Giovanni Verga Lo scrittore italiano Giovanni Verga nacque a Catania il 2 settembre 1840 e morì sempre a Catania il 27 gennaio 1922. La sua giovinezza si svolse nel periodo risorgimentale e la sua attività di scrittore nel periodo del Regno d Italia, fino alla Prima Guerra Mondiale. Fu anche senatore ed ebbe un importante ruolo per quanto riguarda lo sviluppo della lingua ufficiale italiana. Iniziò la sua attività di scrittore con due importanti romanzi: Una Peccatrice del 1866 e Storia di una capinera del 1871. In queste due prime opere Verga è vicino alle tendenze del romanticismo patetico di quegli anni, cioè di quella moda letteraria di produrre romanzi con storie sentimentali. Già comunque Verga iniziava a mostrare alcuni segni di originalità che poi svilupperà in seguito. Trasferitosi a Milano entrò in contatto con altri ambienti culturali, in particolare quelli della Scapigliatura, cioè quella corrente letteraria che si proponeva di andare
contro il Romanticismo con nuovi argomenti che scandalizzavano con i loro eccessi gli eleganti ambienti borghesi. Tra il 1873 e il 1876 scrisse altri tre romanzi: Eva, Tigre reale ed Eros, nei quali esprime queste tendenze conosciute a Milano. Intanto pubblica anche una raccolta di novelle, Primavera e altri racconti, e nel 1874 una novella intitolata Nedda, che segna una svolta nella produzione letteraria di Verga: per la prima volta l autore infatti non si occupa più di argomenti romantici o comunque ambientati negli ambienti nobili o borghesi, ma di una storia siciliana. In questo stesso periodo in Italia scrittori come Luigi Capuana, amico di Verga, iniziava a diffondere negli ambienti letterari italiani la corrente del Verismo, che, seguendo l esempio degli scrittori naturalisti francesi, voleva che la letteratura ricercasse la verità e riproducesse esattamente la realtà, sia nelle tematiche, sia nelle tecniche della narrazione.
Anche Verga quindi diviene uno scrittore verista, che nelle sue opere letterarie vuole riprodurre in maniera precisa degli ambienti, dei comportamenti sociali dei personaggi e anche vuole, nelle scelte della lingua e nel modo di raccontare, adattare la narrazione a quanto viene narrato: mentre scrittori come ad esempio Manzoni parlavano della realtà storica ma dall esterno, con una tecnica narrativa (tipica dell Ottocento) secondo la quale l autore interviene con i suoi commenti e racconta la storia conoscendola, nei romanzi e nelle novelle di Verga si ha l impressione che la narrazione si sviluppi da sé, in maniera naturale, seguendo i modi di parlare e pensare dei personaggi. Dopo aver scritto nel 1878 e nel 1880 le raccolte di novelle Vita dei campi e Fantasticheria, Verga pubblica nel 1881 il romanzo I Malavoglia, vero grande capolavoro del verismo italiano, nel quale l autore dimostra nuove qualità rispetto alla sua produzione precedente e anche rispetto alla produzione dei suoi contemporanei.
Il romanzo I Malavoglia racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania, e rappresenta personaggi che si trovano nello stesso ambiente culturale e, anche se divisi dalle loro diverse scelte di vita, vengono travolti comunque da un destino negativo al quale non riescono a opporsi: sono i vinti, cioè le persone umili che sono travolte in maniera inesorabile dalla storia. In questo romanzo Verga adotta la tecnica dell impersonalità: nella narrazione l autore si nasconde dietro i suoi personaggi, non interviene con dei commenti personali, lasciando quindi che la storia si racconti da sé in maniera impersonale, senza un punto di vista centrale, facendo emergere il punto di vista di ogni singolo personaggio, i modi di parlare
(anche dialettali) e anche, soprattutto, i modi di pensare e gli atteggiamenti tipici della società che viene rappresentata. Nel romanzo si racconta la storia di una famiglia, soprannominata Malavoglia, che vive ad Aci Trezza commerciando con una barca, chiamata La Provvidenza. Il capo di questa famiglia è Padron Ntoni, che vive presso la casa del nespolo insieme al figlio Bastiano, detto Bastianazzo. Il figlio più grande di Bastiano, Ntoni, parte per il servizio militare e la famiglia perde così uno dei suoi membri più importanti; Padron Ntoni tenta un grosso affare comprando una grossa partita di lupini, da trasportare con la sua barca per rivenderli. La barca però fa naufragio e così la famiglia perde il carico e soprattutto la barca stessa, unica loro fonte di guadagno, inoltre Bastianazzo muore nel naufragio. Le disgrazie della famiglia si susseguo-
no una dietro l altra: il giovane Ntoni torna dal servizio militare completamente cambiato e finisce anche in prigione, un altro nipote muore nelle guerre del Risorgimento, la casa del nespolo va in rovina per i debiti; solo il più giovane della famiglia, Alessi, riesce a risollevare le sorti della famiglia e a dare questa soddisfazione a Padron Ntoni, prima che il vecchio muoia all ospedale: neanche il desiderio di morire nella casa dov era nato sarà dunque esaudito: il vecchio Padron Ntoni vede così distrutti tutti i suoi sogni e ideali dalla storia che avanza. Quando il giovane Ntoni, uscito di prigione, ritornerà al paese, si renderà conto di non poter restare a causa del suo passato, in cui si è auto-escluso dal nucleo familiare rinnegando sistematicamente i suoi valori.
I Malavoglia sono un romanzo corale non con un solo protagonista ma che mette in scena una parte della società (i pescatori della Sicilia), con una visione pessimistica della vita: l autore sottolinea il fatto che le disgrazie debbano essere subite passivamente e vengano una dopo l altra per affondare le sorti di una famiglia intera e in generale dell uomo: mentre in Manzoni la storia è guidata da Dio e si svolge in maniera positiva e anche i momenti tristi hanno un senso nel disegno provvidenziale di Dio, per Verga la storia in maniera inesorabile distrugge tutti gli ideali e i desideri degli uomini. Nel 1889 Verga scrisse un altro romanzo Mastro Don Gesualdo; il romanzo racconta le vicende di un uomo di modeste origini, Gesualdo, che riesce a vincere il suo destino di miseria e diventa ricco, con il matrimonio con la nobile Bianca Trao. Questo evento però non cancella la sua modesta estrazione sociale: persino la figlia Isabella si vergogna del padre. Rimasto solo, Ge-
sualdo muore nel palazzo ducale di Palermo, abbandonato dai suoi e ignorato dalla servitù che si prende gioco di lui. Anche in questo romanzo l ambiente è siciliano (è ambientato a Vizzini) e la lingua rispecchia in modo tecnicamente molto raffinato la realtà che fa da sfondo al romanzo. Verga aveva progettato di scrivere, oltre ai Malavoglia e a Mastro Don Gesualdo, altri tre romanzi ambientati a un livello sociale progressivamente superiore (La duchessa di Leyra, L onorevole Scipioni e L uomo di lusso), che con i primi due avrebbero dovuto formare il ciclo dei vinti, nel quale sono protagonisti coloro che nella lotta per l esistenza sono destinati ad essere sconfitti. Il parziale insuccesso di Mastro Don Gesualdo però scoraggiò Verga che ritornò a Catania, abbandonando il suo progetto. Verga comunque conobbe in vita il successo e la fama, non solo con i Malavoglia, ma anche con vari racconti fra i quali: La Lupa, Cavalleria Rusticana (che fu anche il soggetto di un opera lirica di Pietro Mascagni), Fantasticheria e Rosso Malpelo.