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1 LE OSSA PROF.SSA ROSA SGAMBELLURI

2 Indice 1 L OSSO ARTI SUPERIORI E ARTI INFERIORI LA COLONNA VERTEBRALE BIBLIOGRAFIA di 21

3 1 L osso L osso è caratterizzato da un estrema durezza e da un certo grado di elasticità. È costituito essenzialmente da una matrice organica di tessuto fibroso connettivo impregnato di sali minerali 1. Il tessuto connettivo garantisce all osso resistenza ed elasticità, mentre i sali minerali conferiscono durezza e rigidità e la fusione tra queste due componenti è efficace. Ogni osso è racchiuso in un denso strato di tessuto fibroso, il periostio, adeguato con la sua forma e la sua struttura alla funzione di supporto e di resistenza agli stress meccanici. sono costituite da cellule diverse che si organizzano in tre tipologie di tessuti: Tessuto osseo: il tessuto osseo è un tessuto ad alto contenuto di calcio che si differenzia in due diverse tipologie secondo un principio topologico e strutturale: SPUGNOSO (zone mediali) COMPATTO ( zone periferiche). Tessuto cartilagineo: è costituito da cellule i condrociti contenute nella sostanza intercellulare amorfa da essi stessi sintetizzata. È resistente, compatto ed elastico. Costituisce la sede naturale di accrescimento dell osso. Midollo osseo: di consistenza molle, è racchiuso nella parte più interna delle ossa lunghe ed è responsabile del processo di emopoiesi, e quindi, la capacità di produrre per il sangue i globuli rossi ed alcune forme di globuli bianchi. 3 di 21

4 Fig.1: Tessuto cartilagineo e midollo osseo 1 Nigel P., Palastanga, Derek Field, Roger Soames. ( 2007). Anatomia del movimento umano. Struttura e funzione. Milano: Elsevier Masson 4 di 21

5 Fig.2: Osso spugnoso e compatto Per facilitare la lettura strutturale dello scheletro, gli anatomici hanno pensato di classificare le ossa secondo la loro forma, il che corrisponde anche alla loro funzione. Si è così visto che le tipologie ossee possono sostanzialmente ridursi a tre grandi categorie: le ossa lunghe, le ossa piatte, le ossa brevi. 2 lunghe sono quelle in cui è più sviluppato l asse longitudinale rispetto altri indirizzi dimensionali (larghezza e spessore) e la loro forma può, essere assimilata a quella di un cilindro. Il termine tecnico per indicare le due estremità dell osso è epifisi a cui si aggiungono i due aggettivi distale o prossimale secondo che si voglia indicare l estremità inferiore o quella superiore. La parte centrale dell osso invece si chiama diafisi. 3 La loro forma, quindi, è quella di vere e proprie leve meccaniche e la loro funzione è, generalizzando, quella di spostare un oggetto da un punto a un altro, dove questo oggetto, talvolta, è addirittura l intero corpo. 4 2 Bussagli, M., (1996). Anatomia artistica. Firenze:Giunti 3 Ibidem 5 di 21

6 piatte o larghe, invece, sono quelle in cui la dimensione della larghezza prende il sopravvento rispetto a spessore e lunghezza. Sono quindi ossa, per così dire, statiche, rispetto alle dinamiche ossa lunghe. Le troviamo intorno al bacino, al cranio, alla gabbia toracica. La funzione delle ossa piatte, è quella di accogliere i visceri e nel contempo, di proteggerli. A questa impostazione generale fa, in qualche modo, eccezione la scapola che protegge, ma non accoglie i visceri del torace e non è fissa. 5 brevi, sono quelle invece, in cui i tre indirizzi dimensionali, in un certo senso, si equivalgono. La loro forma è simile a quella di un poliedro più o meno irregolare. La loro funzione è intermedia fra quella delle dinamiche ossa lunghe e delle statiche ossia piatte. Le ossa brevi, infatti consentono soltanto piccoli spostamenti, come nel caso delle ossa del tarso nel piede o nel carpo nella mano. Accanto a queste tre categorie, ci sono le ossa irregolari, che hanno una forma talmente irregolare da non poter rientrare nella precedente classificazione. 6 Fig.3: Ossa corte 4 Ibidem 5 Ibidem 6 Ibidem 6 di 21

