COMUNE DI STRANGOLAGALLI PIANO DI EMERGENZA COMUNALE



Documenti analoghi
Sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile

CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/ NUMERO VERDE U.R.P

Prevenzione Formazione ed Informazione

B.1 SCALA MERCALLI MODIFICATA

Provincia di Savona Settore Difesa del Suolo e Tutela Ambientale Servizio Protezione Civile. Piano di Emergenza Speditivo per il Rischio Idrogeologico

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE ED EMERGENZA COMUNALE STRUTTURA E FUNZIONI DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) Comune di: ATESSA

B. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile

DOCUMENTI DI ANALISI E APPROFONDIMENTO

Secondo ciclo di incontri di consultazione pubblica Focal Point: Venezia Bacino di riferimento: Bacino Scolante della Laguna di Venezia

Elementi di Pianificazione di Emergenza comunale: l'identificazione degli scenari di rischio

5 MODELLO DI INTERVENTO

SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO

Evento meteo, idrogeologico e idraulico

ANALISI E GESTIONE DEL RISCHIO PER SCOPI DI PROTEZIONE CIVILE

Il rischio vulcanico

ELABORAZIONE DEL MODELLO D INTERVENTO

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE INDICE

D 2 y:\cartella condivisa\seui piano protezione civile\14_seupec_d2_-_rel_tec_idro e idrogeo ed ev_eccez.docm \\save.13

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

Terralba, 31 gennaio 2014 IL MODELLO DI GESTIONE DELLE EMERGENZE

preallerta N COSA CHI DOCUMENTI NOTE Avvisa il Sindaco e il Responsabile del Centro Operativo responsabile dichiarazione stato preallerta

REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI PESANTI IN AUTOSTRADA IN PRESENZA DI NEVE

C 1 y:\cartella condivisa\seui piano protezione civile\14_seupec_c1_-_procedura operativa incendi.docm \\save.12 PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL TERRITORIO PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E GEOLOGICO

Il SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE 15 NOVEMBRE Dott. Elvezio Galanti Direttore Ufficio Relazioni Istituzionali

La protezione civile questa sconosciuta

Incidente chimico-industriale stabilimento/nucleare/trasporti

5. MODELLO DI INTERVENTO- PROCEDURE

Procedura Operativa: ATTIVAZIONE DEL SERVIZIO DI PROTEZIONE CIVILE

Il recepimento della Direttiva Alluvioni: Le attività di competenza del sistema di protezione civile

REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI MILANO. Piano Comunale di Protezione Civile Redazione: Novembre 2013

Rischi naturali e gestione del territorio nella Provincia di Roma: il rischio idraulico

IL DISSESTO IDROGEOLOGICO nuove scelte per la difesa del nostro Appennino

Il sistema di allertamento per il rischio idraulico e le altre misure di Protezione civile previste nell ambito della Direttiva 2007/60/CE

Laboratori per la gestione associata di funzioni e servizi

Bianca Francesca Berardi Classe 1^ Liceo Esposizione di Geostoria a.s AL CENTRO DEL MEDITERRANEO

Piano Comunale di Protezione Civile

! " # $ " '###( , $ - $& & $ ) $. $/ 0) ) 8 7 $

HELP DESK SERVIZIO METEO INVERNALE PER I GESTORI DELLA VIABILITÀ

10. FUNZIONI DI SUPPORTO

Attenzione. Allerta. Allarme. da adottare nel monitoraggio del movimento di versante per il

Piano Comunale di Emergenza di Protezione Civile Piano stralcio per rischio idraulico

ALLEGATO 15. Misure di autoprotezione della Popolazione ALL N 15 MISURE DI AUTOPROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE

PERCORSO COMPOSITIVO 1. La forza distruttrice della natura.

Il rischio idraulico REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Servizio Tecnico Bacino Reno. Giuseppe Simoni

Vademecum Allertamento

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE ALL INTERNO DEGLI EDIFICI DELL UNIVERSITA

Associazione Geologi dell Emilia Romagna per la Protezione Civile

7.2 Controlli e prove

SEZIONE 2 IPOTESI INCIDENTALI

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO

IMPIANTI ELETTRICI & Valutazione del RISCHIO ELETTRICO. Il RISCHIO ELETTRICO. Dal punto di consegna... D.Lgs 81 R.el. - Pagani 1

Protezione Civile Piano di Emergenza Comunale

MODULISTICA OPERATIVA

PROTEZIONE CIVILE A.N.A. PROTEZIONE CIVILE

Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici

Gemellaggi per l Internalizzazione Regionale di Esperienze di successo (A.G.I.R.E. POR) A.G.I.R.E. POR - Bari

IL VOLONTARIATO IL RUOLO DEL VOLONTARIATO NEL SERVIZIO NAZIONALE

COMUNE DI CASALE LITTA - Piano di emergenza comunale

RELAZIONE SULLE INTERFERENZE


Una metodologia da utilizzare può essere così sintetizzata:

IL CENTRO FUNZIONALE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

alluvioni e frane Si salvi chi può!

