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Transcript:

INTERVISTE a missionari Adozione a distanza: un opportunità per benefattori e piccoli beneficiari L esperienza luminosa del Centro Sao José e della Casa do Menor in Brasile. SPECIALE ADOZIONI A DISTANZA E un Padre Domenicano, Padre Francisco Laurentino Pessutto, da tutti conosciuto come frei Chico, il fondatore del Centro Sociale Sao José, Centro che non solo attua un vasto programma di azione sociale ed umanitaria nell ambito delle favelas di Santa Cruz do Rio Pardo, ma promuove ed amministra anche un orfanotrofio, la Casa do Menor, organizzato come piccolo villaggio a tempo pieno con abitazioni separate e servizi centralizzati. Tale struttura ha ricevuto nel 2007 il riconoscimento di miglior opera sociale dello Stato di San Paolo da parte delle Autorità pubbliche. Oggi il Centro Sociale conta 360 ospiti di età compresa tra zero e 18 anni, mentre la Casa do Menor ne ha 60 tra zero e massimo vent anni, cioè fin quando non sono in grado di inserirsi nella società ci spiega Padre Mariano Foralosso, che oggi segue l attività del Centro Qui vi sono due tipi di «orfano»: quelli i cui genitori sono sconosciuti o abbandonati dalle proprie madri e quelli che vengono tolti da un ambiente familiare considerato «a rischio». Molti i nuclei familiari, che vivono situazioni di miseria, di squilibrio affettivo, di analfabetismo e di emarginazione sociale, specialmente dopo il compiersi di un vasto processo di industrializzazione dell agricoltura. Ciò che ha determinato la 22

migrazione di questi sventurati verso la periferia della città di Santa Cruz do Rio Pardo: 50 mila abitanti circa, all interno dello Stato di San Paolo verso il Mato Grosso. Inevitabile, qui, la costituzione di favelas con inevitabili problemi sociali e morali. A farne le spese, in questi casi, sono soprattutto e prima di tutti i bambini e gli adolescenti, che vivono in condizioni spesso di abbandono, in grado di compromettere il loro sviluppo fisico e morale: C è tutto un lavoro di accoglienza da fare spiega Padre Mariano nei confronti dei nuclei familiari, offrendo opportunità di lavoro, strappando dalla piaga dell alcoolismo, aiutando ad uscire dalla miseria. In Brasile il 60% della popolazione è, per così dire, «di troppo». Una sorta di «esubero», insomma Sì, si creano nuovi latifondi con soldi che giungono dal governo e si riempiono le periferie con chi deve lasciare i campi. Nella sola San Paolo, 5/6 milioni di persone vivono in questi «inferni». È una strage di innocenti vera e propria, quella che si compie. I piccoli cadono vittima della fame, della droga o della prostituzione infantile. Nella struttura di frei Chico, gli interventi sono concreti: si distribuiscono periodicamente alimenti, vestiti, medicine e materiale scolastico; si promuovono incontri di informazione e di formazione per i genitori dei ragazzi assistiti; si garantisce sostegno per abbattere le barriere del preconcetto e della diffidenza, con cui l ambiente sociale spesso isola, emargina il povero, il favelado in cerca solo di un lavoro. La giornata al Centro Sao José inizia alle 7.30 del mattino e termina alle 17. Durante l anno scolastico, i ragazzi sono accolti in due turni, nel periodo che precede o segue l orario delle lezioni. Nei giorni di vacanza, invece, la permanenza si estende lungo l arco dell intera giornata. A tutti è assicurata accoglienza, alimentazione, attività formative in tutti i campi (religioso con preghiera, riflessione, catechesi, preparazione ai Sacramenti; e poi ancora educazione morale, civica, sportiva, ricreativa, igienica). Si svolge anche un vasto programma di promozione professionale con corsi di informatica (con due laboratori), produzione ortofrutticola e varie attività artigianali (una fabbrica di cioccolato, peraltro spazio di collaborazione per molti volontari, particolarmente attiva per Natale e Pasqua): Si vogliono valorizzare le qualità, che ciascun ragazzo possiede ci dice 23 Gli adolescenti che, durante le feste pasquali, lavorano alla confezione del cioccolato, assieme ad una educatrice

