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Pesci Umbrina cirrosa (Linnaeus, 1758) sinonimo Sciaena cirrosa (Linnaeus, 1758) regno animali fam. Sciaenidae Fonte immagine Disegno originale contenuto in Atlante dei pesci delle coste italiane, di Giorgio Bini - Mondo Sommerso Editrice 1967. Questo pesce, simile alla corvina e chiamato volgarmente ombrina, venne classificato in origine da Linneo come Sciaena cirrosa, ancor prima di descrivere la corvina come Sciaena umbra. Ciò doveva portare a considerare l ombrina come il tipo del genere Sciaena, ma così non avvenne. Infatti, nel 1817, Cuvier considerò questa specie inserendola nel genere Umbrina. Questo pesce mostra un corpo compresso lateralmente, allungato e con il profilo del corpo ben incurvato nella parte dorsale, ma quasi retto nella sua parte ventrale. Il capo è massiccio e l estremità del muso appare arrotondata e prominente. La bocca è piuttosto piccola, infera e la mascella superiore supera in lunghezza quella inferiore, così da apparire un po prominente. L apertura boccale appare quindi in posizione inferiore. La mascella inferiore o mandibola, al di sotto della sua estremità anteriore, possiede un piccolo barbiglio carnoso, molto tozzo e corto, ma piuttosto sviluppato e con due pori su ciascun lato. Pori simili si trovano anche sulla mascella superiore e precisamente uno al centro dell estremità anteriore, ma nella zona inferiore, e due su ogni lato rispetto a quello centrale.

In questa specie i denti sono piuttosto piccoli, a forma di villi e disposti a formare fasce su tutte e due le mascelle e sulle ossa della faringe. I denti tuttavia non sono in continuità ma mancano sul palato e sulla lingua. Il margine posteriore dell opercolo possiede due spine appiattite e piuttosto morbide, mentre il margine del preopercolo è dentellato negli esemplari giovani. La superficie del pesce è ricoperta completamente da squame grandi e ben visibili. Le squame sono in gran parte ctenoidi, tranne sul muso e nella regione suborbitale dove sono cicloidi. La linea laterale, posta sui fianchi alti, è curva e sembra disposta a seguire approssimativamente e parallelamente la curva formata dal dorso. Lungo essa si trovano dalle 50 alle 60 squame. In questa specie la linea laterale continua anche al centro della pinna caudale. L ombrina possiede una vescica natatoria semplice, sprovvista di appendici a forma allungata. Le pinne dorsali di questo pesce sono due. La prima è sorretta da nove raggi spinosi lunghi ed uno breve, ed è alta nel suo lato anteriore. Ha la base breve ed ha forma triangolare. Appare immediatamente seguita dalla seconda pinna dorsale, che è più bassa, sorretta da circa ventidue raggi, e mostra una base molto più lunga, che giunge a qualche centimetro dalla pinna caudale. Questa pinna ha una forma rettangolare, con i lati minori inclinati posteriormente. La pinna anale, formata da circa sette raggi lunghi e da due raggi brevi, è evidente e sub-triangolare, appena un po più piccola della prima pinna dorsale. La pinna caudale, sorretta da 17/18 raggi, appare di forma inconsueta. In realtà ha una tipica forma a tronco di cono, ma il margine posteriore è tronco e a onda. La sua parte superiore è infatti concava, mentre quella inferiore appare convessa. Questa forma va accentuandosi negli esemplari adulti, che mostrano la concavità superiore che aumenta, creando in alto alla pinna caudale una punta sporgente. Le pinne pettorali, sorrette da 17 raggi, appaiono brevi ed un poco più sottili e corte delle pinne pelviche. Queste ultime sono sorrette da 5 raggi e inserite nel ventre dell animale. Questo pesce mostra una colorazione particolare ma molto bella per la presenza di strisce oblique vermiformi giallo dorate, marginate di azzurro e di violaceo, su una livrea di fondo che ha un colore grigio con effetti metallizzati o argento scuro. Le strisce appariscenti si estendono lungo tutti i fianchi e talvolta anche parzialmente sulle guance. Si sfumano invece nella parte ventrale, che assume colorazione bianco argentea. Una colorazione molto contrastata, nero intenso, si estende lungo tutto il bordo posteriore dell opercolo branchiale. Le pinne mostrano solitamente un colore ocraceo o beige piuttosto scuro. Le pinne pari si mostrano più sottili e trasparenti e con colorazione pallida. Le pinne dorsali hanno di solito il margine superiore bordato di scuro. Questo pesce è piuttosto stanziale e sedentario. Vive solitamente in vicinanza alla costa formando gruppi di pochi esemplari o, più spesso, muovendosi solitario o a grande distanza da altri esemplari. Gli ambienti che frequenta sono quelli dove si trovano bassi o bassissimi fondali sabbiosi, anche prossimi alle spiagge, meglio se si trovano nelle vicinanze di scogliere o letti detritici o ghiaiosi.