7 Fig.4: Ossa lunghe Fig.5: Ossa allungate 7 di 21

8 Fig.6: Ossa piatte 8 di 21

9 2 Arti superiori e arti inferiori L arto superiore dell uomo non ha praticamente funzioni locomotorie: è invece un organo per la prensione e la manipolazione. L arto superiore è unito al tronco dal cingolo scapolare, che è costituito dalla scapola e dalla clavicola. 7 L arto superiore è utilizzato anche per portare pesi e sorreggere il corpo. Fanno parte degli arti superiori: - Scapola: è un osso piatto piano, largo, triangolare sull aspetto posterolaterale del torace, dalla seconda alla settima costa. Sospesa ai muscoli, la scapola viene tenuta nella sua posizione laterale dal braccio rappresentato dalla clavicola, ma ha una grande mobilità in rapporto al torace. Essendo triangolare, presenta 3 angoli, 3 margini e 2 superfici, che consentono 3 processi ossei. - Clavicola: è un osso sottocutaneo che va, orizzontalmente, dallo sterno all acromion 8. È un osso curvo; convesso in avanti medialmente; concavo in avanti lateralmente. Agisce come un braccio che sostiene la scapola lateralmente e consente all arto di staccarsi dal tronco. La scapola e la clavicola formano il cingolo scapolare (pettorale), che trasmette il peso dell arto superiore allo scheletro assiale e rende possibile un ampio raggio di movimenti all arto superiore. - Omero: è l osso più grande dell arto superiore. È un tipico osso lungo, con uno stelo (corpo) e due estremi, forma lo scheletro del braccio 9. - Ulna: Insieme al radio costituisce lo scheletro dell avambraccio, è l osso mediale dell avambraccio. - Radio: è l osso laterale dell avambraccio ed più corto dell ulna. Si articola con le ossa del polso e consente alla mano di compiere numerosi movimenti. - Polso o carpo: è formato da 8 ossa distribuite su due file tra l avambraccio e la mano. La fila prossimale comprende lo scafoide, il semilunare, il piramidale e il piriforme. La seconda fila comprende il trapezio, il trapezoide, il capitato e l uncinato. - Metacarpo o palmo della mano: il metacarpo consiste di 5 ossa lunghe (metacarpi). 7 Nigel P., Palastanga, Derek Field, Roger Soames. ( 2007). Anatomia del movimento umano. Struttura e funzione. Milano: Elsevier Masson, p.44 8 È la continuazione della spina della scapola e si protende anteriormente a forma di uncino. 9 Ibidem 9 di 21

10 - Falangi: Ci sono 14 falangi per ogni mano, 3 per le dita lunghe e due per il pollice. Sono ossa lunghe. Arti inferiori: L arto inferiore è predisposto al sostegno del peso corporeo e a permettere la locomozione e la postura bipodalica. Per queste funzioni sono richieste molta più forza e stabilità rispetto a quelle richieste per l arto superiore. dell arto inferiore sono più grandi e robuste di quelle dell arto superiore; le loro caratteristiche variano in funzione dello sviluppo muscolare e della forma del corpo. 10 Gli arti inferiori sono collegati al tronco dal cingolo pelvico, formato dalle due ossa dell anca articolate saldamente con l osso sacro e con il coccige. L arto inferiore si può suddividere in sei regioni: anca, coscia, ginocchio, gamba, collo del piede e piede. La struttura ossea degli arti inferiori è robusta e, per ciascun arto, è rappresentata dall osso dell anca, dal femore, che forma la coscia, dalla tibia, che con il perone costituisce la gamba, e dalle ossa del piede. Il cingolo pelvico, comprende tre ossa diverse, le due innominate e il sacro, che si uniscono ad anello per mettere in connessione il tronco con gli arti inferiori. L osso innominato è un osso grande e irregolare e consiste di tre ossa che si uniscono e si fondono a livello della regione dell acetabolo. Il sacro invece, ha una forma triangolare, ed è composto da cinque vertebre fuse tra loro. Il coccige di solito, consiste di quattro vertebre fuse a formare un singolo pezzo o due pezzi di osso che rappresentano i corpi. - Femore: trasmette il peso del corpo dal bacino all estremo superiore della tibia. È l osso più lungo e più forte del corpo. È l osso lungo della coscia. La rotula o patella: è un osso che si trova all interno del tendine del quadricipite femorale. È di forma triangolare. - Tibia: è un osso lungo, è l osso mediale della gamba, che trasmette il peso del corpo Ivi., p di 21