ANALISI DI RISCHIO SEMIQUANTITATIVA IN SUPPORTO ALLE VALUTAZIONI IN PRESENZA DI ATMOSFERE ESPLOSIVE (ATEX)

REGOLAMENTO DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE DELL ATTIVITA DI REPERIBILITA DEI SERVIZI PROVINCIALI

Calamità naturali: il 72% dei residenti in zone a rischio è disposto a sottoscrivere un assicurazione per tutelarsi

DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE (DUVRI) LOTTO.. A) ANAGRAFICA DELL APPALTO

PIANO DI GESTIONE DELLE TERRE

Lezione 1. Obiettivi prestazionali e normativa vigente. Laboratorio progettuale (Tecnica delle Costruzioni)

LE PAROLE DEL PIANO ALLUVIONI: UN GLOSSARIO PER CAPIRSI

Il Volontariato di Protezione Civile nella Regione Lazio

La valutazione del rischio chimico

Comune di Luino. Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile

Gli aggiornamenti della normativa italiana e Il Codice dell Amministrazione digitale dlgs 82/05

PROVINCIA DI SAVONA COMUNE DI ORCO FEGLINO

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SASSARI Coordinamento Servizi Bibliotecari

S E N A T O D E L L A R E P U B B L I C A

SLAM: UN PROGETTO PER LA MAPPATURA E IL MONITORAGGIO DELLE FRANE

REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

COMUNE DI TRINO PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE VOLUME 5 SISTEMA DI ALLERTAMENTO E PROCEDURE OPERATIVE. Regione Piemonte Provincia di Vercelli

Il ruolo del Servizio nazionale della protezione civile nell attuazione della Direttiva Alluvioni Bolzano, 21 Novembre 2013

DECRETO SEGRETARIALE N. 10 DEL

Il recepimento della Direttiva Alluvioni: Le attività di competenza del sistema di protezione civile Il sistema di allertamento regionale

Comune di ROCCAFRANCA (BS) Piano di Emergenza Comunale

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca

ORDINANZA DEL SINDACO N. ORD DATA 27/10/2015

AL VERIFICARSI DI UN EVENTO IMPROVVISO O NON PREVEDIBILE SI ATTUANO LE MISURE PER L EMERGENZA, CON L AVVIO IMMEDIATO DELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO.

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

GUIDA ALL INSTALLAZIONE DI UN SISTEMA FISSO AUTOMATICO DI RIVELAZIONE E ALLARME D INCENDIO

Norme di sicurezza e comportamentali del personale autorizzato a lavorare nei locali adibiti a Camera Pulita

GESTIONE DELLE EMERGENZE DI SERVIZIO

AUTORITA DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE NORMATIVA-TIPO RELATIVA AGLI AMBITI NORMATIVI DELLE FASCE DI INONDABILITÀ EX DGR 250/05

DETERMINAZIONI IN ORDINE ALLE DIMENSIONI DELLE STRADE ED ALLE DISTANZE DI RISPETTO STRADALI E DEI TRACCIATI FERROVIARI DI PROGETTO

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

Indicazioni per l elaborazione della Pianificazione provinciale di emergenza per il trasporto di materie radioattive e fissili

Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana PIANO PER LA GESTIONE DELLE EMERGENZE RESIDENZA MARISCOGLIO PISA

Transcript:

COMUNE DI STRANGOLAGALLI Provincia di Frosinone SERVIZIO DI PROTEZIONE CIVILE PIANO DI EMERGENZA COMUNALE Anno di approvazione: 2013

INDICE Capitolo Titolo Pagina 1. PREMESSA 1 1.1 STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE 1 1.1.1 Autorità comunale di protezione civile 1 1.1.2 Componenti e strutture operative locali di protezione civile 1 1.2 ATTIVITA DI PROTEZIONE CIVILE 2 2. PARTE GENERALE 3 2.1 INQUADRAMENTO GENERALE 3 2.2 CARTOGRAFIA GENERALE 8 2.3 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE 8 3. SISTEMA DI ALLERTAMENTO 9 3.1 RISCHIO INCENDI 9 3.1.1 Classificazione del territorio comunale 9 3.1.2 Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia 10 3.1.3 Sistema previsionale e di allertamento 10 3.1.4 Livelli di allerta e relative fasi operative 10 3.2 RISCHIO METEO-IDROGEOLOGICO E IDRAULICO 11 3.2.1 Zone di allerta regionali 11 3.2.2 Sistema previsionale e di allertamento 11 3.2.3 Quantitativi giornalieri di precipitazioni previsti 12 3.2.4 Soglie pluviometriche di allerta 12 3.2.5 Scenari di criticità meteo-idrogeologica e idraulica 13 3.2.6 Livelli di allerta e relative fasi operative 14 3.2.7 Tempi di ritorno 14 4. RISCHI RELATIVI AD EVENTI NON PREVEDIBILI 15 4.1 RISCHIO SISMICO 15 4.1.1 Classificazione del territorio comunale 15 4.1.2 Classificazione degli eventi sismici 15 4.2 RISCHIO VULCANICO E DA GAS ENDOGENI 18 4.3 RISCHIO INDUSTRIALE 18 4.4 RISCHIO NUCLEARE 19 4.5 RISCHIO BLACK-OUT 20 5. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE E STRATEGIA 21 OPERATIVA 5.1 FUNZIONALITA DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE 21 5.2 COORDINAMENTO OPERATIVO LOCALE 21 5.2.1 Presidio Operativo 21 5.2.2 Centro Operativo Comunale 21 5.2.3 Funzioni di supporto 22 5.3 ATTIVAZIONE DEL PRESIDIO TERRITORIALE 25 5.4 FUNZIONALITA DELLE TELECOMUNICAZIONI 26 5.5 RIPRISTINO DELLA VIABILITA E DEI TRASPORTI 26 CONTROLLO DEL TRAFFICO 5.6 MISURE DI SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE 26 5.6.1 Informazione alla popolazione 26 5.6.2 Sistemi di allarme per la popolazione 26 5.6.3 Censimento della popolazione 26 I