Inaugurazione della nuova cioccolateria nell aprile 2008 Padre Mariano Così è stata predisposta una rete molto bella di solidarietà. Padre Mariano, poi, ha un sogno: Non abbiamo ancora una scuola professionale, al momento possiamo solo cogliere le occasioni e le opportunità, che l ambiente offre. Il mio sogno sarebbe quello di avviare dei corsi universitari. Vogliamo aiutarlo, prima o poi, a realizzarlo? Per sostenere tale opera, si fa appello ai cuori delle persone di buona volontà, che possono offrire il proprio aiuto tramite l istituto dell adozione a distanza. Non v è retorica, nel dire questo. V è la certezza di parlare al buon cuore ed alle coscienze della gente per bene, che ancora esiste ed è tanta, sebbene spesso i mezzi di comunicazioni vogliano farci credere il contrario. La quota annuale per l adozione a distanza può essere versata in un unica soluzione o tramite versamenti periodici (mensili, trimestrali o semestrali), usando il conto corrente postale del Centro del Rosario, su cui nella causale va specificato adozione di col nome del bambino. Il Centro del Rosario si impegna poi a trasmettere ai Padri Domenicani in Brasile le somme ricevute, affinché ne dispongano secondo le intenzioni dei benefattori, ai quali viene spedita una letterina di ringraziamento con la foto del piccolo, affidato al loro sostegno. Per chi non può andare in missione, questa dell adozione a distanza è un esperienza concreta di solidarietà spiega Padre Mariano Significa smetterla di guardare il proprio ombelico, significa assumere in pieno la propria dignità e la propria forma umana e cristiana. Per il bambino è il segno che esistono nel mondo anche persone buone, sebbene lontane e ignote: è uno «choc» positivissimo! Aiuta a costruire la personalità del piccolo, aprirlo ad una dimensione nuova, internazionale. L impegno non è assolutamente impossibile, è alla portata di tutti... Chi fosse interessato, può contattare Padre Mauro, cell. 335/5938327. Mauro Faverzani 24

Le adozioni a distanza e la... lana del Re Padre Claudio Truzzi, missionario carmelitano, racconta la sua esperienza Padre Claudio Truzzi, amico e collaboratore di Rosarium, è stato a lungo Promotore delle Missioni nella propria Provincia Carmelitana. Che realtà incontrò? Soprattutto, quale umanità incontrò? Quali esigenze, quali priorità, quali urgenze e quali differenze rispetto alla nostra società? I primi anni di vita religiosa-sacerdotale sono stati fortemente segnati da un esperienza missionaria particolare. Giovane Padre, sono partito missionario per il Giappone. Una domanda che mi rivolgevano frequentemente era: Perché vuoi andare là? Il Giappone è un po come l Italia: che aiuto si può dare; non c è nessuno che muoia di fame. Era sottesa l idea che il missionario dovesse fare qualcosa per il bene (materiale) delle popolazioni fra cui si reca. Se esse non ne hanno bisogno, che ci va a fare? Non è meglio, per esempio, l Africa? Non è certo questo il luogo per parlare del Paese del Sol Levante. Ma vorrei premettere una nota basilare sul significato della missione in generale: significato che dà senso anche alle adozioni a distanza. Esempio. Chi è figlio, ma non sa chi siano i propri genitori, può vivere, certo; ma perché tanto desiderio di conoscere papà e mamma? è esigenza del cuore per una completa conoscenza di se stessi. Credete che non sia così anche per chi non conosce chi sia veramente il proprio Padre, che cosa ci dona, qui e per sempre? Essere oggetto di un amore? Il nostro destino vero? Un religioso giapponese mi confidava: Non immagini che cosa sia essere pagano! La solitudine che senti in certi momenti! Come ricambiare Gesù Cristo per quello che ha fatto per noi? Forse non abbiamo molto tempo; non sappiamo esprimerlo a parole. Non ci rendiamo conto di quanto abbiamo ricevuto come nella vita : non si apprezza se non ciò che si perde. La prova più vera del nostro apprezzamento per ciò che ci è dato, del fatto di essere i suoi fratelli e figli di Dio-Padre è cercare, nel nostro piccolo, di venire incontro al Suo desiderio, che cioè altri conoscano la sua Buona Notizia. L amore del Padre, il nostro destino di felicità e la maggior serenità anche in questa vita, per noi e per quelli che sono intorno a noi: ecco la lieta Novella! Questa è la missione in Giappone: quella fondamentale. Si parla tanto di dialogo; si 25

