DECRETO 6 NOVEMBRE 2003 / N. 367

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1 DECRETO 6 NOVEMBRE 2003 / N. 367 REGOLAMENTO CONCERNENTE LA FISSAZIONE DI STANDARD DI QUALITA NELL AMBIENTE ACQUATICO PER LE SOSTANZE PERICOLOSE,AI SENSI DELL ART. 3 C.4 DEL D. LGS 11 MAGGIO 1999 N.152

2 OBIETTIVI DEL REGOLAMENTO Obiettivo intermedio del regolamento 2008 uno stato di qualità chimico dei corsi d acqua tale da garantire la tutela della salute umana in conformità agli standard alla tabella 1 colonna B dell allegato A Obiettivo avanzato 2015 un buon stato chimico da raggiungere per l intero ecosistema acquatico in conformità alla tab. 1 colonna A dell allegato A Ai fini della tutela delle acque, per le sostanze pericolose individuate a livello comunitario devono essere fissati obiettivi uniformi su tutto il territorio nazionale. L allegato A definisce, per le sostanze pericolose, standard di qualità finalizzati a garantire a breve termine la salute umana e a lungo termine la tutela dell ecosistema acquatico.

3 SCADENZE ¾1 gennaio 2008 la tabella 1 dell allegato A del decreto 367 /2003 sostituisce l tab. 1 dell allegato 5 del D. Lgs. 152/99; ¾1 gennaio 2021 le concentrazioni delle sostanze PP (pericolose prioritarie)individuate nell Allegato in acque superficiali devono tendere ai valori del fondo naturale per le sostanze presenti in natura e per le sostanze sintetiche allo zero. Le Regioni individuano la presenza di sostanze pericolose: ¾nei cicli produttivi ¾negli scarichi in fognatura ¾nelle produzioni agricole ¾in ogni altro centro di attività che possa determinare situazioni di pericolo attraverso inquinamento di origine diffusa nell ambiente idrico. Le sostanze di cui alla tab. 1 indicate con la lettera P devono essere monitorate mensilmente fino al raggiungimento dell obiettivo di qualità, tutte le altre sostanze possono essere monitorate semestralmente.

4 ACQUE REFLUE INDUSTRIALI 1/2 ¾Per il raggiungimento degli standard di qualità delle acque fissati dall All.to A l autorità competente obbliga le imprese i cui scarichi contengono le sostanze pericolose all adozione delle migliori tecnologie disponibili ai fini della riduzione o eliminazione delle sostanze pericolose e definiscono per le sostanze di cui all all.to A valori limite di emissione più restrittivi di quelli previsti dalla tab. 3 del D. Lgs. 152/99. ¾I titolari degli scarichi che contengono le sostanze di cui all all.to A sono obbligati a porre in essere a proprio carico misure di portata e campionatori automatici per consentire controlli sistematici su ogni scarico industriale. ¾I valori limite di emissione allo scarico devono essere rispettati a piè di impianto e gli scarichi di processo devono essere separati dagli scarichi delle acque di raffreddamento con avvio separato dello scarico delle acque di prima pioggia - Segue -