5.6.4 Individuazione e verifica della funzionalità delle aree di emergenza 27 5.6.5 Soccorso ed evacuazione della popolazione 28 5.6.6 Assistenza alla popolazione 28 5.7 RIPRISTINO DEI SERVIZI ESSENZIALI 28 6. MODELLO DI INTERVENTO 29 6.1 IL SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO 29 6.1.1 Incendi di interfaccia 29 6.1.2 Eventi meteo-idrogeologici e idraulici 30 6.1.3 Terremoti 30 6.1.4 Altri eventi imprevedibili o non previsti 30 6.2 LE FASI OPERATIVE 31 6.3 PROCEDURA OPERATIVA 32 II

FONTI NORMATIVE E BIBLIOGRAFICHE Legge 24 febbraio 1992, n. 225 e ss.mm.ii., concernente «Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile». Legge regionale 11 aprile 1985, n. 37 e ss.mm.ii., concernete «Istituzione del servizio di protezione civile nella Regione Lazio». Legge 21 novembre 2000, n. 353 e ss.mm.ii., concernente «Legge quadro in materia di incendi boschivi». Legge regionale 28 ottobre 2002, n. 39 e ss.mm.ii., concernente «Norme in materia di gestione delle risorse forestali». Regolamento regionale 18 aprile 2005, n. 7 e ss.mm.ii., concernente «Regolamento di attuazione dell articolo 36 della legge regionale 28 ottobre 2002, 39 (Norme in materia di gestione delle risorse forestali)». Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 marzo 2003, n. 3274, concernente «Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica». Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 aprile 2006, n. 3519, concernente «Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone». Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004 e ss.mm.ii., concernente «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile». Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 dicembre 2008, concernente «Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze». Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 novembre 2012, concernente «Indirizzi operativi per assicurare l unitaria partecipazione delle organizzazioni di volontariato all attività di protezione civile». Deliberazione della Giunta regionale 22 maggio 2009, n. 387, concernente «Nuova classificazione sismica del territorio della Regione Lazio in applicazione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 Aprile 2006 e della DGR Lazio 766/03». Deliberazione della Giunta regionale 2 ottobre 2009, n. 742, concernente «Approvazione delle Zone di Allerta per il territorio della Regione Lazio in attuazione della Direttiva P.C.M. 27 febbraio 2004 e successive modificazioni e integrazioni». Deliberazione della Giunta regionale 16 settembre 2011, n. 415, concernente «L.R. 39/2002 art. 64 comma 5 - Programma attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi. Approvazione del "Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi - Periodo 2011-2014"». Deliberazione della Giunta regionale 15 giugno 2012, n. 272, concernente «Approvazione delle direttive per la gestione del Sistema di Allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile della Regione Lazio, propedeutiche all'attivazione formale del Centro Funzionale Regionale». Piano provinciale di protezione civile. Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile. Sito internet del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri e sito internet della Regione Lazio. III

1. PREMESSA Il Comune di Strangolagalli concorre, insieme alle altre componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile e in raccordo con il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la Regione Lazio e con la Prefettura di Frosinone, ad assicurare la tutela della integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali e antropiche. Il Piano di emergenza comunale (o Piano comunale di protezione civile) è il modello organizzativo della risposta operativa ad eventi che, nell ambito del territorio del Comune di Strangolagalli, possono produrre effetti dannosi nei confronti dell uomo, dell ambiente e del patrimonio. Il Piano, sulla base di scenari di riferimento, determina le strategie dirette alla riduzione del danno ed al superamento dell'emergenza, dovuta ad eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria, ed ha come finalità prioritaria la salvaguardia delle persone, dell ambiente e dei beni presenti nelle aree a rischio. Per quanto non previsto dal presente Piano si rinvia alle disposizioni contenute in leggi, regolamenti, ordinanze e altri strumenti di pianificazione in materia di protezione civile. Il presente Piano di emergenza comunale è pubblicato, al fine di poter essere consultato da tutti i cittadini, sul sito www.comunedistrangolagalli.it e trasmesso, per conoscenza, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile, alla Regione Lazio, alla Provincia di Frosinone, alla Prefettura Ufficio Territoriale del Governo di Frosinone, a tutti gli Uffici del Comune di Strangolagalli, alla Stazione dei Carabinieri di Strangolagalli, alla Polizia Locale e alle Organizzazioni di volontariato di protezione civile con sede a Strangolagalli. 1.1 STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE 1.1.1 Autorità comunale di protezione civile Il Sindaco è Autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi dell emergenza nell ambito del territorio comunale, il Sindaco assume la direzione dei servizi di emergenza che insistono sul territorio del Comune, nonché il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente della Giunta regionale. Quando la calamità naturale o l evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell Autorità comunale di protezione civile. 1.1.2 Componenti e strutture operative locali di protezione civile Fanno parte della locale struttura di protezione civile: l Amministrazione comunale, la Polizia Locale, i Carabinieri, le Organizzazioni di volontariato di protezione civile, i Medici e il personale sanitario del S.S.N./S.S.R. in servizio nel territorio comunale. In caso di emergenza, tutti i cittadini residenti o comunque presenti sul territorio comunale, appartenenti a qualsiasi struttura operativa del Servizio nazionale della protezione civile di cui all art. 11 della L. 225/1992, non impegnati con la propria amministrazione, sono tenuti 1

