Piano Comunale di Protezione Civile - Anno 2012-1 COMUNE DI CRISPIANO. Provincia di Taranto PIANO DI PROTEZIONE CIVILE. Indice



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1 COMUNE DI CRISPIANO Provincia di Taranto PIANO DI PROTEZIONE CIVILE Indice CAPO I - Quadro generale pg. 7 - Le competenze di indirizzo di pianificazione e di operativita pg. 8 - Le procedure d emergenza pg. 9 - Il ruolo del sindaco nelle situazioni d emergenza pg. 10 - Obbiettivi strategici ed operativi del piano di protezione civile pg. 11 - Il piano di gestione delle emergenze struttura di piano pg. 12 - Dati di base e scenari di rischio pg. 13 CAPO II - Dati generali pg. 14 - Classificazione sismica e climatica pg. 14 - Inquadramento geologico e geomorfologico pg. 16 - Idrologia ed idrogeologia pg. 18 - Caratteristiche geotecniche pg. 20 - Caratteristiche geomorfologiche pg. 20

2 CAPO III - STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE pg. 21 - A. Scenari degli eventi attesi pg. 21 - Rischio idrogeologico pg. 21 - Rischio neve pg. 21 - Rischio sismico pg. 21 - Rischio incendio boschivo pg. 22 - AREE DI EMERGENZA pg. 22 - aree di attesa della popolazione pg. 22 - aree di ricovero della popolazione pg. 23 - aree di ammassamento pg. 24 - aree di accumulo neve pg. 25 - elenco cartografie pg. 26 - B. LINEAMENTI DI PIANIFICAZIONE pg. 27 B.1 Coordinamento operativo comunale pg. 27 B.2 Salvaguardia della popolazione pg. 28 B.3 Rapporti con le istituzioni locali per la continuita amministrativa - supporto all attivita di emergenza pg. 28 B.4 Informazione alla popolazione pg. 28 B.5 Funzionalita delle telecomunicazioni pg. 29 B.6 Funzionalita dei servizi essenziali pg. 29 B.7 Censimento e salvaguardia dei beni culturali pg. 29 B.8 Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose pg. 30 B.9 Relazione giornaliera dell intervento pg. 30 B.10 Struttura dinamica del piano: aggiornamento dello scenario, delle procedure e delle esercitazioni formazione del personale pg. 30 CAPO IV - SISTEMA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE pg. 32 - In situazione ordinaria pg. 32 - In emergenza pg. 32

3 - Il C.O.C. (Centro Operativo Comunale) pg. 33 - Le schede raccolta dati pg. 33 - La Sala Operativa pg. 33 - Sala Situazioni pg. 34 - Sala Radio pg. 34 - Sala Comunicazioni pg. 34 - Sala Stampa pg. 35 - Funzioni di supporto del C.O.C. pg. 35 - Tecnica e Pianificazione pg. 35 - Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria pg. 36 - Volontariato pg. 36 - Materiali e Mezzi pg. 36 - Servizi essenziali ed attività scolastica pg. 37 - Censimento danni a persone e cose pg. 37 - Strutture operative locali e viabilità pg. 38 - Telecomunicazioni pg. 38 - Assistenza alla popolazione pg. 39 - Schema operativo delle funzioni interessate ai vari eventi pg. 40 - Struttura e Funzione di supporto Centro Operativo Comunale C.O.C. pg. 40 - Risorse disponibili nel territorio comunale pg. 42 - Panifici pg. 42 - Carburanti pg. 42 - Farmacie pg. 42 - Autodemolizioni pg. 43 - Autotrasportatori Movimenti terra pg. 43 - Magazzini alimentari pg. 43 - Guardia medica pg. 44 - Hotel Alberghi pg. 44 - Uffici postali pg. 44 - Associazione di volontariato pg. 45 - Punti vendita ferramenta e materiale edile pg. 45 - Stazione ferroviaria pg. 45 - Autobotti con idrovore pg. 46

