LIFE U-SAVEREDS. Per la conservazione dello scoiattolo rosso e della biodiversità PREMESSA LA BIODIVERSITÀ

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LIFE U-SAVEREDS. Per la conservazione dello scoiattolo rosso e della biodiversità PREMESSA La perdita di biodiversità sia a livello europeo che mondiale continua a ritmi allarmanti e occorre rafforzare gli sforzi di conservazione e tutela delle specie e degli habitat. In Europa, circa un quarto delle specie selvatiche è minacciato di estinzione: il 40% dei Mammiferi, almeno il 15% degli Uccelli e circa il 45% dei Lepidotteri e Rettili. Il tasso attuale di estinzione è 100-1000 volte superiore a quello precedente la comparsa dell'uomo, e questa rilevante perdita di biodiversità ha portato con sé un degrado degli ecosistemi, tale da comprometterne la funzionalità. Tra le specie alloctone (indicate anche come esotiche, aliene o non native), le specie invasive (cosiddette Invasive Alien Species, IAS in inglese), specie la cui introduzione e/o dispersione operata dall uomo al di fuori del loro areale, presente o passato, minaccia la diversità biologica giocano un ruolo chiave in questo processo: esse sono riconosciute come la seconda maggior causa di perdita di biodiversità, seconde solamente alla sottrazione e frammentazione degli habitat. Il crescente numero di invasioni di specie alloctone costituisce attualmente una delle principali emergenze ambientali. Per molti milioni di anni, le barriere ecologiche costituite da oceani, montagne, fiumi e deserti hanno costituito un elemento fondamentale dei processi biologici. La colonizzazione di nuove aree geografiche da parte degli organismi animali e vegetali è avvenuta attraverso processi generalmente lenti di dispersione naturale e questo fenomeno ha rappresentato uno dei motori dell evoluzione. Tuttavia, nel corso degli ultimi cinque secoli, l azione dell uomo ha profondamente alterato tali processi naturali, sia attraverso il trasporto involontario di piante ed animali (come nel caso dei ratti e di molti invertebrati), sia per la diffusione intenzionale di specie allevate o trasportate per gli scopi più diversi (es. a fini ornamentali, per la caccia o la pesca). Lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis), introdotto in Europa dal Nord America, è una delle più note e temute specie alloctone invasive. Ha già avuto un devastante impatto sulle popolazioni autoctone di scoiattolo rosso del Regno Unito e la preoccupazione è che ora che lo stesso fenomeno si possa verificare in Italia. Qui, infatti, la specie alloctona ha già ampiamente colonizzato vaste aree della Lombardia, del Piemonte e la sua presenza in Umbria è una minaccia per la biodiversità forestale di tutta l Italia peninsulare. L Umbria, infatti, ha caratteristiche ecologiche e geografiche peculiari, quali l ampia diffusione di vegetazione prevalentemente naturale con elevata copertura boschiva (che interessa ben il 60% del territorio e che è costituita sostanzialmente da querceti, altamente vocati per lo scoiattolo grigio), l elevato grado di connettività ecologica, la scarsità di barriere ecologiche (es. importanti infrastrutture viarie) e si trova nel cuore della penisola italiana. Tali caratteristiche, unite al fatto che la catena appenninica rappresenta un corridoio di espansione sia verso nord che verso sud, richiedono una risposta gestionale rapida ed efficace. In Umbria, l'impatto dello scoiattolo grigio interessa nel medio-lungo periodo anche importanti settori agricoli locali, quali la viticoltura e la frutticoltura ed altre economie di nicchia, come la castanicoltura, già minacciata per altro da un altra specie alloctona, ovvero il cinipede del castagno. Di conseguenza, un intervento di rimozione dello scoiattolo grigio in Umbria costituisce una misura essenziale per la conservazione della biodiversità a scala nazionale. LA BIODIVERSITÀ

La diversità biologica, meglio conosciuta come biodiversità, è sinonimo di ricchezza, di varietà, della coesistenza di svariate forme di vita, non etichettate come migliori o peggiori, normali o anormali, belle o brutte, ma tutte utili e selezionate nel corso dei millenni. Questa ricchezza è il frutto dei lenti processi evolutivi che, sotto la spinta della selezione naturale, agiscono sulle caratteristiche genetiche e morfologiche delle specie, permettendo così alle forme di vita di adattarsi al cambiamento delle condizioni ambientali. La biodiversità è fondamentale non solo per noi, ma anche per i nostri discendenti e per tutti gli esseri viventi della Terra, è il pilastro della salute del nostro pianeta. Le principali cause che determinano la perdita di biodiversità