a mettersi a disposizione del Sindaco, al fine di integrare la struttura comunale di protezione civile. Alla struttura locale di protezione civile, in caso d insufficienza di risorse in ragione dell evento verificatosi, vi concorrono professionisti, imprese e cittadini ed è integrata con il personale e i mezzi delle altre componenti e strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile inviate dal Prefetto in ausilio sul territorio comunale. 1.2 ATTIVITA DI PROTEZIONE CIVILE Ai fini dell attività di protezione civile gli eventi si distinguono in: a) eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che per loro natura ed estensione comportano l intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali o connesse con l attività dell uomo che in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo. Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso delle popolazioni sinistrate e ad ogni altra attività necessaria e indifferibile, diretta al contrasto e al superamento dell emergenza e alla mitigazione del rischio. La previsione consiste nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi. La prevenzione consiste nelle attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi descritti, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l allertamento, la pianificazione dell emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l informazione alla popolazione e l applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l attività di esercitazione. Il soccorso consiste nell attuazione degli interventi integrati e coordinati diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi ogni forma di prima assistenza. Il superamento dell emergenza consiste unicamente nell attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie e indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita. 2

2. PARTE GENERALE 2.1 INQUADRAMENTO GENERALE INFORMAZIONI GENERALI COMUNE STRANGOLAGALLI PROVINCIA FROSINONE REGIONE LAZIO AUTORITA DI BACINO FIUMI LIRI-GARIGLIANO E VOLTURNO UNIONE DEI COMUNI PAESI DELLA CIOCIARIA Estensione territoriale [Kmq] 10,48 Sezione C.T.R. [1:10.000] 390140-390150 - 402020-402030 Comuni confinanti Arce, Boville Ernica, Ceprano, Monte San Giovanni Campano, Ripi Indirizzo sede municipale Via Municipio, n. 5 N. telefono 0775978204 0775978738 N. fax 0775978447 Indirizzo sito internet www.comunedistrangolagalli.it 3

POPOLAZIONE Totale residenti 2491 (dati ISTAT al 31/12/2012) Nuclei familiari 932 (dati ISTAT al 31/12/2012) Stima della popolazione variabile stagionalmente Non rilevante Popolazione aggiuntiva non residente Non rilevante RETICOLO IDRAULICO Fiume Liri Torrente Triano Torrente Amaseno Rio di Strangolagalli Fosso di Campolungo Fosso Scarafone Fosso di Colle Campano Fosso di Colle Ferracchiano Fosso delle Farnete Fosso Valonona Fosso della Camiciola Fosso del Ponticello Fosso Danatro Fosso Cannucce Fosso Castelnuovo Fosso Frischetto Fosso dei Vignali Fosso Vado Mele ALTRE INFORMAZIONI Altimetria 232 m s.l.m. Morfologia Collina 4

Classificazione sismica Sismicità media Zona 2B Classe di rischio incendi Molto basso Classificazione climatica Zona D Zona di allerta rischio meteo-idrologico Lazi-G Bacino del Liri Codice ISTAT 060075 Codice catastale I973 C.A.P. 03020 Coordinate 41 36 2.70 N 13 29 48 E EDIFICI STRATEGICI E DI INTERESSE PUBBLICO MUNICIPIO Via Municipio, n. 5 Tel. 0775978204 0775978738 Fax 0775978447 STAZIONE DEI CARABINIERI Via Vittorio Emanuele III, n. 55 Tel. 0775978038 Fax 0775978038 SCUOLA DELL INFANZIA Via Cese, n. 8 Tel. 0775978546 SCUOLA PRIMARIA Via Roma, n. 77 Tel. 0775978205 SCUOLA SECONDARIA DI 1 GRADO Via Roma, n. 75 Tel. 0775978355 5

BIBLIOTECA COMUNALE Via Circonvallazione Tel. 07751685454 Tel./Fax 0775978253 CAMPO SPORTIVO E PALASPORT RIO ARGENTO Via Colle Campano CENTRO SOCIALE ANZIANI Via Selva Maggiore ARCHIVIO COMUNALE Via Castelnuovo DEPOSITO MEZZI COMUNALI Via Roma PARCHEGGIO MULTIPIANO E SALA POLIVALENTE Via Roma CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO Corso Vittorio Emanuele II RESIDENCE SAN FRANCESCO CASA DI RIPOSO PER ANZIANI (struttura privata) Via Cerqueta, n. 11 Tel. 0775978776 Fax 07751691446 OPERE DI ATTRAVERSAMENTO DEI CORSI D ACQUA Principali opere di attraversamento dei corsi d acqua su strade provinciali: PONTE SUL FIUME LIRI S.P. 199 Via Macchia Cavate PONTE SUL RIO DI STRANGOLAGALLI S.P. 60 Via D Amico Per tutte le altre opere di attraversamento dei corsi d acqua realizzate su strade comunali e vicinali, con relativa descrizione, si rinvia al Piano catastale delle strade comunali e vicinali, che si allega al presente Piano di emergenza comunale. 6