Alcuni considerano l ombrina una specie che abita anche i substrati rocciosi, ma probabilmente questo avviene di rado. Frequenta inoltre zone di mare che si trovano nelle vicinanze di sbocchi di ruscelli, torrenti o fiumi. Non avendo grossi problemi di adattamento, questo pesce frequenta anche acque iposaline, come quelle delle lagune salmastre costiere. L ombrina viene considerata una specie demersale ed una specie capace di frequentare acque relativamente dolci, ma questa abitudine è diffusa prevalentemente nei giovani esemplari che possono entrare negli estuari e più in generale nelle foci dei fiumi e frequentare le acque miste. Gli estuari sono particolarmente importanti per lo sviluppo delle fasi giovanili di questi pesci. In generale la specie viene considerata anche eurialina, perché capace di sopportare discrete variazioni del grado di salinità dell acqua. In ogni caso i fondali dove si può trovare questo pesce vanno da quelli più vicini alla superficie a quelli che si trovano a circa un centinaio di metri di profondità. Gli esemplari di dimensioni eccezionali possono raggiungere il metro di lunghezza ed un peso intorno ai 10-12 chilogrammi. Le lunghezze massime più frequenti si attestano intorno ai 70-75 centimetri per un peso di 3-5 chilogrammi. Le dimensioni più comuni degli animali catturati si attestano invece sui 40 centimetri di lunghezza. Le ombrine maturano quando hanno raggiunto una lunghezza di circa 35-38 centimetri, approssimativamente dopo un periodo di tre anni dalla nascita. Il periodo riproduttivo è primaverile estivo. Inizia a maggio per terminare a giugno, ossia ad inizio estate. Il picco riproduttivo e di deposizione delle uova è proprio in questo mese, ossia a fine primavera-inizio estate. In alcune zone il periodo riproduttivo può protrarsi sino ad estate inoltrata. La maturazione delle uova è sincrona, ma le uova maturano contemporaneamente per gruppi e anche la deposizione avviene quindi per gruppi di uova, quando queste sono pronte per essere liberate in acqua dove saranno fecondate dai maschi. Le uova di questi pesci sono comunque molto piccole, circa 0,8 millimetri di diametro, e sono trasportate dalle correnti, dove finiranno per costituire una parte del plancton. I piccoli iniziano a frequentare e colonizzare i fondali costieri quando hanno raggiunto qualche centimetro di lunghezza; generalmente da 1 a 3 centimetri. In questa fase di vita sono nerastri e con le pinne biancastre semitrasparenti. Mancando i dati relativi all osservazione in natura delle fasi riproduttive di questi pesci, di seguito vengono quindi riportati alcuni dati relativi ad osservazioni effettuate durante processi di allevamento intensivo di esemplari di questa specie. Le temperature ideali affinché gli esemplari femminili depongano le uova vanno da 22 C a 26 C. I maschi invece potrebbero riprodursi anche a temperature più basse, comprese tra 14 C e 26 C. In questa specie la fecondazione in cattività è piuttosto bassa e solo il 50% delle uova viene fecondato, per cui nelle vasche di deposizione vengono posizionate più coppie di riproduttori per aumentare il successo riproduttivo. Si tratta in questo caso di una specie dal rapido sviluppo, soprattutto se paragonata a specie capaci di frequentare acque a diversi livelli di salinità. Le uova di ombrina si schiudono dopo 20-22 ore dalla deposizione, ad una temperatura di 25 C, mentre quelle di pesci come spigola od orata necessitano di circa 70-80 ore.