11 - Perone: è un osso lungo e sottile, è l osso laterale della gamba 11. Il piede consiste di numerose piccole ossa, dietro ci sono le ossa tarsali, davanti quelle metatarsali e le falangi. Il tarso e il metatarso formano il piede mentre le falangi formano le dita del piede. L osso più grande del piede è il calcagno; il metatarso più grande è quello mediale, che ha davanti le due falangi del dito grande del piede o alluce. Gli altri metatarsi del piede si continuano ciascuno con tre falangi. 12 TARSO: è formato da sette ossa irregolari localizzate nel piede posteriore e medio. - Astragalo: è situato sopra il calcagno. Si articola con tibia e perone nell articolazione della caviglia; con il calcagno nell articolazione sottoastragalica; con lo scafoide come parte dell articolazione astragalocalcaneoscafoidea. - Calcagno: si articola con l astragalo, si trova sotto l atragalo; proietta indietro a formare la prominenza del tallone ed è strettamente legato a tutte le ossa del tarso dai legamenti. - Scafoide: si articola con l astragalo come parte dell articolazione astragalocalcaneoscafoidea. - Cuboide: si articola con il calcagno. - Cuneiformi: sono tre, da mediale a laterale, primo, secondo e terzo. Sono a forma di cuneo e triangolari ai loro estremi anteriori e posteriore e hanno tre facce rettangolari per la loro lunghezza 13. METATARSI: ci sono cinque ossa metatarsali in ciascun piede; il metatarso mediale è di gran lunga più robusto, anche se è il più corto. Il secondo metatarso è il più lungo. FALANGI: Sono ossa lunghe in miniatura. Ci sono quattordici ossa, due nell alluce (prima e seconda falange) e tre per ognuna delle altre dita del piede (prima,seconda e terza falange). 11 Nigel P., Palastanga, Derek Field, Roger Soames. ( 2007). Anatomia del movimento umano. Struttura e funzione. Milano: Elsevier Masson 11 di 21

12 3 La colonna vertebrale La colonna vertebrale si estende dalla base del cranio fino alla pelvi ed è composta da una serie di ossa irregolari di dimensioni maggiori dall alto in basso. Tre le vertebre vi è un disco intervertebrale che le divide; sono unite grazie a dei legamenti. 14 Nei bambini possono essere identificate 33 vertebre distinte; con la maturità, si identificano 5 vertebre fuse che formano il sacro e 4 il coccige. Delle restanti 24,7 si trovano nel collo (vertebre cervicali), 12 si articolano con le coste (vertebre toraciche) e 5 si trovano nella colonna inferiore (vertebre lombari). 15 Nella colonna vertebrale, il corpo della vertebra, varia di forma e di dimensione in base alla posizione, anche se di norma è cilindrico con superfici piatte, superiore e inferiore. Le cinque vertebre lombari sono più robuste e forti rispetto a quelle della gabbia toracica e cervicale; le vertebre toraciche sostengono, invece, le costole e consentono la flessione in avanti del tronco e le vertebre cervicali hanno la principale funzione di sorreggere il collo. Le vertebre sacrali e le coccigee sono legate tra loro e trasmettono il peso del corpo al bacino e agli arti inferiori. La colonna vertebrale si distingue, quindi, in: 1. colonna cervicale, costituita da 7 vertebre, che sorregge la testa e il collo 2. colonna dorsale, costituita da 12 vertebre, che forma con le costole con cui si articola la gabbia toracica o tronco o busto 3. colonna lombare, costituita da 5 vertebre, che forma la parte inferiore della schiena 4. colonna sacrale o meglio osso sacro, poiché è costituito da 5 vertebre saldate l una all altra 5. colonna coccigea o coccige, poiché costituito da 4 vertebre anch esse saldate tra loro. Questi due tratti della colonna vertebrale completano posteriormente ed inferiormente il bacino Ivi., p Ivi., p Nigel P., Palastanga, Derek Field, Roger Soames. ( 2007). Anatomia del movimento umano. Struttura e funzione. Milano: Elsevier Masson Ivi., p Ibidem 16 Spagnolini, D. (1984). Ginnastica medica. Nozioni e esercizi per tutti. Roma: Edizioni Mediterranee 12 di 21