CENTRALI E RETI DI DISTRIBUZIONE DI GAS, ELETTRICITA E ACQUA SERBATOIO ACQUEDOTTO Via Aringo IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO Via Carpinello DEPURATORE Via D Amico CABINE DELLA RETE ELETTRICA Piazza Elena Via Campo dei Galli Via La Piana Via Circonvallazione Via Castelnuovo CABINE DEL GAS METANO Via Verdara DISTRIBUTORE DI CARBURANTE Via Circonvallazione RETE STRADALE Km di Strade Provinciali 14,050 Km di Strade Comunali 37,925 Km di Strade Vicinali 6,730 Si allega al presente Piano di emergenza il Piano catastale delle strade comunali e vicinali. 7

PRINCIPALI VIE DI ACCESSO AL TERRITORIO COMUNALE S.P. 199 Arce Strangolagalli S.P. 146 Ceprano Strangolagalli S.P. 84 Ripi Strangolagalli S.P. 60 Sant Angelo (Veroli) Strangolagalli S.P. 67 Monte San Giovanni Campano Strangolagalli 2.2 CARTOGRAFIA GENERALE Si allegano al presente Piano di emergenza la cartografia comunale a disposizione dell Ufficio Tecnico e la mappa del Piano Regolatore Generale. La cartografia provinciale è consultabile sul sito http://sit.provincia.fr.it. La cartografia regionale è consultabile sul sito www.idrografico.roma.it. 2.3 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE LEGGE REGIONALE 37/1985 PIANO REGIONALE PER LA PREVISIONE E PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI D.G.R. 415/2011 DIRETTIVE REGIONALI SUL SISTEMA DI ALLERTAMENTO PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO D.G.R. 272/2012 PIANO PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE Esistente Anno 2005 (Prefettura) PIANI PROVINCIALI DI EMERGENZE DIGHE ED EMERGENZE ESTERNE Esistenti (Prefettura) PIANO REGOLATORE GENERALE D.C.C. 23/2003 - D.G.R. 45/2006 8

3. SISTEMA DI ALLERTAMENTO Al Sistema di allertamento concorrono il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tramite il Centro Funzionale Centrale, e la Regione Lazio, tramite il Centro Funzionale Regionale, con il supporto degli altri Centri Funzionali Decentrati e dei Centri di Competenza. Spetta alla rete dei Centri Funzionali svolgere quell attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni che permette la prefigurazione dei possibili conseguenti scenari di rischio. L allertamento del sistema di protezione civile è, invece, compito e responsabilità del Presidente della Regione o di un suo delegato. 3.1 RISCHIO INCENDI Per incendio boschivo si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree. Pertanto l incendio boschivo può presentarsi come incendio che riguarda il bosco o le aree ad esso assimilate, oppure come incendio di interfaccia urbano-rurale nel caso in cui minacci di interessare aree di interfaccia urbano-rurale, intese queste come aree o fasce, nelle quali l interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta, luoghi geografici dove il sistema urbano e quello rurale si incontrano ed interagiscono, così da considerarsi a rischio di incendio. Tale tipo di incendio può avere origine sia in prossimità dell insediamento sia come derivazione da un incendio di bosco. 3.1.1 Classificazione del territorio comunale DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE N. 415 DEL 16/09/2011 Indice di pericolosità (Pe) 0,123 Indice di rischio potenziale (Rp) 0,414 Indice di rischio reale (Rr) 0,000 Valore ecologico (Ve) 0,415 Rischio climatico (Rc) 0,897 Indice di rischio (IR) 2,39 Classe di rischio Molto basso 9

3.1.2 Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia Si allega la carta dell uso del suolo, che contiene la definizione delle aree edificate e boschive, degli uliveti, cespuglieti, arbusteti, colture e prati con alberature miste e rade. 3.1.3 Sistema previsionale e di allertamento Il Centro Funzionale Centrale emette quotidianamente il Bollettino di suscettività all innesco di incendi boschivi e, sulla base di questo, il Centro Funzionale Regionale emette il Bollettino di suscettività all innesco e alla propagazione degli incendi boschivi, pubblicato sul sito www.regione.lazio.it. SUSCETTIVITA DESCRIZIONE BASSA A innesco avvenuto, ancorché poco probabile, l'incendio si propagherà in maniera tale da poter essere fronteggiato con le sole forze ordinarie, comunque necessarie. MEDIA A innesco avvenuto, l'incendio si propagherà in maniera tale da dover essere tempestivamente fronteggiato con le forze ordinarie, altrimenti potrebbero richiedersi ulteriori forze per contrastarlo (rafforzamento squadre di terra, impiego di piccoli o medi mezzi aerei). ALTA A innesco avvenuto, l'incendio si propagherà in maniera tale da poter raggiungere rapidamente dimensioni ed intensità tali da non poter essere contrastato con le sole forze ordinarie, ancorché rinforzate, richiedendo il dispiegamento di ulteriori mezzi aerei. 3.1.4 Livelli di allerta e relative fasi operative LIVELLI DI ALLERTA FASI OPERATIVE Bollettino di pericolosità media; Apertura campagna AIB; PREALLERTA Incendio in atto sul territorio comunale. Bollettino di pericolosità alta; Incendio in atto con possibile propagazione verso la fascia perimetrale. ATTENZIONE 10

