Giovanni Verga L AUTORE L AUTORE L OPERA



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Giovanni Verga L AUTORE Giovanni Verga (1840-1922) nacque a Catania e, dopo gli studi medi, si iscrisse alla facoltà di legge presso l università di Catania. Tuttavia, per seguire la sua vocazione alla letteratura, interruppe gli studi universitari e si recò nel 1865 a Firenze e poi nel 1872 a Milano, entrando in contatto con molti letterati di quell epoca, tra cui Luigi Capuana (1839-1915) e Federico De Roberto (1861-1927). Aveva intanto scritto i romanzi storico-sentimentali Amore e patria (1857), I carbonari della montagna (1861) e Sulle lagune (1863). Ancora di stampo romantico sono i successivi Una peccatrice (1866), Storia di una capinera (1871), Eva (1873), Eros (1874), Tigre reale (1875), che gli procurarono un grande successo. Intanto egli si andava avvicinando al Verismo, e su questa linea scrisse il bozzetto di vita siciliana Nedda (1874), seguito a breve distanza da due raccolte di novelle: Vita dei campi (1880, che contiene alcuni dei titoli più famosi come Cavalleria rusticana, La Lupa, L amante di Gramigna e Rosso Malpelo) e Novelle rusticane (1883, che comprende La roba e Libertà). Nel frattempo diede inizio all attività teatrale: il dramma Cavalleria rusticana (1884), musicato da Pietro Mascagni, inaugurò il teatro verista, mentre maturava in lui il progetto di un ciclo di romanzi intitolato I vinti; avrebbero dovuto essere cinque, ma solo due vennero portati a termine: I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889), mentre rimasero incompiuti La duchessa di Leyra, L onorevole Scipioni e L uomo di lusso. Nel 1882 il Verga si era recato a Londra ma dal 1893 si stabilì definitivamente a Catania, dove si rinchiuse in un progressivo isolamento, da cui non riuscì a farlo emergere neppure la nomina a senatore, che ricevette nel 1920, due anni prima della morte, avvenuta a Catania. L AUTORE L OPERA Con I Malavoglia (uscito nel 1881) si apre il ciclo dei vinti progettato dal Verga. Il romanzo è ambientato negli anni che vanno dal 1864 al 1876. La famiglia Toscano, detta appunto Malavoglia nel villaggio siciliano di Aci Trezza dove vivono, ha una discreta fortuna economica: possiede infatti una casa (la casa del nespolo ), una barca da pesca (la Provvidenza ) e qualche soldo. Con denaro preso a prestito i Malavoglia decidono di tentare la fortuna commerciando un carico di legumi (i lupini di cui si parla nel testo). La barca viene colta dalla tempesta e insieme al carico di lupini sparisce nelle onde del mare infuriato il capofamiglia, Bastianazzo. Il vecchio padron Ntoni, sua moglie Maruzza, detta la Longa, e i nipoti Ntoni, Luca, Alessi, Mena e Lia si stringono insieme cercando di far fronte all avverso destino. Ma Luca viene richiamato alle armi e morirà nella battaglia di Lissa del 1866, uno degli episodi più tristemente celebri della terza guerra di Indipendenza; la casa del nespolo viene presa dai creditori e il giovane Ntoni, disperato, si dà al contrabbando e finisce in galera. Anche le donne di casa Toscano sono segnate da un destino di sofferenza: Lia va a vivere in città, dove si dà a una vita disonesta; Mena, a causa delle ristrettezze economiche della famiglia, rimane priva di dote e deve rinunciare a sposare compare Alfio; Maruzza muore di colera. Il vecchio padron Ntoni finisce all ospedale, dove si spegne nel dolore e nella delusione. Solo più tardi Alessi, il più giovane, riuscirà a riscattare la casa del nespolo, dove una notte si recherà in un ultimo addio Ntoni che, sopraffatto dai ricordi e dal rimorso, si allontanerà per sempre. Il destino dei singoli è intrecciato con quello collettivo, cui fa da sfondo la storia d Italia nei primi anni dopo l Unità, con tutti i suoi