arriccia il naso alla parola conversione (non è politicamente corretto!). Il Signore non ha costretto nessuno a seguirlo, a credere in Lui. Non l ha fatto ( Volete andarvene anche voi? disse rivolto agli Apostoli) e certamente non ci ha dato quest imperativo: obbligate tutti a credere in Dio Padre, a seguire Sala dei bambini da 4 a 5 anni Me. Gli sta, però, tanto a cuore il fatto che tutte le genti conoscano ciò che per noi Dio ha fatto ed è pronto a donarci! è venuto per questo! Ed ha lasciato quest impegno ai Suoi discepoli. E noi siamo o non siamo Suoi discepoli? La Chiesa, i cristiani o sono missionari o non sono cristiani è stato autorevolmente affermato. Anche queste mie righe tendono a risvegliare la coscienza del fatto che il Signore chiama noi (e la sua Chiesa) a spargere nel mondo il Vangelo. Che ruolo possono giocare in tutto questo le adozioni ed, in particolare, le adozioni a distanza? La tentazione per molti potrebbe essere quella di ritenere che servano a poco o addirittura a nulla...! Strettamente legato è l altro atteggiamento di un vero cristiano: la manifestazione dell amore di Dio verso tutto l uomo; ciò che noi indichiamo come amore verso il prossimo. Ci commuoviamo per i casi di bisogno e nel caso delle missioni fanno impressione tutte le opere di bene per il sollievo di tanta gente. Ebbene, da dove proviene quest amore per il prossimo? Dall amore per Dio? Dal fatto che siamo coscienti che gli altri sono nostri fratelli: vogliamo che il bene, l aiuto materiale a tanti poveracci si diffonda, che le sofferenze diminuiscano. Facciamo in modo che tanti altri conoscano il vero Dio, Gesù Cristo! Il mondo si cambia con il cambiamento del cuore di ognuno! Non c è altra via! Vorrei premettere che i missionari non sono assistenti sociali... Prima di tutto sono annunciatori di Dio! Non possono, però, stare con le mani in mano dinanzi ai bisogni delle popolazioni che il Signore ha posto loro vicino. Forse noi non sappiamo, nella pratica come e che cosa fare. Loro ci possono aiutare su un punto, fondamentale per un cristiano: aprirsi agli altri. Dice il Signore: Ciò che fate ad uno di questi piccoli, e Nell ultimo giorno sarete giudicati dalle opere: Avevo fame, avevo sete, ero carcerato, ignudo. Saremo giudicati su questo! E attraverso il nostro aiuto anche materiale riusciremo a dimostrare nella pratica di apprezzare il dono che Gesù ha fatto a noi e in che misura lo apprezziamo. Simili convinzioni devono ispirare anche chi sceglie di aiutare 26