sono il cambiamento degli habitat, l eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, l introduzione e la diffusione di specie invasive e cambiamenti climatici, in quanto possono alterare in modo irreversibile i delicati equilibri del nostro ecosistema. Tutelare la biodiversità vuol dire anche contrastare il cambiamento climatico, una delle più grandi sfide del 21 secolo. Le principali minacce per la biodiversità Il generalizzato processo di perdita del suolo e cambio della sua destinazione d uso con conseguente perdita, modificazione e frammentazione degli habitat. L eccessivo sfruttamento e inquinamento delle risorse naturali. Le invasioni di specie alloctone, che costituiscono attualmente un emergenza ambientale visti gli effetti negativi sulla biodiversità e sui processi ecologici, i danni economici a numerose attività antropiche e le rilevanti problematiche di carattere sanitario causate da questo fenomeno. I cambiamenti climatici, che agiscono attraverso interazioni complesse, di cui è difficile valutare a pieno la portata, in grado di modificare sia la struttura degli habitat sia le loro funzioni ecologiche, e che hanno influenza negativa soprattutto sulle specie migratrici e sull ambiente montano. La conservazione della biodiversità Conservare la biodiversità significa preservare le specie e gli ecosistemi frutto di milioni di anni di evoluzione. Proteggendo gli ecosistemi naturali, conserviamo anche le risorse e i servizi che essi forniscono all uomo, come ad esempio: l acqua, il cibo, molte sostanze ad azione farmaceutica, le fibre naturali, il legname. I servizi dell ecosistema sono essenziali per le funzioni biologiche di cui beneficia la specie umana e sono forniti gratuitamente dagli organismi viventi. Pensiamo, ad esempio, alla produzione di ossigeno da parte delle piante, al controllo del clima da parte delle foreste, al ciclo dei nutrienti, alla purificazione dell acqua. Ma, la biodiversità continua a perdere pezzi: si stima che ogni giorno scompaiano circa 50 specie viventi. L estinzione è un fatto naturale, che si è sempre verificato nella storia della Terra. Mediamente, una specie vive un milione di anni. Il problema è che attualmente la biodiversità si riduce a un ritmo da 100 a 1000 volte più elevato rispetto al ritmo naturale. Questo fa ritenere che siamo di fronte a un estinzione delle specie superiore a quella che la Terra ha vissuto negli ultimi 65 milioni di anni, persino superiore a quella che ha segnato la fine dei dinosauri. La Strategia europea per la biodiversità

Nel 2011, a partire dalla valutazione dell implementazione del Piano di Azione Europeo e sulla spinta di quanto condiviso a livello globale dalla Convenzione sulla Diversità Biologica, l Unione Europea ha messo a punto la Strategia Europea per la Biodiversità, per proteggere e migliorare lo stato della biodiversità nel prossimo decennio, approvata con le conclusioni del Consiglio Europeo (giugno e dicembre 2011) e del Parlamento UE (aprile 2012). La Strategia Europea verso il 2020 si propone di raggiungere l obiettivo chiave di porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo dell UE per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale. La Strategia è strutturata in 6 obiettivi prioritari e 20 azioni che la Commissione e gli Stati Membri devono mettere in pratica. I sei obiettivi includono: 1 Piena attuazione della legislazione dell'ue riguardante la protezione della biodiversità. 2 Una migliore protezione degli ecosistemi, ed un maggior uso delle infrastrutture verdi. 3 Una maggiore sostenibilità dell'agricoltura e della silvicoltura. 4 Una migliore gestione degli stock ittici. 5 Controlli più rigorosi sulle specie aliene invasive. 6 Un maggiore contributo dell'ue per evitare la perdita di biodiversità a livello mondiale. LE SPECIE ALLOCTONE Le specie alloctone - chiamate anche aliene, esotiche o non-native - sono specie introdotte dall'uomo (volontariamente o accidentalmente) al di fuori del loro areale originario, dove riescono a stabilizzarsi, espandersi ed auto-sostenere le proprie popolazioni nel tempo. Alcune possono non sopravvivere (o sopravvivere solo in cattività), altre riescono ad adattarsi in maniera eccellente al nuovo habitat e qualora riescano a entrare in competizione con le specie locali (autoctone) o a generare impatti sugli ecosistemi locali allora divengono invasive. Le specie invasive possono determinare effetti gravissimi sulle specie autoctone, che molto spesso, a causa della competizione, soccombono e si estinguono, oltre ciò sono in grado di predare, determinare cambiamenti strutturali degli ecosistemi; ibridarsi con specie autoctone