problemi irrisolti (la coscrizione obbligatoria che allontana i giovani portando via braccia alla terra, le tasse da pagare): ogni tentativo di ribellione viene subito soffocato da un tragico destino che non lascia intravedere nessuno spiraglio di luce verso un futuro migliore. Il linguaggio e la tecnica narrativa, che si avvale del discorso indiretto alternato con il discorso indiretto libero*, l adozione del punto di vista* di un supposto narratore popolare o del coro paesano, la sintassi popolare, caratterizzata dalla paratassi e dall uso improprio del che, permettono al Verga di attuare il criterio stilistico-strutturale dell impersonalità, e di sostituire al realismo ottocentesco un nuovo tipo di realismo (detto appunto Verismo) in cui non è l autore a trasmettere la propria visione del mondo ma sono i personaggi stessi che, attraverso le loro storie e il loro modo di interpretare la realtà, riflettono il vissuto che compone il mosaico della loro vita. 1

Il romanzo percorso 05 Giovanni Verga Una brutta domenica di settembre Siamo all inizio del terzo capitolo (il più breve) del romanzo, dedicato a una sola giornata: la domenica successiva al giorno della partenza della Provvidenza carica di lupini. Il tempo non promette nulla di buono e viene anzi introdotto il tema della tempesta che determinerà il naufragio della Provvidenza. Il coro dei paesani commenta in modo diverso il sopraggiungere della pioggia: c è chi (come padron Cipolla) si limita a esprimere un indifferenza cinica nei confronti di coloro che vogliono arricchire, o chi, come la famiglia dei Malavoglia, trepida per le sorti della barca. La lunga e lenta descrizione è vissuta dal punto di vista dei paesani e le metafore e le similitudini a cui l autore ricorre per rappresentare la situazione mostrano bene l artificio di regressione della tecnica narrativa, ovvero l adozione del punto di vista* dal basso e non di quello del narratore onnisciente*, che non è mai presente nella narrativa verghiana. Dopo la mezzanotte il vento s era messo a fare il diavolo, come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese, 1 e a scuotere le imposte. Il mare si udiva muggire attorno ai fariglioni 2 che pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di S. Alfio, 3 e il giorno era apparso nero peggio dell anima di Giuda. 4 Insomma una brutta domenica di settembre, di quel settembre traditore che vi lascia andare un colpo di mare fra capo e collo, come una schioppettata 5 tra i fichidindia. 6 Le barche del villaggio erano tirate sulla spiaggia, e bene ammarrate 7 alle grosse pietre sotto il lavatoio; 8 perciò i monelli si divertivano a vociare e fischiare quando si vedeva passare in lontananza qualche vela sbrindellata, 9 in mezzo al vento e alla nebbia, che pareva ci avesse il diavolo in poppa; le donne invece si facevano la croce, quasi vedessero cogli occhi la povera gente che vi era dentro. 10 Maruzza la Longa 11 non diceva nulla, com era giusto, ma non poteva star ferma un momento, e andava sempre di qua e di là, per la casa e pel cortile, che pareva una gallina quando sta per far l uovo. 12 Gli uomini erano all osteria, e nella bottega di Pizzuto, 13 o sotto la tettoia del beccaio, 14 a veder piovere, col naso in aria. Sulla riva c era soltanto padron Ntoni, 15 per quel carico di lupini che ci aveva 1 fare il diavolo... del paese: l autore regredisce qui nell ottica di un narratore popolare, che descrive ciò che vede partendo dalla sua esperienza in cui il diavolo e i gatti del paese rientrano come termini di paragone conosciuti. Il vento sembra qui un essere animato e vivo, pronto a danneggiare e capace di portare a perdizione. 2 ai fariglioni: i massi che punteggiavano le coste opponendosi al mare che muggiva intorno come una bestia inferocita. 