5 ACQUE REFLUE INDUSTRIALI 2/2 ¾ Nei casi di cui al comma 2 dell art. 36 del D. Lgs. 152/99 l autorizzazione allo smaltimento dei rifiuti liquidi contenenti le sostanze di cui al presente regolamento nell impianto di trattamento delle acque reflue urbane deve prevedere le seguenti prescrizioni : 1. rispetto delle concentrazioni fissate dall autorità competente per ciascuna delle sostanze dell all.to A 2. presenza nell impianto di idonei sistemi di trattamento dedicati e adeguati alle tipologie di rifiuti liquidi da smaltire mediante l uso delle migliori tecnologie disponibili tali da garantire all uscita dall impianto di pretrattamento e all ingresso dell impianto di trattamento delle acque reflue urbane concentrazioni di sostanze pericolose non superiore di un fattore 20 rispetto agli standard di qualità di cui alla tab. 1 dell all.to A al presente regolamento 3. installazione all ingresso dell impianto di trattamento e all uscita del medesimo in corrispondenza con il punto di confluenza con il depuratore di misuratori di portata e campionatori in automatico al fine di consentire l attuazione di controlli sistematici sui reflui in entrata ed in uscita dalll impianto di trattamento 4. adozione di sistemi di stoccaggio di rifiuti liquidi da trattare tali da evitare la miscelazione con i reflui che hanno già subito il trattamento finale; 5. standard gestionali adeguati del processo depurativo e specifici piani di controllo dell efficienza depurativa 6. raggiungimento e mantenimento degil standard e degli obiettivi di qualità dei corpi recettori interessati dagli scarichi dei predetti impianti 7. capacità residua di trattamento 8. fanghi biologici derivanti dagli impianti di depurazione che trattano rifiuti liquidi non possono essere riutilizzati in agricoltura.

6 DECRETO 12 GIUGNO 2003 / N. 185 REGOLAMENTO RECANTE NORME TECNICHE PER IL RIUTILIZZO DELLE ACQUE REFLUE IN ATTUAZIONE DELL ART. 26 DEL D. LGS 152/99

7 Tenuto conto che l acqua è un bene da tutelare ed in quanto tale non deve essere sprecato, è necessario prendere in seria considerazione la possibilità di utilizzare i reflui depurati a scopo irriguo, civile ed industriale alla luce di quanto stabilito dall art. 26 del D. Lgs 152/99 ripreso nel regolamento in oggetto. In esso vengono stabilite le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue Domestiche Urbane Industriali attraverso la regolamentazione delle destinazioni d uso e dei requisiti di qualità al fine di tutelare la quantità e la qualità delle risorse idriche riducendo il prelievo delle acque superficiali e sotterranee, l impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori favorendo il risparmio idrico tramite l utilizzo delle acque reflue. Realizzare tale progetto significa concorrere in modo significativo al risanamento ambientale di quei corsi d acqua dove viene immessa acqua proveniente dalle fognature non solo di natura civile, ma anche industriale. Questa operazione è vantaggiosa non solo per l agricoltura, ma si configura anche come risanamento igienico ambientale dei vari corsi d acqua che diversamente rischiano di essere degradate a fognature a cielo aperto. L azoto ed il fosforo presenti nelle acque depurate e non certo dannosi all agricoltura verrebbero sottratti in buona parte al Lambro, al Po e al Mare Adriatico contribuendo alla diminuzione del fenomeno dell eutrofizzazione. -Segue -

8 Altri vantaggi facilmente intuibili nell uso irriguo di acqua depurata si possono così sintetizzare: ƒ acquisizione per l agricoltura di una risorsa il cui valore è tanto maggiore quanto più scarse o danneggiate sono le fonti primarie; ƒ possibilità di utilizzo di sostanze fertilizzanti disciolte nei reflui civili (azoto e fosforo); ƒ riduzione dell inquinamento microbiologico dei corsi d acqua co conseguenti vantaggi igienico sanitari. Lo scarico in caso di utilizzo di acqua ad uso irriguo si configurerà come scarico su suolo ed in quanto tale soggetto al regime autorizzatorio di cui al D. Lgs. con l osservanza dei limiti di cui alla tab. 4 dell all.to 5 del decreto citato. Uso civile: per il lavaggio delle strade; per l alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento ; per l alimentazione di reti duali di adduzione separate da quelle delle acque potabili Uso industriale: come acqua antincendio, di processo, di lavaggio per i cicli termici dei processi industriali. Le acque reflue recuperate per uso irriguo o civile devono avere le caratteristiche chimico fisiche e microbiologiche di cui all allegato al presente regolamento. Le Regioni individuano un primo elenco degli impianti di depurazione di acque reflue urbane i cui scarichi devono conformarsi ai limiti di cui sopra. Le domande di autorizzazione vengono redatte ai sensi del D.Lgs 152/99

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