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Copyright 2016 Simone S.p.A. Via F. Russo, 33/D 80123 Napoli www.simone.it Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo senza l autorizzazione scritta dell editore. marzo 2016 526/17 Scienze motorie e sportive per il Concorso a cattedra 2016 Hanno collaborato: Cristiana D Anna (Parte II: capitoli I, III, IV, V e VI; Parte III e Parte IV), Laura Soscia (Parte II: capitolo II) e Laura Mundula (Parte III) Seguici su Collegati alla nostra pagina Facebook sul concorso a cattedra facebook.com/concorsiacattedra per tenerti informato su tutto quanto verte intorno al concorso. Clicca su e potrai accedere ai materiali e alle promozioni riservate ai nostri fan. La pubblicazione di questo volume, pur curato con scrupolosa attenzione dagli Autori e dalla redazione, non comporta alcuna assunzione di responsabilità da parte degli stessi e della Casa editrice per eventuali errori, incongruenze o difformità dai contenuti delle prove effettivamente somministrate in sede di concorso.

Premessa Il concorso a cattedre 2016 vedrà i candidati cimentarsi in una prova scritta e in una prova orale, finalizzate a verificare le competenze disciplinari, didattiche, pedagogiche, psicologiche e digitali degli aspiranti docenti. Le scienze motorie sono state protagoniste in questi ultimi anni di un fenomeno evolutivo della disciplina molto significativo, si è partiti da uno studio etimologico, caratterizzato dal passaggio di denominazione della disciplina dalla educazione fisica alle scienze motorie e ciò ha comportato anche un ripensamento dei contenuti della disciplina che ha seguito un evoluzione scientifica e metodologica contestualizzata alle diverse fasce di età e bisogni formativi. La disciplina delle Scienze motorie e sportive, oggi più di quanto avveniva in passato, concorre in modo rilevante al processo complessivo di formazione dell individuo. In particolare, vuole porre l accento sugli aspetti conoscitivi, comunicativi, relazionali, sociali ed espressivi della persona sia essa bambino, adolescente o adulto. Il testo è strutturato in quattro parti. La prima parte è dedicata agli aspetti legati ai fondamenti teorici delle Scienze motorie. In essa vengono affrontate le tematiche relative all anatomia del corpo umano, all interazione tra corpo e movimento, allo sviluppo psicofisico che caratterizza il periodo dell adolescenza, si analizzano le diverse discipline sportive e i principali temi legati all educazione alla salute. Nella seconda parte si affrontano i temi legati alla didattica disciplinare, partendo dall epistemologia delle Scienze motorie, analizzando i diversi approcci didattici, soffermandosi sugli strumenti e sulle metodologie più adeguate alle diverse fasce di età scolare e alle diverse abilità e disabilità degli alunni. La terza e la quarta parte sono dedicate alle prove del concorso. La terza parte contiene una serie di quesiti a risposta aperta per esercitarsi alla prova scritta, mentre la quarta parte illustra anzitutto la metodologia utile per impostare una lezione e contiene delle esemplificazioni di lezioni per le scuole di istruzione secondaria di primo e secondo grado. Completa il volume un appendice con le Linee guida nazionali specifiche per le Scienze motorie e un glossario per prendere dimestichezza con il lessico specialistico. Il manuale è arricchito da una serie di espansioni Web (accessibili tramite il QR code posto in calce al volume), con le versioni integrali dei provvedimenti normativi la cui conoscenza è richiesta nel programma annesso al bando (di questi provvedimenti è ovviamente fatta ampia trattazione anche nel manuale).