Fonte immagine Immagine di pubblico dominio ricavata da un disegno contenuto in: History of the Fishes of the British Islands, di Jonathan Couch Londra - 1862-65 Lo sviluppo delle larve avviene ottimamente a temperature calde, ma che non superino comunque i 29 C. In cattività lo svezzamento dura circa 40 giorni, con le larve che si alimentano, sino a 16-18 giorni di età, di organismi vivi, come rotiferi, naupli ed artemie saline, nonché di sostanze aggiunte (acidi grassi), per poi passare a mangimi standard. Anche lo sviluppo successivo è più rapido in questa specie che in altre specie da allevamento come l orata e la spigola. Infatti, le ombrine in 4 mesi, da luglio a novembre in acque con temperatura intorno ai 21 C, partendo da esemplari di 50 grammi, possono raggiungere e superare i 350 grammi, mentre dopo 28 mesi di allevamento possono sfiorare il chilogrammo di peso. In condizioni simili a quelle naturali, allevamento estensivo, come quelle che si hanno nelle Valli Venete, la crescita è ridotta e, negli stessi quattro mesi, le ombrine, partendo da esemplari di 50 grammi, crescono sino a circa 220 grammi. Inoltre, in questo caso, i tassi di ricattura sono bassissimi e si attestano a circa il 7% del totale degli esemplari immessi nelle acque, soprattutto a causa di elevata mortalità. Un altra causa di depauperamento delle popolazioni immesse nei bacini sono gli uccelli che si cibano di pesce, favoriti dal nuoto in superficie dell ombrina. In sistemi semiestensivi, invece, gli allevamenti sembrano funzionare ottimamente. In questi l ombrina viene allevata con il cefalo e giunge sino a triplicare il suo peso in otto mesi di allevamento. In alcuni casi particolari i risultati sembrano addirittura migliori di quelli ottenuti nell allevamento intensivo.

Generalmente l ombrina tende a cercare sul fondo il proprio cibo, rappresentato soprattutto da molluschi, come cannolicchi, seppie, vermi, crostacei ed echinodermi. Si nutre quindi in generale di invertebrati. Può comunque predare anche pesce azzurro, come acciughe e sardine, ma anche giovani sgombri. L ombrina appare distribuita in acque subtropicali atlantiche comprese tra la latitudine di 30 nord e quella di 46 nord. Si ritrova lungo tutta la costa atlantica, dal Golfo di Biscaglia al Marocco Meridionale, passando dalle coste francesi, spagnole e portoghesi. Esistono segnalazioni occasionali relative al Mare del Nord Meridionale, lungo le coste britanniche. Per le coste marocchine meridionali non esistono descrizioni accurate delle osservazioni, ma solo segnalazioni che andrebbero verificate. La specie è segnalata invece lungo le coste di tutto il Mediterraneo, del Mar Nero e del Mar d Azov. Nel Mar Nero e nel Mar d Azov la specie è segnalata lungo le coste di Romania, Russia, Ucraina, Bulgaria e Georgia. Lungo le coste del Mediterraneo la specie è stata segnalata in Spagna e alle Baleari, in Francia e in Corsica, in Bosnia Erzegovina, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Cipro, Malta, Monaco, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Libano, Israele, Siria e Turchia. In Italia la specie è segnalata in tutti i mari e lungo le coste di Sicilia e Sardegna. Gran parte degli esemplari conteggiati e osservati ultimamente da ricercatori non supera i 50-55 centimetri di lunghezza. I principali record di esemplari di questa specie riguardano il Mar Egeo, il Mar Adriatico, il Mar Catalano ed il Mar Ligure. Questo non significa che in questi mari l ombrina sia più diffusa che in altri. Nel Mar Ligure, ad esempio, la specie era già considerata rara nel 1960. Questa specie è una delle poche che ha oltrepassato in senso inverso il Canale di Suez, portandosi nelle acque del Mar