4 - Imprese edili pg. 46 - Mezzi e attrezzature disponibili pg. 47 - Numeri utili pg. 47 CAPO V - RISCHIO IDROGEOLOGICO - Cenni storici del territorio di Crispiano pg. 48 - I sistemi di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico pg. 50 - Presidio territoriale idrogeologico pg. 50 - Indicatori di evento pg. 52-1 livello di attenzione pg. 52-2 livello di preallarme pg. 52-3 livello di allarme pg. 52-4 livello di emergenza pg. 52 - Classi di rischio idrogeologico pg. 53 - Presidio territoriale idraulico pg. 54 - Lineamenti della pianificazione e strategia operativa pg. 56 - Soccorso ed evacuazione della popolazione pg. 56 - Sistema di comando e controllo pg. 56 - Eventi idrogeologici e/o idraulici pg. 56 - Adempimenti pg. 58 - Censimento popolazione interessata dal rischio inondazione pg. 59 CAPO VI - RISCHIO SISMICO pg. 60 - Modello d intervento pg. 60 - Gestione dell emergenza pg. 60 CAPO VII - RISCHIO INCENDI DI INTERFACCIA pg. 63 - Suscettivita all innesco di incendi boschivi pg. 64 - Scenari di rischio di riferimento pg. 65 - Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia pg. 65 - Valutazione della pericolosità pg. 65

5 - Incendi di vaste proporzioni pg. 66 - Adempimenti pg. 67 - Piano d emergenza rischio incendio pg. 68 - Fasi di allertamento pg. 69 - fase di preallerta pg. 69 - fase di attenzione pg. 69 - fase di preallarme pg. 69 - fase di allarme pg. 69 - Sala operativa pg. 70 - Comando e coordinamento interventi pg. 70 - Norme di comportamento per la popolazione pg. 70 - Prevenzione pg. 70 - Incendio di edificio pg. 71 - Incendio di boschi pg. 72 - Rifornimento idrico pg. 73 CAPO VIII - RISCHIO NEVE pg. 74 - Presidio territoriale per neve pg. 74 - Sistemi di allertamento pg. 74 - Fasi di allertamento pg. 74 - Adempimenti pg. 76 - Fasi operative pg. 76 - Censimento risorse disponibili pg. 77 - Aree accumulo neve pg. 77 - Elenco masserie pg. 79 CAPO IX - RISCHIO SICCITA pg. 81 CAPO X RISCHIO SANITARIO pg. 82 CAPO XI RISCHIO AMBIENTALE pg. 85 CAPO XII RISCHIO INDUSTRIALE pg. 88

6 CAPO XIII RISCHIO NUCLEARE pg. 92 CAPO XIV RISCHIO BLACKOUT ELETTRICO pg. 98 CAPO XV RISCHIO TROMBE D ARIA pg. 100 CAPO XVI - RISCHI CADUTA IN CAVITA, POZZI E SIMILARI pg. 102 CAPO XVII - RISCHIO DISASTRI AEREI STRADALI FERROVIARI pg. 103 CAPO XVIII ASSISTENZA ALLE PERSONE DISABILI pg. 104 Appendice pg. 109 Normative di riferimento pg. 109 Acronimi pg. 109 ALLEGATI AVVISI E ORDINANZE SINDACALI (formato cartaceo e digitale in formato word) avviso di cessazione preallarme-allarme; avviso allarme; avviso preallarme, avviso divieto di sosta in zone a rischio; rischio sismico stato di emergenza; evacuazione sgombero fabbricati; ordinanza di chiusura strada pubblica; ordinanza evacuazione popolazione (sismico); ordinanza precettazione carburanti; ordinanza precettazione esercizi commerciali; ordinanza smaltimento rifiuti speciali; ordinanza sgombero materiali dalla viabilità principale; ordinanza sgombero materiali dalla viabilità statale; rischio black-out elettrico; ordinanza prevenzione incendi, ordinanza emergenza idrica.