Parte I Fondamenti delle discipline di insegnamento

Capitolo 1 Il corpo umano Parte I Fondamenti delle discipline di insegnamento 6 1. L apparato locomotore L apparato locomotore umano è l insieme delle strutture anatomiche che permettono al corpo umano il movimento ed è formato dallo scheletro, dal sistema muscolare, dai tendini e dalle articolazioni. L apparato locomotore può essere suddiviso in tre sottoapparati: apparato scheletrico; apparato articolare; apparato muscolare. Lo scheletro, costituito da 206 ossa, ha la funzione di sostenere, proteggere e muovere passivamente, attraverso la funzione muscolo-tendineo-legamentosa, il corpo umano. Alcune parti molto delicate, come la massa cerebrale, gli occhi, i polmoni, il cuore, sono protette appunto da apparati ossei quali il cranio e la colonna vertebrale o la cassa toracica. Le ossa, grazie alla connessione con il sistema muscolare, funzionano da leve, consentendo il movimento. Lo scheletro può essere suddiviso in: scheletro assile, che comprende le ossa della testa, del tronco e della gabbia toracica e scheletro appendicolare, che comprende le ossa degli arti, la cintura scapolare e la cintura pelvica. Il tronco è formato dalla gabbia toracica, nella parte anteriore, e dalla colonna vertebrale, o rachide, posteriormente. La gabbia toracica è formata dalle costole, dodici paia di archetti ossei attaccati alle vertebre dorsali attraverso punti di inserzione. Le costole sono elastiche, allo scopo di consentire allargamenti e restringimenti alla gabbia toracica durante la respirazione. Le prime sette coppie di costole, definite costole vere, sono unite con delle cartilagini (cartilagini costali) allo sterno (osso piatto collocato a metà del petto); le altre tre coppie di costole, attaccate indirettamente allo sterno attraverso la «cartilagine della coppia anteriore», sono definite costole false. La lunghezza delle costole è progressivamente crescente dalla prima all ottava, mentre diminuisce dall ottava alla dodicesima. Le due ultime coppie di costole non attaccate allo sterno si chiamano costole libere o fluttuanti. La colonna vertebrale o rachide è formata dalle vertebre e, oltre a sorreggere verticalmente il corpo, svolge una funzione protettiva per il midollo osseo che la attraversa al suo interno. Le vertebre sono degli anelli dotati di tre protuberanze (salienze), una detta apofisi spinosa e due denominate apofisi traverse. Ciascuna vertebra si articola verticalmente con le adiacenti vertebre (superiore ed inferiore) attraverso le apofisi delle altre vertebre ed è unita a queste da un cuscinetto cartilagineo intervertebrale (disco intervertebrale) che ha funzione ammortizzante. Le vertebre subiscono pressioni e torsioni di una certa entità: per questo la loro stabilità è assicurata da un sistema efficiente di legamenti.

Il rachide si divide sostanzialmente in quattro zone: 1. cervicale: le vertebre cervicali sono sette e sono quelle con maggior capacità di movimento. Esse, oltre a sostenere la testa, consentono alla stessa tutti i movimenti sul piano sagittale, frontale-laterale e rotatorio. L atlante e l epistrofeo sono le prime due vertebre cervicali: la prima è l anello che collega il cranio alla colonna vertebrale; l epistrofeo, invece, presenta una protuberanza verso l alto detto «dente», che non è altro che il perno dove rotea liberamente l atlante; 2. dorsale: le vertebre dorsali (12-13), pur disponendo di una mobilità ridotta rispetto a quelle cervicali, sono le più robuste e, oltre alla funzione di sostentamento, svolgono anche una funzione protettiva per gli organi inseriti all interno della cassa toracica; 3. lombare: le vertebre lombari (5) sono anch esse molto robuste, ma in relazione a quelle dorsali dispongono di maggior elasticità, permettendo movimenti di torsione e flessione del corpo; 4. coccigea: le cinque vertebre sacrali del coccige sono saldate tra loro e con le ossa del bacino. Il coccige (che corrisponde alla coda animale) serve, oltre che a sostenere e chiudere la cavità addominale, a trasferire il peso del corpo al bacino e alle gambe. Le curvature fisiologiche della colonna permettono al corpo di mantenersi equilibrato e stabile e di poter ammortizzare eventuali contraccolpi. La zona cervicale e quella lombare sono convesse anteriormente; quella dorsale e quella sacrale-coccigea sono convesse posteriormente. Queste curvature possono comunque deformarsi a causa di malattie come tubercolosi, rachitismo e osteoporosi. Le deformazioni della colonna, a seconda della zona interessata, sono: cifosi (zona dorsale) detta comunemente gobba; lordosi (zona lombare) molto frequente nelle donne gravide; scoliosi (alterazione laterale del rachide, molto frequente nella fase puberale ed adolescenziale). Gli arti superiori comprendono il braccio, l avambraccio, la mano e le seguenti ossa: scapola o omoplata: osso piatto che forma la parte posteriore della spalla; presenta una cresta saliente e, al vertice superiore, l apofisi coracoide. È articolata con l omero per mezzo di una cavità (cavità glenoidea); clavicola: è un osso lungo a forma di S orizzontale, articolato con lo sterno e con la scapola; omero: forma lo scheletro del braccio e termina alle estremità con due teste: quella superiore, arrotondata e rivestita di cartilagine, è articolata con la scapola e consente i movimenti del braccio, nelle diverse direzioni; l altra, la testa inferiore, è articolata con il radio e l ulna per mezzo di una formazione articolare (troclea); ulna: insieme al radio costituisce lo scheletro dell avambraccio. All estremità superiore presenta un prolungamento, detto «olegrano» che, articolandosi con la troclea omerale, impedisce all avambraccio di portarsi all indietro, oltre l allineamento con l omero; radio: l estremità inferiore, che è la parte più voluminosa dell osso, si articola con le ossa del polso e consente alla mano di compiere numerosi movimenti; Capitolo 1 Il corpo umano 7