3 fiera di S. Alfio: la fiera paesana in cui si vendevano e compravano i buoi. Il muggito degli animali riuniti in quell occasione è paragonato al rumore del mare infuriato, nell artificio di regressione che caratterizza questo inizio di capitolo. 4 peggio dell anima di Giuda: ancora un punto di vista popolare, che si serve di un modo di dire comune tra la gente umile. 5 un colpo... schioppettata: il mare sembra qui un essere vivente, capace di sparare un colpo che uccide. 6 tra i fichidindia: lo sparo, a cui è paragonato il colpo mortale inferto dal mare (e l autore anticipa qui il clima del disastro che coglierà la barca), è tirato tra le piante di fichidindia, a tradimento. 7 ammarrate: ormeggiate, legate saldamente. 8 lavatoio: lastra di pietra o tavola sulla quale si lavano i panni. 9 sbrindellata: fatta a pezzi dal vento. Viene qui presentata un immagine che sarà un motivoguida del capitolo: la barca con le vele sbrindellate dalla tempesta potrebbe essere quella dei Malavoglia. E si fa anche riferimento alla crudeltà e al cinismo tipico del mondo paesano, di cui i ragazzi che si divertono fanno parte, per cui le disgrazie altrui non riguardano se non colui al quale capitano. 10 le donne... vi era dentro: le donne, al contrario, hanno un atteggiamento di compassione: pensano ai figli e ai mariti che lottano per la vita. Anche questo è un atteggiamento tipico del mondo paesano. 11 Maruzza la Longa: i personaggi verghiani hanno quasi tutti dei nomi che corrispondono a qualche loro qualità fisica o alla loro condizione all interno del gruppo. Maruzza è detta dai compaesani la Longa per la sua alta statura. 12 una gallina quando sta per far l uovo: è ancora un esempio di zoomorfismo dell arte verghiana, per cui si attribuiscono alle persone comportamenti definibili attraverso similitudini tratte dal mondo animale. La gallina quando sta per fare l uovo gira qua e là con irrequietezza, cercando il luogo adatto. 13 Pizzuto: Vanni, detto Pizzuto, è il barbiere del paese. 14 beccaio: macellaio. 15 padron Ntoni: è il vecchio della famiglia dei Malavoglia, padrone della barca che si trova sulle onde. 2

in mare colla Provvidenza 16 e suo figlio Bastianazzo per giunta, e il figlio della Locca, 17 il quale non aveva nulla da perdere lui, e in mare non ci aveva altro che suo fratello Menico, nella barca dei lupini. Padron Fortunato Cipolla, 18 mentre gli facevano la barba, nella bottega di Pizzuto, diceva che non avrebbe dato due baiocchi 19 di Bastianazzo e di Menico della Locca, colla Provvidenza e il carico dei lupini. Adesso tutti vogliono fare i negozianti, per arricchire! diceva stringendosi nelle spalle; e poi quando hanno perso la mula vanno cercando la cavezza. 20 Nella bettola di suor Mariangela la Santuzza 21 c era folla: quell ubbriacone di Rocco Spatu, il quale vociava e sputava per dieci; compare Tito Piedipapera, mastro Turi Zuppiddo, compare Mangiacarrubbe, 22 don Michele il brigadiere delle guardie doganali, 23 coi calzoni dentro gli stivali, e la pistola appesa al ventre, quasi dovesse andare a caccia di contrabbandieri con quel tempaccio, e compare Mariano Cinghialenta. Quell elefante di mastro Turi Zuppiddo andava distribuendo per ischerzo agli amici dei pugni che avrebbero accoppato 24 un bue, come se ci avesse ancora in mano la malabestia di calafato, 25 e allora compare Cinghialenta si metteva a gridare e bestemmiare, per far vedere che era uomo di fegato 26 e carrettiere. Lo zio Santoro, raggomitolato sotto quel po di tettoia, davanti all uscio, aspettava colla mano stesa che passasse qualcheduno per chiedere la carità. Tra tutte e due, padre e figlia, disse compare Turi Zuppiddo devono buscarne 27 dei bei soldi, con una giornata come questa, e tanta gente che viene all osteria. Bastianazzo