Quadro generale Piano Comunale di Protezione Civile - Anno 2012-7 CAPO I Il Dipartimento ha un ruolo primario per la gestione delle emergenze nazionali, ovvero per gli eventi denominati di tipo C. Il Prefetto, il Presidente della Provincia e della Regione si attivano per le emergenze definite di tipo B, cioè di livello provinciale, e in casi particolari anche per gli eventi di tipo A, cioè di livello locale. In caso di emergenza, il Prefetto, in ambito provinciale, rappresenta la figura istituzionale di riferimento del sistema operativo della Protezione Civile, unitamente alle Province e alle Regioni, Istituzioni a cui la legislazione attribuisce un ruolo determinante nella gestione degli eventi, con propria autonomia d intervento. In particolare la Regione assume un ruolo rilevante nella fase della prevenzione e previsione della gestione delle emergenze e della fase di ritorno alle normali condizioni di vita, agendo soprattutto su cinque fattori: prevenzione a lungo termine, da svilupparsi intervenendo anche normativamente sui fattori urbanistici e territoriali, attuando politiche rigorose di protezione e conoscenza del territorio e dei suoi rischi ed incrementando una cultura della protezione civile e la formazione a tutti i livelli, dai corsi di base e di aggiornamento alle esercitazioni e simulazioni d evento; prevenzione a breve-medio termine, attraverso l attività di pianificazione e realizzando, anche tramite altri Enti, le opere di difesa del suolo, ed ingegneria naturalistica e sismica, per mitigare il rischio in modo concreto, il monitoraggio dei rischi nonché cooperando nella pianificazione d emergenza degli Enti locali; previsione a brevissimo termine, effettuata utilizzando i più ampi e affidabili sistemi di previsione e monitoraggio dei rischi, sviluppando azioni di preannuncio e allertamento per eventi calamitosi attesi, da pochi giorni a poche ore prima dell evento;

8 gestione delle emergenze, collaborando con le diverse componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile; ritorno alla normalità, predisponendo assieme agli altri Enti territoriali, piani di ripristino relativi al ritorno alle normali condizioni di vita. Nel contesto normativo in questione la Provincia assume sempre maggiore importanza nel quadro di riferimento istituzionale, in relazione ai livelli di competenza trasferiti dalla vigente legislazione, sia in emergenza, sia nelle fasi di pianificazione preventiva e successiva all evento. In ambito comunale il Sindaco è il responsabile della Protezione Civile, preventiva le attività di controllo e di monitoraggio, adotta i provvedimenti di emergenza e di salvaguardia. LE COMPETENZE DI INDIRIZZO DI PIANIFICAZIONE E DI OPERATIVITA Si ritiene necessario sottolineare, sulla base della legislazione vigente ed in relazione alla suddivisione delle funzioni come sopra ricordate, che le competenze in materia di protezione civile sono ripartite come segue. L attività d indirizzo normativo compete: -al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile per i livelli Nazionale, Regionale e Locale; -alla Regione per i livelli Regionale e Locali. L attività di pianificazione ovvero la redazione dei Piani d emergenza, compete: - al Dipartimento per i piani nazionali; - alle Prefetture e alle Amministrazioni Provinciali, per i piani di rilevanza provinciale; - alle Comunità Montane per i piani intercomunali relativi alle aree montane; - alle Amministrazioni Comunali, per i piani comunali ed intercomunali.