polso o carpo: è formato da otto ossa distribuite su due file: nell allineamento contiguo all avambraccio si succedono lo scafoide, il semilunare, il piramidale e il pisiforme; nell altra fila, il trapezio, il trapezoide, l osso grande e l unciforme; metacarpo o palma della mano: è composto di cinque ossa; dita: ogni dito è composto di tre ossa, ad eccezione del pollice che ne ha due. Lo scheletro degli arti inferiori comprende: l osso della coscia, il femore (l osso più lungo del corpo); le ossa della gamba, la tibia e il perone; le ossa del piede, costituite dal calcagno, dal tarso, dal metatarso e dalle falangi. Nella parte interiore del ginocchio si trova inoltre la rotula, osso che permette il movimento della gamba unicamente all indietro. Lo scheletro degli arti inferiori si attacca e si articola allo scheletro del tronco mediante tre ossa: l ileo, l ischio, e il pube, i quali, nel loro insieme, formano il cinto pelvico o bacino. Parte I Fondamenti delle discipline di insegnamento 8 1.1 Le ossa dello scheletro Le ossa dello scheletro si possono dividere in quattro regioni: testa; regione ioidea; tronco; arti. La superficie delle ossa presenta generalmente cavità e sporgenze, depressioni e salienze. La parte centrale di un osso lungo, come l anca o la tibia, si chiama diafisi, mentre le sporgenze esterne vengono denominate apofisi o epifisi e le depressioni cavità. Un tipo di apofisi sono le «teste», salienze sferiche che si trovano in genere alle estremità dell osso e che servono per produrre movimenti articolari rotatori. Le troclee, presenti nel femore e nell omero, sono salienze che hanno la forma di una puleggia, mentre i condili sono salienze emisferiche (per esempio: i condili occipitali). Le creste sono apofisi non articolari e in genere fisse e saldate tra loro, come le ossa del cranio e la spina tibiale, dette sinartrosi. Le cavità possono essere: glenoidi, poco profonde (ad esempio le cavità delle falangi) e cotiloidi, più profonde (ad esempio la cavità dell osso iliaco, preposto ad accogliere la testa del femore, facendola ruotare). Si chiamano faccette articolari le cavità collocate nelle piccole ossa del carpo. Il tessuto osseo può essere di vari tipi: tessuto osseo compatto: è la risultante dalla sovrapposizione di numerose lamelle ossee; tessuto osseo spugnoso: è costituito da tante piccole cavità, delimitate dall intreccio di lamelle ossee; tessuto osseo reticolare: è simile al precedente ma con cavità più numerose. Le ossa possono essere di vari tipi: lunghe, corte, piatte e irregolari. ossa lunghe: sono costituite da una lunga diafisi con due estremità e formate soprattutto da osso compatto, ma possono avere una grande quantità di osso spugnoso alle estremità. Le ossa lunghe includono le ossa della coscia, del piede, del braccio e dell avambraccio anteriore;

