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Daniele Grassi Il conflitto siriano e lo spettro dello Stato curdo Pubblicato su: Osservatorio Analitico 1 agosto2012 Sede legale e amministrativa: Palazzo Besso - Largo di Torre Argentina, 11-00186 Roma Sede secondaria: Largo Luigi Antonelli, 4-00145 Roma Web: www.ifiadvisory.com; Mail: info@ifiadvisory.com
IL CONFLITTO SIRIANO E LO SPETTRO DELLO STATO CURDO Il timore che la guerra civile che dilaga in Siria potesse assumere dimensioni regionali sembra ormai essersi concretizzato. Sin dalle prime fasi del conflitto, la Turchia si è posta in prima linea sul fronte anti-assad, facendo pressioni affinché il Presidente siriano lasciasse il potere, consentendo, in tal modo, l avvio di un processo di dialogo nazionale che riportasse ordine e stabilità all interno del paese. Una serie di incidenti transfrontalieri e l abbattimento di un caccia turco da parte della contraerea siriana, lo scorso 24 giugno, avevano contribuito ad alimentare le tensioni tra i due paesi. Lo scarso sostegno mostrato in seguito dalla comunità internazionale aveva però convinto le autorità di Ankara a smorzare i toni, allontanando la possibilità di un intervento militare in ambito NATO. Nelle ultime settimane, tuttavia, sono emersi nuovi elementi di forte preoccupazione per la Turchia. Dalla metà di luglio, infatti, alcuni distretti settentrionali del governatorato siriano di al-hasakah sono finiti sotto il controllo di gruppi affiliati al Partito dell Unione Democratica (PYD), formazione curda siriana, presumibilmente collegata al Partito dei Lavoratori Curdi (PKK). L avanzata dei curdi è stata favorita dallo spostamento di alcune divisioni militari siriane in altre zone del paese, per contrastare l azione dell Esercito di Liberazione Siriano (ELS). La lotta per l autonomia dei curdi, tuttora in corso nel sud-est della Turchia, rappresenta la principale causa di scontri e tensioni nel paese e avrebbe sinora causato circa 40.000 vittime. Le autorità turche compiono frequenti operazioni militari nelle aree in cui la presenza di guerriglieri curdi è maggiore, talvolta spingendosi anche oltre le frontiere con l Iraq (dove il PKK avrebbe alcune delle sue basi). La conquista di alcune porzioni del territorio siriano da parte del PYD ha dunque messo in allerta il governo di Ankara, che teme più di ogni altra cosa l emergere di un fronte regionale unito dei curdi. C è chi sospetta che le autorità siriane abbiano opposto una debole resistenza 1
Daniele Grassi all avanzata dei curdi nel nord del paese, ma la questione appare molto più complessa. La dialettica tra curdi e sunniti siriani dura già da alcuni mesi. L elezione di un curdo, Abdul Basit Sieda, a capo del Consiglio Nazionale Siriano (CNS), evidenzia la forte volontà dei ribelli siriani di coinvolgere nella lotta contro il governo di Assad anche la fazione curda. I risultati sinora ottenuti sono, tuttavia, scarsamente soddisfacenti. Secondo quanto trapelato nelle ultime settimane, infatti, i gruppi curdi siriani avrebbero respinto le molteplici offerte di aiuto avanzate loro dall ELS, preferendo portare avanti la lotta in maniera autonoma. Essi, inoltre, godrebbero del sostegno delle autorità del Kurdistan iracheno, regione autonoma e ricca di risorse naturali. Nell ultimo periodo, i rapporti tra il governo curdo iracheno e quello centrale di Baghdad hanno subìto un deciso deterioramento, in parte dovuto alla decisione del Kurdistan di non sottoporre gli accordi energetici sottoscritti con paesi esteri, all assenso dell autorità centrale. I timori turchi circa la nascita di un fronte unito curdo sembrano essere numerosi. Il 1 agosto si è tenuto un vertice tra il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, e il Presidente del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani, per discutere in primo luogo della questione siriana. Nell ultimo periodo, le autorità di Ankara e quelle curde irachene avevano adottato un approccio di tipo pragmatico, approfondendo i rapporti soprattutto nel settore energetico. La situazione venutasi a creare in Siria, tuttavia, rischia di danneggiare seriamente i rapporti tra Ankara e il governo locale di Erbil. Il 26 luglio, il Primo Ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che sono state già adottate le misure necessarie per contenere la minaccia proveniente dal nord della Siria e non ha escluso l ipotesi di un intervento militare qualora la gravità della situazione dovesse richiederlo. Egli ha, inoltre, paventato la possibilità di dare vita a una zona cuscinetto che assicuri la protezione dei profughi 2
IL CONFLITTO SIRIANO E LO SPETTRO DELLO STATO CURDO siriani che abbandonano il paese, ipotesi già circolata in passato, ma che non aveva trovato il supporto della comunità internazionale. Le tensioni tra Siria e Turchia dimostrano quanto il contesto regionale sia oggi esposto al pericolo di un rapido deterioramento del quadro di sicurezza. Il caso libanese è, a tale proposito, esemplificativo. Gli scontri registrati negli ultimi mesi tra sunniti e alaouiti fanno temere che il governo di Beirut, largamente dominato dal gruppo sciita di Hezbollah, possa risentire più degli altri della crisi siriana. A causa del sostegno offerto al governo di Assad, infatti, Hezbollah appare oggi più debole che in passato e sono emersi gruppi che ne contestano apertamente l autorità (primo tra tutti, il gruppo salafita guidato dallo sceicco Ahmar al-assir, attivo soprattutto nell area di Sidone). L ostruzionismo russo ha sinora impedito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire con decisione sulla questione siriana, inerzia che potrebbe avere effetti deleteri sui già precari equilibri della regione (e, conseguentemente, sulla sicurezza globale). Con già oltre 16.000 vittime, il conflitto siriano rischia di protrarsi ancora per diversi mesi, lasciando dietro di sé degli strascichi che si cancelleranno a fatica. 3