9 L attività operativa volta alla gestione e superamento dell emergenza compete: - al Sindaco per gli eventi di protezione civile naturali o connessi con l attività dell uomo che, per loro natura ed estensione, comportino l intervento coordinato degli Enti o Amministrazioni competenti in via ordinaria (tipo A ); - al Prefetto, alla Provincia ed alla Regione per gli eventi di protezione civile, naturali o connesse con l attività dell uomo che, per loro natura ed estensione, comportino l intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria (tipo B ); - al Dipartimento e alla Regione per gli interventi di protezione civile nelle calamità naturali, catastrofi o altre eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari (tipo C ). LE PROCEDURE D EMERGENZA Il sistema normativo di riferimento e le prassi operative ormai consolidate determinano una cronologia d azioni che possono essere così riassunte: a) alle emergenze classificabili fra gli eventi di Protezione Civile deve far fronte in primo luogo il Comune con i propri mezzi e strutture (tipo A); b) nel caso in cui la natura e la dimensione dell evento calamitoso lo esigano, il Sindaco richiede l intervento del Prefetto, del Presidente della Provincia e della Regione Puglia, istituzioni che cooperano per attivare in sede locale o provinciale le risorse necessarie al superamento dell emergenza (tipo B); c) qualora l evento calamitoso assuma dimensioni o caratteristiche così rilevanti e tali da dover essere affrontati con mezzi e poteri straordinari, il Prefetto e la Regione richiedono l intervento dello Stato attraverso la struttura Nazionale di Protezione Civile Dipartimento (tipo C); In ogni caso al verificarsi di una situazione d emergenza, la struttura addetta alla gestione di tali situazioni deve darne comunicazione immediata al Servizio Regionale di Protezione Civile, nonché alla Prefettura e alla Provincia ed informare i rispettivi responsabili per tutta la durata della stessa.

10 IL RUOLO DEL SINDACO NELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA La normativa di comparto assegna al Sindaco un ruolo di protagonista in tutte le attività di Protezione Civile, quali prevenzione, soccorso e superamento dell emergenza, e ciò in relazione alla rappresentatività dei bisogni della collettività propria della figura istituzionale. Il Sindaco è, per legge, l Autorità comunale di protezione civile e responsabile primo delle attività volte alla salvaguardia dell incolumità pubblica e privata. Il medesimo al verificarsi di una situazione d emergenza, ha la responsabilità dei servizi di soccorso ed assistenza alla popolazione colpita. Con il presente Piano, in base alla normativa statale e regionale vigente, l Amministrazione comunale definisce la struttura operativa in grado di fronteggiare le situazioni d emergenza. In particolare si ricordano le principali incombenze ascritte alle competenze e responsabilità del Sindaco: a)organizzare una struttura operativa comunale formata da dipendenti comunali, volontari, imprese private, per assicurare i primi interventi di protezione civile, con particolare riguardo a quelli finalizzati alla salvaguardia della vita umana; b)attivare, anche attraverso il volontariato, i primi soccorsi alla popolazione e gli interventi urgenti necessari ad affrontare l emergenza; c)fornire adeguata informazione alla cittadinanza sul grado di esposizione al rischio ed attivare opportuni sistemi di allerta; d)provvedere alla vigilanza sull insorgere di situazioni di rischio idrogeologico o di altri rischi, specie alla presenza di ufficiali comunicazioni di allerta, adottando le necessarie misure di salvaguardia della pubblica e privata incolumità; e)assicurare una reperibilità finalizzata in via prioritaria alla ricezione di comunicazioni di allerta;

11 f)individuare siti sicuri da adibire al preventivo e/o temporaneo ricovero per la popolazione esposta, attivando, se nel caso, sgomberi preventivi. OBBIETTIVI STRATEGICI ED OPERATIVI DEL PIANO DI PROTEZIONE CIVILE Il Piano d emergenza è costituito dalla predisposizione delle attività coordinate e delle procedure che sono adottate per fronteggiare un evento calamitoso atteso sul territorio, in modo da garantire l effettivo ed immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell emergenza ed il ritorno alle normali condizioni di vita. Il Piano d emergenza è, pertanto, il supporto operativo al quale il Sindaco si riferisce per gestire l emergenza col massimo livello di efficacia. Il Piano è stato predisposto attraverso l analisi dei seguenti fattori: conoscenza della vulnerabilità del territorio; necessità di organizzare la gestione operativa dell emergenza, sino al suo superamento; la necessità di formare ed istruire il personale coinvolto nella gestione dell evento. Il Piano risponde alle domande concernenti: gli eventi calamitosi che potrebbero interessare il territorio comunale; le persone, le strutture e i servizi che potrebbero essere coinvolti o danneggiati; l organizzazione operativa che si reputa necessaria per ridurre al minimo gli effetti dell evento con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana; le persone cui dovranno essere assegnate le diverse responsabilità ai vari livelli di direzione e controllo per la gestione delle emergenze. Per poter soddisfare queste necessità sono stati definiti gli scenari di rischio sulla base della vulnerabilità della porzione di territorio interessata (aree, popolazione