Incendio in atto prossimo alla fascia perimetrale che sicuramente interesserà la zona di interfaccia. PREALLARME Incendio di interfaccia in atto. ALLARME 3.2 RISCHIO METEO-IDROGEOLOGICO E IDRAULICO Nell ambito del rischio meteo-idrogeologico e idraulico rientrano gli effetti sul territorio determinati da condizioni meteorologiche avverse e dall azione delle acque in generale, siano esse superficiali, in forma liquida o solida, o sotterranee. Le manifestazioni più tipiche di questa tipologia di fenomeni sono rovesci di pioggia e grandine, temporali e fulmini, venti e nebbia, neve e gelate, frane e alluvioni. 3.2.1 Zone di allerta regionali Ai fini delle attività di previsione e prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico, il Centro Funzionale Regionale ha suddiviso i bacini idrografici di propria competenza in sette ambiti territoriali significativamente omogenei per l atteso manifestarsi nel tempo reale della tipologia e della severità degli eventi meteo-idrologici intensi e dei relativi effetti. Tali ambiti territoriali sono denominati Zone di Allerta. L elenco delle sette zone (approvate con deliberazione della Giunta regionale n. 742 del 2 ottobre 2009) è il seguente: A Bacini Costieri Nord B Bacino Medio Tevere C Appennino di Rieti D Roma E Aniene F Bacini Costieri Sud G Bacino del Liri 3.2.2 Sistema previsionale e di allertamento Il Comune di Strangolagalli è compreso nella Zona di Allerta G Bacino del Liri. I bollettini e gli avvisi meteo rappresentano, rispettivamente, il primo passo verso la predisposizione della previsione deterministica degli effetti al suolo ed una prima interpretazione della loro possibile criticità nell ambito delle Zone di Allerta individuate dal Centro Funzionale Regionale. Il Centro Funzionale Centrale emette quotidianamente, entro le ore 15:00, il Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale, pubblicato sul sito www.protezionecivile.gov.it; in caso di previsione di fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala regionale e/o sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri Funzionali Decentrati, di criticità almeno tendenzialmente moderata, emette un Avviso di condizioni meteorologiche avverse, diffuso almeno 6 ore prima dell evento atteso. Il Centro Funzionale Regionale emette quotidianamente, entro le ore 14:00, il Bollettino di criticità idrogeologica ed idraulica e, successivamente, il Bollettino di vigilanza 11

meteorologica per il Lazio; in caso di previsione di eventi con livelli di criticità idrologica moderata o elevata, anche ad eventi in atto, emette un Avviso di criticità. I bollettini e gli avvisi del C.F.R., unitamente all Allertamento del sistema di protezione civile regionale, sono pubblicati sul sito www.regione.lazio.it. Gli avvisi di condizioni meteorologiche avverse e gli avvisi di criticità idrogeologica ed idraulica regionale che interessano il territorio del Comune di Strangolagalli sono pubblicati sul sito www.comunedistrangolagalli.it al fine di informarne la popolazione. 3.2.3 Quantitativi giornalieri di precipitazioni previsti Il Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale e il Bollettino di vigilanza meteorologica per il Lazio indicano la previsione, per ogni area meteo-climatica, dei quantitativi di precipitazioni cumulate al suolo nell arco delle 24 ore. ASSENTI O DEBOLI NON RILEVANTI < 20 mm/24h DEBOLI RILEVANTI < 20 mm/24h MODERATI 20-60 mm/24h ELEVATI 60-100 mm/24h MOLTO ELEVATI > 100 mm/24h 3.2.4 Soglie pluviometriche di allerta Criticità Pioggia in 1 ora Pioggia in 3 ore Pioggia in 6 ore Pioggia in 12 ore Pioggia in 24 ore Pioggia in 48 ore ORDINARIA 34 mm 50 mm 63 mm 79 mm 98 mm 121 mm MODERATA 51 mm 76 mm 96 mm 120 mm 148 mm 182 mm ELEVATA 67 mm 99 mm 124 mm 156 mm 193 mm 238 mm Al superamento di almeno una delle soglie pluviometriche di allerta, debbono essere tempestivamente attivate le procedure previste per la corrispondete fase operativa, descritte nel successivo capitolo 6. I dati in tempo reale della rete dei pluviometri, idrometri e termometri monitorata dal Centro Funzionale Regionale sono consultabili sul sito www.idrografico.roma.it. I dati in tempo reale della rete radar nazionale sono disponibili sul sito www.protezionecivile.gov.it. 12

