica: Nome indicatore: Andamento dei ghiacciai alpini Finalità: Verificare la presenza di una tendenza nell andamento delle fronti glaciali riferibile al fenomeno dei cambiamenti climatici Modello concettuale DPSIR: Stato Fonte dei dati: Regione Lombardia, ARPA Lombardia 129

Andamento dei ghiacciai alpini Il cambiamento climatico globale - la cui genesi è attribuita anche alle emissioni di gas serra di origine antropica - potrebbe determinare numerose conseguenze sull ambiente, le più temute delle quali sono l innalzamento del livello marino costiero (che minaccerebbe territori con bassa linea di costa), la modificazione delle precipitazioni in termini di intensità e di distribuzione temporale (con conseguenze su boschi ed agroecosistemi), la perdita delle specie animali e vegetali più sensibili alla temperatura del loro habitat (e quindi perdita di biodiversità), la maggior frequenza di eventi climatici eccezionali, quali uragani e mareggiate. I ghiacciai - e in genere tutto l ambiente montano - risentendo in misura sensibile delle modificazioni climatiche anche lievi rappresentano un ottimo indicatore sia di cambiamento climatico generale sia degli effetti di quest ultimo sugli ambienti naturali. Esistono diverse tipologie di ghiacciai: calotte, piattaforme di ghiaccio, ghiacciai vallivi, ghiacciai di circo ed altre masse glaciali minori quali i ghiacciai di pendio, i ghiacciai di canalone, i ghiacciai sospesi e i glacionevati. Tutte queste tipologie si generano per ricristallizzazione della neve, prevalentemente al di sopra del limite delle nevi perenni: la loro origine, evoluzione ed estinzione sono quindi determinate direttamente dagli elementi del clima - prioritariamente precipitazioni e temperature - in rapporto ad altitudine e latitudine. Per effetto della gravità i ghiacciai sono dotati di movimento e si spingono, formando le lingue glaciali, ben al di sotto del limite delle nevi perenni: tanto maggiore è l accumulo di neve nella zona di alimentazione del ghiacciaio, tanto più mite è il clima della zona in cui la fronte si spinge. In tal modo viene assicurata un adeguata fusione e mantenuto un certo equilibrio tra guadagni (precipitazioni nevose, valanghe, congelamento dell acqua a contatto col ghiacciaio) e perdite (fusione, sublimazione, distacchi di valanghe di ghiaccio e deflazione eolica). La differenza tra accumulo (guadagni) e ablazione (perdite), calcolata nell arco di un anno idrologico, costituisce il bilancio di massa di un ghiacciaio. Se, come sta avvenendo da quasi un secolo, il clima mostra una mutazione verso condizioni di più elevate temperature medie, il bilancio di massa non potrà che essere negativo. In Lombardia sono presenti circa 200 ghiacciai, e dal 1913 al 2000 se ne sono estinti almeno 50. La variazione di estensione dei ghiacciai lombardi in meno di venti anni è stata tale da far passare la superficie complessiva dagli oltre 119 km 2 del 1981 ai circa 100 km 2 del 1999. A scala locale, ARPA Lombardia ha avviato il monitoraggio di ghiacciai campione con tecniche di telerilevamento; le immagini satellitari sull area del Ghiacciaio dei Forni (Valfurva) hanno permesso di evidenziare un arretramento della lingua glaciale di oltre 500 m, con una perdita di spessore di varie decine di metri rispetto al 1981. 130