12 coinvolta, strutture danneggiabili, ecc.) al fine di poter disporre di un quadro globale ed attendibile relativo all evento atteso. In tal modo sarà possibile dimensionare preventivamente la risposta necessaria per fronteggiare le calamità, con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana. Il Piano è uno strumento di lavoro tarato su una situazione verosimile, sulla base di conoscenze scientifiche dello stato di rischio del territorio, da aggiornare ed integrare, non solo con riferimento all elenco di uomini e mezzi, ma soprattutto in relazione alle nuove, eventuali, conoscenze sulle condizioni di rischio che comportino diverse valutazioni degli scenari, o ancora quando si disponga di nuovi o ulteriori sistemi di monitoraggio e allerta alla popolazione. Il Piano di gestione delle emergenze rappresenta in dettaglio il complesso dei fattori, quali la dimensione dell evento atteso, la quantità della popolazione coinvolta, la viabilità alternativa, le possibili vie di fuga, le aree di attesa, di ricovero, di ammassamento e così via, che consentono agli operatori delle varie componenti della Protezione Civile di avere un quadro di riferimento adeguato alle necessità. IL PIANO DI GESTIONE DELLE EMERGENZE STRUTTURA DI PIANO Il Piano è strutturato sulla base di tre elementi principali: 1) I dati di base e gli scenari Sono dati dalla raccolta ed organizzazione di tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, della distribuzione della popolazione e dei servizi, dei fattori di pericolosità, di rischio, della vulnerabilità e dei conseguenti scenari, al fine di disporre di tutte le informazioni utili alla gestione dell emergenza. 2) Il modello d intervento Consta nell individuazione dei soggetti, delle competenze, delle procedure operative necessarie all organizzazione ed all attivazione delle azioni corrispondenti alle necessità di superamento dell emergenza.

13 3) Informazione alla popolazione e formazione del personale Si realizza attraverso l informazione preventiva sulle norme comportamentali alle popolazioni residenti nelle specifiche zone di rischio e nella preparazione degli uomini che intervengono in emergenza, in modo da fronteggiare tempestivamente e professionalmente qualsiasi tipo di evento. DATI DI BASE E SCENARI DI RISCHIO Sono stati ricavati dai programmi di prevenzione e previsione, realizzati dai Gruppi Nazionali e di ricerca dei Servizi Tecnici Nazionali, delle Provincie e delle Regioni. Per arrivare ad uno scenario attendibile è stata acquisita la disponibilità di dati di base, organizzata poi in sequenza logica del tipo: a) informazioni generali sul territorio; b) informazioni generali e particolari relative ad ogni tipologia di rischio presente sul territorio; c) indicatori d evento, che riguardano esclusivamente il rischio idrogeologico, per la prevedibilità degli eventi. Tali indicatori, pertanto sono allocati specificatamente nel relativo tipo di rischio. Attraverso la correlazione fra queste informazioni generali con i livelli operativi successivamente descritti e le informazioni generali sulle aree d emergenza, sulle strutture idonee all accoglienza temporanea, sulla viabilità alternativa, sui servizi di pronto intervento e soccorso e sugli strumenti operativi disponibili (uomini, mezzi, ecc..), è stato definito uno scenario globale. Da tale scenario emergono sia il possibile danno atteso e sia le risposte possibili, nonché le procedure d applicazione del piano d emergenza, determinando in tal modo la traccia delle azioni da intraprendere in caso di calamità o eventi.