3.2.5 Scenari di criticità meteo-idrogeologica e idraulica Ordinaria criticità Moderata criticità Elevata criticità Fenomeni Scenario d'evento Effetti e danni Temporali con manifestazioni (non necessariamente congiunte né contemporanee) di fulmini, rovesci di pioggia, grandinate, colpi di vento e trombe d'aria. Eventi meteorologici, idrogeologici e idraulici localizzati ed anche intensi. Eventi meteorologici, idrogeologici e idraulici intensi e persistenti. Eventi meteorologici, idrogeologici e idraulici diffusi, intensi e persistenti. METEO GEO IDRO GEO IDRO GEO IDRO Possibilità di innesco di fenomeni di scorrimento superficiale localizzati con interessamento di coltri detritiche, cadute di massi ed alberi. Condizioni di rischio residuo anche in assenza di forzante meteo. Fenomeni di ruscellamento superficiale, rigurgiti fognari, piene improvvise nell'idrografia secondaria e urbana. Condizioni di rischio residuo anche in assenza di forzante meteo. Frequenti fenomeni di instabilità dei versanti di tipo superficiale di limitate dimensioni. Localizzati fenomeni tipo colate detritiche con possibile riattivazione di conoidi. Allagamenti ad opera dei canali e dei rii e fenomeni di rigurgito del sistema di smaltimento delle acque piovane. Limitati fenomeni di inondazione connessi al passaggio della piena con coinvolgimento delle aree vicine al corso d'acqua e moderati fenomeni di erosione. Fenomeni localizzati di deposito del trasporto con formazione di sbarramenti temporanei. Occlusione parziale delle sezioni di deflusso delle acque. Divagazioni dell'alveo, salto di meandri, occlusioni parziali o totali delle luci dei ponti. Diffusi ed estesi fenomeni di instabilità dei versanti. Possibilità di riattivazione di frane, anche di grandi dimensioni, in aree note, legate a contesti geologici particolarmente critici. Intensi fenomeni di erosione e alluvionamento, estesi fenomeni di inondazione con coinvolgimento di aree distali al corso d'acqua, connessi al passaggio della piena e dovuti a puntuali fenomeni di tracimazione, sifonamento o rottura degli argini. Allagamento dei locali interrati. Interruzioni puntuali e provvisorie della viabilità in prossimità di piccoli impluvi e a valle dei fenomeni di scorrimento superficiale. Alluvioni istantanee e di brevissima durata. Occasionale pericolosità per l'incolumità delle persone, anche per folgorazione. Interruzioni puntuali e provvisorie della viabilità in prossimità di piccoli impluvi e a valle dei fenomeni di scorrimento superficiale. Danni a singoli edifici o piccoli centri abitati interessati da fenomeni di instabilità dei versanti. Allagamenti e danni ai locali interrati, provvisoria interruzione della viabilità stradale e ferroviaria in zone depresse (sottopassi, tunnel, ecc.) in prossimità del reticolo idrografico. Danni alle opere di contenimento, regimazione e attraversamento. Danni ad attività agricole, ai cantieri di lavoro, agli insediamenti artigianali, industriali e abitativi situati in aree inondabili. Occasionali perdite di vite umane e possibili diffusi danni a persone. Danni alle attività agricole e agli insediamenti residenziali e industriali sia prossimali che distanti rispetto al corso d'acqua. Danni o distruzione di centri abitati, di rilevati ferroviari o stradali, di opere di contenimento, regimazione o di attraversamento. Possibili perdite di vite umane e danni a persone. 13

3.2.6 Livelli di allerta e relative fasi operative LIVELLI DI ALLERTA FASI OPERATIVE Bollettino di criticità ordinaria, conseguente alla possibilità di fasi temporalesche intense; PREALLERTA Avviso di condizioni meteorologiche avverse. Avviso di criticità moderata; ATTENZIONE Evento in atto con criticità ordinaria. Avviso di criticità elevata; PREALLARME Evento in atto con criticità moderata. Evento in atto con criticità elevata. ALLARME 3.2.7 Tempi di ritorno I livelli di criticità e i relativi scenari sono associati ad eventi la cui intensità ed estensione sono comunemente caratterizzati da diversi tempi di ritorno. Il tempo di ritorno è un indicatore di larga massima di probabilità che l evento possa verificarsi. CRITICITA TEMPO DI RITORNO ORDINARIA 2 ANNI MODERATA 10 ANNI ELEVATA 50 ANNI 14

4. RISCHI RELATIVI AD EVENTI NON PREVEDIBILI 4.1 RISCHIO SISMICO Il rischio sismico è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo ed è determinato dalla combinazione di tre fattori: PERICOLOSITÀ SISMICA (P): è la probabilità che in una data area ed in un certo intervallo di tempo si verifichi un terremoto che superi una soglia di intensità, magnitudo o accelerazione di picco (Pga) di nostro interesse; gli studi sulla pericolosità sismica hanno condotto alla zonizzazione del territorio regionale in 3 zone, due delle quali sono differenziate in 2 sottozone (come stabilito dalla deliberazione della Giunta regionale n. 387 del 22 maggio 2009); VULNERABILITÀ SISMICA (V): è una caratteristica delle strutture ed indica la loro propensione a subire un danno di un determinato livello, a fronte di un evento sismico di una data intensità. Il tipo di danno dipende da: struttura dell edificio, età, materiali, luogo di realizzazione, vicinanza con altre costruzioni ed elementi non strutturali. Se la struttura è duttile, e quindi capace di subire grandi deformazioni, potrà anche subire gravi danni, ma non crollerà. Il danno dipende anche dalla durata e dall intensità del terremoto; ESPOSIZIONE (E): è una caratteristica che si riferisce a tutto ciò che può essere distrutto o il cui funzionamento può essere alterato o danneggiato: edifici, infrastrutture, sistema economico e produttivo, rete dei servizi e soprattutto la vita umana. 4.1.1 Classificazione del territorio comunale Il Comune di Strangolagalli è classificato in ZONA SISMICA 2 SOTTOZONA SISMICA 2B, cioè zona con pericolosità sismica media, dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti. Al presente Piano di emergenza comunale sono allegate le mappe della classificazione sismica nazionale e regionale. 4.1.2 Classificazione degli eventi sismici SCALA MACROSISMICA MERCALLI CANCANI SIEBERG GRADO EFFETTO DESCRIZIONE I II III IPERCETTIBILE MOLTO LEGGERO LEGGERO Evento rilevato soltanto dai sismografi. Avvertito soltanto da rare persone nervose, oppure molto sensibili, che si trovano in uno stato di assoluto silenzio e quasi sempre ai piani superiori dei caseggiati. Anche in zone densamente abitate viene percepito come scossa soltanto da una piccola parte delle persone che si trovano all'interno delle case, così come se passasse un automobile a velocità elevata. Da alcuni viene riconosciuto come terremoto soltanto dopo che ne hanno parlato tra loro. 15