e costituire un ricettacolo di parassiti o un veicolo di patogeni. Le specie alloctone invasive sono anche in grado di impattare negativamente i settori produttivi (agricoltura, industria e pesca), le infrastrutture e salute pubblica, e sono considerate causa di detrimento da un punto di vista culturale, paesaggistico ed estetico nelle aree in cui si stabiliscono. Negli ultimi decenni, a causa della globalizzazione, il sempre maggior volume di scambi commerciali a livello globale e la circolazione delle persone (turismo, immigrazione, lavoro), hanno aumentato notevolmente la probabilità di introdurre specie alloctone, incrementando, così, il rischio di impatti negativi da parte di queste. La globalizzazione delle economie sta determinando un tasso di invasioni biologiche molto più alto che in passato, con gravissimi impatti. Si calcola che il numero di specie invasive sia cresciuto del 76% in soli 30 anni, e questo ha portato i massimi organismi internazionali che si occupano di biodiversità a sottolineare l urgenza di attivare misure più efficaci di controllo di questa minaccia. Le specie alloctone invasive sono probabilmente la prima causa di estinzione di specie animali al mondo negli ultimi secoli, corresponsabili del 50% dei casi noti di estinzione, e unica causa di estinzione in 1/5 dei casi.

Le specie alloctone invasive causano anche perdite economiche enormi, stimate in Europa in oltre 12 miliardi di Euro all anno. Alcuni esempi di specie animali invasive presenti in Italia La nutria E un grosso roditore (può arrivare fino a 10 kg) originario del bacino del Rio delle Amazzoni in America meridionale. La nutria è stata introdotta in Europa per il suo utilizzo nell'industria conciaria (in Italia negli anni 20 del secolo scorso). A cavallo tra gli anni 70-80 del secolo scorso vi fu una forte crisi del settore; gli allevamenti costretti alla chiusura, liberarono, di fatto, le nutrie allevate. Questo roditore è, ad oggi, una specie aliena invasiva che è andata ad occupare una nicchia ecologica libera nel nostro paese ed in altri paesi europei ed è responsabile di notevoli impatti diretti sull'agricoltura (consumo di giovani plantule di cereali), sulle infrastrutture idrauliche (scavi di gallerie su argini e canali), su talune specie di piante acquatiche alterando i relativi ecosistemi e su specie di uccelli nidificanti a terra (per predazione di uova e pulcini). La zanzara tigre Originaria del sud-est asiatico, questa zanzara ha sfruttato i trasporti commerciali umani per diffondersi in molte zone del mondo: nella metà del XX secolo si diffuse in Africa e nel Medio Oriente e a seguire nel continente sudamericano, negli Stati Uniti d'america, in Oceania e, per ultimo, in Europa. I primi esemplari riprodotti in Europa sono stati ritrovati in Albania (databili 1988), mentre in Italia ha fatto la sua comparsa 10 anni dopo, a Genova, in un deposito di pneumatici usati, importati dall'estero. Oggi la ritroviamo in tutta la penisola (alta diffusione nelle città romagnole, principalmente nei comuni del ravennate), così come in Francia, Spagna e Svizzera. La diffusione è capillare anche in tutte le città portuali europee. Il punteruolo rosso Responsabile di seri danni alle coltivazioni della noce di cocco nell'asia sudorientale, tramite il commercio di piante infette ha raggiunto quasi tutti i paesi del bacino meridionale del Mar Mediterraneo. I trattamenti chimici di eliminazione richiedono l'impiego di insetticidi sistemici e una diagnosi precoce dell'infestazione; trattamenti curativi tardivi, oltre ad essere inutili per risolvere l'attacco nella pianta infestata, sono anche di scarsa efficacia. L'impiego di antagonisti naturali è ancora in fase di studio e al momento non ci sono ancora prospettive di applicazione significative. La gambusia È un pesce tropicale di piccole dimensioni, nativo dei bacini del golfo del Messico (Mississippi), acque dolci e salmastre, lente e paludose. È stato introdotto in Italia a partire dalla prima metà del XX secolo, intorno agli anni 20-30 nella speranza che potesse contribuire ad eliminare le uova di zanzara di cui si ciba. A tal fine, le Aziende Sanitarie incoraggiarono l'immissione di questa specie nei laghi, pozze d'acqua, fontane e stagni. Oggi, la sua capacità di essere uno strumento di difesa contro le zanzare è messa in discussione, mentre è stato accertato il danno ecologico che crea minacciando la sopravvivenza delle specie native. I danni sono legati alla competizione con gli altri pesci e crostacei, e alla predazione di insetti nativi. Inoltre la gambusia è un potenziale ospite di parassiti, che vengono poi trasmessi ai pesci autoctoni.