14 CAPO II DATI GENERALI Il territorio del Comune di Crispiano, situato nella provincia di Taranto, si estende per circa kmq 111,65 aventi le seguenti caratteristiche: secondo la geomorfologia, l assetto strutturale del territorio comunale è molto variabile, con presenza di ghiaia e sabbia e successivo passaggio a prevalenti sedimenti argillosi limosi. Esso confina con i territori dei comuni di Massafra, Statte, Martina F., Grottaglie, Montemesola. L intero territorio comunale, dal punto di vista altimetrico, è compreso, per tutti i suoi 111,65 kmq, tra metri 111,00 e metri 422,00. Il Palazzo Comunale e sede anche del COC è ubicato a circa 240,00 m s.l.m.. Il centro storico è graficamente situato a 40 36 17 Nord e 17 13 47 Est rispetto al Meridiano di Roma Monte Mario. La direzione prevalente del vento, secondo i dati storici forniti dall ARPA, è nord-est. Il Comune, dai dati dell ultimo censimento, ha una popolazione residente di circa 13.000 abitanti. CLASSIFICAZIONE SISMICA CLIMATICA E ZONA DI ALLERTA Pericolosità sismica: 3 Zona con pericolosità sismica bassa, che può essere soggetta a scuotimenti modesti. Secondo la Classificazione sismica prevista nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n 3274/03, aggiornata al 16/01/2006 con le comunicazioni delle regioni, l'italia è suddivisa in zone sismiche con 4 classi di pericolosità:

zona 1 (alta): PGA > 0,25g zona 2 (media): PGA < 0,25g zona 3 (bassa): PGA < 0,15g zona 4 (molto bassa): PGA < 0,05g Piano Comunale di Protezione Civile - Anno 2012-15 (dove PGA indica il picco di accelerazione gravitazionale) Zone di allerta: La Regione Puglia ha identificato e delimitato sei zone di allerta idrogeologiche. Il Comune di Crispiano rientra nella zona E) Bacini Lato e Lama di Lenne. La cartografia della zona di allerta è riportata in appendice. Zona climatica: C Periodo di accensione degli impianti termici: dal 15 novembre al 31 marzo (10 ore giornaliere), salvo ampliamenti disposti dal Sindaco. Secondo quanto disposto dal D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993, tabella A e successive modifiche ed integrazioni l Italia è divisa in sei zone climatiche (A, B, C, D, E, F) che variano in funzione dei gradi-giorno (GG). Gradi giorno 1.386 Il Grado Giorno (GG) è l'unità di misura che stima il fabbisogno energetico necessario per mantenere un clima confortevole nell abitazione. Il clima dell area è tipico mediterraneo con estati secche e calde e inverni miti e piovosi. La stagione piovosa corrisponde con il periodo Novembre Febbraio mentre la stagione secca corrisponde al periodo Giugno Settembre. La piovosità ha valori che si aggirano intorno ai 600 650 mm annui. E da dire che nell ultimo ventennio tale valore è diminuito. La temperatura media annuale è di circa 16 C: nel periodo invernale abbiamo valori medi di 5 10 C mentre nel periodo estivo valori 20 30 C. I venti dominanti provengono dal quadrante meridionale. Presenti tutto l anno e hanno velocità contenuta (5 7 nodi). I dati fanno riferimento alle carte ufficiali della Regione Puglia.