Malavoglia sta peggio di lui, a quest ora, rispose Piedipapera e mastro Cirino 28 ha un bel suonare la messa; ma i Malavoglia non ci vanno oggi in chiesa; sono in collera con Domeneddio, 29 per quel carico di lupini che ci hanno in mare. Il vento faceva volare le gonnelle 30 e le foglie secche, sicché Vanni Pizzuto col rasoio in aria, teneva pel naso quelli a cui faceva la barba, per voltarsi a guardare chi passava, e si metteva il pugno sul fianco, coi capelli arricciati e lustri 31 come 16 Provvidenza: è la barca di padron Ntoni. Il nome contrasta apertamente col significato che esprime e rappresenta il rovesciamento di valori operatosi da Manzoni a Verga. Nel primo dei due, la Provvidenza è la presenza di Dio nella vita dell uomo, e guida e sorregge la storia dei singoli e della collettività volgendo in bene anche il male; nello scrittore catanese Provvidenza è il nome della barca che, con l affondamento del carico che trasporta, rappresenta una sorta di destino negativo che perseguita i Malavoglia, elevati simbolicamente a rappresentazione dell umanità intera. 17 il figlio della Locca: altro personaggio secondario che fa parte del coro paesano. Locca significa scema. 18 Padron Fortunato Cipolla: padrone di una paranza, ovvero una barca a vela per la pesca, padron Cipolla esprime l indifferenza cinica del paese nei confronti della disavventura che può capitare (e che capiterà) alla Provvidenza. 19 due baiocchi: due soldi. Il baiocco era una moneta d argento o di rame in uso nello Stato Pontificio fino al 1866, ma il termine baiocco significa anche soldo di poco valore. 20 poi... la cavezza: è un proverbio popolare che fornisce la morale dell episodio: il desiderio di stare meglio diviene la rovina delle famiglie, e ci si pente quando è troppo tardi, come quando, perduto l animale, se ne va cercando il collare per legarlo (cavezza). 21 suor Mariangela la Santuzza: non una suora, ma la padrona della bettola. Suora significa sorella, ma nella parlata locale signora. Qui, una volta di più, i nomi sono parlanti : l appellativo di suora unito al soprannome Santuzza dà un immagine di donna pia e virtuosa. 22 Piedipapera... Mangiacarrubbe: altri nomi parlanti : Piedipapera è così chiamato perché zoppo; Mangiacarrubbe dà l idea di uno che mastica continuamente carrube, o che mangia solo quelle perché non ha altro. 23 guardie doganali: le guardie preposte al servizio della dogana. La dogana è l ufficio fiscale che ha l incarico di riscuotere i tributi cui sono sottoposte le merci che entrano o escono dal territorio dello Stato. 24 accoppato: ammazzato. 25 malabestia di calafato: la malabestia è un utensile che serve per introdurre la stoppa fra i punti d incastro delle tavole dello scafo delle barche, prima di cospargerle di catrame per renderle stagne. Il calafato è l operaio che compie l azione del calafatare, ovvero stoppare e rincatramare le fessure del fasciame di un imbarcazione in legno per renderlo impermeabile. Tutta l espressione, ricavata come sempre dall esperienza quotidiana dei pescatori, è di una grande vigoria, di una forza quasi animalesca, che proviene dall associazione di termini quali elefante, pugni che avrebbero accoppato un bue, malabestia di calafato. 26 uomo di fegato: coraggioso. 27 buscarne: guadagnarne. 28 mastro Cirino: il sagrestano, che annuncia la celebrazione della messa con il suono delle campane. 29 Domeneddio: il Signore Iddio. 30 faceva volare le gonnelle: alzava le gonne delle donne. 31 lustri: lucidi. 3