IV V VI VII MODERATO ABBASTANZA FORTE FORTE MOLTO FORTE Non molte delle persone che si trovano all'aria aperta percepiscono il terremoto. All'interno delle case il sisma viene invece riconosciuto da un maggior numero di persone, ma non da tutte, in seguito al tremolio, oppure alle lievi oscillazioni dei mobili, in conseguenza delle quali la cristalleria ed il vasellame, posti a breve distanza, si urtano come quando un autocarro pesante passa su un asfalto sconnesso; i vetri delle finestre tintinnano; porte, travi ed assi in legno scricchiolano, crepitano i soffitti. In recipienti aperti i liquidi vengono leggermente smossi. In casa si ha la sensazione che venga rovesciato un oggetto pesante (un sacco, un mobile), oppure di oscillare insieme con la sedia o il letto, come avviene su una nave con mare mosso. Questo movimento tellurico di solito non provoca paura nelle persone a meno che non siano nervose o apprensive a causa di terremoti precedenti. In rari casi si sveglia chi sta dormendo. Il sisma viene percepito da numerose persone anche da quelle impegnate nelle attività giornaliere, in strada e, se sensibili, anche all aria aperta. Nelle abitazioni si avverte la scossa in seguito al movimento ondulatorio dell'intero edificio. Si vedono le piante e le frasche, nonché i rami più piccoli dei cespugli e degli alberi agitarsi, come se ci fosse un vento moderato. Oggetti appesi come tendaggi, semafori, lampade e lampadari non troppo pesanti iniziano ad oscillare; dei campanelli risuonano; gli orologi a pendolo subiscono un arresto oppure un accelerazione, a seconda che la direzione della scossa sia perpendicolare o normale al moto di oscillazione; allo stesso modo gli orologi a pendolo fermi possono riprendere a funzionare; le molle dell'orologio tintinnano; la luce elettrica si mette a tremolare o viene a mancare in seguito ai movimenti che interessano le linee della corrente; i quadri urtano rumorosamente contro le pareti, oppure si spostano; da recipienti colmi ed aperti vengono versate fuori piccole quantità di liquido; possono cadere a terra ninnoli ed piccoli oggetti, così come avviene anche per oggetti addossati alle pareti; gli arredi leggeri possono perfino essere un po spostati; i mobili strepitano; le porte e le imposte si aprono e si chiudono sbattendo; i vetri delle finestre si infrangono. Si svegliano quasi tutti coloro che stanno dormendo. In qualche caso le persone fuggono all'aperto. Il terremoto viene percepito da tutti con un certo panico, tanto che molti fuggono all'aperto, mentre alcuni hanno anche la sensazione di cadere. I liquidi si agitano fortemente; quadri, libri ed analoghi oggetti cadono dalle pareti e dagli scaffali; le stoviglie vanno in pezzi; le suppellettili, anche quelle in posizione stabile, e perfino singole parti dell arredamento vengono spostati se non addirittura rovesciate; si mettono a suonare le campane di dimensioni minori nelle cappelle e nelle chiese, gli orologi dei campanili battono le ore. In alcune case, anche se costruite in maniera solida si producono lievi danni: fenditure nell'intonaco, caduta del rivestimento di soffitti e di pareti. Danni più gravi, ma ancora non pericolosi, si hanno su edifici mal costruiti. Si può verificare la caduta di qualche tegola e pietra di camino. Ragguardevoli lesioni vengono provocate all arredamento delle abitazioni, anche agli oggetti di considerevole peso che si rovesciano e si frantumano. Rintoccano anche le campane di dimensioni maggiori. Corsi d'acqua, stagni e laghi si agitano di onde e s'intorbidiscono a causa della melma smossa. Qua e là, scivolano via parti delle sponde di sabbia e ghiaia. I pozzi variano il livello dell'acqua in essi contenuta. Danni modesti a numerosi edifici se solidamente costruiti: piccole spaccature nei muri, caduta di parti piuttosto grandi del rivestimento di calce e della decorazione in stucco, crollo di mattoni e in genere caduta di tegole. Molti camini vengono lesi da incrinature, da tegole in caduta, dalla fuoruscita di pietre; i camini danneggiati crollano sul tetto e lo rovinano. Dalle torri e dagli edifici più alti cadono le decorazioni non ben fissate. Nelle costruzioni a traliccio, risultano ancora più gravi i danni ai rivestimenti. In 16