16 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO L area di Crispiano dal punto di vista geologico è caratterizzata dalla presenza di formazioni sedimentarie di disposizioni in ambiente prevalentemente marino (Riferimento Carta Geologica d Italia Fg. 202 Taranto scala 1:100.000). Entrando nel dettaglio è possibile distinguere le seguenti formazioni geologiche affioranti (dal più antico al più recente): Depositi alluvionali recenti o attuali; Depositi Marini Terrazzati (Pleistocene Medio Superiore); Argille Subappennine (Pleistocene Inferiore); Calcareniti di Gravina (Pliocene superiore con passaggi al pleistocene Inferiore); Calcare di Altamura (Cretaceo: attribuibili al Senoniano Turoniano). a) Depositi alluvionali recenti ed attuali (Olocene) Questi sono depositi che si individuano lungo le lineazioni dei corsi d acqua o avvallamenti naturali del terreno ove c è un recapito delle acque di scorrimento superficiale. Sono costituite da sedimenti alluvionali composti da ciottoli calcarei e calcarenitici di piccole e medie dimensioni immersi in una matrice terrosa grossolana e fine, a volte organica di colore scuro; b) Depositi Marini Terrazzati (Pleistocene Medio Superiore) Sono costituite da sabbie calcaree poco cementate e addensate, di granulometria da fine a grossolana di colore biancastro e giallastro, non di rado con evidenze cromatiche sul rossastro dovuto alla presenza di abbondanti ossidi di ferro. Affiorano lungo la fascia centrale del salento e lungo il bordo delle serre salentine e possono avere notevoli estensioni. Non hanno grandi spessori, mediamente di alcuni metri.

17 c) Argille Subappennine (Pleistocene Inferiore) La formazione è costituita da argille marnose e siltose, marne argillose, talora decisamente sabbiose. Il colore è grigio-azzurro o grigio-verdino; in superficie la colorazione è bianco giallastra. Generalmente i litotipi più marnosi e sabbiosi si rinvengono nei livelli superiori, mentre nei livelli basali si rinvengono le argille grigio-azzurre. Gli spessori di argilla sono piuttosto modesti; d) Calcareniti di Gravina (Pliocene Superiore) Le Calcareniti di Gravina rappresentano il livello basale del ciclo sedimentario della Fossa Bradanica. Si tratta di calcareniti organogene, variamente cementate, porose, biancastre, grigie e giallognole, costituiti da clasti derivanti dalla degradazione dei calcari cretacei nonché dei frammenti di Brozoi, Echinoidi, Crostacei e Molluschi. Talvolta la parte basale della formazione a contatto con il calcare, si ha un conglomerato ciottoli calcari più o meno arrotondati, con matrice calcarea bianca, gialla o rossastra. La granulometria grossolana a contatto con i calcari basali, diventa più fine procedendo verso l alto fino a stabilizzarsi su dimensioni medio fini. Sulla sommità si ha la presenza di un esteso crostone costituente il cappellaccio della formazione creatosi per alterazione indotta dagli agenti atmosferici. e) Calcare di Altamura (Cretaceo: attribuibile al Senoniano Turoniano) E la formazione più antica che affiora in questa parte della provincia ionica. Questa è costituita da calcari compatti, coroidi, grigio nocciola, grigio rossastri in superficie ed a frattura concoide, nonché di calcari più o meno compatti bianchi, grigiastri in superficie con frattura irregolare. La stratificazione è sempre evidente, di solito in banchi fino a 2 metri ma nei livelli inferiori, la stratificazione è varia e la roccia appare talora laminata.

Idrologia Piano Comunale di Protezione Civile - Anno 2012-18 IDROLOGIA ED IDROGEOLOGIA L idrologia superficiale è rappresentata dal Canale Lezzitello che attraversa quasi il centro del paese, percorrendo via Palermo e via Unità di Italia. Il corso d acqua presenta un bacino idrografico di notevoli dimensioni, quindi si possono attivare degli scorrimenti d acqua che però sono in grado di coinvolgere solo parte del territorio così come si può vedere dalla cartografia secondo la nuova classificazione dell Autorità di Bacino della Puglia approvata dal C.I. il 30.12.2005 che ha adottato il Piano di Stralcio di Assetto Idrogeologico. L idrologia sotterranea è rappresentata dall esistenza di una ricca falda acquifera profonda (o falda di base, Cotecchia 1977) che circola nella formazione del Calcare di Altamura. La profondità di rinvenimento della falda è piuttosto variabile e dipende dalla presenza in profondità di eventuali strati di calcare compatto. Generalmente il livello statico si stabilizza ad una quota sul livello del mare attorno ai 10 metri. Questa falda acquifera è alimentata dalle piogge nelle aree dove vi è un giusto apporto di acqua meteorica, in cui considerando il bilancio ideologico, rimane un aliquota di acqua a disposizione delle falde acquifere. L alimentazione, generalmente, avviene sia tramite vore e inghiottitoi che assorbono le acque di pioggia che si organizzano in modesti corsi d acqua, sia in maniera diffusa, attraverso le numerose fratture che caratterizzano questa formazione geologica.