Capitolo 1 Il corpo umano 9 ossa brevi: sono di dimensioni verticali e orizzontali, approssimativamente uguali e formate soprattutto da osso spugnoso, coperto da uno strato sottile di osso compatto; le ossa brevi includono le ossa del polso e della caviglia;

Parte I Fondamenti delle discipline di insegnamento 10 ossa piatte: sono sottili, appiattite e curve; la maggior parte delle ossa del cranio sono ossa piatte; ossa irregolari: sono soprattutto ossa spugnose, coperte di uno strato sottile di osso compatto; le vertebre e alcune delle ossa nel cranio sono ossa irregolari.

L osso è una struttura dinamica in continua trasformazione, infatti è provvisto di vasi arteriosi e venosi, vasi linfatici e nervi. Il tessuto dell osso può essere compatto o spugnoso, cioè avere densità diversa. Ci sono tre tipi di cellule che contribuiscono attivamente alla corretta formazione della matrice ossea: osteoblasti, cellula ossea immatura che produce componenti organici della matrice; osteoclasti, cellula multinucleata che secerne acidi ed enzimi che erodono la matrice; osteocita, cellula ossea matura che mantiene la matrice dell osso. 1.2 Le articolazioni Le ossa che formano lo scheletro sono collegate fra loro dalle articolazioni che, in base al movimento che le ossa stesse devono compiere, possono essere di tre tipi: mobili: consentono ampi movimenti, come quelli del ginocchio, del gomito, della spalla; sulle superfici di contatto con le ossa sono ricoperte da cartilagine e l articolazione stessa è racchiusa in una capsula articolare fibrosa contenente un liquido, la sinovia, che funziona da lubrificante; spesso all interno della capsula è presente anche un disco cartilagineo che attutisce lo sfregamento fra le ossa durante il movimento; semimobili: (colonna vertebrale, costole) sono racchiuse dalla capsula articolare fibrosa e sono costituite esclusivamente da cartilagine. Consentono solo movimenti limitati; fisse: sono, ad esempio, quelle che si trovano nella scatola cranica, costituite da legamenti fibrosi che si incastrano perfettamente, formando delle strutture rigide che non permettono alcun movimento. Le articolazioni, in rapporto al tipo di tessuto connettivo maggiormente rappresentato, vengono classificate in fibrose, cartilaginee e sinoviali. Le articolazioni fibrose o sinartrosi sono costituite da due ossa unite da tessuto fibroso, non hanno cavità articolare e consentono scarsa mobilità o talvolta nessun movimento. Le articolazioni di questo gruppo sono poi classificate come suture, sindesmosi e gonfosi. Le articolazioni cartilaginee, o anfiartrosi, uniscono due ossa tramite la cartilagine ialina o la fibrocartilagine. Sono classificate come sincondrosi e sinfisi. Le articolazioni sinoviali o diartrosi, che contengono liquido sinoviale, sono anatomicamente più complesse rispetto a quelle fibrose e cartilaginee. La maggior parte delle articolazioni che connettono le ossa degli arti sono di tipo sinoviale, per consentire maggiore mobilità in rapporto allo scheletro assile. La membrana sinoviale, che circonda completamente l articolazione ad eccezione della cartilagine articolare, è formata di un insieme di cellule connettivali modificate, inframmezzate a parti della capsula fibrosa o separate da essa da uno strato di tessuto interstiziale o adiposo. La membrana produce liquido sinoviale, un misto di polisaccaridi, proteine, grassi e cellule che, come una pellicola lubrificante, ricopre le superfici articolari. Capitolo 1 Il corpo umano 11