Rosso. Anche in questo caso, però, si tratta comunque di migrazione lessepsiana. Secondo l Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) questa specie, dal 2011, viene considerata vulnerabile nel Mediterraneo. Per gli esemplari che vivono lungo le coste dell Oceano Atlantico la valutazione è identica, ma è stata definita nel 2014. L ombrina appare elencata nell allegato III della Convenzione di Berna, oltre che nell allegato III di quella di Barcellona. La prima convenzione prevede che la specie possa essere sfruttata, ma i livelli di sfruttamento devono limitarsi al prelievo di un numero di esemplari che garantisca la sostenibilità della pesca e non depauperi gravemente le popolazioni di ombrina. In ogni caso i paesi firmatari della convenzione si sono impegnati a proteggere la specie. La seconda convenzione prevede la realizzazione di regole che definiscano il corretto sfruttamento della specie. In Grecia gli attrezzi di pesca con i quali veniva catturata l ombrina erano reti da posta, nasse o sciabiche da spiaggia. In Adriatico Settentrionale, lato balcanico, gli attrezzi erano nasse e reti per anguille, reti da posta e reti da circuizione da spiaggia. Sono comunque soprattutto le reti da posta (tramagli) a costituire la maggiore insidia per questo pesce, anche se ogni tipo di rete costiera può catturare qualche esemplare.

Stadi post-larvali e giovanili di ombrina. Dall alto al basso esemplari di lunghezza pari a 6,8 e 22 millimetri. Nell esemplare di maggiori dimensioni (in basso) si iniziano ad intravedere i caratteri tipici degli esemplari adulti. Fonte immagine Disegno originale contenuto in Atlante dei pesci delle coste italiane, di Giorgio Bini Mondo Sommerso Editrice 1967.

Anche i pescatori ricreativi pescano questi pesci, soprattutto quando utilizzano la tecnica del surf casting, effettuato dalle spiagge con canne robuste, capaci di lanciare l esca e il piombo a grandi distanze dalla riva. Questo pesce viene pescato infatti all altezza delle prime onde che smuovono il fondo e gli organismi che lo abitano, richiamando gli esemplari in cerca di cibo. In generale l ombrina si cattura sia con lenze che con palamiti, soprattutto quando il mare è intorbidito dalle acque fangose dei ruscelli ingrossati dalla pioggia. Sott acqua può diventare anche obiettivo di qualche pescatore subacqueo. Le diverse attività di pesca operano sulle popolazioni di questi pesci attraverso il prelievo diretto di esemplari dal fondo, ma sono anche causa di disturbo dei piccoli gruppi di ombrine, in quanto disperdono gli esemplari, costringendoli spesso a rifugiarsi in piccole grotte costiere o in anfratti e sotto le rocce. La pesca dell ombrina può anche essere accessoria da parte dei pescatori. Tuttavia la bontà delle sue carni rende sempre questa specie preda gradita e di grande interesse. In ogni caso si tratta di una specie di minore importanza commerciale e ciò forse a causa della rarità degli esemplari pescati e della scarsa conoscenza della bontà delle sue carni. Come specie viene maggiormente considerata e pescata in Turchia ed in Italia, ma anche in Grecia, dove era conosciuta e pescata soprattutto in passato. Particolarmente preoccupante è anche la modificazione o l alterazione di ambienti, come le foci dei corsi d acqua ed in particolare gli estuari, attraverso inquinamenti di vario genere, captazione delle acque e impatto antropico in generale. Questi ambienti acquatici sono fondamentali per la specie alla quale appartiene l ombrina perché consentono agli stadi giovanili di trovare cibo e svilupparsi. Sembra che oggi le popolazioni di ombrina siano in declino. Dai dati della FAO risulta che, da una valutazione relativa agli sbarchi di esemplari di