Idrografia Piano Comunale di Protezione Civile - Anno 2012-19 Durante fenomeni piovosi, anche di debole intensità, si forma un definito reticolo fluviale che scorre lungo l asse centrale dell avvallamento. In particolare si formano due rami principali, uno nasce nella parte mediana a fronte di via Paganini, l altra nasce nella parte mediana a fronte di via Napoli. Questo reticolo fluviale è tributario del ben più importante bacino idrografico della Gravina Gennarini. Questi corsi d acqua si attivano per piogge di modeste entità in quanto le acque derivano dallo sbocco di tronchi di fognatura bianca di una parte dell abitato di Crispiano. In concomitanza di eventi alluvionali possono arrivare anche le acque derivanti dall originario bacino idrografico attualmente alterato dall esistenza di una parte dell abitato cittadino. La parte superiore di tale bacino è attualmente costituito dai rilievi che si trovano poco a Nord del sito di studio. Questo settore è costituito da campagna e da costruzioni che insistono in particolare modo lungo le strade dell area. Proprio l esistenza di queste strade, per la maggior parte asfaltate, consente all acqua di trovare una facile via di scorrimento verso il ripiano geomorfologico sottostante. Le portate che escono dagli imbocchi dei tronchi di fognatura bianca, durante piogge intense sono notevoli anche in considerazione dell estesa copertura cementizia e di asfalto dell area cittadina, comportando un coefficiente di deflusso massimo. In tali casi lo scorrimento avviene in maniera concentrata verso Sud. In particolare nel sito di studio si è detto che vi sono inizialmente due rami che si uniscono più o meno a metà dell area rilevata. Le portate quindi dell ultimo tratto del corso d acqua effimero (in quanto si attiva solo in concomitanza di eventi meteorici), possono essere ragguardevoli e per niente sottovalutabili in ambito di pianificazione urbanistica. Dati più approfonditi sono menzionati nel capitolo dell Idraulica.

20 CARATTERISTICHE GEOTECNICHE Le caratteristiche geotecniche sono prescritte al fine di individuare le caratteristiche fisico tecniche dei terreni interessati dall opera. Le indagini sono state svolte in accordo alla normativa D.M. 11.03.88 e Circ. Min. LL.PP del 24.09.88. I dati sul sottosuolo sono stati acquisiti da studi geologico-tecnici condotti dal geologo Jean Vincent C.A. Stefani su costruzioni edificate su aree che presentano caratteristiche geologiche simili all area di studio. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE La stratigrafia del sottosuolo la si è ottenuta con la lettura della cartografia geologica disponibile per l area e mediante un rilevamento geologico di superficie effettuato anche in aree adiacenti e dalla quale era possibile avere informazioni geologiche più dettagliate.

21 CAPO III STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE A. SCENARI DEGLI EVENTI ATTESI Lo scenario si ricava dai programmi di previsione e prevenzione realizzati dai Gruppi Nazionali e di Ricerca dei servizi Tecnici nazionali delle Provincie e delle Regioni. Scenario idrogeologico (Tav. 1A - 1B 2A 2B) Alluvioni Cartografia delle aree inondabili Stima della popolazione e delle abitazioni coinvolte nelle aree inondabili Quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili Indicatori di evento Scenario neve (Tav. 3A - 3B) individuazione delle aree di accumulo neve individuazione dei fabbricati isolati e delle infrastrutture a rischio Scenario sismico (Tav. 4A - 4B) Carta della pericolosità sismica Rilevamento della vulnerabilità (edifici pubblici e privati) Stima dell esposizione delle infrastrutture e dei servizi essenziali alla comunità Popolazione coinvolta dall evento atteso Classificazione sismica del comune