Il romanzo percorso 05 la seta; e lo speziale 32 se ne stava sull uscio della sua bottega, sotto quel cappellaccio che sembrava avesse il paracqua 33 in testa, fingendo di aver discorsi grossi con don Silvestro il segretario, 34 perché sua moglie non lo mandasse in chiesa per forza; e rideva del sotterfugio, fra i peli della barbona, 35 ammiccando 36 alle ragazze che sgambettavano nelle pozzanghere. Oggi andava dicendo Piedipapera padron Ntoni vuol fare il protestante 37 come don Franco lo speziale. Se fai di voltarti per guardare quello sfacciato di don Silvestro, ti dò un ceffone qui dove siamo borbottava la Zuppidda 38 colla figliuola, mentre attraversavano la piazza. Quello lì non mi piace. La Santuzza, all ultimo tocco di campana, aveva affidata l osteria a suo padre, e se n era andata in chiesa, tirandosi dietro gli avventori. Lo zio Santoro, poveretto, era cieco, e non faceva peccato se non andava a messa; così non perdeva tempo all osteria, e dall uscio poteva tener d occhio il banco, sebbene non ci vedesse, ché gli avventori li conosceva tutti ad uno ad uno soltanto al sentirli camminare, quando venivano a bere un bicchiere. Le calze della Santuzza, osservava Piedipapera, mentre ella camminava sulla punta delle scarpette, come una gattina le calze della Santuzza, acqua o vento, non le ha viste altri che massaro Filippo l ortolano; questa è la verità. Ci sono i diavoli per aria! diceva la Santuzza facendosi la croce coll acqua santa. Una giornata da far peccati! [...] La sera scese triste e fredda; di tanto in tanto soffiava un buffo di tramontana, 39 e faceva piovere una spruzzatina d acqua fina e cheta: 40 una di quelle sere in cui, quando si ha la barca al sicuro, colla pancia all asciutto sulla sabbia, si gode a vedersi fumare la pentola dinanzi, col marmocchio fra le gambe, 41 e sentire le ciabatte della donna per la casa, 42 dietro le spalle. I fannulloni preferivano godersi all osteria quella domenica che prometteva di durare anche il lunedì, e fin gli stipiti 43 erano allegri della fiamma del focolare, tanto che lo zio Santoro, messo lì fuori colla mano stesa e il mento sui ginocchi, s era tirato un po in qua, per scaldarsi la schiena anche lui. E sta meglio di compare Bastianazzo, a quest ora! ripeteva Rocco Spatu, accendendo la pipa sull uscio. E senza pensarci altro mise mano al taschino, e si lasciò andare a fare due centesimi di limosina. Tu ci perdi la tua limosina a ringraziare Dio che sei al sicuro, gli disse Piedipapera; per te non c è pericolo che abbi a fare la fine di compare Bastianazzo. 44 Tutti si misero a ridere della barzelletta, 45 e poi stettero a guardare dall uscio il mare nero come la sciara, 46 senza dire altro. G. Verga, I Malavoglia 32 speziale: farmacista. 33 il paracqua: l ombrello. 34 don Silvestro il segretario: il segretario comunale. 35 fra i peli della barbona: nascondeva il suo sorriso nella folta barba. 36 ammiccando: facendo dei furtivi e maliziosi cenni d intesa. 37 vuol fare il protestante: non vuole andare in chiesa, come se fosse un protestante. 38 la Zuppidda: è la pettegola del paese. 39 un buffo di tramontana: un soffio di vento gelido. La tramontana è un vento che viene dal nord. 40 acqua fina e cheta: acqua che cadeva in gocce piccole e che scendevano senza violenza. 41 col marmocchio fra le gambe: con il bambino che gioca a terra fra i piedi. 42 le ciabatte della donna per la casa: il rumore delle ciabatte della moglie che cammina per la casa facendo i lavori domestici. 43 gli stipiti: il limite verticale del vano della porta. Vuol dire che il calore si diffonde per tutta la stanza fino a riscaldare la porta. 44 per te... Bastianazzo: Rocco Spatu non correrà mai quel pericolo, perché non lavora: il suo posto abituale è l osteria. 45 ridere... barzelletta: termini che rendono esplicita la vera disposizione d animo di questi personaggi, per i quali il pericolo che corre Bastianazzo è solo un motivo di conversazione. 46 sciara: roccia vulcanica. 4