questa specie effettuati in sette paesi mediterranei ma soprattutto in Turchia e Italia, si registrano riduzioni degli stessi sbarchi. In 15 anni, ossia nell intervallo di tempo necessario affinché si sviluppino tre generazioni di ombrine, il calo stimato sarebbe stato pari all 80%. Si è passati infatti da sbarchi di quasi 1.400 tonnellate annue di questi pesci, per il periodo 1986-1990, a sbarchi di quasi 300 tonnellate annue di ombrine per il periodo 2001-2005. Tra situazioni locali gravi sono segnalati (2007) cali fortissimi lungo le coste mediterranee e egee della Turchia e anche lungo le coste israeliane. Questi cali si sarebbero registrati rispetto alla situazione esistente 10-15 anni fa. Anche lungo le coste libanesi, da valutazioni contemporanee alle precedenti, il calo sembra essere stato molto intenso e qui si ipotizza per il forte prelievo effettuato dai pescatori subacquei. In Libano la specie era molto comune, come doveva esserlo, prima del 1970, anche in molte aree mediterranee. Sembrerebbe diversa la situazione lungo la costa africana mediterranea dove in alcune aree, soprattutto in Algeria, le popolazioni vivono ancora un periodo di stabilità, senza flessioni significative. In ogni caso sono state messe a punto tecniche di riproduzione della specie, che hanno dato ottimi risultati e che scongiurano certamente l estinzione dell ombrina a livello globale, aprendo le porte ad uno sfruttamento della stessa come specie d allevamento.

Le tecniche riproduttive per questa specie sono state ottimizzate già nel 1998 in Italia. Queste tecniche prevedono temperature particolari e sostanze ormonali per indurre la gametogenesi. Gran parte degli allevamenti di questi animali sono stati effettuati in vasche di calcestruzzo e non in gabbie galleggianti, per il cui uso non sembrano esistere informazioni dettagliate. L ombrina sembra essere una specie non troppo delicata e, anzi, rustica e con crescita veloce, caratteristiche queste che favoriscono proprio il suo allevamento. Sembra invece essere, come si è già indicato, poco feconda. Gli esemplari di questa specie vengono mantenuti abbastanza facilmente in cattività e ciò ne ha stimolato l allevamento. La specie è però ancora poco richiesta rispetto a spigola ed orata, ben più conosciute, ma ha a suo favore l elevata qualità delle carni. L ombrina è comunque una delle specie che si trova in numerosi SIC e in aree marine protette mediterranee e del Mar Nero e almeno in queste zone andrebbe effettuato un serio controllo sui prelievi della pesca, soprattutto subacquea, e sui siti, se presenti, dove vivono i giovani esemplari. Per avere il polso dello stato di salute di questa specie andrebbero attivati una serie di monitoraggi, soprattutto per l area del Mar Nero e del Mediterraneo Occidentale. In queste zone la situazione della specie potrebbe essere più grave rispetto ad altre aree e potrebbe necessitare di azioni di protezione più rigorose. Nel Mediterraneo questo pesce appare quasi inconfondibile. La sua livrea a strisce oblique è particolare ed unica. Potrebbe confondersi con la corvina (Sciaena umbra), ma questa mostra una livrea argentata e con la parte dorsale appena giallastra. Ha anche le pinne che si trovano nella parte superiore del corpo e la caudale, giallastre o giallo limone, bordate di nero, mentre quelle che si trovano nella parte inferiore del corpo, sono nere con il margine anteriore bianco. La corvina non ha il barbiglio sotto la mascella inferiore e mostra una coda che appare a ventaglio. Attenzione la scheda potrebbe contenere lievi inesattezze o imprecisioni in quanto non è stata ancora controllata da un esperto dello specifico gruppo sistematico cui appartiene la specie descritta.