in questo caso i più deboli e fragili: i bambini con le adozioni a distanza. Si potrebbe dire che: non servono per alimentare un sano spirito di auto-elevazione, fanno crescere gli estero-dipendenti, distolgono dalle loro responsabilità le competenti autorità, possono creare caste di privilegiati (chi ha trovato uno Biblioteca del Centro sponsor straniero) contrapposti ai tanti che ne sono privi. Si potrebbe continuare. Ma le obiezioni non sono tali da annullare i benefici di tale istituzione : le obiezioni servono ad eliminare eventuali pecche ed a stimolare la fantasia di chi è sul campo. Ad esempio, noi in Camerun, gestiamo nella capitale Yaoundé scuole primarie ed ora anche secondarie frequentate da alcune centinaia di alunni. È la parrocchia che se ne fa carico. I maestri dovrebbero essere pagati dallo Stato (ma spesso tocca alla parrocchia). Le famiglie, che possono dare qualcosa, sono invitate a contribuire; ma la maggior parte delle spese è a carico dei missionari e delle offerte che giungono dall Italia. Un grande aiuto alla scolarizzazione di questi ragazzi viene proprio dalle adozioni a distanza. Quale appello si sente di lanciare ai nostri lettori, affinché percepiscano l urgenza di sentirsi investiti del problema e sensibilizzati in merito? È un modo veramente efficace e mirato per far del bene : oltre all aiuto materiale, è una dimostrazione pratica che l amore di Dio apre all amore verso gli altri, e tanto più meritoria in quanto personalmente non ci si guadagna nulla. La carità di Cristo dimostrata verso queste creature, farà nascere nel loro cuore un atteggiamento corrispondente. Vorrei fare una raccomandazione: che il nostro obolo non sia un elemosina! Che non sia una maniera per sentirci l anima in pace. Se così fosse: non diamo nulla, è meglio! Nessuno vuole la vostra elemosina. Anche i fratelli nel bisogno hanno la loro dignità. Essi sono riconoscenti per il vostro aiuto, ma non facciamo l elemosina : sarebbe come farla a Dio! Se desideriamo aiutare le missioni, se abbiamo capito che può essere un modo per ringraziare Dio ed aiutare chi ne ha bisogno bene. Non sarebbe, in fondo, altro che sdebitarci un po. Un ultima nota: ricordiamo che ciò che vale è il cuore! Non tutti hanno le possibilità economiche adeguate al loro desiderio: Se potessi!. Ricordo una specie di parabola letta tempo fa. Si fece una gran festa alla corte del Re, per celebrare il suo ingresso nella capitale. Il Re riceveva nel 27

Adolescenti ed educatrici intente alla lavorazione di sandali da spiaggia salone delle feste i doni e gli omaggi. Erano tutti doni preziosi: armi cesellate, coppe d argento, tessuti di broccato ricamato d oro. Il corteo dei donatori stava esaurendosi, quando apparve, zoppicando ed appoggiandosi pesantemente ad un bastone, una vecchia contadina con i pesanti zoccoli di legno. In silenzio trasse dalla gerla un pacchetto accuratamente avvolto in un telo. Uno scoppio di risate accompagnò il movimento della donna, che depose ai piedi del trono una matassa di lana bianca, ricavata dalle due pecore che erano tutta la sua fortuna e filata nelle lunghe sere d inverno. Senza una parola, il Re s inchinò dignitosamente, poi diede il segnale d iniziare la festa, mentre l anziana contadina attraversava lentamente la sala, scorticata dalle occhiate beffarde dei cortigiani. Lei riprese penosamente il suo lungo cammino, di notte, per tornare alla sua baita costruita nella foresta reale dove fino a quel momento la sua presenza era stata tollerata. Ma quando arrivò in vista della sua casa, si fermò invasa dal panico. La baita era circondata dai soldati del Re. Stavano piantando dei picchetti tutto intorno alla povera abitazione e sui paletti stendevano il filo di lana bianca. «Mio Dio pensò la povera donna, con il cuore piccolo piccolo il Re s è offeso per il mio dono... Le guardie mi arresteranno e mi porteranno in prigione...». Quando la vide, il comandante delle guardie s inchinò cortesemente e disse: «Signora, per ordine del nostro buon Re, tutta la terra che può essere circondata dal vostro filo di lana, d ora in poi vi appartiene». Aveva ricevuto con la stessa misura con cui aveva donato. Tutto il bene, dunque, che possiamo fare a qualunque essere umano, facciamolo subito! Non rimandiamo a più tardi, né trascuriamolo, poiché non passeremo nel mondo due volte. Nella vita si riceve sempre con la medesima misura con cui si è donato. Mauro Faverzani 28