VERIFICHE TESTUALI L attacco di questo capitolo è citato come esempio della soluzione narrativa scelta dal Verga: quella cioè della regressione nella narrazione al punto di vista* basso, al livello di uno dei tanti abitanti del villaggio. La realtà paesana, adottata come punto di riferimento, affiora nelle similitudini, tratte dalla vita quotidiana, dai modi di dire, dalla religiosità primitiva di questo mondo di pescatori. 1 Ricerca nel testo tali similitudini o modi di dire, spiegali e inseriscili in uno schema sottostante simile a quello che ti proponiamo di seguito. Un altra tecnica che consente al Verga di attuare la teoria dell impersonalità è l adozione di una voce narrante in terza persona ma interna al coro paesano, che osserva gli avvenimenti e li descrive dal suo punto di vista. «In un esempio contrastivo con I promessi sposi, anch esso in terza persona, è facile cogliere la peculiare tecnica di focalizzazione* nei Malavoglia: Il cielo prometteva una bella giornata [...] quel cielo di Lombardia, così bello quand è bello, così splendido, così in pace. Se Renzo si fosse trovato lì andando a spasso, certo avrebbe guardato in su, e ammirato quell albeggiare così diverso da quello che era solito vedere ne suoi monti... I promessi sposi, capitolo XVII È qui evidente la presenza di un narratore esterno* alla storia, che descrive quel cielo così bello e non il personaggio che pure sotto quel cielo e in quel momento della storia sta agendo». (F. Mariani). Vedi anche, in questo stesso modulo, la descrizione del paesaggio notturno nei Promessi sposi (L addio monti ) e quella del castello dell Innominato (L Innominato): la tecnica narrativa è sempre la stessa, e il Manzoni interviene con la sua personalità, sia pure in maniera indiretta, trasmettendo al lettore la sua visione del mondo, i suoi valori, il suo punto di vista. Nel testo del Verga, invece, il narratore non fa sentire la sua voce: è la gente di Aci Trezza che commenta il vento e il mare, che vede le vele sbrindellate della barca, che giudica temerario l acquisto dei lupini da parte dei Malavoglia, che si raccoglie nei vari luoghi del paese per passare il tempo nel miglior modo loro concesso. Il Verga si fa piccino fino a scomparire dietro ai suoi personaggi, e vede, descrive e valuta secondo i parametri culturali dei personaggi stessi. 2 Prova a riscrivere la prima sequenza (Dopo la mezzanotte) e l ultima (La sera scese) in uno stile e con una tecnica simile il più possibile al linguaggio manzoniano: utilizzando quindi il punto di vista* di un narratore esterno, onnisciente* ed estraneo alla storia. Quali similitudini userai? Quale linguaggio? Che cosa dovrai eliminare dalla descrizione o dirlo in altro modo? Anche nella descrizione dei personaggi il Verga utilizza una tecnica diversa da quella manzoniana. Mentre il Manzoni, come tanti scrittori ottocenteschi (puoi vedere in questo stesso modulo la descrizione di papà Grandet o quella della signora Vauquer di Honoré de Balzac), ritrae il personaggio nelle sue caratteristiche fisiche e comportamentali dall esterno, dal punto di vista* del narratore, i personaggi verghiani si costruiscono con uno sguardo, con un gesto: così appare Maruzza la Longa, che «andava sempre di qua e di là... che pareva una gallina quando sta per far l uovo». 3 Rintraccia la descrizione di altri personaggi nel testo che hai appena letto e cerca di definirli nelle loro caratteristiche utilizzando i brevi tratti forniti dall autore. espressioni tratte dal testo il vento s era messo a fare il diavolo spiegazione espressione tratta dal linguaggio quotidiano del popolo. Il vento appare come un essere malvagio. come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese... pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di S. Alfio... il giorno era apparso nero peggio dell anima di Giuda......... 5