13 La colonna vertebrale vista sul piano laterale, non è dritta ma presenta delle curve, dette curve fisiologiche, che aumentano notevolmente la sua resistenza alle pressioni verticali. La colonna presenta infatti 4 curve: 1. lordosi cervicale, a concavità posteriore. 2. cifosi dorsale, a concavità anteriore. 3. lordosi lombare, a concavità posteriore. 4. curva sacrale, rigida, a concavità anteriore. Le curve primarie sono quelle delle regioni cifotiche toracica e sacrale, che si formano durante il periodo fetale. Le curve secondarie sono quelle delle regioni lordotiche cervicale e lombare. Queste iniziano a formarsi durante l ultimo periodo fetale ma divengono significative solo dopo la nascita, quando la colonna vertebrale inizia a sopportare il peso del corpo e della testa. 17 Le curve primarie sono causate dalla forma a cuneo delle vertebre interessate, mentre le curve secondarie sono causate da differenze nelle dimensioni anteriori e posteriori dei dischi invertebrali. La colonna vertebrale può compiere dei movimenti di flessione, estensione, di inclinazione laterale destra e sinistra e di rotazione intorno al proprio asse. Quest ultimo movimento si rende più evidente nel tratto della colonna cervicale e lombare. Nella flessione si ha un aumento della curvatura dorsale che è a concavità anteriore, ed un raddrizzamento delle curvature a livello cervicale e lombare che sono, a concavità posteriore. Nella estensione si ha un raddrizzamento della curvatura dorsale ed una accentuazione delle curvature a livello cervicale e lombare. La rotazione delle vertebre si ha anche nella inclinazione laterale destra e sinistra; è massima per il segmento cervicale, minima per quello lombare 18. Alterazioni ai valori delle curve possono provocare: Paramorfismi: sono alterazioni della forma della colonna e dell atteggiamento del corpo, sono atteggiamenti posturali non corretti, che protratti nel tempo causano dolore. Non sono irreversibili e con le dovute attenzioni è possibile correggere gli atteggiamenti di paramorfismo. 17 Vaccaro, A., (2006). La colonna vertebrale. Fondamenti di diagnosi e terapia. Milano: Elsevier Masson. 18 Spagnolini, D. (1984). Ginnastica medica. Nozioni e esercizi per tutti. Roma: Edizioni Mediterranee, p di 21

