IL SACRIFICIO DELLE REGIONI ITALIANE DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

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Transcript:

I.I.S. G.MALAFARINA -Soverato Anno Scolastico 2014-2015 IL SACRIFICIO DELLE REGIONI ITALIANE DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE Progetto Club Lions Squillace -Cassiodoro Classe V sez. C Alunno : Mandarino Francesco - Classe 5 sez. C Docente Referente : Doronzo Antonietta

Nelle commemorazioni inerenti il 150 anniversario dell Unità d Italia, si inseriscono a pieno titolo gli studi e gli approfondimenti riguardanti le vicende legate alla Prima Guerra Mondiale, non fosse altro perché tale conflitto ha determinato il compimento del disegno risorgimentale italiano, e proprio per questo motivo è stato anche definito come la Quarta guerra d Indipendenza.

Però la guerra 1915-1918 ha rappresentato una carneficina senza precedenti, visto che un intera generazione di italiani ne ha subito le tragiche conseguenze. Tale conflitto per la prima volta ha visto, in Italia, una mobilitazione di massa che ha coinvolto milioni di persone appartenenti alle diverse regioni attuando, nei fatti, la vera unificazione degli italiani che, come da più parti sostenuto, è avvenuta all interno delle trincee, ove si sono trovati a combattere e morire - assieme e sotto la stessa bandiera - italiani, appartenenti alle varie regioni, differenti per cultura, censo, usanze, ma uniti da una stessa uniforme ed identica Patria.

Anche in Calabria gli ideali unitari erano stati molto presenti nel corso del XIX secolo. A Catanzaro in quegli anni vi era il comando della 22^ Divisione dal quale dipendevano i reparti dell Esercito di tutta la Calabria. La Divisione, che dipendeva dal Comando dell' XI corpo d armata con sede di comando in Bari, era composta dalla Brigata Brescia e dalla Brigata Ferrara; ogni Brigata era formata da due Reggimenti, ciascuno di circa 2.500 uomini. Il 19 e 20 Reggimento formavano la Brigata Brescia, il 47 e il 48 Reggimento formavano la Brigata Ferrara.

La zona dei combattimenti più sanguinosi fu il Carso, una formazione di colline composte da una roccia molto dura che iniziava ai piedi del Fiume Isonzo vicino Gradisca e finiva sopra Trieste, meta finale degli Italiani. Sul Carso gli Italiani combatterono 11 battaglie, dette dell Isonzo, che portarono il nostro Esercito vicino a Trieste, senza però riuscire ad arrivarci. Anche per errori del nostro Comando Supremo e di alcuni Generali, verso la fine di Ottobre del 1917, l Esercito italiano fu duramente sconfitto a Caporetto (oggi Kobarid) per effetto della partecipazione di unità dell Esercito Tedesco alla battaglia.

Dopo Caporetto il Governo Italiano sostituì il Generale Cadorna, fino ad allora Comandante in Capo del nostro Esercito, con il napoletano Generale Armando Diaz, che aveva studiato all Accademia della Nunziatella e che si era distinto durante le battaglie della Grande Guerra. Diaz adottò metodi di maggiore tolleranza verso i soldati e condusse l Italia alla vittoria. Dopo una dura resistenza sul Piave e sul Monte Grappa, che impedì agli Austro-Ungarici di portare a compimento lo sfondamento di Caporetto, li respinse, sconfiggendoli definitivamente a Vittorio Veneto. Gli Italiani giunsero quindi a Trieste il 3 Novembre del 1918 ed anche a Trento dove furono accolti in trionfo dalle popolazioni. L armistizio tra Italia e Austria venne firmato a Padova il 4 Novembre 1918 a Villa Giusti. L 11 Novembre dello stesso anno finì la guerra nel resto d Europa e iniziarono le trattative di pace fra gli Stati, che si conclusero con il Trattato di Versailles.

Negli anni successivi alla Grande Guerra in tutti i paesi belligeranti si ricordarono i milioni di caduti. L Italia ne ebbe circa 650.000 e per ricordali furono costruiti monumenti in ogni comune. A Catanzaro si può vedere a Piazza Matteotti il monumento ai caduti opera dello scultore di Cittanova. A Roma l Altare della Patria custodisce i resti di un caduto ignoto che rappresenta la memoria dei caduti della Grande Guerra e di tutte le altre guerre.