Il gambero rosso della Louisiana Originario dell'america del nord, e più precisamente della Louisiana, in Italia fu importato in Toscana per un tentativo di commercializzazione. Si è poi diffuso, dopo esser sfuggito al controllo degli allevamenti, anche in alcune zone del Lazio, dell'umbria, del Piemonte, dell'emilia, della Lombardia, della Calabria e del Veneto. Particolarmente tollerante ai cambiamenti ambientali e di costituzione robusta, questa specie sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del gambero di fiume italiano. Queste caratteristiche gli valgono il nome di gambero killer con il quale è noto nelle regioni centro-settentrionali d'italia dove la sua espansione è cominciata soprattutto a partire dagli anni '90. La tartaruga dalle orecchie rosse È la piccola tartaruga originaria della Florida che si trova spesso nei negozi d'animali e nei mercati. Se nutrita adeguatamente, può diventare molto grande, fino a 30 cm, e a quel punto spesso viene liberata perché difficile da gestire in un ambiente domestico. In Italia è stata introdotta anche a fini ornamentali nei laghetti e stagni dei parchi urbani. Questa specie provoca seri danni all'ecosistema poiché predatore di invertebrati e delle loro larve oltre che di anfibi, pesci e uccelli acquatici. È inoltre ritenuta concausa della diminuzione degli esemplari dell'autoctona Emys orbicularis. Si stima che in Italia ogni anno giungano circa 900.000 testuggini l'anno e l'abnorme diffusione degli esemplari, negli specchi, corsi d'acqua, finanche nelle fontane e laghi dei parchi pubblici è dovuta esclusivamente al continuo rilascio di esemplari adulti o subadulti. Lo scoiattolo grigio In Italia è presente in cinque regioni: 1) Piemonte, dove la specie è stata introdotta nel 1948, ed occupa ad oggi più di 2000 km 2 tra le province di Torino e Cuneo; 2) Liguria, dove è stata introdotta nel 1966 presso il parco pubblico di Nervi (Genova); 3) Lombardia dove la specie è localizzata prevalentemente nella porzione centro-occidentale della regione; 4) Veneto, intorno alla città di Padova; 5) Umbria. Qui si è diffuso, probabilmente dai primi anni del 2000 e risulta essere molto abbondante nella porzione ovest del capoluogo umbro (Monte Malbe), ma la sua presenza è segnalata in quasi tutta l'area urbana e peri-urbana della città di Perugia, dove è riuscito a colonizzare anche diversi parchi cittadini. La presenza dello scoiattolo grigio in Umbria, rappresenta una potenziale minaccia per la conservazione dello scoiattolo rosso, e più in generale per la biodiversità forestale, di tutto il centro Italia. Ma quali sono i meccanismi che portano alla sostituzione tra le due specie? La sostituzione dello scoiattolo rosso da parte dello scoiattolo grigio è basata sulla competizione per lo spazio e per le risorse tra le due specie. Le due specie occupano una nicchia ecologica simile: entrambi sono arboricoli e diurni, consumano le stesse risorse e producono un numero simile di piccoli negli stessi periodi dell'anno. Inevitabilmente, la sovrapposizione della nicchia determinerà, due tipologie di specie: l una forte vincente, lo scoiattolo grigio, e l altra debole, lo scoiattolo rosso. Per questo, dove arriva lo scoiattolo grigio molto spesso lo scoiattolo rosso si estingue. Nel Regno Unito, la presenza di un poxvirus (per il momento mai riscontrato in Italia) ha facilitato e accelerato tale processo. Fin dalla sua introduzione in Gran Bretagna lo scoiattolo grigio, oltre ad aver provocato la sostanziale riduzione dello scoiattolo rosso, ha causato ingenti danni alle superfici forestali tramite l azione di scortecciamento (detta bark-stripping) su tronchi e rami degli alberi.