14 I paramorfismi più diffusi in età scolare sono: il portamento rilassato (o astenico): è dovuto all incapacità del corpo di opporsi alla forza di gravità, la quale ne altera la forma. Il soggetto si presenta con il capo inclinato in avanti, addome prominente, spalle cadenti, piedi piatti ecc. In seguito si instaurano atteggiamenti scoliotici. L astenia è vista come la causa principale dei vari paramorfismi, si ritiene sia dovuto a un poco sviluppato tono della muscolatura, lassità dei legamenti e da componenti di origine psicologica. Esso si evidenzia in modo particolare nel periodo della crescita ed è legato a fattori come il clima, l alimentazione, l ambientamento, l esercizio fisico. Il portamento rilassato in genere si risolve spontaneamente dopo la crisi puberale, ma i vari atteggiamenti (dorso curvo, scapole alate ecc.), possono diventare anche permanenti; ciò in funzione delle deformazioni più o meno gravi che ha subito l organismo del soggetto. l atteggiamento lordotico: rappresenta un accentuazione della curvatura fisiologica lombare a convessità anteriore, che determina un anomala sporgenza dell addome; l atteggiamento cifotico: è l'aumento della curva fisiologica dorsale a convessità posteriore che determina una postura con il dorso curvo; l atteggiamento scoliotico: è una deviazione laterale della colonna vertebrale sul piano frontale senza rotazione dei corpi vertebrali. Le possibili cause sono, l assunzione di posizioni scomposte prolungate nel tempo, l accorciamento di un arto o un insufficiente pratica motoria; le scapole alate: si hanno invece, quando le scapole non aderiscono alla parete toracica. Di solito sono associate ad una posizione delle spalle in avanti e delle braccia ruotate all interno. È proprio nei periodi di rapido accrescimento corporeo che si verificano quei disequilibri che unitamente ad altre cause portano alla fissazione di schemi posturali scorretti 19. Dismorfismi: sono alterazioni della forma della colonna e dell atteggiamento del corpo con modificazioni ossee strutturali; non subiscono mutazioni di rilievo anche se si cambia la posizione. 20 Si tratta di modificazioni anatomiche permanenti di una struttura ossea. 19 De Col, E., (2008). La ginnastica per il mal di schiena. Un programma completo di esercizi per qualsiasi dolore vertebrale. Roma: Edizioni Mediterranee 20 Ibidem 14 di 21

15 Mentre i paramorfismi possono essere corretti volontariamente dal soggetto, modificando per es. la posizione del corpo, i dimorfismi invece, per essere corretti, devono essere oggetto di interventi mirati (ginnastica o nei casi più gravi interventi chirurgici) specifici. I dismorfismi della colonna vertebrale sono: la cifosi: causata da osteocondrosi cioè schiacciamento e deformità dei corpi vertebrali che assumono una forma a cuneo (malattia di Scheuermann); la lordosi: di solito è dovuta a malformazioni congenite di uno o più corpi vertebrali, rigidità della muscolatura lombare e debolezza dei muscoli addominali che non riescono a stabilizzare il bacino; la scoliosi: è caratterizzata da una deviazione laterale permanente della colonna con rotazione e modificazione della struttura ossea delle vertebre. Se si verifica a livello dorsale, la deformazione coinvolgerà anche le costole e una delle complicazioni più pericolose di questa alterazione è quella di limitare la funzionalità cardio-respiratoria. Esistono anche dei dismorfismi agli arti inferiori che possono essere anche la concausa dei dismorfismi alla colonna vertebrale. Essi sono: le ginocchia valghe: quando le gambe assumono la tipica forma a X (ginocchia ravvicinate); le ginocchia vare: quando le gambe assumono la tipica forma a parentesi; il piede piatto: caratterizzato da un abbassamento della volta plantare che non permette al piede di svolgere la sua funzione ammortizzante; il piede cavo: quando la volta plantare è molto accentuata con sovraccarico su tallone e avampiede. 15 di 21

16 Fig.7: Colonna vertebrale Fig.8: Lordosi 16 di 21

17 Fig.9: Cifosi, lordosi, scoliosi 17 di 21

18 Fig.10: Piede piatto 18 di 21

19 Fig.11: Ginocchia valghe e vare 19 di 21

20 Fig.12: Piede cavo 20 di 21

21 Bibliografia Bussagli, M., (1996). Anatomia artistica. Firenze: Giunti De Col, E., (2008). La ginnastica per il mal di schiena. Un programma completo di esercizi per qualsiasi dolore vertebrale. Roma: Edizioni Mediterranee Nigel P., Palastanga, Derek Field, Roger Soames. ( 2007). Anatomia del movimento umano. Struttura e funzione. Milano: Elsevier Masson Spagnolini, D. (1984). Ginnastica medica. Nozioni e esercizi per tutti. Roma: Edizioni Mediterranee Vaccaro, A., (2006). La colonna vertebrale. Fondamenti di diagnosi e terapia. Milano: Elsevier Masson. 21 di 21

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