Il caso britannico Lo scoiattolo grigio è stato introdotto in Gran Bretagna molto prima che in Italia. La prima introduzione di cui si hanno riscontri certi è datata 1876, quando alcuni individui furono rilasciati nel Cheshire per scopi ornamentali. Da quell anno si verificarono diverse introduzioni e traslocazioni in tutta la Gran Bretagna fino al 1929 alcune con animali provenienti direttamente dal Nord America, in altri casi a seguito della cattura di animali in Inghilterra e il loro rilascio in altre aree. Dal 1937 venne vietata l importazione della specie con il documento Grey squirrel prohibition of importation and keeping order. In Irlanda, l'introduzione ha avuto luogo nel castello di Forbes, contea di Longford (porzione centrale dell isola) nel 1911, quando sei coppie vennero rilasciate, anche in questo caso per motivi ornamentali. Nelle Isole Britanniche, nonostante gli sforzi profusi per l eradicazione, lo scoiattolo grigio si è diffuso senza sosta. In Inghilterra ed in Galles, lo scoiattolo rosso era ampiamente diffuso prima dell introduzione del grigio, mentre ora la sua presenza è limitata a poche aree circoscritte. Nel corso degli anni, infatti, con il procedere dell espansione della specie alloctona, l areale del rosso si è andato progressivamente contraendo, fino ad oggi, con un serio e concreto pericolo di estinzione per lo scoiattolo nativo. L area considerata come roccaforte per la conservazione dello scoiattolo nativo è la Scozia occidentale, dove si ipotizza esser presente il 75% dell intera popolazione britannica, stimata in soli 160.000 individui circa in totale. Di contro, nell intera isola si stimavano, nel 2003, circa 3 milioni di scoiattoli grigi. Per combattere questa minaccia e scongiurare il rischio di estinzione del rosso, in Gran Bretagna e sono attivi intensi programmi di controllo, realizzati con esche avvelenate, trappole e con lo sparo. I costi associati alle specie aliene invasive Per quanto riguarda l'unione Europea è stato stimato un costo relativo alle specie aliene invasive di almeno 12,5 miliardi di euro/anno7, che sembra per altro essere un importo fortemente sottostimato. Dal momento che molti paesi cominciano solo ora a documentare e registrare i costi degli impatti prodotti dalle specie invasive, le cifre future, sia per questo, sia per il fatto che siamo di fronte ad un fenomeno in continua espansione, saranno molto più importanti. A titolo di esempio si evidenzia che l impatto economico derivante dall introduzione di gamberi alloctoni in Italia è stato stimato in almeno 150.000/anno. La nutria costa alle amministrazioni pubbliche italiane quasi 4 milioni di euro/anno27; le attività di controllo di Anoplophora chinensis in Lombardia impegnano oltre 300.000/anno, mentre nella sola Emilia Romagna si spende per controllare la zanzara tigre, che causa rilevanti rischi sanitari, oltre 1,1 milioni di euro/anno. Per questo motivo, la sfida attuale è quella di mettere a punto efficaci sistemi di allerta e risposta gestionale rapida delle invasioni, sistemi che si configurano come strumenti per limitare l espansione di areale delle specie invasive e che puntano ad abbattere gli alti costi connessi sia con il rimborso dei costi ambientali e dei danni provocati, sia con la gestione ed eradicazione, necessarie quando una specie alloctona risulta ormai insediata. Riferimenti:! Global Biodiversity Outlook 2014 - http://www.cbd.int/gbo4/! Strategia dell UE per la biodiversità fino al 2020 - http://ec.europa.eu/environment/pubs/pdf/factsheets/biodiversity_2020/2020%20biodiversity%20factsheet_it.pdf

! Dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), Conferenza delle Parti (COP) 6 (2002) L'Aja, Olanda, Decisione VI/23 - http://www.cbd.int/decision/cop/default.shtml?id=7197! rif. LIFE Focus LIFE and Invasive Alien Species - http://ec.europa.eu/environment/life/publications/lifepublications/lifefocus/documents/life_ias.pdf! Clavero M. & García-Berthou E. 2005. Invasive species are a leading cause of animal extinctions. Trends in Ecology and Evolution 20: 110! Kettunen, M., Genovesi, P., Gollasch, S., Pagad, S., Starfinger, U., ten Brink, P. and Shine, C., 2009, Technical support to EU strategy on invasive species (IAS) Assessment of the impacts of IAS in Europe and the EU. Final report for the European Commission. Institute for European Environmental Policy (IEEP), Brussels, Belgium. 44 pp.